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57 che vengono definiti i valori morali dei bibliotecari – che prima di tutto mirano al

riconoscimento della professione e il valore sociale della figura del bibliotecario, al diritto alla formazione e al costante aggiornamento professionale – tra i quali ad esempio l’esigenza di una ragionevole stabilità del posto di lavoro, di un compenso equo, del rispetto delle responsabilità contrattuali, di poter aderire alle associazioni professionali e ai sindacati e rispettare i codici deontologici professionali senza aver paura di incorrere in ritorsioni, ad un comportamento educato e rispettoso da parte di colleghi, utenti e responsabili delle istituzioni politiche e amministrative; si tratta di diritti comuni che non si differenziano molto da quelli di qualsiasi altro lavoratore e che in qualche modo migliorano il servizio offerto perché un bibliotecario informato, educato, competente e ben pagato dovrebbe risultare sufficientemente capace e motivato per progettare un servizio efficace.248

La proprietà intellettuale potrebbe essere scomposta in tre livelli:249 quello dei

diritti patrimoniali, quello dei diritti non patrimoniali e infine il livello delle eccezioni culturali. In Italia la proprietà intellettuale viene designata anche con il nome di “diritto d’autore” e riguarda la tutela che viene concessa a coloro che siano i creatori di testi, immagini, musiche, marchi, invenzioni, … e quant’altro abbia bisogno di essere tutelato a

livello nazionale e internazionale.250 In Italia esistono i diritti patrimoniali, ovvero

economici, che spettano all’autore e riguardano l’utilizzo da parte di terzi dei frutti della sua invenzione intellettuale e hanno dei parametri di utilizzo (tempo limitato, ereditabili e potenzialmente cedibili) e i diritti non patrimoniali, detti anche “morali”, rivolti all’integrità dello stato dei contenuti intellettuali e della loro corretta attribuzione al

creatore; essi sono cedibili, ereditari ed inestinguibili.251 Per eccezioni culturali si

intendono quegli ambiti di proprietà intellettuale che per fini sociali, culturali, di ricerca o didattici sono previsti come “utilizzazioni libere”. Quando si parla di proprietà intellettuale ci si riferisce a quel diritto proprio di ogni individuo alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia

autore.252 Pur riferendosi ai contenuti informativi dei documenti, la proprietà intellettuale

nel linguaggio corrente viene designata anche col termine “copyright” che al suo interno

248 Cfr. RIDI [2011] pp. 91-92. 249 Cfr. RIDI [2015] p.42. 250 Cfr. RIDI [2015] p.42. 251 Cfr. RIDI [2015] p.43.

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comprende sia il lato etico che quello economico e legale della questione.253 Si utilizza il

termine questione perché al momento storico in cui si parla quello della proprietà intellettuale è un campo sul quale vi sono molte argomentazioni a favore e contro la difesa di questo diritto, in modo particolare dal momento dello sviluppo delle tecnologie, che possono riprendere e moltiplicare i contenuti dei documenti in modo veloce ed economico e sulle quali non si può ottenere uno stretto controllo; a questo proposito si parla anche di espansione della possibilità di informarsi e di esprimersi, ma anche di pirateria

intellettuale.254 Considerando che le posizioni sono diverse, tra i due estremi del voler

rafforzato il diritto di copyright e del non volerlo affatto, ci sono moltissime sfumature nel mezzo e nell’ottica di un futuro equilibrio tra esigenze e diritti sia di fruitori che di proprietari, a livello bibliotecario esistono delle eccezioni rispetto ai diritti di coloro che detengono la proprietà intellettuale allo scopo di offrirne un’utilizzazione libera che non sia finalizzata a scopi lucrativi ma al raggiungimento di obiettivi utili a livello di bene comune - per cui potrebbero favorire l’insegnamento, la ricerca, l’apprendimento, il dibattito politico, …, -; si tratta di eccezioni che permettono di leggere un libro in modo gratuito, prenderlo in prestito, fotocopiarne in modo legale alcune parti, ricevere copie di documenti da biblioteche lontane, leggere e scaricare altrettanto gratuitamente le digitalizzazioni di

documenti sui quali non vi siano diritti ancora attivi, citare opere o articoli altrui, … .255

Concretamente, il bibliotecario può a) rispettare le norme giuridiche ed amministrative vigenti nel paese in cui opera facendo in modo che la loro applicazione giovi al diritto dell’accesso all’informazione; b) insegnare come si devono utilizzare in modo corretto i documenti e le informazioni che vengono raccolte, riprodotte e citate; c) fare attenzione alle norme giuridiche e amministrative che coprono il diritto della proprietà intellettuale, perché nel corso della loro vita e modificazione non giungano ad infittire eccessivamente i limiti al diritto d’accesso, non soffochino la libertà intellettuale, non riducano di conseguenza le eccezioni finora permesse e intacchino l’equilibrio tra diritti dei lettori e

diritti di autori ed editori.256

Il principio della responsabilità sociale si può risolvere come la responsabilità etica che la biblioteca si trova ad avere nei confronti della comunità e della società alla quale è

253 Cfr. RIDI [2011] p. 94 254 Cfr. RIDI [2011] p. 96. 255 Cfr. RIDI [2011] pp. 98-101. 256 Cfr. RIDI [2011] p. 101.

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ancorata.257 Questo valore prende la forma di un contenitore di valori perché al suo interno

possono riferirsi sia i quattro valori più sopra elencati, nella convinzione per cui responsabilità sociale corrisponde a permettere la libertà intellettuale, a garantire la riservatezza, ad essere professionali e a vigilare rispetto alla proprietà intellettuale, ma non

si tratterebbe solo di questo:258 significa anche fare i conti con un bilancio economico

sociale, ponderare le risorse che servono nel caso in cui vi siano funzioni aggiuntive, considerare gli aspetti morali e culturali della responsabilità della biblioteca nei confronti della comunità a cui si riferisce, risolvere i conflitti che emergono nell’opposizione fra i doveri verso il singolo utente e quelli che invece si devono o dovrebbero o vorrebbero far emergere e rispettare. Quella della responsabilità sociale, questione che dà importanza all’impatto che i servizi di informazione hanno o possono avere nei confronti della dimensione sociale e della qualità della vita di una società; il senso di responsabilità sociale cerca di fornire le linee guida e la strada da percorrere a colui che si occupa del settore dell’informazione in modo che sia possibile conciliare tra loro la sfera della professione con quella delle conseguenze sociali del servizio di informazione che egli attua e con la

consapevolezza dell’impatto sociale di questo stesso servizio.259 Della responsabilità

sociale viene individuato una sorta di continuum che si sviluppa su quattro livelli diversi di responsabilità a partire da quello nei confronti della collezione, fino al livello più allargato che presume le professioni dell’informazione impegnate nella responsabilità nei confronti dell’intera società e per meglio definirlo se ne possono elencare alcune, proprie di ogni livello, per cui: al I. gli obiettivi di responsabilità sono orientati allo sviluppo e al mantenimento della collezione; al II., dal momento che vengono accettate le responsabilità verso gli impiegati dell’organizzazione biblioteca, ci si focalizza sulle risorse umane che questi rappresentano e che mettono a diposizione; questa concentrazione si verifica perché, volendo degli impiegati motivati, risulta necessario preoccuparsi di provvedere per loro ad un’istruzione e ad una formazione accurate, migliorare le condizioni di lavoro, proteggere i diritti dei lavoratori, incrementare la sicurezza nel lavoro, …; al III. livello la responsabilità professionale si estende all’alta qualità del servizio, ad un eccellente collezione e ai buoni rapporti con il pubblico fino ad arrivare al IV. livello, per cui il professionista si allinea con un’interpretazione attiva della responsabilità nei confronti dell’intera società e il suo servizio viene considerato in termini di fattore potenziale per il progredire del bene

257 Cfr. RIDI [2015] p.43. 258 Cfr. RIDI [2011] pp. 103-108. 259 Cfr. DU MONT [1991] p. 203.

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pubblico.260 Accettare e assumere questa sorta di pacchetto di responsabilità comporta,

intrinsecamente, l’interpretazione del ruolo di professionisti attivi dell’informazione che si impegnano tuttavia anche nella promozione della giustizia sociale, nel supporto ad obiettivi

culturali e sociali e nella presa di posizioni politiche.261

I bibliotecari, poi, quando si trovino nelle vesti di direttori, saranno tenuti a prendere decisioni etiche in qualsiasi momento perché costantemente impegnati a direzionare o allontanare le persone verso/da le fonti informative e, allo stesso tempo, staranno creando il futuro delle proprie organizzazioni, di quello degli impiegati in biblioteca, degli utenti, di coloro che utilizzano il servizio e della stessa società, ma è particolarmente in questi ultimi decenni che la responsabilità dei bibliotecari ha opportunità molto più allargate di influire nelle decisioni sull’accesso all’informazione, accesso considerato come un potere per l’umanità perché nel contesto globale è ormai diventato un’abilità da saper gestire con la

tecnologia, oltre che una questione di riflessione etica ormai di elevata importanza.262

Vivere la biblioteca e le sue richieste significa affrontare questi valori sotto forme diverse e talvolta in conflitto tra essi stessi ed è proprio per evitare o per gestire al meglio le scelte nel momento in cui ci troviamo a risolvere i dilemmi di questo tipo che risultano utili i codici deontologici, perché forniscono ai bibliotecari un ordine di priorità da considerare

quando si trovino ad affrontare un dilemma professionale.263 Si deve del resto ricordare che

si tratta di valori e di standard etici che sì possono variare nel tempo ed evolversi, ma rimangono in qualche modo anche come traccia di un passato inserito in precedenti contesti e di questa diversità si ha riscontro pensando al binomio servizio bibliotecario- società dell’informazione e a tutti i cambiamenti e le difficoltà che in passato si sono riscontrati per definire nuovi metodi e fornire nuovi servizi utili per affrontare la nuova

società dell’informazione.264 I principi etici che compongono un codice sono dunque

modificabili sia sotto l’aspetto storico-temporale, sia a livello di professionalità

intrinseca:265 se riconoscere i valori etici, gli elementi essenziali di una professione, aiuta i

suoi operatori a garantire un certo livello di operatività, è necessario sentirsi partecipi di uno stesso gruppo che dà importanza anche alla condivisone della conoscenza e dell’esperienza acquisita nel campo con la pratica, la tecnica e la formazione, sicuri che 260 Cfr. DU MONT [1991] p. 204. 261 Cfr. DU MONT [1991] p. 204. 262 Cfr. DU MONT [1991] pp. 211-212. 263 Cfr. RIDI [2011] p. 105. 264 Cfr. ROSA [2006] 265 Cfr. PREER [2008] pp. 1-4.

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