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Verso la Contemporaneità: l’emergenza del Cervello

Prima, però, di arrivare a queste innovazioni, occorre analizzare, seppur velocemente, le risposte ottocentesche ai cambiamenti ideologici e radicali, ottemperati dalla fisica e dagli studi darwiniani sulle evoluzioni delle specie. Il materialismo torna alla ribalta come risposta ad alcune considerazioni sullo Spirito hegeliano. Nell’Ottocento, però, le cose sono più complesse. Il ritorno alle istanze materialistiche non è solo risposta all’ultima grande filosofia sistematica perché, in

realtà, certe soluzioni suggerite adombrano più una fisionomia culturale, che potremmo dire, politica, socialista ed esaltatrice del mito del progresso, nel tipico atteggiamento positivistico. Inserito tra quei pensatori della “sinistra hegeliana”, Feuerbach (1804-1872) ammicca ad un materialismo, quasi naturalistico. L’uomo diventa, per il lettore di Hegel, un essere naturale che è in rapporto utilitaristico con le cose del mondo. Prima ancora di una conoscenza delle cose, l’uomo è travolto dal sentimento delle cose, positivo o negativo, che deriva dalla loro utilizzazione. L’uso delle cose, in pieno clima progressista, è orientato alla conservazione della vita stessa ed è, quindi, un uso economico degli oggetti del mondo. L’uomo entra in relazione con le cose del mondo, come con l’ambiente e l’altro uomo e da questa relazione derivano all’uomo le condizioni per la sua crescita e la sua identità. Questa interazione fa sì che l’identità si formi nella relazione con l’alterità e che questo rapporto con l’altro riesca a definire una identità comune perché costruita a partire dal riconoscimento di emozioni e sentimenti morali comuni a tutti gli uomini. Da queste istanze ha origine la nozione di umanità e la nascita di scienze come la sociologia che si occupa dell’indagine di questo territorio comune, dal punto di vista della società. L’ideale di umanità sostituisce, proprio in forza della sua costituzione naturale, l’immortalità dell’anima. L’umanità, trasversale alla singolarità, prende con sé la caratterista della universalità e, in un certo senso, nel clima sociologico del tempo, crea e trasforma il mondo, come realtà complessa di interazioni. Pare che il materialismo ottocentesco abbia compiuto il giro di boa, partendo dalla eliminazione di certa sacralità religiosa dell’anima e riconoscendo una nuova venerabilità alla dimensione universale ed eterna dell’estraniazione della singolarità. In nome di questa novità, si fonda una nuova religione dell’uomo, attenta all’unità dell’uomo con l’uomo (Feuerbach, 1971). È chiaro che il corpo non è più res extensa. Il corpo, come oggetto del mondo, è guardato nel senso naturalistico e fuori da dinamismi di macchine o perfezioni divine, innate o da raggiungere attraverso purificazioni. È questo quel passaggio storico in cui alcuni studiosi, pedagogisti, psicologi e medici in genere, iniziano a guardare e studiare con interesse la difformità corporea e in cui nasce, per esempio, la pedagogia speciale. Sebbene, non si possa ancora fare riferimento diretto ai problemi della pedagogia speciale e alle classificazioni di fine secolo sulle cause di morte

dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS), antesignane dell’odierna International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), esaminate nel quinto capitolo e che pongono l’attenzione proprio sul funzionamento del corpo e delle sue strutture, quello che qui occorre tenere in alta considerazione è il panorama in cui questi cambiamenti avvengono, segnati da una rivoluzione di senso e significato della parola Corpo. Queste rivoluzioni passano dalla convinzione presente in Principi della filosofia dell’avvenire (Feurbach, 1971) che la perfezione dell’uomo sia da ricercare solo nella sua unione con se stesso, nella unione con i suoi simili e con l’ambiente. Nelle Tesi su Feurbach (2016), Marx corregge il tiro di questo primordiale materialismo naturalistico con una declinazione storica: l’umanità è delimitata, non in maniera universale e astratta, ma concreta e con precise identità storiche, in quanto figlia di epoche precise e tra loro diverse, come diversi sono gli interessi economici, sociali e politici che le caratterizzano. Al di là dello storicismo, l’interesse di Marx riguarda però l’ambiente. Il meccanicismo, che abbiamo già visto nel Settecento, per il quale l’uomo è influenzato dall’ambiente, grazie a Marx possiede anche il segno contrario, ovvero, l’uomo, che è modificato dall’influenza dell’ambiente, con la sua azione e il suo lavoro condiziona l’ambiente stesso.

Il difetto principale d’ogni materialismo fino ad oggi (compreso quello di Feuerbach) è che l’oggetto, la realtà, la sensibilità, vengono concepiti solo sotto la forma dell’obietto o dell’intuizione; ma non come attività sensibile umana, come prassi; non soggettivamente. (Marx, 2016, pp. 3-5).

Marx non usa mai il termine mente, in considerazione di un epifenomeno della materia, ma parla di fenomeni mentali. Quello che comunque possiamo considerare mentale non preesiste all’ambiente sociale, ma si forma durante la vita dell’individuo, modellandosi insieme alle relazioni con l’ambiente e con gli altri, in un rapporto dialettico per il quale l’essenza umana è l’intreccio di relazioni storiche e sociali. La personalità individuale si forma nel rapporto con gli altri, nel contesto storico di un determinato sistema di produzione ed ha, quindi, una dimensione collettiva, comune agli individui che hanno esperienze simili. Marx parla, allora, di classi sociali come di gruppi di individui che, accomunati da una simile collocazione all’interno del sistema produttivo, hanno una comune visione del

mondo, una comune mentalità. La mente è interamente materiale, ma non è riducibile solo al cervello: è anche esperienza storico-sociale che si costituisce storicamente nel rapporto con gli altri uomini. La mente si forma con l’ambiente; ha una dimensione sociale. Questa dimensione della mente e del pensiero è riconosciuta da molti pensatori successivi, anche lontani dal Marxismo: da Dewey a George Mead, a molte correnti della psicologia del Novecento.

Questo è l’aspetto, ai nostri fini, più interessante della speculazione marxista,