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VIAGGIO DI UN FRATE E DI UN BUFFONE

Nel documento La signora di Monsoreau (pagine 174-191)

Tornando a svegliarsi, il mattino seguente a quello del-la cena, Gorenflot si trovò a terra dove era caduto, ma tutto vestito, poichè Chicot aveva avuto cura di avvolger-lo nuovamente nel suo saio, e messosi il suo sacco di questuante sulla spalla, riprese la via del convento, rimu-ginando fra sè e sè le scuse da presentare al padre priore.

Il suo cuore non era affatto tranquillo, come è facile im-maginare, e la presenza di qualche crocchio di confratelli occupati a scrutare dalla soglia del convento verso i quat-tro punti cardinali, gli mise in corpo uno dei più grandi terrori che egli avesse mai provato nella sua vita.

— Io non sono di quelli che temono le collere dei principi, signor Agostino, – rispose il giovane. – E, o mi sbaglio della grossa o nulla abbiamo da temere da quella parte. Se volete, signor di Méridor, saprò rendervi tanto amico del principe da costringerlo a proteggervi contro il Monsoreau, il quale costituisce il vero pericolo che vi minaccia. Dobbiamo allearci contro di lui, e vinceremo!

Detto ciò, strinse ancora una volta la mano del baro-ne, e si slanciò fuori dell’appartamento.

CAPITOLO IX.

VIAGGIO DI UN FRATE E DI UN BUFFONE

Tornando a svegliarsi, il mattino seguente a quello del-la cena, Gorenflot si trovò a terra dove era caduto, ma tutto vestito, poichè Chicot aveva avuto cura di avvolger-lo nuovamente nel suo saio, e messosi il suo sacco di questuante sulla spalla, riprese la via del convento, rimu-ginando fra sè e sè le scuse da presentare al padre priore.

Il suo cuore non era affatto tranquillo, come è facile im-maginare, e la presenza di qualche crocchio di confratelli occupati a scrutare dalla soglia del convento verso i quat-tro punti cardinali, gli mise in corpo uno dei più grandi terrori che egli avesse mai provato nella sua vita.

— Parlano di me, – si disse. – Mi attendono e mi se-gnano a dito. Si vede che, questa notte, la mia assenza ha fatto scalpore. Dunque sono perduto!

Gli venne voglia di volgere le spalle e fuggire, ma era già stato scorto, e vari frati gli si facevano ormai incon-tro. Ora, egli sapeva benissimo come quel suo corpac-cione non fosse tagliato per la corsa: si vide raggiunto, legato come un salame, trascinato al convento. E preferì rassegnarsi.

Così continuò ad avanzare, con aria contrita, verso i suoi compagni i quali parevano esitare a salutarlo.

— Ahimè! – si disse. – Fingono di non riconoscermi nemmeno!

Ma, finalmente, uno di essi si decise e gli si fece in-contro.

— Povero caro fratello! — mormorò.

Gorenflot sospirò levando gli occhi al cielo.

— Sapete che il padre priore vi attende? — chiese un altro.

— Ah, mio Dio!

— Eh, sì! – aggiunse un terzo. – Ha ordinato che, non appena giungeste, foste condotto presso di lui.

— Ecco proprio quello che temevo, — si disse Go-renflot, entrando nel convento la cui porta tornò a chiu-dersi alle sue spalle, mentre il guardiano, afferrandolo per un braccio, lo trascinò, più che non lo condusse, alla presenza dell’abate Foulon, al quale il poveraccio si pre-sentò ad occhi bassi.

— Ah, finalmente eccovi di ritorno! – esclamò il priore.

— Parlano di me, – si disse. – Mi attendono e mi se-gnano a dito. Si vede che, questa notte, la mia assenza ha fatto scalpore. Dunque sono perduto!

Gli venne voglia di volgere le spalle e fuggire, ma era già stato scorto, e vari frati gli si facevano ormai incon-tro. Ora, egli sapeva benissimo come quel suo corpac-cione non fosse tagliato per la corsa: si vide raggiunto, legato come un salame, trascinato al convento. E preferì rassegnarsi.

Così continuò ad avanzare, con aria contrita, verso i suoi compagni i quali parevano esitare a salutarlo.

— Ahimè! – si disse. – Fingono di non riconoscermi nemmeno!

Ma, finalmente, uno di essi si decise e gli si fece in-contro.

— Povero caro fratello! — mormorò.

Gorenflot sospirò levando gli occhi al cielo.

— Sapete che il padre priore vi attende? — chiese un altro.

— Ah, mio Dio!

— Eh, sì! – aggiunse un terzo. – Ha ordinato che, non appena giungeste, foste condotto presso di lui.

— Ecco proprio quello che temevo, — si disse Go-renflot, entrando nel convento la cui porta tornò a chiu-dersi alle sue spalle, mentre il guardiano, afferrandolo per un braccio, lo trascinò, più che non lo condusse, alla presenza dell’abate Foulon, al quale il poveraccio si pre-sentò ad occhi bassi.

— Ah, finalmente eccovi di ritorno! – esclamò il priore.

— Reverendo... — ebbe appena la foga di balbettare Gorenflot.

— Quanto siamo stati inquieti per voi!

— Siete troppo buoni, reverendo, padre! — rispose il frate, tutto meravigliato da quell’indulgenza che davve-ro non si attendeva.

— Temevate di rientrare, dopo la scena di questa not-te, non è vero?

— Lo confesso, — ammise Gorenflot, con la fronte coperta di un sudorino diaccio.

— Caro, caro fratello! – esclamò l’abate. – Quello che avete commesso è ben giovanile e ben imprudente.

Ma vi comprendo. L’entusiasmo vi ha trascinato. L’esal-tazione è una virtù, ma vi sono delle virtù che, troppo spinte, divengono vizi. Io sono altrettanto buon cattolico quanto lo siete voi, tuttavia la vostra audacia mi ha spa-ventato.

Gorenflot, che ad ogni nuova parola comprendeva meno di prima, si grattò il naso imbarazzato.

— Siete stato addirittura temerario, tanto che temo, per voi e per noi, le conseguenze delle vostre manifesta-zioni. Lo sapete che c’erano, nella nostra cappella, più di cento laici che non hanno perso una parola del vostro discorso?

— Del mio discorso? — chiese Gorenflot stupefatto.

— Debbo però confessare che fu molto bello. Ma do-vete convenire che vi siete compromesso troppo, propo-nendo una processione per le vie di Parigi, e offrendovi di marciare per primo, rivestito di una corazza, colla

— Reverendo... — ebbe appena la foga di balbettare Gorenflot.

— Quanto siamo stati inquieti per voi!

— Siete troppo buoni, reverendo, padre! — rispose il frate, tutto meravigliato da quell’indulgenza che davve-ro non si attendeva.

— Temevate di rientrare, dopo la scena di questa not-te, non è vero?

— Lo confesso, — ammise Gorenflot, con la fronte coperta di un sudorino diaccio.

— Caro, caro fratello! – esclamò l’abate. – Quello che avete commesso è ben giovanile e ben imprudente.

Ma vi comprendo. L’entusiasmo vi ha trascinato. L’esal-tazione è una virtù, ma vi sono delle virtù che, troppo spinte, divengono vizi. Io sono altrettanto buon cattolico quanto lo siete voi, tuttavia la vostra audacia mi ha spa-ventato.

Gorenflot, che ad ogni nuova parola comprendeva meno di prima, si grattò il naso imbarazzato.

— Siete stato addirittura temerario, tanto che temo, per voi e per noi, le conseguenze delle vostre manifesta-zioni. Lo sapete che c’erano, nella nostra cappella, più di cento laici che non hanno perso una parola del vostro discorso?

— Del mio discorso? — chiese Gorenflot stupefatto.

— Debbo però confessare che fu molto bello. Ma do-vete convenire che vi siete compromesso troppo, propo-nendo una processione per le vie di Parigi, e offrendovi di marciare per primo, rivestito di una corazza, colla

partigiana sulla spalla! Ed ora, non c’è che un mezzo per accomodare le cose: questa linfa religiosa che corre per tutto il vostro essere, dovreste andare a dispensarla un po’ in provincia.

— In esilio, dunque! — esclamò Gorenflot.

— Se rimarrete qui, vi potrebbe accadere ben di peg-gio; un processo, per esempio, in seguito al quale potre-ste essere condannato, se non a morte, almeno alla pri-gionia a vita. Invece, accettando questo esilio momenta-neo, carissimo fratello, non soltanto potrete sfuggire a tale pericolo, ma anche potete andare a sventolare il ves-sillo della fede in provincia, dove vi sarà anche possibile mettere in opera il progetto da voi manifestato questa notte. Partite dunque subito, poichè è probabile che gli arcieri abbiano già ricevuto l’ordine di trarvi in arresto.

— Oh reverendo padre, che cosa mi dite mai! – bal-bettò Gorenflot preso dal terrore. – Gli arcieri? Dunque, sono stato denunciato?

— Potrei scommetterlo. Orsù, partite subito, senza in-dugio.

— Partire? È presto detto. Ma come farò a vivere?

— Non c’è nulla di più facile, poichè siete sempre il frate addetto alla questua. Di questa, fino ad ora, avete sostenuto gli altri. Ora servirà a sostenere voi stesso. Ma andate, per amor di Dio! E non tornate prima che io non ve ne abbia fatto avvertire.

Ed il priore, dopo di averlo abbracciato, lo sospinse verso la porta, dove tutti i frati si erano riuniti ad atten-derlo. Tutti volevano abbracciarlo. Così, di braccia in partigiana sulla spalla! Ed ora, non c’è che un mezzo per accomodare le cose: questa linfa religiosa che corre per tutto il vostro essere, dovreste andare a dispensarla un po’ in provincia.

— In esilio, dunque! — esclamò Gorenflot.

— Se rimarrete qui, vi potrebbe accadere ben di peg-gio; un processo, per esempio, in seguito al quale potre-ste essere condannato, se non a morte, almeno alla pri-gionia a vita. Invece, accettando questo esilio momenta-neo, carissimo fratello, non soltanto potrete sfuggire a tale pericolo, ma anche potete andare a sventolare il ves-sillo della fede in provincia, dove vi sarà anche possibile mettere in opera il progetto da voi manifestato questa notte. Partite dunque subito, poichè è probabile che gli arcieri abbiano già ricevuto l’ordine di trarvi in arresto.

— Oh reverendo padre, che cosa mi dite mai! – bal-bettò Gorenflot preso dal terrore. – Gli arcieri? Dunque, sono stato denunciato?

— Potrei scommetterlo. Orsù, partite subito, senza in-dugio.

— Partire? È presto detto. Ma come farò a vivere?

— Non c’è nulla di più facile, poichè siete sempre il frate addetto alla questua. Di questa, fino ad ora, avete sostenuto gli altri. Ora servirà a sostenere voi stesso. Ma andate, per amor di Dio! E non tornate prima che io non ve ne abbia fatto avvertire.

Ed il priore, dopo di averlo abbracciato, lo sospinse verso la porta, dove tutti i frati si erano riuniti ad atten-derlo. Tutti volevano abbracciarlo. Così, di braccia in

braccia, di bacio in bacio, Gorenflot si trovò sospinto verso la porta della strada, che si rinchiuse non appena egli fu uscito, a rinculoni. E l’unica cosa che potè dire, quando si trovò nella via, fu:

— Che il diavolo mi porti se non sono tutti diventati pazzi! O, se non lo sono, misericordia, mio Dio! Sono io che sono impazzito!

Tuttavia, non si fermò a meditare a lungo su di una si-mile probabilità; la paura che gli aveva messo in corpo il priore, fu più forte di ogni altra considerazione e fu così che egli si decise ad avviarsi di buon passo verso la porta Bordelle. Vi giunse alle nove, e fatto qualche cen-tinaio di passi, in campagna per mettere quanta più di-stanza gli fosse stato possibile fra sè e gli arcieri, sedette sul ciglio della strada, meditando con gli occhi rivolti verso la città, da cui temeva sempre di vedere uscire un gruppo di uomini della legge, lanciati sulle sue peste.

Non era ancora trascorso un quarto d’ora, che vide comparire, un cavaliere che, diretto alla sua volta, mise piede a terra davanti ad una casa che sorgeva a non più di cento passi dal punto in cui egli si trovava seduto. Il cavaliere bussò all’uscio, questo si aperse, ed egli entrò nella casa, tirandosi dietro il suo cavallo. Ma non vi ri-mase a lungo: dopo qualche minuto tornò ad uscirne a piedi, avvolto nel suo mantello, e corse a nascondersi in una macchia d’alberi, davanti alla quale era ammucchia-ta una grande quantità di pietre da costruzione.

braccia, di bacio in bacio, Gorenflot si trovò sospinto verso la porta della strada, che si rinchiuse non appena egli fu uscito, a rinculoni. E l’unica cosa che potè dire, quando si trovò nella via, fu:

— Che il diavolo mi porti se non sono tutti diventati pazzi! O, se non lo sono, misericordia, mio Dio! Sono io che sono impazzito!

Tuttavia, non si fermò a meditare a lungo su di una si-mile probabilità; la paura che gli aveva messo in corpo il priore, fu più forte di ogni altra considerazione e fu così che egli si decise ad avviarsi di buon passo verso la porta Bordelle. Vi giunse alle nove, e fatto qualche cen-tinaio di passi, in campagna per mettere quanta più di-stanza gli fosse stato possibile fra sè e gli arcieri, sedette sul ciglio della strada, meditando con gli occhi rivolti verso la città, da cui temeva sempre di vedere uscire un gruppo di uomini della legge, lanciati sulle sue peste.

Non era ancora trascorso un quarto d’ora, che vide comparire, un cavaliere che, diretto alla sua volta, mise piede a terra davanti ad una casa che sorgeva a non più di cento passi dal punto in cui egli si trovava seduto. Il cavaliere bussò all’uscio, questo si aperse, ed egli entrò nella casa, tirandosi dietro il suo cavallo. Ma non vi ri-mase a lungo: dopo qualche minuto tornò ad uscirne a piedi, avvolto nel suo mantello, e corse a nascondersi in una macchia d’alberi, davanti alla quale era ammucchia-ta una grande quantità di pietre da costruzione.

— Qui si prepara certamente un agguato – pensò Go-renflot. – Se non fossi troppo sospetto agli arcieri, corre-rei ad avvertirli o, se fossi più coraggioso, mi ci opporcorre-rei.

Era a questo punto delle sue meditazioni, quando l’uomo, avvedutosi di lui, si mise a passeggiare con aria indifferente fra il mucchio dei sassi e gli alberi.

— Ma – esclamò in cuor suo Gorenflot, – quel porta-mento lo conosco! Pure no, è impossibile!

In quell’istante l’uomo si lasciò cadere dietro le pietre come se le gambe gli fossero mancate sotto improvvisa-mente, e tre uomini, due dei quali dall’aspetto di lacchè, montati su tre buone mule, le quali portavano anche dei rispettabili bagagli, comparvero sotto la porta Bordelle, venendo da Parigi. L’uomo in agguato si fece ancora più piccolo, nella postura di un cacciatore all’apposto. La cavalcata passò senza vederlo, e lo sconosciuto rientrò nella casa.

— Bene – si disse Gorenflot. – Ecco un buon mezzo per guadagnarsi la colazione, poichè coloro che si met-tono così in agguato non desiderano essere visti. E que-sto è un segreto che io posso mettere a prezzo.

Dettosi ciò, Gorenflot passò subito dal pensiero all’azione, ed andò a postarsi contro il muro della casa, presso la porta. Cinque minuti dopo questa si aperse, e l’uomo tornò a comparire, nuovamente a cavallo.

— Signore – disse il frate avvicinandosi a lui, – se voleste permettermi di pregare per la riuscita dei vostri progetti...

L’uomo volse il capo verso di lui.

— Qui si prepara certamente un agguato – pensò Go-renflot. – Se non fossi troppo sospetto agli arcieri, corre-rei ad avvertirli o, se fossi più coraggioso, mi ci opporcorre-rei.

Era a questo punto delle sue meditazioni, quando l’uomo, avvedutosi di lui, si mise a passeggiare con aria indifferente fra il mucchio dei sassi e gli alberi.

— Ma – esclamò in cuor suo Gorenflot, – quel porta-mento lo conosco! Pure no, è impossibile!

In quell’istante l’uomo si lasciò cadere dietro le pietre come se le gambe gli fossero mancate sotto improvvisa-mente, e tre uomini, due dei quali dall’aspetto di lacchè, montati su tre buone mule, le quali portavano anche dei rispettabili bagagli, comparvero sotto la porta Bordelle, venendo da Parigi. L’uomo in agguato si fece ancora più piccolo, nella postura di un cacciatore all’apposto. La cavalcata passò senza vederlo, e lo sconosciuto rientrò nella casa.

— Bene – si disse Gorenflot. – Ecco un buon mezzo per guadagnarsi la colazione, poichè coloro che si met-tono così in agguato non desiderano essere visti. E que-sto è un segreto che io posso mettere a prezzo.

Dettosi ciò, Gorenflot passò subito dal pensiero all’azione, ed andò a postarsi contro il muro della casa, presso la porta. Cinque minuti dopo questa si aperse, e l’uomo tornò a comparire, nuovamente a cavallo.

— Signore – disse il frate avvicinandosi a lui, – se voleste permettermi di pregare per la riuscita dei vostri progetti...

L’uomo volse il capo verso di lui.

— Gorenflot! — esclamò.

— Il signor Chicot! — gridò il frate tutto meravigliato.

— E dove andate, dunque, compare? — chiese il Guascone.

— Davvero che non lo so. E voi?

— Io, invece, lo so dove vado: diritto davanti a me.

— Lontano?

— Fino a che non mi fermerò. Ma dì, tu, compare, forse che mi stavi spiando?

— Signore Gesù! – esclamò il frate. – Io spiarvi? Vi ho visto, ecco tutto!

— A far che?

— Aspettavate il passaggio delle mule, nascosto die-tro quei sassi.

— Tu sei pazzo, Gorenflot. Volevo assicurarmi che le pietre fossero di buona qualità, poichè sono mie, e con esse voglio farmi costruire una casetta fuori di città. Ma tu, piuttosto, che fai qui in campagna?

— Ahimè, signor Chicot! Io sono proscritto! — esclamò il frate con un profondo sospiro.

E, drappeggiandosi nel suo saio, Gorenflot cercò di assumere l’aria più fiera che gli fu possibile.

— E il brutto – continuò poi, – è che non ne so nem-meno la causa!

— Forse ti avranno incontrato questa notte, mentre ti davi buon tempo.

— Non scherzate, signor Chicot. Voi lo sapete benissi-mo quello che ho fatto, da ieri sera fino a questa mattina.

— Gorenflot! — esclamò.

— Il signor Chicot! — gridò il frate tutto meravigliato.

— E dove andate, dunque, compare? — chiese il Guascone.

— Davvero che non lo so. E voi?

— Io, invece, lo so dove vado: diritto davanti a me.

— Lontano?

— Fino a che non mi fermerò. Ma dì, tu, compare, forse che mi stavi spiando?

— Signore Gesù! – esclamò il frate. – Io spiarvi? Vi ho visto, ecco tutto!

— A far che?

— Aspettavate il passaggio delle mule, nascosto die-tro quei sassi.

— Tu sei pazzo, Gorenflot. Volevo assicurarmi che le pietre fossero di buona qualità, poichè sono mie, e con esse voglio farmi costruire una casetta fuori di città. Ma tu, piuttosto, che fai qui in campagna?

— Ahimè, signor Chicot! Io sono proscritto! — esclamò il frate con un profondo sospiro.

E, drappeggiandosi nel suo saio, Gorenflot cercò di assumere l’aria più fiera che gli fu possibile.

— E il brutto – continuò poi, – è che non ne so nem-meno la causa!

— Forse ti avranno incontrato questa notte, mentre ti davi buon tempo.

— Non scherzate, signor Chicot. Voi lo sapete benissi-mo quello che ho fatto, da ieri sera fino a questa mattina.

— Un momento – osservò Chicot. – Io so quello che hai fatto dalle otto alle dieci, ma non quello che hai po-tuto fate dalle dieci alle tre.

— Come, dalle dieci alle tre?

— Appunto: alle dieci sei uscito.

— Io?

— Sì tu. E quando ti ho chiesto dove andavi, mi hai risposto che ti recavi a pronunciare un discorso.

— C’è del vero, in tutto ciò — mormorò il monaco.

— Perbacco se c’è del vero! Me ne hai persino recita-ta una parte, del tuo sermone, che conteneva cose recita-tanto terribili contro Enrico III, che non mi meraviglierei se ti processassero per quello che hai detto!

— Ah, signor Chicot, voi mi aprite gli occhi! Ora di-temi, vi parevo ben desto, quando vi parlavo?

— A dir la verità, compare, mi sembravi molto stra-no; ed i tuoi sguardi avevano una fissità che mi spaven-tava. Si sarebbe detto che fosti sveglio senza esserlo, e

— A dir la verità, compare, mi sembravi molto stra-no; ed i tuoi sguardi avevano una fissità che mi spaven-tava. Si sarebbe detto che fosti sveglio senza esserlo, e

Nel documento La signora di Monsoreau (pagine 174-191)

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