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Patrimonio minerario e patrimonio Unesco Analisi dei siti minerari già iscritti nella World Heritage List e ipotesi di candidatura delle miniere dell’amiata

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(1)

I PREMESSA….pag. IV . Attualità e motivi di interesse della ricerca...pag.VI INTRODUZIONE...pag. VII .Patrimonio minerario e

lista del patrimonio mondiale dell’Unesco...pag.VIII .La salvaguardia del patrimonio culturale e naturale...pag.VIII . I benefici...pag.VIII .La candidatura...pag.X .Protezione e gestione...pag.XIV . Enti di gestione del

patrimonio mondiale...pag.XVIII . Industria mineraria...pag.XIX . Concessione di licenze esplorative...pag.XX . La Convenzione del Patrimonio Mondiale e i paesaggi...pag.XXI . I paesaggi culturali secondo la Convenzione del Patrimonio Mondiale...pag.XXI . I paesaggi culturali secondo la Convenzione del Patrimonio Mondiale

. Lista di acronimi...pag.XXIII

CAPITOLO 1 Le schedature dei siti

ex-minerari iscritti nel

patrimonio mondiale dell’UNESCO...pag.XXIV 1.1   Saline di Wieliczka e Bochnia, Polonia (1978)...pag.XXV . Eccezionale valore universale...pag.XXVI . Autenticità...pag.XXVI . Integrità...pag.XXVII . Protezione e Gestione...pag.XXVII 1.2 La città mineraria di Røros e il circondario, Norvegia (1980)...pag.XXVIII   . Eccezionale valore universale...pag. XXX . Integrità...pag.XXX . Autenticità...pag.XXX . Requisiti di protezione e di gestione...pag.XXXI . Estensione della città

mineraria di Røros ...pag.XXXIII 1.3 Città di Potosì, Bolivia (1987)...pag.XXXIV . Eccezionale valore universale...pag.XXXVI . Integrità...pag.XXXVII . Protezione e Gestione...pag.XXXVII . Autenticità...pag.XXXVIII 1.4 Città storica di Guanajuato e miniere adiacenti , Messico (1988)...pag.XL  . Eccezionale valore universale...pag.XLIII . Integrità...pag.XLIII . Autenticità...pag.XLIV . Lunga descrizione...pag.XLV 1.5 Miniere di Rammelsberg, città storica di Goslar e sistema di gestione dell’acqua dell'Alto Harz, Germania(1992) ….pag.XLVI . Integrità e autenticità...pag.XLVII . Eccezionale valore universale...pag.L . Protezione e Gestione LI 1.6  Paesaggio culturale Hallstatt-Dachstein / Salzkammergut, Austria (1997)LIII . Eccezionale valore universaleLV . Integrità LVI . Requisiti di protezione e di gestione LVI . Autenticità LVIII 1.7 Las Médulas, Spagna (1997) LIX Giustificazione per l’iscrizioneLIX . Eccezionale valore universaleLX Descrizione Storica LXI . AutenticitàLXXXIV

INDICE

(2)

II 1.8   Il paesaggio di

Blaenavon, Regno Unito (2000) LXII . Eccezionale valore universaleLXIII . IntegritàL . Protezione e Gestione LXIV . AutenticitàLXVII 1.9 Raffinerie di salnitro di Humberstone e Santa Laura, Cile (2001)LXVIII

. Eccezionale valore universaleLXIX . IntegritàLXX . Requisiti di protezione e di gestione LXX . AutenticitàLXXI . Lunga e storica descrizione LXXII 1.10 Miniere di carbone dello Zollverein a Essen, Germania (2001)LXXIV . Eccezionale valore universale LXXV . Integrità LXXV . Protezione e Gestione LXXV . Autenticità LXXV Descrizione Storica LXXVII 1.11 Paesaggio minerario della Cornovaglia e del Devon occidentale, Regno Unito (2006) LXXIX . Eccezionale valore universaleLXXX . IntegritàLXXXII . Requisito di protezione e di gestione LXXXII . Descrizione storica LXXXIII 1.12 il paesaggio culturale di Iwami Ginzan, Giappone (2007) LXXXV . Eccezionale valore universaleLXXXVI . Integrità . Requisiti di protezione e di gestione LXXXVII . Descrizione storica LXXXVIII 1.13 Camino Real de Tierra, Messico (2010) LXXXIX . Eccezionale valore universale XC . Integrità XCI . Requisiti di protezione e di gestione XCI . Autenticità XCIV 1.14 Bacino minerario Nord-Pas de Calais, Francia (2012) XCV .Eccezionale valore universale XCVII . Integrità XCVII . Autenticità XCVIII . Requisiti di protezione e di gestione XCVIII 1.15 Principali siti minerari della Vallonia, Belgio (2012) CI Il quadro normativo CIII

Bois du Luc CV Grand Hornu CXII Ascensori del canale

del centro CXVI Miniera di Blégny CXVIII Bois du Cazier CXXI Pass Parc d’aventures scientifiques nel sito di Crachet a Frameries CXXIII Conservazione e demolizione CXXV Ateliers Germain Anglo

CXXV Stabilimenti della société Baume & Marpent a Morlanwelz e Haine Saint Pierre CXXVI CAPITOLO 2 Tabelle dell’analisi comparativa tra i siti minerari del patrimonio mondiale dell’UNESCO CXXIX CAPITOLO 3 e 4 CXXXVII Patrimonio del mercurio Almadén e Idrija CAPITOLO 5 CLIX L’estensione del patrimonio del mercurio ( caso di studio Amiata in Toscana )

NOTE CCII BIBLIOGRAFIA CCIV BIBLIOGRAFIA SPECIFICA CCXV SITOGRAFIA CCXX Ringraziamenti CCXXI

INDICE

(3)

III

La Convenzione per la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale, adottata dalla Conferenza generale dell'UNESCO nel 1972, ha istituito uno strumento internazionale unico riconoscimento e la protezione sia del patrimonio culturale e naturale di

eccezionale valore universale. Tuttavia, non è stato fino al 1992 che la presente convenzione è diventato il primo strumento giuridico internazionale per proteggere i paesaggi culturali. Questa revisione le linee guida

operative della Convenzione si è basata sulle

raccomandazioni preparate da una riunione di esperti internazionali, (La Petite Pierre, Francia ottobre 1992). Il gruppo di esperti provenienti da tutte le regioni del mondo ha dato anche in

considerazione la necessità di riconoscere i valori associativi di paesaggi e caratteristiche del paesaggio per le

popolazioni indigene e per l'importanza di proteggere la diversità biologica attraverso la diversità culturale in

paesaggi culturali. una cronologia riassunta dallo sfondo vasta di precedenti riunioni del paesaggio culturale e decisioni del Comitato del Patrimonio Mondiale dato che l'inclusione delle categorie del paesaggio culturale nelle Linee Guida Operative per l'attuazione della Convenzione del Patrimonio Mondiale nel 1992. La convenzione UNESCO 1972 per la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale ha attualmente 167 Stati Parte. Lo scopo della convenzione è quello di assicurare l'identificazione, la protezione, la conservazione, la presentazione e la

trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di "eccezionale valore universale". Ad oggi, 730 oggetti di un totale di 125 paesi sono stati iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale. Tra i 730 siti sono 30

paesaggi culturali, che sono stati iscritti nelle categorie paesaggi culturali (par.39ff degli orientamenti operativi). Alla sua sedicesima sessione del 1992 del Comitato del Patrimonio Mondiale ha approvato categorie di paesaggi culturali del patrimonio mondiale e ha rivisto i criteri culturali utilizzati per giustificare l'iscrizione della proprietà sulla Lista del Patrimonio Mondiale per garantire il riconoscimento di "opere combinate di natura e dell'uomo" di "eccezionale valore universale "di cui alla definizione dei beni culturali di cui all'articolo 1 della

convenzione. I criteri culturali sono inclusi nel paragrafo 24 delle Linee Guida Operative e le categorie culturali del paesaggio al punto 39. Paesaggi culturali del Patrimonio Mondiale sono giustificati per l'inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale, quando le interazioni tra le persone e l'ambiente naturale sono valutate come di "eccezionale valore universale". Paesaggi culturali sono iscritti nella Lista, sulla base dei criteri del patrimonio culturale. Un certo numero di paesaggi culturali del patrimonio mondiale è stato anche iscritto sulla base di criteri naturali e sono quindi anche mescolati beni culturali e naturali. Ḕ interessante notare che i paesaggi sempre agricoli sono stati nominati per la Lista del Patrimonio Mondiale Dal 1992, ventotto paesaggi culturali sono stati iscritti nella Lista del

Patrimonio Mondiale. Nel giugno 1994, su richiesta del Comitato del Patrimonio Mondiale, Centro del Patrimonio Mondiale e dell'ICOMOS hanno

organizzato una riunione di esperti per esaminare la rappresentatività della Lista del Patrimonio Mondiale e la metodologia per la sua definizione e attuazione. L'incontro è stato organizzato in risposta a squilibri percepite tra i tipi di beni inclusi nella Lista e la sua rappresentatività regionale. Una strategia

globale per una lista del patrimonio mondiale

rappresentativo e credibile è stato proposto nel corso della riunione, e successivamente adottata dal Comitato del Patrimonio Mondiale nella sua diciottesima sessione del dicembre 1994. La Strategia Globale è sia un quadro concettuale e una

metodologia pragmatica e operativa per l'attuazione della Convenzione del

Patrimonio Mondiale. Essa si basa su definizioni regionali e tematici di categorie di beni che hanno un valore

universale eccezionale, al fine di garantire una lista del patrimonio mondiale più equilibrata e rappresentativa per incoraggiare i paesi a diventare Stati parti della Convenzione, per preparare le liste provvisorie e di

armonizzare loro, e di

preparare nomine di oggetti di categorie e regioni

attualmente non ben

rappresentate nella Lista del Patrimonio Mondiale. Negli ultimi anni una serie di incontri di strategia globale regionali e tematiche sono state

organizzate dal Centro del Patrimonio Mondiale, tra i quali una serie di riunioni di esperti globali e regionali sui paesaggi culturali.

BREVIARIO DELLE

LINEE GUIDE OPERA

(4)

IV

In La Vie

souterraine ou les

Mines et les Mineurs,

Louis Simonin wrote

in 1867: “Every land

where coal exists, and

where it is mined, is

worthy of attention.

Who is not familiar, in

this respect, with the

history of Belgium?

This small kingdom,

which in 1830 found

its place on the

already multifarious

map of Europe, owes

its importance almost

solely to coal. If it

occupies a

distinguished rank

among the European

nations today, it is not

because it has great

influence in the

politics or decisions

governing the

European balance of

powers (its

topographical position

and small territory

relegate it to the

background), it is

because it marches

behind England,

Prussia and France in

the production of the

two main agents of

power in modern

States, coal and iron.

Its brilliantly

developed mineral

industry has created

the most widespread

relations for it around

the globe, and it is

above all to coal

which Belgium owes

such a flourishing

position. When it

created coal, nature

bestowed it on this

land in handfuls.”

“… ma adesso le

parole del vecchio

minatore avevano

dischiuso in lui una

porta fino allora

ignorata…”

da “Enrico di

Offerdingen”

Novalis- Friedrich Von

Hardenberg

(5)

V

Premessa

La più antica di tutte le attività industriali che potrebbe collocarsi nel Neolitico quando la pietra veniva estratta principalmente con l’utilizzo di mazze e picconi è indubbiamente l’attività estrattiva che è stata protagonista dell’evoluzione economica e culturale.

Prima del 1970, quando nessuna legge ancora richiedeva la bonifica, una miniera chiusa veniva

semplicemente abbandonata e lasciata nello stato in cui si trovava. Quando esisteva un obbligo di legge, la fase di recupero di solito consisteva nella distruzione degli edifici e degli impianti, come se le sofferenze e il duro lavoro di generazioni di minatori meritassero solo l’oblio.

Dagli anni 1970

progressivamente è emerso un genuino interesse diffuso per la storia industriale. Siti industriali, tra cui i siti minerari ovviamente bonificati, hanno iniziato a diventare luoghi turistici come le costruzioni e i siti dell’antichità.

Verso la metà degli anni 1950 era nata una nuova branca dell'archeologia, denominata ”archeologia Industriale”. "L'archeologia industriale è un metodo interdisciplinare di studiare tutte le prove, materiali e immateriali, i documenti, i manufatti, la stratigrafia delle strutture, gli insediamenti umani e i paesaggi naturali e

urbani, creati però da processi

industriali" (definizione dal Comitato internazionale per la conservazione del Patrimonio Industriale)

Progressivamente, l’archeologia industriale è divenuta una disciplina storica completamente accreditata e coltivata nei primi paesi industriali, in particolare in Europa. Il primo congresso internazionale della specialità si è tenuta nel 1973 a Ironbridge

(Shropshire, Regno Unito), culla della rivoluzione industriale.

I siti minerari rientrano nel patrimonio culturale, come vengono citati nell’ art 2 del Codice Urbani:

“Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali

testimonianze aventi valore di civiltà.

In particolare, il paragrafo h) dell’art. 10 annovera tra i beni culturali i “siti minerari di interesse storico o etnoantropologico”.

Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all’articolo 134, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge.

I beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività, compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino “ragioni di tutela”.

Il Comitato Internazionale per la Conservazione del Patrimonio Industriale (TICCIH) è stato creato nel 1978, durante la terza edizione del congresso, a Stoccolma, Svezia. "Il TICCIH è l'organizzazione

internazionale per

l'archeologia industriale e il patrimonio industriale. Il suo scopo è quello di studiare, proteggere, conservare e spiegare i resti

dell’industrializzazione "(Fonte: dal sito TICCIH).. TICCIH ha una sezione Mining & Collieries.

Uno degli obiettivi TICCIH è quello di aumentare la consapevolezza del pubblico circa l'interesse del

patrimonio industriale e di favorire che i siti più notevoli possano entrare nella United Nations Educational, Science and Culture World Heritage List (Unesco), in modo che possano essere conservati.

(6)

VI La Lista del Patrimonio

Mondiale dell'UNESCO contempla il Patrimonio

Culturale nel quale sono inclusi Patrimonio, Monumenti e Siti Industriali. I siti minerari o le città minerarie sono una sottocategoria del gruppo Patrimonio Industriale. È un dato di fatto che il primo sito ad essere incluso nell’elenco del Patrimonio Industriale era una miniera: la miniera di Wieliczka (Polonia). Questo è avvenuto nel 1978. La miniera di Wieliczka è stata seguita nel 1980 da un altro sito minerario correlato: Røros Mining Town (Norvegia).

Dal 1997, l'UNESCO non solo riconosce gli edifici o le infrastrutture, ma ora

considera anche i "paesaggi minerari" o le "regioni

minerarie" nel loro complesso. Oggi, su oltre 60 siti

industriali protetti

dall'UNESCO, 24 riguardano l'industria mineraria. Il

seguente elenco include il nome dei siti come appaiono sui documenti di iscrizione dell’ UNESCO, il paese, la data di iscrizione e il minerale (s) estratto. L'elenco è

ordinato in ordine cronologico secondo le date di iscrizione e presentati.

Miniera di sale di Wieliczka, Polonia (1978) - Sale

Città mineraria di Røros e circondario, Norvegia (1980) - Rame

Città storica di Ouro Preto, Brasile (1980) - Oro

Città di Potosí, Bolivia (1987) - Argento

Cave neolitiche a Spiennes (Mons), Belgio (1987) -

Materiali lapidei

Città storica di Guanajuato e miniere adiacenti, Messico (1988) - Argento

Miniere di Rammelsberg, città storica di Goslar e

sistema di gestione dell'acqua dell'Alto Harz, Germania (1992) - Rame, piombo e stagno

Ferriere di Engelsberg, Svezia (1993) - Ferro

Città storica di Banská Štiavnica e monumenti della tecnica nelle sue vicinanze, Slovacchia (1993) - Ferro

Kutná Hora: Centro Storico della città con la Chiesa di Santa Barbara e la Cattedrale di Nostra Signora a Sedlec, Repubblica Ceca (1995) - Argento

Hallstatt-Dachstein / Paesaggio culturale del

Salzkammergut, Austria (1997) - Sale

Las Médulas, Spagna (1997) - Oro

Centro storico della città di Diamantina, Brasile (1999) - Diamanti

Zona mineraria della grande montagna di rame nel Falun, Svezia (2000) - Rame

Paesaggio industriale di Blaenavon, Regno Unito (2000) - Ferro e carbone Humberstone e Santa Laura, Cile (2001) - Salnitro

Centro storico della città di Goiás, Brasile (2001) - Oro

Complesso industriale e minerario del carbone di Zollverein, Essen, Germania (2001) - Carbone

Città mineraria di Sewell, Cile (2006) - Rame

Paesaggio minerario della Cornovaglia e del Devon occidentale, Regno Unito (2006) - Rame, stagno, zinco, piombo e ferro

Miniera d'argento di Iwami Ginzan e suo paesaggio culturale, Giappone (2007) - Argento

Camino Real de Tierra Adentro, Messico (2010) - Argento

Bacino minerario Nord-Pas de Calais, Francia (2012) - Carbone

Principali siti minerari della Vallonia, Belgio (2012) - Carbone

(7)

VII

Attualità e motivi di interesse della ricerca

L’obiettivo principale di questa ricerca è

individuare, attraverso il censimento di siti ex-minerari iscritti nel patrimonio mondiale dell’Unesco, i modi di applicazione dei criteri selettivi fissati dall’Unesco nelle procedure decisionali per l’iscrizione di tali siti nella lista del patrimonio universale dell’Unesco. Questo interesse è

funzionale all’acquisizione di conoscenze utili alla formazione di una figura di architetto-ricercatore particolarmente richiesta a livello internazionale. La compilazione di Dossier per la candidatura di siti

minerari e complessi industriali all’iscrizione nella lista dell’Unesco

rappresenta un impegno di notevole complessità, che non può prescindere da una serie di apporti interdisciplinari: dallo storico dell’economia a quello dell’industria, dal geografo al geologo, dal chimico all’archeologo. Accade sempre più spesso che il ruolo di

coordinamento di un lavoro complesso, che richiede l’esecuzione di rilievi e di campagne fotografiche, sia affidato a professionisti formatisi come architetti.

Fondamentale spesso anche il loro ruolo nella individuazione dei criteri più efficaci nel sostenere le diverse candidature. Le schedature dei siti e dei complessi minerari presentate nella prima parte della tesi assolvono alla funzione di indicare una casistica di applicazione dei criteri Unesco dalla quale si possono dedurre utili indicazioni operative. Ovviamente occorre avere ben presente che, al di là del rispetto dei principi di selezione affermate a livello teorico, le decisioni

dell’Unesco sono spesso influenzate, anche in modo determinante , da

considerazioni d’ordine geopolitico, che inducono non di rado a decisioni in conflitto con i criteri affermati.E’ l’elenco di queste infrazioni alle regole potrebbe essere molto lungo, ed alcune,

particolarmente clamorose si possono riscontrare nell’elenco del patrimonio architettonico del XX secolo, dove figurano per esempio gli edifici del Bauhaus di Walter Gropius, che avrebbero dovuto essere esclusi perchè trattasi di radicali

ricostruzioni, mentre non figura ancora nessun edificio di Le Corbusier, nonostante numerosi siano quelli in uno buono stato di

conservazione. L’attenzione della tesi si è focalizzata sui siti minerari del mercurio inseriti nella lista

dell’Unesco nel 2012, perchè esiste in Italia un complesso di notevole interesse, anche per la qualità architettonica degli edifici industriali di Eugenio Montuori, che meriterebbe l’inclusione nella serie dei siti del mercurio. Per tale ragione si è scelto di farne un caso di studio, per individuare i criteri che potrebbero sostenerne la candidatura all’iscrizione nella lista dell’Unesco.

(8)

VIII

Introduzione

un sito sia iscritto nella Lista del patrimonio mondiale ( World Heritage), dovrebbe presentare un eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di selezione illustrati nelle Linee Guida per l’applicazione della Convenzione del patrimonio mondiale ( Operational Guidelines for the

Implementation of the World Heritage Convention) . I criteri sono regolarmente aggiornati dal Comitato in modo tale da poter riflettere l’evoluzione del concetto di Patrimonio

Mondiale.

Fino alla fine del 2004, i siti del Patrimonio Mondiale

venivano scelti sulla base di sei criteri culturali e di quattro criteri naturali. Con l’adozione dell’ultima versione delle Linee Guida i criteri sono stati

accorpati in un unico elenco, valido per i beni culturali e naturali, distinto in dieci punti.

(I) a rappresentare un capolavoro del genio creativo umano;

(II) a mostrare un

importante interscambio di valori umani, in un arco di tempo o in un'area culturale del mondo, relativamente agli sviluppi dell'architettura o della tecnologia, delle arti monumentali, urbanistica o progettazione del

paesaggio;

(III) a portare una testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o

scomparsa;

(IV) essere un esempio eccezionale di un tipo di costruzione, complesso architettonico o

tecnologico o

paesaggistico che illustri (a) tappa significativa (s) nella storia umana;

(V) essere un esempio eccezionale di un

insediamento tradizionale umana, uso del suolo, o sea-uso che è rappresentativo di una cultura (o delle culture), o l'interazione umana con l'ambiente specialmente quando è diventato vulnerabile sotto l'impatto dei

cambiamenti irreversibili; (VI) essere direttamente o tangibilmente associate ad eventi o tradizioni viventi, con le idee, o con le credenze, con opere artistiche e letterarie di valore universale. (Il Comitato ritiene che tale criterio deve essere

preferibilmente utilizzato in combinazione con altri criteri);

(VII) contenere fenomeni o aree di bellezza naturale eccezionale e di

importanza estetica naturali superlativi;

(VIII) a rappresentare esempi eccezionali degli stadi principali della storia della terra, compresa la presenza di vita,

significativi in ​​corso processi geologici nello sviluppo di morfologia, o significative caratteristiche geomorfologiche o

fisiografiche;

(IX) per essere un esempio eccezionale significativi in ​​ corso processi ecologici e biologici in evoluzione e lo sviluppo di terrestri, di acqua dolce, costiere e degli ecosistemi e delle comunità di piante e animali marini;

(X) per contenere i più importanti e significativi habitat naturali per la conservazione in situ della diversità biologica, comprese quelle contenenti specie minacciate di

eccezionale valore universale dal punto di vista della scienza o della conservazione. La protezione, la gestione, l'autenticità e l'integrità delle proprietà sono anche

importanti considerazioni. Dal 1992 interazioni significative tra le persone e l'ambiente naturale sono state riconosciute come paesaggi culturali.1

(9)

IX « Quando dalla vetta

della montagna scivolo con lo sguardo sul grande manto verde, ho l’impressione di accarezzare un prodigioso scrigno dove si conservano memorie millenarie

abbarbicate allo strato di lava sceso dalla vetta trecentomila anni

fa.» (Ernesto Balducci, La montagna incantata)2

La convenzione dell’UNESCO è frutto dell’idea di impostare un movimento internazionale per proteggere il patrimonio che nacque nel secondo dopoguerra. Nella

convenzione relativa alla tutela del patrimonio

culturale e naturale mondiale del 1972, convergono due movimenti distinti: il primo incentrato sulla tutela dei siti culturali, l’altro sulla

salvaguardia della natura.

La salvaguardia del

patrimonio culturale e

naturale

Un episodio speciale ha scatenato la presa di coscienza della comunità internazionale: la decisione di costruire la diga di Assuan3 in Egitto con la conseguente inondazione della vallata nella quale sorgevano i templi di Abu Simbel4, tesori dell’antica civiltà egizia. Nel 1959, dopo

un appello dello stato egiziano e di quello sudanese, il patrimonio mondiale impostò un

programma internazionale di tutela. Vennero velocizzate le ricerche archeologiche nelle aree che sarebbero state inondate ma, soprattutto, i templi di Abu Simbel e di Philae furono smontati, trasportati su terreno asciutto e rimontati. La campagna costò circa ottanta milioni di dollari statunitesi; la metà della somma fu donata da una cinquantina di paesi attuando un’importante azione di solidarietà e di responsabilità condivisa per la tutela di beni culturali eccezionali. Questo

successo aprì la strada ad altre campagne di tutela, quali quella per salvare Venezia (Italia) e Moenjodaro (Pakistan), e restaurare Borobodur (Indonesia). La Convenzione relativa alla tutela del patrimonio culturale e naturale

mondiale, approvata dalla Conferenza generale

dell’UNESCO il 16 novembre 1972, prende inoltre in considerazione gli aspetti sia culturali che naturali del patrimonio e sottolinea così le interazioni tra gli esseri umani e la natura e la fondamentale importanza di mantenere un equilibrio tra i due.

I benefici

Il beneficio principale connesso alla ratifica della Convenzione per il

patrimonio mondiale è dato dall’appartenenza a una comunità internazionale che apprezza e tutela i beni di importanza universale, eccezionali e rappresentativi delle diversità culturali e delle ricchezze naturali. Gli Stati membri della Convenzione uniscono gli sforzi per tutelare il patrimonio

culturale e naturale mondiale ed esprimono così

l’impegno comune di salvaguardare la nostra eredità per le generazioni future. Il prestigio dato dall’essere Stato membro della Convenzione ed avere siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale è spesso catalizzante e

accresce la sensibilizzazione nei confronti della tutela del patrimonio. In particolare per i paesi in via di sviluppo, tra i principali vantaggi legati alla ratifica è l’accesso al Fondo per il patrimonio mondiale. Possono anche essere concessi aiuti di emergenza nell’eventualità di azioni urgenti necessarie per fronteggiare danni causati da disastri naturali o dovuti all’azione dell’uomo.

PATRIMONIO MINERARIO E LISTA DEL PATRIMONIO

MONDIALE DELL’UNESCO

(10)

X Oggi, il concetto di

Patrimonio mondiale è ben compreso, tanto che i siti iscritti nella Lista attirano la cooperazione internazionale e i progetti di tutela del patrimonio possono ricevere aiuti finanziari da numerose fonti diverse. Inoltre, i piani di gestione, richiesti all’atto dell’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale, rappresentano uno strumento utile per la definizione di misure adeguate per la

conservazione del sito, per ottimizzare l’impiego delle risorse umane e finanziarie disponibili e per le procedure di monitoraggio. Infine, l’iscrizione di un sito nella Lista del Patrimonio Mondiale comporta una maggiore sensibilizzazione del pubblico nei confronti del sito e dei suoi valori eccezionali, rafforzando anche le attività turistiche sul sito. Quando queste ultime sono

adeguatamente pianificate e organizzate nel rispetto dei principi del turismo

sostenibile, possono costituire una risorsa non indifferente per il sito e per l’economia locale.

La Convenzione definisce le diverse tipologie di sito, che sia culturale o naturale, da iscrivere nella Lista del Patrimonio Mondiale, stabilendo chiaramente i doveri degli Stati membri nell’individuazione dei siti e il loro ruolo nella salvaguardia e

conservazione degli stessi. Gli Stati vengono incoraggiati a integrare i programmi di tutela del patrimonio culturale e naturale negli strumenti di pianificazione, ad assicurare sufficiente personale ed idonei servizi all’interno dei siti, ad intraprendere ricerche scientifiche e tecniche per la conservazione. La

Convenzione stabilisce l’obbligo degli Stati di fornire regolarmente al Comitato per il patrimonio mondiale un rapporto sullo stato di conservazione dei siti iscritti. Incoraggia inoltre a

sensibilizzare il pubblico nei confronti dei siti del

patrimonio mondiale e a migliorare la loro protezione attraverso programmi di informazione e di

educazione. Stabilisce anche le modalità di gestione e di utilizzo del Fondo per il patrimonio mondiale e le condizioni per usufruire dell’assistenza finanziaria internazionale.

Nella Convenzione vengono definite le funzioni del Comitato per il patrimonio mondiale, le modalità di elezioni dei membri, la durata del mandato e l’elenco degli organi consultivi. Il Comitato si riunisce una volta l’anno ed è costituito da 21

rappresentanti degli Stati membri della Convenzione eletti dall’Assemblea

Generale per un mandato di un massimo di sei anni. È responsabile

dell’applicazione della Convenzione, stabilisce l’utilizzo del Fondo per il patrimonio mondiale e concede aiuti finanziari su richiesta degli Stati membri. È il Comitato a decidere

l'iscrizione di un sito sulla Lista del Patrimonio

Mondiale; può anche rimandare la propria decisione e richiedere allo Stato proponente di fornire maggiori informazioni. Il Comitato esamina i rapporti sullo stato di conservazione dei siti iscritti e chiede agli Stati membri di adottare specifiche misure quando un sito non è adeguatamente gestito. Decide anche

quando iscrivere o togliere un sito dalla Lista del Patrimonio Mondiale in pericolo ed infine può anche decidere la

cancellazione di un sito dalla Lista del Patrimonio

(11)

XI

La candidatura

I paesi firmatari della Convenzione possono proporre la candidatura di nuovi siti per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. A tal fine, ciascun paese deve preparare un “inventario” dei principali siti naturali e culturali che si trovano nel proprio territorio, la Lista Propositiva, che costituisce l’elenco dei beni che uno Stato membro intende iscrivere negli anni successivi.

All’atto della richiesta di iscrizione, lo Stato membro invia al Centro del

Patrimonio Mondiale il dossier di candidatura. Il Centro per il Patrimonio Mondiale è stato istituito nel 1992 dal direttore generale della United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) per assicurare la gestione giorno per giorno della Convenzione del Patrimonio Mondiale. Organizza le sessioni annuali del Patrimonio Mondiale e fornisce consulenza agli Stati nella preparazione delle

candidature dei siti per la Lista del Patrimonio Mondiale, organizza l'assistenza tecnica su richiesta e coordina la segnalazione della condizione dei siti e le

azioni di emergenza da intraprendere quando un sito è minacciato. È anche responsabile per

l'amministrazione del Fondo del Patrimonio Mondiale e per i partenariati di sviluppo per la

conservazione del

patrimonio mondiale. Altri compiti del Centro

comprendono

l'organizzazione di seminari tecnici e workshop di formazione,

l'aggiornamento della World Heritage List

(database e pagine web), lo sviluppo di materiali

didattici per aumentare la consapevolezza del concetto diPatrimonio Mondiale e per tenere il pubblico informato sui problemi del patrimonio mondiale. Esso collabora con altri gruppi di lavoro su questioni relative alla conservazione, sia all'interno UNESCO - in particolare la Divisione Beni Culturali nel settore per la Cultura e la Divisione di Scienze ecologiche nel settore Scienza - e con tre organi consultivi ICOMOS, IUCN, ICCROM e con altre organizzazioni

internazionali. L’IUCN - International Union for Conservation of Nature è stata fondata nel 1948 e riunisce 79 Stati, 112 agenzie governative, 760 ONG, 37 affiliati e circa 10.000 scienziati ed esperti

provenienti da 181 paesi in una collaborazione unica in tutto il mondo. La sua missione è quella di influenzare, incoraggiare e assistere le società di tutto il mondo per conservare l'integrità e la diversità della natura e per assicurare che qualsiasi utilizzo delle risorse naturali sia equo ed ecologicamente sostenibile. Nel quadro delle

convenzioni globali l’IUCN ha aiutato più di 75 paesi ad elaborare e attuare strategie nazionali di conservazione della biodiversità.6

(12)

XII L’IUCN ha circa 1000

dipendenti, la maggior parte dei quali si trovano nei suoi 42 uffici regionali e nazionali, mentre 100 lavorano nel suo quartier generale a Gland, in Svizzera. Un ruolo di

consulente importante è quello dell’ICME - Consiglio internazionale per metalli e l'ambiente (inglese), una organizzazione non governativa, fondata nel 1991,che promuove lo sviluppo e l’implementazione di politiche e di pratiche ambientali e sanitarie nel settore della produzione, dell'uso, del riciclo e dello smaltimento dei metalli non ferrosi e preziosi. Queste procedure sono state pubblicate dall’ICME come parte di una serie di

pubblicazioni che forniscono informazioni sulle questioni ambientali e relative alla salute. La produzione di pubblicazioni dell’ICME va dalle informazioni generali e tecniche su questi argomenti alle discussioni di questioni rilevanti per le politiche ambientali e / o relativi alla salute che colpiscono il

settore minerario e dei metalli. Si ritiene che gli argomenti esaminati siano motivo di preoccupazione non solo per l'industria, ma anche per altri soggetti, tra cui i responsabili politici, le autorità di

regolamentazione, gli educatori e il pubblico in generale.5

(13)

XIII

O

ltre alle pubblicazioni, l’ICME ha un vasto

programma di informazione che comprende un sito web e una newsletter trimestrale con una distribuzione in tutto il mondo. Le Linee Guida forniscono tutte le

indicazioni per la redazione del dossier, che deve essere esauriente e contenere tutta la documentazione e la cartografia necessarie. Il Centro effettua una prima verifica in merito alla completezza della documentazione ricevuta, richiedendo eventuali integrazioni. Se la documentazione inviata soddisfa i requisiti di completezza nei termini stabiliti, viene inoltrata agli Organi consultivi per la valutazione. La decisione finale sulla iscrizione spetta al Comitato del Patrimonio Mondiale. Il Comitato si riunisce una volta l’anno per decidere quali siti verranno iscritti nella Lista del patrimonio mondiale. Può anche decidere di rimandare la decisione, richiedendo ulteriori informazioni, oppure

rifiutare l’iscrizione. A partire dall’anno 2002 il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di porre una

restrizione all’iscrizione di nuovi siti, limitando le richieste ammissibili ad una sola candidatura per ogni Stato, entro il tetto

massimo complessivo di 30 siti da esaminare (oltre ai siti rinviati dagli anni

precedenti), sulla base di priorità che premiano gli Stati meno rappresentati nella Lista. A partire dal 2004, il limite per ogni paese è stato elevato a due candidature, di cui almeno una relativa a beni naturali, mentre il tetto massimo da esaminare è stato portato a 45 siti, compresi i siti rinviati dagli anni precedenti.

Perché un sito sia iscritto nella Lista del patrimonio mondiale, deve presentare un eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di selezione illustrati nelle Linee Guida per

l’applicazione della

Convenzione del patrimonio mondiale. I criteri sono regolarmente aggiornati dal Comitato in modo da riflettere l’evoluzione del concetto stesso di Patrimonio Mondiale. Fino alla fine del 2004, i siti del Patrimonio Mondiale venivano scelti sulla base di sei criteri culturali e di quattro criteri naturali. Con l’adozione dell’ultima versione delle Linee Guida i criteri sono stati accorpati in un unico elenco, valido per i beni culturali e naturali, distinto in dieci punti.

I criteri di selezione sono: 1. rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo

2. mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco

temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, della tecnologia, delle arti monumentali, della

pianificazione urbana e del disegno del paesaggio; 3. essere testimonianza

unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa; 4. costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un

paesaggio, che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana;

5. essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture), o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è

divenuto vulnerabile per effetto di trasformazioni irreversibili;

6. essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie, dotate di un significato universale eccezionale. (Il Comitato reputa che questo criterio dovrebbe essere utilizzato in associazione con altri criteri).

(14)

XIV 7. presentare fenomeni

naturali eccezionali o aree di eccezionale bellezza naturale o importanza estetica;

8. costituire una

testimonianza straordinaria dei principali periodi

dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche significative;

9. costituire esempi

rappresentativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti vegetali e animali terrestri, di acqua dolce, costieri e marini;

10. presentare gli habitat naturali più importanti e più significativi, adatti per la conservazione in situ della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate di

eccezionale valore universale dal punto di vista della

scienza o della conservazione. Perché un bene sia

considerato di eccezionale valore universale, deve anche soddisfare le condizioni di integrità e/o autenticità così come definite nelle Linee Guida e deve essere dotato di un adeguato sistema di tutela e di gestione che ne garantisca la salvaguardia. I criteri culturali di selezione applicati in queste schede sono:

(i) rappresentare un

capolavoro del genio creativo dell’uomo;

(ii) mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, della tecnologia, delle arti monumentali, della

pianificazione urbana e del disegno del paesaggio; (iii) essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa; (iv) costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme

architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana;

(v) essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture), o

dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è divenuto vulnerabile per effetto di trasformazioni irreversibili; (vi) essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie, dotate di un significato universale eccezionale. (Il Comitato reputa che questo criterio dovrebbe essere utilizzato in associazione con altri criteri).

(15)

XV

Protezione e gestione

La protezione e la gestione dei beni del patrimonio mondiale devono assicurare che l’eccezionale valore universale, le condizioni di integrità e/o di autenticità presenti al momento dell’iscrizione vengano mantenuti o migliorati. Tutti i beni iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale devono essere protetti, nel lungo termine, da adeguate norme, regolamenti, misure istituzionali e/o tradizionali per la conservazione e la gestione, in modo da garantirne la salvaguardia. Le norme e i regolamenti a livello nazionale e locale devono essere tali da

garantire la sopravvivenza del bene e tutelarlo nei confronti dello sviluppo e dei

cambiamenti che potrebbero diminuire l’eccezionale valore universale, l’integrità o

l’autenticità del bene. Gli Stati membri devono anche

assicurare la piena ed effettiva attuazione di tali misure. Gli strumenti di tutela includono una opportuna perimetrazione del sito. Il perimetro deve essere stabilito, all’atto della richiesta di iscrizione, in modo da assicurare la piena espressione dei valori del sito e può coincidere con una o più aree protette esistenti o proposte, quali parchi nazionali o riserve naturali, riserve di biosfera oppure beni culturali, centri storici e paesaggi salvaguardati da specifiche norme. Ai fini di una efficace tutela del sito, va prevista anche una “zona

tampone” adeguatamente protetta, che può

comprendere l’ambiente in cui è collocato il bene candidato per l’iscrizione, paesaggi rilevanti e altre aree funzionalmente importanti di supporto al sito ed alla sua tutela.

Un documento che spieghi chiaramente le modalità di protezione va allegato alla proposta di iscrizione dei siti (Piano di gestione).

I siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale sono sottoposti da parte del Centro del Patrimonio ad un costante monitoraggio, che ha l’obiettivo di verificare la conservazione nel tempo dei valori universali eccezionali per i quali essi hanno ottenuto l’iscrizione.

All’interno delle Linee Guida sono previste tre modalità di verifica dello stato di

conservazione e gestione dei siti:

1. il Rapporto periodico, che deve essere redatto ogni sei anni per tutti i siti iscritti; 2. il Monitoraggio reattivo, che viene effettuato di volta in volta nel caso di siti

interessati da particolari situazioni di rischio;

3. la Lista del Patrimonio in pericolo, in cui vengono iscritti i siti soggetti a gravi e puntuali pericoli che possono causarne la perdita o il grave danneggiamento.

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha un lungo coinvolgimento con le questioni relative al settore minerario e ai siti minerari già

inclusi o candidati ad essere inseriti nel Patrimonio

dell'Umanità. Una serie di elementi di conflittualità ben pubblicizzati e controversi tra siti minerari e siti inclusi nel Patrimonio Mondiale in luoghi come Yellowstone (USA), Doñana (Spagna) e Kakadu (Australia), ha imposto la necessità di affrontare i problemi di coesistenza e di fornire una guida. Nella sua 23a sessione a Marrakech nel 1999, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha discusso le minacce, concrete o potenziali, costituite dalle attività di estrazione nei siti dichiarati Patrimonio dell'Umanità. Al tempo stesso, però, è stato riconosciuto che la povertà delle comunità locali

potrebbe comportare impatti significativi sui siti del

patrimonio mondiale e che un modo di conciliare riduzione della povertà e esigenze della conservazione andrebbe perseguito attraverso piani di sviluppo sostenibile messi a punto con il concorso delle comunità locali, al fine di bilanciare la necessità di conservare i valori riconosciuti nei siti del Patrimonio Mondiale e le esigenze socio-economiche delle popolazioni locali. Per contribuire a guidare il futuro processo decisionale, si è convenuto che un approccio adeguato sarebbe quello di organizzare seminari con l'obiettivo di sviluppare i principi generali per

l’inserimento dei siti minerari nella World Heritage sulla base dell’analisi di una serie di casi di studio.

(16)

XVI Il Workshop sul patrimonio

mondiale e sui siti minerari, organizzato dalla World Conservation Union (IUCN) e dal Consiglio

internazionale dei metalli e dell'ambiente (ICME), in collaborazione con il Centro del Patrimonio Mondiale, si è svolto nel settembre 2000 a Gland, in Svizzera. Al Workshop hanno preso parte

rappresentanti di agenzie delle Nazioni Unite (UNEP e UN / DESA), il Centro del patrimonio mondiale

dell'UNESCO, diversi istituti che lavorano nel campo della conservazione (ICOMOS, IUCN / WCPA), dirigenti dei settori minerari, i gestori dei siti inclusi nel patrimonio mondiale e le agenzie delle aree protette. Sei diversi casi di studio, scelti in America Latina, Africa, Asia, Europa e nel Pacifico, sono stati riconsiderati per trarre insegnamenti dalle

esperienze compiute e per sviluppare principi guida e raccomandazioni. L'esame dei casi di studio è stato utile perché ha dimostrato che le istanze di

conservazione delle miniere e di sostentamento

economico delle comunità possono conciliarsi con risultati reciprocamente vantaggiosi in una serie di circostanze diverse, per esempio consentendo attività estrattive di dimensioni controllate in prossimità dei siti inclusi nel Patrimonio Mondiale. I casi di studio hanno inoltre

evidenziato i seguenti punti chiave:

• dove non c'è dialogo, non c'è progresso; • un terreno comune si

trova dove c'è la volontà delle parti di cercarlo; • i benefici possono interessare tutte le parti una volta trovato un terreno comune di azione;

• essenziali sono la condivisione di

informazioni, una fiducia reciproca costruire e la buona volontà nel continuare a dialogare. Il workshop ha convenuto sull'importanza del dialogo e della consultazione tra le principali parti interessate. I partecipanti hanno riconosciuto l'importante contributo che l'industria mineraria potrebbe svolgere in relazione alla

conservazione dei valori del patrimonio mondiale: in particolare, potrebbe sostenere la

conservazione, contribuire alla

comprensione scientifica degli ecosistemi, portare benefici economici e sociali, contribuire ad alleviare la povertà e aiutare l'ecoturismo. I partecipanti hanno inoltre convenuto che le

opportunità per la cooperazione e il

partenariato tra l'industria mineraria e le agenzie delle aree protette dovrebbero essere fortemente incoraggiate.

Il Workshop potrebbe essere visto come parte di un processo più lungo di collaborazione che potrebbe fornire un risultato sostanziale nei prossimi decenni.

Nonostante divergenze di opinioni su alcune

questioni (in particolare la perpetuazione di attività estrattive all'interno dei siti del Patrimonio Universale ), è importante sottolineare che il Workshop ha

concordato una serie di 10 principi che dovrebbero regolare il rapporto tra miniere e interessi del Patrimonio dell'Umanità. Inoltre è stata stilata una serie di raccomandazioni indirizzate a tre parti: il Comitato del Patrimonio Mondiale e gli Stati membri; le agenzie di gestione del patrimonio e l'industria mineraria. Una raccomandazione

fondamentale del

Workshop è stato quella di creare un gruppo di lavoro congiunto sul Patrimonio dell'Umanità e le Miniere. Nella sua 24a sessione a Cairns, in Australia, nel novembre 2000, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha pienamente accolto le conclusioni e le raccomandazioni del Workshop di Gland e ha deciso di insediare tale gruppo di lavoro.

(17)

XVII Da questi incontri emergeva

tuttavia la permanenza di una divergenza di opinioni sulla possibilità di continuare e di ampliare le operazioni estrattive e le attività di

esplorazione all'interno dei siti del Patrimonio Mondiale esistenti. Il Workshop ha convenuto che le posizioni di IUCN, ICOMOS, UNESCO e operatori del settore

dovrebbero essere assunte in relazione a questa materia. La posizione dell’IUCN è che il patrimonio naturale e i siti misti siano siti di eccezionale valore universale, identificati per le loro caratteristiche uniche e secondo criteri che prevedono rigorose condizioni di integrità definite ai sensi degli orientamenti operativi del Patrimonio Mondiale. Tali aree (128 siti naturali e 22 siti misti) coprono meno dell'1% della superficie terrestre e rappresentano un impegno per le generazioni future al fine di garantire che alcune zone della terra siano lasciate allo stato naturale in

riconoscimento dei loro eccezionali valori naturali. Questo è affermato nell'articolo 4 della

Convenzione del Patrimonio Mondiale, in cui si dichiara che: "Ogni Stato aderente alla Convenzione riconosce il dovere di assicurare

l'identificazione, la protezione, la conservazione, la

presentazione e la

trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di cui al (la

convenzione) ". L'articolo 6 (1) della

Convenzione afferma anche che: "Pur rispettando

pienamente la sovranità degli Stati, gli stati membri

riconoscono che tale patrimonio rappresenta un patrimonio mondiale alla cui protezione è dovere della comunità internazionale nel suo complesso collaborare". Pertanto l’IUCN ritiene che l'esplorazione e l'estrazione di risorse minerarie e attività correlate siano incompatibili con i valori per i quali siti del Patrimonio Mondiale sono stati istituiti e gestiti, e in linea di principio non dovrebbero essere ammessi.

La posizione dell’ICOMOS è che i siti del patrimonio culturale mondiale ( in

particolare i paesaggi culturali) e i siti misti (iscritti cioè

secondo i due criteri culturale e naturale) siano per

definizione di straordinario valore, contenendo

manifestazioni materiali e immateriali del patrimonio culturale umano di significato globale, e che quindi sia indispensabile proteggere e preservare l'integrità di questi siti per il bene di tutta

l'umanità. Per queste ragioni, l’ICOMOS considera che l'esplorazione e lo

sfruttamento delle miniere al’'interno dei siti del

Patrimonio Mondiale possa compromettere i valori per i quali sono stati iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale. La posizione dell’UNESCO è quella di sottolineare i principi fondamentali della

Convenzione per proteggere e conservare i siti di

eccezionale valore universale. Indicazioni sul processo di conservazione è sono fornite

dalle linee guida operative per l'attuazione della

Convenzione del Patrimonio Mondiale. Di conseguenza, l'UNESCO ritiene che sia essenziale mantenere

l'integrità dei siti della lista del patrimonio mondiale e

garantire così che i valori per cui sono stati iscritti siano mantenuti.

Dal punto di vista degli operatori del settore, si registra una crescente convinzione che gli obiettivi della conservazione non possano prescindere dallo sviluppo economico. Una attività mineraria responsabile può contribuire alla

conservazione e a più ampi obiettivi di sviluppo

sostenibile, con la riduzione della povertà. Si riconosce inoltre che le attività di esplorazione e di estrazione non debbano mettere a rischio le caratteristiche e i valori che costituiscono la base del riconoscimento di una zona come sito del Patrimonio dell'Umanità. Tuttavia, si ritiene che,

cambiando le tecnologie e le priorità della società, debba essere salvaguardata la possibilità di riconsiderazione dei limiti d’azione esistenti.

(18)

XVIII I 10 principi stabiliti dal

Workshop che dovrebbero essere alla base del rapporto tra interessi delle imprese minerarie e patrimonio mondiale, sono i seguenti:

Tutela dell’integrità del Patrimonio: tutte le parti dovrebbero impegnarsi per il mantenimento dei valori del patrimonio mondiale e

dell'integrità dei siti interessati. Massimizzare i benefici e minimizzare gli impatti negativi: le attività minerarie dovrebbero essere progettate per

massimizzare i benefici

economici, sociali e ambientali e ridurre al minimo le

conseguenze negative o gli effetti collaterali all'interno o al di fuori dei confini nazionali e dovrebbero perseguire un’equa ripartizione dei benefici. Le attività associate con l'istituzione e la gestione dei siti del

Patrimonio Mondiale dovrebbero mirare a

massimizzare i benefici sociali e ecologici e ridurre al minimo gli impatti ambientali e sociali negativi.

Il rispetto per i diversi sistemi di valori: è importante che gli interessi commerciali rispettino i sistemi di valori di

conservazione e gli interessi del patrimonio mondiale e

viceversa, e che entrambe le parti rispettino i valori strutturali degli intrecci culturali (come quelli delle popolazioni indigene e di altre comunità tradizionali) . Apertura: le relazioni tra i settori dovrebbero essere basate sulla

trasparenza, fiducia, tempestività e onestà e

dovrebbero includere l’impegno a segnalare tempestivamente le proposte di nuove candidature, nonché le operazioni di

estrazione.

Inclusività: Tutte le parti interessate, locali, nazionali e internazionali, dovrebbero essere consultate e coinvolte fin dall’inizio nei piani per le

operazioni di estrazione e in eventuali piani per la

candidatura dei siti alla lista del Patrimonio Mondiale;

partnership dovrebbero essere costruite a vari livelli per

mantenere un coinvolgimento continuo. Considerazione globale: tutti gli aspetti delle attività minerarie,

dall'esplorazione preliminare alla chiusura, devono essere coperti da questi principi.

Migliori pratiche: per tutte le attività è fondamentale l'utilizzo e la condivisione delle migliori pratiche in materia di scienza e tecnologia, gestione flessibile, cooperazione transfrontaliera, valutazione dei benefici sociali, consultazione delle parti interessate, Revisione

indipendente: tutte le attività che coinvolgono i legami tra le parti dovrebbero essere suscettibili di revisioni indipendenti e di

relazioni sulle prestazioni senza condizionamenti o favoritismi.

(19)

XIX L'incontro ha proposto le

seguenti raccomandazioni ai vari attori chiave:

• Liste sperimentali di potenziali siti del Patrimonio Mondiale dovrebbero essere notificate a tutte le parti interessate per favorire la raccolta di opinioni e informazioni.

• Un flusso efficace di informazioni deve essere assicurato tra Centro per il Patrimonio Mondiale, IUCN e ICOMOS per quanto riguarda le attività legate ai siti minerari. • Per quanto riguarda la valutazione di nuove iscrizioni, gli Organi consultivi dovrebbero chiedere gli Stati contraenti la conferma che tutte le parti interessate, compresa l'industria mineraria, sono state

consultate.

• Dato che il patrimonio mondiale focalizza spesso l’attenzione sulle questioni dei siti minerari, c’è la necessità di proteggere il processo di

nomina nel Patrimonio Mondiale e lo stato di conservazione delle valutazioni.

• Se una miniera è in funzione nei pressi di un sito del

patrimonio mondiale, le strutture dovrebbero essere progettate, gestite e chiuse in

considerazione dei valori del patrimonio mondiale e si dovrebbero contribuire alla conservazione di tali valori. • Sono necessari programmi di educazione e di

sensibilizzazione affinché le comunità locali capiscano l’importanza e il valore dei siti del Patrimonio Mondiale e

possano trarre benefici dalla presenza di tali aree.

Enti di gestione del

patrimonio mondiale

Dovrebbero:

• chiarire e comunicare i ruoli e le responsabilità in materia di siti del Patrimonio Mondiale

• mettere in atto programmi di monitoraggio, nonché piani per fronteggiare le emergenze, tutti con indicatori efficaci, per

garantire che l’integrità dei valori del

patrimonio mondiale non sia minacciata dall’attività mineraria, agricola, turistica o da altre attività e da eventuali incidenti • adoperarsi per collegare i piani delle aree protette pianificazione con la più ampia pianificazione del territorio regionale, in modo che le aree protette siano viste come un elemento integrante della loro regione

• aumentare la consapevolezza circa l'attività mineraria e far capire che le compagnie minerarie potrebbero essere le principali parti interessate

• stabilire meccanismi di

comunicazione con tutte le parti interessate

• collaborare con le compagnie minerarie per integrare la loro gestione ambientale e i programmi di sviluppo delle comunità all’interno degli obiettivi generali di gestione dei siti del patrimonio mondiale.

(20)

XX

Industria mineraria

L'industria mineraria ha la possibilità di apportare contributi significativi nel modo seguente:

a) Per quanto riguarda la Protezione / Conservazione del Patrimonio Mondiale, può: • procedere alla valutazione della unicità della biodiversità, favorire una maggiore

comprensione scientifica degli ecosistemi e contribuire alla conservazione della flora e della fauna messe a rischio da attività di esplorazione,

estrazione e trasformazione • sostenere la ricerca per ampliare le conoscenze scientifiche e sviluppare

migliori tecnologie per la tutela dell’ambiente, e promuovere il trasferimento internazionale di tecnologie che possano mitigare gli effetti negativi sull’ambiente

• incoraggiare lo sviluppo dell'ecoturismo

• contribuire alla capacità di governare e gestire il

Patrimonio dell'Umanità gestione e sostenere i programmi di gestione

• contribuire alla promozione della Convenzione del

Patrimonio Mondiale e dei siti incoraggiando una maggiore coscienza costruttiva

b) in materia di gestione e protezione ambientale, può: • incoraggiare tutti coloro che sono coinvolti nel settore minerario a capire meglio la gestione degli ecosistemi e ad adottare questi principi

• lavorare con i governi e con le altre parti interessate allo sviluppo di norme ambientali, sonore e economiche eque e

alla trasparenza delle

procedure decisionali, in base a criteri affidabili e prevedibili • rispettare tutte le leggi e regolamenti ambientali e, in giurisdizioni in cui sono assenti o insufficienti, applicare tecnologie

economicamente efficaci e pratiche di gestione per garantire la protezione

dell’ambiente e dei lavoratori e il benessere della comunità • effettuare valutazioni di impatto ambientale delle esplorazioni, dello sviluppo delle infrastrutture di

estrazione o di

trasformazione, compresi gli effetti secondari, e pianificare e dirigere la progettazione dello sviluppo, delle

operazioni, del risanamento e della chiusura di qualsiasi impianto in modo da ottimizza lo sfruttamento economico delle risorse mentre vengono ridotti a livelli accettabili gli impatti negativi sull’ambiente e sulle comunità

• mettere a punto strategie di controllo dei rischi e pratiche migliori che tengano conto delle culture locali e delle circostanze economiche e ambientali nella progettazione, costruzione, esercizio e

disattivazione delle miniere, senza trascurare la gestione dello smaltimento dei materiali pericolosi e dei rifiuti

• garantire che le risorse finanziarie siano adeguate o che siano in atto strumenti come le fideiussioni per far fronte alle esigenze dei piani di risanamento e di chiusura • attuare sistemi di gestione efficaci, condurre revisioni periodiche e agire sui risultati

• sviluppare, mantenere e testare piani di emergenza e procedure di risposta in collaborazione con il fornitore dei servizi di emergenza, con le autorità competenti e con le autorità locali per affrontare in modo adeguato qualsiasi emergenza

• incoraggiare i governi a istituire meccanismi di comunicazione che

promuovano il dialogo tra le comunità locali e le altre organizzazioni interessate, facilitare la fornitura di

consulenze di esperti e di altri servizi in una pianificazione regolare e / o nella capacità di sorveglianza e di stabilire processi efficaci per la risoluzione dei conflitti c) Per quanto riguarda lo sviluppo della comunità può: • valutare gli impatti sociali, culturali, ambientali ed economici delle attività proposte e impegnarsi con le comunità locali e le altre organizzazioni interessate nella progettazione di strategie di sviluppo

condivise, compresa quella per la chiusura delle miniere • contribuire e partecipare allo sviluppo sociale, economico e istituzionale delle comunità, e incoraggiare l'istituzione di attività economiche sostenibili a livello locale e regionale • in cooperazione con le agenzie internazionali, con gruppi di interesse pubblico e con i governi nazionali,

contribuire allo sviluppo della capacità di governo locale e di piani per affrontare gli impatti secondari creati dall’attività mineraria.

(21)

XXI • mitigare, per quanto possibile,

gli effetti negativi sulle comunità di attività connesse alla

esplorazione, estrazione e chiusura di miniere e di impianti di trasformazione

• fornire risorse adeguate e formare le capacità necessarie a far sì che i dipendenti di tutti i livelli siano in grado di

adempiere alle proprie responsabilità riguardo all’ambiente e alla comunità • sviluppare indicatori di monitoraggio dello sviluppo sostenibile in ogni sito

• rispettare l'autorità dei governi nazionali e regionali, tenendo conto dei loro obiettivi di sviluppo e sostenere la condivisione dei benefici economici generati dalle operazioni

Concessione di licenze

esplorative

Infine, in merito alla concessione delle licenze di esplorazione, l'industria mineraria dovrebbe lavorare con le parti interessate per fare chiarezza, definendo i processi decisionali, i ruoli e le responsabilità. Si prevede che il rilascio delle autorizzazioni dovrebbe poggiare su adeguati meccanismi di approvazione basati su un chiaro processo decisionale stabilito in

precedenza.

Il workshop si è concluso con l’auspicio che sia costituito un gruppo di lavoro sul patrimonio mondiale e sui siti minerari, per portare avanti il lavoro in questo importante settore.

(22)

XXII

La Convenzione del

Patrimonio Mondiale e

i paesaggi

La Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale e naturale è stata adottata dalla Conferenza generale dell'UNESCO nel 1972, con l'obiettivo di garantire alle future

generazioni l’identificazione, la protezione, la

conservazione, la presentazione e la

trasmissione del patrimonio culturale e naturale di "eccezionale valore universale".

La convenzione è

amministrata dal Comitato del Patrimonio mondiale,

composto da rappresentanti dei 21 paesi assistiti dal Segretariato dell'UNESCO, e ha sede a Parigi. Il Comitato si riunisce ogni anno e si avvale della consulenza di tre assemblee di esperti tecnici e di due organizzazioni non governative, dell’ IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), dell’ICOMOS (Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti) e dell’ICCROM (Centro Internazionale di Studi per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali). La convenzione nel dicembre 2008 era stata ratificata da 185 paesi. Dei 878 beni di 145 paesi iscritti nel 2008 nella Lista del Patrimonio Mondiale, 174 vi erano stati inseriti secondo criteri naturali, 679 secondo criteri culturali e 25 secondo criteri misti (cioè per valori naturali e culturali) e 63 figuravano

come paesaggi culturali. Molti sono in realtà beni

paesaggistici e avrebbe potuto essere notificati come paesaggi culturali.

Le linee guida operative per l'attuazione della

Convenzione del Patrimonio Mondiale (2005) forniscono una sintesi della definizione, dei criteri di selezione e dei requisiti di valore per la tutela dei paesaggi culturali.

I paesaggi culturali

secondo la

Convenzione del

Patrimonio Mondiale

Nel 1992 la Convenzione del patrimonio mondiale è diventata il primo strumento giuridico internazionale per riconoscere e proteggere i paesaggi culturali. Nel corso della XVI sessione (Santa Fe, Stati Uniti d'America, 1992), il Comitato ha adottato le linee guida per il loro inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale.

Il Comitato ha convenuto che i paesaggi culturali siano le "opere combinate dell'uomo e della natura" secondo la definizione dell'articolo 1 della Convenzione.

Il termine "paesaggio culturale" abbraccia quindi una grande varietà di manifestazioni della

interazione tra l'uomo e il suo ambiente naturale. I paesaggi culturali spesso riflettono specifiche tecniche di utilizzo sostenibile del territorio, che hanno tenuto conto delle caratteristiche e dei limiti dell'ambiente naturale e di una relazione spirituale

specifica con la natura. può contribuire Le moderne

tecniche di uso sostenibile del territorio possono contribuire alla protezione dei paesaggi culturali e a mantenere o aumentare i valori naturali del paesaggio. La persistenza di forme tradizionali di uso del territorio sostiene la diversità biologica in molte parti del mondo. La tutela dei

paesaggi culturali tradizionali è quindi utile per il

mantenimento della diversità biologica.

I paesaggi culturali

dovrebbero essere selezionati sulla base del loro valore universale eccezionale e della loro rappresentatività in termini di regioni geo-culturali chiaramente definite, ma anche in virtù della loro capacità di illustrare gli elementi culturali essenziali e distintivi di tali regioni.

(23)

XXIII Dal 1992 al 2009 sono stati

iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale 66 paesaggi culturali. Questi siti, e le categorie in cui compaiono sono descritte nell'appendice 3. Cinque dei paesaggi culturali del patrimonio mondiale sono stati anche registrati sulla base di criteri naturali e quindi sono classificate tra quelli "misti" naturali e culturali.

Nel 1994 la Strategia Globale del Comitato del Patrimonio Mondiale ha sollecitato studi tematici al fine di ottenere una Lista del Patrimonio Mondiale più rappresentativa. Il Comitato ha riconosciuto che c'è stata una predominanza di

monumenti di architettura europea rappresentativi del patrimonio cristiano e una carenza di siti in Africa, Asia e nel Pacifico. Ha inoltre

convenuto che le culture

tradizionali con il loro profondo, complesso e vario legame con l'ambiente, erano scarsamente rappresentate.

(24)

XXIV ICOMOS – International

Council of Monuments and Sites

MMSD – Mining Minerals and Sustainable

Development project

UN/DESA – United Nations Department for Economic and Social Affairs

UNEP – United Nations Environment Programme

UNEP–WCMC – United Nations Environment Programme - World Conservation Monitoring Centre UNESCO – United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization

WCPA – World Commission on Protected Areas

WPC – World Parks Congress

TICCIH International Committee for the

Conservation of the Industrial Heritage

NGO Non-governmental organization

UNEP United Nations Environment Programme

UNEP-WCMC World Conservation Monitoring Centre (UNEP)

UNESCO United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization DoCoMoMo International Committee for the

Documentation and

Conservation of Monuments and Sites of the Modern Movement

ICCROM International Centre for the Study of the

Preservation and Restoration of Cultural Property

IFLA International Federation of Landscape Architects

IUCN International Union for Conservation of Nature and Natural Resources

(25)

XXV

CAPITOLO 1

LE SCHEDATURE DEI SITI

EX-MINERARI ISCRITTI NEL

PATRIMONIO

MONDIALE

(26)

XXVI

Polonia

Data d'iscrizione: 1978 Criteri: (IV) estensione: 2008,2013

anno di minore modifica iscritto: 2008

Proprietà: 1,105 ha , Zona Buffer o zona cuscinetto: 581 ha

Il deposito di salgemma di

Wieliczka e Bochnia è stato estratto dal XIII secolo. Questa grande impresa industriale ha lo status di reale ed è la più antica del suo genere in Europa. Il sito è una proprietà di serie composta dalle miniere di sale di Wieliczka e Bochnia. Queste saline illustrano le fasi storiche dello sviluppo delle tecniche di estrazione in Europa dal XIII al XX secolo: entrambe le miniere hanno centinaia di chilometri di gallerie con opere d’arte, cappelle sotterranee e

statue, scolpite nel sale, che configurano un pellegrinaggio affascinante nel passato. Le miniere sono state

amministrativamente e

tecnicamente gestito dal Castello di Wieliczka Saline, che risale al periodo medievale ed è stato ricostruito più volte nel corso della sua storia.

Le miniere di sale di Wieliczka e Bochnia si trovano sullo stesso deposito geologico di salgemma nel sud della Polonia. Situate vicine l’una all’altra, sono state

lavorate in parallelo e con

continuità dal XIII secolo fino alla fine del XX secolo, rappresentano una delle prime e più importanti operazioni industriali europee.

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