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Verbali del Consiglio di Amministrazione 09 Marzo 2010

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(1)

Il paradiso delle piccole cose.

Paolo e Maria Debenedetti si raccontano

Emanuele Bruzzone

L’amico di lunga data Paolo Debenedetti (d’ora in avanti PdB),

biblista e direttore di prestigiose collane editoriali, “storico”

compo-nente del Comitato Scientifico del nostro Istituto nonché Presidente

della Società di Studi Astesi, in tante occasioni pubbliche di

presen-tazione di libri ha sempre affermato, con una battuta-metafora da

grande conoscitore del mondo editoriale e delle idee, che il libro che

preferisce è quello che «se cade su un piede non fa male».

Intendendo implicitamente che il peso culturale di ciò che contiene

spesso è inversamente proporzionale alla sua voluminosità.

L’agile e bel testo di Mariani Cerati e Rigazzi1

, esperti di

que-stioni bibliche e redattori della rivista di dialogo interreligioso

«Qol» di Reggio Emilia, sorta per impulso del teologo e biblista

Brunello Salvarani, amico di PdB, possiede invece la dimensione

giusta sotto più profili.

A cominciare dal titolo nel quale compaiono “piccole cose”, di

ottimo gusto ovvero pregne di vita intensa e spesa bene che

intes-sono la quotidianità di Paolo e Maria: per entrambi, esse hanno

rap-presentato e tuttora significano la costruzione, certo mai priva di

fatica, di un Giardino appunto “paradisiaco” dove le linee del “qui

e adesso” e insieme dell’ “oltre” si ricompongono di continuo. Nel

giardino occorre concentrarsi, individuandola, sulla fonte d’acqua

cui restituire limpidezza per farla scorrere irrigando: ecco il

mestie-re di Paolo, biblista da sempmestie-re alle pmestie-rese con la Parola della

Scrit-tura che si fa evento.

Ma anche la vocazione di Maria, psicopedagogista che si sforza

di accostare il pozzo della profondità delle psicologie individuali,

anche qui depurando, per attingervi il meglio da impastare con i

materiali delle situazioni di ognuno, mirando al permanente

obiet-tivo di una formazione liberante.

Una seconda dimensione che traspare, questa volta dal

sottotito-lo, sta in quel verbo “si raccontano”: gli Autori, ben lungi dall’agire

1P. Mariani Cerati, L. Rigazzi, Il paradiso delle piccole cose. Paolo e Maria

Debenedetti si raccontano. Prefazione di Umberto Eco, Reggio Emilia,

Impri-matur editore, 2014, pp. 143.

(2)

come meri intervistatori che registrano, per quanto in

atteggiamen-to simpatetico, le “satteggiamen-torie di vita” di PdB e della sorella, li stimolano

alla narrazione con interventi brevi che rivelano la loro lunga

fre-quentazione e amicizia con entrambi. Far domande e narrazione del

resto sono due simmetriche chiavi di volta poste alla base del

disve-larsi/nascondersi presente nei rapporti tra Dio e uomo e tra uomini e

donne del suo popolo. Mariani Cerati e Rigazzi hanno ben appreso

questa persistente lezione di Paolo e, per così dire, la travasano

come metodo e abilità ermeneutica nel loro lavoro di restituzione al

lettore delle molteplici sfaccettature culturali, intellettuali e

religio-se dell’attività passata e prereligio-sente dei nostri due concittadini.

Proiettati per decenni da Asti verso Milano, ma sempre ritornanti

alle loro radici per costruire anche qui “giardini” di opportunità di

stimolo culturale e divulgazione. Si pensi, per fare un esempio, alla

fondazione del tuttora funzionante Cepros, luogo di riflessione sulle

politiche sociali e formative, di approfondimento biblico e di

ap-prendimento dell’ebraico.

Su questo aspetto di volontà di divulgazione documentata e

aperta si sofferma, tra l’altro, il capitolo “Una vita al servizio

del-l’educazione”, dedicato al raccontarsi di Maria: pregio non

indiffe-rente del libro il poter disporre finalmente della conoscenza del

ricco percorso personale e professionale a tutto tondo di colei che

molti astigiani hanno conosciuto soltanto come amministratore

pubblico, coordinatrice di corsi di aggiornamento o, in senso

limi-tativo, “sorella di Paolo”.

Di quel Paolo più famoso, sodale e amico di personaggi

impor-tanti e colleghi di lavoro illustri: da Carlo Maria Martini a Giorgio

Bocca, da Valentino Bompiani e Livio Garzanti a Umberto Eco.

A proposito di quest’ultimo, traggo, per concludere, dalla sua

Prefazione – in realtà una filastrocca scherzosa in dieci strofe a

versi ottonari – una immagine ben rispondente all’identità di Rabbi

Paolo: «PDB a noi insegna / il segreto nom di Dio; / ah sapessi anco

pur io / tanto ebraico quanto lui! / Quando legge le Scritture / noi

ci vien lo stranguglione, / ché cotanta erudizione / a noi dona il mal

di mar».

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