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Margaret Atwood tra distopia e femminismo: una lettura di The Handmaid's Tale

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Academic year: 2021

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DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN LETTERATURE E FILOLOGIE

EUROAMERICANE

TESI DI LAUREA

Margaret Atwood tra distopia e femminismo:

una lettura di The Handmaid’s Tale

CANDIDATA

RELATRICE

Ilaria Adobbato

Chiar.ma Prof.ssa Laura Giovannelli

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN LETTERATURE E FILOLOGIE

EUROAMERICANE

TESI DI LAUREA

Margaret Atwood tra distopia e femminismo:

una lettura di The Handmaid’s Tale

CANDIDATA

RELATRICE

Ilaria Adobbato

Chiar.ma Prof.ssa Laura Giovannelli

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN LETTERATURE E FILOLOGIE

EUROAMERICANE

TESI DI LAUREA

Margaret Atwood tra distopia e femminismo:

una lettura di The Handmaid’s Tale

CANDIDATA

RELATRICE

Ilaria Adobbato

Chiar.ma Prof.ssa Laura Giovannelli

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INDICE

PREMESSA ... 1 CAPITOLO PRIMO IL CONTESTO CANADESE... 4 1. Considerazioni introduttive ... 4 2. Cenni storici ... 6 3. Lo scenario letterario ... 8 CAPITOLO SECONDO MARGARET ATWOOD... 17 1. Un quadro preliminare ... 17

2. Iter biografico e percorsi letterari... 20

CAPITOLO TERZO MARGARET ATWOOD E L’ORIENTAMENTO FEMMINISTA ... 42

1. Il femminismo in Canada... 42

2. “Am I a Bad Feminist?”: la posizione antidogmatica della Atwood ... 50

3. Elementi “femministi” nelle opere atwoodiane ... 53

CAPITOLO QUARTO THE HANDMAID’S TALE: ANALISI... 62

1. Riflessioni introduttive ... 62

2. Sinossi ... 69

3. Il materiale prefativo... 72

4. Il “peggiore dei mondi possibili”: un’analisi del testo ... 73

4.1 Section I: Night ... 73

4.2 Section II: Shopping... 75

4.3 Section III: Night... 82

4.4 Section IV: Waiting Room... 83

(3)

4.6 Section VI: Household ... 87

4.7 Section VII: Night... 89

4.8 Section VIII: Birth Day... 90

4.9 Section IX: Night ... 94

4.10 Section X: Soul Scrolls ... 95

4.11 Section XI: Night ... 98

4.12 Section XII: Jezebel’s... 99

4.13 Section XIII: Night ... 101

4.14 Section XIV: Salvaging ... 101

4.15 Section XV: Night... 104

5. Il paratesto di chiusura: le “Historical Notes”... 104

CONCLUSIONI ... 107

BIBLIOGRAFIA ... 110

SITOGRAFIA ... 116

APPENDICE 1 BRANI SCELTI DA “AN INTERVIEW WITH MARGARET ATWOOD ON HER NOVELTHE HANDMAID’S TALE”... 120

APPENDICE 2 BIBLIOGRAFIA COMPLETA DELLA PRODUZIONE ATWOODIANA ... 122

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PREMESSA

La frase di risonanza shakespeariana “context is all”, pronunciata da Offred in The Handmaid’s Tale, riveste un’importanza cruciale non solo per ciò che riguarda la posizione

della protagonista nel romanzo, ma anche per un’interpretazione appropriata del testo. Più in generale, prospettive legate a post-colonialismo, nazionalismo, femminismo e questioni ambientali, per enumerare solo alcuni dei più importanti temi paradigmatici, plasmano la produzione letteraria della scrittrice canadese e informano la sua poetica. Dal suo debutto artistico negli anni Sessanta, la Atwood ha intrapreso numerosi percorsi letterari di rilievo, non solo da un punto di vista stilistico, ma anche e soprattutto a livello etico. Come lei stessa ha commentato, un imperativo morale sembra essere scritto nella professione di scrittrice e può essere ricondotto a una forma di “umanesimo radicale”. Come ha osservato Barbara Hill Rigney:

from her early disclaimers of aspiration to a political voice, her frequent statements that “books don’t save the world” she has moved steadily to a firm commitment to human rights and the conviction that if books, in fact, don’t save the world, then nothing else can either.1

Il presente elaborato si propone di esplorare la posizione di Margaret Atwood in relazione a un complesso di temi e istanze che dialogano da un lato con la sintassi della distopia, e dall’altro con messe a fuoco sulla condizione della donna occidentale, in varie fasi di sviluppo storico.

La tesi risulta suddivisa in quattro capitoli, a cui corrispondono altrettanti nuclei di indagine: il contesto canadese, un inquadramento di Margaret Atwood, il nuovo femminismo e un’analisi del romanzo The Handmaid’s Tale. Ciascuna delle parti concorre a contestualizzare l’opera della scrittrice in relazione a problematiche sociali come la sottomissione della donna, le disparità e l’emarginazione, lo sfruttamento umano e ambientale, poiché, come postula Edward Said, “texts are worldly, to some degree they are events, and, even when they appear to deny it, they are nevertheless a part of the social world, human life, and of course the historical moments in which they are located and interpreted”.2

Nel primo capitolo si traccerà una cornice del Canada, tenendo conto delle radici coloniali e del suo status attuale di paese multietnico, nonché dei principali avvenimenti

1B. Hill Rigney, Women Writers: Margaret Atwood, MacMillan, London 1987, p. 16. 2

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storici che hanno interessato questo paese, con un approfondimento sulla letteratura e sui suoi leitmotifs. L’attenzione si concentrerà anche su alcuni dei più importanti scrittori, ma soprattutto scrittrici, che hanno contribuito a plasmare un’identità letteraria nazionale. Facendo anche riferimento al celebre saggio della Atwood, Survival: A Thematic Guide to Canadian Literature, ci si soffermerà sul tema dell’identità canadese nei suoi vari aspetti, con linee di sviluppo autonome e distintive rispetto a ogni altra letteratura. Ilforte senso di appartenenza alla cultura e alla geografia canadese si coglie nell’intera produzione di Margaret Atwood e, insieme alla convergenza con un femminismo consapevole e lontano dai fanatismi, ha dato vita ad alcune delle opere più significative della letteratura contemporanea anglofona.

Una parte della tesi si concentrerà dunque su una rassegna delle più importanti tematiche individuabili nella produzione letteraria della Atwood, portavoce della scrittura canadese ed attivista impegnata in diverse cause civili, tra cui i diritti delle donne, l’affermazione e la difesa dell’identità della persona, la tutela dell’ambiente in direzione dell’ecosostenibilità. La scrittrice sente la responsabilità di “testimoniare” e le sue opere ne rappresentano figurativamente il veicolo, con un’attenta ed acuta analisi dello “stato di salute” della società occidentale contemporanea.

Attraverso una schematica biografia della Atwood ed una breve analisi delle principali opere, si cercherà di gettare le basi per una comprensione più approfondita e dettagliata di The Handmaid’s Tale, trattato appunto nel quarto e ultimo capitolo. Il romanzo contiene molti degli elementi caratteristici delle opere atwoodiane, con uno sfondo politico e una peculiare sensibilità per le dinamiche di potere e di genere. I protagonisti di The Handmaid’s Tale rappresentano anche differenti aspetti della psiche umana: di fatto, i personaggi permettono alla Atwood di affrontare tematiche a lei care, che da sempre informano le sue opere e che possono essere ricondotte alle dicotomie natura/cultura, istinto/intelletto, Canada/Usa, Irrazionale/Razionale.

Come vedremo in dettaglio, il romanzo si presenta come una trascrizione dei pensieri della protagonista,una sorta di diario dalle cui pagine emerge un ritratto cupo di una società teocratica volta a recuperare gli insegnamenti biblici per introdurre norme a garanzia di un ordine che faccia muro contro il rischio di estinzione. La funzione della donna è qui rigidamente circoscritta al ruolo di madre, un ruolo però passivo e strumentale che appare “giustificabile” alla luce dell’emergenza, ma che viene ingabbiato in una struttura patriarcale assolutistica.

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L’analisi del romanzo è preceduta da una sezione concentrata sull’evoluzione e le dinamiche del femminismo contemporaneo, messe poi a confronto con l’interpretazione che ne fornisce la Atwood, la quale rischia di collocarsi nell’ambito di una “femminista scettica”; come ha affermato, a tal proposito, Fiona Tolan:

a theory such as feminism, which is simultanoeusly political, popular, and academic, immedately negotiates sites of interaction with a myriad of alternative discourses. Consequently, the feminism to be read in Atwood’s novels is not the feminism that is to be discovered in feminist textbooks. Therefore, it is to be assumed that the novelist has generated a new and original contribution to feminist discourse. Her work is never presumed to be a sole influence or a direct precipitant of feminist development, but it is identified as a salient and intelligent component of a general cultural discourse.3

In poche parole, trattare solo di temi “cari” al movimento femminista non è una prerogative unica per la Atwood, che ha rilevato: “art is a moral issue, and it is the responsibility of the writer not only to describe the world, but also to criticise it, to bear fitness to its failures, and, finally, to prescribe corrective measures”.4La scrittrice ha sostenuto anche che il femminismo non può essere definito come un assunto di massima secondo cui la donna avrebbe ragione a priori, indipendentemente dal contesto. L'autrice, dunque, si è mostrata titubante nell’etichettare The Handmaid’s Tale come “romanzo femminista”, pur riconoscendo che alcuni dei paradigmi che informano questo testo possono essere definiti vicini al movimento.

Attraverso la trattazione di due importanti aspetti legati alla poetica dell’artista, ovvero la sua “canadesità” e la sua scrittura “femminile”, cercheremo, dunque, di approfondire e contestualizzare alcuni temi centrali del suo macrotesto e, più dettagliatamente, del suo dibattuto romanzo distopico .

3F. Tolan, Margaret Atwood:Feminism and Fiction, Rodopi, New York 2007, pp. 3-4. 4

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CAPITOLO PRIMO

IL CONTESTO CANADESE

1. Considerazioni introduttive

La letteratura che a lungo è stata associata alla periferia dell’Impero Britannico (è il caso, fra le altre nazioni, del Canada) è stata in una prima fase percepita come subordinata e dipendente da quella della madre patria. Scrittori e scrittrici hanno dovuto confrontarsi con questo dato di fatto plasmando una nuova voce che desse valore alla loro identità culturale. La lingua, veicolo imprescindibile, si è rivelata spesso un nodo problematico per l’espressione di una cultura necessariamente diversa da quella inglese, perché influenzata dalle vicende storiche e dal territorio in cui si è sviluppata. Se è vero che la lingua si fa espressione della cultura di un popolo, e che la cultura è lo specchio di un Paese, gli scrittori canadesi hanno sicuram ente dovuto individuare un proprio baricentro che non fosse l’Inghilterra per dare voce alla loro individualità e specificità.

Come afferma Luca Codignola nell’introduzione alla sua raccolta di saggi sul Canada5, questo paese, per la sua storia, la sua situazione geografica, i suoi orientamenti politici, è una realtà estremamente viva e stimolante: partecipa in larga misura al modello di vita degli Stati Uniti, ma è contemporaneamente pervaso da un forte sentimento nazionalistico e anti-americano. Il Canada ha mantenuto forme culturali specificamente europee, legate soprattutto alla Gran Bretagna e alla Francia e, in maniera diversa rispetto alle politiche adottate negli Stati Uniti, le minoranze etniche tendono a salvaguardare la propria identità culturale.

Attraverso lo studio del profilo di Margaret Atwood, autrice distintamente canadese così come postmoderna “who bridges what is otherwise a gap in the country’s literary culture”6, e del suo romanzo The Handmaid’s Tale, si metterà in evidenzia un contributo significativo al dibattito letterario contemporaneo, connesso al tempo stesso a un quadro postcoloniale e transnazionale. La valorizzazione dell'alterità, della cultura del diverso, dell’ottica anticonformista e il rifiuto di una "nuova" colonizzazione sono temi che

5L. Codignola, Canadiana: aspetti della storia e della letteratura canadese, Marsilio Editori, Venezia 1978,

p. 7.

6D. Stouck, Major Canadian Authors: A Critical Introduction to Canadian Literature in English, University

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percorrono il romanzo, ma anche leitmotiv nella poetica della Atwood e punti cardine della letteratura postcoloniale. L’intera produzione letteraria dell’autrice riflette in molteplici occasioni la prospettiva canadese della natura, della vita di frontiera e della posizione del Canada nel mondo.

La diversità etnica e culturale del Canada si riflette dunque anche in letteratura, in cui le cifre distintive emergono ora in opposizione, ora in sinergia con la tradizione europea. In The Handmaid’s Tale, ad esempio, il Canada è il posto dove si sogna di trasferirsi per sfuggire a una teocrazia distopica che tiene le donne fertili in ostaggio a fini riproduttivi, come si evince dalle parole di Barbara Hill Rigney:

It is home to which one returns for safety as well as for escape. For the desperate heroine of The Handmaid’s tale Canada becomes the only sane haven in an insane world, the only possible refuge from slavery, and this, in fact, has been Canada’s historical tradition. It is the ‘mother’ country for

which one longs, but which one yet rejects.7

Le prime tracce di una letteratura canadese si riscontrano a partire dalla seconda metà delSettecento. Di marca bilingue, la letteratura del Canada si suddivide in due ambiti: anglofona e francofona. La diversità linguistiche e di professione religiosa dei due gruppi (inglese e francese) e la vicinanza della civiltà statunitense, molto influente, hanno contribuito al permanere di due letterature diverse non solo nella lingua, ma anche per ciò che riguarda spirito e tendenze. Come afferma David Stouck:

Canadian literature in fact will never be homogenous, for it is a literature written in two different languages, although in the literatures of English Canada and Quebec there are parallel thematic concerns with the wilderness, colonialism (English Canada’s dominion over Quebec) and repressive religion – Calvinism and Jansenism, respectively.8

Ad esse si è andata inoltre affiancando la produzione indiana, che sulla tradizione orale ha costruito un proprio patrimonio culturale e letterario.

In senso generale, si può affermare che uno dei paradigmi più ricorrenti sia senza dubbio la natura: spesso gli autori canadesi analizzano il rapporto con il clima e gli scenari geografici, con i loro effetti sulla vita delle persone. Anche la vita di frontiera è spesso menzionata in relazione alla marcia verso ovest attraverso il Canada o all’espansione nell'Artico.

7B. Hill Rigney, Margaret Atwood, cit., p. 4. 8

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Molti scrittori canadesi riflettono, inoltre, sulla posizione della propria cultura nel mondo, avvertendo in qualche modo il rischio di essere “assorbiti” dalla cultura degli Stati Uniti, e per questo motivo si attivano per consolidare le proprie istituzioni e la propria cultura. Molti romanzi e poesie mostrano come gli scrittori canadesi siano sensibili a questo aspetto inerente l’identità culturale.

2. Cenni storici9

La storia canadese, recente ma densissima di avvenimenti importanti, ha attraversato almeno tre periodi così identificabili: il periodo “francese” (fino al 1763), il periodo “britannico” (fino al 1867) e quello della “Confederazione” (dal 1867 a oggi).

Nel corso dell’XI secolo alcune spedizioni vichinghe toccarono la costa canadese in più punti, istituendovi insediamenti che ebbero vita breve. Con il XV secolo iniziarono invece le spedizioni inglesi e portoghesi e, nel secolo successivo, quelle francesi. Risale all’inizio del 1600 la fondazione della città di Québec (futura capitale della Nuova Francia), in cui si impose il governo della Compagnia della Nuova Francia. Le incursioni francesi proseguirono fino a toccare la costa della Baia di Hudson, che, dopo diverse esplorazioni marittime, era stata ceduta dalla corona d’Inghilterra all’omonima Compagnia; ebbe così inizio un periodo di serrata competizione tra la Compagnia della Baia di Hudson e le compagnie commerciali francesi.10

Agli inizi del Settecento, la Francia progettò di congiungere con una linea fortificata Québec con New Orleans; la minaccia per le colonie inglesi si concretizzò per poi risolversi con la conclusione della guerra dei Sette Anni, che sancì il passaggio della Nuova Francia sotto il dominio dell’Inghilterra (Trattato di Parigi, 1763). Al contempo, il Quebec Act del 1774 garantì i diritti dei franco-canadesi definendo lo status giuridico-amministrativo della colonia; sulla scia della Guerra di Indipendenza americana, nel 1791 il Constitutional Act legittimò la divisione del Canada nelle due province dell’Alto Canada (inglese) e del Basso Canada (francese).

Nel 1840 il Reunion Act reintegrò le due province in un unico organismo politico autonomo, dotato di un’Assemblea nella quale i gruppi erano rappresentati in modo paritetico. Dopo l’individuazione di Ottawa come capitale (1858), nel 1867 il British North

9

Per la stesura di questa parte si è fatto riferimento a https://www.britannica.com/ , consultato in data 08-02-18.

10Un interessante approfondimento sugli aspetti storici e sociali di questo periodo è offerto dal saggio di W.

J. Eccles, “Nuova Francia e colonie britanniche d’America: somiglianze e diversità”, in L. Codignola (a cura

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America Act siglò la nascita del Dominion of Canada, con distinzioni interne tra canadesi di origine inglese e francese. Il paese divenne così una federazione formata dalle province di Québec (ex Basso Canada), Ontario (ex Alto Canada), Nuova Scozia e New Brunswick, ciascuna dotata di un’ampia autonomia locale, mentre il governo federale avrebbe continuato ad occuparsi delle questioni generali. Il problema dell’identità canadese affiora in rapporto alla marca polietnica della popolazione: il rapporto tradizionale tra cultura anglofona e cultura francofona veniva ora a complicarsi per il sopraggiungere di migliaia di immigrati, portatori di altre culture.

Gli ultimi decenni del secolo furono caratterizzati da un notevole sviluppo economico che trasformò il Canada e portò, all’inizio del 1900, a nuovi contrasti fra i due macro-gruppi linguistici. Alla luce della sua partecipazione alla Prima guerra mondiale, nel 1919 il Canada fu coinvolto nella Conferenza di Pace e integrato nella Società delle Nazioni. Nel 1931 lo Statuto di Westminster sancì poi l’indipendenza dei dominions nell’ambito del Commonwealth, anche se contemporaneamente la Grande Depressione degli anni Trenta determinò un acuirsi delle tensioni sociali e la nascita di nuove formazioni politiche di ispirazione socialista, moderatamente progressista o conservatrice, che si affiancarono ai due partiti dominanti: il Conservative Party of Canada e il Liberal Party of Canada, alternatisi alla guida del paese fin dal 1867. Le dinamiche della Seconda guerra mondiale diedero se non altro un impulso allo sviluppo industriale, cosicché si stabilirono stretti legami di tipo militare ed economico con gli USA.

Nel Québec, intanto, si andò sviluppando un nuovo nazionalismo radicale, mosso da istanze separatiste, che portò alla nascita di un Front de libération du Québec (1963), caratterizzato da una militanza attiva e aggressiva, e al costituirsi del Parti Québécois (fondato nel 1968 con un programma indipendentista e progressista), che salì al governo della provincia in seguito alla vittoria elettorale del 1976. Dopo la vittoria politica del carismatico e discusso leader liberale Pierre Trudeau, alla guida del governo federale per vari anni (1968-1979 e 1980-1984), il Canada riuscì ad adottare una politica estera ed economica più autonoma dagli USA. Sul piano interno, Trudeau attuò una politica di tutela del multiculturalismo e di promozione del bilinguismo: dopo lunghe trattative, riuscì a far approvare dal Parlamento britannico una riforma costituzionale (Constitution Act, 1982) che conteneva una Carta dei diritti e delle libertà, con disposizioni in materia di tutela del pluralismo culturale del paese e dei diritti delle popolazioni indigene, di controllo delle province sulle proprie risorse naturali, e così via.

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Le difficoltà economiche che emersero nella metà degli anni Settanta, e la recessione che seguì nei primi anni Ottanta, favorirono invece la netta vittoria dei conservatori alle elezioni del 1984. Il nuovo governo, presieduto da Brian Mulroney, rilanciò la politica di stretta alleanza e collaborazione con gli USA, finché le elezioni del 1993 registrarono il ritorno al governo del Liberal Party guidato da Jean Chrétien e l’affermazione del Bloc Québécois, che diventò il partito ufficiale d’opposizione.

L’azione del governo federale si è concentrata sulla risoluzione dei gravi problemi economici del paese, mentre in gran parte dell’opinione pubblica si accentuava la diffidenza verso gli USA e il bisogno di salvaguardare l’identità nazionale. Il governo liberale, dopo l’invio di truppe in Afghanistan nella campagna contro il regime talebano (2001), si dissociò dalla politica statunitense rispetto a ulteriori interventi militari in Medio Oriente. Le elezioni del 2006 hanno registrato la sconfitta dei liberali, coinvolti in diversi scandali finanziari, e si è formato un governo conservatore di minoranza, con alla guida il premier Stephen Harper. Le elezioni anticipate (maggio 2011) hanno poi visto l’assegnazione ai conservatori della maggioranza assoluta dei seggi, mentre le consultazioni tenutesi nell'ottobre 2015 hanno riportato il fronte democratico al governo dopo nove anni, registrando la netta vittoria del partito liberale, che ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi e il cui leader, Justin Trudeau (figlio di Pierre), è subentrato nella carica di premier a Harper.

3. Lo scenario letterario11

La letteratura anglo-canadese si è sviluppata da un primo nucleo costituito da resoconti di viaggi di esploratori e di vita dei coloni12, nonché da studi storici13: i primi scrittori, dunque, erano esploratori, viaggiatori e ufficiali inglesi che registrarono le loro impressioni in testi pubblicati su giornali, lettere e diari, dove costantemente affiorano i motivi della vastità del territorio e delle condizioni climatiche estreme. Questi fondamentali documenti di viaggi, esplorazioni e scoperte di vasti e sconosciuti territori rappresentano la base della

11Per la stesura di questa parte si è fatto riferimento all’opera di M. G. McClung, Women in Canadian

Literature, Fitzhenry & Whiteside, Toronto 1977 e http://www.treccani.it/enciclopedia/canada/, consultato in data 05-02-18.

12Fra i più importanti documenti di viaggio ricordiamo: Account of a Journey from the Hudson Bay to the

Northwest (1795) dell’esploratore Samuel Hearne, Voyages from Montreal through the Continent of North America, to the Frozen and Pacific Oceans (1801) del commerciante Alexander Mackenzie, The Letters and Journals of Simon Fraser (1808), Narrative of a Journey to the Shores of the Polar Sea (1823) del capitano John Franklin.

13Cfr. ad esempio Account of Nova Scotia (1829) di T.C. Haliburton e History of Canada (1887-98) di W.

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letteratura canadese e tracciano il profilo di una tradizione in cui la geografia si integra nell’identità nazionale.

Di notevole interesse e portata fu poi l’impulso dato alla narrativa da parte delle donne: le prime scrittrici avevano ricevuto una formazione culturale in Inghilterra, prima di arrivare in Canada, maturando dunque una sensibilità verso il valore delle arti e delle lettere. Risale al 1769 la pubblicazione del primo romanzo di ambientazione canadese: The History of Emily Montague di Frances Brooke (1724-1789), opera epistolare che descrive lo scenario invernale del Québec e la vita dei suoi abitanti attraverso le osservazioni personali di una visitatrice della città. Il fatto che il primo romanzo sul Canada sia stato scritto da una donna ci anticipa e suggerisce il contributo vitale delle donne al patrimonio letterario di questo paese. Un’altra importante scrittrice di questo periodo è Elizabeth Simcoe (1762-1850), facoltosa giovane moglie di un colonnello inglese, luogotenente e governatore dell’Alto Canada. Il suo diario, The Diary of Mrs. John Graves Simcoe (1911), pubblicato postumo, non descrive persone o avvenimenti, quanto il territorio e l’ambiente naturale del Canada.

La prima rivista letteraria, il Nova Scotia Magazine, fu istituita nel 1789 a Halifax, città la cui attività culturale fu rinvigorita dall’influsso dei Loyalists, durante la Rivoluzione Americana, e da Joseph Howe, giornalista, poeta e ministro della Nova Scotia.

A seguito del moltiplicarsi degli insediamenti britannici, nel corso dell’Ottocento si assiste a un periodo eccezionalmente prolifico e vitale e ad una nuova fase della storia letteraria: si passa da una focalizzazione su esperienze di visitatori a una documentazione relativa ai coloni che vivono stabilmente in Canada. Le opere delle sorelle Strickland descrivono in modo vivido i primi insediamenti e uniscono all’osservazione di una nuova società in sviluppo riflessioni sui gravi problemi di adattamento di donne borghesi britanniche costrette a misurarsi con la realtà della wilderness canadese. Ne emerge così il contrasto tra il sogno di un paradiso terrestre e le asperità del paesaggio canadese, con la presenza di nativi e le difficili condizioni climatiche. Se Roughing it in the Bush (1852) di Susanna Strickland Moodie (1802-1885) è un’opera che registra i primi contatti con il territorio e le difficoltà della sopravvivenza, Backwoods of Canada (1836) di Catherine Strickland Traill (1802-1899) presenta un’immagine più positiva del Nuovo Mondo. Sulla stessa linea d’onda si pone l’opera di Anna Jameson (1794-1860), moglie del vice-cancelliere dell’Alto Canada e scrittrice molto conosciuta in Inghilterra: Winter Studies and Summer Rambles in Canada (1836) costituisce una testimonianza del suo soggiorno a

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Toronto e degli avventurosi viaggi estivi nell’area dell’Ontario, delle isole di Michilimackinac e Manitoulin e Sault Ste Marie.

Il sentimento nazionalistico di metà Ottocento ed il movimento “Canada First” giocarono un ruolo importante nel processo di definizione dell’identità canadese. Contemporaneamente, l’industria editoriale crebbe rapidamente e incentivò tipologie di scrittura molto più creative. Il primo romanzo pubblicato da un autore nato in Canada (St. Ursula’s Convent, or, The Nun of Canada, Kingstone, 1824) fu, di nuovo, scritto da una donna: Julia Beckwith Hart (1796-1867).

Con il costituirsi del Ðominion of Canada, nel 1867 l’attività letteraria continuò a fiorire, grazie ad esempio ai Confederation Poets14, i cui versi offrono riflessioni sul mistero della natura e sulla ricerca di un equilibrio tra l’ambiente e lo spirito del poeta. Le personalità più originali di questo periodo sono, ancora, donne: Isabella Valancy Crawford15 (1850-1887) e Pauline Johnson (1861-1913), i cui versi dialogano con le tradizioni mitologiche dei popoli nativi e tracciano i contorni di una natura simbolica, fondendo immaginazione romantica e descrizioni di paesaggi canadesi dalla natura incontaminata. Questa tendenza romantica in poesia si consolida nella produzione delle scrittrici Sara Jeanette Duncan (1862-1922) e Marjorie Pickthall (1833-1922), mentre la prosa narrativa è rappresentata soprattutto dal romanzo storico16 e da testimonianze di grandi scrittrici come Lucy Maud Montgomery (1874-1942) e Nellie McClung (1873-1951), la cui opera autobiografica Clearing in the West: My Own Story (1935) descrive la sua infanzia in Ontario, il viaggio verso Red River e la comunità dei pionieri, e si focalizza su questioni sociali, come la lotta per la parità dei diritti di genere.

La letteratura canadese si è sviluppata lentamente anche a causa di fattori connessi alle condizioni dei pionieri, alla scarsa popolazione e, soprattutto, allo status di colonia. La situazione nel XIX secolo è ben descritta dalle parole del reverendo E.H. Dewart, uno dei primi antologisti della letteratura canadese:

There is probably no country in the world, making equal pretensions to intelligence and progress, where the claims of native literature are so little felt […] Our mental wants are supplied by the brain of the Mother country, under circumstances that utterly preclude competition […] Book sellers, too, because they make sure sales and large profits on British and American works,

14I loro versi avevano in origine carattere patriottico e lirico; alcuni dei più importanti poeti di questa

generazione sono Charles Roberts, Bliss Carman, Duncan Campbell Scott.

15La sua opera più conosciuta è Malcolm’s Katie, un racconto d’amore incentrato sulla disputa fra Max,

l’eroico pioniere, e l’ipocrita Alfred, rivale nella conquista dell’amore di Katie.

16 Fra i più importanti, citiamo Wacousta (1823), romanzo storico picaresco di John Richardson che

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which have already obtained popularity, seldom take the trouble to judge of a Canadian book on its merits, or use their efforts to promote its sale.17

Gli ostacoli per gli autori canadesi non erano, dunque, solo legati a un mercato ridotto o alla mancanza di promozione, ma anche alle leggi sul copyright: un editore americano poteva ristampare qualsiasi libro pubblicato in Canada senza dover fornire compensi all’autore o all’editore originario. Al contempo, il piccolo mercato canadese veniva letteralmente inondato da edizioni pirata e poco costose di libri pubblicati negli Stati Uniti. L’ Imperial Copyright Act del 1842 proibiva la ristampa di libri inglesi nelle colonie, ma ne ammetteva l’importazione, danneggiando così l’editoria canadese e impedendone di fatto una cospicua fioritura.18Tale legge venne finalmente sostituita nel 1911, quando fu concesso al Canada di promulgare le proprie leggi sul copyright. Alcune case editrici, come Copp e Clark, fondate nel 1869, riuscirono grazie a questo provvedimento a pubblicare opere letterarie con maggiori profitti; McClelland and Stewart, destinato a diventare il più importante editore canadese, si sarebbe invece costituito nel 1906.

Con la fine della Prima guerra mondiale subentrò inoltre una reazione al canone di matrice vittoriana, cui si accompagnò l’adozione di un linguaggio poetico più moderno e innovativo. Un’importante antologia, New Provinces (1936), raccolse le poesie della nuova generazione19, che, attingendo a immagini oggettive, a un linguaggio più inclusivo e utilizzando il verso libero, diede voce a un divorzio da temi sentimentali e patriottici ormai consunti. Le scrittrici di questi anni non mancarono di descrivere una nuova realtà legata alla Prima guerra mondiale e agli assetti internazionali, alla ridefinizione degli equilibri in Canada e alla crisi economica degli anni Trenta. Mentre le donne ottennero il diritto di voto e videro aprirsi, lentamente, maggiori possibilità di occupazione, l’impegno nell’attività letteraria diventò quasi un lusso durante questi anni. D’altro canto, anche se gli autori canadesi continueranno a sentire la necessità di promuovere la loro opera principalmente a Londra o a New York, negli anni Venti si registra anche una grande espansione di pubblicazioni edite in Canada.

17E. H. Dewart, Selections from Canadian Poets, Lovell, Montreal 1864, pp. ix, x. 18

Cfr. H. Pearson Gundy, “Literary Publishing”, in W. H. New (ed.), Literary History of Canada, University

of Toronto Press, Toronto 1976, pp. 188-202.

19F.R. Scott, L. Kennedy, A.M. Klein, A.J.M. Smith, R. Finch ed E.J. Pratt, il decano del gruppo. Per la

narrativa va ricordato soprattutto l’umorista S. Leacock; tra gli altri, F.P. Grove, M. Callaghan e M. de la

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Il primo grande e significativo tentativo di indagare la letteratura canadese a livello scientifico risale proprio a questo periodo, con la pubblicazione di Lorne Pierce, Makers of Canadian Literature (1926), che getta le basi per i successivi studi in questo ambito.

Se le tendenze letterarie internazionali, nel complesso, tardano a diffondersi nel panorama canadese, tra le voci innovative bisogna però ricordare Mazo de la Roche (1879-1961), con i romanzi Possession (1923) e Delight (1926), il cui tema cardine è il potere della passione, ma soprattutto con la serie Jalna (1929-1960), incentrata sulle vicende di cinque generazioni della famiglia Whiteoak ricostruite attraverso immaginazione storica e amori a sfondo drammatico. Il romanzo di Martha Ostenso (1900-1963), Wild Geese (1925), si focalizza sul lato oscuro della natura umana e mostra realisticamente le difficoltà dei rapporti fra persone e con la natura. Un ulteriore passo in avanti verso un approccio realistico è rappresentato dall’opera di Laura Goodman Salverson (1890-1970), The Viking Heart (1933), che affronta il tema delle difficoltà dei coloni islandesi arrivati a Manitoba dopo le eruzioni vulcaniche del 1876, attraverso storie in cui amore e devozione riescono a vincere le difficoltà. When Sparrows Fall (1925) riguarda invece la vita della seconda generazione di coloni scandinavi; infine, in The Dark Weaver (1937), Goodman torna all’ambientazione di Manitoba e all’analisi della vita degli immigranti islandesi, ma con una maggiore sensibilità nei confronti del tema della moglie oppressa. Il romanzo breve The Double Hook (1959) di Sheila Watson (1919) trascende le usuali convenzioni romantiche o realistiche e rappresenta una novità nel panorama letterario canadese grazie alla sua portata simbolica ed allegorica e a tematiche a sfondo universale. In The Sacrifice (1956) di Adele Wiseman affiorano temi specificatamente urbani ed etnici, in cui l’autrice ricostruisce esperienze comuni agli ebrei europei immigrati in Canada. I racconti raccolti in Dance of the Happy Shades (1968) eSomething I’ve Been Meaning to Tell You (1974) di Alice Munro indagano invece le realtà psicologiche della vita condotta nelle cittadine dell’Ontario e della British Columbia. I suoi racconti hanno un impianto che anatomizza con profondità tagliente le segrete pulsioni psicologiche di personaggi, per lo più femminili, che conducono una vita apparentemente ordinaria, ma sempre sul punto di precipitare in una situazione disastrosa. I personaggi centrali, dunque, sono qui donne che cercano di uscire dagli spazi angusti in cui si trovano imprigionate, dal punto di vista sia sociale, sia affettivo. La discussione su temi come la libertà sessuale e l’ascesa sociale ed economica delle donne è un paradigma di queste opere, insieme a questioni che caratterizzano l’intero panorama letterario canadese come i problemi di identità, la ricerca di valori comuni, la relazione con la natura. A tal proposito, occorre anche ricordare le

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opere di Margaret Laurence (1926-1987), che, nei suoi Manawaka Novels20, esplora la ribellione delle sue eroine contro le convenzioni sociali.

Negli anni Trenta si registrano ulteriori svolte, allorché la letteratura canadese viene influenzata da modelli sperimentali rappresentati in poesia dai versi modernisti di T. S. Eliot; questo spirito critico cosmopolita, a cui danno corpo soprattutto alcuni articoli scritti da Douglas Bush, A. J. M. Smith e F. R. Scott per il giornale Canadian Forum, venne consolidato nel 1943 dalla pubblicazione dalle antologie On Canadian Poetry di E. K. Brown e Book of Canadian Poetry di A. J. M. Smith.

La generazione del secondo dopoguerra, aperta a un’esperienza cosmopolita negli ambiti di poesia e narrativa, ha mostrato dunque minor interesse per una letteratura “nazionale”, concentrandosi su tematiche collegate all’ascesa del fascismo, ai cambiamenti conseguenti alla Grande Depressione ed alla Seconda guerra mondiale.La cultura canadese acquisì in questi anni una sicura dimensione che si rifletteva in opere creative tali da stare al pari con quelle di altre letterature già affermate con linee di sviluppo che andarono da una tendenza simbolista da una parte ad un filone più realistico dall’altra. Nella lirica, una specifica corrente simbolista21 si è affermata sull’onda di un indirizzo critico promosso da Northrope Frye (1912-1991), lasciando però spazio anche a un filone naturalistico in campo narrativo22.

Negli anni Sessanta il numero di scrittori in Canada crebbe notevolmente grazie all’immigrazione di molti poeti e romanzieri provenienti dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti, per i quali l’esperienza canadese diviene centrale nelle loro opere, pubblicate dalla rivista Canadian Literature fondata dal critico e scrittore George Woodcock (1912-1995), che diede un nuovo impulso alla coscienza letteraria nazionale: attorno a essa, crebbe il numero di autori23interessati ad analizzare aspetti diversi, talvolta regionali, della realtà canadese. Un artista degno di menzione è il cantautore, ma anche autore e poeta Leonard Cohen: autore di liriche toccanti, arrangiatore geniale e cantante dalla "voce di rasoio arrugginito”, nasce a Montreal, in Québec, nel 1934. Nel suo libro di poesie The Parasites of Heaven (1966) compaiono alcuni testi, tra cui la celebre "Suzanne", che successivamente verranno arrangiati in musica e che trattano temi come l'amore e il sesso, la religione, la depressione psicologica e la musica stessa, affrontando poi il motivo dei

20

The Stone Angel (1964); A Jest of God (1966); The Diviners (1974).

21Ne fanno parte, fra i più importanti, A. Wilkinson, W. Watson, M. Avison, D. Le Pan e D. Hine.

22Tra i romanzieri si segnalano A. Klein (The Second Scroll, 1951), A. Wiseman (The Sacrifice, 1956), S.

Watson (The Double Hook, 1959), H. MacLennan (The Watch that Ends the Night, 1959).

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rapporti interetnici, questioni ancora presenti nei testi narrativi e poetici delle ultime generazioni, elevando così la figura del cantautore, avvicinato al poeta.

Il più importante contributo al consolidamento di un’identità culturale canadese proviene dallo scrittore Dennis Lee, le cui Civil Elegies, pubblicate nel 1967, rappresentano un documento centrale per lo spirito nazionale di questo periodo. In questo ciclo di poesie, Lee concentra la propria attenzione sulla difficoltà di creare una relazione con il territorio, che definisce “the kingdom of absence.”24

Gli anni Settanta rappresentano una sorta di Golden Age per la letteratura canadese, un momento in cui la creatività e l’entusiasmo critico raggiungono l’apice anche grazie al dinamismo dell’industria editoriale, che espande la propria rosa di autori includendo figure di nuovi artisti emergenti e dando vita ad alcune importanti case editrici come House of Anansi, Oberon, New Press, Borealis e molte altre, con un decisivo supporto finanziario del governo. Il dibattito sull’identità culturale e letteraria del Canada si è sviluppato seguendo, o affinando, le linee interpretative tracciate da Frye, per il quale erano centrali il rapporto con la natura e le interpretazioni culturologiche e mitiche connesse a tale esperienza. La sua opera The Bush Garden: Essays on the Canadian Imagination, è una raccolta di saggi pubblicata nel 1971 che analizza i paradigmi suddetti. Come il critico postula nell’introduzione, i saggi si propongono di fornire una descrizione sfaccettata e ad ampio raggio dell’immaginario canadese in relazione all’ambiente. Di notevole interesse è poi la sua Conclusion alla Literary History of Canada di Carl Klinck: in questa parte, che chiude la raccolta, Frye articola la sua teoria della “garrison mentality”, ovvero la reazione psicologica di difesa da parte di una comunità che si vede tagliata fuori dai centri culturali e circondata da un ambiente ostile, individuando in ciò una cifra caratteristica della letteratura canadese. La questione dell’identità canadese sarebbe particolarmente complessa e, soprattutto, imprescindibile dalla contestualizzazione in un luogo:

“it seems to me that Canadian sensibility has been profoundly disturbed, not so much by our famous problem of identity, important as that is, as by a series of paradoxes in what confronts that identity. It is less perplexed by the question ‘Who am I?’ than by some such riddle as ‘where is here?’”25

24D. Lee, Civil Elegies (1967), citato in D. Stouck, Major Canadian Authors: A Critical Introduction to

Canadian Literature in English, cit., p. 296.

25

Frye N., “Conclusion” in Klinck C. F. (ed.), Literary History of Can University of Toronto Press, Toronto

1965. Cfr. http://northropfrye-thebushgarden.blogspot.it/2009/02/conclusion-to-litrary-history-of.html?m=1, consultato in data 10-02-18.

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Già nel 1972, in Survival: A Thematic Guide to Canadian Literature, Margaret Atwood si misurava con il concetto di questa “mentalità del fortino” per definire la reazione di chi, dovendo misurarsi con un ambiente alieno, si proietta nel ruolo del “sopravvissuto” (il colonizzatore) o della “vittima” (la donna o l’indiano). Altri studi critici in cui si registra l’influenza di Frye sono, ad esempio, From There to Here (1974) di Frank Davey, una sorta di guida di riferimento ai paradigmi della letteratura canadese, e Canadian Literature: Surrender or Revolution (1978) di Robin Mathews, un’interpretazione in chiave nazionalistica e socialista della letteratura in relazione alla politica.

La crescente autoconsapevolezza del popolo canadese alimenta un sostanziale interesse per opere di artisti connazionali: interviste ed articoli iniziano ad essere pubblicati regolarmente in riviste come Books in Canada, e il Governor General’s Award comincia ad attirare un vasto e crescente interesse pubblico.

Molti autori della seconda metà del Novecento si allontanano dalle convenzioni realistiche componendo racconti surreali, parodici o di stampo femminista, anche se l’analisi degli eventi storici e del territorio come cifra dell’immaginario e della creatività rimane un tratto imprescindibile. In campo poetico, la stessa tensione verso il costituirsi di una coscienza letteraria collettiva si manifesta nella ricerca delle proprie radici e nella riscoperta del patrimonio orale da parte degli Indiani26. È tuttavia la narrativa a esprimere al meglio il nuovo senso dell’identità collettiva, e spesso molti scrittori27, dopo aver esordito come poeti, si sono dedicati alla prosa e hanno collaborato con riviste d’avanguardia.

In epoca contemporanea, si assiste a un ulteriore confluire sinergico di testimonianze di etnie, culture e religioni diverse: una pluralità di voci che esplora tradizioni orali, miti e

26Tale corrente fu promossa da S. Virgo, A. Suknaski, C. Lillard. Alla poesia delle praterie di R. Kroetsch,

G. Bowering, D. Zieroth fa riscontro la rivisitazione mitica del paesaggio di D. Marlatt e di S. Musgrave, mentre visioni mitologico-simboliche illuminano l’opera di E. Mandel, che, insieme al più celebre narratore M. Richler, è tra i massimi esponenti della minoranza ebraico-canadese. Altre tendenze sono lo

sperimentalismo ‘arcaico’ di E. Birney, la poesia femminista di D. Livesay, quella visiva di B. Bissett, la

scomposizione delle strutture linguistiche di Barrie Phillip Nichol, la poesia filosofico-meditativa di R. Bringhurst, con le divinità della mitologia locale e le voci degli sciamani che si affiancano a quelle della

cultura occidentale (la Bibbia, le scuole di pensiero dell’antica Grecia) e orientale (l’Islam, l’India).

La dimensione del multiculturalismo si esplica grazie alle voci degli indiani B. Abel, G. Kenny e D. Redbird, degli italo-canadesi P.G. Di Cicco e M. Di Michele, della viet-canadese T. Vuong-Riddick.

27Tra questi vi sono: Bowering, che impiega tutte le strategie stlistiche della narrativa postmoderna; T.

Findley; Kroetsch, che attinge alle potenzialità simboliche del mito; R. Wiebe, che salva dall’anonimato storie della minoranza mennonita e degli Indiani o dei meticci; J. Hodgins, che opta invece per un registro comico; M. Ondaatje, che nei suoi personaggi racconta una condizione di irriducibile diversità.

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pratiche culturali cercando di disgregare barriere e pregiudizi razzisti.28Altre prospettive affrontano le esperienze degli immigrati, i loro interrogativi sul significato di appartenenza e identità, i loro sentimenti di assimilazione culturale e alienazione29: è il caso di Michael Ondaatje, scrittore e regista singalese naturalizzato canadese, autore, fra l’altro, di The Faber Book of Contemporary Canadian Short Stories (1990), opera di riferimento per la pluralità di voci rappresentate, dalle origini anglosassoni a quelle autoctone fino alle culture nere, francesi, caraibiche, indiane, giapponesi. Nel 1990 Ondaatje pubblica anche From Ink Lake: An Anthology of Canadian Short Stories, una raccolta di cinquanta racconti di autori canadesi, dagli anni Trenta alla fine degli anni Ottanta, riuniti nell'intento di offrire una panoramica geografica e letteraria del Paese.

Gli ultimi decenni hanno visto un ulteriore e crescente successo ed interesse per la letteratura canadese anche all’estero: numerosi corsi di Letteratura Canadese vengono tenuti nelle più prestigiose università di Europa e America e gli autori canadesi vengono inclusi nelle antologie insieme alle più importanti letterature del mondo; appaiono in tal senso significative le parole di David Stouck: “one hopes the writers will remain distinctively Canadian while speaking with an equal voice in the International literary forum”30.

28Tra gli esponenti di questa letteratura multietnica si ricordano: l’indiano B. Johnston, l’inuit P. Markoosie,

la nippo-canadese J. Kogawa, B. Mukherjee, originaria del Bengala, e R. Mistry, emigrato in Canada dalla nativa Mumbai. E ancora: N. Ricci, oriundo italiano; N. Bissoondath, proveniente da Trinidad.

29Nino Ricci, canadese di origini italiane, descrive il lungo viaggio dall’Italia nella trilogia Lives of the

Saints (1990), In a Glass House (1993) e Where She Has Gone (1997). Nei romanzi lirici e meditativi Plainsong (1993), The Mark of the Angel (1999) e Prodigy (2000), Nancy Huston riflette

sull’esilio. Life of Pi (2001) di Yann Martel, vincitore del Booker Prize, narra il fantastico percorso del sedicenne Pi, che, in viaggio dall’India verso il Canada, naufraga nel Pacifico

30Cfr. D. Stouck, Major Canadian Authors: A Critical Introduction to Canadian Literature in English, cit.,

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CAPITOLO SECONDO

MARGARET ATWOOD31

1. Un quadro preliminare

I cambiamenti che hanno riguardato la letteratura canadese fino ai nostri giorni sono consistenti e interessanti: oggi le scrittrici non solo competono con i colleghi uomini, ma dominano nel suddetto panorama letterario; è il caso di Margaret Atwood, celebrata a livello internazionale, che George Woodcock descrive come “one of our best poets, a remarkable and original novelist, and also a very astute and imaginative critic; perhaps one should class her as Canada’s first true woman of letters”.32

Più volte candidata al Premio Nobel, Atwood è un’autrice prolifica e dalle grandi risorse intellettuali, fra le più prominenti figure della letteratura canadese contemporanea. Si è misurata con la scrittura in molteplici declinazioni: saggi, romanzi, racconti, poesie, letteratura “pura” e di impegno politico e etico. Le sue opere, pubblicate in più di quaranta lingue, inclusi il persiano, il giapponese, il turco, il finlandese, il coreano, l’islandese e l’estone, hanno ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo ed è una delle scrittrici più amate dal pubblico internazionale. Ha vinto un Arthur C. Clarke Award e un premio Principe delle Asturie per la Letteratura (2008) ed è stata cinque volte finalista al Booker Prize, conseguito nel 2000 con The Blind Assassin; ha inoltre vinto per due volte il Governor General’s Award, un riconoscimento consegnato dal Primo Ministro canadese.

Figura eclettica sul piano artistico, politicamente impegnata soprattutto in seno alle tematiche del femminismo e dell’ambientalismo e particolarmente sensibile ai problemi sociali, già alla fine degli anni Cinquanta la Atwood aveva cominciato ad occuparsi di questioni come la liberazione della donna e la rivoluzione sessuale, prima ancora che esse venissero poste al centro del movimento femminista militante. Uno dei motivi che ricorrono nei suoi scritti, sin dagli esordi, riguarda il corpo femminile e le letture spesso strumentali a cui esso viene sottoposto: l’attenzione ricade sulle valenze della corporeità, sulla perdita o sulla riacquisizione di un significato relativo al corpo e alla sua relazione con il linguaggio o la natura. Un senso di denuncia nei confronti dello

31Per la stesura di questa prima parte del capitolo si è fatto in buona parte riferimento a L. Hutcheon, “From

Poetic to Narrative Structures: The Novels of Margaret Atwood”, in S. E. Grace e L. Weir (eds), Margaret

Atwood: Language, Text, and System, University of British Columbia Press, Vancouver 1983, pp. 17-32.

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sfruttamento o di interpretazioni deviate della corporeità femminile si coglie ad esempio nel romanzo che sarà qui oggetto di analisi: The Handmaid’s Tale, uscito nel 1985, con un titolo che ricorda Geoffrey Chaucer e i suoi Canterbury Tales, ma che in realtà si costruisce su un impianto distopico in cui il ritorno a una presunta “semplicità medievale” nasconde forme di cruda repressione patriarcale.

Un punto di forza nella narrativa di Margaret Atwood è lavena satirica che pervade la sua scrittura, acuta nell’approccio agli argomenti e nelle scelte stilistiche e soprattutto nella volontà didecostruire gli stereotipilegati al genere femminile, il rafforzamento delle identità collettive a discapito dell’affermazione del singolo, il nazionalismo. Le critiche si rivolgono anche ai personaggi che, nei suoi romanzi, non hanno reagito e hanno accettato passivamente una situazione di abuso.

Concentrandosi sulla ricerca delle radici e di un’identità socio-culturale, l’autrice indaga anche il sentimento di alienazione che può colpire il soggetto in un paese smisurato e etnicamente variegato: un luogo reale che diventa però, contemporaneamente, immaginario, dove vicende e situazioni tendono a velarsi di simboli e si assottiglia la frontiera tra realtà e mito, tra reale e irreale. Molte opere della Atwood sono state infatti ispirate da miti e fiabe, da un universo affabulatorio che la scrittrice definisce “a world of frozen corpses, dead gophers, snow, dead children, and the everpresent feeling of menace, not from an enemy set over against you but from everything surrounding you”33. Molteplici sono le sue fonti di riferimento: dai racconti classici di metamorfosi alle storie horror e gotiche, dal folklore canadese ai racconti per bambini. L’uso che ella fa del mito è di tipo sostanzialmente postmoderno, perché lo “smonta” per ridefinirlo in base, ad esempio, alla moderna psiche femminile ed alle circostanze della contemporaneità. I suoi protagonisti esplorano dunque il patrimonio mitico e la tradizione andando alla ricerca di un’identità. Parallelamente, lo sguardo è rivolto alle relazioni tra soggetto umano e natura e su quelle fra i sessi. Ne emergono quadri in cui l’avanzare della civilizzazione sembra aver spesso avuto effetti tragicamente negativi sullo stato di natura, con il rapporto fra uomo e donna che si presenta come problematico. La maggior parte dei personaggi delle sue opere si trova spesso a combattere contro uno stato di alienazione, non si sente parte di un’armonia naturale e non ne comprende il linguaggio; anche molte delle relazioni fra uomo e donna riflettono questo rapporto disgiunto, a cui si sovrappongono la pulsione a controllare e a dominare il partner, così come il conflitto tra cultura urbana e rurale. Un

33M. Atwood, Survival: A Thematic Guide to Canadian Literature, McClelland & Stewart Ltd, Toronto

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conflitto che, nei casi estremi, vede la wilderness al centro di uno scenario dove victim e victimizer si confrontano. L’ottica è in genere quella femminile, cosicché la figura della donna tende ad essere associata alla natura e dipinta come vittima, mentre l’uomo è calato nel ruolo dell’oppressore o del manipolatore, attore in una società ispirata all’idea del progresso materialistico.

La voce narrante è dunque in vari casi quella di una donna stranita o spaventata da una serie di esperienze negative. Alcuni di questi personaggi soffrono di una profonda frattura fra la loro identità privata e quella pubblica; i loro amici, mariti o amanti ne hanno una conoscenza superficiale, riguardante soprattutto la loro maschera sociale, la loro personalità remissiva di facciata, che esse mostrano per camuffare e nascondere il proprio disagio in un mondo in cui domina l’apparenza. Ma le loro narrazioni ne rivelano i pensieri più intimi, le opinioni e le paure che costituiscono l’esperienza soggettiva delle loro vite, che ne connotano il mondo interiore, mostrando la spaccatura fra la sfera psicologica e la maschera che sono indotte ad indossare. Queste donne hanno represso molte espressioni emotive e, dunque, hanno separato l’io interiore da quello esteriore, perché in tal modo riescono ad alzare uno schermo protettivo, seppur a rischio di precipitare nella paranoia e nella pazzia, in una forma di alienazione mentale da una società sempre più artificiale e falsa, oltreché oppressiva e violenta. In questa prospettiva, appaiono interessanti le parole di Barbara Hill Rigney:

Atwood teaches mostly through negative examples: her protagonists are not very heroic heroines in the beginning of their adventures and sometimes not even at the conclusion. They are not totally reliable narrators; they may lie to the readers as they sometimes lie to themselves, or in some instances, they are even a bit mad. They are often fragmented, isolated, “seeing poorly, translating badly” (Surfacing, 91). All are, in varying degrees, failed artists and metaphorically paralysed and amputed authors, […] cut off from tradition, bereft of audience and of social and political relevance.34

Inoltre, molte artiste-protagoniste della Atwood condividono un approccio particolare nei confronti delle loro opere: usano spesso la finzione per evadere dalla realtà quotidiana, piuttosto che per creare un legame con essa o tentare di trasformarla nel conceto. Come l’immagine dello specchio, centrale in tutte le sue opere, l’arte può scivolare in un percorso che diventa “a way to lose the self in a vision of the self, to estabilish a conflict between the ‘I’ of the self and the ‘she’ of one’s fiction, to become object rather than subject, to

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create polarities where none should exist”35. Dall’altro lato, però, essa può assurgere anche a strumento di conoscenza e confronto per arrivare ad una verità. Le eroine che riescono a orientarsi nel conflitto fra realtà e illusione e che, alla fine, arrivano a cogliere una verità attraverso l’arte, arrivano anche a conoscere e a stabilire una propria identità. Ne risulta un tono narrativo che contrappone la calma e la misura esteriori a un fermento interiore angosciante. Nonostante ciò, le opere della Atwood non sono mai totalmente pessimistiche, nel senso che le donne comunque crescono e sviluppano un profondo senso di libertà ed autoaffermazione. Sia le poesie che i romanzi sono collegati da uno stesso intento ideologico e stilistico, così come le eroine presentano caratteri simili ed analoghe condizioni psicologiche.

È anche con tagliente ironia che l’autrice esamina le dinamiche della vita urbana contemporanea e la sessualità attraverso racconti distopici di violenza socio-politica che svelano, per contrasto, il mondo interiore delle donne (e altri personaggi positivi) e le loro intime percezioni. Come ha osservato Tom Marshall:

In the large context of Atwood’s work, and of Canadian literature, consumer society is an aspect of the predatory universe (…) but running through her work is the theme of discovering and creating self and country, and this is a major Canadian theme.36

2. Iter biografico e percorsi letterari37

Margaret Atwood nasce a Ottawa il 18 novembre 1939, due mesi dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale. È la seconda dei tre figli di Carl Edmund, un entomologo, e Margaret Dorothy Killiam, una nutrizionista e dietologa. Sin dall’infanzia, a causa della professione del padre, l’autrice trascorre lunghi periodi nelle foreste del Québec a contatto con la natura incontaminata e in compagnia dei libri, e non frequenterà la scuola a tempo pieno fino all'età di 11 anni. È in questo periodo che nascono sia il suo attaccamento al paesaggio, sia la sua passione per le fiabe; inizierà a scrivere prestissimo, a soli sei anni, perfezionando il proprio stile, sebbene acerbo, nel corso dei dieci anni successivi.

La sua futura carriera letteraria verrà profondamente influenzata da vari autori, tra i quali il poeta romantico William Blake38, a cui inizia ad appassionarsi grazie al suo

35Ibidem. 36

T. Marshall, “Atwood Under and Above Water”, in The Malahat Review, citato in C. Gorlier, “La commedia gotica di Margaret Atwood”, in L. Codignola (a cura di), Canadiana: aspetti della storia e della

letteratura canadese, cit., p. 126.

37Per la stesura di questa seconda parte si è consultato N. Cooke, Margaret Atwood: A Biography, ECW

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maestro e referente accademico, il rinomato critico Northrop Frye. Conseguito il diploma presso la Leaside High School, nel 1957 intraprende gli studi accademici presso il Victoria College della University of Toronto. Consegue il BA nel 1961 in Inglese (con lode), specializzandosi anche in Filosofia e Francese. Nell'autunno del 1961, dopo aver vinto già alcuni riconoscimenti grazie alle sue prime poesie, si iscrive al Radcliffe College dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti. Consegue qui la laurea specialistica (MA) nel 1962 e si indirizza verso il dottorato nei due anni successivi, ma non completa il corso lasciando incompiuto il lavoro di tesi su "Il romance metafisico inglese" (1967). I suoi primi impegni professionali sono quelli di docente di Inglese alla Sir George Williams University di Montreal, alla British Columbia di Vancouver, all’Università di Alberta e alla York University di Toronto. Si sposa all’età di ventisette anni e, allo stesso tempo, è impegnata nella scrittura di poesie e racconti.

Dopo The Double Persephone (1961), acclamata opera poetica d’esordio, la Atwood pubblica The Circle Game (1964), che vince il Governor General’s Award nel 1966 e definisce alcune delle tematiche centrali del macrotesto atwoodiano, con immagini di ambienti naturali (flora e fauna) che si contrappongono allo scenario urbano ma soprattutto al “girotondo” delle convenzioni sociali, agli automatismi alienanti, all’incapacità di comunicare in modo autentico. Varie immagini oggettivano stati emozionali e mentali profondi, con l’emergere di un tema ricorrente: la fuga da una realtà vuota e opprimente, il bisogno di “spezzare” il cerchio di ricorrenze asfissianti. Forte è il senso delle frontiere insormontabili, che l’atteggiamento degli interlocutori rende ancora più simili alle sbarre di una prigione; per esprimere questa problematica legata all’incomunicabilità, la Atwood si serve di un linguaggio metaforico che richiama appunto immagini di prigioni, fortezze, stanze chiuse e traiettorie circolari che oggettivano la solitudine e la chiusura in se stessi. Questo Circle Game è rappresentato dalle aberrazioni della civiltà, dal suo imporre una forma geometrica e schemi statici all’ambiente e ai rapporti interpersonali, cosicché perfino l’amore appare un altro gioco circolare di “word-plays, calculated ploys of the body, the witticism of touch”39.

Il titolo della successiva raccolta di poesie, The Animals in That Country (1968), contrappone il paradigma della natura al modo in cui esso viene percepito e interpretato

38

L’influenza di William Blake è percepibile nella prima raccolta poetica The Double Persephone (1961),

che introduce tematiche tipiche anche delle successive poesie, soprattutto per ciò che riguarda il contrasto fra

uomo e natura, esperienza e innocenza, e il modo in cui il primo tenta di dominare l’ambiente.

39M. Atwood, “The Circle Game”, in Selected Poems, Houghton Mifflin Harcourt, Toronto 1976, citato in

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dall’uomo; tale opposizione è articolata metaforicamente e ironicamente con richiami alle differenti posizioni che gli animali assumono a seconda del contesto culturale, cosicché, ad esempio,“the fox runs / politely to earth, [and] the huntsmen / standing around him, fixed / in their tapestry of manners"40, versi che alludono alla violenza elegantemente mascherata degli inglesi. In modo simile, per la cultura spagnola, "the bull, embroidered / with blood and given / an elegant death, trumpets, his name / stamped in him, heraldic brand”41. Tutto ciò sembra non avvenire in Canada: "In this country the animals / have the faces of / animals" and "Their deaths are not elegant." 42 In questo passo semanticamente ambivalente, il paese si contraddistingue dall’Europa sia per la condizione più “selvaggia”, sia per una maggiore autenticità. Il titolo della raccolta testimonia in ogni caso l’interesse che la scrittrice nutre nei confronti dell’immaginario legato agli animali e dei processi di significazione a cui essi possono essere sottoposti, anche in modo ideologico e deviato. L’analisi del rapporto spesso conflittuale con l’uomo prosegue ponendo particolare enfasi su relazioni e prospettive che giocano sull’antitesi fra gli animali cerimoniali e araldici della tradizione europea e gli animali più “fisici” del Canada, abbattuti senza che si presti loro troppa attenzione (gli animali si fanno qui anche oggettivazione dei canadesi stessi). In “Progressive Insanities of a Pioneer”, una delle poesie più memorabili che compongono la suddetta raccolta, emerge poi un’altra importante tematica, ovvero il fallimento dell’uomo occidentale che si illude di imporre un ordine logico-razionale assoluto sulla natura, fino a precipitare nella follia e ad autoannulluarsi: “on a metaphorical plane the poem suggests a human culture that developed in the wilderness by denying its own existence as part of nature, leaving as a legacy for future generations not order but schizophrenic chaos.”43

Il primo romanzo della Atwood, The Edible Woman, che rientra nei circuiti tematici del femminismo nordamericano, è stato pubblicato nel 1969, riscuotendo un successo immediato oltreoceano perché uscito al momento “giusto”, quando il femminismo costituiva un ambito di fervente dibattito. Il personaggio principale di questa fantasia satirica nei confronti della società consumistica, Marian McAlpin, è una giovane donna che lavora nel settore della ricerca di mercato. Marian crede inizialmente di essere perfettamente a suo agio a lavoro e con il fidanzato Peter, e riesce anche a dialogare con un’amica che si rivela una femminista aggressiva e militante. Sono presenti alla base forti

40M. Atwood, “The Animals in That Country”, in Selected Poems, cit., citato in J.M. Heath, Profiles in

Canadian Literature 2, cit., p. 57.

41Ivi, p. 58 42Ibidem.

43D. Stouck, Major Canadian Authors: A Critical Introduction to Canadian Literature in English, cit., p.

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sentimenti di interventismo e controllo della società sul ruolo della donna: un esempio è rappresentato dall'amica Clara, "invalidata" ed indebolita dal peso delle responsabilità di moglie e madre, che costantemente deve gestire. Anche Marian scopre di essere dominata, finché un giorno precipita in una condizione di totale disorientamento e smetterà addirittura di mangiare: inconsciamente disgustata dal sistema e dalle restrizioni sociali a cui è sottoposta, perde l’appetito e non riesce più a nutrirsi. Si è accorta che tutti, a cominciare da Peter, la “consumano” con indifferenza, aspettandosi da lei dei risultati preventivati. Per non farsi divorare, Marian rinuncia a sua volta al cibo:

Marian surveyed the chunks of meat on her plate with growing desperation. She thought of sliding them under the tablecloth – but they would be discovered. She would have been able to put

them into her purse if only she hadn’t left it over by the chair. Perhaps she could slip them down

the front of her blouse or up her sleeves.44

Il segnale di pazzia di Marian potrebbe sembrare una tattica di studiata ribellione nei confronti delle regole del sistema, ma alla base c’è il bisogno più profondo di separarsi da un mondo che non riesce ad accettare l’autonomia e la poliedricità dell’essere femminile. In questo testo non mancano infatti richiami agli stereotipi femminili più comuni: la “donna madre”, la “casalinga frustrata”, imprigionata in una dimensione coatta, e la donna “emancipata” e affiliata al femminismo, talvolta aggressiva. Marian si sente soffocata e solo attraverso un percorso trasversale e “folle” riuscirà a trovare scampo dai suoi potenziali “divoratori” ed a celebrare un riscatto con un finale ambiguo e provocatorio, in cui offrirà al fidanzato una torta a forma di donna, la “donna commestibile” del titolo.45

The Journals of Susanna Moodie (1970) è la prima raccolta di poesie concepita secondo una linea di continuità caratteriale, con una narratrice autodiegetica modellata sulla voce storica di Susanna Moodie (1803-1885), scrittrice canadese di origine britannica che nelle sue opere aveva registrato l’esperienza della vita dei pionieri in Ontario nel XIX secolo. Qui la Atwood si ispira alle testimonianze della Moodie e delle sue difficili prove di resistenza nel bush, cercando di immaginare i suoi sentimenti, le sue emozioni e il dolore derivante dall’abbandonare l’Inghilterra per calarsi in una realtà ancora selvaggia come il Canada, con tutte le difficoltà tipiche di un ambiente ostile (“filling in the missing lines left by Moodie in her narratives, to tell the untold”)46. L’importanza di Susanna Moodie nella

44M. Atwood, The Edible Woman, Treasure Press, Toronto 1987, p. 187.

45Cfr. R. Lecker, “Janus through the Looking Glass: Atwood’s First Three Novels”, in A. E. Davidson and

C. N. Davidson (eds), The Art of Margaret Atwood: Essays in Criticism, Anansi, Toronto 1981, pp. 177-203.

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storia letteraria canadese deriva in parte dal suo contributo alla famosa rivista letteraria Literary Garland, ma soprattutto dal successo di Roughing It in the Bush (1852), in cui traspare una visione poco entusiasmante o idealistica del Canada ed un monito a chi pensava di immigrare in questo paese. L’opera atwoodiana va oltre le dimensioni di una guida documentaria, tracciando una complessa descrizione dell’esperienza e della psiche collettiva canadesi, a partire dai preludi coloniali.Soprattutto nella poesia “The Two Fires” traspare il conflitto interiore che nasce dal desiderio di rimanere ancorati ad uno stile di vita metropolitano a fronte dell’esigenza di adattarsi alle circostanze della vita rurale: “each refuge fails / us; each danger / becomes a haven […] left charred marks / now around which / I try to grow."47Le immagini che informano le poesie riescono a conferire un intenso spessore alla psicologia della donna, costretta a misurarsi con il rigore climatico e l’ambiente selvaggio, mentre i suoi ricordi ispirati all’arte e all’architettura la portano a sognare la civilizzazione; come afferma David Stouck: “like the spirit of the country, [she] is being victimized by forces beyond her control.”48 Le forze della natura vengono giustapposte alla volontà di imporre un ordine e di controllare il cambiamento e il processo stagionale, concentrandosi su aspetti architettonici e ingegneristici:

Form, geometry, the human Architecture of the house, square Closed doors, proved roofbeams The logic of windows.49

Così, Susanna Moodie concepisce il mondo come un luogo dominato da terribili polarità, simbolico della “violent duality” con cui la Atwood caratterizza il Canada, e non le rimane che “accept the reality of the Country she is in, and accept also the inescapable doubleness of her own vision.”50 La scrittrice paragona, dunque, la “doubleness” di Susanna Moodie alla “paranoid schizoprenia” che rappresenta il Canada, così questa opera viene definita da Sherill E. Grace “at once an emblem of Canada’s cultural past, a model

47M. Atwood, The Journals of Susanna Moodie, Oxford University Press, Toronto 1970, p. 164, citato in

R.P. Bilan, “Margaret Atwood’s “The Journals of Susanna Moodie",

http://www.uwo.ca/english/canadianpoetry/cpjrn/vol02/bilan.htm, consultato in data 26-02-18.

48D. Stouck, Major Canadian Authors: A Critical Introduction to Canadian Literature in English, cit., p.

296.

49M. Atwood, The Journals of Susanna Moodie, cit. p. 164. 50

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