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LINEE EVOLUTIVE DELLA COMUNICAZIONE FINANZIARIA E RIFLESSI SUL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO

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Academic year: 2021

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(1)UIVERSITÀ DI PISA. Facoltà di Economia Dipartimento di Economia Aziendale. Corso di Dottorato in Economia Aziendale Ciclo XXIII. LIEE EVOLUTIVE DELLA COMUICAZIOE FIAZIARIA E RIFLESSI SUL SISTEMA DI COTROLLO ITERO Settore scientifico disciplinare Secs-P 07. Relatore Chiar.mo Prof. Luciano Marchi Candidato Dott. Sara Trucco.

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(3) Ai miei genitori.

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(5) LIEE EVOLUTIVE DELLA COMUICAZIOE FIAZIARIA E RIFLESSI SUL SISTEMA DI COTROLLO ITERO. IDICE PREMESSA ..................................................................................................................... 5. CAPITOLO 1) LINEE EVOLUTIVE DELLA COMUNICAZIONE FINANZIARIA ...................... 7. 1.1 La comunicazione finanziaria: aspetti introduttivi. ............................................ 7. 1.2 Articolazione e sviluppo della comunicazione finanziaria ............................... 12. 1.3 Equilibrio e conflitto di interessi nel bilancio ................................................... 25. 1.3.1. Il bilancio nel quadro normativo civilistico .............................................. 31. 1.3.2 Il bilancio IAS/IFRS .................................................................................. 33. 1.4. La comunicazione finanziaria voluntary e forward-looking ............................ 36. 1.5. L’evoluzione della comunicazione verso l’informativa non financial............. 39. 1.6 Il ruolo dell’investor relator nei processi comunicativi esterni......................... 49. Capitolo 2) IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO: PROFILI DI ANALISI ...................... 51. 2.1 Il sistema di controllo interno: aspetti introduttivi ............................................ 51. 1.

(6) 2.2 I modelli statunitensi di analisi del sistema di controllo interno ......................60. 2.3 La tripartizione del sistema di controllo interno ...............................................66. 2.4 Gli attori del controllo interno...........................................................................70. 2.4.1 La funzione di Audit ...................................................................................75. 2.4.2. L’audit committee .....................................................................................77. 2.4.3 L’Organismo di Vigilanza ex D.Lgs. 231/2001 .........................................79. 2.4.4. Il Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari e la funzione amministrativa ............................................................................................80. 2.4.5. Il controller ................................................................................................81. 2.5 Le relazioni tra i vari attori................................................................................82. 2.6 Il controllo amministrativo-contabile................................................................84. Capitolo 3) L’INDAGINE EMPIRICA ..............................................................................91. 3.1 Premessa metodologica .....................................................................................92. 3.2 Caratteristiche strutturali e organizzative delle realtà aziendali indagate .......103. 3.3 I cambiamenti nella comunicazione finanziaria ..............................................105. 3.4 L’evoluzione della struttura e del funzionamento del sistema di controllo interno. .........................................................................................................................121. 2.

(7) Capitolo 4) IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO A SUPPORTO DELLA COMUNICAZIONE FINANZIARIA ...................................................................................... 127. 4.1. Il controllo della politica di comunicazione................................................... 127. 4.2 Il controllo dei processi e degli strumenti della comunicazione ..................... 131. 4.3 Le relazioni tra il sistema di controllo interno e la comunicazione finanziaria ..................................................................................................................................... 140. 4.4. Aspetti conclusivi, limiti e spunti per il prosieguo del progetto .................... 145. BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................... 151. ALLEGATI ................................................................................................................... 179. Allegato A .............................................................................................................. 179. Allegato B .............................................................................................................. 181. Allegato C .............................................................................................................. 183. Allegato D.............................................................................................................. 185. Allegato E .............................................................................................................. 187. Ringraziamenti. ......................................................................................................... 189. 3.

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(9) PREMESSA Il presente studio intende analizzare l’evoluzione delle componenti del sistema di controllo interno a supporto della comunicazione finanziaria a seguito dei recenti cambiamenti che hanno interessato quest’ultima area, evidenziandone le reciproche relazioni. Fino a tempi recenti, nella comunicazione finanziaria erano prevalentemente comprese informazioni di natura contabile sulle grandezze di reddito e di capitale. Come vedremo nel prosieguo della trattazione le attuali tendenze ampliano il concetto di comunicazione oltre i dati contabili e quantitativi. Si assiste inoltre a un ampliamento degli strumenti, ad una maggiore periodicità e ad una modifica degli schemi di analisi. Dagli studi dottrinali in materia si rileva dunque un incremento della comunicazione volontaria, non finanziaria e previsionale al fine di soddisfare le istante informative di un numero di interlocutori sempre più ampio. La gestione di sistemi di comunicazione richiede la costituzione di meccanismi operativi necessari per aumentare il livello di efficacia di tali processi e ridurre i rischi di pubblicare informazioni non veritiere e di scarsa utilità per i destinatari. Il punto focale della presente ricerca è la necessità di garantire l’attendibilità di tutte le informazioni pubblicate, qualunque sia la loro natura, ruolo svolto in primis dal sistema di controllo interno, qui inteso come presidio indispensabile per garantire la credibilità delle informazioni. Tale credibilità costituisce un aspetto particolarmente critico in un contesto in cui si delineano alcune importanti caratteristiche: -. un aumento del numero di soggetti che possono reperire informazioni divulgate dall’azienda con sempre maggiore facilità di accesso agli archivi; in presenza dunque di informazioni non affidabili il conseguente danno reputazionale potrebbe essere particolarmente elevato;. -. un tendenziale aumento di valori orientati al futuro, caratterizzati da un rischio intrinseco di non veridicità maggiore rispetto ai valori storici;. 5.

(10) -. un aumento della tempestività della comunicazione; si riduce in tal modo il tempo disponibile per mantere la credibilità delle informazioni (time of control);. -. una maggiore esigenza nel garantire la vericidità del dato gestionale che sempre maggiormente troviamo all’interno del bilancio,. principale. strumento della comunicazione finanziaria; -. un aumento della necessità di definire precisi standard di riferimento per la comunicazione sociale ed ambientale.. Nel presente lavoro consideriamo il sistema di controllo interno basandoci in particolare sulle componenti del controllo manageriale e di quella parte che presidia l’efficacia ed l’efficienza delle informazioni aziendali. La principale “Research Question” cui si intende dare risposta tramite il presente lavoro può essere così espressa: “A seguito dei cambiamenti nella comunicazione finanziaria come dovrà modificarsi la struttura ed il funzionamento del sistema di controllo interno delle società quotate in borsa per far sì che l’informativa divulgata all’esterno presenti un elevato livello di affidabilità?” A tal fine si è pensato di analizzare tre casi di società quotate in borsa utilizzando un approccio metodologico di tipo qualitativo e sviluppando l’analisi dei cambiamenti della comunicazione finanziaria a partire dal 2005. Dappima si è cercato di individuare le linee evolutive della comunicazione finanziaria, attraverso lo studio della documentazione a disposizione e successivamente lo studio è stato approndito attraverso interviste condotte nei confronti di molteplici soggetti che hanno consentito di rispondere alla domanda di ricerca.. 6.

(11) CAPITOLO 1) LIEE EVOLUTIVE DELLA COMUICAZIOE FIAZIARIA. 1.1 La comunicazione finanziaria: aspetti introduttivi. Lo scopo del presente capitolo è fare luce su alcuni concetti chiave che saranno oggetto di studio e di analisi nei capitoli successivi, primo fra tutti la tematica della comunicazione finanziaria, la sua articolazione, il processo ad essa correlato, gli strumenti e gli attori coinvolti in essa. Si ritiene fondamentale, in via preliminare, focalizzarsi sull’analisi del cambiamento nel tempo della funzione informativa di uno dei principali strumenti della comunicazione finanziaria, ovvero il bilancio. L’analisi si estenderà, successivamente, al bilancio civilistico, al bilancio IAS/IFRS, alla comunicazione finanziaria forward-looking e voluntary per passare infine ad una sua evoluzione verso la prospettiva non financial. Infine verrà analizzata la figura e il ruolo dell’investor relator nella prospettiva esterna della comunicazione. Prima di tutto è utile definire il concetto di comunicazione finanziaria, compiendo una disamina della normativa e della letteratura italiana ed internazionale per comprendere i vari filoni di studio e le direttive di evoluzione che ruotano attorno ad esso. Nella dottrina economico-aziendale nazionale ed internazionale il tema della comunicazione finanziaria è stato affrontato da molti autori e sotto diversi punti di vista. Questi dibattiti hanno osservato e studiato la comunicazione finanziaria sotto diverse accezioni e con diverse estensioni di significato, dandone talvolta anche una nominazione differente e caratterizzata da varie sfaccettature.. 7.

(12) Ciò ha dunque determinato la comparsa di una pluralità di teorie, denominazioni e definizioni intorno a questa tematica e per questo è necessario circoscrivere fin da subito tale concetto. Da un punto di vista terminologico, la comunicazione finanziaria è, di fatto, costituita da un flusso informativo di carattere economico-finanziario destinato al soddisfacimento di interessi talvolta contrastanti degli stakeholder aziendali1. Questo flusso informativo non è altro che un vero e proprio linguaggio che deve essere noto sia al mittente che al ricevente2; in quanto tale la comunicazione finanziaria è dunque frutto di un processo di conversione degli andamenti economici in cifre e simboli3. Nel momento successivo il messaggio è decodificato da parte dei destinatari dell’informativa e, poiché soggetto ad un processo di interpretazione, è possibile che il risultato comunicativo sia diverso da quello voluto dal soggetto emittente e diverso da stakeholder a stakeholder.. 1. Sulla tematica della comunicazione finanziaria esiste ampia trattazione nella dottrina economico aziendale italiana ed internazionale; si legga a tal proposito Di Stefano G., Il sistema delle comunicazioni economico-finanziarie nella realtà aziendale moderna, Milano, Giuffrè, 1990, Allegrini M., L’informativa di periodo nella comunicazione economico-finanziaria, principi e contenuti, Milano, Giuffrè, 2003, Quagli A., Comunicare il futuro, Milano, Franco Angeli, 2004. Sulla questione degli interessi contrastanti che ruotano intorno alla comunicazione finanziaria si legga Amaduzzi A., Conflitto ed equilibrio di interessi nel bilancio dell’impresa, Bari, Francesco Cacucci, 1949. In particolare Amaduzzi ravvisa nel bilancio la sede del conflitto di interessi, pag. 141 “Il bilancio che si compila alla fine di ogni esercizio amministrativo nelle aziende di produzione non è dunque – contrariamente all’opinione pubblica – un documento di carattere semplice, che debba rispondere ad un fine determinato ed elementare, ma è un documento sul quale possono convergere, e nel caso specifico in effetti convergono, interessi svariati, ciascuno dei quali, o ciascuna combinazione dei quali, può dare al bilancio un fine singolare, caratteristico.”. 2 Ceccherelli A., Il linguaggio dei bilanci. Formazione e interpretazione dei bilanci commerciali, settimana edizione, Firenze, Le Monnier, 1961, Catturi G., La scrittura in partita doppia come mezzo di comunicazione tra operatori economici di differenti aree territoriali, in Saggi di Economia Aziendale (per Lino Azzini), Milano, Giuffrè, 1987. 3 Giannessi studia il processo di conversione della dinamica aziendale in cifre il quale può essere suddiviso nelle seguenti fasi: 1) analisi dei fenomeni osservati; 2) interpretazione del loro significato; 3) discriminazione e riferimento dei caratteri dei fenomeni osservati al fine perseguito; 4) scelta dei mezzi – cifre o altri simboli – più idonei per rappresentare il materiale discriminato; si legga Giannessi E., Le aziende di produzione originaria, Volume primo, Le aziende agricole, Pisa, Cursi, 1960. Secondo la nostra impostazione il mittente rappresentato dalla società quotata codifica la gestione aziendale mentre il destinatario rappresentato da tutti gli stakeholder decodifica il messaggio attraverso il processo di interpretazione. Sugli aspetti di riconversione si veda sempre Giannessi, op.cit., 1960, pag. 509 e segg. e Ceccherelli A., Le prospettive economiche e finanziarie nelle aziende commerciali, Firenze, Le Monnier, 1931, pag. 8. Giannessi in particolare suddivide il processo di riconversione in alcuni steps: 1) lettura delle cifre nel loro significato formale; 2) interpretazione delle espressioni numerico-letterali; 3) interpretazione delle espressioni composte; 4) riconnessione del fenomeno considerato con gli altri fenomeni e, insieme ad essi, col sistema del quale tutti fanno parte.. 8.

(13) Dalla rassegna dei contributi scientifici che si sono dedicati alla tematica della comunicazione finanziaria, ne emerge una che la definisce come l’insieme delle informazioni che “consentono un’adeguata valutazione delle posizioni di equilibrio economico e della direzione ed intensità del moto aziendale”4, sottolineando con tale espressione l’esistenza di una pluralità di soggetti coinvolti e l’importanza di comprendere la futura evoluzione aziendale. Tale flusso informativo si è modificato nel corso del tempo e ad oggi fa riferimento alle performance finanziarie, passate, attuali e prospettiche dell’azienda5. Molti studiosi pongono enfasi alla caratterizzazione delle informazioni concernenti la comunicazione, evidenziando come queste riguardino in particolare le caratteristiche dell’assetto reddituale, finanziario e patrimoniale dell’azienda e l’evoluzione della gestione aziendale6; altri accademici, invece, tendono ad evidenziare il carattere sistemico del flusso informativo7. Altri autori mostrano particolare attenzione alla trasmissione di un flusso informativo dalla direzione aziendale verso tutti gli stakeholder, garantendo la soddisfazione delle loro numerose e crescenti esigenze ed aspettative. Questi, nel trattare e definire la comunicazione finanziaria, spostano l’ottica di osservazione dall’oggetto ai destinatari dell’informativa finanziaria, rappresentati. 4. Allegrini M., op. cit., 2003. E’ possible ipotizzare che il financial reporting (termine anglosassone per indicare la comunicazione finanziaria) e le relative strutture nascono sulla scia dell’accounting theory per poi successivamente evolversi verso una stewardship theory. A tal fine si legga Beaver W. H., Financial Reporting, an accounting revolution, third edition, New Jersey, Prenctice Hall, 1998, pagg. 1 e segg. “The stewardship function of management was dominant in early views of the purpose of financial statements. Under this view, management is the steward to whom capital suppliers (in other words, shareholders and creditors) entrust control over a portion of their financial resources.”. 5 Sul contenuto del messaggio trasmesso si veda, tra gli altri, Quagli A., a cura di, Internet e la comunicazione finanziaria, Milano, Franco Angeli, 2001, pagg. 13 e segg. 6 Coda V., Strategia d’impresa e comunicazione: il legame mancante, in Finanza, Marketing e Produzione, n. 1, 1990, pag. 44. 7 Sulla tematica di sistema negli studi dottrinali in Economia Aziendale si legga Bertini U., Il sistema d’azienda. Schema di analisi, Torino, Giappichelli, 1990, pag. 29.”6el loro insieme tutte le manifestazioni del mondo aziendale costituiscono un corpo unico di fenomeni retti da leggi identiche e orientate verso fini comuni. Si delinea pertanto una struttura di ordine superiore alla quale è possibile dare il nome di sistema”. Sulla nascita dell’approccio sistemico si vedano anche Zappa G., Il reddito d’impresa (II edizione), Milano, Giuffré, 1937; Giannessi E., op. cit., 1960; Amaduzzi A., L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni (II ediz. ampl.), Torino, Utet, 1963, Fontana F., Il sistema organizzativo aziendale, Milano, Franco Angeli, 1981, Amaduzzi A., Il sistema aziendale ed i suoi sottosistemi, Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale, 1972.. 9.

(14) dai. soggetti. operanti. nell’ambiente. finanziario. di. riferimento. per. 8. l’approvvigionamento dei capitali . L’informativa finanziaria soddisfa un numero sempre più ampio di interlocutori e dovrebbe essere divulgata nell’ottica di favorire un miglioramento del consenso di cui l’azienda necessita presso i vari stakeholder con i quali si relaziona nel contesto competitivo e sociale. Secondo altri autori, inoltre, affinché si possa parlare di comunicazione finanziaria, è necessario che l’azienda sia a conoscenza delle esigenze dei destinatari dell’informativa, che si definisca a priori un pacchetto informativo e che esista al suo interno un metodo di analisi e controllo delle informazioni9. Altri accademici individuano gli elementi costitutivi della comunicazione finanziaria, ovvero gli attori, gli strumenti, i canali di diffusione e i contenuti10. Nella nostra dottrina economico-aziendale è possibile richiamare alcune classificazioni della comunicazione. Tra le più note si ricorda la distinzione della comunicazione finanziaria in informativa di tipo dovuto, derivato e voluto11; questa classificazione insieme ad altre verrà meglio affrontata nel prosieguo della trattazione. Fino a tempi recenti, nel flusso informativo della comunicazione finanziaria venivano comprese soltanto informazioni di natura contabile quali quelle concernenti le grandezze di reddito e di capitale. Come vedremo più avanti, le attuali tendenze ampliano il concetto di comunicazione finanziaria oltre i confini contabili e quantitativi; cambiano i prospetti, aumenta la periodicità12 e gli strumenti ad essa riferiti. Tali tendenze sono favorite dalle mutate e crescenti esigenze degli investitori e degli stakeholder in generale sempre più interessati alle prospettive evolutive delle aziende.. 8. Bertinetti G., Comunicazione finanziaria aziendale e teoria della finanza, Milano, Egea, 1996, Quagli A., op. cit., 2004, Mazzola P., Le investor relations. Dalla comunicazione alla gestione della relazione con il mercato finanziario, Milano, Egea, 2005. 9 Corvi E., Economia e gestione della comunicazione economico-finanziaria d’impresa, Milano, Egea, 1997. 10 Allegrini, op. cit., 2003, pagg. 20 e segg. 11 Di Stefano, op. cit., 1990. 12 A tal proposito Salvioni distingue tra comunicazioni sistematiche e comunicazioni non sistematiche. Le prime vengono svolte con regolarità, mentre le altre si riferiscono a fenomeni contingenti, Salvioni D. M., Il bilancio di esercizio nella comunicazione integrata d’impresa, Torino, Giappichelli, 1992.. 10.

(15) A tal proposito, alcuni filoni di ricerca internazionali e nazionali13 studiano la necessità di ampliare il financial reporting oltre i tradizionali modelli basati su schemi di bilancio d’esercizio e su dati storici14. Altri autori rilevano la necessità di ridurre l’asimmetria informativa tra azienda e stakeholder 15non soltanto in termini di dati consuntivi ma anche in termini di dati previsionali e prospettici (piani e programmi futuri, informazioni relative a fattori critici di successo, ecc.)16. Le asimmetrie informative sono infatti pericolose, soprattutto per le aziende che offrono prodotti di alta qualità, perchè il rischio principale è che gli investitori sottostimino questi ultimi e sovrastimino invece i prodotti a bassa qualità17. Queste problematiche possono dunque essere risolte attraverso un aumento delle informazioni erogate al pubblico, come spiega il market signaling18. Secondo questa teoria, l’azienda comunica al mercato sia attraverso canali espliciti (come. 13. Cfr. Elliott R. K., The third wave breaks on the shores of accounting, in Accounting Horizons, 6(2), 1992, pagg. 61-85, ICAEW (Institute of Chartered Accountants of England and Wales), 6ew reporting models for business, London, Institute of Chartered Accountants in England and Wales, 2003, FASB (Financial Accounting Standards Board), Business and financial reporting, Challenges from the new economy special report, 2001, Lev B., Intangibles: Management, measurement and reporting, Brookings Institution Press, 2001, Lev B., Zarowin P., The boundaries of financial reporting and how to extend them, Journal of Accounting Research, 37, 1999, pagg. 353-86, Wallman, S. M. H., The future of accounting and disclosure in an evolving world: The need for dramatic change, Accounting Horizons, 9(3), 1995, pagg. 81-91. 14 Cfr. Cattaneo C., Introduzione allo studio del bilancio d’esercizio delle imprese, Verona, C.E.I.V., 1966, Quagli A., Teodori C., a cura di, L’informativa volontaria per settori di attività, Milano, Franco Angeli, 2005. 15 Sulle asimmetrie informative tra azienda e stakeholder si leggano tra gli altri Stigler G.J., The economics of information, The Journal of Political Economy, vol. 69, n. 3, 1961, pagg. 213-225. 16 Cfr. Riva P., Informazioni non-finanziarie nel sistema di bilancio - Comunicare le misure di performance, Milano, EGEA, 2001. 17 Akerlof G.A, The market for “lemons”: quality uncertainty and the market mechanism, Quarterly Journal of Economics, vol. 84, 1970, pagg. 488-500. In particolare quest’ultimo autore evidenzia un problema noto in letteratura come il “problema dei limoni” facendo riferimento a quelle situazioni in cui gli investitori devono valutare la qualità dei beni offerti in situazioni di incertezza. In taluni casi le asimmetrie informative possono essere sfruttate con comportamenti opportunisti (moral hazard) dai soggetti che offrono beni di scarsa qualità (lemon o bidoni) che cercano di non fornire tutte le informazioni per cercare di collocare tali beni a prezzi superiori. Come conseguenza si realizza una selezione avversa da parte degli acquirenti, con il risultato di sovrastimare i bidoni e sottostimare il valore dei beni di alta qualità. Per questo dunque coloro che offrono beni di alta qualità sono tentati di offrire una maggior quantità di informazioni per ridurre l’incertezza. 18 Spence M., Job market signaling, Quarterly Journal of Economics, vol. 87, n. 3, 1973, pagg. 355-374.. 11.

(16) la presentazione dell’annual report) sia attraverso comportamenti e scelte del top management19. Il relativo fabbisogno informativo naturalmente varia in relazione a svariati elementi come la dimensione aziendale, il settore di appartenenza, la normativa esistente, le risorse aziendali, la diffusione dell’azionariato, l’efficienza del mercato finanziario, la presenza o meno di istituzioni finanziarie nel capitale delle aziende ed infine ovviamente i fattori storici e culturali.20. 1.2 Articolazione e sviluppo della comunicazione finanziaria. Al fine di tracciare le linee evolutive afferenti la comunicazione finanziaria, è opportuno considerare alcune distinzioni esistenti in materia ovvero quelle tra comunicazione obbligatoria e quella volontaria, tra financial information e non financial information e tra forward-looking information e historical information. Come si può osservare dalla rappresentazione grafica i confini tra queste tre classificazioni non sono netti. Ai fini esplicativi della figura vediamo come, per esempio, la comunicazione obbligatoria (mandatory disclosure) è spesso difficile da definire rispetto a quella di tipo volontaria (voluntary disclosure).. 19. Leland H.E. – Pyle D.H., Informational Asymmetries, Financial Structure, and Financial Intermediation, The Journal of Finance, vol. 32, n. 2, 1977, pagg. 371-387. 20 Corvi E, op. cit., 2007, pagg. 169 e segg.. 12.

(17) Figura 1 - Articolazione della comunicazione finanziaria.. Spesso quindi i confini tra le varie classi sono labili e tendono a confondersi e a fondersi insieme. Nella figura le relazioni tra le varie classificazioni proposte sono individuate con delle frecce e con le parentesi graffe. In questo paragrafo saranno dunque analizzati i fattori di cambiamento che sono diversi a seconda della classe di comunicazione finanziaria considerata. Richiamando la prima classificazione, è possibile notare come negli ultimi anni si sia assistito ad un forte aumento dell’informativa di tipo obbligatorio, rispondente a precisi bisogni e vincoli legislativi e di quella avente natura volontaria, rispondente invece a determinati bisogni di mercato e di carattere aziendale. Facendo riferimento all’attuale contesto competitivo e normativo italiano, le nostre aziende quotate redigono e pubblicano una mole sempre maggiore di. 13.

(18) informativa finanziaria al fine di soddisfare le crescenti esigenze degli stakeholder, crearsi una reputazione positiva sul mercato di riferimento e rispondere a nuovi obblighi informativi21. Per quanto riguarda l’informativa di tipo obbligatorio questa viene impattata in primis dall’adozione di standard contabili comuni (Reg. CE 1606/2002 e D.Lgs. 38/2005) e dall’introduzione della direttiva di modernizzazione 51/2003 nell’ottica di favorire il processo di armonizzazione contabile. Questi cambiamenti hanno determinato la diffusione di nuove logiche valutative, nuove tecniche contabili e nuove regole di esposizione dei dati, al fine di ottenere un linguaggio omogeneo favorevole per l’arena crescente dei destinatari22. Oltre agli aspetti meramente normativi, le cause di ampliamento della comunicazione finanziaria dovuta possono essere ricondotte anche a maggiori richieste di informativa da parte del vasto pubblico degli stakeholder23. Secondo alcuni studiosi24 infatti gli obblighi informativi, volti a tutelare i destinatari dell’informativa stessa, nascono per rispondere a varie esigenze, primo fra tutti un beneficio a vantaggio dell’intera collettività. In particolare alcuni studiosi25 sostengono che tali obblighi informativi determinano un miglioramento nell’efficienza allocativa del capitale, dal momento che tutte le aziende sono. 21. Per approfondimenti si vedano, tra gli altri, Quagli A., op.cit.., 2004, pagg. 1 e segg., Corvi E., op. cit., pag. 19, Zavani M., Il valore della comunicazione finanziaria. Rilevanza e caratteri dell’informativa sociale e ambientale, Torino, Giappichelli, 2000, pagg. 8-9, Di Stefano G., op. cit., 1990, pagg. 48 e segg., Campedelli B., L’internazionalizzazione della comunicazione economico-finanziaria, Milano, Franco Angeli, 2003, cap. 5, Saà M., La redazione dell’informazione finanziaria per gli investitori: un confronto fra Italia e Stati Uniti, relazione tenuta al convegno su “L’informativa agli investitori: un confronto con l’esperienza americana”, Milano, Università L. Bocconi, 24 settembre 1985, pagg. 10 e segg. 22 Marchi L., Paolini A., Castellano N., (a cura di), Principi contabili internazionali e sistemi di controllo interno, Milano, Franco Angeli, 2008. Sugli impatti contabili e gestionali dell’adozione degli IAS/IFRS si legga anche Andrei P., L’adozione degli IAS/IFRS in Italia: impatti contabili e profili gestionali, Torino, Giappichelli Editore, 2006, Azzali S., a cura di, Comunicazione del valore e tutela degli interessi istituzionali nei gruppi aziendali, Milano, McGraw-Hill, 2008. 23 Secondo Weil alcuni stakeholder potrebbero coalizzarsi e fare pressione nei confronti di aziende per l’aumento della comunicazione societaria, Weil D., The benefits and costs of transparency: a model of disclosure based regulation, working paper, Boston University School of Management, Social Science Research Network, July, 2002. Secondo alcuni autori gli stakeholder talvolta sono spinti a richiedere informazioni aggiuntive per procedere ad una comparazione con altre aziende dello stesso settore. A riguardo si confronti Eccles R. G., Lupone L., Alla ricerca del valore: il divario informativo tra società e mercato: il caso italiano, in Luigi Guatri, in Eccles R. G. (a cura di), Informazione e valore il caso italiano, Milano, Egea, 1998, pag. 29. 24 Cfr. Bertinetti G, op. cit., 1996 e Quagli A., op. cit. 2004. 25 Admati A.R., Pfleiderer P., Forcing firms to talk: financial disclosure regulation and externalities, in The Review of Financial Studies, vol. 13, n. 3, 2000, pagg. 479-519.. 14.

(19) obbligate a divulgare certe tipologie di informazioni anche quando le loro performance sono negative. Nonostante. i. vantaggi. appena. descritti. derivanti. dall’aumento. della. comunicazione finanziaria obbligatoria vanno menzionati anche alcuni svantaggi per completezza del presente scritto. I principali svantaggi sono riconducibili prevalentemente al fatto che la divulgazione di un’eccessiva quantità di informazioni potrebbe creare qualche difficoltà nei confronti delle varie classi di stakeholder, determinando un aggravio di problematiche connesse a talune scelte che quest’ultimi devono compiere26. In particolare può diventare complesso, per l’investitore medio, riuscire a distinguere le informazioni rilevanti da quelle superflue data l’ampia mole di dati che sono direttamente reperibili tramite i siti internet. A fianco alla comunicazione finanziaria obbligatoria e prevista dall’ordinamento alcuni autori centrano il loro focus su una di tipo volontario, volta a cogliere le opportunità emergenti e a soddisfare maggiormente le diverse classi di stakeholder27. Oltre quindi all’informativa strettamente di bilancio e imposta da vincoli di legge, oggi diventano sempre più rilevanti informazioni di vario genere come quelle strategiche, gestionali e prospettiche, determinando un’intensificazione della comunicazione finanziaria a carattere volontario28. L’informativa volontaria si sviluppa in primis per cercare di coprire le carenze comunicative della comunicazione obbligatoria in termini di contenuto e chiarezza e perché le aziende avvertono sempre di più una forte esigenza di differenziazione delle informazioni erogate al fine di meglio descrivere gli aspetti rilevanti della gestione aziendale.. 26. Bertinetti G., op.cit.; Bianchi L., Il parere dei giuristi, in Di Martino S., Investor relations, corporate governance e valore di impresa, Egea, Milano, 2002. A quanto rilevato dagli studiosi si aggiunge che molto spesso la legislazione non è in grado di fornire con precisione una descrizione accurata delle informazioni richieste obbligatoriamente. 27 Sulla tematica dell’informativa volontaria, si veda anche Quagli A, L’informativa economicofinanziaria di tipo previsionale delle società quotate italiane, Milano, Franco Angeli, 2004, pagg. 59-79, Quagli A e Teodori C., op. cit., 2004, pagg. 17 e segg., Cattaneo C., op.cit., 2000. 28 Cfr. Quagli A., Il bilancio d’esercizio e principi contabili, Torino, Giappichelli Editore, 2006, pag. 34, Allegrini M., op.cit., 2003, pagg. 127 e segg., Cattaneo C., L’informativa “volontaria” nelle società quotate: alcune osservazioni, in Rivista di Ragioneria e di Economia Aziendale, n. 7/8, 2000.. 15.

(20) Inoltre informazioni aggiuntive sembrano determinare un ampliamento della platea di soggetti interessati all’azienda con conseguenti crescenti possibilità di attrarre investitori. Quanto appena detto sembra essere particolarmente vero se l’azienda è solita avere lo stesso comportamento comunicativo anche in momenti negativi29. Infatti se l’azienda comunica in modo volontario, non soltanto risultati positivi ma anche andamenti negativi, la credibilità comunicativa delle informazioni sembra aumentare. Anche se tale tipo di informativa volontaria viene in genere prodotta sulla base di una libera decisione aziendale, può talvolta accadere che questa dipenda dal potere contrattuale di alcuni stakeholder. La tematica della comunicazione volontaria è stata oggetto di interesse da parte di numerosi ricercatori per molti anni30. Alcuni di questi accademici rilevano come l’incremento della voluntary disclosure vada a beneficio dell’efficienza del mercato e riduca l’asimmetria informativa tra azienda e investitori, spiegando in tal modo le motivazioni sottostanti l’aumento di questa categoria di informazioni aziendali31. 29. Quagli A. Teodori C., op. cit., 2004. Pag. 18. Cfr. Core J. E., A review of empirical disclosure literature: discussion, Journal of Accounting and Economics, Vol. 31, September 2001, Healy P. M. e Palepu K. G., Information asymmetry, corporate disclosure, and the capital markets: a review of the empirical disclosure literature, Journal of Accounting and Economics, n. 1, 2001, Eccles R. G., Herz R. H., Keegan M. E., Phillips D. M. H., The value reporting revolution, New York, Wiley, 2001, Lang M., Lundholm R, Corporate disclosure policy and analyst behaviour, The Accounting Review, October, 1996, Verecchia R. E., Discretionary Disclosure, Journal of Accounting and Economics, Vol. 5, 1983, pagg. 179-194, Cerf A. R., Corporate reporting and investment decisions, Berkeley, Cal., The university of California Press, 1961, Firth M., The effect of size, stock market listings, and auditors on voluntary disclosure in corporate annual reports, Accounting and Business Research, Vol. 9, n. 36, 1979, pagg. 273-280, Hossain M., Perera M. H. B., Rahman A. R., Voluntary disclosure in the annual reports of 6ew Zealand Companies, Journal of International Financial Management & Accounting Vol. 6., Issue 1, 1995, pagg. 69- 87, Teodori C., a cura di, L’informativa volontaria per settori di attività, Milano, Franco Angeli. 2005, Admati A.R., Pfleiderer P., Forcing firms to talk: financial disclosure regulation and externalities, The Review of Financial Studies, Vol. 13, n. 3, 2000, pagg. 479-519, Chow C. W., Wong-Boren A., Voluntary Financial Disclosure by Mexican Corporations, The Accounting Review, Vol. LXII, n. 3, 1987. Questi autori rilevano che l’accresciuta disclosure volontaria è correlata in modo positivo con il numero di analisti finanziari interessati all’azienda e con l’efficienza informativa dei mercati. Sulla tematica si legga anche Salvioni D. M., Il bilancio d’esercizio nella comunicazione integrata d’impresa, Giappichelli, Torino, 1992. In particolare l’autore rileva che l’informazione volontaria viene suddivisa in tre categorie: informazione implicita; informazione esplicita e informazione reattiva. Lo stesso autore inoltre propone altre due ulteriori distinzioni dei flussi informativi, la prima fondata sulle tipologie di attuazione del processo comunicativo, individuando forme personali; forme impersonali e forme telematiche di erogazione delle informazioni. 31 Fontana distingue la comunicazione volontaria in libera e condizionata, infatti l’azienda può decidere di pubblicare certe informazioni per ottenere determinati benefici oppure può essere 30. 16.

(21) In particolare l’aumentata quantità di non mandatory disclosure permette alle aziende di ridurre il costo del capitale azionario32, di ridurre l’asimmetria informativa tra l’azienda ed il pubblico degli investitori33 e di determinare innumerevoli vantaggi nei confronti di investitori ed analisti34. In particolare, tramite la riduzione dell’asimmetria informativa tra azienda ed investitori tende a verificarsi una riduzione del rischio percepito dal mercato e quindi una riduzione del costo del capitale raccolto35. Secondo gli esiti di altre ricerche empiriche una maggiore e migliore disclosure volontaria facilita l’attrazione di investitori con orizzonti temporali di lungo periodo36 e va a beneficio delle posizioni individuali e della credibilità dei managers. Un altro filone di ricerca, concentrandosi, in particolare, sulle motivazioni sottostanti l’aumento della voluntary disclosure37, studia la corporate disclosure, l’offerta delle azioni e le relazioni esistenti con gli stock prices. Questi studi dimostrano che nei sei mesi antecedenti l’offerta, il campione di aziende preso a riferimento incrementa la sua attività di disclosure soprattutto nella parte in cui le stesse aziende hanno il maggior argine di azione e quindi di discrezionalità. In particolare la ricerca menzionata dimostra come questo incremento si manifesti principalmente nelle informazioni concernenti le performance della redditività. spinta dalle pressioni e dalle attese dei numerosi interlocutori sociali dotati di elevato potere di condizionamento. Fontana, op.cit., pag. 42. Altri autori studiano le motivazioni sottostanti un aumento della comunicazione volontaria. A tal proposito si confronti Frankel R., McNichols M., Wilson G. P., Discretionary disclosure and external financing, The Accounting Review, Vol. 70, n. 1, January 1995, pagg. 135- 150. “Specifically this paper examines the association between firms’ external financing decisions and their tendencies to disclose numeric or qualitative earnings forecasts.” 32 Botosan C., Disclosure level and the cost of equity capital, The accounting review, n.3, 1997, Special Committee on Financial Reporting of the American Institute of Certified Public Accountants 1994. 33 Quagli A., Teodori C., a cura di, L’informativa volontaria per settori di attività, Milano, Franco Angeli, 2005. 34 Verecchia R. E., op.cit., 1983. 35 Cfr. Diamond D. W., Verrecchia R. E., Disclosure, liquidity and the cost f capital, in Journal of Finance, 1991, Botosan C., Disclosure level and the cost of equity capital, The accounting review, n.3, 1997, Sengupta P., Corporate disclosure quality and the cost of debt, The Accounting Review, Vol, 73, N. 4, 1998, pagg. 459-474. 36 Eccles Robert G., Herz Robert H., Keegan Mary E., Phillips David M. H., op.cit., 2001. 37 A tal proposito si legga Lang H. Mark, Lundholm R. J., Voluntary Disclosure and Equity Offerings: Reducing Information Asymmetry or Hyping the Stock?, Contemporary Accouting Research, Winter 2000, 17, 4, pagg. 623 e segg.. 17.

(22) attuale e futura con una tendenza ad essere maggiore per quelle aziende che hanno azionisti di vendita che partecipano alle offerte. In questo caso specifico vi deve essere un’adeguata regolamentazione della disclosure perchè il rischio è che questa sia fraudolenta e alterata per attrarre in modo scorretto gli investitori38. Tali studi suggeriscono quindi come un’aumentata quantità di corporate disclosure può ridurre l’asimmetria informativa relativa alle offerte; gli autori ipotizzano che un modo per mitigare tale asimmetria informativa sia proprio quello di aumentare l’attività relativa alla parte di disclosure volontaria nei momenti antecedenti l’annuncio di offerte azionarie39. Anche altri autori40 indagano sulle motivazioni sottostanti la scelta di pubblicare volontariamente reporting usati internamente dal management aziendale e ritenuti utili per scopi ed esigenze esterne. Lo studio in questione presta attenzione agli incentivi dei managers nella scelta della frequenza dei report interni pubblicati per fini esterni. Altri studiosi41 analizzano la voluntary disclosure e ne provano a spiegare il significato come un processo di massimizzazione a favore sia del mercato che della politica comunicativa aziendale. Altri autori ancora individuano le diverse e crescenti forme che essa può assumere, come conferenze con analisti finanziatori, previsioni e forecast aggiuntivi rispetto alle informazioni tradizionali contenute negli annual report42. 38. A tale riguardo si legga Lang e Lundholm, op.cit. A tale riguardo Lang e Lundholm, op.cit., individuano la seguente ipotesi di ricerca: “Issuing firms increase their disclosure activity prior to equity offerings relative to the change in disclosure activity of similar nonissuing firms over the same period”, pag. 630. 40 Sulle motivazioni sottostanti la scelta di pubblicare la voluntary corporate disclosure si legga Leftwich R. W., Watts R. L., Zimmerman J. L., Voluntary Corporate Disclosure: The Case of Interim Reporting, Journal of Accounting Research, Vol. 19, 1981, pagg. 50-77. 41 Si fa qua riferimento al seguente articolo Watts R. L., Corporate Financial Statements: A product of the Market and Political Process, Australian Journal of Management, April, 1977, pagg. 53-75. 42 Watson A., Shrives P., Marston C., Voluntary disclosure of accounting ratios in the UK, British Accounting Review, Vol. 34, 2002, pagg. 289-313. Gli autori di questa ricerca investigano se ed in che modo la disclosure avente carattere volontario e presente nei report annuali può essere spiegata attraverso due teorie, ovvero Agency e Signalling Theories. La ricerca apre degli interessanti filoni di studio in quanto evidenzia la presenza tra gli indicatori di disclosure delle performance aziendali, la dimensione aziendale e il settore industriale di appartenenza. La teoria dell’agenzia viene infatti spesso utilizzata dagli studiosi per spiegare l’incremento volontario della disclosure all’interno delle aziende. I manager al fine di attrarre gli investitori e consapevoli che le loro performance sono continuamente monitorate da questi ultimi, avranno 39. 18.

(23) In alcuni casi, tuttavia, si assiste ad una certa resistenza alla pubblicazione volontaria di taluni risultati aziendali o di alcuni dati sensibili, dovuta alla preoccupazione di dover comunicare troppo al mercato (soprattutto problematiche di tipo fiscale, litigation cost, danni di immagine e costi competitivi). I confini tra la comunicazione finanziaria obbligatoria e quella volontaria sono, tuttavia, piuttosto labili43, perché gli obblighi normativi, riguardando soltanto aspetti e contenuti minimali, lasciano margini di discrezionalità al management aziendale sulla scelta di quali dati pubblicare e soprattutto in che modo trattarli e gestirli. Inoltre questi confini variano a seconda del contesto nel quale le società sono quotate, perché per esempio, esistono delle informazioni che devono essere obbligatoriamente divulgate per le aziende quotate negli Stati Uniti, mentre sono volontarie per la normativa italiana (si pensi al prospetto 20-F). L’altra distinzione che rileva ai nostri fini è quella tra la comunicazione finanziaria e la parte non finanziaria44. Associazioni professionali internazionali studiano la crescente importanza assunta dalle informazioni non finanziarie; queste infatti rappresentano un buon mezzo maggiori incentivi a pubblicare il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Dall’altro lato la Signalling theory sviluppata da Spence nel 1973 aiuta anch’essa a comprendere la voluntary disclosure. In particolare gli autori spiegano che ci possono essere delle asimmetrie informative tra le aziende e gli investitori. Tali asimmetrie possono quindi essere ridotte attraverso l’uso di una maggiore quantità di disclosure volontaria. Questo significa che la parte che ha una maggiore e migliore informativa aziendale dovrà fare lo sforzo di comunicare queste informazioni all’altra parte, determinando in tal modo una diminuzione delle asimmetrie informative precedentemente citate. Attraverso questo procedimento è possibile quindi garantire credibilità e verificabilità alla qualità aziendale. Infatti se i manager provano a falsare le informazioni in loro possesso, pubblicando informazioni positive allorquando esse sono negative, questo può provare gravi danni irreparabili alla disclosure aziendale perché da quel momento in poi nessuna più informazione verrà considerata credibile. Questo processo evidenzia a nostro parere una sorta di meccanismo di autocontrollo che viene spontaneamente attivato dal mercato a tutto vantaggio dell’ampia platea di stakeholder interessati alle sorti aziendali. Attraverso questo circolo virtuoso infatti i manager sono motivati a comportarsi in modo corretto circa la diffusione delle informazioni aziendali. A nostro avviso anche la performance aziendale può ricevere un forte e positivo impulso. 43 Sulle considerazioni concernenti la difficoltà di definire la voluntary disclosure si legga tra gli altri Cooke T. E., Voluntary corporate disclosure by Swedish companies, Journal of International Financial Management and Accounting, 1, 2, 1989, pagg. 171-195. Questa ricerca in particolare evidenzia una problematica strettamente correlata con la voluntary disclosure, ovvero la sua circoscrizione e la sua corretta interpretazione. 44 Sulla non financial information si vedano gli studi di Sean W. G. Robb, Louise E. Single, Marilyn T. Zarzeski, 6onfinancial disclosure across Anglo-American countries, Journal of International Accounting Auditing & taxation, n. 10, 2001, pagg. 71-83. Vanstraelen Ann, Zarzeski M. T., Robb S. W. G., Corporate nonfinancial disclosure practices and financial analyst forecast ability across three european countries, Journal of International Financial Management and Accouting, 2003, pagg. 249-278.. 19.

(24) per comunicare al pubblico degli stakeholder il progresso e l’evoluzione dell’azienda45. Al fine di incontrare le mutevoli esigenze degli utenti finali, le informazioni contenute all’interno dei numerosi report possono infatti riguardare piani, opportunità, rischi, fatti ed eventi incerti46. Per far questo, le informazioni non devono più essere solamente di tipo quantitativo–monetario ma devono riguardare prevalentemente dati di natura gestionale e quindi di tipo maggiormente qualitativo. In tal senso, altri studi dimostrano l’importanza e l’efficacia previsionale degli indicatori non contabili rispetto a quelli meramente quantitativi47. Più in generale si tratta di informazioni focalizzate su quei fattori che creano valore maggiormente duraturo nel corso del tempo. Tali informazioni possono, dunque, comprendere misure non finanziarie e fornire un migliore allineamento tra le informazioni riportate esternamente e quelle riportate internamente. Importanti studi sulla non financial disclosure sono condotti dal Jenkins Committee e sono svolti soprattutto per meglio comprendere quali siano i fattori che determinano le scelte relative al loro utilizzo nel contesto americano. Il Jenkins Report (AICPA 1994) evidenzia infatti che la reportistica relativa alla corporate può essere migliorata, attraverso l’adozione di differenti prospettive rispetto a quelle meramente economico-finanziarie, come quelle dei consumatori, dei creditori, degli investitori, ecc. Questo modello comprende alcune tipologie di informazioni che possono essere raggruppate in alcune classi, ovvero: 45. AIMR, 1992. L’AIMR afferma che le informazioni non finanziarie rappresentano un buon mezzo per comunicare al pubblico degli stakeholder il progresso e l’evoluzione dell’azienda. 46 Kaplan e Norton affermano: “financial measures tell the story of past events, an adeguate story for industrial age companies for which investements in long-term capabilities and custode relationships were not critical for success. These financial measures are inadeguate, however, for guiding and evaluating the journey that information age companies must make to create future value through investment in customers, suppliers, employees, processes, technology, and innovation”, Kaplan R. S., Norton D. P., The Balanced Scorecard. Translating Strategy into Action, Boston, Harvard Business School Press, 1996, pag. 7. 47 “In a world of increasing technological change and shortened product life cycles, and in a world where knowledge work and intangibile assets have become of profound importance, future financial performance is often better predicted by non-financial indicators than by financial indicators”, Mavrinac S., Siesfeld T., Measures that Matter: an Exploratory Investigation of Investors’ Information 6eeds and Value Priorities, relazione presentata al Convegno OECD, Intellectual Capital, Measuring and Reportin Intellectual Capital: Experience, Issues, and Prospects, Amsterdam, 9-11 giugno 1999, pag. 4, documento disponibile sul sito: www.oecd.org.. 20.

(25) -. financial data;. -. operating data and performance measurements that management. uses to manage the business; -. management analysis of financial and non financial data; reasons. for changes in the financial, operating, and performance-related data, and the identity and past effect of key trends; -. forward – looking information: opportunities and risks, including. resulting from key trends, management’s plans, including critical success factors, comparison of actual business performance to previously disclosed opportunities, risks and management’s plans; -. information about management and shareholders: directors,. management, compensation, major shareholders, and transactions and relationships among related parties; -. objectives and strategy;. -. scope and description of business and properties;. -. impact of industry structure on the company.. In particolare sempre secondo questo documento la disclosure aziendale è soggetta a miglioramenti se: -. viene attribuita maggiore importanza alle esigenze informative in. modo da ridurre l’asimmetria informativa tra azienda e investitori; -. se viene sviluppato un modello informativo e se questo viene. mantenuto costante nel tempo; -. se si considera l’orizzonte temporale di lungo periodo, cercando di. comprendere l’evoluzione futura degli interessi degli stakeholder. L’ultimo livello di analisi che rileva riguarda la distinzione tra forward-looking information e historical information. Alcuni filoni di ricerca internazionali e nazionali (ICAEW 2003)48, studiano la necessità di ampliare il financial reporting oltre i tradizionali modelli basati su schemi di bilancio d’esercizio e su dati storici49. 48. Wallman S. M. H., (1995),The future of accounting and disclosure in an evolving world: the need for dramatic change, Accounting Horizons, 9, (3), pagg. 81-91.Elliot R. K., (1992), The third wave breaks on the shores of accounting, Accounting Horizons, 6(2). Lev B., Zarowin P., The boundaries of financial reporting and how to extend them, Journal of Accounting research, Vol. 37, n. 2, Autumn 1999. In particolare gli autori rilevano: “Our evidence indicates that the. 21.

(26) In tal senso è possibile operare un’utile classificazione: -. forward-looking topics, riguardanti l’ambiente all’interno del quale. lazienda opera, la strategia aziendale e le previsioni prospettiche a breve e a medio/lungo termine; -. historical topics, riguardanti la struttura organizzativa aziendale, le. caratteristiche e la storia della produzione e delle sue diverse linee produttive ed informazioni concernenti le caratteristiche dei consumatori passati, attuali e potenziali. In tal senso già Ceccherelli50 opera un’importante distinzione tra i bilanci preventivi e quelli di tipo consuntivo in relazione al periodo futuro o passato cui si riferiscono. Un punto focale in questo quadro di riferimento e che ha determinato una rapida diffusione della prima tipologia di informazioni citata è rappresentato secondo l’Associazione professionale AICPA (1992) da questo assunto: “financial reports are losing their significance because they are not future oriented and do not provide value based information”51.. usefulness of reported earnings, cash flow, and book (equity) values has been deterioring over the past 20 years.We document that this deterioration in usefulness, in the face of both increasing investor demand for relavant information and persistent regulator efforts to improve the quality and timeliness of financial information is due to change.” 49 Cattaneo C., op. cit., 1966. A tal proposito si legga anche Zappa “…malgrado la notevole portata delle determinazioni a valore, queste sono inadeguate a una sufficiente conoscenza delle gestioni produttive e richiedono di essere variamente integrate da rilevazioni del volume fisico delle cose acquistate, prodotte, vendute o accumulate in scorta e dalle rilevazioni di andamenti e di future tendenze di quantità economiche di impresa e di mercato”. Zappa, Le produzioni nell’economia delle imprese, Voll. I-II, Milano, Giuffrè, 1957, pagg. 883-884, Quagli A., Teodori C., op.cit., 2005. 50 Ceccherelli A., op.cit., 1961, pagg. 9 e segg. 51 L’AICPA afferma “The Committee believes that disclosure of performance measures would provide leading indicators about a company’s future….Users are forever searchin for better leading indicators of perfomance; indicators about existing conditions that provide insight into a company’s future performance. Since future performance is often a function of how well a company performs key activities, performance measuremente are often superior leadin indicators of a company’s performance” AICPA, Improving Business Reporting, Chapter 5. L’AICPA, in particolare, è stato uno dei primi organismi professionali ad affrontare la problematica dell’integrazione tra l’informativa contabile e quella gestionale.. 22.

(27) A tal proposito, alcune ricerche dimostrano che più alti livelli di forward looking non financial disclosure sono associati ad una più bassa dispersione e una più alta accuratezza nelle previsioni di reddito da parte degli analisti finanziari52. E’ possibile notare infine una stretta connessione tra voluntary disclosure e informazione non finanziaria, infatti alcuni ricercatori, nell’individuare un incremento della comunicazione volontaria individuano un parallelo incremento di informazioni orientate al futuro, non finanziarie e prevalentemente qualitative53. Ai fini del presente scritto ci preme in particolare dimostrare l’aumento della comunicazione volontaria, non finanziaria e avente carattere previsionale.. 52. Sean et. al. op.cit., Vanstraelen A., Zarzerski M. T., Robb S. W. G., Corporate non financial disclosure practices and financial analyst forecast ability across three european countries, Journal of International Financial Management and Accouting, 2003, pagg. 249-278. 53 Beattie V., The future of business reporting: a review article, Irish Accounting review, 7, 1, 2000, pagg. 136; l’autrice afferma: “In the general call for more forward-looking and nonfinancial information, it is possible to identify four broad issues about which such information is considered desirable. First, there is forward-looking information about strategy. Second, there is information relating to risk. Third, the reports all tend to discuss (although at different levels of detail) value drivers and related non-financial performance measures (or performance indicators). The fourth and final area where additional information is required is background information, principally about the business of the company and the people who manage it.”. 23.

(28) Figura 2 - Review della letteratura: l’articolazione e i recenti sviluppi della comunicazione finanziaria. Tabella sinottica.. FILOE DI STUDIO. AUTORE E AO. La comunicazione obbligatoria e le. Di Stefano, 1990; Admati e Pfleiderer,. conseguenze derivanti. 2000; Weil, 2002, Allegrini, 2003,. dall’armonizzazione contabile. Andrei, 2006; Marchi, 2006; Azzali 2008,. Marchi,. Paolini,. Castellano,. 2008. See. e. Cerf,. 1961;. Firth,. 1979;. Verecchia, 1983; Chow e Wong-Boren, La comunicazione volontaria. 1987; Hossain, 1995; Botosan, 1997; Admati-Pfleiderer,. 2000;. Cattaneo,. 2000; Core, 2001, Healy et. al., 2001; Quagli, 2004; Teodori 2005 on financial information. AIMR, 1992; Kaplan e 6orton, 1996, Sean et. al., 2001, Vanstraelen, 2003. Forward-looking information. Elliot, 1992; AICPA, 1994; Wallman, 1995; Beattie, 1999; ICAEW, 2003; Quagli, Teodori 2005.. 24.

(29) 1.3 Equilibrio e conflitto di interessi nel bilancio. Gli strumenti della comunicazione consentono dunque di trasmettere dati e simboli che assumono significato una volta che sono sottoposti al collegato processo interpretativo. Il più tradizionale strumento di informazione economico-finanziaria è rappresentato dal sistema del bilancio d’esercizio54 la cui espressione deriva da “rendiconto di gestione” di un determinato “periodo amministrativo”. Le tematiche del bilancio ordinario, dei suoi compiti e delle sue finalità sono state affrontate da una vasta schiera di autori italiani ed internazionali. Nonostante ciò la dottrina è concorde nell’individuare nella determinazione e rappresentazione del reddito d’esercizio e del capitale il principale fine del bilancio d’esercizio. Uno studioso in particolare rileva che “il bilancio deve considerarsi uno strumento rappresentativo e interpretativo della dinamica aziendale che tende fondamentalmente ad esprimere, al termine di ogni esercizio, un risultato 54. Su approfondimenti concernenti la tematica del bilancio d’esercizio si confronti Ferrero G., Le analisi di bilancio, parte 1, espressività e struttura del bilancio d’esercizio, Milano, Giuffrè Editore, 1959. Secondo tale interpretazione esso risulta originariamente composto dallo “Stato Patrimoniale” detto anche “Stato attivo e passivo” o “inventario contabile”. Si parla di sistema di bilancio d’esercizio perché si tratta di un sistema di valori come definito dallo stesso Ferrero. Su queste tematiche si consulti anche Ceccherelli A., op. cit., 1961 e Onida P., Il bilancio d’esercizio delle imprese, significato economico del bilancio, problemi di valutazione, Milano, Giuffrè Editore, 1940. In particolare Onida in quest’ultimo scritto afferma che “Il rendiconto generale d’esercizio, nelle imprese-comunemente detto bilancio – è un sistema di valori formalmente costituito di due parti: lo Stato attivo e passivo o Stato patrimoniale o Inventario patrimoniale e il conto generale di profitti e perdite”. A tal proposito Besta afferma che: “I prospetti in cui i risulta menti dell’impresa o della gestione sono descritti e, occorrendo, provati, formano il rendiconto che prende il nome di bilancio, o conto consuntivo, o semplicemente conto”, Besta F., La Ragioneria III Vol., Milano, Vallardi, 1922, pag. 591. A tal proposito si confronti anche Amaduzzi A., op. cit, 1963, pag. 699, Amaduzzi A., Il bilancio d’esercizio delle imprese, Torino, UTET, 1978, Amodeo D., Ragioneria generale delle imprese, Napoli, Giannini, 1964, pag. 551, De Dominicis U., Il reddito dell’impresa ed il suo sistema contabile, Cuneo, Ghibaudo, 1950, pag. 165, De Dominicis U., I bilanci delle imprese nei periodi di oscillazione del valore della moneta, Torino, Levrotto & Bella, 1965, Saraceno P., Il bilancio dell’azienda industriale, Milano, Giuffrè,1941, pag. 4, Caramiello C., Contabilità generale, principi e metodi, Milano, IPSOA, 1987. Sempre su questa tematica, Rossi indica i fini conoscitivi del bilancio secondo il diverso contenuto; Rossi N., Il bilancio nel sistema operante dell’impresa, Milano, SAME, 1958. Rossi N., Il bilancio dell’impresa. Le sue differenziazioni e la sua interpretazione, Torino, Unione Tipografico, 1965. Amaduzzi inoltre afferma che: “Appariva il bilancio, prima di questi studi, come un documento indiscriminato, valevole per tutti gli scopi: non si era notato che in un’impresa si possono redigere bilanci, diversi per contenuto qualitativo e per valori, a seconda che muti la sua finalità nella compilazione, finalità che dipende, a sua volta dall’orientamento reale o virtuale, nel quale si vuol valutare la situazione dell’impresa.” Amaduzzi A., op.cit., 1949, pag. 7.. 25.

(30) economico e le connesse strutture di capitale da cui si possono identificare le posizioni di equilibrio del sistema d’azienda”55. Un altro autore rileva che: “il bilancio d’esercizio è un sistema di valori, diretti a esprimere la misura del reddito e del capitale di funzionamento.”56 Nella pratica professionale internazionale, la tematica del bilancio d’esercizio viene regolata e stabilita dal Financial Accounting Standards Board con la collaborazione della Security and Exchange Commission. In particolare il documento FASB “Statement of Financial Accounting Concepts” n. 1 del 1978 cita: “The primary focus of financial reporting is information about earnings and its components”, avvalorando con tale asserzione le finalità del bilancio indicate dalla nostra dottrina. Da quanto appena rilevato si deduce che il financial reporting dovrebbe dunque fornire informazioni utili ai presenti e ai potenziali investitori e creditori e agli altri utenti interessati all’andamento dei flussi prospettici. Diventa dunque rilevante l’analisi degli interessi coinvolti nella composizione del bilancio. Amaduzzi rileva: “Sinteticamente, li possiamo ravvisare (…) nelle condizioni generali dell’equilibrio aziendale, cosicchè il bilancio di esercizio dell’impresa deve essere composto in guisa da assicurare o da non turbare la verificazione delle singole condizioni, o da contribuire al riassetto aziendale, quando tali condizioni – per cause costituizionali od acquisite – non abbiano a verificarsi.”57 L’autore inoltre attribuisce al bilancio una funzione di controllo amministrativo “contribuendo notevolmente all’orientamento dell’azione di. 55. Passaponti B., Il bilancio dell’azienda elettrica nel quadro dei bilanci a contenuto obbligatorio, Milano, Giuffrè, 1990, pag. 59. A tal proposito si legga anche quanto scritto da Giannessi, op.cit. 1960, pag. 804: “Il bilancio non ha per scopo la determinazione di un risultato “esatto” o “definitivo”. Il risultato del bilancio è soltanto un mezzo attraverso il quale è possibile effettuare una investigazione più ampia sulle posizioni di equilibrio del sistema d’azienda e sul carattere del moto ad esso attinente...”. L’autore prosegue a pag. 805: “il bilancio di periodo non ha per scopo la determinazione di problematiche formazioni di utili o di perdite, ma la determinazione di un risultato idoneo per identificare le posizioni di equilibrio dell’azienda e la natura del moto ad essa attinente”. Sulla tematica di sistema negli studi dottrinali in Economia Aziendale si legga Bertini U., op. cit., 1990, pag. 29. 56 Cattaneo M., Manzonetto P., Il bilancio di esercizio. Profili teorici e istituzionali negli anni novanta, Milano, ETAS LIBRI, 1992. Su questa tematica si confronti, tra gli altri, anche Poddighe F., Coronella S., Il primo contributo scientifico di Gino Zappa allo sviluppo dell’informativa di bilancio, Contabilità e Cultura Aziendale, n. 1, Vol. 6, 2006. 57 Amaduzzi A. op.cit., 1949, pag. 18.. 26.

(31) gestione e di organizzazione, cioè a dire al mantenimento delle condizioni dell’equilibrio aziendale.”58 Amaduzzi dunque individua un primo conflitto al raggiungimento degli interessi che gravitano intorno al bilancio d’esercizio nell’impossibilità di soddisfare simultaneamente tutte le esigenze, essendo queste necessariamente contrastanti le une dalle altre59. Numerosi accademici affermano l’importanza della funzione informativa del bilancio al fine di rendere noti alcuni aspetti della gestione aziendale, in particolare la situazione patrimoniale e i risultati economici dell’esercizio60. Affinché si possa realizzare la funzione informativa del bilancio, Cattaneo afferma l’importanza che il bilancio sia utile ai fini della programmazione aziendale, che sia fonte di conoscenza per tutti gli interessati e che possa esaudire alcune esigenze tipiche di alcune classi di destinatari61. A tale proposito Superti Furga parla di tre funzioni da attribuire ai prospetti informativi, ovvero: -. una funzione descrittiva, se le informazioni sono volte a descrivere. fatti e valori contabili contenuti nello stato patrimoniale e nel conto economico. Queste informazioni possono essere trovate principalmente dalla nota integrativa; -. una funzione informativa, se le informazioni esulano dalla mera. descrizione dei prospetti contabili. Questa funzione è assolta oltre che. 58. Amaduzzi A., op. cit., 1949, pag. 19. Amaduzzi distingue gli interessi che gravitano intorno al bilancio d’esercizio in due categorie: “quello degli interessi di persone che danno le lore energie al sistema dell’azienda e quello di persone estranee all’azienda stessa.”, Amaduzzi, op.cit., 1949, pag. 46. Inoltre l’autore distingue all’interno della prima categoria “gli interessi personali aziendali che agiscono nello stesso senso in cui agiscono gli interessi obiettivi, ed interessi personali aziendali che sono da ritenersi contrary alle forze che tendon alla conservazione delle condizioni generali dell’equilibrio.”, Amaduzzi A., op. cit., 1949, pag. 46. 60 Besta, op. cit., 1922, pag. 264 afferma che: “6ella formazione dei bilanci alla fine degli esercizi susseguentisi più che un’esatta valutazione dei singoli beni, importa ottenere una prudente e non arbitraria fissazione dell’utile netto”. Con tale asserzione Besta afferma l’importanza della conoscenza del risultato economico rispetto alla valutazione patrimoniale dei beni aziendali. 61 Cattaneo M., Il bilancio d’esercizio nelle imprese, finalità e struttura, Sostegno, ETAS LIBRI, 1979; in particolare Cattaneo pag. 29 individua una distinzione ai fini del soddisfacimento delle attese tra conoscenza attesa e conoscenza conseguita. “Il loro insieme costituisce rispettivamente le conoscenze totali auspicate e conseguite; le prime indicano le attese cognitive globali e le seconde quelle che concretamente si perviene ad ottenere. Entrambe possono essere riferite alla totalità degli interessi convergenti nell’impresa o ad uno di essi”. 59. 27.

(32) dalla nota integrativa anche dalla relazione sulla gestione e da altri documenti non focalizzati sui prospetti contabili; -. una funzione esplicativa se volta “all’esplicitazione delle ipotesi. assunte per la gestione futura, nonché alla coerenza interna tra queste ipotesi e i valori di bilancio che sono stati dedotti alla luce di tali ipotesi”62. In particolare, si può notare come la funzione informativa si sia ampliata notevolmente tanto da determinare un’estensione del numero di documenti e prospetti collegati al bilancio63. Data la studiata variazione del flusso informativo della comunicazione finanziaria, sembra ampliarsi in particolare la funzione esplicativa. L’aumento dei documenti e prospetti collegati alla comunicazione finanziaria può essere osservato poiché, oltre al tradizione bilancio d’esercizio (sia esso societario che consolidato) rientrano oggi in questo concetto anche altri documenti di informativa societaria obbligatoria per le società quotate, come la relazione sulla gestione, la relazione del collegio sindacale, la relazione emessa dalla società di revisione e documenti di natura volontari come il rendiconto finanziario e il prospetto delle variazioni di patrimonio netto64. In genere l’insieme di questi documenti prende il nome di annual report dal linguaggio anglosassone non esistendo una corrispondente espressione in lingua italiana. Come abbiamo avuto modo di osservare, ad oggi la comunicazione finanziaria è più ampia comprendendo ad esempio i piani strategici, il bilancio sociale, il sito internet, le relazioni pubbliche, le relazioni con i media, la pubblicità istituzionale, ecc65. In particolare le relazioni di analisti finanziari e i giudizi di rating espressi da agenzie di valutazione sono considerati da molti autori una comunicazione derivata66.. 62. Superti Furga F., Il bilancio d’esercizio italiano secondo la normativa europea, Terza edizione, Milano, Giuffrè Editore, 1997, pag. 242. 63 Sulla funzione informative del bilancio si legga anche Coronella S., Poddighe F., op. cit., /2006. 64 Corvi E., op. cit., 2007, pagg. 177 e segg. 65 Per approfondimenti sulla tematica si veda Allegrini, op. cit. 2004, pagg. 21 e segg. 66 Allegrini M., op. cit., 2003, pagg. 22 e segg. L’autore distingue la comunicazione finanziaria primaria da quella derivata. La prima comprende oltre l’annual report, la relazione semestrale e trimestrale, la lettera agli azionisti, la relazione annuale sulla corporate goverance, le presentazioni. 28.

(33) Rientrano quindi nel concetto di comunicazione tutta una serie di documenti attinenti ai fatti gestionali ordinari e straordinari, che nel caso di aziende quotate o di prossima quotazione siano sempre più in grado di attrarre potenziali investitori. A conferma della pluralità di strumenti impiegati per la comunicazione finanziaria, lo stesso Onida67 afferma l’insufficienza del solo sistema di bilancio d’esercizio ai fini dell’analisi della situazione finanziaria aziendale intesa in senso dinamico. Oltre a ciò lo studioso rileva l’importanza dell’integrazione tra i valori di bilancio e l’analisi sulla dinamica della gestione, richiamando l’attenzione su dati quali-quantitativi che siano in grado di predire lo svolgimento della gestione aziendale futura. Anche altri autori sottolineano la perdita di rilevanza del financial statement nei confronti degli investitori aziendali, facendo emergere la necessità di migliorare la comunicazione finanziaria modificando i modelli e gli schemi di bilancio esistenti68. In questo framework di riferimento altri accademici studiano la capacità del financial statement di predire il fallimento aziendale, considerando l’aumento della discrezionalità del bilancio, una delle variabili in grado di anticipare l’evento69.. agli analisti finanziari, il piano strategico, il bilancio sociale ed ambientale, l’informativa sul sito web dell’azienda, mentre la comunicazione derivata comprende le relazioni di analisti finanziari, investitori, media, il rating assegnato da agenzie di valutazione, ecc. 67 Su queste tematiche si confronti Onida P., Il bilancio d’esercizio nelle imprese, significato economico del bilancio problemi di valutazione, Milano, Giuffrè Editore, 1940, pagg. 131 e segg. 68 Francis J., Shipper K., Have financial statements lost their relevance?, Journal of Accounting Research, Vol. 37, n. 2, Autumn 1999, pagg. 319-352. “We measure a loss of relevance as a decrease over time either in the returns that could be earned from foreknowksdge of financial statement information or in the explanatory power oC accounting information. Both measures are applied to broad samples of exchange-listed and 6ASDAQfirma, over the period 1952-94.” Gli autori continuano: “Our analyses show that returns to perfect foresight trading strategies based on the sign and magnitude of earnings, on the level and change in ea,rnings and book values, and on an assortment of fundamental signals have decreased over our sample period. However, returns based on cash flows and (just) the sign of earnings have not changed significantly over time. Our tests indicate that the explanatory power of earnings levels and changes for returns has significantly decreased over time.”. Per comprendere il concetto di value relevance si fa riferimento a Ali A., Hwang L., Country-specific Factors related to financial reporting and the value relevance of accounting data, Journal of Accounting Research, Vol. 38, n. 1, Spring 2000, pagg. 1-21. Gli autori affermano: “Value relevance is specified primarily in terms of explanatory power of accounting variables (earnings and book value of equity) for security returns, relative to explanatory power for comparable U.S. firms.” 69 Beaver W. H., McNichols, Rhie J.W., Have financial statements become less informative? Evidence from the ability of financial ratios to predict bankruptcy, Review of Accounting Studies, 10, 2005, pagg. 93- 122. Gli autori rilevano quanto segue: “We identify three trends in financial. 29.

Figura

Figura  2  -  Review  della  letteratura:  l’articolazione  e  i  recenti  sviluppi  della  comunicazione finanziaria
Figura 3 - L’evoluzione della comunicazione alla prospettiva non financial
Figura 4 - Il sistema di controllo interno, Fonte Coopers&Lybrand, op. cit.
Figura 5 - Enterprise risk management
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