• Non ci sono risultati.

OLEUM IN AMPHORA. Anfore e produzione olearia in Africa e in Spagna (I-VI secolo d.C.)

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "OLEUM IN AMPHORA. Anfore e produzione olearia in Africa e in Spagna (I-VI secolo d.C.)"

Copied!
249
0
0

Testo completo

(1)

1

INDICE

1. INTRODUZIONE ... 5

2. L'EVOLUZIONE DELLA PRODUZIONE OLEARIA IN AFRICA ET IN HISPANIA ... 7

2.1 Dal I alla fine del II secolo: il primato dell'olio betico ... 7

2.2 L'Africa Romana da Giulio Cesare agli Antonini ... 11

2.3 La dinastia dei Severi ... 14

2.4 La seconda metà del III secolo ... 19

2.5 Le trasformazioni del IV secolo ... 20

2.6 Le popolazioni germaniche ... 25

2.6.1 L'Hispania ...25

2.6.2 La conquista del Nord Africa ...26

2.7 Il VI secolo: l'intervento di Giustiniano ... 29

2.8 Hispania Baetica e Mauretania Tingitana: complementarità commerciale o competizione? ... 30

3. L'OLIO D'OLIVA NEL MONDO ROMANO E TARDOANTICO ... 34

3.1 Che cos'è l'olio d'oliva? ... 34

3.2 Gli utilizzi dell'olio e dei suoi sottoprodotti ... 35

3.3 I modi della produzione olearia: l'Africa Romana e l'Hispania ... 37

3.3.1 Raccolta ...38

3.3.2 Immagazzinamento ...39

3.3.3 Molitura ...40

3.3.4 Premitura ...46

3.3.5 Decantazione ...51

3.4 Un contesto produttivo particolare: la città di Volubilis (Mauretania Tingitana) 52 3.5 Le analogie con la produzione vinaria ... 58

4. LE ANFORE OLEARIE ... 60 4.1 Premessa ... 60 4.2 L'Africa Settentrionale ... 62 4.2.1 Zeugitana e Byzacena ...62 4.2.2 Tripolitania ...94 4.2.3 Mauretania Caesariensis ...98

(2)

2 4.3 La penisola Iberica ... 100 4.3.1 L'Hispania Baetica ...100 4.3.2 L'Hispania Tarraconensis ...116 4.4 L'epigrafia anforica ... 121 4.4.1 I bolli ...121 4.4.1 I tituli picti ...125 4.4.3 I graffiti ...130

4.5 I collegamenti con Roma... 131

4.5.1 Monte Testaccio ...131

4.5.2 Ostia...138

4.5.3 Portus ...141

4.6 Altri tipi di contenitori per l'olio d'oliva ... 142

5. I CENTRI PER LA PRODUZIONE OLEARIA E GLI ATELIERS ANFORICI: LOCALIZZAZIONE E COLLEGAMENTI ... 145

5.1 Tripolitania... 145

5.1.1 Il territorio di Leptis Magna ...146

5.1.2 I frantoi della fascia predesertica ...149

5.1.3 I centri per la produzione anforica ...152

5.1.4 Osservazioni ...154

5.2 Byzacena... 156

5.2.1 La Byzacena orientale: il Sahel ...157

5.2.1.1 Sullecthum...158

5.2.1.2 Leptiminus...160

5.2.2 Altri ateliers anforici e installazioni olearie della costa della Byzacena ...162

5.2.3 L'Alta Steppa ...163 5.2.4 Osservazioni ...165 5.3 Zeugitana ... 166 5.3.1 Il territorio di Thugga ...167 5.3.2 Uchi Maius ...169 5.3.3 Thuburbo Maius ...171 5.3.4 Madaura ...173

5.3.5 La regione di Capo Bon: il caso di Neapolis ...173

(3)

3

5.3.7 Osservazioni ...177

5.4 Numidia ... 177

5.4.1 L'Aurès ...178

5.4.2 Altri centri per la produzione olearia ...179

5.4.3 Ateliers anforici ...179

5.4.4 Osservazioni ...180

5.5 Mauretania Caesariensis ... 180

5.5.1 L'Alta Cabilia ...180

5.5.2 Altri centri per la produzione olearia ...183

5.5.3 Le anfore di Tubusuctu ...184 5.5.4 Osservazioni ...185 5.6 Mauretania Tingitana ... 185 5.6.1 Banasa ...186 5.6.2 Tingi...187 5.6.3 Osservazioni ...187 5.7 Hispania Baetica ... 188 5.7.1 La produzione olearia ...189

5.7.2 Gli ateliers anforici: la valle del Guadalquivir ...190

5.7.3 Collegamenti: il caso di Las Delicias (Astigi) ...192

5.8 Hispania Tarraconensis ... 193

6. IN AMPHORA: UN PROGETTO PER LO STUDIO DELL'INTERAZIONE TRA L'OLIO D'OLIVA E I MATERIALI RESINOSI ... 196

6.1 I rivestimenti resinosi ... 196

6.2 Compresenza di pece e olio d'oliva: le problematiche ... 198

6.3 Le tecniche d'indagine ... 199

6.4 In amphora: gli obiettivi del progetto ... 202

6.5 L'esperimento: il possibile svolgimento ... 203

7. CONCLUSIONI ... 207

7.1 Osservazioni generali ... 207

7.2 Prospettive di ricerca ... 211

BIBLIOGRAFIA ... 214

(4)

4

FONTI LETTERARIE... 246 RINGRAZIAMENTI ... 248

(5)

5

1. INTRODUZIONE

Il presente elaborato si propone di confrontare due prodotti differenti ma, come vedremo, strettamente collegati tra loro: l'olio d'oliva e le anfore destinate al trasporto e alla conservazione dello stesso. Questi due tipi di produzione ricoprivano una notevole importanza dal punto di vista economico all'interno dell'Impero Romano, soprattutto per ciò che riguarda i territori della penisola Iberica (in particolare, la provincia Hispania Baetica) e quelli dell'Africa Romana.

Dopo aver analizzato gli studi editi fino ad oggi sull'argomento, ho deciso di concentrarmi sul periodo compreso tra il I e il VI secolo, in quanto l'ho trovato piuttosto significativo: se, infatti, a partire dal Principato di Augusto l'olio betico era quello maggiormente commerciato non soltanto verso gli avamposti militari dislocati lungo il limes, ma anche verso la città di Roma, tra la fine del II e l'inizio del III secolo questo prodotto venne generalmente sostituito con quello nordafricano all'interno dei circuiti commerciali extra-provinciali. Ulteriori interessanti cambiamenti si sono verificati tra la seconda metà del III secolo e la caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 d.C., ma anche nel corso del secolo successivo a questo evento.

Ho deciso di iniziare l'elaborato con un capitolo in cui gli eventi storici compresi tra il I e il VI secolo sono stati analizzati in collegamento con la produzione olearia. Questo mi ha permesso non soltanto di mettere in evidenza il tipo di ruolo che l'olio d'oliva aveva assunto nell'ambito del sistema commerciale imperiale, ma anche di operare una riflessione riguardo al funzionamento effettivo di quest'ultimo.

Nel capitolo successivo ho effettuato una descrizione puntuale del processo produttivo dell'olio, sottolineando anche quali fossero i vari tipi di utilizzo ai quali questo prodotto era comunemente soggetto durante l'età imperiale romana e quella tardoantica. Segue un breve excursus riguardante le analogie della produzione olearia con quella vinaria; personalmente, infatti, trovo che una conoscenza di base sull'argomento possa rivelarsi fondamentale per la corretta interpretazione delle installazioni produttive individuate nel corso di attività di scavo archeologico. Ho aggiunto anche un paragrafo sulla città di Volubilis, nella Mauretania Tingitana, in quanto rappresenta un caso di studio noto e interessante per ciò che riguarda la produzione di olio d'oliva.

Il quarto capitolo è interamente dedicato, invece, alle anfore olearie. Ho qui inserito una serie di tabelle complete di foto, disegni e descrizione delle diverse tipologie di anfore iberiche e africane che sono state generalmente associate al trasporto di olio d'oliva,

(6)

6

anche se l'effettivo contenuto originario di molte di esse è ad oggi ancora in dubbio. Sono presenti anche alcuni paragrafi sull'apparato epigrafico dei contenitori (bolli, tituli picti e graffiti), spesso interessante in quanto può permettere di ottenere informazioni non soltanto riguardo alla produzione e agli spostamenti dei recipienti nei territori dell'Impero Romano, ma anche riguardo al prodotto in essi contenuto. Oltre ad un rapido elenco dei contenitori utilizzati per il trasporto dell'olio d'oliva nel mondo romano e tardoantico in alternativa all'anfora, è presente anche una riflessione sui collegamenti delle province iberiche e nordafricane con l'Urbs, che è stata resa possibile grazio allo studio dei siti di Monte Testaccio, Portus e Ostia, presso la città di Roma, i quali hanno restituito, infatti, un elevatissimo numero di anfore, non soltanto olearie, provenienti da alcune zone provinciali.

Nel quinto capitolo è stata analizzata la localizzazione dei frantoi oleari e degli ateliers anforici all'interno dei diversi territori provinciali presi in considerazione nell'elaborato, mettendo in evidenza i collegamenti tra i vari centri produttivi. Questo ha condotto all'individuazione dei caratteri salienti del sistema commerciale che aveva come protagonista l'olio d'oliva, che si sono rivelati tendenzialmente differenti a seconda della provincia.

La lettura e la comprensione dei dati elencati all'interno di questi capitoli sono fondamentali per riuscire a capire le motivazioni che mi hanno spinta a scrivere il sesto, dedicato al progetto In amphora. I dubbi degli studiosi riguardanti il contenuto originario di alcune tipologie di anfore, soprattutto di provenienza nordafricana, mi hanno permesso di elaborare, per il momento soltanto in via teorica, le fasi di un esperimento che ha come obiettivo principale quello di stabilire se la compresenza di un rivestimento in materiali resinosi e di olio d'oliva per uso alimentare all'interno di un contenitore ceramico fosse possibile. Questo capitolo costituisce il tratto più originale dell'elaborato ed è proprio a partire dalle riflessioni in esso contenute che mi auguro di proseguire le mie attività di ricerca.

(7)

7

2. L'EVOLUZIONE DELLA PRODUZIONE OLEARIA IN AFRICA

ET IN HISPANIA

2.1 Dal I alla fine del II secolo: il primato dell'olio betico

L'olivo selvatico probabilmente si diffuse nella penisola Iberica soprattutto dal Calcolitico (III millennio a.C.); le varietà domestiche sono invece qui documentate a partire da un periodo precedente all'VIII secolo a.C1.

Dato che l'olivo soffre le basse temperature, lo troviamo coltivato principalmente nella zona meridionale della Spagna, che, a partire dal regno di Augusto, corrisponde alla provincia Hispania Baetica, con capitale Corduba (attuale Cordova). Il territorio dell'Hispania Tarraconensis, invece, non è particolarmente adatto all'olivicoltura dal punto di vista climatico, eccettuando zone come la Murcia e la valle dell'Ebro, già sfruttate in età romana, sebbene in una misura minore rispetto alla Baetica2.

Osservazioni del tutto simili possono essere fatte anche per la Lusitania.

Quando i Romani conquistarono la penisola Iberica, essa era già caratterizzata da un buon numero di centri abitati, tra i quali vere e proprie città; inoltre sia Cesare che Augusto si dedicarono all'attuazione di un'intensa opera di urbanizzazione, volta ad introdurre in modo capillare la presenza romana sul territorio e, quindi, all'ottenimento di una definitiva pacificazione dello stesso. Per questo motivo nel I secolo la densità di popolazione delle province iberiche era già notevole. Considerata la conseguente grande presenza di agricoltori sedentari3, alcuni dei quali erano già dediti all'olivicoltura4, non dovette essere particolarmente difficile per la dinastia giulio-claudia dare inizio a un processo di incentivazione della produzione olearia, legato anche all'istituzione della praefectura annonae da parte di Augusto tra 8 e 14 d.C.

Nel sistema dell'annona furono inseriti nel corso dell'età imperiale dei prodotti di grande necessità, a partire dal grano, che venivano prelevati da alcune province per poi essere distribuiti in modo gratuito e regolare alla città di Roma (annona civilis) o all'esercito dislocato lungo i confini nord-occidentali dell'Impero (annona militaris)5. Le risorse potevano essere ottenute dallo Stato attraverso metodi diversi, il più comune e semplice

1 PEÑA CERVANTES Y.2010, p. 152.

2 PEÑA CERVANTES Y.2010, p. 169; GARCIA-ENTERO V.2012, p. 156. 3 REMESAL RODRIGUEZ J. 2004a, p. 1087.

4 Ricordiamo che si ha testimonianza di installazioni per la produzione di olio d'oliva già a partire dal VI secolo a.C., in particolare per la zona orientale della penisola; PEÑA CERVANTES Y.2010,p. 153.

(8)

8

dei quali era la tassazione; i beni dell'annona potevano inoltre essere oggetto di un acquisto diretto da parte dei procuratores Augusti oppure potevano essere ricavati dalla messa a coltura delle tenute imperiali. Talvolta i funzionari statali facevano ricorso all'indictio, che comportava la requisizione obbligatoria dei prodotti annonari in cambio di un prezzo stabilito dallo Stato, solitamente più basso rispetto a quello di mercato. I procuratores Augusti, una volta ottenute le risorse necessarie, organizzavano la loro redistribuzione, che nella maggior parte dei casi avveniva via mare. Fino agli ultimi decenni del II secolo per questa operazione lo Stato si avvalse dell'attività dei navicularii privati, i quali in cambio ricevettero una serie di privilegi6.

I prodotti betici inseriti nel sistema annonario potevano seguire essenzialmente tre rotte commerciali: per raggiungere la città di Roma i navicularii privati svolgevano una navigazione d'altura, costeggiando parte del litorale meridionale spagnolo, con i porti di Malaga e Carthago Nova come punti d'appoggio, e quindi deviando per le Baleari; il Lazio e la Campania venivano raggiunti passando per le Bocche di Bonifacio, in Sardegna. Per rifornire l'esercito in Germania era necessario raggiungere l'isola di Ibiza e puntare verso il delta del Rodano, per poi immettersi nel corso del fiume; se da Ibiza si continuava invece la navigazione verso Nord, era possibile arrivare in Britannia7.

L'obiettivo primario della praefectura annonae era quello di tentare di risolvere i problemi connessi con la domanda di alcuni beni, in particolare il grano, ma anche l'olio.

Nel corso del I e del II secolo l'olio betico, oggetto di una produzione su vasta scala soprattutto nella valle del fiume Guadalquivir, cominciò ad essere distribuito in quantità molto elevate sia alla città di Roma che agli accampamenti militari localizzati lungo il limes renano-danubiano. Sebbene sembrerebbe che questo prodotto non fosse ancora stato immesso ufficialmente nei circuiti dell'annona civilis, è molto probabile che durante il regno di Antonino Pio la praefectura annonae avesse cominciato a tutti gli effetti a stimolare le importazioni di olio a Roma, anche se in modo meno strutturato rispetto a quanto avveniva per il grano8. Questo prodotto raggiungeva quindi l'Urbe in quantità notevoli, ma le distribuzioni generalmente non avevano un carattere quotidiano ed erano a pagamento. Questo fatto è comprovato dalla menzione, nelle fonti scritte, di eventi descritti come fuori dell'ordinario: ad esempio, sappiamo che fu con Antonino

6 PONS PUJOL L.2008,pp. 145-146. Ai navicularii privati potevano essere pagati dei sussidi (vecturae); MATTINGLY D.J.2006,p. 285.

7 BERNI MILLET P.1998,pp. 68-69. 8 BROEKAERT W.2011,p. 592-608.

(9)

9

Pio che venne organizzata per la prima volta una distribuzione gratuita di olio e vino a beneficio dei cittadini di Roma; si tratta di un evento particolare, molto diverso da ciò che sarebbe accaduto in seguito con la dinastia dei Severi, ma comunque indicativo di un'accresciuta necessità di olio d'oliva da parte degli abitanti dell'Urbs9.

Fig. 1 Hispania Baetica (tratto da GAZZETTI G.2013,p. 32).

Per quanto riguarda la presenza dell'olio d'oliva all'interno dei circuiti dell'annona militaris, la questione risulta tutt'oggi a dir poco controversa, in quanto l'istituzione stessa di questa modalità di approvvigionamento dell'esercito romano non è stata ancora collegata con una datazione precisa. L'ipotesi di Remesál Rodriguez, seppur datata, è quella che, personalmente, ritengo più verosimile: lo studioso crede infatti che il sistema dell'annona sia nato includendo già la distribuzione gratuita e regolare di alcuni prodotti sia a Roma che all'esercito10. La motivazione per cui giudico questa visione accettabile

è che i canali commerciali che collegavano la Spagna meridionale con gli accampamenti militari risultano già attivi tra I e II secolo, la qual cosa è testimoniata dalla presenza massiccia di anfore olearie betiche del tipo Dressel 20, che trasportavano olio d'oliva.

9 IBBA A.2012,p. 73.

(10)

10

Questa osservazione deve essere unita al fatto che Augusto aveva costituito un vero e proprio esercito permanente, che dipendeva dallo Stato per il proprio sostentamento. Ai soldati era garantito uno stipendio col quale avrebbero effettivamente potuto provvedere ai propri bisogni, ma sarebbe stato più semplice occuparsi del problema a livello statale, soprattutto per quanto riguarda l'olio; l'olivo, infatti, non veniva coltivato nei territori dell'Europa settentrionale a causa delle temperature troppo rigide, per cui sarebbe stato difficile per i militari procurarsi l'olio di cui necessitavano facendo affidamento soltanto sulla disponibilità locale. Una situazione del genere contribuisce anche a spiegare la presenza stessa delle numerose Dressel 20 lungo il limes nord-occidentale11. Questo ragionamento porterebbe a pensare quindi che non solo l'annona militaris fosse già attiva in età augustea, ma anche che l'olio betico fosse inserito nei suoi circuiti commerciali tra I e II secolo.

Negli anni tra il Principato di Augusto e l'età flavia nell'Hispania Baetica vennero introdotti nuovi oliveti, collegati alle prime grande tenute12; è possibile osservare anche un incremento nel numero delle villae e delle fattorie, al cui interno erano installati i frantoi13. Considerata questa situazione, l'intento di aumentare la produzione olearia betica è piuttosto evidente.

Importante in questo senso fu anche l'attività dell'imperatore Adriano, a cui viene fatto risalire il Rescriptum sacrum de re olearia, un provvedimento atto a regolare la produzione e la vendita di olio, il cui testo è stato rinvenuto a Castulo, nella provincia di Jaén (Hispania Baetica)14. Nella fattispecie, si trattava di una legge che stabiliva che 1/3 dell'olio d'oliva prodotto dovesse essere venduto allo Stato, il quale divenne perciò un acquirente sicuro; ovviamente questo provvedimento comportava anche una maggiore ingerenza da parte dei funzionari statali nella produzione olearia e nella sua distribuzione15.

L'attività produttiva continuò ad essere portata avanti ad alti livelli per tutta l'età antonina, ma vide una lieve riduzione durante il regno di Marco Aurelio, il quale fu

11 Remesál Rodriguez ha avanzato un'ipotesi anche per quanto riguarda le quantità stesse delle Dressel 20 rinvenute presso gli accampamenti militari, che, come già sottolineato, erano molto elevate. Lo studioso ritiene che la dieta propria di un soldato venisse stabilita a livello statale e non dipendesse esclusivamente dal gusto del singolo militare. Questo elemento, se verificato, potrebbe essere usato a sostegno dell'ipotesi dell'esistenza dell'annona militaris già a partire dal Principato di Augusto; REMESAL

RODRIGUEZ J.1999,pp. 251-252. 12 SERRANO PEÑA J.S.2012,p. 407. 13 KEAY S.2003,p. 190.

14 SERRANO PEÑA J.S.2012,p. 407.

15Non siamo sicuri, però, se questo provvedimento riguardasse soltanto la Baetica o anche altre province; FORNELL MUÑOZ A.2005,pp. 593-594.

(11)

11

costretto a dedicare una minore attenzione al mondo economico provinciale per affrontare le minacce di invasione di Quadi e Marcomanni16. Questa situazione è resa

evidente anche dallo stato delle importazioni di olio betico in Germania, che raggiunsero il picco tra il 141 e il 161 d.C., sotto il regno di Antonino Pio, per poi decrescere17.

Con la fine del II secolo si assiste all'inizio del declino delle esportazioni dell'olio betico. Questa inversione di tendenza è probabilmente dovuta a diverse ragioni; l'imperatore Settimio Severo, salito al trono nel 193 d.C., ebbe un ruolo innegabile nel verificarsi di questa situazione, ma questo non deve essere considerato l'unico fattore in gioco. Mattingly, ad esempio, sottolinea il fatto che, proprio in questo periodo, è possibile osservare nell'Hispania Baetica una contrazione per quanto riguarda l'attività di estrazione di minerali metalliferi, di discreta importanza per l'economia della provincia. Questa osservazione diventa ancora più interessante se collegata all'ipotesi, avanzata sempre da Mattingly, secondo la quale l'esportazione di olio d'oliva iniziò proprio in collegamento con quella dei metalli, che venivano commercializzati su rotte già stabilite tra I e II secolo18.

Negli ultimi decenni del II secolo si avviarono quindi tutti quei meccanismi, alcuni dei quali sono ad oggi sconosciuti, che portarono l'olio betico a perdere il proprio primato in favore dei prodotti nordafricani.

2.2 L'Africa Romana da Giulio Cesare agli Antonini

Viene definita "Africa Romana" quella parte del Nord Africa che è delimitata a Ovest dall'oceano Atlantico e a Est dal Ras el-A'ali in Libia (Arae Philaenorum); all'interno di questo territorio la lingua ufficiale era il latino.

La provincia Africa fu istituita nel 146 a.C. e comprendeva ufficialmente l'entroterra di Cartagine, città che fu distrutta nello stesso anno da Scipione Emiliano. Quando Giulio Cesare, esattamente cento anni dopo, vinse contro i pompeiani e contro le truppe di Giuba I a Tapso, si dedicò a una riorganizzazione del territorio, ponendo sotto il controllo romano buona parte del vecchio regno di Numidia e costituendolo nella

16 CHIC GARCIA G.2012,p. 343. 17 BLASQUEZ J.M.1992, p. 175.

(12)

12

provincia Africa Nova. La nuova provincia era separata a Est dall'Africa, che prese a sua volta il nome di Africa Vetus19.

Cesare punì quelle città africane che, nel corso della guerra civile, si erano apertamente schierate dalla parte di Pompeo; molto interessante in proposito è un passaggio del Bellum Africum20 nel quale viene sottolineato che Giulio Cesare impose una tassa di tre milioni di libbre di olio agli abitanti di Leptis. Se il riferimento riguardasse Leptis Magna in Tripolitania oppure Leptiminus nella Byzacena, è una domanda ancora oggi priva di risposta21. Questo passo permette comunque di ipotizzare un primo, verosimile incremento della produzione olearia nell'Africa settentrionale e potrebbe trovare un riscontro nell'esportazione di anfore tripolitane verso l'Italia e la Gallia, già attiva nel corso del I secolo a.C22.

Nel 33 a.C. anche il regno di Mauretania entrò a far parte dei domini romani, probabilmente lasciato in eredità a Ottaviano dal re Bocco II; tuttavia inizialmente questo territorio non fu costituito in provincia, ma nel 25 a.C. fu posto sotto il controllo di Giuba II, figlio di Giuba I di Numidia, prelevato come prigioniero di guerra ed educato a Roma. Fu soltanto con l'imperatore Claudio (41-54 d.C.) che il regno vassallo di Mauretania venne diviso in due province, la Mauretania Caesariensis e la Mauretania Tingitana, separate dall'oued Moulŏya23.

Per quanto riguarda l'Africa Vetus e l'Africa Nova, nel 27 a.C. Augusto, impegnato in un programma di riorganizzazione territoriale e amministrativa delle zone sotto il controllo romano, le unì in un'unica provincia, l'Africa Proconsularis24.

Fu a questo punto che lo Stato Romano cominciò ad occuparsi con maggiore attenzione dello sfruttamento economico delle province nordafricane. L'Africa Romana aveva infatti un grande potenziale dal punto di vista agricolo, ma era necessario intervenire con dei provvedimenti atti a incentivare la produzione. Proprio con questo obiettivo venne promulgata in età flavia la lex Manciana, conosciuta attraverso un'epigrafe proveniente da Henchir Mettich, in Tunisia. L'iscrizione è datata agli ultimi anni dell'impero di Traiano (115-117 d.C.), per cui si può ritenere che il provvedimento sia

19 IBBA A.2012,pp.11-34; MATTINGLY D.J.1995,p. 51.

20 Bell. Afr. 97.3 "Leptitanos, quorum superioribus annis bona Iuba diripuerat, et ad senatum questi per

legatos atque arbitris a senatu datis sua receperant, XXX centenis milibus pondo olei in annos singulos multat, ideo quod initio per dissensionem principum societatem cum Iuba inierant eumque armis, militibus, pecunia iuverant".

21 FRANCO P.2012,p. 316. 22 BRUN J.P.2004,p. 186. 23 IBBA A.2012,pp. 42-50. 24 MATTINGLY D.J.1995,p. 51.

(13)

13

rimasto in corso di validità almeno fino a questo periodo. Probabilmente questa legge fu introdotta al fine di regolare la gestione delle terre dei privati nel Nord Africa, ma in seguito, quando molte di queste proprietà passarono sotto il controllo imperiale, acquisì un carattere generale. La lex Manciana si proponeva nello specifico la regolamentazione del rapporto tra i proprietari terrieri e i coloni; questi ultimi erano agricoltori che avevano il diritto di coltivare alcune terre marginali e incolte, praticando soprattutto la viticoltura e l'olivicoltura, e di trasmetterle in eredità. Per installare le coltivazioni, i coloni ricevevano degli incentivi economici e in cambio dovevano consegnare al proprietario del terreno 1/3 del raccolto25.

La lex Manciana, insieme ad altri provvedimenti presi nel corso dell'epoca flavia, come la delimitazione dei territori tribali26, diede come risultato un effettivo aumento della produttività agricola. L'Africa Romana, però, continuava a non garantire un numero sufficiente di agricoltori sedentari, in quanto, diversamente dall'Hispania Baetica, era caratterizzata da un livello di urbanizzazione non abbastanza elevato e dalla presenza di tribù nomadi. Per questo motivo gli imperatori Traiano e Adriano si occuparono di incentivare lo sviluppo della municipalizzazione27.

Proprio all'opera legislativa di Adriano deve essere collegata la promulgazione della lex Hadriana de rudibus agri, nota da un'epigrafe che la riporta in modo frammentario, rinvenuta a Ain el-Djemala, in Tunisia. La lex Hadriana è sostanzialmente un'estensione della lex Manciana; questo nuovo provvedimento prevedeva che i coloni potessero occupare le terre di proprietà imperiale incolte da almeno dieci anni per destinarle a una coltura arboricola. In cambio questi agricoltori ricevevano l'esenzione dal canone di affitto e dalle corvées per un numero di anni che veniva stabilito in base alla coltura impiantata. Per coloro che decidevano di dedicarsi all'olivicoltura, gli anni di esenzione erano ben dieci; in realtà, considerando che l'olivo comincia a dar frutti tra il terzo e il quarto anno di età e che la sua piena produttività inizia proprio dopo un decennio o, talvolta, anche più tardi, il tempo concesso non era poi molto. Benché le terre rimanessero sotto il controllo dell'imperatore, i coloni potevano venire in possesso di strutture produttive ubicate all'interno di esse, che poi avevano la possibilità di trasmettere in eredità28. La lex Hadriana rimase in vigore almeno fino al regno di Settimio Severo. Il suo obiettivo principale era il rilancio di produzioni specializzate,

25 KEHOE D.P.2006,p. 307; AHMED A.M.2016,p. 174. 26 IBBA A.2012,pp. 55-60.

27 REMESAL RODRIGUEZ J.2004a, pp. 1086-1087. 28 AHMED A.M.2016,p. 174.

(14)

14

che richiedevano grossi investimenti sul momento, ma che, a lungo termine, garantivano profitti significativi. La nuova legge ebbe come risultato un effettivo aumento della coltivazione dell'olivo e delle altre colture arboricole. Ad oggi non siamo in grado di stabilire se questo provvedimento fosse valido soltanto entro i confini dell'Africa Proconsularis o se, dopo un primo momento, fosse stato esteso anche agli altri territori dell'Africa Romana29.

È durante l'età antonina che i provvedimenti presi nel corso dei due secoli precedenti arrivano a dare pienamente i loro frutti. Innanzitutto in questo periodo è evidente un benessere generalizzato all'interno delle province africane, testimoniato dai grandi investimenti nell'edilizia pubblica e nelle strutture portuali artificiali del litorale; questa situazione è chiaramente collegata alla disponibilità di surplus agricolo e alla crescita economica30. Inoltre da questo momento l'Africa Proconsularis comincia a incrementare in modo rilevante l'esportazione di olio d'oliva verso la città di Roma: in età tardo antonina a Ostia le anfore olearie nordafricane risultano in maggioranza rispetto a quelle betiche31. Questa situazione potrebbe essere dovuta anche ai minori costi di trasporto e al fatto che l'olio betico era richiesto in quantità sempre maggiori lungo il limes renano-danubiano32.

Queste ultime osservazioni permettono di sottolineare che l'aumento di importanza dell'olio nordafricano si verificò già prima dell'avvento di Settimio Severo33.

2.3 La dinastia dei Severi

Settimio Severo nacque nel 145 d.C. a Leptis Magna da una famiglia di notabili libico-punici che deteneva legami di parentela con personaggi provenienti dall'Italia. Le sue origini si inseriscono in un quadro storico che vede le province dell'Africa settentrionale assumere un ruolo sempre più rilevante all'interno dell'Impero Romano: l'elevata disponibilità di surplus agricolo e gli ingenti introiti derivati dalle esportazioni

29 KEHOE D.P.2006,pp. 307-308; KEHOE D.P.2007,pp.59-60; IBBA A.2012,pp.66-67. 30 STONE D.L.2014,p. 590.

31 A Ostia le anfore olearie nordafricane avevano subito un leggero calo in età traianea, per poi aumentare vertiginosamente in età tardo antonina, costituendo il 75% dei ritrovamenti; le anfore olearie betiche, che in età traianea costituivano il 61% dei ritrovamenti, sono invece oggetto di un crollo in età tardo antonina. Al Testaccio, però, le anfore betiche continuano a essere in numero maggiore. Un'ipotesi sostenibile è che l'olio betico fosse indirizzato per lo più alla città di Roma (oltre che agli accampamenti militari), mentre l'olio nordafricano raggiungesse prevalentemente Ostia, per poi essere smistato in altri centri; RIZZO G.2014,p. 405.

32 IBBA A.2012,p. 72; REMESAL RODRIGUEZ J.2004a, p. 1088 33 REYNOLDS P.2005,p. 372.

(15)

15

comportarono infatti l'arricchimento di molte famiglie africane, che acquisirono inoltre una posizione di un certo rilievo in Senato34.

Fig. 2 Le province occidentali dell'Impero Romano durante il regno di Settimio Severo (tratto da GERACI G., MARCONE A.2011,p. 240).

Quando nel 192 d.C. l'imperatore Commodo venne assassinato in una congiura ordita dal cortigiano Eclecto e dal prefetto del pretorio Leto, Settimio Severo, allora legato

(16)

16

della Pannonia, ma forte dell'appoggio della legione III Augusta, stanziata a Lambaesis, in Numidia, si inserì con successo nella lotta per il potere, riuscendo a eliminare in modo definitivo i due rivali Clodio Albino e Pescennio Nigro nel 197 d.C.

Il nuovo imperatore si dedicò a una serie di riforme, che riguardarono anche l'Africa Romana. Innanzitutto si occupò della questione territoriale, estendendo a Sud i limiti delle province africane, che rimasero invariati da questo momento fino all'epoca tardo romana. Inoltre in tutta l'Africa Romana, ma soprattutto in Mauretania Caesariensis, venne incentivata un'opera di realizzazione di nuove strade e forti militari.

Importante fu la creazione della nuova provincia di Numidia, distaccata dall'Africa Proconsularis35; l'anno esatto in cui dovette essere attuato questo provvedimento è ancora oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi36.

Nel 203 d.C. Settimio Severo conferì lo ius Italicum a Leptis Magna, concessione che comportava l'esenzione da alcune imposte, e finanziò qui un programma di rinnovamento urbano. In cambio dei privilegi ricevuti, gli abitanti della città si impegnarono a garantire l'approvvigionamento gratuito di olio d'oliva ai cittadini di Roma (canon olearius)37. L'olio quindi, stando anche alle informazioni contenute nell'Historia Augusta, con Settimio Severo fu inserito in modo ufficiale nei circuiti dell'annona civilis. Benché si fossero già verificati in precedenza episodi straordinari in cui l'olio era stato distribuito in via gratuita agli abitanti dell'Urbe, questa è la prima volta in cui l'approvvigionamento di questo bene fu organizzato in modo tale da avere anche un carattere regolare38. Non si trattò di una completa innovazione, ma il provvedimento portò comunque a una importante riorganizzazione del sistema di distribuzione, che ebbe forti ripercussioni sia sulle province nordafricane che sull'Hispania Baetica.

Inserire l'olio d'oliva nel sistema dell'annona civilis comportava un grande impegno da parte dello Stato, che doveva innanzitutto trovare il modo di disporre di quantità sufficienti di prodotto. Oltre alle riscossioni in forma di tributum sia nella Baetica che nell'Africa Romana e alle riserve dei produttori privati, lo Stato faceva affidamento sull'olio prodotto all'interno delle tenute imperiali. Quando Settimio Severo aveva sconfitto Clodio Albino, aveva confiscato molte delle proprietà terriere appartenenti ai suoi alleati, alcune delle quali si trovavano nella Spagna meridionale ed erano già

35 DAGUET-GAGEY A.2000,pp. 365-368. 36 BERTHIER A.1981,p. 139.

37 MATTINGLY D.J.1995,p. 54. 38 MUNZI M.2010,pp. 52-53.

(17)

17

caratterizzate dalla presenza di installazioni per la produzione di anfore olearie e, probabilmente, di olio. Dai dati a nostra disposizione, sembra che l'imperatore amministrò almeno tre fundi localizzati nella Baetica come sua proprietà privata, all'interno dei quali si trovavano le figlinae Barba, Ceparia e Grumensis. Probabilmente il resto dei possedimenti confiscati venne venduto all'asta39. Settimio Severo deteneva il controllo anche su vaste terre coltivabili nel Nord Africa: non solo gestiva terreni di proprietà della sua famiglia nelle vicinanze di Leptis Magna, ma ne ricevette altri in eredità dagli imperatori che lo avevano preceduto, in cui era presente una buona concentrazione di oliveti40.

L'immissione ufficiale dell'olio all'interno del sistema annonario prevedeva che lo Stato ne supervisionasse non solo la produzione, ma anche la commercializzazione e il trasporto, tutti processi che invece, con gli Antonini, erano in mano a personaggi differenti. Il controllo diretto, attuato per mezzo di una serie di funzionari statali, ebbe come risultato un incremento del denaro presente nelle casse dello Stato, in quanto l'imperatore cominciò a ricevere ciò che precedentemente aveva speso per pagare gli individui che si occupavano del commercio dell'olio destinato all'Urbe. Fino a quando Settimio Severo fu in vita, il denaro così guadagnato andò ad accrescere in realtà la ratio privata dell'imperatore, per poi passare alla ratio patrimoni quando questi morì nel 211 d.C41.

Il cambiamento del sistema dell'annona ebbe come risultato una promozione dei prodotti nordafricani a discapito di quelli betici, che continuavano ad essere commercializzati all'interno dei circuiti annonari, ma in una misura minore rispetto ai secoli precedenti. Questa situazione è testimoniata anche da una diminuzione nel numero degli ateliers anforici localizzati nella valle del Guadalquivir42. Dai dati provenienti dal Testaccio, inoltre, è possibile affermare che le trasformazioni apportate da Settimio Severo non comportarono un effettivo aumento delle esportazioni di olio d'oliva verso la città di Roma, in quanto i depositi anforici appartenenti al periodo post-severiano sembrano essere meno consistenti rispetto a quelli databili al II secolo43. Probabilmente la riorganizzazione dell'annona da parte di Settimio Severo, portata avanti dai figli Geta e Caracalla, fu motivata anche dalla cattiva gestione dei prodotti 39 REMESAL RODRIGUEZ J.1996,pp. 195-208. 40 BROEKAERT W.2011,pp. 594-595. 41 REMESÁL RODRIGUEZ J.1996,p. 212. 42 REYNOLDS P.2005,p. 377. 43 BROEKAERT W.2011,p. 602.

(18)

18

alimentari durante il regno di Commodo (176-192 d.C.), che aveva causato addirittura una carestia a Roma44.

Con l'impero di Elagabalo (218-222 d.C.) il nuovo sistema annonario entrò in crisi e la quantità di olio d'oliva commercializzata al suo interno diminuì notevolmente, come dimostrano anche i dati provenienti dal Testaccio e da Ostia. Fu per questa ragione che Alessandro Severo (222-235 d.C.), tentando di incentivare il commercio di questo prodotto, affidò di nuovo la produzione e il trasporto dell'olio betico verso Roma ai privati, estromettendo i funzionari statali45. Per quanto riguarda le province del Nord Africa, è a questo periodo che risale la prima attestazione dell'esistenza di un responsabile dell'approvvigionamento oleario per la regio Tripolitana (procurator ad olea comparanda per regionem Tripolitanam), una carica probabilmente già stabilita all'epoca di Settimio Severo e dei figli46.

Fig. 3 La dinastia dei Severi (tratto da GERACI G.,ARNALDO M.2011, p. 243).

Proprio a partire dal regno di Alessandro Severo sono note navi mercantili il cui carico era composto sia da anfore africane che da anfore betiche, come, ad esempio, il relitto di Punta Ala, datato alla seconda metà del III secolo e contenente sia anfore del tipo Africana IID che Dressel 20, oltre ad altre tipologie47. Questo fatto è dovuto a una

44 BERNI MILLET P.1998,p. 47.

45 REMESAL RODRIGUEZ J.1996,p. 217; BERNI MILLET P.1998,p. 50. 46 MATTINGLY D.J.1995,p. 55; BRUN J.P.2004,p. 188.

(19)

19

maggiore libertà dei negotiatores, che commerciavano adesso sia per conto dell'annona che per i privati.

2.4 La seconda metà del III secolo

Soprattutto a partire dalla metà del III secolo l'Impero Romano ha dovuto affrontare una fase di crisi generalizzata, che ha inciso anche sulla vita economica delle province. I fattori che hanno condotto a questa situazione vanno ricercati in ambiti diversi; innanzitutto lo Stato si è trovato a dover fronteggiare attacchi alle frontiere realizzati con una frequenza sempre maggiore e in zone diverse dell'Impero da parte di altre popolazioni. Inoltre deve essere presa in considerazione la situazione di instabilità dinastica interna, che si osserva a partire dalla deposizione di Alessandro Severo da parte delle truppe militari nel 235 d.C. Da questo momento, infatti, si assiste al periodo che gli storici hanno definito "anarchia militare", in cui le truppe regionali si arrogarono con la forza il diritto di legittimare la successione al trono di un pretendente piuttosto che di un altro. Gli imperatori così eletti, però, venivano deposti con grande rapidità e non riuscivano ad accentrare il potere nelle proprie mani in modo effettivo.

Un ulteriore fattore in gioco è costituito dagli elevatissimi costi per il mantenimento dell'esercito, che avevano continuato ad accrescersi dal regno di Settimio Severo: dato che gli imperatori avevano preso coscienza del fatto che l'appoggio militare era divenuto ormai fondamentale per la loro ascesa al trono, avevano garantito ai soldati paghe sempre più corpose, ma le risorse a cui attingevano erano rimaste le stesse dei secoli precedenti. Per questo motivo le tasse sulla popolazione furono aumentate e, inoltre, il valore della moneta diminuì48.

Per quanto riguarda la produzione olearia nell'Hispania Baetica, la politica di Settimio Severo e dei figli unita alla situazione generale di declino portò all'abbandono di diversi centri produttivi, soprattutto negli ultimi decenni del III secolo. L'olio continuò comunque ad essere prodotto e a raggiungere sia la città di Roma che il limes nord-occidentale49.

Nel Nord Africa la situazione, per questo periodo, risulta più sfaccettata. A metà del III secolo nella regio Tripolitana si osserva una riduzione dell'attività agricola soprattutto

48 ESMONDE CLEARY S.2013,pp. 19-21. 49 REMESAL RODRIGUEZ J.2004,p. 135.

(20)

20

lungo la costa, mentre nell'entroterra la produzione olearia mantenne un buon livello50.

Alla fine del secolo la contrazione degli insediamenti produttivi assunse un carattere più generale e marcato. Questa situazione non era dovuta tanto all'instabilità in cui stava versando l'Impero, quanto alla caduta della dinastia dei Severi, i quali, essendo originari di Leptis Magna, avevano conferito alla Tripolitania una serie di privilegi che ne avevano incentivato lo sviluppo economico51. Con la deposizione di Alessandro Severo l'attenzione imperiale per questo territorio si ridusse notevolmente, provocando un calo imponente nella produzione di surplus agricolo e, di conseguenza, una contrazione dei traffici commerciali.

Nei restanti territori dell'Africa Proconsularis, ad ogni modo, nella seconda metà del III secolo è riscontrabile un certo benessere e i prodotti agricoli hanno continuato ad essere oggetto di una produzione abbondante52.

Anche per la Mauretania Tingitana è possibile ipotizzare un periodo piuttosto florido, considerando il forte sviluppo di frantoi oleari all'interno della città di Volubilis53. Tra il 270 e il 275 d.C., durante il regno di Aureliano, sia l'Africa Romana che l'Hispania Baetica sicuramente erano ancora soggette al pagamento di un canon olearius ai cittadini di Roma.

Tutti questi elementi indicano che, nonostante la situazione di crisi, durante la seconda metà del III secolo la produzione e il commercio di olio d'oliva continuarono, anche se per alcune province è possibile notare a tutti gli effetti un'avvenuta contrazione.

2.5 Le trasformazioni del IV secolo

Il IV secolo è caratterizzato da una serie di cambiamenti che incisero ulteriormente sul sistema di produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli.

L'avvento al potere di Diocleziano nel 284 d.C. costituì il momento finale della cosiddetta "crisi del III secolo" e l'inizio di un periodo di grandi riforme, che trasformarono in profondità l'Impero Romano. Fu proprio con questo imperatore, infatti, che comincia il periodo detto "Dominato".

Nel 285 d.C. Diocleziano associò al potere imperiale Massimiano, che l'anno seguente fu proclamato Augusto. I due imperatori si riservarono rispettivamente il controllo sulla

50 CIOTOLA A.,MUNZI M.2012,p. 1390. 51 MUNZI M.2010,p. 56.

52 REYNOLDS P.2010,p. 34. 53 IBBA A.2012,pp. 96-97.

(21)

21

parte orientale e su quella occidentale dell'Impero Romano, nominando anche due Cesari in loro aiuto, Galerio e Costanzo Cloro. Nacque così la Tetrarchia, il cui obiettivo principale era quello di riuscire a fronteggiare gli episodi di crisi a livello regionale: il territorio dell'Impero era divenuto infatti troppo esteso perché un solo uomo potesse controllarlo con efficacia da Roma.

Un provvedimento interessante risalente alla Tetrarchia fu l'aumento del numero delle province. Per quanto riguarda il Nord Africa, una parte della Mauretania Caesariensis venne distaccata e andò a costituire la Mauretania Sitifensis; la Numidia venne divisa in Cirtensis e Militiana, mentre il territorio dell'Africa Proconsularis venne spartito fra tre nuove province: la Byzacena (parte centrale della Proconsularis, che si estendeva da Pupput a Tacapae), la Zeugitana (parte settentrionale) e la Tripolitania (parte meridionale, da Tacapae a Arae Philaenorum)54.

Nella penisola Iberica a partire dalle tre province già esistenti ne furono create ben sette: l'Hispania Baetica e la Lusitania conservarono la propria estensione, mentre l'Hispania Tarraconensis venne divisa in Gallaecia, Carthaginiensis e Tarraconensis; in più, vennero aggiunte le Baleari55.

Durante il periodo della Tetrarchia l'Hispania Baetica era ancora coinvolta nel sistema dell'annona, ma era collegata adesso alla prefettura delle Gallie: questo potrebbe indicare che l'olio betico era destinato in gran parte all'approvvigionamento degli accampamenti militari e non più alla città di Roma. Nella prima metà del IV secolo questo prodotto era quindi ancora oggetto di esportazione, sebbene in volumi minori rispetto ai secoli precedenti. Al contrario, l'Africa Romana passò a far parte della prefettura dell'Italia, quindi l'olio prodotto nelle province nordafricane era adesso sicuramente coinvolto nell'annona civilis56. I provvedimenti presi da Diocleziano e da Massimiamo comportarono quindi un cambiamento dei circuiti commerciali.

54 IBBA A.2012,p. 102.

55 PEÑA CERVANTES Y.2010,p. 185. 56BERNI MILLET P.1998,p. 54.

(22)

22

Fig. 4 Cartina di Mauretania Sitifensis, Numidia, Byzacena e Zeugitana (tratta da IBBA A.2012,p. 150).

All'inizio del IV secolo la Mauretania Tingitana era concepita ufficialmente come un territorio peculiare, diverso dalle altre province del Nord Africa e profondamente collegato con la penisola Iberica. Infatti in tutti i documenti risalenti all'epoca della Tetrarchia e agli anni successivi la Tingitana è indicata come parte della diocesis Hispaniarum57. È probabile che questo provvedimento sia stato preso per cercare di rendere sicuro lo stretto di Gibilterra, localizzato proprio tra questa provincia e l'Hispania Baetica, e per prevenire le incursioni delle tribù nomadi mauritane in terra spagnola58.

Dopo la Tetrarchia, un altro grande momento di trasformazione per l'Impero è costituito dal regno di Costantino, il quale ebbe ragione definitiva degli altri pretendenti al trono solo nel 324 d.C. Già nel 312 d.C., però, sconfiggendo il rivale Massenzio nella battaglia del ponte Milvio, riuscì a impossessarsi della città di Roma e ad avviare una serie di riforme.

57 Diocleziano divise l'Impero in 12 unità regionali, che presero il nome di "diocesi", per semplificare il calcolo delle tasse dovute dai cittadini allo Stato. Dato che l'imposta fondamentale adesso era quella che gravava sul reddito agricolo, il calcolo poteva essere fatto solo attraverso il catasto e il censimento dei sudditi; GERACI G.,MARCONE M.2011,p. 248.

(23)

23

Fig. 5 Le province della penisola Iberica a partire dal regno di Diocleziano (tratto da GAZZETTI G.2013,p. 16).

Nel 313 d.C. sottoscrisse insieme all'allora Augusto della parte orientale dell'Impero Romano, Licinio, il cosiddetto "editto di Milano", che riguardava questioni di politica religiosa. In particolare, in questa sede si stabilì che i cittadini romani avevano libertà di culto. Questa novità permise soprattutto al Cristianesimo, ormai diffuso ampiamente in molte classi sociali, di passare da una situazione in cui era generalmente soltanto tollerato a livello ufficiale ad essere addirittura sostenuto dal potere imperiale. L'editto di Milano avviò un processo che portò la Chiesa ad assumere un'importanza sempre maggiore nel mondo romano. Nell'Africa Romana, la Chiesa Cristiana divenne rapidamente un soggetto economico di tutto rispetto: il clero iniziò presto ad occuparsi della gestione delle fattorie in ambito rurale, incentivando così la produzione agricola e il popolamento delle campagne.

Il 314 d.C. fu l'anno in cui fu ufficializzata la prefettura dell'annona per le province del Nord Africa, benché i prodotti africani avessero sostituito quelli betici a Roma già dalla metà del III secolo59.

L'importanza dei beni africani aumentò poi esponenzialmente in conseguenza della fondazione di Costantinopoli nel 330 d.C. Nel 332 d.C. Costantino, infatti, istituì l'annona civilis anche per la nuova capitale, destinando al suo approvvigionamento le merci provenienti da Alessandria d'Egitto, specialmente il grano, che furono quindi

(24)

24

dirottate da Roma a Costantinopoli. Sembra che l'olio d'oliva non fosse compreso in questi particolari circuiti annonari. Ovviamente questo provvedimento comportò un incremento dei prodotti nordafricani esportati verso la città di Roma. L'olio che raggiungeva la penisola italiana era prodotto in questa fase soprattutto nella Zeugitana e nella Byzacena, in cui si nota effettivamente una situazione generalizzata di benessere, segnalata anche da un aumento degli insediamenti60. L'olio tripolitano, invece, in questo periodo risulta poco presente a Roma, probabilmente anche perché Costantino sollevò la provincia dal pagamento del canon olearius. Questa considerazione deve essere sommata al fatto che in Tripolitania sembra proseguire nel IV secolo la situazione di declino che era iniziata con la caduta della dinastia dei Severi, come dimostra anche la rarefazione degli insediamenti produttivi dell'entroterra61.

L'olio africano adesso non raggiungeva più soltanto la città di Roma, ma veniva esportato anche in diversi siti costieri del Mediterraneo occidentale, tra i quali vari centri localizzati nell'Hispania62.

Per quanto riguarda l'Hispania Baetica, all'epoca di Costantino la produzione olearia continuava ad essere collegata con l'annona militaris, ma era rivolta anche ai mercati locali. Il quantitativo di olio betico che raggiungeva la penisola italiana era davvero poco rilevante, se confrontato con i volumi commerciali dei secoli precedenti. Il prodotto conservava comunque la sua importanza all'interno della provincia; una spia di questo fatto può essere considerata la buona concentrazione degli insediamenti produttivi nella valle del Guadalquivir63.

È probabile che la Baetica in questo periodo conservasse ancora un certo livello di benessere, forse anche in risposta ad una maggiore sicurezza delle vie di comunicazione rispetto alla seconda metà del III secolo64. Le aristocrazie locali, infatti, investivano ancora nell'edilizia, come sembrerebbe essere testimoniato dalla monumentalizzazione di molte villae rurali65 o dalla loro realizzazione ex novo. Questo fatto, secondo la Bowes, potrebbe essere dovuto a una presenza imperiale più forte, che si era accresciuta già a partire dalla Tetrarchia e aveva introdotto nella provincia nuove possibilità di avanzamento a livello sociale66.

60 REYNOLDS P.2010,pp. 74-76. 61 PALMIERI L.2004,pp. 107-108. 62 REYNOLDS P.2010,p. 76. 63 ESMONDE CLEARY S.2013,p. 267. 64 PEÑA CERVANTES Y.2006,p. 110. 65 CHAVARRIA ARNAU A.2005,pp. 519-521. 66 BOWES K.2013,p. 194.

(25)

25 2.6 Le popolazioni germaniche

Nel corso del V secolo sia la penisola Iberica che le province del Nord Africa subirono in successione gli attacchi e la conquista da parte di alcune popolazioni germaniche, tra le quali ebbero un ruolo fondamentale i Vandali.

Ovviamente la progressiva sostituzione degli organismi amministrativi romani con quelli facenti capo alle nuove popolazioni comportò notevoli modifiche per quanto riguarda il sistema di produzione e commercializzazione dell'olio d'oliva, il quale, ad ogni modo, rimase attivo. Questa sostituzione avvenne nonostante il fatto che nel 395 d.C. l'imperatore Teodosio I, sul letto di morte, avesse diviso ufficialmente l'Impero in una pars occidentalis e una pars orientalis al fine di controllarlo in modo più efficace.

2.6.1 L'Hispania

Nel 406 d.C. Vandali, Svevi e Alani riuscirono a oltrepassare il limes di un Impero Romano Occidentale ormai indebolito nella zona di Mainz. Negli anni seguenti queste popolazioni penetrarono sempre più a Sud, fino a quando, nel 409 d.C., riuscirono addirittura a prendere possesso di varie città delle Gallie e della Spagna.

Nel 411 d.C., infine, la penisola Iberica venne spartita tra forze differenti: mentre la Tarraconensis rimase momentaneamente in mano romana, gli Alani e i Vandali della tribù dei Silingi presero il controllo di gran parte della Spagna meridionale (Baetica, Carthaginiensis e Lusitania). La Gallaecia venne divisa invece tra gli Svevi e i Vandali Asolingi.

Già nel 412 d.C., però, la Tarraconensis venne conquistata dai Visigoti, guidati da Ataulfo. Questa popolazione inizialmente si era spinta nei territori dell'Impero Romano, fino a che non aveva ottenuto ufficialmente la Francia meridionale. Considerando le risorse che questa zona offriva assolutamente insufficienti, Ataulfo cercò di ribellarsi e si scontrò con l'esercito romano, che lo respinse verso la Spagna. Il sovrano visigoto contrasse buoni rapporti con i Vandali e con le altre tribù germaniche installatesi nella penisola Iberica, ma lo stesso non può essere affermato per quel che riguarda il suo successore al trono, Wallia. Quest'ultimo, infatti, accettò l'incarico ricevuto dall'imperatore Onorio di cacciare i Vandali e gli Alani dalla Spagna meridionale, uscendone vittorioso.

La facilità con la quale Wallia assolse il compito rese i Romani consapevoli del fatto che i Visigoti potevano diventare rapidamente una minaccia, perciò nel 418 d.C. questa

(26)

26

tribù venne trasferita nella bassa Aquitania. In questo modo, però, per i Vandali fu più semplice reintrodursi nella Spagna meridionale e portarne a termine la riconquista nel 421 d.C.

Non molti anni dopo i Vandali estesero le proprie mire al Nord Africa, dove si spostarono. La penisola Iberica rimase così sotto il controllo delle altre tribù germaniche.

Secondo la testimonianza di Idatio, a partire dal 430 d.C. i Visigoti contrassero di nuovo rapporti con gli Svevi, i quali controllavano la Gallaecia e, tra il 456 e il 457 d.C., organizzarono l'invasione della Spagna, che portarono a compimento solo dopo alcune decine di anni67.

Il fatto che la penisola Iberica sia passata sotto il controllo di varie popolazioni germaniche nel corso del V secolo, unito alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 d.C., ha portato allo scioglimento definitivo degli obblighi che legavano in particolare l'Hispania Baetica al sistema annonario. La produzione olearia betica, già ridotta a partire dalla metà del III secolo, finì per acquisire un carattere legato in buona parte all'approvvigionamento locale; si ha traccia di esportazioni di olio d'oliva almeno fino alla fine del V secolo, ad esempio lungo il litorale meridionale della Francia, ma molto limitate, soprattutto se confrontate con quelle risalenti ai secoli dal I al III. Inoltre, è necessario prendere in considerazione le importazioni di olio nei siti costieri della penisola dall'Africa settentrionale e dal Mediterraneo orientale, che sembrerebbero indicare una produzione olearia interna comunque insufficiente a rispondere ai bisogni della popolazione68.

2.6.2 La conquista del Nord Africa

Nel 429 d.C. i Vandali, guidati dal re Genserico, attraversarono lo stretto di Gibilterra e sbarcarono nell'Africa settentrionale. Lo storico bizantino Procopio di Cesarea sostiene che questa azione fosse avvenuta in risposta a un esplicito invito dell'allora comes Africae, Bonifacio. Quest'ultimo nei due anni precedenti era apparentemente entrato in contrasto con la corte imperiale, in questa fase localizzata a Ravenna, tanto che Galla Placidia ordinò due diverse spedizioni militari nell'Africa Romana per controllarne

67 CHRISTIE N.2011,pp. 39-43; ARCE J.2005,p. 348. 68 REYNOLDS P.2010,pp. 91-98.

(27)

27

l'operato69. Sembrerebbe, da alcune fonti risalenti al VI secolo, che sia stato firmato un

trattato tra Bonifacio e i re vandali Gunderico e Genserico, che prevedeva la conquista e la spartizione delle province africane fra i tre personaggi. In seguito, Bonifacio si sarebbe riconciliato con la casa imperiale, ma non sarebbe comunque riuscito a impedire che i Vandali penetrassero in profondità nel territorio.

Su questa informazione non tutte le fonti sono concordi. Infatti altri autori, come Idazio, ritengono che lo spostamento dei Vandali sia stato originato dalla pressione che gli Svevi stavano esercitando sui confini della Baetica.

Nel 431 d.C. le truppe militari dell'Impero Romano d'Oriente intervennero con l'intento di fermare l'invasione vandala, ma furono battute dall'esercito di Genserico, che, a sua volta, proseguì nella conquista di gran parte del territorio delle province africane.

Per cercare di arginare la minaccia, probabilmente nel 435 d.C. venne stipulato un trattato di pace tra Genserico e Trigezio, un alto ufficiale romano, nel quale ai Vandali veniva concesso ufficialmente il controllo sulle province africane più occidentali (che comprendevano almeno la Mauretania Sitifensis, la Numidia e parte della vecchia Proconsularis); questi, in cambio, dovevano impegnarsi ad assicurare l'approvvigionamento di Roma, città che ormai dipendeva largamente dai prodotti africani.

Nonostante il trattato, pochi anni dopo Genserico guidò i suoi soldati alla conquista di alcuni dei territori che, in via ufficiale, erano ancora amministrati dall'Impero Romano d'Occidente, arrivando a prendere Cartagine nel 439 d.C. L'anno seguente i Vandali giunsero addirittura ad attaccare la Sicilia.

Dato che l'Impero d'Occidente era costretto a fronteggiare anche altri attacchi da parte di popolazioni esterne e che la minaccia vandala era diventata ormai difficile da arginare, nel 442 d.C. l'imperatore Valentiniano III decise di scendere nuovamente a patti con Genserico. Il trattato di pace che venne firmato sanciva concessioni molto generose ai Vandali, dato che questi si videro riconoscere il pieno possesso di parte della Numidia, della Zeugitana, della Byzacena e della Tripolitania. I Romani mantennero temporaneamente il controllo sull'altra parte della Numidia e sulla Mauretania Caesariensis e Sitifensis, territori che però, alla morte di Valentiniano III nel 455 d.C.,

(28)

28

passarono comunque sotto il dominio vandalo70. La Mauretania Tingitana

probabilmente rimase parte della diocesi spagnola71.

A partire dal 439 d.C., quindi, non fu più possibile contare sui territori del Nord Africa per il rifornimento dell'annona; inoltre l'Impero Romano d'Occidente perse i grandi introiti che precedentemente aveva ottenuto da queste province tramite l'esazione. La conquista vandala ha comportato un cambiamento fondamentale per quel che riguarda i sistemi di produzione e i circuiti commerciali di quella che era stata l'Africa Romana. Parliamo però a tutti gli effetti di una trasformazione e non di una cessazione; infatti, la domanda dei prodotti non si esaurì e l'amministrazione vandala cercò di soddisfarla. Questo è valido, chiaramente, anche per l'olio d'oliva. La produzione olearia continuò ad essere portata avanti secondo le modalità romane, anche se si osserva un cambiamento nella disposizione degli ateliers anforici e dei frantoi. L'olio, però, adesso cominciò ad essere esportato al di fuori delle rotte annonarie, raggiungendo in buone quantità i centri costieri della penisola Iberica, le Baleari, la Sardegna, la Sicilia e il litorale meridionale della Francia (in particolare, si hanno molte testimonianze di anfore olearie africane provenienti da Marsiglia)72.

Per quanto riguarda la Tripolitania, la situazione di declino che aveva colpito questa provincia già dall'età post-severiana proseguì, acuendosi, nel V secolo. I Vandali, infatti, amministravano i territori africani dalla città di Cartagine, che si trovava piuttosto lontana rispetto a questa regione; per questo motivo non riuscirono ad evitare un peggioramento delle condizioni di sicurezza, che precipitarono soprattutto in ambito rurale. Questa situazione portò gradualmente a una riduzione importante dell'attività agricola della Tripolitania, i cui prodotti circolavano ormai solo a livello locale73. La Zeugitana e la Byzacena, invece, sotto il dominio vandalo vissero una fase di prosperità: alcune zone, come la valle di Segermes, nel V secolo erano densamente popolate e la distribuzione delle anfore cilindriche di grandi dimensioni, prodotte proprio nei territori di queste ormai ex province, indica la persistenza di rotte commerciali extra-regionali74.

Probabilmente negli anni subito successivi al 439 d.C. i Vandali dovettero attuare una riorganizzazione dei territori del Nord Africa, che comportò un leggero calo delle

70 SCHWARCZ A.2004,pp. 49-54; CHRISTIE N.2011,pp. 42-43. 71 ARCE J.2005,p. 349.

72 ESMONDE CLEARY S.2013,pp. 400-401; CHRISTIE N.2011,p. 200; REYNOLDS P.2010,pp. 91-98. 73 MUNZI M.2010,p. 67.

(29)

29

esportazioni. Negli ultimi anni di dominio, però, i collegamenti commerciali aumentarono, così come il volume dei prodotti esportati, tra i quali l'olio d'oliva75.

2.7 Il VI secolo: l'intervento di Giustiniano

Giustiniano salì al trono dell'Impero Bizantino nel 527 d.C. e concepì presto un disegno di riconquista delle regioni occidentali, che erano andate progressivamente perdute nel corso del secolo precedente. Il progetto dell'imperatore non si realizzò in modo completo, ma ad ogni modo comportò un altro cambiamento a livello amministrativo all'interno delle diverse regioni. Sia il Nord Africa che la penisola Iberica furono interessate da questo intervento.

La riconquista dell'Africa settentrionale iniziò dalla Tripolitania, che entrò di nuovo a far parte dei domini imperiali nel dicembre del 533 d.C. con la battaglia di Tricamarum76. In realtà i Bizantini riuscirono a impossessarsi soltanto della fascia costiera di questa regione, in quanto nel corso dell'età vandala nell'entroterra si erano insediati i Laguatani77.

Nel 534 d.C., appena un anno dopo, Giustiniano portò l'Africa completamente in suo possesso e divise il territorio in sette province, seguendo l'esempio di Diocleziano. Un cambiamento interessante si osserva per quanto riguarda la Mauretania Tingitana, la quale passò a far parte della prefettura africana. Per questa regione, in particolare, si temevano attacchi da parte dei Visigoti, installati nella penisola Iberica, perciò Giustiniano cercò di tutelarne la sicurezza facendole assumere un forte carattere militare78.

Probabilmente il Nord Africa in epoca bizantina visse un periodo di declino, dovuto anche alla pesante tassazione imposta dalla nuova amministrazione. La produzione olearia proseguì in quantità ridotte rispetto all'età vandala, ma i siti produttivi vennero spostati all'interno delle città, forse a causa della scarsa sicurezza in cui versavano le campagne79. Una parte dell'olio africano doveva essere ancora destinata all'esportazione, come sembrano indicare, ad esempio, i ritrovamenti di Portus, dove nel VI secolo le

75 REYNOLDS P.2005,p. 423.

76 MASTINO A.,ZUCCA R.2004,p. 2019. 77 MATTINGLY D.J.1995,p. 216. 78 ARCE J.2005,pp. 349-350. 79 LEONE A.2003,p. 26.

Riferimenti

Documenti correlati

· con i trasferimenti nello spazio (l’industria dei trasporti svolge una attività produttiva quando da ai beni trasportati una utilità maggiore: un metro cubo di legname a

agitazione
la
soluzione
 di
etilato
di
sodio,
preventivamente
trasferita
nell’imbuto
gocciolattore
 mediante
 ago,
 viene
 aggiunta
 lentamente


Thus, the data deliver a clear and intriguing message: regardless of whether per capita income is measured in own‐currency or PPS real terms, and of whether the identity of

Crump, "A contemporary subject for contemporary Europe: the much-disputed role and relevance of Latin at Dutch gymnasia" (pp. The history of teaching of Classics in

Analysis of the combined ALS and FTLD datasets (82 expansion carriers) revealed that the degree of methylation of the entire CpG-island or contribution of specific CpGs (n 5 26)

This indicates that participants were able to identify the weight of the to-be-grasped object from both occluded real and pantomimed movements, solely using available kinematic

A proposito delle varie fasi del ciclo di estrazione dell’olio, l’autore senza dubbio più esaustivo è un’altra volta Corniolo della Cornia, il quale – sempre rinviando