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5. I CENTRI PER LA PRODUZIONE OLEARIA E GLI ATELIERS ANFORICI:

5.5 Mauretania Caesariensis

5.5.3 Le anfore di Tubusuctu

Come ho già sottolineato nei paragrafi precedenti, è nota una tipologia di Dressel 30, prodotta tra il II e gli inizi del IV secolo, i cui bolli impressi riportano il nome della città di Tubusuctu, interessante anche perché ha avuto una proiezione a livello extraprovinciale.

Laporte riteneva che potesse trattarsi di un'anfora olearia, sulla base del fatto che nelle zone rurali intorno a Tiklat è stata riscontrata la presenza dei resti di alcuni frantoi all'interno di fattorie riconducibili all'età imperiale romana. La vocazione olearia del territorio di questa città sarebbe indicata, inoltre, da una località, situata circa 20 Km a Sud-Est rispetto a Tubusuctu, il cui nome, Ad Olivam, potrebbe essere rapportato proprio alla produzione e alla commercializzazione dell'olio d'oliva. Bisogna

381 BRUN J.P.2004,pp. 241-243. 382 BRUN J.P.2004,p. 245.

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sottolineare, poi, che quest'anfora è stata rinvenuta anche presso alcuni siti della Mauretania Tingitana, provincia in cui è stata individuata una rete di frantoi, sia in ambito urbano che rurale, ma per la quale non è ad oggi nota una produzione interna di anfore olearie383.

L'ipotesi di Laporte non è mai stata pienamente confermata, anzi, molti studiosi, come Brun, ritengono che l'anfora di Tubusuctu debba essere associata piuttosto ad una produzione vitivinicola locale384.

5.5.4 Osservazioni

La vocazione olearia dell'elevata quantità di torchi rinvenuti nei territori della Mauretania Caesariensis in anni relativamente recenti è stata ridimensionata. Infatti la generale assenza di elementi che possano essere associati con certezza alla produzione di olio d'oliva, come le installazioni per la molitura (una fase assente nel processo produttivo legato al vino), ha portato alcuni studiosi a riconsiderare la funzione primaria di questi macchinari.

L'olio, ad ogni modo, veniva sicuramente prodotto per soddisfare il fabbisogno interno e doveva essere commerciato sui mercati regionali.

Per il periodo successivo al V secolo le informazioni attualmente a nostra disposizione sono insufficienti per formulare delle ipotesi valide riguardanti eventuali cambiamenti nella localizzazione dei siti produttivi.

5.6 Mauretania Tingitana

L'olivicoltura era praticata nei territori dell'antica provincia della Mauretania Tingitana già nel corso dell'epoca mauretana, ma subì un notevole incremento soprattutto tra la fine del II e l'inizio del III secolo. Questa intensificazione, collegata, ovviamente, con quella della produzione olearia, fu probabilmente dovuta alle conseguenze della situazione di crisi nella quale stava versando l'Impero Romano: infatti vennero meno i vincoli mercantili dei centri tingitani con i porti della vicina Hispania Baetica, attraverso i quali venivano precedentemente importati grandi quantitativi di olio d'oliva,

383 LAPORTE J.1980,pp. 135-143. 384 BRUN J.P.2004,pp. 232-233.

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come dimostra anche la forte presenza di anfore olearie del tipo Dressel 20 in contesti di I e II secolo385.

La produzione olearia della Tingitana aveva caratteri che la differenziavano dalle altre province nordafricane e che la accomunavano, invece, a quelle iberiche, in particolar modo all'Hispania Baetica386. Le installazioni produttive erano concentrate soprattutto nel territorio facente capo alla città di Volubilis, della quale ho già delineato le caratteristiche salienti387. Per questo motivo nei sottoparagrafi seguenti mi concentrerò sulle zone di Tingi (odierna Tangeri) e Banasa.

Per quanto riguarda, invece, gli ateliers anforici, i pochi conosciuti nella provincia sono essenzialmente legati alla fabbricazione di contenitori per la conservazione e il trasporto dei salsamenta. Un esempio è costituito dal sistema di fornaci rinvenuto presso la città di Thamusida attraverso uno scavo archeologico svoltosi nell'anno 2000, legato alla produzione di anfore Dressel 7-11 e Beltrán 2b388.

5.6.1 Banasa

Il sito di Banasa è situato a circa 30 Km dall'oceano Atlantico. All'interno di esso sono stati individuati, al momento, 11 possibili frantoi oleari, nessuno dei quali, però, si presenta in forma completa. Infatti l'esistenza di alcuni di essi è stata supposta sulla base della sola presenza di uno degli elementi comunemente utilizzati nel processo di produzione dell'olio d'oliva, come il torchio o il contrappeso.

Le installazioni produttive di Banasa occupano talvolta alcuni ambienti interni a delle strutture abitative. Alcuni, però, si trovano in punti particolari della città, come quello localizzato a Est del foro o quello affiancato alle grandi terme occidentali.

Un dato interessante è fornito dai contrappesi: 11 sono a forma di parallelepipedo, mentre soltanto uno è di tipo cilindrico, a testimoniare un'evoluzione tecnologica degli impianti produttivi, la quale, però, risulta poco accentuata se confrontata con i dati provenienti da Volubilis.

Il numero ridotto di frantoi della città indica una produzione sicuramente insufficiente a coprire il fabbisogno interno. Il ritrovamento di anfore provenienti da altre province, come le Dressel 20 betiche, sembra costituire una conferma in questo senso.

385 VILLAVERDE VEGA N.2001,pp. 48-60. 386 Vedi infra cap. 2, par. 2.8.

387 Vedi infra cap. 3, par. 3.4. 388 PONS PUJOL L.2009,p. 124.

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Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, oltre all'olio, gli abitanti di Banasa importassero anche le olive, forse da Volubilis, per poi sottoporle essi stessi al processo di lavorazione. Questa soluzione si sarebbe resa necessaria in quanto il territorio della città presenta delle caratteristiche che lo rendono inadatto o sfavorevole alla pratica dell'olivicoltura389.

5.6.2 Tingi

Nelle zone rurali attorno all'antica Tingi è stata riscontrata la presenza di circa 15 installazioni per la produzione olearia, all'interno di ciascuna delle quali è possibile osservare la sostituzione dei contrappeso a forma di parallelepipedo con quello cilindrico. Questi frantoi devono essere riportati a un periodo compreso tra il III secolo a.C. e il III secolo e si trovano quasi sempre in luoghi sopraelevati.

Alcuni di questi centri produttivi sono stati oggetto di indagini stratigrafiche, come, ad esempio, la villa di Cotta. Questa struttura fu legata alla produzione di garum fino al III secolo, ma proprio in questo periodo il vecchio impianto venne smantellato; al suo posto furono inseriti due torchi che generalmente vengono collegati alla produzione di olio d'oliva. Brun, però, basandosi sull'assenza delle installazioni per la molitura, ipotizza che a Cotta venisse prodotto vino.

Un altro esempio di frantoio scavato del territorio è quello della villa du Petit Bois. La prima fase di attività di questo impianto deve essere datata al II-I secolo a.C. Tra il I e il II secolo il complesso venne ristrutturato e rimase in uso fino al IV secolo390.

5.6.3 Osservazioni

La produzione olearia della Mauretania Tingitana, almeno per il periodo compreso tra il I e il II secolo, non era sufficientemente abbondante da coprire il fabbisogno interno. Infatti i frantoi non risultano particolarmente frequenti né all'interno dei grandi centri urbani della provincia né in ambito rurale. Nonostante l'incremento verificatosi nel corso del III secolo, l'assenza di ateliers associati alla fabbricazione di contenitori

389 ALAIOUD S.M.2010,pp. 97-103; PONS PUJOL L.2009,p. 57. 390 VILLAVERDE VEGA N.2001,p. 90; PONS PUJOL L.2009,pp. 53-54.

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utilizzati per il trasporto dell'olio rende difficile sia la quantificazione della produzione, sia la comprensione del tipo di diffusione del prodotto391.

5.7 Hispania Baetica

Tra il I e il III secolo l'Hispania Baetica è stata la principale rifornitrice di olio d'oliva della città di Roma e degli avamposti militari dislocati lungo il limes dell'Impero. Già gli autori classici nei propri scritti indicavano che l'olivicoltura, in questa provincia, veniva praticata soprattutto presso le rive del fiume Guadalquivir e di uno dei suoi affluenti, il Geníl, nel territorio dell'attuale Andalusia. Le campagne di ricognizione compiute da Bonsor a fine '800 e da Ponsich negli anni '60 del '900 hanno confermato le informazioni contenute nelle fonti scritte, conducendo all'individuazione di centinaia di frantoi oleari e di ateliers anforici.

La produzione sia dell'olio d'oliva che delle anfore atte a contenerlo era concentrata soprattutto nella zona compresa tra le tre città di Corduba (Cordova), Astigi (Écija) e Hispalis (Siviglia)392. Era soprattutto presso quest'ultimo centro urbano che venivano trasportati i prodotti, sfruttando il corso del Guadalquivir, dato che si trattava di un fiume navigabile durante tutti i mesi dell'anno393. A Hispalis grandi quantitativi di olio

venivano poi trasferiti all'interno di navi, molto spesso destinate a raggiungere l'Urbe per via marittima. Tutte queste operazioni si svolgevano in condizioni controllate, come dimostrano in special modo i tituli picti rinvenuti al di sopra di varie anfore betiche394. Le installazioni produttive presenti sul territorio risultano solitamente associate a delle villae rurali o, talvolta, anche a delle strutture più ridotte, la cui prima fase di attività deve essere datata a un periodo compreso tra il I e il II secolo395. L'osservazione diretta degli edifici che contenevano i vari impianti ha permesso di individuare una tendenza diffusa riguardo alle modalità costruttive: infatti spesso i muri sono in terra, con fondamenta costituite da mattoni posati su ciottoli, a loro volta sormontati da frammenti di Dressel 20 legati da terra. Questa particolare tecnica è probabilmente dovuta alla scarsità di cave di pietra della zona396.

391 Per le ipotesi riguardo alla presenza delle anfore betiche nella Mauretania Tingitana, vedi infra cap. 2, par. 2.8.

392 PONS PUJOL L.2009,pp. 73-74. 393 REMESAL RODRIGUEZ J.2004b, p. 133.

394 Vedi infra, cap. 4, par. 4.5.2; MATTINGLY D.J.1998,p. 43. 395 MATTINGLY D.J.1998,p. 38; ESMONDE CLEARY S.2013,p. 294. 396 MAUNÉ S.et alii 2014, p. 434.

189 5.7.1 La produzione olearia

La maggior parte dei frantoi oleari dell'Hispania Baetica è stata individuata per mezzo di attività di survey, che hanno messo in evidenza la presenza di resti relativi a torchi o a contrappesi presso un centinaio di siti. Queste installazioni non sono localizzate esclusivamente presso la valle del Guadalquivir, benché in questa zona risultino particolarmente frequenti, ma anche lungo il tratto di costa compreso tra i centri di Cadice e Malaga.

Fig. 107 Proposta di localizzazione delle aree di coltivazione dell'olivo nella valle del Guadalquivir (tratta da PONS

PUJOL L.2009,p. 74).

L'attività di molti di questi frantoi si data a un periodo compreso tra il I e il III secolo, durante il quale l'olio betico incontrò una particolare fortuna a livello dei circuiti commerciali extraprovinciali.

Nella seconda metà del III secolo la città di Roma cominciò a rifornirsi principalmente dalle province nordafricane; è forse per questa ragione che nell'Hispania Baetica nello stesso periodo è stato riscontrato un leggero calo della produzione olearia, associato all'abbandono di alcuni impianti produttivi.

Tra il IV e il V secolo, però, è possibile osservare la costruzione di nuove installazioni con annessi locali per l'immagazzinamento, a volte presso gli ambienti residenziali defunzionalizzati delle villae, altre all'interno di edifici termali397. Questo fenomeno

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deve essere messo in collegamento con la concentrazione delle proprietà nelle mani di un minor numero di proprietari e con il miglioramento delle reti commerciali locali. Altri frantoi furono costruiti ex novo tra il VI e il VII secolo, solitamente nell'ambito di piccoli insediamenti rurali398.

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