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5. I CENTRI PER LA PRODUZIONE OLEARIA E GLI ATELIERS ANFORICI:

5.1 Tripolitania

5.1.1 Il territorio di Leptis Magna

La fascia costiera e le zone dell'interno che in età romana e tardoantica erano amministrate dalla città di Leptis Magna risultano ad oggi tra i territori più studiati dell'intera Tripolitania, in particolare attraverso una serie di campagne di ricognizione265.

Tra il I e il II secolo, in corrispondenza di un periodo di notevole benessere del centro urbano, si verificò una grande diffusione di villae produttive e di fattorie nel territorio rurale che faceva capo ad esso266; queste installazioni erano frequentemente legate alla

lavorazione delle olive e alla produzione olearia.

Il Gebel era sicuramente una delle aree dell'Africa Romana più altamente specializzate nell'olivicoltura: l'elevato numero di torchi qui individuati267 e la loro imponenza rispetto alle dimensioni usuali di queste installazioni in epoca romana devono essere considerati una prova dell'abbondante produzione di olio d'oliva nella regione, gran parte del quale era destinato ad una redistribuzione extraprovinciale268.

I frantoi del Gebel erano in connessione con strutture di tipologie differenti: molti sono stati rinvenuti all'interno di villae rurali, che, però, solo sporadicamente presentano elementi di decoro e di prestigio, come, ad esempio, mosaici o affreschi. La quasi totale assenza di quartieri residenziali caratterizzati da inserti lussuosi indicherebbe, secondo

263 KEAY S.2016, pp. 311-314. 264 MATTINGLY D.J.1995,pp. 1-125.

265 Ricordiamo, a titolo esemplificativo, quella condotta da Luisa Musso dell'Università Roma Tre nel 2007 o la TAS (Tahruna Archaeological Survey), sempre risalente al 2007, guidata da A. M.. Ahmed. 266 MUNZI M.2010,p. 50.

267 Sono noti alcuni frantoi oleari che presentavano un numero fuori dal comune di torchi e nei quali venivano prodotti alti quantitativi di olio, come Seman Semana (17 torchi) o Henchir Sidi Hamdam (9 torchi); MATTINGLY D.J.1995,p. 142.

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un'ipotesi assolutamente condivisibile, che queste villae erano probabilmente in possesso di personaggi molto facoltosi, appartenenti all'élite di Leptis Magna, i quali, però, risiedevano abitualmente o presso la città stessa o presso villae costiere. Questi individui dovevano limitarsi ad amministrare le loro proprietà rurali, spesso molto estese, dalla città, visitandole solo saltuariamente e affidandone la gestione diretta a vilici di fiducia. È piuttosto probabile che, invece, esercitassero un controllo diretto sulla commercializzazione del surplus agricolo, dalla quale ricavavano grossi introiti che, talvolta, reinvestivano anche per finanziare la costruzione di opere pubbliche in città. Oltre alle villae, nel Gebel è stata riscontrata anche la presenza di fattorie di grandi dimensioni, che mediamente ospitavano tre o quattro torchi oleari, e di installazioni dall'estensione ridotta, solitamente associate a impianti produttivi costituiti da una o due presse269.

Una particolare importanza è rivestita dall'altopiano del Gebel Tahruna, i cui rilievi hanno un'altezza compresa tra i 135 e i 610 m sopra il livello del mare. In questa zona il numero di installazioni produttive legate all'olio d'oliva, ad oggi ben visibili e caratterizzate da un buon grado di conservazione270, è incredibilmente elevato. Proprio in questa zona, oltre alle tipologie di strutture presenti anche negli altri territori del Gebel, sono stati individuati alcuni villaggi, che possono essere collegati al commercio oleario.

Il più celebre tra questi è quello di Subututtu (Gasr ed- Daun), che si trovava al centro di una rete di vie di comunicazione, tra le quali la strada romana che univa il Gebel Tahruna a Leptis Magna 271. Questo sito doveva essere considerato un punto d'appoggio per tutti coloro che trasportavano l'olio e altri prodotti verso la città ed era inoltre utilizzato come mercato locale dagli abitanti delle regioni circostanti, come il Fergian. Tutt'intorno a Subututtu è stata riscontrata la presenza di frantoi oleari, la cui produzione era destinata a confluire verso il villaggio, attraverso il quale, poi, veniva redistribuita272. 269 AHMED A.M.2016,p. 71. 270 BRUN J.P.2004,p. 187. 271 AHMED A.M.2016,p. 61. 272 BRUN J.P.2004,p. 193.

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Fig. 93 Subututtu (tratto da AHMED A.M.2010,p. 62).

L'olivo era estesamente coltivato anche nella zona litoranea a Est di Leptis Magna, il Gefara. Anche in quest'area, infatti, è stata rilevata la presenza di centri legati alla produzione dell'olio d'oliva. Nella fattispecie, queste installazioni risultano essere piuttosto frequenti nella valle dell'antico fiume Cinyps, odierno wadi273 Taraglat/Caam, che è caratterizzata da una certa ricchezza di acqua a livello superficiale, soprattutto presso la foce274. Un elevato numero di fattorie con resti di frantoi oleari proviene anche dalla valle dello wadi Bendar; è interessante sottolineare che i torchi qui individuati presentano delle arbores con quattro coppie di incassi rettangolari, la qual cosa li rende differenti da quelli localizzati nel Gebel Tahruna e nella fascia predesertica, in cui le coppie sono soltanto tre. A questo proposito è stato ipotizzato che ogni paio di incassi corrispondesse ad un diverso livello di spremitura e, quindi, alla produzione di ben quattro qualità di olio d'oliva. Un altro elemento che sembra

273 Uno wadi è un corso d'acqua a carattere stagionale; HUEMER M.J.2004,p. 2. 274 CIFANI G.,MUNZI M.2003,pp. 85-100.

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differenziare i siti produttivi dello wadi Bendar dagli altri situati nel territorio di Leptis Magna è la maggiore incidenza di elementi di decoro all'interno delle villae in cui erano localizzati, come sembra indicare, ad esempio, il ritrovamento di frammenti di intonaco dipinto275.

Come ho già sottolineato, la maggior parte di queste strutture risale ad un periodo compreso tra il I e gli inizi del III secolo. Già a partire dal secolo successivo, anche in conseguenza della caduta della dinastia dei Severi, che aveva fortemente incentivato lo sviluppo economico della provincia, Leptis Magna entrò in una fase di declino, che si riflesse anche in ambito rurale nella diminuzione del numero di frantoi oleari attivi. Il sistema produttivo dell'entroterra visse un collasso pressoché totale nel corso del V secolo, con la dominazione vandala dell'Africa Romana. Fu in questo periodo, infatti, che, a causa delle condizioni di sicurezza assai precarie delle campagne, dovute ai rinnovati attacchi delle tribù locali, i territori controllati da Leptis Magna si spopolarono. Per cercare di preservare almeno in parte la produzione locale di olio d'oliva, proprio in questo secolo i torchi furono spostati in ambito cittadino, dove furono costruiti soprattutto in corrispondenza di vecchi edifici pubblici le cui funzioni erano cessate o si erano drasticamente ridotte, come la basilica del Foro Vecchio o la terrazza del Ninfeo severiano276.

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