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Su un-osservazione di Galileo sul moto uniformemente accelerato....pdf (161,3 kB)

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Academic year: 2021

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(1)

Su un notevole risultato ottenuto da Galileo in relazione

ai moti uniformemente accelerati

Stefano Ranfone

In questa breve Nota vogliamo dimostrare un notevole risultato ottenuto da Galileo all’inizio del ‘600, relativo ai moti uniformemente accelerati. Dimostreremo infatti che un punto materiale soggetto a tale moto percorre in intervalli di tempo uguali spazi che sono multipli dispari dello spazio percorso nel primo intervallo1 . Galileo

verific`o sperimentalmente questo risultato costruendo un opportuno piano inclinato sul quale piazz`o un certo numero di campanelli; allo scopo di udire il suono dei campanelli ad intervalli di tempo uguali dovette fissare questi campanelli (il cui suono segnalava il passaggio del corpo che scendeva lungo il piano inclinato stesso) ad opportune distanza tra loro, che egli mostr`o essere, appunto, multipli dispari della distanza tra la sommit`a del piano (punto di partenza, da fermo, del corpo) ed il primo campanello.

Per la nostra dimostrazione supporremo quindi che il piano inclinato, lungo l, sia inclinato rispetto al piano orizzontale di un angolo α, cosicch´e, trascurando qualsiasi forza di attrito, possiamo dire che l’accelerazione caratteristica del moto lungo tale piano `e semplicemente a = g sin α , essendo g = 9.8 m/s2 l’accelerazione di gravit`a sulla superficie terrestre. Supponendo che il corpo venga lasciato scivolare dalla sommit`a del piano con velocit`a iniziale nulla (v0 = 0), il tempo totale T necessario per l’intera discesa pu`o essere ottenuto facilmente

come segue, utilizzando la ben nota legge oraria del moto uniformemente accelerato:

l =1 2a T 2 T = r 2 l a .

Dividendo questo tempo per il numero N dei campanelli troviamo quindi che l’intervallo di tempo che intercorre tra il suono di ciascun campanello ed il successivo `e dato da:

τ = T N = 1 N r 2 l a .

Lo spazio percorso tra il punto di partenza alla sommit`a del piano inclinato ed il primo campanello `e allora:

l1= 1 2a τ 2= 1 2a 1 N2 2 l a = l N2,

al termine del quale la velocit`a raggiunta sar`a:

v1= a τ = a 1 N r 2 l a = 1 N √ 2 a l .

ITIS Marconi, Pontedera (PI); email: sranfone@alice.it; url: www.stefano-ranfone.it

1Leonardo da Vinci aveva invece, erroneamente, trovato le distanze percorse (da un grave in caduta libera) come proporzionali ai

numeri interi.

(2)

Quindi, procedendo, lo spazio percorso nel successivo intervallo di tempo τ sar`a: l2= v1τ + 1 2aτ 2= aτ2+1 2aτ 2=3 2aτ 2= 3 l 1,

al termine del quale avr`a una velocit`a:

v2= v1+ a τ = 2aτ .

Tra il secondo e il terzo campanello lo spazio percorso risulta pertanto essere dato dalla seguente formula:

l3= v2τ + 1 2aτ 2= 2aτ2+1 2aτ 2= 5 2aτ 2= 5 l 1,

quando viene raggiunta la velocit`a:

v3= v2+ a τ = 3 aτ .

Analogamente, lo spazio percorso tra il terzo ed il quarto campanello, l4, sar`a quindi:

l4= v3τ + 1 2aτ 2= 3 aτ2+1 2aτ 2=7 2aτ 2= 7 l 1,

e cos`ı via, fino all’ultima porzione di percorso, tra il penultimo (N − 1-esimo) e l’ultimo (l’N -esimo) campanello:

lN = vN −1τ + 12aτ2= (N − 1) aτ2+12aτ2=

= (N − 12) aτ2= (N −1

2) 2 l1= (2N − 1) l1.

Questi risultati dimostrano quanto voluto, ovvero che gli N spazi percorsi (e quindi le N distanze a cui vanno piazzati gli N campanelli per udire i loro suoni ad intervalli di tempo uguali) sono multipli dispari del primo spazio (cio`e la distanza tra il punto di partenza alla sommit`a del piano inclinato ed il primo campanello):

                       l1= l/N2, l2= 3 l1, l3= 5 l1, .. . lk= (2k − 1) l1, .. . lN = (2N − 1) l1.

Naturalmente la somma di tutti questi spazi deve essere uguale alla totale lunghezza del piano inclinato l. Ed in effetti si trova:

(3)

N X k=1 lk = l1+ l2+ l3+ . . . + lN = = Nl2 + 3 · l N2 + 5 · l N2 + . . . + (2N − 1) l N2 = = l N2 N X k=1 (2k − 1) = l N2[1 + 3 + 5 + . . . + (2N − 1)] = = Nl2 · N2= l ,

come c’era da aspettarsi, e dove si `e usato il fatto che la somma dei primi N numeri dispari `e proprio uguale a N2.

Il notevole risultato qui dimostrato fu ottenuto (e verificato sperimentalmente) dallo stesso Galileo durante i suoi studi sui moti uniformemente accelerati.

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