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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2094, 21 giugno

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

REDAZIONE: M. J. d e Jo h a n n i s — R. A. Mu b r a y — M. Pantalkoni

Anno XLI - Vol. XLV

Firenze-Roma, 21 Giugno 1914 J

r, n i r\- -, n , a I F IR E N Z E : 81, V ia d ella P e rg o lakoma

: *, via Ludovic

N. 2094

S O M M A R IO : La settimana politica in Ita lia, Maffeo Pa n t a l o n i. — Le leggi di eccezione: La libera distilla­ zione in Sardegna. — Il bilancio alim entare di 51 fam iglie operaie milanesi. — Im portazione ed esportazione mondiale nel ventennio 1 8 9 2 -1 9 1 2 . IN F O R M A Z IO N I: Trattato llalo-Spagnuolo. — 11 C Ad ito Provinciale. — Stanza di Compensazione di Firenze. — Le Imposte dirette ne ll’esercizio finanziario 1 9 1 2 - 1 3 .— La ricchezza privata in Ita lia e quella d ’altri stati d ’ Europa. — Le principali correnti m igratorie dei lavoratori agricoli nel 1913. — I servizi marittim i sovvenzionati nell’esercizio 19 12 -191 3. — Per l’unificazione del diritto cambiario RIVISTA ECONOMICA.

1 primi sei mesi di applicazione della tariffa doganale degli S. U. — L'esonero di ricchezza mobile. — 11 bilancio austro-ungarico del 1914-1915. — La produzione mineraria e metallurgica in Austria-Ungheria. — L’esportazione italiana delle candele steariche. — 1 passaggi di patrimonio per successione in Inghilterra. — Le miniere d’oro della Rhodesia. — 11 numero delle cooperative e delle mutue agrarie in Italia. — L'Italia e il commercio delle carni congelate. — Produzione e commercio ¿el thè. — Lo sviluppo commerciale dell'Algeria. — Gli operai e il Consiglio superiore del lavoro. — 150 milioni di Buoni del tesoro. — Le organizzazioni operaie in Italia al 1* gennaio 1913. — Società Italiana per le Strade Ferrate meridionali. — MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE. — PROSPETTO Q UOTAZIONI, VALORI, CAMBI. SCONTI E SITU A ZIO N I BANCARIE.

LI S E M IN I POLITICA IN ITALIA.

N ello esporre quello che è accaduto in Italia in questi giorni, tutti sono stati d’accordo, ma per ragioni assai diverse, a mentire. Più di tutti hanno mentito — poiché v' è anche una misura nel mentire — i socialisti, la loro stampa e i loro deputati.

Il Governo a v ev a una posizione assai diffìcile, non già in ragione delle violenze d ella teppa sindacalista e socialista, ma bensì in ragione della propria situazione parlam entare.

Sarebbe stato m aterialm ente assai facile man­ tenere o ristabilire ovunque l ’ordine. B asta un drappello di carabinieri per m ettere, in men che si dica, in fuga molte e molte centinaia di tep­ pisti ! Ma, bisogna che sia loro lecito di adope­ rare le armi e che non sia loro lecito di farsi assassinare, im m obili, da una sassaiuola di selci, mattoni, tegole.

V ige da noi il sistem a di voler render folle, aizzate da agitatori sindacalisti e socialisti, tran­ quille a quel modo come si rende tranquillo un povero epilettico, o pazzo. Un disgraziato di tal genere lo si circonda in m olti, lo si regge senza fargli del male, e si accetta da lui, mentre si compie questa opera di carità cristiana, ogni g e­ nere di m altrattam ento. Da molto tempo a questa parte le guardie di pubblica sicurezza,! carabinieri, i soldati, ma particolarm ente g li ufficiali, hanno i più severi ordini di non adoperare le arm i, an­ corché siano aggrediti, ancorché siano posti nelle più critiche posizioni di leg ittim a difesa. A una folla che si avanza distruggendo il distruggibile sul suo passaggio, a una fo lla che incendia chiese, municipi, uffici pubblici, che m almena a morte ogni dissenziente, la truppa e le guardie devono solo sbarrare la via, con i loro corpi quasi che questi fossero succhi pieni soltanto dell’originale argilla della leggenda, e non già il fior fiore

delle anime che difendono l’ordine, la nostra ci­ viltà, che continuano la nostra storia e che sono lo Stato in azione.

Si capisce che i loro « cordoni » siano sem ­ pre infranti, e anche le loro teste ammaccate! Il governo del Salandra certam ente sím il cosa non ved eva con piacere. Ma, se non avesse continuato a fare come i governi precedenti, cioè, interdire l ’uso delle armi, punire carabi­ nieri che, anche per salvare la propria vita, avevano scaricato le riv o ltelle — e sono ba­ stati in Ancona pochissim i colpi di rivoltella per fugare m igliaia di teppisti, — egli sarebbe molto probabilmente stato rovesciato da un voto di rad ico-socialisti ai quali si sarebbero uniti delle grosse bande di e x -g io littia n i, a i quali il nuovo regim e non conviene per la sua onestà . E ’ ben noto che il Sacelli, l ’Orlando, il Bisso­ lati, il Tedesco, il B ertolini, il N itti e il L a­ briola hanno ora tali e tante affinità che un non-nulla li cristallizzerà in un blocco radico- socialista ex-giolittian o, nel quale non va di­ m enticata la figura d ell’ ineffabile Schanzer.

Il Salandra è stato assai debole, ma altret­ tanto abile, da un un punto di vista parlamen­ tare. Ha saputo salvare il suo gabinetto, col professare un rispetto per il sangue dei teppisti pari se non superiore a quello che i credenti professano per quello di Cristo che ritengono contenuto n e ll’ostia consacrata.

Ma, da un punto di vista meno particolare, la a b ilità del Salandra è stata una fortuna, poiché cento volte m eglio un Salandra debole — ora debole, ma forse domani lorte — di un altro Governo, formato da coloro che da anni sono gli alti organizzatori della indisciplina, della ille ga lità , della violenza, d ell’affarismo socialista e politico, ossia, in breve, d ella disorganizzazione dello Stato.

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Go-388 ’ ECONOMISTA 21 giugno 1914

vam eiite, a quello tedesco e allora una inferió-verno non resterà, perchè è accaduto questo:

che ad un tratto le falangi più giovani di una borghesia, che la lurfga consuetudine della pace a veva ed ha infralita, sono insorte, e là dove il Governo non sosteneva e non dava mano forte ai tutori dell’ordine, T hanno data loro, con tale un successo n ell’opinione pubblica che, come hanno dimostrato le elezioni am m inistrative di domenica scorsa, se le elezioni politiche ora si rifacessero, non tornerebbero alla Camera più di 10, o 12, socialisti, e più d ella m età degli ex - giolittian i sarebbero sbaragliati.

In breve, o Salandra saprà, darci l ’ordine, o ce lo darà un Federzoni.

L orgia di violenze, chee è stata goduta dai partiti estrem i, è stato il loro e x p e r im e n tu m

cru cis.

Un Governo di estrem a, oramai non sarebbe più tollerato dal paese, finché non, sarà stato scordato di cosa sia capace e cosa significhi que­ sta estrem a radico-socialista.

L ’ Italia sem brava diventata una repubbli- chetta sud-am ericana in mano di bastardi di negri e di pelli rossi.

E perchè il paese non scordi subito come a g i­ sce la teppa proletaria cosciente ed evoluta, ci pensano i ferrovieri ancora, e le leghe di R o­ magna.

Occorrerà un lungo e lento lavoro per epu­ rare le am m inistrazioni dello Stato dalla teppa alta e bassa che pian pianino vi si è infiltrata.

1 ferrovieri anarcoidi, i postelegrafici — come essi si chiam ano — altrettanto anarcoidi, i la ­ voranti dello Stato n elle manifatture dei tabac­ chi, vanno epurati e i predicatori di herveism o e di sabotaggio vanno processati.

Coloro che più facilm ente si possono mettere a dovenq sono coloro che il pubblico più tem e e che, essi m edesim i, si credono tra tutti i tep­ pisti organizzati la teppa più forte.

Come è stato esposto nel G io rn a le d e g li E co­

n o m isti, basterebbe addestrare nel governo di lo ­

com otive, e n ella conoscenza d elle segnalazioni, ogni anno parecchi battaglioni del genio, e gli ufficiali del genio e d ell’artiglieria, perchè sia spezzato il monopolio della professione, o classe, che sta terrorizzando il paese.

In quanto a lla m alattia morale, che è alla base di tu tti i fenom eni che abbiamo veduto, lo sviluppo del partito nazionalista ne è la cura.

A ll’ Italia non mancherà, d’altronde, e pur troppo, in un certo senso pur troppo, un esem ­ pio assai deterrentè dei risu ltati ai quali con­ duce il radico-socialism o.

Non può alcun uomo, il quale abbia senso di gratitudine e di am m irazione per una nazione alla quale la civ iltà deve gran parte del suo contenuto, non vedere con dolore, che giunge fino a ll’angoscia, la rovina d ella Francia per parte dei politicanti rad ico-socialisti che ne hanno il Governo. I due capo saldi del pro­ gram m a di Pau, che è quello della m aggioranza rad ico-socialista, sono il ritorno della ferma m i­ litare al biennio, e la guerra ai ricchi.

Il ritorno alla ferma biennale è ancora il mi­ nore dei due m ali. Indebolirà m aggiorm ente l’esercito francese. Ma, questo è già di gran lunga inferiore, qualitativam en te e q u an

titati-rita m aggiore o minore non fa più una diffe­ renza. A ll’incontro, i sistem i inquisitoriali d’ im­ poste che i radico-socialisti stanno escogitando e gradatam ente introducendo nella legislazione, e la caccia che danno ai risparmi e alle orga­ nizzazioni commerciali del risparmio, toglieranno, alla Francia una forza ben altrim enti im por­ tante di quella m ilitare. Sta in queste misure un colpo assai più grave al benessere e alla civ iltà della Francia di quello che noi possa essere la disorganizzazione dell’esercito.

I radico-socialisti italian i non hanno mai sa­ puto fare altro che scim iottare i colleghi fran­ cesi, e segu iran n o anche ora questi loro precet­ tori. E ’ sperabile che gli altri partiti, vedendo i frutti del radico-socialism o in un paese tanto più del nostro e ricco, e am m inistrativam ente compatto, e politicam ente unificato, ne sapranno ricavare le lezioni deterrenti che esso fornisce, e fare argine al mimetismo insulso dei nostri Estrem i.

I quali si guardano bene d all’im itare la Francia in ciò che ha di virile. Essi sono ora tutti in fuga di fronte alle responsabilità mo­ rali. Nessun deputato di Estrem a ha aizzato la teppa, neanche il Labriola, neanche l’A ltobelli, neanche il Bocconi, neanche quel ridicolo Du- goni, il quale crede che la im m unità parlam en­ tare lo debba coprire anche quando scende in piazza, quasi che la im m unità parlam entare non fosse soltanto un vecchio scudo di latta, ornato di carta pesta, che aveva una qualche ragione d’essere ai tempi in cui esistevano Principi, in fondo ancora sovrani assoluti, anche quando sulla pergam ena van eggiavasi di regim e par­ lam entare, e a questi Principi pigliava la vo­ g lia di im prigionare qualche deputato di q ual­ che Duma.

Al giorno d’oggi i Principi sono in m aggio­ ranza sul tipo del principe di W ied e non mi­ nacciano alcun Dugoni. Ma, se questi torna a scendere in piazza è facile che riceva nuovi schiaffi.

In Francia gli agitatori, anche se riescono sconfìtti, non si nascondono. Non rinnegano la loro fede e non negano le loro responsabilità. Se il gallo canta, non si mettono a j u r a r e q u ia

n o n n o v is s e n t h o m in em .

La nostra politica estera, anch’essa, non è fa­ cile in questo momento.

Deplorevolissim a e difficilissima è la situ a­ zione in Albania. I due alleati, l’ Italia e l’Au- stria-U n^ heria, a vantaggio dei quali, in so­ stanza, l’ Europa a v ev a lasciato che si regolasse laq u istion e albanese, si comportano, nella stampa e nei riguardi d ell’opinione pubblica, presso a poco come i famosi alleati della guerra balca­ nica. Ancora non e ucciso l’Orso e già litican o tra di loro per la p elle! Ed è questo che rende, piu di ogni altra circostanza, la situazione dif­ fìcile. Se i due alleati litigan o, non sarà l ’uno o 1 altro che di ciò avrà il m aggiore vantaggio, ma un terzo.

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‘21 giugno 1914 1 / ECONOMISTA 387

di opinioni politiche quali può averne gente che, in gran parte, non è nemmeno riuscita a pren­ dere la licenza liceale. Questa gente fa le corrispon­ denze d all’estero. Questa gente fa gli articoli di fondo in casa. Pochi grandi giornali, per quanto più grandi degli altri, sono por sempre giornali a tiratura lim itatissim a, a paragone di quella de’ giornali esteri, e la grande massa del pub­ blico viv e del giornale locale, cioè provinciale, o tn tt’al più regionale. L ’alim ento è poco e guasto.

In Austria, per contro, la stam pa è tu tta in mano di affaristi israeliti, gen te questa che, di questa nobilissim a razza, è la schiuma.

Fu infelicissim a la scelta del Principe di W ied, anziché quella di Fu ad Pascià. Il principe, poi, è stato posto in situazioni im possibili.

E’ sperabile che la corrente di quella che di­ cesi in Ita lia e in A ustria l’opinione pubblica e che in realtà non è altro che la opinione di un certo numero di m iserabilissim i giornalisti, non porti i governi a scordare che il p o r r o u n u m è il m antenimento fermo della triplice alleanza.

Il m aggiore servizio reso d alla Germania, dacché havvi la triplice, a ll’Austria e a ll’Italia, è stato quello di costringere l ’una e l’altra di non litigare tra di loro.

E ’ probabile che se occorrerà la Germania torni a gridare il Quos ego !

E in tale ipotesi, non vi sarà che da esser­ gliene grati.

Ma f f e o Pa n t a i.e o n i.

LE LEGGI DI ECCEZIONE.

La libera distillazione in Sardegna.

E raro che un provvedim ento le g isla tiv o inteso a favorire l’incremento di un dato territorio o di una specifica attiv ità ovvero diretto ad attenuare le conseguenze di peculiari sfavorevoli condi­ zioni non crei in breve delle enormi ingiustizie e, sovente, non dia occasione a frodi deplorevoli e pericolose.

O gniqualvolta per una allu vion e, per un ter­ remoto, per un uragano, per la siccità vediam o attuati dal potere legislativo provvedim enti di eccezione, sentiam o tu tta la offesa che con quelli si arreca alla intera com pagine della nazione e deploriamo, pur non essendo meno degli alti a f­ fetti da sentim enti di com passionevole riguardo e da desiderio di arrecare conforto ed aiuti ai colpiti, che non si adottino m ezzi diretti e più legittim i di soccorso, anziché quelli pei quali si modificano le leggi, fondamentali, e specialm ente le tributarie, a favore di una regione o di una categoria. Nè è da dire che possano man­ care contemperamenti di m ille forme egualm ente atti a raggiungere lo scopo e forse più sicuri e più perfetti, che non quelli, troppo comodi, ma altrettanto pericolosi, di creare p rivilegi leg a li, a togliere i quali poi ostano tu tte le forze delle pressioni politiche.

E ’ di recente apparso un lucidissim o articolo, che ci piace riprodurre in parte, il quale chia­ ramente denuncia gli inconvenienti affermati nel

nostro assunto f i ) . Vorremmo che da esso si traesse norma perchè il Parlam ento fosse meno corrivo n ell’adottare provvisioni di eccezione, pur non negando di accordare gli aiu ti di cui può abbisognare una regione desolata quando come la Sardegna.

Per effetto della legge 2 agosto 1897, venne con­ cesso l ’esonero della tassa di fabbricazione allo spì­ rito distillato dal vino e dalle vinaccie nell'isola di Sardegna e ivi consumato e venne in pari tempo ammessa l’alcoolizzazione gratuita fino a 15 gradi dei vini sardi e l’introduzione in franchigia di tali vini, così alcolizzati in tutte le altre regioni d'Italia.

Le facilitazioni di cui sopra erano in origine ispi­ rate a questo triplice concetto:

Io favorire la distillazione dei vini sardi e prin­ cipalmente di quelli guasti;

2° facilitare con raggiunta di alcool a buon mer­ cato la conservazione dei vini sardi in genere assai b2ssi di gradazione;

3° promuovere il commercio di tali vini sia ad uso locale nell’interno dell’isola, sia nei rapporti col continente.

Col decorso degli anni è accaduto per la legge della Sardegna quello che normalmente accade per tutte le leggi speciali : i criteri informatori teorica­ mente esalti, subirono nella pratica deformazioni così gravi da svisare completamente il contenuto origi- ginale della legge stessa.

Io 11 largo beneficio della completa esenzione della tassa di fabbricazione è andato assumendo per effetto dei recenti inasprimenti fiscali una estensione sempre maggiore. Infatti mentre dal 1897 al 1910 la tassa interna per la distillazione dei vini si è aggi­ rata fra le 110 e le 130 lire per ettolitro anidro, dal settembre 1910 ad oggi è salita a 280. E’ facile quindi comprendere come l’allettamento di poter usufruire di un beneficio ormai più che raddoppiato abbia aguz­ zato l’ingegno degli speculatori che importano in Sardegna grandi quantità di vini guasti racimolati specialmente nelle Puglie e in Sicilia per distillarli nell’isola in franchigia di tassa.

Ne derivano quindi due inconvenienti e cioè:

a) nelle regioni di acquisto si fanno artificiosa­

mente aumentare i prezzi del vino per distilleria sot­ traendolo ai produttori locali;

b) in Sardegna si diminuiscono pure artificiosa­

mente i prezzi del vino sardo; anzi colla introdu­ zione dei vini delle altre regioni d’Italia si viene a toglier loro tutto il beneficio che dovrebbe derivare dalla applicazione della legge sulla Sardegna in quanto vengono ad essere nel costo livellati a quelli impor­ tati tenuto conto delle spese di trasporto.

Esiste invero nella legge 11 luglio 1909 un inciso che limita la applicazione delle concessioni speciali riservate alla Sardegna ai soli vini sardi; ma siamo pratici: poiché nessuna legge vieta l’ importazione in Sardegna di vini dal continente chi potrà mai distin­ guere nelle masse di vino contenute in una cantina quello di produzione locale da quello importato?

2° Dato che alla distillazione passano normal­ mente i vini più scadenti e aggiungiamo- i vini im­ portati dal continente, si comprende facilmente eome l ’alccool puro ottenuto colla distillazione costi molto meno, a parità di condizioni, dell’alcool contenuto nei vini sani. Da qui la convenienza di tagliare coll’ag­ giunta di abbondante quantità di acqua i vini genuini per rialcolizzarli con l’aggiunta di alcool puro di minor costo. Questa operazione viene largamente praticata specie pei vini da esportarsi nel continente, essendo tali vini quotati sul mercato in base alla loro grada- ziona alcoolica.

Le conseguenze di tale fatto sono facilmente com­ prensìbili:

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388 L ’ ECONOMISTA 21 giugno 1914

a) in rapporto della Sardegna raggiunta di acqua

diminuisce fortemente (si potrebbe anzi dire riduce a metà) l’ impiego di vini sani sardi, se pure, come qualche volta accade, anche questi vini non sono sosti­ tuiti con altri di minor prezzo importati dal continente;

b) nei rapporti delle altre regioni vinicole, l'alcool

prodotto senza tassa da vini guasti ed aggiunto in misura mollo sensibile (certo superiore alla metà del contenuto alcoolico) al vino sardo importato nel con­ tinente crea in quest’ultimo, (ove può essere intro­ dotto in franchigia sivo alla gradazione di 15 gradi) un temibile concorrente a tutti i vini genuini pro­ dotti nel resto d’Italia. E lo sanno i viticoltori sici­ liani, che hanno veduto sparire tutto il pregio dei loro vini ricercati per l'alta gradazione, specie per la preparazione del marsala; lo sanno i viticultori pie­ montesi e pugliesi, che hanno risentito della forte diminuzione verificatasi nella richiesta dei loro vini bianchi sia per uso commestibile che per la prepa­ razione dei vermouth; lo sanuo i viticultori del Lazio che vedono moltiplicarsi col prodotto d’oltre mare i loro « vini dei Castelli »; lo sanno infine anche i fab­ bricanti di spirito, ai quali l’alcool importato in fran­ chigia sotto forma di vino toglie un notevole impiego per il loro prodotto.

3° A prescindere da queste considerazioni, le quali dimostrano chiaramente come i criteri informativi della legge siano in piatica quasi del tutto frustrati dalla applicazione che se ne fa, ci pare oltremodo in­ teressante esaminare la questione anche dal punto di vista fiscale nei rapporti della Finanza.

E non sapremmo come meglio svolgere il nostro pensierose non illustrandolo con un esempio pratico:

Prendiamo un ettolitro di vino a 10 gradi, che è la ricchezza usuale dei vini sardi, diluito a metà con acqua esso forma due ettolitri di vino a 5 gradi che coll’aggiunta di 20 litri di. spirito assoluto costitui­ scono complessivamente 220 litri di vino a 15 gradi. Questi 220 litri di vino a 15 gradi rappresentano da per sè un minor introito per l’Erario di L. 56 cor­ rispondente all’attuale tassa di fabbricazione di L. 2,80 per litro anidro sui 20 litri di spirito aggiunto E fin qui nulla di male: il fatto costituisce la conseguenza logica ed immediata della legge speciale sulla Sarde­ gna. 1 220 litri di vino importati in franchigia nel Regno vengono impiegati nella fabbricazione di ver­ mouth o marsala destinati alla esportazione: ma poi­ ché all'atto della esportazione i vini vermouth e mar­ sala godono della restituzione dell’intera tassa per tutto il contenuto alcoolico superiore agli 11 gradi, ne consegue che lo Stato deve rifondere al 220 litri di vino la tassa dagli 11 ai 15 gradi precisamente adunque 4 gradi per ettolitro e cioè pei 220 litri di cui all’ipotesi formano 8,80 gradi di spirito assoluto che importano per lo Stato una restituzione di L. 29 quale risulta moltiplicando 8,80 per L. 3,30, importo della intera tassa da abbonarsi.

Ora come si può classificase questa restituzione di L. 29 che lo Stato deve bonificare per rimborso di una tassa che non ha mai percepito?

Basta la semplice enunciazione del fatto per rile­ vare tutta l’assurdità di questo che non può essere altrimenti .classificato se non raggiro legale a danno dell’Erario e dei contribuenti, i quali in definitiva debbono subirne le conseguenze.

E tralasciamo, per evitare ogni personalità, di ac­ cennare al fatto che tutto il beneficio della libera distillazione in Sardegna va a completo vantaggio dì alcuni speculatori, e di qualche produttore locale tru- stificatisi fra loro per monopolizzare questo commercio o diremo meglio questa industria, fatta per la mas­ sima parte con prodotto del continente.

Concludendo quindi noi domandiamo se di fronte alla realtà dei fatti non convenga meglio, nell'inte­ resse di tutti e particolarmente dei sardi, dì abolire questa parte eccezionalissima della legge in favore della Sardegna per devolvere l’onere che essa importa

allo Stato in altre più proficue opere di previdenza sociale. Ne trarrà indubbiamente maggiore giovamento la Sardegna con beneficio anche di tutti i viticultori d’Italia angustiati dalla crisi vinicola che batte mi­ nacciosamente alle loro porte : e se ne avvanteggerà pure l’igiene dell’ isola, che deve certo vedere nella facile diffusione dell'alcool a buon mercato uno dei più potenti nemici della rigenerazione morale dei suoi abitanti.

IL B IL A N C IO A L IM E N T A R E

di 51 famiglie operaie milanesi.

Il prof. A ngelo P u gliese, direttore dello Isti­ tuto di fisiologia sperim entale a Milano, ha com­ piuto per conto della benem erita U m anitaria una accurata, precisa e deligente inchiesta sul bi­ lancio alim entare di 51 fam iglie operaie m ilanesi. Il lavoro che ha un reale valore scientifico e che difetta solo nella scarsa estensione del campo osservato, del che non può averne certo addebito nè il P ugliese, nè rU m anitaria, in quanto è un primo ten tativo che viene fatto e già riconosciuto, come predisposto solo a precedere una indagine più ampia, offre risultati cosi chiari ed eloquenti che giova riprodurli almeno in parte. La relazione, interessante anche là dove si di lunga a spiegare i metodi di indagine adottati, giunge a conclusioni che danno altam ente da pensare a chi ha a cuore i problemi sociali e incita a rivolgere l ’attenzione ancora più che a lle norme di previdenza operaia a quelle di attu ale nutrizione.

Ed ecco alcune delle conclusioni cui giunge il professore P u g liese ; le riassum iam o dolenti di non potere più estesam ente offrire gli interes­ santi resultati ai nostri lettori.

Rendimento energetico della razione alimentare della fam iglia operaia milanese.

Ho già detto ohe all’alimento spetta una duplice fun­ zione: riparare alle perdite che subiscono gli elementi vivi, fornire all’organismo l’energia necessaria per fun­ zionare. Noi non possiamo concepire la vita che come movimento, trasformazione .d’energia. Sono le parti verdi delle piante che improntano dalla luce solarequel- l ’energia che servirà poi agli animali per le loro mani­ festazioni vitali, e giustamente il Bunge afferma che il calore del nostro corpo, le contrazioni dei nostri muscoli^ in una parola, tutte le nostre attività vitali non sono che luce solare trasformata.

Necessita pertanto di conoscere anche il numero di calorie che occorrono all’uomo allo stato di riposo e di lavoro.

Noi ci atterremo ai valori che Rubner e Alwater hanno ottenuto in esperienze memorabili per esattezza di tecnica:

Riposo completo . . . . 1800-1900 calorie » relativo . . . . 2200-2400 » Lavoro leggero . . . . 2445-2870 »

» grave ...

» molto faticoso . . . 4150-5300 (Rubner) Lavoro leggero . . . . 2450-3050 calorie

» grave ... 3400-3800 » » molto grave. . . 4150-5300 (Atwater)

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21 giugno 1914 L’ ECONOMISTA 389

E j>er ogni kg. del peso corporeo :

Riposo com pleto... 28-30 relativo, .avoro leggero » grave . . . » molto faticoso 35-38 38-45 45-55 58-75 calorìe » » » » e piu.

Possiamo adunque fissare in 2 4 0 0 le calorie della razione alimentare corrispondente al riposo relativo a lavoro leggero, e a 3 5 0 0 il numero minimo di calo­ rie della razione di lavoro, che occorrono, cioè, al­ l'operaio che compie un lavoro di IO ore giornaliere.

Se aggruppiamo ora le nostre 51 famiglie operaie in basealvalore energetico deU'alimentàzione giornaliera, troviamo:

C alorie C alo rie

N. fam iglie da a N. fa m ig lie da a 1 . . . . 5760

8 . . . . 2765 2701 1 . . . . 4053 — 2 2698 2011 4 . . . . 3524 3400 7 . 1 2599 2502 4 . . . . 3385 3352 4 . . . . 2483 2404 3 . . . . 3272 3117 i 2377

_

1 . . . . 2998 2900 4 . . .' ! 2290 2253 2 . . . . 2838 2815 3 . . . . 2114 2069

Riepilogo dei risultati dell’ inchiesta.

Riassumiamo le constatazioni più gravi fatte nella nostra inchiesta:

Il bilancio alimentare delle nostre famiglie operaie fu quasi sempre caratterizzato da penuria di albu­ mina grassi e idrati di carbonio. L'energia potenziale dell' alimentazione rimase notevolmente al disotto della quantità minima reclamata dall'organismo che lavora Í0 ore al giorno. La deficiente nutrizione si palesò con ogni evidenza nella donna proletaria, il cui peso fu sovente molto al di sotto del peso medio normale della donna.

Questi risultati sono tanto più impressionanti in quanto che la nostra inchiesta ha abbracciato preci­ puamente famiglie operaie in condizioni non eccessi­ vamente disagiate, e sorge naturale la supposizione che arriveremo a conclusioni anche più sconfortanti se, come già dissi, avremo modo di analizzare il bi­ lancio alimentare della innumerevole schiera di umili operai a salario molto basso.

E ci rinsalda in questo pensiero e ci anima sempre più a tentare la nuova grande inchiesta, il fatto che nella presente indagine i bilanci più miseri furono appunto quelli dei salariati meno retribuiti (tramvieri, spazzini, gasisti, fattorini), o di quegli altri operai che pure guadagnando abbastanza, non possono, perchè carichi di famiglia, destinare al vitto dei singoli che una piccola frazione della loro mercede.

Le conseguenze di questa alimentazione insufficiente non possono essere che funeste. Già abbiamo rilevato il grido d’allarme del Vicarelli e di altri ginecologi: « il prodotto umano delle odierne classi lavoratrici è già fisicamente, fin dalla nascita, in via di decadenza ». Nè meno grave è l’avvertimento che ci viene dai medici militari, i quali notano un progressive deca­ dimento fisico della gioventù italiana, tanto che il Governo è già stato costretto ad abbassare i limiti per l’idoneità al servizio militare. Adunque in due epoche della vita, in una delle quali, la nascita, ab­ biamo il riflesso fedele delle condizioni fisiche dei procreatori, nell'altra, pressoché il culmine dello svi luppo del nuovo essere, noi troviamo i segui di una profonda denutrizione. A questo progressivo immise­ rirsi delle classi operaie concorrono senza dubbio anche quegli altri ben noti fattori creati dall’industria odierna e dall’urbanesimo che ne è una diretta con­ seguenza, ma nessuno vorrà negare il posto premi­ nente che in questa decadenza fisica tocca alla man­ chevole nutrizione, che deve rendere necessariamente l’organismo meno resistente a tutte quelle altre cause che tendono a indebolirlo.

Ripetutamente mi sono sentito dire nel corso di questo mio studio che, dopo tutto, gran parte della colpa di questa denutrizione spetta all’operaio stesso, che spreca malamente la mercede, lasciando un mar­ gine insufficiente per il nutrimento. Orbene, questa accusa non ha un serio fondamento. Un valoroso e modesto impiegato dell 'Umanitaria, il Mattei, ha, dietro mia preghiera, compilato sui dati dei libretti la spesa giornaliera per il vitto di molte famiglie ideila nostra inchiesta.

Rapportando questa spesa al reddito di ciascuna famiglia, si trova che mai essa è inferiore al 50 del reddito stesso.

Questa conclusione balza con la più grande evidenza dal seguente specchietto:

N a m e ro d e ll a fa m ig li a R e d d it o m e d io g io rn a li e ro C o st o m e d io g io rn a li e ro j d e l v it to ' P e r c e n to d e l s a la n o d e s ti n a to a l v it to C o m p o n en ti l a fa m ig lia 47 L . 6,30 L. 3,05 50 3 g u a d a g n a n o in 2 29 9,40 5 - 53 7 g u a d a g n a n o in 3 38 4,30 2,45 57 4 g u a d a g n a solo il c a j o fam . 8 4 — 2,30 57,50 3 g u a d a g n a n o in 2 48 5,70 3,40 00 5 g u a d a g n a n o in 3 49 5,35 3.25 62 6 g u a d a g n a n o in 2

34 5,50 3,50 63 5 g u a d a g n a solo il cap o fam .

37 7,60 5,45 71 7 g u a d a g n a n o in 3

51 8,40 6 — 71 LI g u a d a g n a n o in 4

17 12,40 9,20 74 9 g u a d a g n a n o in 4

3 5,70 4,60 80 4 g u a d a g n a solo il capo d i casa

44 3,40 2,85 83 6 g u a d a g n a solo il capo d i casa

22 3 — 2,65 88 4 g u a d a g . poco m a rito e m oglie

45 3,50 3,20 91 6 g u a d a g n a solo il capo d i c asa

30 3,60 3,50 97? 4 g u a d a g n a solo il capo d i casa

Pertanto la frazione della mercede spesa per il vitto è sempre alta, e tanto più, quanto è più bassa la mercede o più numerosa la famiglia in confronto ai suoi componenti capaci di un lavoro redditizio. E non può fare meraviglia che per alcuni bilanci (famiglie 22-45-30) spesa per il vitto e salario quasi si com­ pensino. In bilanci cosi economicamente ristretti ha dovuto bastare qualche errore nella trascrizione dei prezzi delle derrate acquistate, per fare apparire il costo del vitto troppo forte in rapporto al reddito della famiglia.

Ma per quanto il rapporto da noi stabilito fra costo del vitto e mercede non possa avere che un valore approssimativo, sta però indubbiamente il fatto che 1 e 51 fam iglie che concorsero alla nostra inchiesta

destinarono al vitto una parte rilevantissima del loro guadagno, e che di regola questa parte fu tanto maggiore quanto più basso fu il salario e numerosa la fam iglia di membri incapaci al lavoro.

Sarebbe dunque contro verità e giustizia porre la causa dell’ insuffieiente alimentazione di gran parte delle famiglie operaie, che concorsero alla nostra in­ chiesta, in uno spreco colposo che l’operaio fa del frutto del proprio lavoro. Sono purtroppo le sue con­ dizioni economiche che non sono migliorate allastregua dell’aumento subito da tutti i generi indispensabili alla vita.

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390 L’ ECONOMISTA 21 giugno 1914

statali e civiche potrebbero sollevare le odierne di­ sagiate condizioni delle masse operaie, ai cui la nostra inchiesta ne è prova lampante.

Come fisiologo, poi, sono convinto della grande uti­ lità Ohe avrebbe un insegnamento popolare sull’ali­ mentazione, dove la madre di famiglia potesse attingere quelle cognizioni delle quali ora è completamente priva, e che potrebbero aiutarla a rimediare in parte colla scelta oculata degli alimenti, alla scarsità dei mezzi economici di cui pud disporre.

La limitazione della procreazione nella classe operaia di Milano.

Infine la nostra inchiesta ha messo in luce un fe­ nomeno che non mi è giunto inatteso, ma che non avrei mai supposto che potesse essere già così accen­ tualo: numerose famiglie erano costituite dai soli coniugi, e non meno numerose erano quelle con un unico figlio.

Per rapporto alla prole, le 51 famiglie dell'inchiesta erano così distribuite:

Senza figli . . Con un figlio . » due figli . » tre » . » quattro figli » cinque » » sei » » nove » 14 14 9 8 2 1 2 I

Queste cifre sono così eloquenti che ogni dilucida­ zione sarebbe superflua. Poteva però sorgere il dubbio che molte famiglie figurassero nell’inchiesta senza prole, perchè i figli avevano fatto alla loro volta fa­ miglia. Abbiamo dovuto escludere questa possibilità c per l'età di molti dei coniugi e per informazioni direttamente assunte. Adunque, il concetto che con­

viene limitare la procreazione, che la figliolanza esige troppi sacrifici, ha già varcato, pure da noi, la cerchia della borghesia e preso piede nella classe operaia.

Si tratta di un fenomeno limitato per ora ai grossi centri urbani più progrediti, nei quali esistono le condizioni più opportune al suo diffondersi da ceto a ceto, od abbiamo invece a fare con un fenomeno anche in Italia molto più generalizzato di quanto si presuppone? La risposta non può venire che da un ampio studio statistico che io non ho potuto fare. Ma se anche la limitazione alla procreazione fosse da noi, com’è presumibile, solo all'inizio, non dovremmo con ciò illuderci che il fenomeno non vada acquistando sempre più d’intensità. Col diffondersi dell'istruzione popolare, col crescere delle aspirazioni e dei bisogni del proletariato si accentuerà sempre maggiormente la diminuzione delle nascite, e il fenomeno non potrà non assurgere ad importanza eccezionale per l’avve­ nire della nazione. L'aumento della popolazione per diminuita mortalità, in conseguenza delle migliorate condizioni igieniche, ha evidentemente un significato sociale ed economico ben diverso di quell’altro incre­ mento che trova nell’eccedenza delle nascite il suo naturale fondamento.

Importazione od esportazione mondiale

nei ventennio 1892-1912.

Togliamo da un documento pubblicato dalla Camera di Commercio di Londra in data febbraio 1914 queste cifre che arrotondate e ridotte in franchi sembrano veramente interessanti e dimostrano l’incremento de­ gli scambi internazionali nell’ultimo ventennio..

Inghilterra Importazioni Esportazioni 1 «92 8.980.000.000 5.680.U00.000 1012 15.830.000. 000 12.090.000. 000 14.660.000.000 27.920.000.000 Stati Uniti Importazioni Esportazioni 4.240.000. 000 5.290.000. 000 9.700.000.000 12.300.000.000 9.530.000.000 22.000.000.000 Germani t Importazioni Esportazioni 5.020.000. 3.780.000. 000000 12.650.000. 000 10.950.000. 000 8.800.000.000 23.600.000.000 Austria-Ungheria Importazioni Esportazioni 1.300.000. 000 1.500.000. 000 3.630.000.000 2.770.000 000 2.800.000.000 6.400.000.000 Belgio Importazioni Esportazioni 1.530.000. 000 1.370.000. 000 4.370.000. 000 . 3.750.000. 000 2.900.000.000 8.120.000.000 Francia Importazioni Esportazioni 3.610.000. 4.020.000. 000000 7.950.000. 000 6.630.000. 000 7.630.000.000 14.580.000.000 Italia Importazioni Esportazioni 1.180.000.000 1.950 000.000 2.400.000. 3.600.000. 000 000 2.130.000.000 6.000.000.000 Russia Importazioni Esportazioni 1.190.000.0001.080.000.000 2.730.000. 000 3.770.000. 000 2.270.000.000 6.500.000.000 Riunendo le cifre, da 51 si passò a 115 miliardi, cioè si è più che "addoppiata la somma complessiva degli scambi internazionali. Non tutte però le*nazioni citate ebbero eguale incremento. Ficco le proporzionali:

R u s s i a ... 295 °/0 I t a l i a ... 281 » B elg io ... 280 » G e r m a n i a ... 272 » Austria-Ungheria . . . . 228 » Stati Uniti A... 214 » In g h ilterra ...192 » F r a n c i a ... 190 »

Da tali percentuali emerge, che l’Italia occupa il se­ condo posto,avendoin 20 anni triplicato la suaefficienza di espansione coll’estero: malgrado la crisi generale anche le ultimissime statistiche dicono che al 30 aprile

1914 l’Italia ha in quattro mesi:

importato . . . . 1.205.751.000 esportato . . . . 843.180.000 2.048.395.000

il che è quanto dire un complessivo presumibile al 31 dicembre p. v., superante di qualche centinaio di milioni i 6 miliardi raggiunti nel 1912.

I N F O R M A Z I O N I

Trattato Italo-Spagnuolo.

— Il Senato Spa­

glinolo ha finalm ente approvato il trattato com­ m erciale co ll’Italia.

Credito Provinciale.

— La Banca Commer­

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21 giugno 1914 L’ ECONOMISTA 391

Stanza di compensazione di Firenze. —

N el suo rapporto trim estrale la Stanza di com­ pensazione di Firenze, rileva la accentuazione da parte del pubblico n ell’aslenersi da qualsiasi collocamento m obiliare ad eccezione dei buoni del tesoro; deplora la mancanza di educazione finanziaria nel pubblico il quale non avrebbe ragione di un tale contegno a riguardo di tu tti i tito li; invoca infine una efficace azione d el­ l'alta banca.

le imposte dirette nell’esercizio finanziario 1912-13111

Imposta sui redditi di ricchezza mobile.

Il gettito all’erario dell'imposta sulla R. M. nel­ l'esercizio 1912-13 è stato di L. 328.976.459,40.

Questa somma è stata esalta:

a) con ruoli nominativi. . . L. 245.720.872,28 b) con versamento diretto in

Tesoreria... » 15.739.263,63 c) con ritenuta fatta dallo Stato » 67.516.323,49 Esaminando il movimento di questa imposta si deve notare l’aumento sempre crescente fino a raggiungere il massimo nell’ultimo esercizio, li gettito potrebbe essere ancora più rilevante qualora l’attuale sistema di accertamento dei redditi incerti e variabili, posse­ duti da contribuenti privati, fosse maggiormente effi­ cace, in modo da raggiungere una più esatta estima­ zione dei redditi stessi.

Per ritrovare le ragioni dell’aumento del reddito bisogna tener presente che il maggiore introito di L. 132.49i di imposte versate disettamente in-Teso­ reria, è dovuto all’incremento di redditi personali. Questa categoria di riscossioni ohe, per avvenuta sot­ trazione di cespiti, aveva diminuita la sua importanza, la riacquisterà sicuramente e ciò non tanto per in­ cremento dei cespiti ora esistenti, ma piuttosto per l’acquisto di nuovi cespiti.

La riscossione per ruoli ha dato poi un maggiore introito sull'esercizio precedente di L. 16.018.310 ciò in ripercussione del disposto della legge che aumen­ tava l’aliquota.

Infine si deve notare ohe anche maggior gettito hanno dato i versamenti diretti fatti per ritenuta.

Sicché, riassumendo t vari aumenti avuti nell’eser­ cizio in esame, si stabilisce l'aumento generale in L. 16.150.801.

Data ragione dell’aumento notiamo ora i maggiori fattori amministrativi che danno luogo alle variazioni stesse.

Fra i più importanti di tali fattori va annoverata la revisione dei redditi incerti e variabili posseduti da privati, i quali perchè soggetti ad accertamento presuntivo sono anche più difficili a valutare.

Questi redditi sottoposti a revisione furono 648.855, pel complessivo imporlo di L. 786,517.310.

Essi quindi sono stati in aumento sia per numero ohe per importo in confronto dell’anno anteriore, nel quale i contribuenti iscritti erano 632.337 ed il loro ammontare complessivo era di L. 753.667.496. Tale aumento però è dovuto agli accertamenti di redditi nuovi o riveduti pel 1912, ad accertamenti cioè p eri quali non poteva essere decorso il quadriennio di stabilità fissato dalla legge 2 maggio 1907. Esso quindi non può avere influito sul numero e sulla entità dei redditi rivedibili i quali dissentono invece dagli ac­ certamenti fatti negli anni anteriori.

Passando ad esaminare le liquidazioni di sgravio ed i rimborsi per quote indebite ed inesigibili esse ammontano nell’esercizio 1912-13 a L. 11.928.567 ; nel­ l’esercizio antecedente esse sommarono a L. 11.195.182. Si è dunque verificato un aumento di L. 733.385.

Considerando poi partitamente le quote indebite e le inesigibili notiamo come nell'esercizio in esame vi sia stato un maggior rimborso di quote indebite in confronto dell’esercizio anteriore e si ebbe invece una diminuzione nelle quote inesigibili.

E’ avvenuto un moto inverso di quello verificatosi nell'esercizio precedente.

Per chiudere e completare questa breve esposi­ zione sulle imposte, parleremo infine dei Tributi lo­

cali e della Riscossione.

L'opera della Direz. Gen. in materia di tributi lo­ cali si svolse ed esplicò, nell’es. fin. 1912-13, in modo più intenso degli anni precedenti.

La maggior copia di lavoro fu determinata in parte dalla necessità in cui i Comuni si trovano per fron­ teggiare le sempre crescenti esigenze, per cui vi fu un affluire straordinario di nuovi regolamenti dei quali se parte furono dalla Commissione apposita subito omologati, altri invece richiesero studi e rilievi. Riguardo alla Riscossione in questo esercizio si è avuto il riappalto del nuovo decennio delle Ricevi­ torie. Per il riappalto si sono superate non lievi dif­ ficoltà.

Pel decennio 1913-922 esse vennero assunte:

La Banca d’Italia...39 Banco di N a p o l i... 10 Banco di S i c i l i a ...5 Istituti di Credito... 13 Privati... 2 Totale . . . 69 Dato conto delle operazioni relative alPappalto ge­ nerale delle esattorìe, passiamo ad esaminare breve­ mente l’andamento del servizio di Riscossione.

Nell’esercizio 1912-13, a parte tutto ciò che riguarda movimento di personale, furono prodotti 1852 ricorsi e 172 reclami. Di questi furono esaminati 1409 e cioè 411 a favore dei ricorrenti e 998 in senso contrario. In istruttoria ne sono rimasti 443.

Se si tien calcolo delle 5000 esattorie che noi ab­ biamo, il numero dei ricorsi non parrà esagerato.

Infine nrU’esercizio J912-13 si ebbero 2399 esecu­ zioni contro ooctribuenti morosi pel complessivo de­ bito di L. 159.891,60.

Fra queste esecuzioni ve ne furono pochissime per piccole quote.

La ric c h e z z a p riv a ta in Ita lia

e quella d’altri Stati d’ Europa.

N el Piccolo di Trieste troviam o alcuni dati su lla ricchezza privata in Ita lia :

Senza esporre i varii m etodi seg u iti dagli econom isti per valu tare la ricchezza di un paese essendo possibile affermare che tali metodi con­ ducano all'assolu ta precisione. Si tratta di si­ stem i diversi, che portano a diverso grado di approssim azione.Com unque, anche in via appros­ sim ativa è sempre di grande u tilità la cono­ scenza della ricchezza dei sin goli m ercati tanto più che dalla ricchezza m olti altri rapporti de­ rivano, d’ordine morale, politico e bellico.

Secondo i calcoli più attend ib ili, la ricchezza privata in Italia ascendeva n el 1908 dagli 80 agli 85 m iliardi di lire. V uol dire che la ricchezza

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392 L' ECONOMISTA 21 giugno 1914

inedia per abitante varia da lire 2350 a 2500 e quella media per chilom etri quadrati, da 280 m ila a 300 m ila. Sarebbe altrettanto interes­ sante conoscere il rendimento di questa ricchezza essendovi popoli che la (anno fruttare poco, come g li spagnuoli, ed altri invece che la l'anno frut­ tare molto, come gli inglesi. Ma un’ indagine di questo genere si dimostrerebbe pressocchè im ­ possibile. Basterà dire che in Italia il reddito com plessivo consente un risparmio annuale di 1 miliardo e 200 milioni. Vuol dire che i citta­ dini del R egno, dopo aver soddisfatti tutti i propri bisogni, mettono da parte 1200 milioni per anno. Questa cifra, che non è certo poca cosa, dipende in gran parte dallo spirito di previdenza e di parsimonia che è insito nella razza italiana. Circa la distribuzione geografica d ella ricchezza, del R egno e del progresso conse­ gu ito negli ultim i .anni, troviam o che per im ­ portanza le varie regioni vengono, nel seguente ordine :

R icchezza nel 1910-12: 1. Liguria — 2. Lom­ bardia —

3.

Lazio —

4.

Piem onte — 5. Toscana — 6. Em ilia — 7. V eneto — 8. Campania — 9. Marche — 10. Umbria — 11. P u glie — 12. Abruzzi — 13. Calabrie — 14. Sicilia — 15. B asilicata - - 16. Sardegna.

Progresso fra il 1901 ed il 1911: 1. E m ilia — 2. Abruzzi — 3. Piemonte — 4. Marche — 5. B asilicata — 6. P uglie — 7. Calabrie — 8. Ve- netojj— 9. Lombardia — 10. Sardegna — i l . Campania — 12. S icilia — 13. Umbria — 14. Lazio — 15. L iguria — 16. Toscana.

Molto interessante è la seconda elencazione, la quale ci dice che le provincie più ricche non sono quelle che più hanno progredito negli anni che corsero dal 1901 al 1911. L’Em ilia, per esempio, si è m essa a lla testa, di tutte, data la su a magnifica trasform azione agraria, che le ha consentito un grande allevam ento di bestiam e e una fiorente industria di caseificio. La Lom­ bardia invece ha progredito meno a causa della crisi che h a colpite alcune d elie sue produzioni, com e quella del cotone. Però il fenomeno più im portante sta n el fatto che le provincie le quali giacevano in una fase arretrata di sviluppo si sono messe animosamente sulla via del progresso economico, facendo m olto sperare di sè e della ricchezza italiana.

Il Fellner valu ta la ricchezza d ell’Austria a 88 m iliardi e 967 m ilioni di lire italiane, e la ricchezza delTUngheria a 43 m iliardi e 517 m i­ lion i. La ricchezza m edia per abitante sarebbe rispettivam ente di L. 3115 e 2090; mentre la ricchezza media per km . q. sarebbe di 295.000 e 135.000.

Com è naturale, diversa è Ja composizione della ricchezza nelle varie provincie dell’Austria ; in alcune prevale il capitale im m obiliare, in altre il m obiliare.

L ’A nstria-U n gheria presa nel suo complesso e l ’ Italia presa isolatam ente quasi si equival­ gono neH’ammontare della ricchezza im m obi­ liare. T ale ricchezza in Italia viene valu tata a 58 m iliardi di lir e ; mentre n ell’A ustria a 32.395 m ilioni e n ell’U ngh eria a 22.520 milioni di lire. Il valore medio per ettaro sarebbe in Italia di 2.020 lire e per ab itan te di 1.710; n ell’A ustria

è rispettivam ente di 1.080 e 1.350 ; n ell’U nghe­ ria di 690 e 1.170.

Il valore della ricchezza im m obiliare ha rag­ giunto un altissim o livello in Francia, con 121 m iliardi di franchi. A ciò ha molto contribuito il protezionismo agrario dice il « Piccolo » là inaugurato da tempo.

Sotto l’ influenza di essa l ’agricoltura francese ha saputo compiere dei veri miracoli, tanto che in alcuni anni la R epubblica non ha nemmeno bisogno dei grani esteri; ai quali invece l’ Ita­ lia e l’A u stria-U n gh eria ricorrono in misura crescente. Sotto questo riguardo, il protezionismo agrario italiano e austro-ungarico non è riuscito cosi efficace come il francese. Forse ciò si do­ vette alla fiducia e alla quantità con cui il ca­ pitale della R epubblica si riversò nella terra. In Ita lia e n ell’A ustria-U n gheria appunto per­ chè paesi in trasformazione industriale, il capi­ tale fu più attratto dalle officine che dalla terra.

In Europa, il primo posto nella ricchezza pri­ vata viene sempre occupato dall’ Inghilterra, a cui segue la Francia. La situazione d ell’ Italia e dell'A u stria-U ngh eria in rapporto alle altre nazioni di Europa, si può rilevare dalle cifre che seguono: R icch ézza Regno Unii m ilia rd i 0 422 conip. p e r a b it. 9390 p er K. q. lire 1340000 Francia 287 7280 530000 Germania 407 6400 750000 Prussia 160 4000 460000 Stati Uniti 555 6790 71000 Canadà 34 6350 3500 A rgentina 32 5300 11000 India 71 330 27000 A ustria 28 6100 3450 Belgio 47 6350 1550000 Ita lia 85 2500 300000 A ustria 89 3115 295000 U ngheria 42 2090 135000

Alcune di queste cifre hanno bisogno di qualche schiarimento. Si crede per esem pio, che la ric­ chezza com plessiva della Francia resti superiore a quella della Germania. Questo non è vero. La Francia ha però una m aggior quantità di capitale disponibile, ragione per cui molte em issioni estere vengono in essa collocate. La sua rivale, al con­ trario, non ria un capitale disponibile altrettanto copioso, poiché sono tali gli im pegni a ll’interno del mercato da assorbire quasi per intero quel capitale. Si tratta quindi di un diverso rapporto fra disponibilità ed im pieghi. In quanto a ll’Italia una volta oltrepassato l ’attu ale periodo di rac­ coglim ento, si avrà un forte slancio nella via della ricchezza.

Le p rin cip ali correnti m igratorie

dei lavoratori agricoli nel 1913.

D ali’nfflcio del lavoro si ha la seguente sta ti­ stica delle m igrazioni periodiche interne dei la ­ voratori agricoli nel 1913.

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21 giugno 1914 L' ECONOMISTA 393

F oggia e di Roma nei periodi di m aggio-lu glio e di agosto-dicem bre; verso la provincia di Po­ tenza nel solo periodo che va da m aggio a luglio e verso ia provincia ai Grosseto nel periodo che va da agosto a dicembre.

Gli em igranti per la mondatura del riso, re­ catisi in massima parte nelle provincie di Pavia e di Novara, hanno raggiunta la cifra di 50.261, di cui 12.446 uomini e 37.815 donne. L ’em i­ grazione è stata superiore di 520 lavoratori a quella, dell anno antecedente. Il m aggior contin­ gente è stato dato dalla Lombardia (18.884), dal Piemonte (13.887), dall’E m ilia (15.119); ven­ gono infine il Veneto e la Liguria.

P er il raccolto del riso sono em igrati, nelle stesse provincie di N ovara e di P avia 24.997 lavoratori, di cui 16.360 uomini e 8637 donne. Il Piemonte e la Lombardia hanno contribuito, rispettivam ente, con 17.029 e 5747 em igranti.

Il V eneto, l’Em ilia, la L iguria non hanno dato un forte contingente a ll’em igrazione per il raccolto; come, tranne l’Em ilia, non l ’ hanno dato per la mondatura del riso. Mentre nei la­ vori di mondatura le donne costituiscono la massa più rilevante della em igrazione, nei la ­ vori di raccolto gli uomini sono in prevalenza, e ciò si spiega per il fatto che questi ultim i lavori richiedono attitudini che la donna pos­ siede in grado minore d ell’uomo.

Verso la provincia di F oggia durante i mesi di m aggio, giugno e luglio sono em igrati, per ~ i lavori di m ietitura e di trebbiatura dei ce­ reali, 30.425 lavoratori, di cui 2138 donne e 28.287 uomini. Data la natura dei lavori agri­ coli da compiere, g li uomini sono in assoluta prevalenza su l ’elem ento fem minile.

L’em igrazione e stata superiore di 432 indi­ vidui su quella del 1912.

Nel periodo autunnale che va d a ll’agosto al dicembre, per i lavori della vendemmia, del rac­ colto delle olive, di lavori agricoli vari, della pastorizia e dei lavori nei boschi, l ’em igrazione è stata di 22.414 individui. Anche in questo caso l’elem ento maschile è superiore a quello fem minile, essendo composto quello di 19.076 lavoratori e questo di 3.338 lavoratrici.

N otevole è l’aumento della corrente m igra­ toria nel 1913 in confronto a quella del 1912, essendo quella superiore a questa di 6.694 la­ voratori.

L’em igrazione verso la provincia di Roma nel periodo che va dal m aggio a.1 lu glio è stata composta di 43.742 lavoratori. I lavori compiuti in questa stagione sono quelli della m ietitura e della trebbiatura dei cereali. 11 m aggior contin­ gente è stato fornito dalla stessa regione del Lazio da cui sono em igrati 23.241 lavoratori, d all’ Umbria (11.243), dagli Abruzzi e Molise (4.861), dalle Marche (2.644), dalla Campania (1.165). Scarsa è stata l’em igrazione verso Roma dalla Toscana e d all’ Em ilia.

L’em igrazione dei maschi è stata prevalente a quella delle femmine, e ciò si spiega per la natura dei lavori da compiere. Complessivam ente gli uomini sono stati 34.008 e le donne 9.739.

Durante il periodo che va dall’agosto al di­ cembre, l’em igrazione verso la provincia di Ro ma ha raggiunto la cifra di 35.211 risultante

inferiore di 5.475 a quella d ell’anno precedente. L’elem ento m aschile è pure in prevalenza: gli uomini sono stati 27.409 e le donne 7.802,

I compartimenti che più hanno coniribuito a questa corrente em igratoria sono il. Lazio con 9.865 lavoratori, gli Abbruzzi e il M olise con 9.715, le Marche con 8.068, 1’ Um bria con 3.761, la Toscana con 1.632 e la Campania con 1.369 operai. Scarsa è stata l’em igrazione d a ll’ Em ilia (appena 789 lavoratori).

L’em igrazione verso la provincia di Fetenza durante i mesi di m aggio, giugno e lu glio ha raggiunto la cifra di 10.367 lavoratori, prove­ nienti dalle Puglie (8.552) dalla Calabria (1.510) e dalla Campania (305), risultando inferiore di 979 lavoratori in confronto alla em igrazione v e ­ rificatasi nel corrispondente periodo del 1912. L’elem ento fem m inile è stato scarso in confronto dell’elem ento m aschile: questo costituisce da sè solo quasi tutta la massa dei lavoratori em i­ grati. Infatti g li uomini hanno raggiùnto la cifra di 10.013 di fronte a 354 donne.

La corrente m igratoria verso la provincia di Grosseto durante il periodo d a ll’agosto al di­ cembre, per i lavori della vendem mia, del rac­ colto delle olive, di altri lavori agricoli, della pastorizia e dei lavori nei boschi, è risultata composta di 7.756 lavoratori. Di fronte a ll’anno antecedente l’em igrazione verificatasi nel 1913 è stata inferiore a 1404 individui.

La Toscana, m assim amente, ha dato il con­ tingente m aggiore a questa em igrazione, con 5.889 lavoratori; viene in seguito l’ Em ilia con 979; le Marche, l’ U mbria, il Lazio, gli Abruzzi e il M olise vi hanno contribuito in misura scarsa.

L’elem ento fem m inile è risultato inferiore a l­ l’elem ento m aschile, raggiungendo questi la ci­ fra di 6.511 e q uelle la cifra di 1.245 in dividu i.

In conformità al disposto dollari. 26 della legge 5 aprile 1908 sui sei-vizi marittimi, l’ispettore gene­ rale comm. E Pinzami ha presentato al Ministero della Marina la relazione suU’andamento amministra­ tivo ed economico dei servizi marittimi sovvenzionati durante lo scorso esercizio 1912-913.

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