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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2092, 7 giugno

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA. COMMERCIO, BANCHI. FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

REDAZIONE: M. J . d e Jo h a n n i s — R . A. Mu b k a y — M. Pa n t a e e o n i

Anno XLI - Voi. XLV Firenze-Roma, 7 Giugno 19] 4 F IR E N Z E : Si, V ia d e lla P e rg o la ROM A: 4, V ia L u d o v isi N. 2092

S O M M A R IO : S ulla relazione agli azionisti della Banca d’ Ita lia per il 1913. — Uno sguardo obbiettivo al bi­ lancio ferroviario, Gil b e r t o Te r n i. — La popolazione delle grandi Potenze Europee. — Il canale di Panama. — IN FO R M A ZIO N I : La Banca dì Credito Nazionale. — P e r u na banca italo-ottomana .ed italo-cìnese. Banca di 1 Stato in .Serbia. — RIVISTA BIBLIO G RAFICA: Robert Michels , Problem,e der sozialphilosopki?. ~ F. C. Mann,

B er M arschall Vauban u n d Die V òlksw irtschaftslehre des AbsOlutisnius (E tne K ritih dés M erhantilsystem s). —

Le assicurazioni sociali nel Belgio. — I certificati peritali sul valore dei titoli non quotati in borsa. — I provvedimenti per l’ istruzione media, classica, tecnica, nautica e normale. — L ’assemblea della Società per le strade ferrate meri­ dionali. — RIVISTA ECONOMICA : Trattato di commercio italo-spagnuolo. I risultati delle elezioni svedesi. MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE. — PROSPETTO QUOTAZIONI, VALORI, CAMBI, SCONTI E SITU A ZIO N I BANCARIE.

N e ll'a n n o d a lia m o r te d e l P r o f . A . J. D E J O H A N N I S , c h e fu p e r lu n g h is s im o te m p o a n im a d i q u e s ta R iv is ta , la R e d a z io n e r a m m e m o r a c o n re v e r e n te a ffe ttu o s o p e n s ie r o la s u a e le tta fig u r a .

Sulla Relazione agli izioalsll della Banca dilla

per il 1913.

II. IO

L’anno economico e finanziario 1913 è stato, come osserva la Relazione, generalmente sfavo­ revole; e i nostri lettori, dalla lucida esposi­ zione che ne fa il comm. Stringber e che noi riportammo (2), han potuto rendersi conto delle cause che agirono sul mercato internazionale e della influenza che la ripercussione di esse e i fattori speciali al nostro paese ebbero sull’an­ damento di quello interno.

Osserveremo qui che la ftsonomia dell’annata, anche fra noi, trae forse più le sue linee caratte­ ristiche dall’andamento meno favorevole dell’at­ tività finanziaria che non dall’entità del rallen­ tamento di quella economica. Per citare soltanto qualche cifra, troviamo che il movimento com­ plessivo del commercio con l’estero è aumentato da un anno all’altro, dì 0,7 6|0, contro un au­ mento di 9 °|0 nel 1912 e di 5 °|0 nel 1911; i prodotti del traffico ferroviario si sono accresciuti

... 1912 e 4,8 °|0 nel 1911; fabbricazione è salito

gennaio-31 dicembre) mentre l’eccedenza fu del 9,2 °|0 l’anno innanzi e del 9,3 9|0 nel 1911. Nei riguardi finanziari si può notare, invece, che le operazioni delle stanze di compensazione italiane ebbero una espan­ sione del 5,5 °|0 nel 1911, dell’ 11 °|0 nel 1912 e una contrazione del 3,5 °|0 nel 1913; che i ri- 1 2

(1) L o s m a rrim e n to d i a lc u n e p ro v e d i s ta m p a h a la sc ia to s u s s is te re n e l p re c ed e n te a rtic o lo , in s ie m e a d a ltr i, a lc u n i er­ ro ri tip o g rafici c h e ten iam o a re ttific a re . A pag. 340 a lla lin e a 22 (dal b asso ) d e lla p rim a co lo n n a d e v e s i le g g e re 34 % (invece d i 24) ; a lle lin e e 28 e 27 (id.) d e lla se c o n d a co lo n n a , 82 % e 768% (in v ece d i 182 e 68) ; a p ag . 341, in fine d el p e n u ltim o a lin e a , e ra d a s ta m p a rs i 43°/o (ih v ece c h e 48).

(2) V . L 'E co n o m ista n. 2087 (3 m ag g io ). 3,6 °|0 contro 7,9 °|0 nel

il gettito delle tasse di del 4,8 °|0 nel 1913 (1°

porti dei 5 maggiori istituti di credito mobi­ liare, a loro volta, presentarono di anno in an­ no, un aumento di 0,57 °/0 nel 1912 è di 0,49. nel 1913; cifre queste che attestano o regresso o arresto di sviluppo del mercato finanziario, il quale, oltre a rispecchiare scarsa attività, rivelò una notevole sensibilità al minor ottimismo pre­ valente e un indebolimento di prezzi: il valore globale di Borsa delle azioni di società italiane superava quello nominale del 26,38 °|0 a fine 1911, del 26,67 °|0 a fine 1912 e solo del 21,8.1 °|0 al 31 dicembre u. s. Ma se il risparmio, date le intemperanze della speculazione, diserta le Borse e si disinteressa, disgraziatamente, dei valori, non rallenta il suo movimento ascensio­ nale : i depositi delle Casse ordinarie di rispar­ mio sono aumentati, nel 1913, del 4,17 °|0, con­ tro 1,53 °|0 nel 1912; quelli delle Casse postali di 7,33 °|0, contro

quindi, con tutto

4,05 °|0. La Rendita italiana, l’assorbimento dei Buoni del Tesoro 4 °|0 e, occorre dirlo, di titoli di Stato esteri operato dal mercato, progredisce : il corso medio di essa passa dal 1912 al 1913, da 98,11 a 98,79.

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354 L ’ ECONOMISTA

g iu g n o 1914

di soli 0,09 quest’ultima media avendo raggua­ gliato a 5.56 °|„; e, infatti, le operazioni consen­ tite a un saggio inferiore a quello normale ade­ guarono al 45,29 °|0 del totale nel 1913 e a non più di 23,40 °|0 l’anno prima — il che dimostra la cura posta dall’istituto nell’agevolare, finché possibile, il mercato nelle sue legittime esigenze.

Le anticipazioni su titoli concesse alla clien­ tela all’interno sono aumentate nello scorso an­ no, del 14 °|0 mentre l’aumento dal 1911 al 19T2 ragguagliò a 24 °|0 ; rallentamento d’impulso questo che conferma in qualche modo la minore attività del mercato finanziario.

La circolazione media dei biglietti della Banca fu nel 1913, di 1646,7 milioni, superiore cioè di

15.7 milioni a quella dell’anno precedente; di essa 1003,5 milioni erano interamente coperti da metallo (61 °L del totale) e 643,2 milioni garan­ tita dal 40 °|0 di metallo (39 °|0) : nel 1912 i bi­ glietti interamente coperti dalla riserva metal­ lica non avevano superato, in media il 53 °|0 del totale e quelli col 40 °|0 ne avevano rappre­ sentato il 47 °L La differenza dipende princi­ palmente dall’operazione dei 125 milioni ese­ guita, al principio dell’anno dal Tesoro, che, come si rammenterà, passò alla Banca d’Italia 125 milioni della riserva esistente a fronte dei biglietti di Stato perchè essa mettesse a sua di­ sposizione altrettanti biglietti di banca, che ve­ nivano ad essere interamente coperti da metallo. Poiché ancora non è spenta, per così dire, l’eco delle discussioni sollevate dal provvedi­ mento escogitato dall’on. Tedesco, che, si obiet­ tava, avrebbe dovuto ricorrere, invece, alle an­ ticipazioni statutarie, non è privo d’interesse, sia pure retrospettivo, l’esaminare le conseguenze che era destinato a avere sulla circolazione ita­ liana il provvedimento stesso. Tenuto presente che la Banca, a fronte dei biglietti per conto dello Stato deve porre una riserva metallica di un terzo, l’istituto, in caso di anticipazione sta­ tutaria, sarebbe venuto ad accrescere la sua emissione di 166,6 milioni e il metallo di 41,6 milioni, con chela circolazione e il metallo a fronte di essa (che al 10 gennaio segnavano 1665,5 e 1206,5 milioni rispettivamene) sarebbero saliti a 1832,1 e 1248,1 milioni, la proporzione per­ centuale passando da 72 a 68 °|0. La garanzia metallica dei biglietti di Stato sarebbe eviden­ temente rimasta invariata al 48 °|0.

Con l’operazione progettata la circolazione della banca sarebbe salita a 1790,5 milioni, il metallo a 1331,5 milioni, la proporzione relativa a 74 3|4 °|0 e la garanzia metallica dei biglietti di Stato declinata a 23 °|0 ; ma mentre con essa il rapporto delle riserve totali bancarie e di Stato alla circolazione globale sarebbe passato da 64 a 65 °|0, nel caso di un’anticipazione statutaria di 125 milioni il rapporto stesso era destinato a piegare da 64 a 57°|0.

Le cose, però, in realtà, andarono assai di­ versamente: la emissione dei biglietti, intera­ mente coperti da metallo, per conto del Tesoro, fu neutralizzata dal consueto ristringersi della circolazione della Banca, per modo che a fine febbraio questa ammontava a 1609,7 milioni, e la riserva metallica pei biglietti a 1280,9 mi­ lioni, vale a dire a 79 l|2°|0, contro, come si è

visto, 72°j0 in gennaio: la proporzione poi delle riserve esistenti a fronte della circolazione ban­ caria e di Stato ragguagliava a 66,9 °|0 contro 64 °|0, era, cioè, di quasi due punti superiore alla ipotesi fatta più sopra.

E naturale, perciò, che il provvedimento in parola non abbia avuto sul corso del cambio la ripercussione già prevista dai critici. Al contra­ rio il cambio risultò, durante il 1913, più alto quando la circolazione della Banca era minore, e viceversa, come si rileva dalle medie mensili seguenti :

Circolazione Cambio s. P arigi

gennaio 1646,7 101.54

febbraio 1605,5 101.74

maggio 1525,5 (minimo) 102.36

ottobre 1764,8 (massimo) 100.89

dicembre 1733,1 100.44

La Relazione accenna alle cause della sen­ sibile tensione verificatasi nel cambio da mag­ gio a agosto, e della rapida discesa a questa seguita; è da ritenere però, che ad esse si sia aggiunta l’opera della speculazione che con­ tando su un aumento duraturo, fece dappri­ ma incetta di cambi, favorendo così il movi­ mento ascendente; poi, in presenza della natu­ rale détevte che gli elementi favorevoli deter­ minavano, fu costretta a disfarsi rapidamente delle provviste che ancora le rimanevano.

La cix-colazione della Banca d’Italia presentò in media, nello scorso anno, una eccedenza sul limite normale di 151/8 milioni, contro 108 3/4 milioni nel 1912: il che è da porre in relazione con l ’aumento segnato nell’anno dal metallo po­ sto a fronte dei biglietti, in 57 milioni circa. Di questi, 52 milioni rappresentano le specie metal­ liche di proprietà del Tesoro dipendenti dalla anzidetta operazione dei 125 milioni, gli altri 73 milioni essendo stati spesi nell’interesse del Tesoro stesso in luogo di biglietti specialmente nei momenti che il cambio era più elevato.

Le disponibilità dell’ Istituto aventi carattere di deposito risultarono in media inferiori a quelle dell’anno precedente : l’importo medio del conto del Tesoro (Servizio Tesoreria e Ferrovie) passò, dal 1912 al 1913, da 104,2 a 69,5 milioni, quello dei depositi in conto corrente da 57,3 a 79,5 milio­ ni, quello dei vaglia cambiari in circolazione da 131,7 a 123,8 milioni ; nell’insieme una riduzione di 20 milioni su 293 milioni, dovuta in buona parte alla diminuzione dei vaglia cambiari. La Relazione ben a ragione accenna, a tale propo­ sito, alla concorrenza fatta a questi ultimi dagli speciali titoli emessi e diffusi dagli Istituti di credito ordinario, costituenti una circolazione fiduciaria sprovvista di speciale garanzia. In realtà gli assegni circolari che i cinque nostri maggiori Istituti di credito ordinario avevano in circolazione al 31 dicembre sono saliti, da

un anno all’altro, da 44 a 54 milioni di lire,

cifra che, pur non comprendendo i dati degli Istituti minori, è assai rispettabile per titoli ai quali, ove fossero stati emessi dagli Istituti di emissione, corrisponderebbe una particolare ri­ serva del 40% pari, in questo caso a 21,6 mi­ lioni.

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7 g iu g n o 1914 L ’ ECONOMISTA 355

incidentalmente « l’acuirsi di concorrenze che si esplicano con la moltiplicazione di uffici bancarii di ogni maniera, anche in luoghi che, non giu­ stificherebbero la coesistenza di più Istituti af­ fannati ad attrarre clienti o ad accaparrare de­ positi » e si nota che « in molti spiriti cauti va ora sommessamente germogliando il dubbio che, se la saviezza dei dirigenti non misurerà le con­ seguenze di una siffatta gara, potrebbe l’econo­ mia italiana trovarsi un giorno di fronte a eventi non desiderati ». Tale osservazione dava occa­ sione all’on. Luzzatti di scrivere recentemente (1): « Non si potrebbe con maggior prudente chia­ rezza esporre pensieri più giusti e savi. L’ Italia ripete ora nelle Banche gli errori che sta espian­ do nelle industrie con le moltiplicazioni artifi­ ciali.... Gli errori compiuti dai nostri Istituti di emissione sino al 1892 sono ora, nonostante gli insegnamenti dell’esperienza, ereditati in questo punto della concorrenza da non poche Banche ordinarie, le quali assorbono senza discrezione le piccole e si lanciano nei pericoli delle indi­ screte competizioni, giustamente avvertite dal direttore generale della Banca d’Italia. Non solo nelle maggiori città, ma anche nelle minori si affannano queste Banche ad aprire succursali ed agenzie, e rimane talora il dubbio se il da­ naro che distribuiscono sul luogo non sia minore di quanto raccolgono a deposito e impiegano al­ trove. Ma tutto questo non basta; il demone della concorrenza ha assalito non poche Casse di Risparmio e alcuni Monti di Pietà, che si trasformano in vere Banche. E le Casse di Ri­ sparmio escono dalle native province, moltipli­ cando anch’esse le agenzie e le rappresentanze... 11 giorno della prova, che mai non manca, tutti questi Istituti, troppo audaci, si accorgeranno tardi che avevano gli stèssi debitori, ai quali le agevolezze irriflessive del credito nuocciono al pari delle angustie e delle restrizioni.... E alcune Banche popolari, tratte dal vortice del malo esempio, seguirono anch’esse queste vie non chiare e furono punite; saranno sempre pu­ nite dalle tristi prove quando esse dimentichino che la loro missione e il loro orgoglio devono consistere nel raccogliere e distribuire i risparmi con misurati fidi sul luogo che le vide nascere e prosperare ».

Aggiungeremo qui come il male onde trattasi sia generale che proprio in questi giorni a Ber­ lino si è costituita la « Lega delle banche pri­ vate tedesche >> diretta a combattere i danni della invadenza dei grandi istituti di credito e il pericolo di assorbimento da parte di questi, sull'esempio del Sindacato delle Banche di pro­ vincia fondato nel 1905 a Parigi.

Tornando all’esercizio della Banca d’ Italia noteremo come i fondi pubblici di proprietà del­ l’istituto sieno aumentati nel 1913 da 162,9 a 218,6 milioni: rimasti invariati o quasi quelli per impiego della messa di rispetto e di somme accantonate (19 milioni), aumentarono da 90 a 110 milioni quelli vincolati pel servizio di Te­ soreria a seguito dell’elevazione della cauzione prestata allo Stato, la rimanente eccedenza di 35,7 milioni derivando dal fatto che ai titoli del fondo di scorta libero — passati nell’anno da 1

(1) V . C orriere d e lla Sera d el 18 a p rile .

53.9 a 50,4 milioni — sono venuti ad aggiun­ gersi 39 milioni circa di titoli residui del fondo già accantonato a fronte della liquidazione della Banca Romana. Si aveva cosi, al 31 dicembre; una somma di titoli disponibili di 89,4 milioni; ma l ’amministrazione dell’Istituto, onde assicu­ rare la maggior disponibilità di mezzi per le operazioni a favore del commercio, fin dal marzo scorso aveva ridotto questa cifra a 76 milioni, proponendosi che d’ora innanzi, a raggiungere tale scopo, gli impieghi liberi in fondi di Stato o garantiti da esso non eccedano i 75 milioni fìssati dalla legge.

Terminiamo questa frammentaria esposizione notando come gli utili lordi dell’esercizio in 44 % milioni, risultino di 2,75% inferiori a quelli del 1912, i quali, a lor volta, superarono del 5,28 % la cifra nell’anno precedente; andamento questo che riflette il carattere in generale meno favorevole dèi 1913, il quale si è più o meno sensibilmente ripercosso sui progressi delle altre banche.Anche pei due nostri istituti minori di emis­ sione, per cui è persistito l’aumento, è diminuita la ragione di questo: il Banco di Napoli (utili lordi 16,2 milioni) segna, infatti, per il decorso anno, un aumento del 3,38 %, e il Banco di Sicilia (utili lordi 5,7 milioni) uno di 5,04 % contro, per ambedue, nel 1912, un aumento del 12%. Gli utili netti, invece, aumentano, per la Banca d’Italia del 6 % (contro un aumento, nel 1912, di 5% ); per il Banco di Napoli pure del 6 % (contro 40% ); per il Banco di Sicilia del 5 % (contro 8 % nel 1912).

U n o s g u a r d o o b b ie ttiv o

a l b i l a n c i o f e r r o v i a r i o .

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356 L ’ ECONOMISTA 7 g iu g n o 1914

in dubbio le cifre esposte con tanta abbondanza anche a scopo di confronti, e che inducono a meditare molto prima di arrischiarsi a facili conclusioni. Una prima domanda che ci siamo fatti, è quanto rendano le Ferrovie in rapporto al capitale impiegato, perchè di fronte alla cifra indicata dalla Amministrazione in poco più di 27 milioni versati al Tesoro, abbiamo visto con­ trapporre da un autorevole scrittore di finanza una cifra che indicherebbe al contrario che non si ha un reddito, bensì un grosso deficit.

Come mai, dove la verità? Alle differenti ri­ sultanze si è pervenuti seguendo naturalmente due metodi differenti, l’uno, quello che porta alla conclusione del deficit considerando il versamento al Tesoro in confronto all’ intera spesa sostenuta dallo Stato ab origine e sino a tutto l’esercizio 1913 per costruzioni e riscatti delle attuali reti e per sovvenzioni — cifra che da diligenti cal­ coli fatti anche dal prof, Morelli ascenderebbe a 7 miliardi e 597 milioni. Il deficit, nonostante i modesti 27 milioni emergerebbe dal non aver computato il fabbisogno per il servizio di inte­ ressi di grosse somme rinvestite in impianto fisso e mobile anteriormente alla gestione sta­ tale. Il metodo seguito dalla Direzione Generale consiste invece nell’aver attribuito un valore approssimativo al 30 giugno 1913 agli impianti delle linee ferroviarie che darebbero un totale di 6.916.726.000, ed a questa cifra aver contrap­ posto il versamento al Tesoro, in modo che ri­ sulterebbe un reddito pari al 2,31 %• Entrambi questi metodi di valutazione possono avere a sostegno seri argomenti, dovendosi però osser­ vare, riguardo al primo, che non basta conside­ rare le somme devolute alle ferrovie su cui gra­ vano ed hanno gravato gli interessi, in quanto parte del debito emesso sotto forma di obbliga­ zioni è stato certamente estinto, mentre la parte ammortizzata, liberata evidentemente del ser­ vizio degli interessi, non ci risulta sia stata dif­ falcata nei calcoli fatti. Col secondo sistema, quello seguito dalla Direzione Generale che ap­ pare anch’esso sostenibile, trattandosi di una azienda autonoma la quale prese ad ammini­ strare un capitale rinvestito in materiale fisso e mobile quando questo nella massima parte non era nuovo ma logorato dall’uso, ed a cui bisognava dare un valore corrispondente al mo­ mento in cui si iniziava l ’esercizio statale è da osservare che la stima necessariamente appros­ simativa manca di controllo, non essendosi pro­ ceduto nè all’atto del passaggio, nè alla» chiu­ sura dell’ultimo esercizio ad una valutazione da parte di un organo estraneo all’azienda, del pa­ trimonio da lei gestito. Da ciò risulta la diffi­ coltà di considerare con sufficiente esattezza le risultanze finanziarie degli esercizi sino a quando manchi una stima del materiale tutto, la quale si renderebbe ormai necessaria: stabilito dili­ gentemente quale sia il valore patrimoniale fer­ roviario si potrà d’ora innanzi venire a conclu­ sioni più certe.

Seguendo il calcolo della Direzione, ricorderemo che il reddito corrisponde al 2,31 °/o’> certamente assai modesto e che andrà ancora restrigendosi in virtù di nuovi aumenti concessi al personale ; l’opinione pubblica, tranne i ferrovieri che par­

tono dal concetto che lo Stato non debba trarre vantaggi pecuniari dal suo patrimonio ferroviario, è concorde nello stimare insufficiente questo ri­ sultato, e nulla si può ragionevolmente obiettare; ma è da esaminare se la Direzione Generale sia colpevole, come spesso pure si afferma, di un peggioramento nell’andamento finanziario per fatto di sperperi, desumendo il cattivo indirizzo dalla diminuzione nei versamenti al Tesoro che da oltre 50 milioni e mezzo nel 1906-07, e mi­ lioni 43 e 538 mila nel 907-8, è sceso nell’eser­ cizio chiuso al 30 giugno 1913 a poco più di 27 milioni.

Ora questo confronto a cifre assolute fra i vari esercizi da 7 anni a questa parte non è

possibile per l’introduzione di elementi nuovi

sopravvenuti; così viene dimostrato che senza gli aggravi dovuti al servizio di navigazione, iniziatosi nel 1910, senza i Soprassoldi stabiliti dalla legge 1911, senza le restituzioni di pena­ lità fatte ai fornitori — come non comprendendo d’altra parte le sovratasse della legge 1911, gli oneri per sopraprezzo del carbone, le indennità complementari pel terremoto, i miglioraménti concessi al personale nel 1912 e le gratificazioni pure volute dalla legge del 1911, l’avanzo (leggi versamento al Tesoro) sarebbe stato di oltre 40 milioni e 800 mila, superiore a quello conseguito dal 1908 in poi.

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7 g iu g n o 1914 L ’ ECONOMISTA

preventivata dalla Direzione nella cifra di mi­ lioni 1360, e sul riordinamento della naviga­ zione indiscutibilmente necessario. E’ concepi­ bile infatti che tre modestissime linee, di una lunghezza complessiva di 334 miglia, nonostante la sovvenzione da parte dello Stato di 2.700.000 rappresentino nell’ultimo esercizio un passivo di circa 1 milione ? Può continuare la Napoli-Pa- lermo a dare da sola un deficit di 2.291.829? Non fosse altro adunque che per affrontare que­ ste due sole questioni, senza esame delle nuove spese che si avvicineranno in una lieve serie di anni al miliardo e mezzo, riforma del ser­ vizio di navigazione, minute indagini ed altri provvedimenti appaiono necessari a giusta sod­ disfazione di quanto reclama l’opinione pubblica. Nè andrebbe negletto l’argomento assai delicato per troppa gente dei biglietti gratuiti, che im­ porta un minor incasso alle Ferrovie tu tt’altro che lieve, mentre per quelli che pagano si è sempre costretti, dato il fabbisogno relativo al personale, ad aumentare le tariffe. L’Azienda statale ha ormai trascorso il primo periodo che è stato di costituzione; voglia ora avviarsi verso una seconda fase che è di riordinamento, di maggior equilibrio fra i suoi organi, di sempli­ ficazione: opera necessaria e benemerita di fronte al Paese, che le ha affidato un patrimo­ nio di almeno sette miliardi.

Gi l b e r t o Te r n i.

La popolazione delle grandi Potenze Europee.

Nel secondo volume della « Statistica Interna­ zionale del movimento della Popolazione » pub­ blicato dalla Direzione Generale della Statistica della Francia a capo della quale trovasi Luciano March, vengono oggi completati e messi al cor­ rente, secondo le cifre degli ultimi censimenti, i dati già esposti nel precedente volume.

Michele Huber e Enrico Bunse hanno assunto in una lucida relazione i risultati di questo la­ voro, il quale offre vivissimo interesse non solo per gli economisti, ma per tutti indistintamente coloro, che dovessero preoccuparsi del non lieto avvenire a cui va incontro la Francia, per il grave fenomeno dello spopolamento.

Infatti la Francia che, fino e mezzo secolo fa, si trovava in prima linea, fra le grandi potenze d’Europa, per il numero dei suoi abitanti, ha ora perduto questo primato; e per capire in quali condizioni di inferiorità essa si trovi attual­ mente, sotto tale aspetto, basta osservare la seguente statistica del numero degli abitanti, verso il 1811, 1861, e 1911, sul territorio delle principali nazioni europee.

Nel 1811, dunque, la popolazione della Fran­ cia rappresentava il 16 % di quella dell’Europa; nel 1861 vediamo diminuire questa proporzione fino al 12,7 % e raggiungere oggi appena l’8 % ! D’altro canto, un secolo fa, la sola Russia era più popolosa della Francia, la quale nel 1861 si trovò raggiunta dalla Germania, come lo è oggi anche dall’Austria-Ungheria e dal Regno Unito della G. Brettagna e Irlanda. Tenendo

357 Superficie al 1911 M igliaia d i k m .2 M ilio n i d i a b ita n ti 1811 1861 1911 Austria-Ungheria . 677 _ 32 51.4 Francia... 536 29.1 35.8 39.6 Germania . . . . 541 25 38.1 64.9 Inghilterra e Irlanda 315 18.5 29.3 45.4 Italia... 287 18.4 25 34.7

Russia europ. (com­

presa la Finlandia) 5.415 36.4 69.7 145.6

Europa intera (ap- p r o s s imati v a-

mente... 9.963 180 280 450

conto degl’italiani che vivono all’estero, anche la popolazione del nostro paese supera presente- mente quella della Francia. Questa diminuzione risulta più evidente quando si consideri l’au­ mento medio annuale della popolazione degli Stati qui sotto elencati.

A u m en to to ta le A u m en to p ro p . 1811-1861 1861-1911 1811-1861 1861-1911 (M ilioni d i a b it.) % Austria-Ungheria . . ? 0.39 ? 1.20 Francia... 0.13 0.08 0.46 0.20 Germania... 0.26 0.53 1.04 1.40 Inghilterra e Irlanda . 0.22 0.32 1.16 1.10 Italia... 0.13 0.19 0.72 0.76

Russia europea (com­

presa la Finlandia) . 0.67'* 1.51 2.00 2.17

Europa intera (appros­

simativamente) . . 2.00 3.40 1.11 1.21

Come si vede, dappertutto, meno che in Fran­ cia, l’aumento della popolazione dal 1861 al 1911 è stato maggiore di quello verificatosi tra il 1811 e il 1861, e mentre in tutti gli Stati l’aumento medio annuale è, attualmente, almeno di 1 e qualche volta 2 °|0, in Francia esso raggiunge appena la cifra irrisoria di 0.20 °|0.

Questo risultato sconfortante, come si capisce, dipende dalla insufficienza della natalità e in­ fatti, consultando la media annuale su 10.000 abitanti, delle nascite e dei decessi (esclusi i nati-morti) degli ultimi due lustri 1901-1905 e 1906-1910, si ottiene la tabella che sta a pagina seguente.

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L' ECONOMISTA 7 g iu g n o 1914

P e rio d o 1901-1905 P erio d o 1906-1910

M atrim o n i N ascite D ecessi (1) Eccedenzadelle

n a sc ite M atrim o n i N ascite D ecessi (1)

Eccedenze d elle n a sc ite Austria-Ungheria . . . 164 364 252 113 164 350 236 114 Francia... 153 212 196 16 158 199 192 7 Germania... 160 343 199 144 159 316 175 141 Inghilterra e Irlanda . . 149 277 163 114 146 261 151 110 Italia ... 147 326 220 106 158 327 212 115 Russia europea . . . . 166 477 310 167 170 454 287 167 Finlandia... 130 313 186 •T : 1 ■ 127 131 309 174 135 (1) E s c lu s i i n a ti m o rti.

Queste cifre dimostrano che in Francia la nu­ zialità e la mortalità si mantengono a un livello normale, mentre la natalità è talmente diminuita, che l’eccedenza delle nascite sui decessi scompare quasi completamente; e tale fenomeno, comin­ ciato al princìpio del secolo diciannovesimo, pro­ gredisce sempre, come si vede in questo ultimo specchietto.

Movimento della popolazione in Francia nell’ultimo secolo. (1) E s c lu s i OS dO a "C<0 •iH g E ®.tS 0> ' -O" « ci oo> o '■o d S. O m f M edia a n n u a le su 10.000 a b ita n ti 1811-1820 . . . . 159 318 261 57 1821-1830 . . . . 157 310 252 58 1831-1840 . . . . 1,60 290 248 42 1841-1850 . . . . 159 274 233 41 1851-1860 . . . . 159 263 239 24 1861-1870 . . . . 156 263 236 27 1871-1880 . . . . 160 254 237 27 1881-1890 . . . . 147 239 221 18 1891-1900 . . . . 150 222 215 7 1901-1910 . . . . 155 206 194 12 n a ti m o rti.

L ’eccedenza delle nascite sulle morti, che si constata nell’ultimo periodo 1901-1910, è dovuta solamente ad una notevole diminuzione dei de­ cessi e però nessun lieto pronostico se ne può trarre, che anzi, il decrescere rapido e costante della natalità, rilevato dalle ultime statistiche dello Stato civile, non lascia adito a speranze circa un miglioramento avvenire.

Confrontando la media della natalità nel pe­

riodo 1901-1905 con quella del periodo 1906-1910, si può dedurre che in tutti i paesi, durante questi ultimi anni, la natalità ha subito una lieve di­ minuzione, ma dappertutto, però, essa si man­ tiene 15 o 20 volte superiore a quella della Fran­ cia. Questo sconfortante fenomeno del ristagno della popolazione resterà dunque, almeno per molti anni ancora, una triste prerogativa della Francia ed essa finirà purtroppo col decadere dalla sua posizione di grande potenza, se l’egoi­ smo dei suoi uomini e più ancora delle sue donne vorrà persistere nel « sistema dei due figli ».

Nessuna legge offre provvedimenti per eiò, dice R. Thery, e solo una profonda modifica­ zione morale dell’anima francese, ingenerando il convincimento che la limitazione della prole è un delitto di lesa patria, potrà porre rimedio alla triste situazione dell’oggi.

Il Canale di Panama.

L’Istituto italiano per l’Espansione commer­ ciale e coloniale (sede centrale in Venezia), con l’ultima sua pubblicazione « 11 Canale di P a­ nama » del dott. Giovanni Tempini, ha voluto mettere in rilievo l’importanza che può e deve avere per gli italiani l’apertura di questa nuova colossale via di comunicazione fra noi e le nostre Colonie idiomatiche d’oltre Oceano.

E’ questo uno studio di giusto valore: serio, senza inutile retorica, piano e semplice che ar­ riva subito allo scopo di dare un concetto chiaro dell’utilità |pratica e commerciale del Canale di Panama.

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7 g iu g n o 1914 L ’ ECONOM ISTA 359

Così conosciamo, anche i timori di Filippo II, che non volle attuare i progetti del De-Gomara per due paure che si confondevano nella sua mente: quella del sacrilegio, dell’andar contro la volontà di Dio, che aveva voluto divisi i due oceani; e l’altra che l’apertura del Canale po­ tesse allettare le cupidigie straniere per quelle terre meravigliose d’ori e di argenti. Anche dopo, nel 1668, la Spagna non volle intrusi nelle sue Colonie, sino a ostacolare a mano armata la seconda spedizione dell’ inglese Patterson, il fon­ datore della Banca d’Inghilterra, che raccolte 900.000 sterline, voleva stabilire una Colonia di scozzesi fra i due Oceani e costruirvi una strada che permettesse al commercio indiano di prendere quella nuova via.

E così di seguito, insuccessi, incidenti politici e gelosie che avvicendarono le attività degli spagnoli, messicani, nord-americani e olandesi sino al 1860 quando la Compagnia del Canale dall’Oceano Atlantico al Pacifico diede incarico al colonnello Orville W right di Filadelfia di vedere quale sarebbe stato il punto più conve­ niente per escavare un canale. Occorrevano 32 mi­ lioni di dollari : non si trovarono e il Governo americano tolse la concessione.

Siamo nel 1878: Suez ha il canale e Luciano Napoleone Bonaparte Wyse, ufficiale dell’eser­ cito francese, è inviato in America da un Comitato francese per ottenere, e ottiene, dalla Columbia la concessione della costruzione di un canale at­ traverso l’istmo dì Panama.

L’anno dopo a Parigi si fonda la « Compagnia Nouvelle du Canale Interocéanique », con a capo Ferdinaudo Lesseps: 300 milioni iniziano il ca­ pitale della Società, che nel 1889, avendo già speso 1350 milioni, dichiarava fallimento.

Nel 1894 il liquidatore, quando il termine della concessione stava spirando, dopo numerose dif­ ficoltà riesce a ricostituirla con un capitale di 65 milioni, ma dieci anni dopo in presenza di nuovi gravi imbarazzi finanziari, tutti i lavori e i diritti vengono ceduti agli Stati Uniti.

Il 24 febbraio 1904 il Parlamento francese ratificava il contratto di vendita al Governo americano, che entra immediatamente in pos­ sesso della zona. Il 4 maggio 1904 la nuova « Isthmian Canal Commission » era nominata ed incaricata della costruzione del Canale.

Sono i dieci anni di questo meraviglioso la­ voro che l’Autore descrive parlando della lotta titanica di ogni giorno contro le forze della na­ tura che parevano ribellarsi con sforzi supremi alla vittoria dell’uomo.

Ma l’ordinamento ferreo e le tenaci volontà vinsero insieme al miliardo e 875 milioni che costò l’impresa.

Il 1° gennaio 1914, il Canale sarà inaugurato e gli Stati Uniti celebreranno la nuova conquista della volontà degli uomini che per quattro secoli vanamente avevano tentato di congiungere i due Oceani.

# # #

Scopo principale del Canale di Panama, è di abbreviare le vie oceaniche. Ma per essere in grado di poter esaminare il traffico e le possibili conseguenze economiche prodotte dall’apertura del Canale, l’Autore considera il mutamento ap­

portato nelle distanze fra le antiche strade del­ l’Oceano e il nuovo Canale Americano, valutando l’economia di tempo in proporzione alle distanze e al conseguente risparmio di denaro in con­ fronto alle tasse imposte per il passaggio del Canale, che alle volte potranno quasi compieta- mente annullare ogni beneficio.

Questo suo dire, l’Autore, lo conforta con ta­ vole statistiche opportunamente commentate nei vari capitoli che susseguono sulla lunghezza delle vie marittime attuali e la via di Panama; sul­ l’economia di tempo e il costo del carbone; sul traffico probabile, sulle tasse, sulle concorrenze, sul possibile reddito, per arrivare, in fine, alle conseguenze economiche.

Il Canale di Panama, continua l’Autore, darà luogo principalmente negli Stati Uniti a un grande sviluppo industriale e commerciale de­ rivato sopratutto dalla maggiore facilità di co­ municazione nella quale verranno a trovarsi ri­ spetto a tutte le coste occidentali e alle contrade poste ad oriente di Singapore, i paesi della costa est del Nord-America.

Un primo vantaggio deriverà loro dalle faci­ litate relazioni fra la Costa Orientale e la Costa Occidentale americana. Mentre negli Stati Uniti dell’Est l’industria ha potuto svilupparsi, grazie all’enorme produzione del carbone, negli Stati dell’Ovest, malgrado l’abbondanza dei prodotti agricoli e minerari, l’industria non ha potuto fiorire per le difficoltà di trasporto fra una costa e l’altra che ne quadruplicano il valore. Così dicasi del commercio, quando si consideri, che New-York e S. Francisco distano ora più di 13 mila miglia, mentre tale distanza verrà ridotta di quasi 8 mila miglia passando per il Canale di Panama.

Le contrade orientali degli Stati Uniti avvan- taggeranno anche nelle loro comunicazioni col­ l’estremo Oriente, vantaggio tanto più rilevante in quanto l’Europa non sentirà alcun utile nella nuova via nei suoi rapporti con la Cina ed il Giappone.

Per questa favorevole condizione la Repub­ blica americana, in un lontano volger di tempo, sarà una seria concorrente all’Europa ed in ¡spe­ cial modo alla Gran Bretagna per il commercio coH’Estreino Oriente e l’Australia.

Effetti benefici eserciterà il Canale di Panama anche rispetto al Giappone, e lo Stato orientale si prepare convenientemente ad essere in grado di ricavare dalle mutate condizioni i maggiori profitti.

A tale scopo il Governo giapponese ha, da qualche anno, inviato agenti commerciali e Com­ missioni apposite agli Stati Uniti e all’istmo per raccogliere le informazioni più complete riguar­ danti la nuova via e per studiare i bisogni dei mercati americani e degli articoli che potranno più facilmente essere oggetto di scambio. Effetto probabile, ed al quale noi italiani bisognerebbe guardare con certa attenzione, sarà quello di una maggiore esportazione nell’Est della Repub­ blica nord-americana di seta.

# # #

L’Europa non ricaverà dal nuovo Canale van­ taggi pari agli Stati americani. Anzi per alcun

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360 L ’ ECONOMISTA 7 g iu g n o 1914

mercati sarà possibile’un avvenire di concor­ renza.

La maggior parte degli scambi con l’Oriente asiatico continuerà a passare per Suez; solo un discreto traffico per la nuova via potrà svolgersi per il commercio con il Giappone, tuttavia senza alcun utile reale per l'Europa, trovandosi quelle regioni ai limiti della sfera di influenza del Ca­ nale americano.

Si avrà inyece un’ utilità per il traffico con la Nuova Zelanda e sopratutto per quello con la costa Occidentale dell’America.

L’Inghilterra fra gli Stati europei avrà dal nuovo Canale il maggior profitto; l’enorme vo­ lume di traffico portato dalla sua Marina mer­ cantile in tutto il mondo spiega la importanza fiella via Americana per la nazione inglese. Se­ guiranno nel vantaggio la Germania, la Francia ed il Belgio.

Pure il Canale dovrà far sentire la sua in­ fluènza anche ad altre nazioni europee, che non possèggono ancora una marina molto sviluppata, ma dispongono di capitali o hanno una popola­ zione fesuberante.

Specialmente nei riguardi del Canadá e del­ l’America Latina, uno dei primi effetti sarà un rapido aumento dell’immigrazione, ed un’abbon­ dante affluire di capitali per lo sfruttamento agricolo e minerario.

L’Inghilterra, la Germania, la Francia, la Danimarca e l’Olanda approfittando delle loro Colonie del Pacifico, e dei punti di maggior transito dell’Atlantico vicino al Panama, am­ pliano e costruiscono porti allo scopo di prepa­ rare dei comodi scali e posti di rifornimento alle proprie navi'nelle nuove rotte che queste seguiranno.

L’Italia non ha Colonie nel Pacifico. Pure l’avvicinarsi alle contrade dell’Ovest Americano potrebbe recare profitto al nostro paese.

Malgrado l’isolamento e la lontananza dai nostri porti il movimento Commerciale con le Repubbliche dell’America Latina è andato con­ tinuamente sviluppandosi negli ultimi anni. Per intensificare però i rapporti con tali paesi oc­ correrebbero una buona propaganda commerciale e comunicazioni dirette fra l’Italia ed i porti del Pacifico.

Ma anche a favorire l’incremento delle rela­ zioni commerciali contribuiranno i nostri emi­ granti che potranno colà recarsi.

Ma un effetto doloroso del nuovo transito di Panama sarà la concorrenza del prodotti agri­ coli della California ai prodotti similari da noi esportati negli Stati Uniti d’America e nell'Eu­ ropa settentrionaie. Si sa infatti come la Cali­ fornia abbia insieme alla varietà del clima una grande varietà di produzione, specialmente per frutta, agrumi e conserve cosi da poter compe­ tere e tornare di danno alla nostra esportazione.

Un secondo svantaggio potrà derivare all’Ita ­ lia dalla maggiore probabile concorrenza che ne­ gli Stati industriali dell’America del Nord po­ tranno esercitare le sete del Giappone.

Gli Stati Uniti, malgrado una discreta pro­ duzione di seta nel Sud, sono importatori ed acquistano da noi filati in abbondanza.

Le facilitate comunicazioni col Giappone, pro­

durranno in cambio di. una maggiore esporta­ zione di cotone americano, una corrispondente richiesta di seta da parte degli industriali del­ l’Est che aumentano sempre più la domanda di tale prodotto.

Tutto questo a danno della nostra esporta­ zione.

Per queste ragioni, se non si provvederà a tempo opportuno per acquistare un posto con­ veniente nei mercati dell’America Latina, con lo sviluppo dei rapporti commerciali, col tutelare la nostra emigrazione e col miglioramento dei servizi marittimi, la grandiosa opera costruita dagli Americani, che sta ora aprendosi al com­ mercio mondiale, tornerà di danno, anziché di profitto al nostro paese.

I N F O R M A Z I O N I

La Banca (li Credito Nazionale. — Si è

costituito a Milano il Credito Nazionale, organo della Federazione delle Banche cattoliche. 11 ca­ pitale iniziale è di un milione aumentabile a dieci, ed è interamente sottoscritto.

Per una Banca italo-ottomana ed italo- cinese. — Il direttore del Consorzio per la pro­

tezione del Commercio italiano nel Levante, ha presentato una relazione nella quale rileva la opporsunità della costituzione di una Banca italo- ottomana a Costantinopoli, ed italo-cinese a Tien Tsin. Ambedue le nazioni, egli afferma, vedreb­ bero di buon occhio una più stretta relazione di rapporti finanziari.

Banca di Stato in Serbia. — Il Governo

serbo ha attualmente allo studio la questione della creazione di una nuova Banca di Stato che sarebbe incaricata della emissione della carta moneta, visto che le trattative iniziate a tale riguardo fra i delegati della Banca Nazionale privilegiata ed i rappresentanti del Ministero delle Finanze non hanno dato un buon risultato.

RIYLSTd BIBLIOQRflFICfl

Robert Michels — Probleme der

sozialphi-losophie. — Leipzig u. Berlin, Teubner, 1914,

p. 208.

Il presente studio del Michels tratta di una serie importantissima di problemi relativi allo sviluppo economico e sociale dell’umanità, e cioè la eooperazione, l’eugenica, la solidarietà, il pro­ gresso, la moralità, il proletariato, l’arisloerazia, la borghesia. Pur dovendo far parecchie riserve a riguardo di alcune teorie svolte dall’A., il me­ rito principale del lavoro è quello di aver net­ tamente delineate nei loro punti di contatto e nei loro diversi gradi di intensità queste aspi­ razioni sociali per le quali ogni giorno è vanto dell’umanità segnare sempre maggiori progressi.

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7 g iu g n o 1914 L ’ ECONOMISTA 361

ma anche fra i capitalisti ed i grandi industriali:

trust». Si può dire che tutta l’economia sociale

del nostro tempo sia di natura associativa. Di volta in volta, però, riesce sempre più difficile classificare questi diversi tipi AeWhomo econo-

micus teorico, perchè in pratica la coscienza eco-

mica di ogni categoria dipende, oltre che da fat­ tori economici, anche in gran parte da fattori morali ed intellettuali, che portano nel campo della cooperazione lotte intestine e differenzia­ zioni inevitabili di interessi.

La solidarietà può considerarsi come la con­ seguenza diretta della lotta di classi, e si può dire, anzi, che la costituzione dell’odierna vita sociale non sia che la sopravvivenza di associa­ zioni organizzate sul regime delle caste: la ca­ sta, sviluppatasi coll’industrialismo moderno, è la culla di questa forma ristretta di solidarietà che si trova nella nostra società attuale, lontana ancora dal concetto di fratellanza universale. Dalla solidarietà l’A. passa a considerare il pro­ gresso, e mostra come il progresso economico non vada di pari passo con quello politico, men­ tre anche quello morale è difficile ad essere de­ finito e controllato; si intrattiene a lungo sulla questione del proletariato, sulla sua organizza­ zione e sul suo antagonismo con l’aristocrazia ed osserva, infine, che un pronunziato antago­ nismo è a segnalarsi fra la natura che distrugge e l’economia sociale che si sforza di conservare, e cioè fra la selezione naturale e la solidarietà sociale.

Argomento attuale è quello della guerra su cui pure si ferma l’A. ; ma non si può certo con­ venire con lui di essere la guerra una afferma­ zione di fini altamente etici, e quindi di non avere in sè nulla di immorale, mentre anzi l’ideale della pace avrebbe per fine ultimo la soggezione dei popoli che ne sognassero l’attua­ zione. La guerra, invece, deve ritenersi come una necessità in casi estremi : quando, cioè, ogni tentativo di conciliazione o di arbitrato non abbia raggiunto il suo scopo salvando la dignità ed i diritti delle parti contendenti.

Ritenere il contrario sarebbe negare tutta la forza della pace, che unisce i popoli ed è la prima condizione di ogni sviluppo.

Le questioni trattate con rara competenza dal chiaro A. meritano ad ogni modo che intorno ad esse continui il dibattito fecondo della scienza.

F. C. Mann — Der Marschall Vauban und

die Volkswirtschaftslehre des Absolutismus (Eine Kritik des Merkantilsystems). Mün­ chen und Leipzig, Duncker & Humbiot, 1914, p. 526.

E’ una pubblicazione che riesce utilissima a tutti coloro che studiano le dottrine economiche del secolo xvm, sulle quali non piccolo influsso ha esercitato il Vauban, il celebre uomo di guerra e pensatore eminente. Dotato di uno spi rito scientifico non comune, può considerarsi come un precursore di quegli economisti che hanno fatta, dopo di lui, larga e geniale appli­ cazione del metodo induttivo. I suoi studi sulla ricchezza della Francia, sulla popolazione, sulla questione della diminuzione della natalità sono così attraenti ed attuali da sembrare, ancor oggi,

quasi scritti per la generazione in cui viviamo. Ma l’opera nella quale ha lasciato la impronta migliore del suo ingegno forte e da cui appare ancora quanto predominante in lui sia stato l'amore per il bene del popolo, è quella che ri­ guarda la riforma delle imposte. Uscito dalla piccola nobiltà fondiaria di una regione povera, il Vauban non dimenticò la sua origine e ben presto giudicò quanto fosse nociva alla Francia la mancanza di una politica finanziaria ispirata a criteri di giustizia.

L’imposta a’ suoi (empi riposava essenzial­ mente sul privilegio e sulta disuguaglianza; ed egli, nel 1700, alternando le sue occupazioni militari con gli studi severi dell’economia, riuscì ad elaborare un nuovo piano di riforma tribu­ taria, descritto nell’opera: « La dice,me royale ». La nuova imposta si fondava essenzialmente sulla uguaglianza e sulla generalità; nella mi­ sura aveva un carattere leggermente depressivo in favore delle classi povere e proponeva ancora la diminuzione delle spese di percezione le quali, per le imposte dirette ed indirette, non erano inferiori al 42 e talvolta al 55°|0. Oltre l’im­ porto sui redditi, il Vauban vedeva con sim­ patia alcuni monopoli, come quello del sale, ed a complemento del sistema finanziario da lui ideato metteva parecchie imposte indirette com­ plementari.

Non mancarono quelli che considerarono il Vauban un rivoluzionario ed un avversario del regime esistente e della patria; noi, oggi, at­ traverso la sua opera ispirata al bene ed alla giustizia, lo consideriamo come un riformatore nel senso più nobile della parola, un riforma­ tore patriota, come, lo ha chiamato Saint-Simon. Il lavoro del Mann, che inette in viva e com­ pleta luce quel periodo della storia francese du­ rante il quale H Vauban esercitò la sua illu­ minata influenza e quelli successivi nei quali tornarono in onore i principi finanziari e poli­ tici del celebre architetto militare e sociale, ci si presenta, nel suo insieme coi caratteri del più vivo interesse.

L. M.

Le assicurazioni sociali nel Belgio.

La Camera ha approvato senza molta discus­ sione la legge importantissima sulle assicurazioni contro le malattie e contro l’invalidità prema­ tura, nonché contro la vecchiaia. Se il progetto di legge scolastico non avesse assorbito tanta parte delle sedute parlamentari, quello relativo alle previdenze sociali avrebbe potuto formare oggetto di una ben attenta considerazione.

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approvato sia suscettibile, col tempo, di nuovi miglioramenti che l'esperienza potrà suggerire. Per formarsene un concetto, basterebbe osservare eh’esso s’ispira alla legislazione svizzera alla quale lo stesso ministro ha reso omaggio, spe­ cialmente nel punto che riguarda il rispetto alla libertà dei mutualisti. La legge incomincia col proclamare il principio del l’obbligatorietà del­ l’assicurazione per gli operai d'ambo i sessi, tanto nell’agricoltura, come nell’industria e nel com­ mercio. Questa disposizione s’applica ai lavoratori delle imprese pubbliche, a meno che, in virtù del leggi o di regolamenti speciali, essi non siano già garantiti contro i rischi.

Non è fissato alcun limite minimo di età, perchè l’assicurazione è obbligatoria per tutti gli operai indistintamente. L'assicurazione contro la vec­ chiaia è realizzata dalla Cassa generale sotto la garanzia dello Stato. In vista di malattia o d invalidità prematura, gli interessati potranno rivolgersi liberamente sia alle mutue e alle casse federali legalmente riconosciute, sia ai consigli regionali delle istituzioni di previdenza creati dalla nuova legge. 1 socialisti avrebbero voluto escludere le mutue, sotto protesto di sottrarre la classe operaia al giogo padronale, per la sem­ plice ragione che la stragrande maggioranza nelle mutue sono opera dei cattolici. Le mutue devono rispondere alle seguenti condizioni: as­ sicurare prima di tutto ai malati o agli invalidi una indennità di almeno un franco al giorno a partire dal decimo giorno per la durata di tre mesi e in seguito a carico della cassa di inva­ lidità fino alla guarigione o fino ai sessanta- einqne anni in caso di invalidità permanente; in secondo luogo non autorizzare nessuna esclu­ sione, dovuta al fatto che le condizioni d’ordine religioso, o politico, o professionale avessero ces­ sato d’esistere, senza pregiudizio delle sanzioni che contemplano atti contrarii allo scopo del­ l’associazione e tali da turbare il regolare fun- zionameeto. Un altro desiderio dei socialisti mi­ rava ad ottenere la pensione gratuita: ma l’onere era troppo grave per essere accettato.

I certificati peritali

sul valore dei titoli non quotati in borsa.

Con decreto reale, pubblicato il 23 corrente nella Gazzetta Ufficiate, viene modificata la procedura relativa al rilascio da parte dei sin­ dacati dei pubblici mediatori di Borsa dei cer­ tificati peritali per la determinazione del valore dei titoli non quotati in Borsa agli effetti della liquidazione della tassa di negoziazione.

Ecco le nuove norme:

I certificati peritali da prodursi, a termini dell’art, 20 della legge 23 aprile 1911, n. 509, per la liquidazione della tassa di negoziazione sono richiesti ai sindacati dei pubblici media­ tori di Borsa dai contribuenti e dai ricevitori del registro e bollo con domanda scritta nella quale il richiedente indicherà se intende di es­ sere sentito. A corredo della domanda possono

unirsi gli atti e documenti diretti ad agevolare le indagini del sindacato.

Quando il richiedente abbia dichiarato di voler essere sentito, il sindacato, per mezzo di lettera raccomandata con ricevuta, di ritorno, gli fisserà il giorno e l’ora in cui potrà presentarsi per la audizione.

La trasmissione della lettera d’invito deve precedere di almeno dieci giorni quello fissato per l’audizione.

Quando i certificati peritali sono richiesti dai contribuenti il sindacato ha l’obbligo d’infor­ marne per mezzo di lettera raccomandata con ricevuta di ritorno il ricevitore di registro e bollo, competente per l’accertamento della tassa di negoziazione sui titoli e valori da periziarsi, indicandogli anche il giorno e l’ora in cui potrà presentarsi per l’audizione, ovvero fare perve­ nire al sindacato le sue deduzioni scritte.

Anche in questo caso l’invito, che potrà farsi cumulativamente per vari certificati, precederà almeno di dieci giorni quello fissato per l’audi­ zione e per la presentazione delle deduzioni scritte.

Identico invito, con l’osservanza degli stessi termini, il sindacato deve spedire ai contribuenti per mezzo di lettera raccomandata con ricevuta di ritorno per i certificati peritali chiesti dagli Uffici del registro e bollo.

Nella procedura per il rilascio dei detti cer­ tificati, tanto i ricevitori del registro e bollo quanto i contribuenti possono farsi rappresen­ tare da delegati.

Anche quando il contribuente ed il ricevitore abbiano rinunciato all’audizione, il sindacato ha facoltà di chiedere che essi si presentino o per­ sonalmente od a mezzo di delegati a loro scelta per fornire chiarimenti e notizie circa il valore dei titoli.

Nei certificati peritali i sindacati faranno sem­ pre menzione dell’avviso dato ai contribuenti od al ricevitore del registro e del modo in cui questo e quelli sono stati intesi, e qualora essi non abbiano chiesto di essere intesi il certificato si limiterà a far menzione di siffatta circostanza.

L’intimazione al contribuente di presentare il certificato peritale ai termini del 2° capoverso dell’art. £0 della legge anzidetta, dovrà essere notificata nei modi stabiliti dall’art. 3 del re­ golamento approvato con Regio decreto 22 mag­ gio 1910, n. 316.

Il termine di decadenza di tre mesi decorrerà dal giorno della notificazione come sopra (atta.

I provvedimenti

per l’istruzione media, classica, tecnica, nautica e normale.

L'or . Danieli ha presentato alla Camera dei depu­ tati la relazione per la Commissione parlamentare, che ha esaminato gli emendamenti, presentati dal ministro dell’istruzione, on. Daneo, sul disegno di legge dell- l ’on. Credaro, recante provvedimenti per l’istruzione media, classica, tecnica, nautica e normale.

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le disposizioni non essenzialmente congiunte alla parte economica e non urgentissime, il relatore passa a ri­ ferire particolareggiatamente sugli emendamenti esa­ minati.

La Commissione ha deliberalo di accogliere la distri­ buzione degli insegnanti in tre ruòli, quale è disposta sul disegno di legge ministeriale, considerando che, allo stato attuale dell'ordinamento degli studi, troppe sono le differenze tr a l'in se g n a n te delle scuole di se­ condo grado e nelle scuole di primo grado. Non parve attuabile il disegno, da taluno delineato, di conservare per gli attuali insegnanti la divisione dei ruoli e adottare il ruolo unico per l'avvenire, poiché sarebbe un costituire insegnanti in posizioni diverse, senza plausibile motivo e darebbe luogo a giuste recrimi­ nazioni di coloro che, già in servizio da anni, si ve­ drebbero raggiunti o superati negli stipendi dai nuovi nominati, che p u r prestano la stessa opera; come pa rv e non giustificata la proposta di un'applicazióne graduale del principio del ruolo unico agli attuali insegnanti.

La Coìnmfusione ha riconosciuto piènamente giusti­ ficata la proposta della inclusione degli insegnanti di matematica nei ginnasi nel ruolo A ; è poi sembrato conveniente alla Commissione dar modo a coloro, che già insegnanti di ruolo per )a matematica nei ginnasi o vincitori di concorsi per questo ordine di scuole, avessero preferito in passato far passaggio nel ruolo finora equiparato delle scuole tecniche, di riprendere, mano a mano che li rendano vacanti, i posti che già occupavano o che avrebbero potuto pèr merito di concorso occupare.

11 relatore riferisce poi che la Commissione si é dimostrata contraria, per varie ragioni che l’on. Da­ nieli espone, alla inclusione del ruolo A degli inse­ gnanti: di materie letterarie nelle prime classi del ginnasio, di lingua francese nei ginnasi di disegno nelle scuole normali femminili. Quanto agli insegnanti di computisteria nelle scuole tecniche, i quali chiede­ vano di essere compresi nel ruolo JS anche agli ef­ fetti dello stipendio e della carrièra, il relatore dice che la Commissione non credette di dover proporre modificazioni alla proposta ministeriale.

Circa i concorsi speciali la Commissione ha c re ­ duto, col consenso del Ministro, di dover mitigare la sanzione stabilita per i vincitori dei concorsi speciali che rifiutino la sede per la quale hanno concorso, limitando la loro esclusione al sólo concorso speciale successivo. Circa le domande di miglioramento econo­ mico avanzate dagli interessati là Commissione nota come le proposte ministeriali abbiano, salvo che per la du ra ta della carriera, superato le stesse proposte degli insegnanti. Il caso che maggiormente ha richia­ mato l’attenziòhe , della , Commissione è stato quello degli insegnanti di computisteria nelle scuole tecniche; ma dall’esame di alcuni casi ad essa sottoposti dagli interessati, la Commissione si è convinta che mentre nella generalità, le disposizioni nuove apporterebbero un vantaggio sensibilissimo, àgli insegnanti di com­ putisteria, per alcuni pochi in particolari condizieni potrebbero arrecare un disagio, sia p u r momentaneo, ed ha creduto quindi miglior partito accogliere la proposta ministeriale, disponendo peraltro in via tem­ poranea per i soli insegnanti appartenenti al ruolo C

la rinuncia ai benefici ed agli obblighi derivanti dalle nuove disposizioni.

La Commissione, per molteplici ragioni, esposte dal relatore, non h a potuto accedere a n ess una delle do­ mande presentate dagli insegnanti circa le riduzioni di orario pur interessandosi ad esse vivissimamente, come si è anche vivamente interessata circa la que­ stione del modo di completare l’orario obbligatorio. A tale riguardo la Commissione, coH’assenso del Ministro, ha voluto dichiarare esplicitamente che il completamento deve avvenire per quelle materie pel­ le quali l ’ insegnante possegga il titolo specifico di abilitazione. Le disposizioni sugli esoneri totali o par­

ziali dei capi d ’istituto dell’ insegnamento sono a p ­ parse alla Commissione sufficientemente larghe. Solo, col consenso del Ministro è stata apportata una lieve modificazione che nulla togliendo all’obbligo dei capi diistituto di sostituire gli insegnanti assenti, subor­ dinasse, come è giusto, tale obbligo a quello preva­ lente degli insegnanti.

La Commissione ha approvato le disposizioni che riguardano i segretari delle scuole medie e il perso­ nale subalterno, solo includendo, annuente i) Ministro nella categoria del personale subalterno beneficato dal disegno di legge i pochi inservienti degli Istituti di magistero per l'educazione fisica.

L'aumento della tassa an nua di frequenza per cia­ scuna classe di scuola media rimane dal Governo proposto e dalla Commissione approvato nella seguente misu ra :

Scuole normali nessun aumento

Scuole c o m p l e m e n t a r i ... L. 10 Scuole tecniche... . » 16 Istituti t e c n i c i ... ». 44 Istituti nautici (sezione costruttori di prima

classe) . ... . » 50 Istituti nautici (altre sezioni) . . . . » 15 Ginnasi (prime tre c las si)... » 22 Ginnasi (quarta e quinta classe) . . . » 35 L i c e i ... » 42 A psofosito della dispensa dal servizio la Commis sione ha proposto una modificazione di dizione all’a r­ ticolo del disegno di legge; ha proposto cioè che si stabilisca la dispensa dal servizio di coloro ohe non sono più in grado di adempiere con sufficiente effi­

cacia (anziché adeguatam ente) al loro ufficio.

La Commissione ha poi integralmente approvato il complesso di norme miranti a regolare le condizioni degl'insegnanti pareggiati, p ur non illudendosi sulla portala delle norme stesse che rappresentano un passo innanzi nella via da percorrere ma non una soluzione del problema. Ha inoltre aggiunto due nuove dispo­ sizioni col concorso del Ministro. Con la prima si mira ad evitare che dalle nuove disposizioni possano, per non retta interpretazione o per malvolere di enti, uscir peggiorate le condizioni di quel personale a fa­ vore del quale si può provvedere; con la seconda si diohiara esplicitamente che, sino a quando gli enti non corrispondano gli stipendi stabiliti dal disegno di legge, siano conservati agli insegnanti gli obblighi d'orario delia legge del 1906.

Quanto ai supplenti la Commissione ha stabilito di accogliere la proposta ministeriale, ottenendo dal Mi­ nistro, che a quelli degli attuali supplenti che non conseguissero la nomina di ruolo per effetto dell'ar­ ticolo 38, sia concesso il diritto ili concorrere alle cattedre di scuole medie per un quinquennio senza limite di età; e ohe nei concorsi sia per loro parti­ colare titolo l'aver per lunghi anni dato opera allo Stato. Nulla invece ha creduto la Commissione di poter fare in favore degli incaricati di discipline per le quali o non esistono o vengono soppresse in tutto o in parte, per effetto della legge del 1906 o dell'at­ tuale disegno di legge, le cattedre di ruolo.

Il relatore, scrive poi che alle richieste riguardanti l’applicazione degli aumenti di stipendio la Commis­ sione ha dovuto mostrarsi sorda, non perchè talvolta non abbia creduto di ravvisare in esse un fonda­ mento dì equità, ma perchè una modificazione, anche semplice, ha in questa materia e con sì vasto per­ sonale ripercussioni finanziarie notevolissime.

La parte delle disposizioni transitorie che ha su­ scitato maggiori discussioni è quella riguardante la determinazione degli anni di servizio che debbono essere calcolati agli effètti dell'aumento di stipendio e, quindi, della carriera.

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native, ed aggiunge che la Commissione ha dovuto tralasciare l ’esame del valore da attribuirsi a cia­ scuna delle categorie di servizi enumerate, di fronte alle recise dichiarazioni del Governo di non potere consentire alcun aumento nella spesa preventivata e tanto meno aumenti di portata così considerevole, quali quelli che dal riconoscimento del valore dei precedenti servizi sarebbero derivati.

Una eccezione la Commissione ha credulo di fare, proponendo una modificazione all'art. 42, a favore di coloro che, prima di entrare nelle scuole medie, ave­ vano prestato servizio di ruolo come Istituti univer­ sitari, nelle Scuole d ’applicasione, ecc. L i Commis­ sione ha ottenuto che sia conservata la proposta del progetto Credaro intesa a temperare per gli insegnanti che ora si trovano in servizio gli effetti dell’aumento dell’obbligo d ’orario e propone che agli insegnanti di computisteria sia lasciato libero il diritto di optare per la legge vigente, quando credano ciò utile.

Dopo aver detto infine che la Commissione approva la proposta ministeriale per quanto riguard a l ’aumento del personale, il relatore accenna ad alcuni argomenti che, sebbene nel disegno di legge non siano contem­ plati, hanno dato luogo all’interessamento della Com­ missione presso il Ministro.

La Commissione ha chiesto al Ministro se non ri­ tenesse opportuno includere nel disegno di legge u na disposizione che consentisse alle donne l'insegnamento nelle scuole promiscue e il Ministro ha dichiarato di riconoscere la necessità di provvedere ad un più equo trattamento nei confronti tra i due sessi, ma si è di­ chiarato contrario a porre come base di questo trat­ tamento più equo l’ammissione delle donne nelle scuole promiscue, viste le difficoltà nella classificazione delle scuole in promiscue e maschili, agli effetti della for­ mazione degli organici e dei trasferimenti; si è in­ vece mostrato favorevole all'ammissione delle donne, in concorrenza con i maschi, anche per le scuole ma­ schili di primo grado, purc hé esse siano fornite de­ gli stessi titoli richiesti dagli uomini e non si tratti di scuole di carattere formativo quali i gin nasi; ha conchiuso dichiarando che tali concetti troveran no la loro attuazione in una pròssima riforma del regola­ mento sui concorsi, poiché da questo e non dalla legge derivano le attuali esclusioni.

Per il personale dei Convitti nazionali, degli E d u ­ candati e Reali collegi, la Commissione, non potendo proporre provvedimenti per la difficoltà di modificare sia p u re parzialmente, il piano finanziario del disegno di legge, ha voluto che il riconoscimento del perso­ nale degli Istituti d’educazione maschili e femminili venisse solennemente operato dalla Camera stessa e questo suo desiderio ha concretato negli ordini del giorno che propone al voto della Camera.

11 relatore termina augura ndo la sollecita appro­ vazione del disegno di legge n e ll’interesse della scuola e degli insegnanti.

Ecco gli ordini del giorno proposti dalla Commis­ sione:

I. — La, Camera invita il Governo a presentare alla riapertura dei lavori parlamentari un disegno di legge pel riordinamento degli Istituti governativi di educazione femminile e per il miglioramento delle condizioni economiche del personale che vi è a d ­ detto;

II. — La Camera invita il Governo a presentare un disegno di legge che, mentre provveda ad un riordinamento didattico ed amministrativo nei Con­ vitti Nazionali diretti a far loro raggiungere gli alti fini educativi ai quali devono rispondere, conceda ai funzionari di essi quei miglioramenti economici che si riconoscano necessari;

III- — La Camera invita il Governo a studiare l ’istituto del pareggiamento delle scuole medie per meglio e più equamente determinare i rapporti con le nuove condizioni delle scuole governative ed a provvedervi con speciale disegno di legge.

11 giorno 26 maggio u. s. ebbe luogo, sotto la presidenza del comm. ing. Adolfo Rossi, l’assemblea generale della Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali. Intervennero 97 azionisti rappresentanti 106.158 azioni, con diritto a 757 voti.

Furono lette le relazioni del Consiglio di ammini­ strazione e del Collegio dei Sindaci.

La relazione del Consiglio di amministrazione, dòpo avere ampiamente trattato degli investimenti delle di­ sponibilità sociali, ammontanti a L. 91.133.344 oltre alla somma investita in titoli di Stato o garantiti dallo Stato, ha esposto lo stato delle varie cause giudiziarie che la Società ha pendenti.

Dice la relazione:

« La causa intentata dallo Stato contro la Società con la citazione 28 giugno 1905 per la responsabilità dei disavanzi verificatisi nelle Casse Pensioni e di Soccorso della cessata Rete Adriatica (turante, il ven­ tennio dell’esercizio sociale, non ha avuto (contro ogni ,ragionevole aspettativa) propizia la sorte.

« La Corte d’Appello di Roma, con sentenza 27 feb­ b r a i o -2 6 marzo del corrente anno, ha deciso che la Società è tenuta a rispondere:

a) del disavanzo manifestatosi nella Cassa P e n ­

sioni p e r avere ritardato fino al 1887 la elevazione delle ritenute al personale dal 3 al 4,50 °/0; per non avere portato codesta elevazione al 5 °/g per gli sti­ pendi superiori alle mille lire a n n u e ; per non avere prolungato fino al sessantesimo anno di età per gli agenti dei servizi sedentari, e fino al cinquantesimo anno per quelli dei servizi attivi, il collocamento a riposo quando non concorresse la condizione di bene accertata invalidità; e per aver deviato dalla linea di quiescenza tracciata dalla Ragioneria Centrale delle Ferrovie dell’Alta Italia negli studi che servirono di guida al Governo nel formulare l ’art. 35 del Capitolato ;

b) e del disavanzo avveratosi nella Cassa Soccorso

per avere largheggiato nei criteri riguardo al mòdo d ’intendere la invalidità a! servizio degli agenti. .

« E per la liquidazione dei disavanzi accollati alla Società, ha rinviato le Parti dinanzi al Collegio A r ­ bitrale.

« Se la se ntenza della Corte d ’Appello (contro la quale militano fondati motivi di cassazione) dovesse rimanere ferma, non siamo ora in grado di indicarvi, sia p u re in via approssimativa, quali potrebbero es­ sere le conseguenze finanziarie a carico della nostra Società. La liquidazione che è stata riservata, richiede indagini troppo minute e di troppo varia natura e calcoli troppo complicati, perchè oggi sia possibile m isurare la entità dell’aggravio, certo di qualche ri­ lievo, a cui dovremmo soggiacere, e il tèmpo neces­ sario per accertarlo. D’altronde, finché rimane aperto il dibattito giudiziario, non sarebbe pruden te formu­ lare preventivi, che potrebbero pregiudicare le ragioni della nostra difesa.

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