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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2091, 31 maggio

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R ED A ZIO N E: M. J . d e Jo h a n n!« — R . A. Murra y — M. Pan ta leo n i

Anno XLI - Voi. XLV Firenze-Roma, 31 Maggio 1914 | ™

S f i f

»■ 2091

S O M M A R I O : A proposito del convegno antiprotezio lista di Milano, Roberto A. Murray. — Sulla relazione agli azionisti della Banca d’Italia per il 1913. — I nuovi oneri tributari. — L'aumento di 25 milioni nella circola­ zione cartacea di Stato e le monete di nichel da IO centesimi. — L ’Istituto lombardo di Credito fondiario nel 1913. — IN FO R M A ZIO N I : L’emigrazione inglese nel 1913. — I titoli esteri in Spaglia. — L ’espansione .germ anica nei balcani. — RIV ISTA BIB LIO G R A F IC A : E . An t o n e l i u, Principes d'econom ie p ure. — L e theorie de Vèchange sur le regim e de la libre concurrence. — Lumi Ei n a u d i, L a F inanza d ella guerra e delle opere pubbliche. — Le imposte dirette nell'esercizio finanziario 1912-13. - Il bilancio del Regno d’ Italia dal 1862 al 1912-13. — Gli scioperi in Italia. (Statistica dell’ufficio del lavoro). — L ’industria automobilistica italiana contro il nuovo ag­ gravio del fisco. — L'assicurazione grandine nel 1913 in Germania. — RIV IST A EC O N O M IC A: Le società italiane nel 1913. — Produzione m in eraria e m etallurgica delPA ustria-U ngheria. — Il traffico del Canale di Suez. — Lettere postali di credilo in Germania. — Il commercio della Cina con l’Italia. — L’in d u stria del carbon fossile inglese. — MERCATO MO NETARIO E RIV ISTA D E L L E BORSE. — PROSPETTO QUOTAZIONI, VALORI, CAM BI, SCONTI E SITU A ZIO N I BANCARIE.

detto — a occuparsi del problema, e, per questo stesso loro interesse, a farne partecipe il pub­ blico?

A parer nostro, l’aver reso il dibattito di pub­ blica ragione, è il primo grande (forse il più grande) vantaggio, ottenuto con il recente con­ vegno milanese.

Questo premesso, un altro rilievo di grande importanza da fare, si è questo: che fra tutti i quotidiani maggiori, solo la Tribuna al reso­ conto di questo convegno, faceva seguire nel nu­ mero 140 del 22 corr:, un commento ostile, e un articolo di fondo pure contrario nel n. 141 del 23 corr., u. s. Gli altri si limitarono al re­ soconto, e molti, in termini assai benevoli.

Nel complesso la stampa si è dunque mostrata., se non apertamente favorevole, serena : questo è un altro vantaggio ben importante di fronte al passato.

Ed ora, vediamo gli argomenti portati dalla

Tribuna nel commento e nell’articolo di fondo,

ricordati; ai quali si contrappone il tono pacato di un altro articolo a firma dell’ing. Riccardo 1 Rietti, in difesa dell’industria siderurgica, com­

parso nello stesso numero 140.

Il commento al resoconto del congresso, re­ datto dal signor Luigi Becherucci, è ben povera cosa. Non affronta nessuna discussione, afferma e non dimostra. Vi si trovano idee peregrine, come questa: «Notiamo anche che le Case estere, le quali anelano a far buoni affari in Italia, non avrebbero potuto trovare, se pur li aves­ sero lungamente cercati, viaggiatori di com- | mercio più abili e persuasivi degli on. De Viti | de Marco e Giretti, così fieri contro la organiz­

zazione politica del privilegio, così concordi

| nell’affermare che governo e protezionisti sono una canaglia sola da parer due tenori cospirati a cantare in concorrenza la stessa romanza ».

Ecco dunque che tutti i liberisti secondo la j logica del sig. Becherucci sarebbero, niente più

1 PIPITI DEL CONVEGNO 1ITIPÌTE1IT1

d i M i l a n o .

Giovedì, 21 corr. è stato dunque tenuto a Mi­ lano il convegno antiprotezionista da lungo tempo preannunciato.

I temi trattati dai relatóri e quindi discussi dal convegno furono, questa volta, tutti quelli che più interessano attualmente la pubblica opi­ nione.

Dal discorso-programma iniziale dell’on. De Viti de Marco, agli argomenti delle protezioni dello zucchero, del grano, del cotone e del ferro, al discorso del prof. Einaudi sulle relazioni fra protezionismo e trusts, la rivista può dirsi es­ sere stata completa.

Noi non intendiamo — pel momento — ri­ petere le molte cose dette in quell’occasione. Vogliamo, da spettatori imparziali, osservare gli effetti di quella solenne discussione ed ascol­ tarne l’eco su per i quotidiani più importanti, particolarmente politici, per vedere quale im­ pressione il convegno potrà fare sull’opinione pubblica.

Un sintomo ben caratteristico dell’importanza delle discussioni milanesi, si è il fatto, innega­ bile, degli ampi resoconti che tutti i maggiori giornali ne hanno dati : anche i minori si sono affrettati a lavorar di forbici, per fare, nei li­ miti del possibile, il loro dovere.

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338 L’ ECONOMISTA 31 maggio 1914

niente meno, che tanti viaggiatori di commercio di Case estere ! Ma, domani, mettendoci per tal via. arriveremo a concludere che chi domanda il rispetto de’ diritti fondamentali del cittadino, è un traditore della patria!

Ma ecco un’altra scoperta: quando il sig. Be- cherucci commenta l’affermazione del Giretti che l’industria siderurgica — fra l’altre — è tenuta su con i denari del popolo, scrive: «... al quale evidentemente, dico io, ha cessato appar­ tenere l’esercito di lavoratori che a Terni, a Savona, a Piombino, all’Elba, nelle miniere, in cento centri di attività vivono con agiatezza e lavorano onorevolmente ». Ma come, proprio non vi sono altri argomenti per difendere la causa del protezionismo?

E non si rese conto il commentatore, o chi per lui, che ragioni di quella natura e portata, tornano piu a favore di quelli che si vorreb­ bero colpire, che di coloro che si desidera di­ fendere?

V è proprio da pensare che l’esclamazione finale « Oh liberismo — nobile e santa teoria — quante sciocchezze si dicono in tuo nome ! », non poteva davvero essere più propizia conclusione !

*

* #

Nè molto fortunato può apparire — anche agli occhi più imparziali — l’articolo di fondo, che a mente posata, ha saputo compilare la

Tribuna, inteso a commentare il programma

liberista svolto dall’on. De Viti de Marco, e da lui riassunto in questi due postulati:

Io L’attuale tariffa generale, colle riduzioni portate in essa dalle convenzioni particolari con i vari paese, dovrebbe diventare la nuova ta­ riffa generale ;

2° Da questa nuova tariffa generale si do­ vrebbe partire per nuove convenzioni speciali coi paesi disposti a contrattare.

Così è facile rilevare il primo postulato è il più importante, ed è appunto verso di esso che il quotidiano romano volge i propri strali.

Esso comincia dal ricordare che le tariffe ge­ nerali son quelle applicabili in confronto a tutti gli Stati; le speciali o particolari quelle che, in seguito ad accordi, si sono stabilite per certe « voci » con taluni Stati in via di particolare concessione come correspettivo di reciproche con cessioni. Orbene — continua la « Tribuna» — «la proposta che l’on. De Viti de Marco mette come minimo del programma liberista per i nuovi trattati di commercio, riesce semplice- mente a questo : — che quelle concessioni da noi fatte nel passato sulla nostra tariffa gene­ rale, e che hanno avuto ognuna il compenso di una concessione fatta a noi, e vantaggiosa a qualche ramo della nostra produzione, siano, nella nuova tariffa generale, date da noi gratui­ tamente alle parti che ci stanno di fronte, ve­ nendo così implicitamente a rinunciare a quéi quid

pro quo che queste parti ci avevano concesso

per conto proprio, pure di ottenere la concessione da parte nostra, che dobbiamo credere rispon­ desse a qualche loro importante interesse, e stesse loro assai a cuore, se per essa avevano fatto qualche sacrifizio ».

Notiamo anzitutto che L a Triviina si guar- • da bene dal ricordare che se determinate tariffe speciali furon potute accordare a certi Stati, nonostante il regime protezionistico, ossia, nono­ stante gli interessi dei produttóri nazionali, esse possono, senza danno alcuno delle stesse in­

dustrie protette, venire estese a tutti gli Stati.

Il primo passo verso il liberismo auspicato dall’on. De Viti de Marco, potette venire dunque compiuto senza danno della cosidetta « industria nazionale ». Se non che, i protezionisti, preoc­ cupati che quel primo passo potesse condurre ai passi successivi indicati nel secondo postulato sopra ricordato, e non potendo difendersi con le solite ragioni dei danni che il liberismo appor­ terebbe alle nostre industrie, sono andati a cer­ carne delle altre. Ed ecco appunto quelle esco­ gitate dalla Tribuna.

Questo giornale si preoccupa — e in appa­ renza ragionevolmente — di quello che potrebbe essere la condotta degli Stati firmatari degli antichi trattati, qualora vedessero le loro tariffe speciali divenute generali.

Ma se ricordiamo — a proposito di commenti

concreti, come desidera la Tribuna — Io che

le famose tariffe speciali sono, in maggioranza grandissima, tariffe stabilite con la clausola ben nota della nazione più favorita (e basta dare un’occhiata al quadro riassuntivo dei nostri tra t­ tati commerciali pubblicato a cura della Camera di Commercio di Milano per convincersene) ; 2° che di fronte all’estensione a nuovi Stati delle tariffe speciali inerenti al trattamento della na­ zione più favorita, non si son mai dati casi, che quelli che già ne godevano si sieno sentiti offesi nei loro interessi; 3° e che, in caso di atteggia menti decisamente ostili, si potrebbe sempre ri­ correre alle tariffe differenziali (che son quelle maggiori delle generali e applicabili a certe merci di una data provenienza) per propria di­ fesa; — per assicurarsi che i dubbi promossi dalla Tribuna pur apparentemente plausibili, sono sostanzialmente infondati.

Tralasciando di discutere la formazione della Commissione di studio per la riforma dei tra t­ tati; sentiamo il dovere di dichiarare aperta­ mente, il nostro rammarico per una accusa in­ direttamente mossa dall’on. Giretti al nostro massimo Istituto di eredito, la quale, qualora ri­ sultasse fondata dovrebbe essere rivolta non già alla direzione dell’ Istituto, ma al governo del tempo.

*

# *

Ed ora poche parole a proposito dell’articolo dell’ing. Rietti.

Vogliamo principalmente rilevarne lo spirito equanime : « Sarebbe desiderabile — egli dice — che coloro i quali sono legati ad una determi­ nata industria, parlassero soltanto, ma palese­

mente, in nome di essa, e per quanto possibile,

con l’esposizione più oggettiva delle proprie ra­ gioni ».

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Si lascino, come l’anno i maggiori fra essi, le generiche discussioni a proposito degli indi­ rizzi politici che si intende di seguire; e si porti la discussione nel campo dei problemi particolari.

Non è facile per i liberisti — se si tien conto dei grossi errori e dei mendaci sofismi nei quali cadono e di cui si ammantano i teorici del pro­ tezionismo — seguire una tal via, perchè vien sempre voglia di ribattere gli errori, quando ci vengono con tanta insistenza portati sotto gli occhi e ripetuti negli orecchi: ma, forse, in un prossimo avvenire, saranno gli stessi loro più seri contradittori che si porranno per una tale via, quando si accorgeranno che avrebbero mi­ glior fortuna a discutere i temi particolari nei limiti della pratica; perchè se è vero che in teoria — da un punto di vista generale cioè — il protezionismo può facilmente dimostrarsi er­ roneo; può qualche volta, in particolari condi­ zioni e con restrizioni ben definite, esser dubbio se ritenersi o no un male necessario.

Questa discussione pratica, serena, noi atten­ diamo, pronti a parteciparvi nell’interesse del bene comune.

Roberto A. Mu r r a y.

Sia Relazione agli lÉuisIi della Basta d'Ilalia

per il 1913.

Le parole con le quali il Direttore Generale della Banca d’Italia chiude la sua relazione agli azionisti per l’esercizio decorso sintetizzano ef­ ficacemente i caratteri del primo ventennio del nostro massimo istituto: «un periodo trava- « gliato e laborioso — egli dice — metà del « quale assorbito dalle cure di liquidare il pas- « sato, e' una buona parte dell’altra metà im- « piegata a ricostrurre e a ringagliardire la sua « compagine » — non meno giustamente ag­ giungendo che la Banca d’ Italia, terminate tali vicende, « è oggidì entrata nel secondo periodo « della sua esistenza, divenuta finalmente re- « golare e normale, durante il quale potranno « esercitarsi più liberamente le funzioni che le « sono proprie. Ora essa potrà far meglio sen- « tire la sua azione moderatrice nel campo mo- « netario, segnatamente se miglioreranno e si « perfezioneranno ancora gli elementi della cir- « colazione italiana ».

Non bisogna, invero, a nostro avvivo dimen­ ticare il regime nel quale quest’opera di risa­ namento, si svolse: regime saggiamente archi- tettato da legislatori dotti e prudenti per evitare il ripetersi degli errori del passato, e poi ri­ toccato, ne’ suoi dettagli, via via che si dimo­ strava meno conforme alle mutate condizioni del paese, ma conservato fondamentalmente integro con religioso rispetto, per la relazione di causa ad effetto che si volle riconoscere fra esso e i favorevoli risultati conseguiti; regime ideato dalla prospettiva paurosa del perpetrarsi di uno stato di cose anormale successivamente smentita dalla realtà, ma che, ciò nonostante, la preoc­ cupazione, forse, di vieti pregiudizi persistenti nel pubblico impediva di più radicalmente e ra

atonalmente riformare. Pregiudizi i quali* fan sì, o noi c’inganniamo, che sussistano imperfezioni di funzionamento nel meccanismo, sia pur pro­ gredito, tanto dell’emissione bancaria quanto e più, di quella di Stato.

Certo è che un tale regime, comunque voglia giudicarsi, non avrebbe condotto agli effetti che si hanno a constatare, senza lo sviluppo, forse insperato dal legislatore, della economia nazio­ nale; ma nè l’uno, nè l’altro di questi fattori, non occorre dirlo, potevano determinare la si­ tuazione presente, senza la grande competenza teorica e lo straordinario senso pratico degli affari di chi, da ormai quattordici anni, regge le sorti dell’ Istituto.

Non è qui luogo di risalire all’origine di quest’ultimo, che ognuno ricorda o sa il triste retaggio da esso raccolto dalle Banche dalla cui fusione sorgeva e, in ogni caso, il semplice esame delle situazioni degli ultimi tredici esercizi var­ rebbe da solo a comprovare il giudizio, più che nostro, generale. Ma non sappiamo astenerci dal rammentare come nel 1900 le partite im­ mobilizzate o rappresentanti operazioni non con­ sentite dalla legge sussistessero nel bilancio della Banca per la cospicua somma di L. 245 milioni (da 449 milioni che segnavano nel 1894), mentre col 1908 esse sparirono dalla situazione dell’Istituto, figurando invece, fuori bilancio, una cifra d’attività di 26 l/2 milioni (salita nel 1913 a 29 milioni) insperato postumo di quella malattia, apparsa per un momento incurabile, che per ben quindici anni aveva afflitto l’Istituto. E mentre la prima riduzione (1894-900) di 204 milioni delle immobilizzazioni aveva gravato sul capitale e sugli utili di questo per 99 mi­ lioni, la diminuzione dei residui 245 milioni non esigette (1900-907) che 56 milioni di sa­ crifizio.

E evidente che senza il miglioramento econo­ mico del paese non sarebbero state possibili, ad esempio, la realizzazione di proprietà urbane e rustiche della Banca per oltre 46 milioni, come avvenne per la costituzione dei beni stabili e dei Fondi Rustici; le vendite dei rimanenti im­ mobili nè le altre operazioni sapientemente con­ dotte quanto utili, che permisero di liquidare, prima ancora del termine segnato dalla legge, questa eredità del passato. Ma non è men vero che spetta all'attuale amministrazione il merito di avere preveduto e provveduto con raro acume per la tutela degl’interessi degli azionisti e, in pari tempo, di quelli del pubblico, col rendere quanto più rapidamente fosse possibile l’ Isti­ tuto atto ad esercitare liberamente le funzioni proprie di una vera Banca di emissione quale le mutate condizioni del paese andavano sempre più vivamente richiedendo.

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340 L’ ECONOMISTA 31 maggio 1914

cedenza gravasse sui proventi del passato eser­ cizio, non solo, ma a fronteggiare la quale ha contribuito, senza alcuno sforzo, per 7 milioni, quel Credilo fondiario della Banca Nazionale che costituì già uno dei più minacciosi problemi per l’avvenire della Banca che lo ereditava.

La rapidità con la quale si è compiuto il ri­ sanamento del nostro massimo Istituto riesce evidente dai pochi dati raccolti qui appresso :

MILIONI* DI L IR E C ir c o la z . d e i b ig li e tt i p e r c . d e l c o m m e r c io R is e r v a m e t a ll ic a r e la ti v a D e p o si ti D e b it i a v . (1 ) C o n to T e so r o Portai, s. Italia e anticipaz. T itoli di Stato 1 8 9 4 7 6 7 3 5 3 189 2 2 4 9 2 1 9 0 0 8 2 0 3 9 6 2 5 4 2 9 4 175 1 9 0 2 8 5 5 4 3 2 2 2 4 3 2 2 188 1 9 0 4 9 1 4 5 9 6 3 2 3 2 9 0 2 2 9 1 9 0 6 1 .1 8 8 8 7 9 3 1 9 4 1 8 18 5 1 9 0 8 1 .3 8 9 1 .0 7 6 3 1 5 4 6 6 16 5 1 9 1 0 1 .5 2 3 1 .0 9 0 3 5 2 6 6 7 169 1 9 1 2 1.701 1.167 231 6 2 0 16 3 1 9 1 3 1 .7 6 4 1.2 3 2 2 9 8 6 3 2 2 1 9

(1) Al netto del 4 0 % di riserva.

E facile vedere come la copertura metallica dei biglietti, passata, nel periodo 1894-1900, da 46 a 48°/0! segnasse, a fine dicembre, circa 70 °/0; come le operazioni di sconto e di anticipazione, che nel 1894 costituivano il 37°|0 dei principali mezzi d’impiego dell’istituto (circolazione sco­ perta + depositi, debiti a vista al netto della riserva, e conto Stato e provineie), ne rappre­ sentassero il 43 °|0 nel 1900 e il 76 °|0 nel 1913; come i fondi pubblici di proprietà, che venti anni fa equivalevano al 41 °|0 di tali operazioni, sieno saliti al 59°|0 nel 1900 per declinare al 24 °|0 l’anno scorso.

Aggiungeremo che la Banca d’Italia, con una copertura metallica dei suoi biglietti di 70°|0; occupava, a line 1913, il primo posto fra gli Istituti del continente, giacche, a pari data, la Banca di Francia non segnava che il 68 °|0, quella Austro-Ungarica il 62°|0, la Reichsbank il 58 °|0. Se poi si considera che all’estero la legge non prescrive una riserva a fronte dei debiti a vista e, per omogeneità di dati, si ag­ giunge al metallo che garantisce i biglietti della Banca d’Italia quello esistente a copertura dei suoi vaglia cambiari, la proporzione suddetta da 70 °|0 sale a 73°j0, distanziando di 5 punti quella dell’Istituto francese.

Osserviamo di passata che anche sotto un altro ¡»spetto il biglietto del nostro istituto ha note­ volmente migliorato la sua funzione nel ven­ tennio: mentre nel 1894 la circolazione della Bhnca d’Italia rappresentava il 36 °|0 del valore complessivo del movimento commerciale con l’estero, oggi non ne costituisce che il 28 °|0

— progresso questo non trascurabile in un paese come l’Italia, dove l’uso dei surrogati del bi­ glietto di banca e il sistema delle compensazioni sono ancora così poco diffusi nel pubblico.

Al miglioramento della compagine dell’isti­ tuto, e al ragguardevole aumento di liquidità ed elasticità che ne è derivato, ha corrisposto lo sviluppo della sua azione, sviluppo cui con­ ferisce importanza il fatlo che, se da un lato crebbe, nel ventennio in esame, l’attività eco­ nomica del paese, dall’altro non meno notevole fu la espansione degli Istituti di credito ordi­ nario e delle operazioni di sconto, di quelli di risparmio e di previdenza. Istruttivi a questo riguardo riescono i dati sugli scont i e sulle an­ ticipazioni concessi annualmente dalla Banca d’Italia che seguono, a fronte dei quali ponemmo la cifra delle sofferenze dell’esercizio rispettivo:

M IL IO N I D I L I R E

Sconti Anticipazioni Sofferenze

18 9 4 1.5 7 9 co S ii 2,8 1 9 0 0 1.447 2 4 0 2,1 1 9 0 2 1.609 3 0 4 1,3 1904 1.3 7 5 301 0 ,9 1906 1.9 8 8 4 4 9 1,4 1908 2 .0 4 3 5 0 2 M 1 9 1 0 2 .7 1 4 6 7 0 0,8 1 9 1 2 2 .8 9 4 9 7 2 1,1 1 9 1 3 ' 2 .8 7 5 1 .1 1 1 1,0 Mentre, dal 1894 al 1913, le operazioni di sconto, da una parte, aumentarono del 182 °|0 e le anticipazioni di 68 °|0, dall’altra, la pro­ porzione delle sofferenze agli sconti consentiti declinò da 1,80 °|00 a 0,35 °|00, ciò che, se parla in favore della situazione del commercio ita­ liano, non torna meno ad onore dei criteri che informano l’azione della banca, la quale, si mo­ stra, per altri rispetti, altrettanto prudente, se si considerano le risultanze del bilancio che si trova a pagina seguente.

E facile vedere, vale a dire, che con tutta la espansione della propria attività, la Banca d’Ita ­ lia mantiene le proprie spese d’esercizio in una proporzione quasi costante dalla sua istituzione, essendosi queste sempre aggirate intorno al quar­ to degli utili lordi.

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M IL IO N I D I L I R E U til i lo r d i S p e s e T f t SSE P a r t e c i ­ p a z io n e d i S ta to a g l i u ti li A c c a n to ­ n a m e n ti D iv id e n d o s u lla c ir c o la z io n e d iv e r s e 1894 ... 32,4 8,3 5,5 2,1 _ 6,0 4,5 2,50 % 1900 ... 31,5 8,5 2,5 1,7 — 8,0 5,4 3 - % 1902 ... 30,0 8.4 2,3 1,6 — 8,0 5,4 3 - % 1904 ... 30,0 8,4 1,4 1,8 — 8,0 5,4 3 - % 1906 ... 30,9 8,8 0,4 1,5 0,9 8,0 6,0 3,33 % 1908 ... 38,1 9,6 0,4 1,5 1,1 8,0 11,4 6,33 % 1910... 40,4 10,0 0,6 2,8 3,3 2,0 12,9 7,16 % 1912... 46,2 10,7 3,0 3,1 4,2 3,0 13,8 7,66 % 1913... 45,1 11,2 1,4 3,2 4,8 2,0 14,4 8 - %

circolazione, prima da sola, poi in unione alla partecipazione agli utili, il corrispettivo cioè, della facoltà dell’emissione, nonostante la ridu­ zione dell’aliquota e le agevolezze adottate in riguardo alle eccedenze, fornì al governo una somma annuale che scesa, nel periodo 1894-1908 da 5 ‘/a a 1 % milioni, ha raggiunto nel 1913 i 6 V5 milioni, dopo che le speciali esigenze del mercato, combinate con la permanenza delle an­ tiche norme restrittive, l’avevano fatta momen­ taneamente salire, nel 1912, a 7 7 s milioni circa. Ciò, in ultima analisi, si riduce a questo che l’anno scorso, per avere il diritto di tenere, in media, in circolazione L. 386 milioni di biglietti che non costituivano, come gli altri 1260 milioni, certificati metallici, e, insieme, 124 milioni di vaglia cambiari (garantiti, questi, dal 40% di riserva mentre gli istituti di credito ordinario li emettono senza d’uopo di alcuna garanzia)la Banca d’Italia ha pagato allo Stato non molto meno della metà (48 %) di quanto gli azionisti hanno incassato !

In un prossimo articolo — le considerazioni che ci avvenne di fare sin qui avendo assunto una estensione maggiore di quella prevista — ve­ dremo come si svolse l’attività dell’istituto nel- l’esércizio ultimo.

I nuovi oneri tributari.

E stato distribuito in questi giorni il disegno di legge del ministro delle finanze, che reca gli emendamenti e le aggiunte al disegno di legge sui provvedimenti tributari concordato tra il Governo e la Commissione. Questo nuovo pro­ getto, del quale abbiamo pubblicato un sunto nel fascicolo 2088, è diviso in tre parti e contiene i provvedimenti tributari emendati, i nuovi e gli immotati. I primi comprendono le tasse di succes­ sione, di bollo, di negoziazione, sulle vetture automobili e sulle acque minerali. Sono nuove le tasse sulle concessioni governative e sugli atti e provvedimenti amministrativi, e l’addi­ zionale del 5 % alle imposte dirette ed alle tasse

sugli affari. Immutata rimane la riorganizza­ zione del diritto di statistica.

Esaminiamo in breve e particolarmente le nuove proposte ed i principi informativi di esse.

Per le tasse di successione è abbandonata la tassa globale, che aveva sollevato non poca osti­ lità, ed invece è ridotto a 10 mila lire il punto di partenza per l’applicazione della progressività; abolisce il differenziamento delle aliquote in ra­ gione degli scaglioni imponibili, limita nell’ap­ plicazione della tassa di favore sulle prime mille -lire trasferite in linea retta o fra i coniugi ed eleva, le tariffe per compensare le 18.700.000 lire presunte per la tassa globale, a cui più non si ricorre. In sostanza le aliquote salgono a lire 7 per la linea retta, a 10,50 per i coniugi, a 15 per i fratelli e sorelle, a 18 per gli zii e nipoti, a 22,50 per i prozìi e pronipoti ed a lire 30 per gli altri parenti e per gli estranei. Si provvede poi contro l’accertamento ufficiale e quando l’in­ teressato ne faccia richiesta entro sessanta giorni, mediante una stima eseguita da un Comitato provinciale, costituito da tre ingegneri o periti, scelti uno dal Consiglio provinciale, un altro dal presidente del Tribunale ed il terzo dall’inten­ dente di finanza. Ancora un appello ulteriore è concesso ed il giudizio sarà pronunziato da un Comitato centrale, composto di cinque membri.

Per le tasse fisse di bollo sugli atti civili, amministrativi e giudiziari il nuovo testo crea un piccolo aumento di centesimi cinque all’in­ circa, ma, si arresta al limite di lire cinque per quello per cui erasi proposto lire 4,80, e per le maggiori.

Le tasse graduali di bollo sulle cambiali, che da sei centesimi si voleva portare a dieci, prende invece un valore intermedio, con gradazioni di tagli di cambiali di 125 in 125 lire fino a 1000; di 250 in 250 fino a 3000; di 500 in 500 fino a 6000 e di 1000 in 1000 per le somme superiori. Con questo provvedimento il gettito della tassa, che evasi valutato in 6.000.000 lire, è previsto ridotto alla metà. Sono però raddoppiate come prima le tasse per le cambiali a scadènza oltre sei mesi e per quelle in bianco.

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342 L’ ECONOMISTA 31 maggio 1914

50 centesimi, il doppio se da 0,50 ad una lira e venti centesimi per prezzo maggiore. Il lieve aumento è compensato agli esercenti di cinema­ tografi dalla nuova disposizione che riduce dal 53 al 36 °/o il numero dei posti tassabili per ogni rappresentazione effettiva.

Per la tassa di negoziazione, nulla è innovato salvo una sanzione a carico degli amministra­ tori di società per garantire l’esatta esecuzione della disposizione tendente a far godere i pos­ sessori di titoli nominativi della minore tassa stabilita in confronto di quella per i titoli al portatore.

L’articolo unico dell’antico progetto di legge portava per le automobili lire 3 per ogni HP per i motori fino a 9 HP, e questo rimane nel nuovo disegno; però per i motori di maggior potenza è disposta una gradazione di tassa an­ nuale di lire 5 per ogni HP pei motori da 9 fino a 20 HP, di lire 7,50 da 20 a 40 IIP e lire 10 se il motore sviluppa oltre 40 HP, e con ciò si spera un maggior provento di tassa di lire 350.000 su quella prevista dal primitivo disegno di legge.

Per favorire l’industria dei forestieri, alle au­ tomobili temporaneamente introdotte nel regno è imposta una volta tanto la tassa corrispon­ dente alla rata di tre mesi, contrariamente a quanto è oggi disposto, cioè di pagare la tassa annuale dopo i primi tre mesi che sono esenti. La legge 17 luglio 1910 che tassa i motocicli, è parzialmente gravata nel progetto, il quale eleva a 35 lire la tassa annuale per i motocicli da 3 a 6 HP, ed a 50 lire per quelli di forza superiore ai 6 HP: le tasse sono poi aumentate del 50 «/„ per i motocicli con carrozzetta laterale od a rimorchio.

Finalmente per gli autoscafi è prevista una tassa annuale metà di quella delle automobili.

L’ultimo dei provvedimenti emendati è quello sulle acque minerali, per le quali, pur rima­ nendo' invariata la tassa di 10 centesimi per litro, sono esentate le acque destinate all’espor­ tazione e quelle vendute al pubblico fuori della sorgente a non più di 15 centesimi al litro.

Fra i nuovi provvedimenti presentati, vi è quello dell’esonero delle quote ereditarie infe­ riori a lire 100 recato dalla legge del 1902, e per cui si era fino ad oggi invano invocato ri­ medio.

Altre proposte sono quelle della riforma del procedimento di stima per la eredità, di cui già facemmo cenno, e lo sgravio della tassa di ne­ goziazione relativa ai titoli al portatore.

Una nuova tassa che diremo voluttuaria è quella con cui si propone di colpire totalizzatori e « book-makers », e da cui si ripromette un gettito dalle 350 alle 500 mila lire.

Leggeri ritocchi alle tasse di bollo sugli atti giudiziari, colpendo altresì le note e memorie defensionali, di cui troppo spesso si fruisce per sfuggire le tasse gravanti sulle comparse con­ clusionali.

Gli atti dei giudizi avanti le Corti di cassa­ zione vengono ora colpiti, col nuovo disegno di legge, di una tassa doppia di quella nei giudizi davanti ai Tribunali ed alle Corti d’appello.

Ogni mazzo di carte da giuoco paga oggi, come è noto, 30 centesimi, ed un mazzo di «

ta-rocehi » 50 centerimi: si propone un aumento rispettivo di 20 e 30 centesimi, cosa che pro­ durrà poco danno ai giuocatori, ed un discreto reddito che il Governo dichiara di devolvere a sollevare le condizioni pietose del personale sus­ sidiario addetto agli uffici esecutivi delle tasse sugli affari.

Allo stesso scopo è destinata la somma (che con la precedente si prevede in lire 1.200.000) che si trarrà dalla tassa di bollo enunciata per le quietanze e bollette per il pagamento delle tasse sugli affari a simiglianza di quelle per i dazi di consumo.

Ritocchi di qualche centesimo sono recati alle marche a tassa fissa da applicarsi alle conces­ sioni governative, e apposite disposizioni disci­ plinano la tanto controversa questione della le­ galizzazione delle firme. Per favorire il com­ mercio girovago la tassa di 200 lire imposta per la licenza di cui aU’art. 12 della legge di P. S. sulla fabbricazione e vendita delle armi insidiose, è ridotta a lire 40 per la vendita dei coltelli acuminati per uso domestico od industriale, e la rispettiva vidimazione annuale da lire 20 è ri­ dotta a lire 4. Il permesso di porlo d’armi è elevato a 18 annue ed è invece ridotto a lire 10 il permesso di navigazione con autoscafi.

L’ultimo e veramente grave provvedimento proposto è quello dell’addizionale del 5 % sulle imposte dirette e delle tasse sugli affari; ma è da pensare che il nuovo aggravio, oltre che allo Stato, andrà anche a beneficio delle Provincie e dei Comuni : sono circa 36 milioni, dei quali non oltre la metà entrerà nelle casse del pub­ blico erario.

Il testo del progetto di legge non altera le già note proposte della riorganizzazione dei di­ ritto di statistica che del resto non colpisce che la merce introdotta nel Regno.

L’insieme di questi provvedimenti, compresi i decreti-legge per gli spiriti e per i tabacchi, daranno in complesso una maggiore entrata di 96 milioni, sempre che l’alcool ed il tabacco rendano i 37 milioni previsti. E per quanto siano duri a pagare al tanto gravato contribuente ita­ liano, cosi sembrano accettabili, in quanto la consolidazione del bilancio è purtroppo un do­ vere che si impone nelle presenti circostanze.

L’aumento di 25 milioni nella circo­ lazione cartacea di Stato e le nuove monete di nichel da IO centesimi.

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(lolla circolazione doi biglietti a debito dello Stato verrà innalzato a 525 milioni.

Nulla vieta — aggiunge la relazione — di provvedere in seguito anche con maggiore lar­ ghezza, qualora le vicende del mercato rendano necessario un aumento. Nel limite indicato dei 525 milioni, sarà sempre compresa la circolazióne dei biglietti di Stato per conto del Banco di Na­ poli di cui alla legge 17 gennaio 1897 dei quali proseguirà la sostituzione con nuovi biglietti in ragione del loro ritiro ed annullamento secondo quanto dispone l'articolo 2 della legge 29 di­ cembre 1910.

Uno degli effetti del presente disegno di legge sarà quello di ridurre quella parte di circolazione bancaria che rappresenta un debito del Tesoro, e di sostituire la massa dei biglietti così ridotta con altrettanti biglietti di Stato, che risultano necessari alla piccola circolazione. Quindi ridu­ zione di debiti di tesoreria, con corrispondente aumento delle scorte auree accantonate in rap­ presentanza dei biglietti di Stato; e migliora­ mento della circolazione minuta, mercè un ne­ cessario rinforzo dell’attuale contingente dei bi­ glietti di piccolo taglio.

L’aumento proposto di 25 milioni di biglietti di Stato annulla naturalmente la facoltà concessa al Ministro del tesoro con l’art. 3 della legge 29 dicembre 1910 di emettere contemporanea­ mente, secondo i bisogni della circolazione, nuovi biglietti di Stato da 10 e da 5, contro pari ri­ serva di monete d'oro, in parziale sostituzione degli spezzati d’argento.

La seconda parte del progetto di legge si pro­ pone di avviare una importante riforma nella minuta circolazione monetaria, e precisamente in quella delle monete da centesimi dieci. La legge 9 luglio 1905 sul riordinamento della minuta circolazione autorizzò la coniazione di quaranta milioni di nuove monete di nichelio puro da cen­ tesimi venti, previo ritiro delle vecchie monete. Le nuove monete sono state finora emesse per circa 22 milioni di lire; e la coniazione prosegue regolarmente. Ora però, anziché raggiungere i 40 milioni per la coniazione delle monete di ni­ chelio da 20 centesimi, è parso più opportuno arrestare la coniazione a 30 milioni, ed iniziare cogli altri 10 milioni la istituzione di una nuova moneta di nichelio puro da centesimi dieci, da porre in circolazione per ora, in coesistenza con le attuali monete di bronzo. Questo servirebbe anche di utile esperimento.

La trasformazione che si propone, raddoppiando il numero dei tondelli occorrenti in confronto delle monete da centesimi 20, richiederebbe un aumento di spesa che si presume in lire 500.000. Si tratta del resto di spese che trovano corre­ lazione nell’entrata in quanto che il prodotto della vendita delle vecchie monete di bronzo e di quelle di nichelio misto assicurerà al bilancio dello Stato un equo compenso all’onere richiesto

Errata-Corrige.

A l fa scico lo n . 2089, n ell'a rtico lo « P ro g ressi del Credito agra­ r io n el M ezzo g io rn o » , a p a g . 307 p r im a colonna a lla fin e del capoverso leggasi « c o s titu e n d o c o si u n a p r o p o r z io n e d e l s o lo 0 , 2 0 % » invece d i « d e l s o lo 20 % » .

dai proposto miglioramento delia circolazione mo­ netaria.

Le altre disposizioni contenute nello schema di disegno di legge sono intese alla esecuzione della progettata riforma.

L’ Istituto lombardo di Credito fondiario

n e l 1 9 1 3 .

La gestione 1913 del Credito Fondiario isti­ tuito ed amministrato dalla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, è specialmente note­ vole per l'avvenuto realizzo delle proprietà im­ mobiliari, realizzo che avrebbe potuto influire sull’esito finanziario dell’esercizio diminuendone la rendita relativa, se con deliberazione del gen­ naio 1913 non si fosse provveduto ad aumentare il cespite dei diritti di commissione di compen­ dio delle semestralità a debito dei mutuatari, a cominciare da quella di scadenza 1° gennaio 1914 e con effetto quindi dal 1° ottobre scorso. Tale maggior reddito concorse a fronteggiare, almeno in parte, il mancato gettito degli stabili ven­ duti; l’utile netto anzi dell’esercizio in lire 581.143,63 potè superare quello dell’anno 1912, anche a ragione delle minori spese sostenute e nonostante il maggior carico per tassa di mano­ morta in seguito a transazione di una vertenza coll’Erario.

I prezzi delle cartelle fondiarie 3,50 °/0, sem­ pre alquanto al disotto del nominale, non favo­ rirono Io sviluppo delle operazioni di mutuo; tuttavia i nuovi contratti superarono per nu­ mero ed importo le restituzioni di capitale, tanto che in fine d’anno il credito verso i mutuatari ammontava alla cospicua somma di L. 190 mi­ lioni 878.803.56, distribuito sopra 4010 partite diverse.

Le condizioni poco favorevoli in cui ebbero a trovarsi i mutuatari, causa il deprezzamento delle cartelle fondiarie 3,50 %> si rispecchiano pure nel movimento delle domande di mutuo. Queste pervennero infatti aH’AmministrazÌone in numero assai ridotto in confronto al prece­ dente anno 1912 e mentre si verificò un sensi­ bile aumento nei quantitativo delle domande ritirate dalle parti, minori per numero ed im­ porto furono quelle riuscite alla stipulazione del contrattò definitivo e le altre respinte per man­ cata idoneità di cauzione ipotecaria.

In conseguenza della vendita degli immobili di proprietà, il cui valore si ridusse in fine di anno a poco più di L. 100.000, il Comitato prov­ vedeva alla chiusura dell’Ufficio amministrativo degli stabili in Roma, mantenendo solo, in via di esperimento, l’annessa Agenzia di Credito Fondiario per la trattazione delle pratiche di mutuo.

(8)

344 L ’ ECONOMISTA 31 maggio 1914

turi esercizi. L;t detta somma rappresenta il maggior prezzo ottenuto nel realizzo delle pro­ prietà immobiliari.

Il Bilancio d’esercizio 1913 si riassume nelle seguenti cifre: Rendite L. 8.096.872,01 — Pesi e spese L. 7.515.728,38 - Utile netto L. 581.145,63. Di questa somma la. Commissione amministra- trice della Cassa di Risparmiò deliberò il se­ guente riparto:

al fondo di riserva del Credito Fondiario, in ragione di una metà di detta somma, dedotto il 6 °/0 a favore del fondo pensioni L. 273.137,51 ; al fondo pensioni e sussidi agli impiegati per l’anzidetta quota del 6 % L. 17.434,31;

alla gestione della Cassa di Risparmio per l’importo della restante metà di utili, L. 290 mila 571,81.

I N F O R M A Z I O N I

L’ emigrazione inglese nel 1913. — Il « Board of Trade » ha pubblicato le statistiche della emigrazione durante il 1913. Da queste risulta che in tale anno 127.689 cittadini inglesi abbandonarono la madre patria per le colonie. Nei primi quattro mesi dell’anno corrente l’emi­ grazione ha mostrato una enorme diminuzione tanto che, continuando nella misuraattuale gli emigranti per il 1914 non raggiungeranno la Cifra di 60.000.

I titoli esteri in Spagna. — Un decreto

Armato il 26 corr. dispone che tutti i titoli e valori mobiliari esteri saranno sottoposti per poter cir­ colare ed essere negoziati in Spagna alle im­ poste spagttuole e dovranno essere bolliti dalla fabbrica nazionale di carte e monete a Madrid.

L’espansione germanica nei balconi. —

11 Piccolo di Trieste ha da Salonicco: Si è fon­ data in Grecia ed in Germania una lega allo scopo di stringere maggiormente le relazioni commerciali fra la Grecia e l’impero germanico. Ecco le considerazioni dalle quali parte la società greco-germanica: con la nuova linea Larissa- Salonicco sarà stabilita una comunicazione di­ retta fra la Grecia e l’Europa. Si avrà cosi una linea diretta da Atene, per la linea delle fer­ rovie orientali, verso l’Occidente dell’Europa che renderà possibile il tragitto Atene-Parigi in 60 ore, tragitto che esige attualmente un minimo di 100 ore. Eguali economie di tempo saranno fatte sui tragitti Atene-Venezia e Ate- ne-Berlino. E’ evidente che queste comunicazioni dell’Europa con l’Estremo Oriente costituiscono un avvenimento di grande importanza. Prima di tutto, il traffico dei passeggeri sarà deviato dai porti italiani, verso Atene. Si risparmierà così da 35 a 55 ore di traversata. I vapori più rapidi hanno attualmente bisogno di 50 ore per il tragitto Brindisi-Alessandria; di 70 ore per il tragitto Napoli-Alessandria, mentre il tragitto Pireo-Alessandria si farà in 16 ore.

Per quanto concerne le merci, l’importanza della nuova linea non è meno contestabile, so­ pratutto per le merci soggette a deperimento,

come per esempio le frutta. Le relazioni postali prenderanno la nuova via e il centro del traf­ fico marittimo dell’Europa Orientale passerà dai poi ti italiani ai greci e in prima linea al Pireo. La società greco-germanica si propone ora di ottenere che T influenza germanica nelle ferrovie orientali non accordi nessun aumento di tariffe senza il permesso germanico. Oltre a ciò le grandi linee di navigazione tedesche dovranno acqui­ stare immobili a Salonicco e al Pireo, come pure rive e docks. Esse dovranno creare delle nuove linee rapide verso l’Egitto e l’Estremo Oriente.

Il Nord-deutscher Loyd dovrà creare da parte sua un treno di lusso simile al « Napoli-Express » fra la Germania ed Atene allo scopo di ridurre il tragitto. La Germania dovrà ottenere dalla Grecia lo sviluppo delle linee doppie, affinchè sia possibile il trasporto rapido delle merci. E inflne le grandi case di esportazione della Ger­ mania dovrebbero stabilire delle succursali nei porti, come pure le grandi Banche potrebbero cercare di sviluppare il commercio accordando sovvenzioni sulle polizze di carico.

RlYISTd BlBLlOQRdPICd

E; Àntonelli. — Principes d’economie pure.

— Le Iheorie de l'échange sur le regime

de la libre concurrence — 1914, Paris - Ri^

vière, pag. 226, fr. 5.

Le teorie economiche di Leone Warlas, il fon­ datore della scuola di Losanna, sono state Ano a qui ignorate o misconosciute dagli economisti francesi, perchè esse sono state presentate, nelle opere del maestro, sotto una veste matematica complicata che inquieta ed allontana ben tosto tutti quelli che non sono familiarizzati col lin­ guaggio delle matematiche superiori.

W alras stesso, come Cournot prima di lui, aveva sentito verso la flne della sua vita, il valore di questo ostacolo formale ed aveva pre­ parato un abrégé, la lettura del quale non esi- . geva infatti altra conoscenza matematica che l’algebra, la geometria, e le prime nozioni della geometria analitica a due dimensioni.

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Luigi Einaudi. — La Finanza della guerra e delle opere pubbliche. 1914. Soe. Tip. Edi­

trice Nazionale, Torino — pag. 350, L. 7. Il volume, che qui si annuncia, scritto dal prof. Luigi Einaudi dell’Università di Torino, ha per iscopo di trattare un problema di grande attualità, in un momento in cui in ogni paese si discorre di guerre e di opere pubbliche e dei mezzi atti a far fronte alle enormi spese che dalla guerra e dalle opere pubbliche sono occa­ sionate. Lo Stato per le spese di guerra e per le opere pubbliche (costruzioni ferroviare ed ar­ redamento delle ferrovie di Stato, bonifiche, rim­ boschimento), i Comuni per le imprese municipa­ lizzate, le case popolari, le scuole, i risanamenti, i piani regolatori, ecc., si sono trovati di fronte al problema: come provvedere a queste che sono spese in conto capitale, diverse dalle spese in

conto di esercizio, a cui si provvede con le en­

trate ordinarie?

Il presente volume è un quadro delle maniere corrette ossia economicamente utili all’ univer­ sale e delle maniere scorrette, ossia economica­ mente dannose, di provvedere ai bisogni straor­ dinari degli enti pubblici; e, naturalmente, poiché le maniere scorrette o dannose sono più nume­ rose e più frequentemente adottate delle maniere corrette, la critica degli errori e dei sofismi cor­ renti intorno alle imposte straordinarie ed ai debiti pubblici non ha nel volume una parte minore dell’esposizione della verità. Sono oggetto di critiche sovratutto le illusioni, con cui si fanno da molti governanti apparire le spese pubbliche meno pesanti di quanto in realtà non siano. A codesti governanti piacciono i buoni del tesoro, o le anticipazioni statutarie degli istituti di emissione, perchè hanno nomi che lasciano cre­ dere erroneamente al gran pubblico che si tratti di qualcosa di diverso da un prestito vero e proprio; hanno predilezioni spiccate per le emis­ sioni di biglietti a corso forzoso — legale o di fatto — perchè non si vede subito l’onere gra­ vissimo che esse apportano e si vede soltanto che non fruttano interessi passivi: amano gran­ dissimamente far debiti mercè istituti pubblici di risparmio e di assicurazione, perchè imma­ ginano di sottrarsi al controllo del mercato libero; si industriano a larvare i debiti sotto colore di annualità promesse a compagnie ferroviarie o di sussidi a città e consorzi; dànno la palma ai prestiti in rendite perpetue in confronto ai prestiti ammortizzabili, per non essere obbligati ad iscrivere in bilancio le rate di ammortamento; emetton prestiti sotto la pari pur di far credere alla propria abilità ad ottenere dai banchieri mutui a basso tasso di interesse; evitano di emettere prestiti all’estero, anche nei casi in cui siffatto partito è manifestamente profittevole al­ l’interesse pubblico, pur di far pompa di una indipendenza dallo straniero, che in ben altri modi si acquista; commettono ripudi di debiti, rivestendoli di forme raffinate, atte ad illudere la generalità con accorte confusioni del ripudio con l’imposta o con la conversione; seguono il pregiudizio volgare che l’indice più perfetto della prosperità del paese e del biiancio sia l’altezza dei corsi a cui sono quotati i titoli di Stato e spargono amare lagrime se, dopo una

conversione, per nuovi accidenti intervenuti, i corsi delle rendite scendono al disotto della pari. Chiarire gli errori contenuti nei falsi ragiona­ menti che corrono tuttodì ed hanno gran credito tra il volgo polìtico ed i giornalisti analfabeti, mettere in luce quel che non si vede nei fatti della finanza straordinaria e che è ben più in­ teressante degli errori e delle mezze verità che

tutti vedono-, ecco qual’è uno degli intenti prin­

cipali che mossero a scrivere l'autore.

Ma non è a dire che il libro sia solo una cri­ tica dei metodi cattivi usati spesso dai gover­ nanti per provvedere alle spese straordinarie. Esso è anche una larghissima esposizione dei problemi pratici che tuttodì sorgono in questa materia; come si può vedere dal seguente indice sommarissimo del contenuto:

Capitolo I. — Spese ed entrate straordinarie dello

Stato.

N atura e specie delle spese strao rd in arie — Loro classificazione.

Capitolo II. — A v a n zi, economie, tesori di g uerra

ed alienazioni p a trim o n ia li

Capitolo III. — Im poste straordinarie e debito p u b ­

blico.

Varie specie di Imposte straordinarie - Limiti alla loro applicazione — Fondam ento del debito pub­ blico e confronto con l ’im posta strao rd in aria — Sofismi intorno al debito pubblico.

Capitolo IV. Del debito pubblico im proprio.

I buoni del tesoro e le due specie di essi — I pre­ stiti forzati — 1 prestiti patriottici — Del corso forzoso — Anticipazioni statutarie — Dei fondi depositati negli Istituti pubblici di risparm io e di assicurazione e della cosidetta indipendenza finan­ ziaria dello Stato — Rendite vitalizie e tontine — Dell'obbligo fatto a talune Banche o Casse di acqui­ stare titoli di debito pubblico — Del debito publico larvato con annualità e sussidi ad enti pubblici e- privati.

Capitolo V. — Del debito pubblico proprio.

1 prestiti a scadenze fisse — Le annualità o re n ­ dite, tem poranee — I prestiti am m ortizzabili — I prestiti consolidati perpetui od in rendita per­ petua.

Capitolo VI. — Di alcuni problem i speciali dei p r e ­

stiti pubblici.

P restiti alla pari o sotto la pari — I prestiti a pre­ mio — Garanzie speciali o garanzia generale per i p restiti pubblici? — U niform ità o varietà dei tipi di debito pubblico? — Tagli piccoli o tagli grossi? — Titoli nom inativi o tìtoli al portatore? — Della em issione o vendita ai capitalisti dei titoli di debito pubblico — Delle emissioni a l­ l’interno od a ll’estero dei prestiti pubblici.

Ca p i t o l o VII. — D ell’a m m o rta m en to dei p re stiti

pubblici.

La logica dell’am m ortam ento — 11 m iraggio delle casse di redenzione e le condizioni od i metodi di un am m ortam ento reale — L’am m ortamento del debito pubblico in Italia ed il Consorzio Na­ zionale.

Capitolo V ili. — Del ripudio dei prestiti pubblici.

Capitolo IX. — D ella conversione dei prestiti pub­

blici.

La teoria economica della c o n v ersio n e.— Nozione, prem esse logiche ed effetti im m aginari — P ro ­ blemi economici, giuridici e politici della conver­ sione — I metodi della conversione.

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346 L’ ECONOMISTA 31 maggio 1914

volume, che abbiamo il piacere di annunciare al pubblico; osservazioni le quali potranno es­ sere di giovamento grande nella discussione e nella soluzione di problemi interessanti quoti­ dianamente la vita pubblica e privata delle più svariate classi di persone.

Le imposte dirette nell’esercizio finanziario 1912-13.

Si è pubblicata la relazione annuale su ll’Ammini­ strazione delle Imposte dirette, presentala al M inistro delle Finanze dal direttore generale comm. A. E. Ab­ bate; desumiamo i dati principali cominciando col no­ tare come il gettito complessivo delle Ire Imposte di­ rette n ell’esercizio finanziario 1912-1913, ascese a L. 519.400.999,39 con un aumento sulle previsioni di L. 19.100.988,39 di cui 409.294,76 imposta sui te r­ reni, 2.715.245,23 im posta sui fabbricati e 15.976.459,40 imposla di R. M.

Di fronte a queste entrate si sono avute L. 26 mi­ lioni 862.224,98 di spese relative alla gestione delle Im poste dirette.

Imposte sui terreni.

11 prodotto delle imposte sui terreni ha subito delle variazioni in meno.

M entre nei ruoli l ’im posta venne fissata per li­ re 85.953.434,39 — comprendendo in essi la somma di L. 1.536.683,58, rap p resen tata dai due centesim i addizionali nel terrem oto — il tributo effettivo al­ l'erario deve rid u rsi a L. 8-1.416.750,81 poiché i cen­ tesimi addizionali del terrem oto, per là loro speciale destinazione, non debbono considerarsi come u n 'e n ­ tra ta dello Stato

La rilevata dim inuzione deve, più che altro, a ttri­ b u irsi al fatto che continuano ad esplicarsi gli,effetti della legge che accordò alle Casse rurali l’esenzione da qualsiasi im posta, nonché a ll’altro fenomeno che si verifica nel Mezzogiorno, della tendenza cioè delle ditte collettive aventi reddito complessivo superiore a L. 6000 a frazionare la loro proprietà per fru ire della riduzione del 30 % d ’im posta concessa alle pro- vincie m eridionali in forza di legge.

Nel corso del 1912-13 han proseguito i lavori per l'applicazione del nuovo catasto. In conseguenza del­ l ’attivazione di esso, in provincia di Cuneo, ne è de­ rivata una dim inuzione dell’im posta sui terren i di L. 1.062.507.

Da un calcolo fatto, l’attivazione del nuovo catasto ha portato una dim inuzione all’E rario finora, nelle 17 provincie in cui è stato attivato, della somma di L. 14.364.086, ossia una percentuale del 40 °j0.

Le somme d ’ imposte terreni restituite o rim borsate ai contribuenli per indebito, per inesigibilità o per altre cause espressam ente previste dalle leggi e di­ sposizioni organiche vigenti in m ateria, che amm on­ tarono alla com plessiva somma di L. 1.742.815 nel 1912, ascesero nell’esercizio 1912-13 all'im porto di L. 1.455.664,11.

Oltre a questi rim borsi l ’E rario deve per legge ver­ sare un a p arte del provento dell'im posta sui terren i alla Cassa provinciale di credito agrario per la Basi­ licata per abbuoni. Tale quota, nell’esercizio in esame ascese a L. 511.871,58.

Poi, nella parte passiva di questo bilancio si deb­ bono considerare:

1° Rim borsi a favore dei Comuni e della Pro­ vincia di Basilicata in L. 240.000.

2° Rimborsi al Consorzio zolfìfero siciliano in L. 983.077,15.

Le sovrim poste deliberate dal Consiglio Comunale e Provinciale am m ontarono nel 1912 alla somma di

L. 313.012.232,45. Le sovrim poste su p p le tiv e amm on­ tarono a L. 5.945.399,33.

Perciò l’am m ontare complessivo delle sovrim poste iscritte nei ruoli principali, speciali e su p p le tiv i è stato di L. 317.218.631,78 con un aum ento di L. 19.470.555,58 in confronto di L. 297.748.074,20 di sovrim poste dirette iscritte nei ruoli del 1911.

Gli aggi infine dovuti ai ricevitori ed agli esattori sono stati di L. 9.232.465,62.

Imposta sui fabbricati.

L ’importo complessivo d ell’imposta erariale sui fab­ bricati, com presa l ’addizionale, è stato nel 1912, fra ruoli principali e ruoli suppletivi, di L. 106.027.922 superiore di L. 3.550.900 a quello del 1911 che fu dì L. 102.447.022.

L’ importo pel 1913 ha dato, tra imposta principale e decimi, il prodotto di L. 103.966.225 che in con­ fronto di quello del 1912 presenta il notevole a u ­ mento di L. 2.318.143.

Questo è uno dei più sensibili aum enti avuti dal 1893 in poi, non ostante continui ancora le legge di esenzione d all’im posta per i 143 Comuni delle pro­ vincie di Catanzaro, Reggio Calabria e Messina.

Ma per com prendere pienam ente questo aumento bisogna tener oonto dei fattori che vi hanno contri­ buito, come i provvedim enti di politica edilizia e lo molteplici agevolazioni per la costruzione di case po­ polari.

Osservando il movimento del reddito e del contri­ buto durante 22 anni, dal 1890, epoca in cui fu ese­ g u ita l’ultim a revisione generale, al 1912, si rileva il continuo aum ento subito dall’imposta.

Da un im ponibile di L. 69.033.737, risultante dai ruoli del 1890, si arriva, pel 1912, ad un reddito im­ ponibile di L. 101.147.011.

L'ascesa di questo cespite di en trala però è del tutto recente e in corrispondenza allo sviluppo edi­ lizio segnalato in quasi tu tte le regioni d ’Italia per nuove costruzioni non solo, ma anche per abitazioni riattate con criteri moderni.

Difatti l'aum ento del prodotto della im posta deriva, non soltanto da nuove costruzioni ma anche da re­ visioni parziali dei redditi già accertati.

L’aum ento sopra rilevato non è affatto destinato ad arrestarsi, e cioè è tanto più confortante se si tien conto delle molte leggi di esenzioni tem poranee che si sono .approvate in questi ultimi anni per favorire la costruzione di case per le classi meno abbienti.

Seguendo il movimento di questo accertam ento pos­ siamo dare i seguenti dati.

1° Sono stati acquisiti all’im posta:

a) p e r c o n f e r m a co l s ile n z io N . 11.791 p e r L . 3.190.002,45 b) p e r c o n c o rd a to » 45.016 » » 17.870.822,33 c) p e r d e c is io n e d e l l ’A u t. g iu d i z . » 18.345 > » 9.873.376,11 e q u i n d i i n to t a le N . 75.152 p e r L . 30.934.260,94

sono rim aste in contestazione al 31 dicem bre 1912 N. 32.104 edifìci p er L. 25.492.329.329.63.

*

* *

Passando a parlare dei rim borsi si nota come l’am m ontare di essi sia salito a L. 041.177,41, com pren­ denti nella quasi totalità, quote indebite poiché le quote inesigibili, com prese nella cifra notata, ascen­ dono ad appena L. 3.959,04.

Nel computo dei mancati incassi non bisogna t r a ­ scu rare anche la cifra non introitata d all’E rario a causa della esenzione degli edifici sfitti e degli opi­ fici inattivi, che ammontò a L. 834.845,54.

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IL BILANCIO DEL REGNO D ’ ITALIA

dal 1862 al 1912-13.

Il M inistro del Tesoro on. Tedesco ravvisava nei mesi scorsi la opportunità di rinnovare la statistica pubblicata in precedenti occasioni estendendola a tutto l'esercizio 1912-913 e com pletandola con nuove m ag­ giori dim ostrazioni le quali meglio rispondessero alle esigenze degli studiosi di cose finanziarie che vo­ gliono approfondire l’esame dei bilanci.

E ’ noto che l’ultim a statistica completa del genere, pubblicata nel 1909, riassum e i risultati del bilancio dal 1862 a tutto il 1907-908.

A questa seguì nel 1911, in occasione del cinquan­ tenario dell'unità., un a pubblicazione com prendente anche i risultati degli esercizi finanziari 1908-909 e 1909-910, però in forma più sintetica e senza alcuna illustrazione.

Oggi il R agioniere G enerale dello Stato.comm. Ber­ nardi, in adempimento delle disposizioni im partite dall’on. Tedesco, ha dato alla luce un nuovo e grosso volume di oltre 650 pagine, che costituisce u n a pre­ ziosa m iniera di dati e di documenti.

L’opera è u n a com pleta statistica, la quale prende ie mosse dalla pubblicazione del 1909 integrandola' con l’aggiunta dei risultati degli esercizi dal 1908-909 al 1912-913 ed am pliandola con ¡speciale riguardo agli ultimi tre lu s tri allo scopo di porre nella m ag­ giore evidenza le fasi della finanza italiana d urante il periodo del suo risorgim ento.

Il crescendo delle spese. — Ciò che salta subito agli occhi è l'enorm e increm ento delle spese, il cui ritmo dapprim a lento, si andò sem pre più accelerando, sospinto anche dal crescere vertiginoso delle p ub­ bliche risorse le quali offrivano così allo Stato il mez­ zo di riversare, i maggiori proventi erariali non sol­ tanto ad increm ento delle spese di am m inistrazione, servizi pubblici, delle opere pubbliche, delle ferrovie, e ad integrare le iniziative private.

Il Ragioniere Generale suddivide in quattro distinti periodi le vicende del bilancio italiano dal 1862 ad oggi.

11 primo periodo da) 1862 al 1875 com prende gli anni dei grandi ardim enti i quali portarono al com­ pim ento della patria unità ed al raggiungim ento del pareggio. Le spese effettive crebbero da milioni 927 nel 1862 a un miliardo e 82 milioni nel 1875 anche in conseguenza dell’annessione dehe provincie venete e di M antova e della provincia di Roma.

E ’ questo il periodo degli aum enti lievi, tr a tta n ­ dosi di 115 milioni in 14 anni con u n a media a n n u a di 11 m ilioni; ma bisogna tener conto che i 927 m i­ lioni iniziali com prendevano 219 milioni di spese straordinarie riflettenti in massim a parte le due am­ m inistrazioni m ilitari, per le g u erre e le spedizioni contro il brigantaggio, m entre nel 1875 le spese straordinarie m ilitari si lim itarono a 73 milioni. Ef­ fettivam ente, quindi, l’increm ento delle spese ordi­ narie e straordinarie dell’A m m inistrazione dello Stato fu superiore a quella che appare.

Nel « secondo periodo » dal 1876 al 1884-85 la ca­ tegoria delle en trate e delle spese effettive presenta u n a serie di avanzi, in terro tta solam ente da un lieve disavanzo nel primo sem estre 1884 dovuto allo sposta­ m ento dei term ini dell’esercizio finanziario che fino al 31 dicem bre 1883 coincide con l’anno solare.

La spesa effettiva ascende quindi da un m iliardo e 103 milioni nel 1876 ad un m iliardo e 409 milioni nel 1884-85, con un aumento complessivo di 306 mi­ lioni, cioè 38 milioni in media all’anno.

11 terzo periodo dal 1884-85 al 1897-98 fu quello dei disavanzi: la spesa effettiva ascese da un miliardo e 432 milioni a un m iliardo e 620 m ilioni, con l ’in­ crem ento medio annuo di ci circa 16 milioni.

Il quarto che comprende gli esercizi dal 1898-99

al 1912-913, è caratterizzato dalla benefica ascensione delle en trate le quali, p u r consentendo alle spese un largo sviluppo, determ inarono nello stesso tempio una larg a serie di cospicui avanzi.

E ’ l ’epoca d'oro della finanza italiana.

Le spese effettive accertate alla fine del 1898-1899 in un m iliardo e 626 milioni, sono ascese al term ine del 1912-13 a 2 m iliardi e 786 milioni.

Dio però sem plicemente in apparenza, perchè, nel fatto, tenuto conto degli effetti della conversione della rendita, avvenuta nei quattro esercizi che vanno dal 1906-07 al 1912-13 che. portarono u n a complessiva dim inuzione degli stanziam enti per circa 120 milioni, l'aum ento si riduce a 1 m iliardo e 280 m ilioni.

Il notevole aum ento, circa 91 milioni in m edia al­ l'anno, è principalm ente determ inato dalle seguenti spese, comprese fra le effettive del 1912-13, e cioè 249 milioni e 878 mila lire per la T ripolitania e Ci­ renaica e 76 milioni e 120 mila lire di pagam enti anticipati di spese straordinarie per la g u erra, per la m arina e p er la costruzione dell’Acquedotto pugliese e di altre opere pubbliche.

E quando si voglia prescindere da tali partite, l’aumento verificatosi duran te l ’ultimo periodo nella spesa effettiva, in confronto dell’esercizio 1898-99 si ragguaglia a 954 milioni con u n a media annua di di circa 68 milioni.

Dell’aum ento han ricavato vantaggio per più dì due terzi (613 milioni) i servizi civili, la cui spesa nel 1912-13 fu di 1 m iliardo e 723 milioni e per il resto i servizi dipendenti dai M inisteri della g u erra e della m arina che, a parte la m arina mercantile, richiesero uria spesa di 787 milioni.

Il rapporto di queste ultim e spese alle spese totali effettive e’ra rappresentato nel 1898-99 dal 24.7 per cento; nel 1912-13 dal 28,2 per cento.

G LI S C IO P E R I IN ITALIA.

(Statistica dell’ Oli ciò del lavoro). L’Ufficio del Lavoro ha pubblicato il volum e a n ­ nuale sulla Statistica degli scioperi avvenuti in Italia n ell’anno 1912, la raccolta ed elaborazione dei cui dati è stata diretta dal dott. Ugo M uzzarini.

Il volum e contiene oltre il m ateriale puram ente statistico, ampie e accurate notizie, alcune delle quali con carattere monografico, che illustrano ¡ m ovimenti più im portanti così n ell’industrie come n e ll’agricol­ tu ra ; specialm ente notevoli le relazioni intorno allo sciopero nelle fabbriche di autom obili di Torino, agli scioperi generali tipografici di Milano e Genova, a quello degli scalpellini nel Biellese, ai vasti e com­ plessi movimenti nel Bolognese, ai reiterati scioperi di tram vieri a Napoli, allo sciopero generale della m ietitura del riso nel Vercellese, agli scioperi nel F errarese e a quelli di coloni in varie plaghe delle Marche.

N elle industrie. — La frequenza degli scioperi e

degli scioperanti nelle industrie che, dopo la depres­ sione avutasi nel 1909 (930 scioperi con 140.452 scio­ peranti), si era andata gradualm ente rialzando negli anni 1910 e 1911 (si ebbero in questo ultim o 1107 scioperi con 252.853 scioperanti) p u r restando al di­ sotto dei culm ini raggiunti nel 1907 e nel 1908 su ­ bisce nel 1912 u n a nuova sensibile depressione che la riconduce al livello del 1909 con 914 scioperi e

144.124 scioperanti.

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