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Abstract tratto da A. Conter, V. Impellizzeri, M.Valenza, F. Zavattaro - I colori del vento - Tutti i diritti riservati - Dario Flaccovio editore

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Academic year: 2022

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Testo completo

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La presente collana è stata voluta e creata da Tullio Di Fiore

Pres. GRIS di Palermo e Sicilia, docente invitato presso ISSR Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia

Marcello Di Tora o.p.

Prof. associato presso la Facoltà Teologica di Sicilia e membro dell’equipe del GRIS

Giuseppe Ferrari

Segretario del GRIS nazionale

COLLANA

TEOLOGIA, RELIGIONI E RELIGIOSITÀ ALTERNATIVA

®

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E tu sempre amerai, uomo libero, il mare!

(Charles Baudelaire)

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A. Conter, V. Impellizzeri, M. Valenza, F. Zavattaro

I colori del vento

Appunti di un viaggio fotografico a Pantelleria

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A. Conter, V. Impellizzeri, M. Valenza, F. Zavattaro I COLORI DEL VENTO

ISBN 9788857909554

© 2019 by Dario Flaccovio Editore s.r.l. - tel. 0916700686 www.darioflaccovio.it

www.webintesta.it magazine.darioflaccovio.it eventi.darioflaccovio.it

Impellizzeri, Vito

I colori del vento / Vito Impellizzeri. - Palermo : D. Flaccovio, 2019.

(Collana GRIS) ISBN 978-88-579-0955-4 858.92 CDD-23 SBN PAL0317373

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

Stampa: Priulla Print s.r.l., Palermo, Prima edizione, giugno 2019

Hanno collaborato:

Ariane, Annalisa, Fabio, Mario, Marida, Francesco, Giuliano, Federica, Caterina, Antonietta, Francesca, Fabrizio, Graziella, Carla, Antonietta, Silvana, Vito, Gabriella, Vito.

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I colori del vento. . . pag. 7

Il cominciamento del sole. . . . » 11

Incandescenze vulcaniche. . . . » 17

Intensità inebrianti. . . . » 33

Gradini di giardino. . . . » 37

Il tempo Immobile. . . . » 49

Pietre di legno e contadini marinai. . . . » 53

Vento di mare. . . . » 57

Volti senza tempo. . . . » 63

Storie di mani, riflessi di luce, pagine di vento. . . . » 69

Coltivare la bellezza. . . . » 75

Case di bellezza: l’ospitalità nei dammusi. . . . » 77

INDICE

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Ci sono libri che, oltre a essere letti e ascoltati, chiedono alle loro pagine di invitarvi a danzare per raccontare con il movimento i toni dell’esperienza vissuta, così da essere accolti e suscitare il deside- rio di perdersi tra i meandri delle immagini di un dialogo emozio- nale, dettato dalla sintonia con un territorio di particolare pregio ambientale e paesaggistico. Ecco lo stupore: il comune luogo, non il luogo comune, dove gli autori delle vicende narrate, attraverso le foto e le parole, si incontreranno con coloro che scelgono di attra- versare questa descrizione nell’ambito di una cortese ospitalità.

Perché leggere un libro così? Anzi, perché scriverlo e proporlo?

La scelta di una pubblicazione fotografica giunge dalla splendida vacanza trascorsa da un piccolo gruppo di persone, e dall’ispira- zione di condividerla con chi vuole e spera di ritrovare se stesso per stabilire il suo viaggio nella vita proprio grazie all’armonia of- ferta dalla natura di Pantelleria.

Espressioni che si collegano idealmente alla magica estate che visse su quest’isola nel 1969 il colombiano — premio Nobel per la Letteratura — Gabriel García Márquez, il quale raccontò, nel 1980 su El País, ripescando tra i ricordi della notte dell’allunaggio: «sta- vamo passando l’estate nell’isola di Pantelleria, nell’estremo sud della Sicilia e non credo esista nel mondo un posto più appropriato per pensare alla Luna. Pensavo con una certa nostalgia premoni- trice che così doveva essere la luna. Ma lo sbarco di Armstrong au- mentò il mio orgoglio patriottico: Pantelleria era migliore».

1. I COLORI DEL VENTO

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Parole scritte e pensate sottovoce dopo essersi incuneati a ri- doso1, al riparo dalle folate impetuose così da avvertirle leggere ed esili, sono semplici risonanze che non tradiscono l’avvenenza di questa terra incastonata nel mare. «Non credo che esista al mondo un luogo più adatto per pensare alla luna. Ma Pantelleria è più bella:

le pianure interminabili di roccia vulcanica, il mare immobile, la casa dipinta di calce fino agli scalini dalle cui finestre si vedono, nelle notti serene, i fasci luminosi dei fari africani… fondali addor- mentati».

Navigare con le vele dell’espressione nel mare suggestivo delle istantanee, consapevoli dell’essere in grado di respirare i colori del

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1Espressione vernacolare per dire “a ridosso“.

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vento, significa avvistare una terra su cui approdare per cammi- nare senza percepire il freddo, grazie agli sbuffi vaporizzati che il vulcano sprigiona attraverso gli sfiatatoi delle sue rocce sfilacciate dal tempo.

Questi ritratti, appunti di un viaggio, sono il frutto del workshop di fotografia che si è svolto nei primi giorni del mese di ottobre 2018. Guidati da Annalisa Conter, fotografa professionista di Ve- rona, Fabio Zavattaro, giornalista romano, e Mario Valenza, docu- mentarista dell’isola, un gruppo di fotografi amatoriali ha cercato di immortalarei colori del vento a Pantelleria. Sono stati effettuati mol- tissimi scatti, che poi di sera venivano revisionati da tutto il gruppo, durante i momenti di una cena festosa, così come dettato dalle usanze locali, per scegliere di rappresentare, abbandonando l’idea di una classica raffigurazione, l’itinerario vissuto tra la terra del vul- cano e il mare, avvolti dal vento sotto i raggi del sole, e di notte alla vista della luna.

Questa esperienza si è realizzata grazie alle Case del principe di Pantelleria che, in piena sintonia con il Parco Nazionale Isola di Pan- telleria, hanno elaborato per i propri ospiti l’opportunità di un sog- giorno, che si è protratto nell’arco di alcune giornate le cui ore sono state scandite dal riposo, dalla contemplazione, dal gusto e dal di- vertimento.

La risultante è stata caratterizzata da percorsi impregnati di sa- pori e odori, allietati dai suoni e per certi versi deconcentrati dai rumori, ma anche catturati da silenzi che hanno percosso sommes- samente il diaframma della memoria con onde misteriose di ram- menti di infinito, per inseguire arcani richiami provenienti dal mutevole orizzonte di un mare oscillante tra turbolenze e bonacce.

In fondo tutto questo romanzo fotografico non è che il racconto di come il vulcano, con la complicità del mare, cerchi ancora di far innamorare la luna.

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Il sorgere del sole avviene in un tempo che appartiene all’anima, e si frammenta in fasci di luce che rivelano la magnificenza divina.

Diverse persone attendono tutta la notte per aspettare l’alba, alcuni lavorando come quelli che preparano il pane che al dissolversi del- l’oscurità sarà sfornato e darà il buongiorno inebriando l’olfatto con

2. IL COMINCIAMENTO DEL SOLE

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il suo profumo, altri invece nell’accudire i malati attendendo quel preciso momento che rinnoverà la speranza di un nuovo inizio, e magari due innamorati saranno teneramente abbracciati su uno scoglio per fissare la prima luce con il sigillo di un bacio. Anche il vulcano con il suo respiro caldo al sorgere del sole emerge dal mare e si protende verso il cielo.

Ma chi non desidera vedere l’inizio del mattino?

È un appuntamento prezioso per coloro che si svegliano, escono, guardano, vogliono esserci per mirare il cominciamento del giorno e verificare la sensazione di meraviglia per quanto accade sin dal principio della creazione dell’universo. Cercano il soffio della vita per non lasciarsi sopraffare dalla fatica che sicuramente incontre- ranno nella quotidianità.

Il sole è vita, calore, luce; quando sorge e saluta la luna, la notte cede il passo al giorno e la vita si muove: esprime il suo respiro at- traverso il camminare degli uomini, la crescita degli alberi, delle piante e dei loro frutti, il volo degli uccelli e il nuotare dei pesci.

Allo stesso modo di una rete da pesca gettata in mare, invisibile e forte, capace di catturare i pesci, la luce si propaga tessendo una rete dalla griglia a maglie larghe ed estrae linee di forza dalle figure delimitandone in maniera netta i contorni, in tal modo si rivelano gli spazi, tutto si riveste di colore. La leggerezza poetica trae il suo spirito dalla profonda comprensione dei profili, che come elementi generatori di senso vengono prima percepiti poi visti e quindi ri- conosciuti. Come un bimbo che esce dal grembo materno la realtà viene alla luce, per essere toccata, abitata, definita e diventare lo strumento di rinnovate opportunità. Luce e vita si fondono, l’unità si fonde con l’esistenzialità sfaccettata.

Anche le pietre vengono animate, sono rivestite di verde con l’aiuto della rugiada, splendenti come l’argento accanto al mare. È possibile accarezzarne con lo sguardo la piacevole patina dell’in- vecchiamento naturale, dell’aggraziato dettaglio delle increspature

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causate da un lento e inesorabile svolgersi delle varie epoche, ascol- tare quanto comunicano attraverso discorsi antichi più remoti del- l’uomo. Ma ancor più ammirevole è riconoscerne l’importanza e l’onorabilità osservandole erette in stratificazioni che assemblano la pienezza con i vuoti per innalzarsi come una struttura dall’appa- renza monolitica, coesa, omogenea, plasmata dall’uomo in una forma essenziale, dal fascino ancestrale e dalla caratura simbolica del paese di appartenenza, che rivela la bellezza della dignità di una casa nata per custodire chi la abita. La trama della luce trasforma e disegna un aspetto nuovo, toglie il peso alle pietre e riesce a enu- clearne l’intimo respiro.

Il vulcano si nutre di questo legame invisibile che intercorre tra la pietra e la vita, che giunge fino alla profondità delle sue viscere, lì dove il suo stesso corpo è roccia liquida e incandescente che emana i bagliori del fuoco ardente.

Quando i raggi di luce investono qualcuno ne illuminano anche lo spazio attorno, fuorché la parte dove la sorgente luminosa non arriva in quanto intercettata dal corpo stesso, che ne impedisce il passaggio ma nel contempo proietta, secondo la direzione e il verso della luce, una parte non illuminata… un’ombra… che ricopre tutto quello che incontra. E alla mente umana questa porzione scura ap- pare come un’immagine dal denso significato che spazia dal con- cetto di riparo al senso di frescura, dall’ospitalità all’amicizia, dalla quiete al movimento del cammino lungo tracciati che disegnano la strada.

Ma i termini come ombra… oscurità interiore… evocano pure le ferite, le paure, le insicurezze, i risentimenti e anche gli aspetti più problematici e paradossali del proprio modo di esistere. Tutti fac- ciamo esperienza di cambiamenti e reazioni di cui ci stupiamo o pentiamo a causa di relazioni e situazioni nuove, impreviste, che ci restituiscono a noi stessi come persone da ricominciare a conoscere in maniera innovativa.

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A tal proposito danno maggiormente fastidio negli altri quelle peculiarità che riproducono un’omologa parte che ci appartiene e non tolleriamo, e spesso proprio in questo alberga il motivo di un’attrazione o di un’irriducibile ostilità. Allo stesso modo la bel- lezza selvaggia di Pantelleria, sovrana di contrasti può conquistarti o respingerti. A volte le relazioni cominciano con i richiami incon- sci del riconoscere nel prossimo i dettami dei propri difetti e dei propri limiti, o anche nel percepirne le stesse domande e le stesse attese ferite e tradite, non ci si conosce solo attraverso la luce che dà chiarezza e rivela, ma anche attraverso un’esperienza di ombra, che mostra entrambi piagati e piegati dalle vicende della vita.

Quando guardi una persona, considera che è un essere umano come te; rifletti sul tuo modo di vedere… se per esempio hai di fronte un fascio di luce che ti abbaglia devi cambiare posizione o punto di vista e cercare un’angolatura che ti permetta di scorgere e dare va- lore alla sua presenza, alla sua storia, al suo modo di pensare, al suo concetto di libertà, finanche al suo modo di camminare che in quanto unico risulta pertanto identificativo. La luce che rinvigorisce la tol- leranza della nostra coscienza determina il contesto adatto per re- lazionarsi con deferenza, metaforicamente partendo dal basso, cioè con un atteggiamento rispettoso imbevuto di modestia e riserva- tezza, escludendo l’atteggiamento di squadrare dall’alto con di- stacco, quasi a possedere la convinzione della propria superiorità.

Se il volto di una persona è osservato secondo una prospettiva di luce, risulta essere una finestra di infinito che mostra sentieri di libertà ricamati, sui solchi delle rughe, dalla vittoria che ha abbat- tuto le barriere degli egoismi più affilati. In questo modo il segno del tempo trasforma il tessuto dell’esistenza in uno spartito musicale dove la luce scrive le note di una meravigliosa sinfonia di volti umani che si ingloba nell’armonia di un disegno di eternità.

Il vento di luce quando attraversa il vulcano suona la stessa sin- fonia.

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A chiunque almeno una volta è capitato di poggiare l’orecchio sul petto di qualcuno per ascoltarne i battiti del cuore, di stringere un polso per percepirne le pulsazioni, di avvicinarsi a un altro volto per avvertirne il respiro e il calore. Anche stando nei pressi del- l’edificio vulcanico è facile constatare le attività di un sistema idro- termale determinato da movimenti magmatici profondi, che quasi

3. INCANDESCENDENZE VULCANICHE

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si percepiscono per essere considerati in modo suggestivo come palpiti di vita, nel momento in cui si decide di andare oltre e di at- traversare le porte misteriose dell’esistere di questo arcano evento naturale per entrare in sintonia con lui.

La sua struttura geologica, così forte da reggere alle intemperie, sembra che custodisca qualcosa che possa appartenere al mare. Ep- pure il vulcano nasconde un’attività endogena, dovuta alla massa rocciosa fusa che proviene dall’interno della Terra, che lo rende di- namico. Esiste, infatti, una naturale e inesauribile energia nascosta che attraversa tutto il suolo dell’isola per arrivare fin dentro le pro- fondità del mare.

Questo paesaggio fa da sfondo a quei vecchi pescatori, sempre burberi, talvolta silenziosi, eternamente insoddisfatti, che inces- santemente stanno a pianificare quanto risulti necessario per fron- teggiare le difficoltà.

Se ti fermi un attimo ad ascoltare i loro discorsi, esternati con un modo di parlare così somigliante allo sciabordio delle piccole onde che lambiscono lo scafo di una barca, allora puoi intuire la loro sensibilità che ha per coltre la dura pelle scavata dalla salsedine e dal sole.

Il patto che hanno stretto con il mare è un legame che ospita da un lato la lotta senza cattiveria, la sfida di dover sempre navigare per provvedere al sostentamento cercando e pregando sempre di ritornare a casa, e dall’altro la compagnia di un amico, con cui si condividono i pensieri più nascosti, l’amore concreto per la fami- glia, la preoccupazione per i figli e per il futuro.

Lungo i sentieri appaiono agli sguardi più attenti piccolissimi giardini nascosti tra le fessure delle rocce, che denotano il contra- sto tra la durezza apparente delle pietre e la tenerezza dei piccoli fiori colorati contornati da fili d’erba; sembrano i modelli in minia- tura di grandi giardini. La roccia vulcanica è in grado di far germo- gliare con poca acqua e poca terra un giardino bello e rigoglioso,

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che ospita anche gli uccelli che vi si posano, perché attratti dalla calda temperatura, per riposare e per imbastire i loro nidi.

Le radici delle piante diventano talmente forti, da consentire agli arbusti di poter stare bene ancorati e sospesi nel vuoto, come i cap- peri cresciuti sulle pareti delle scogliere che scendono fino al mare e resistono penzolanti nel vuoto anche alla furia del vento, carichi dei propri frutti che nessuno può raccogliere.

La pietra lavica è in grado di ospitare le piante che vi si attac- cano in maniera intensa, ma è anche adatta a essere trasfigurata in dammuso e divenire così una presenza indispensabile nel corso del- l’esistenza.

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