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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.46 (1919) n.2345, 13 aprile

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore : M. J. de Johannis

A n n o X L V 1 - V o i . L F i r e n z e - R o m a , 1 3 A p r i l e 1 9 1 9 j i ^ ^ V V S ^ i ^ I L 2 3 4 5

1919

Il favore dei nostri lettori ci ha consentito di supe-rare la critica situazione fatta alla stampa periodica non quotidiana, dalla guerra, durante quattro anni, nei quali, senza interruzione e senza venir meno ai nostri impegni, abbiamo potuto continuare efficacemente il nostro com-pito. Il periodo di crisi non è ancora cessato nei riguardi delle imprese come te nostre; tuttavia sentiamo di poter proseguire più alacremente e di poter anzi promettere no-tevoli miglioramenti non appena la diminuzione dei costi ci consentirà margini oggi inibiti.

BIBLIOTECA DELL' " ECONOMISTA

S T U D I E C O N O M I C I F I N A N Z I A R I E S T A T I S T I C I

P U B B L I C A T I A C U R A D E L L ' E C O N O M I S T A

1 ) F E L I C E V I N C I

L'ELASTICITÀ' DEI CONSUMI

con le sue applicazioni ai consumi attuali e prebellici

= L . 2 2 ) G A E T A N O Z I N G A L I

Di alcune esperienze metodologiche

tratte dalla prassi della statistica degli Zemstwo russi

^ ^

I n v e n d i t a p r e s s o i p r i n c i p a l i l i b r a i - e d i t o r i e p r e s s o 1 A m m i n i s t r a z i o n e d e l l ' E c o n o m i s t a — 56 .Via G r e g o r i a n a , R o m a .

L A N F R A N C O M A R O I

I FATTORI DEMOGRAFICI DEL CONFLITTO EUROPEO

con prefazione di

C O R R A D O G I N I V o l u m e d i 600 p a g i n e — L . 18

Società Editrice " Athenaeum „ — Roma

S O M M A R I O :

PARTE ECONOMICA.

L'Economia nazionale attraverso le relazioni delle Banche e delle grandi industrie.

Opera Nazionale Pro-Combattenti : Discorso del Ministro Strlngher. Situazione del Tesoro.

Aboiizione di dazi.

il futuro commerciale del Mezzogiorno. Esempi da imitare.

Indici Industriali.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

M o v i m e n t o c o m m e r c i a l e d i F i u m e . — C o m m e r c i o d e l l a G e r -m a n i a e d e l l ' U n g h e r i a . — E s p o r t a z i o n e d e l l ' o l i o d i o l i v a d a l l a S p a g n a .

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI. T a s s a d i b o l l o .

R e l a z i o n e d e l l a B a n c a d ' I t a l i a p e l 1918 ( c o n t i n u a z i o n e ) . S i t u a z i o n i i s t i t u t i di C r e d i t o .

P A R T E E C O N O M I C A

L'Economia nazionale

attraverso le relazioni delle Banche

e delle grandi industrie.

La nostra consuetudine di esaminare ogni anno le relazioni degli Istituti di Emissione e quelle dei Con-sigli delle principali Banche e imprese industriali al-l'assemblea di soci, acquista valore di ancor maggiore opportunità quest'anno nel quale da ogni parte si cerca, per quanto è possibile, di rintracciare le linee generali della f«tura economia di pace.

Non vogliamo con ciò dire che dai singoli enti ven-gano fatti degli oroscopi strile future condizioni di vita industriale e di vita commerciale; anzi la massima pru-denza, in genere, conforma le previsioni sugli indirizzi dell'avvenire. Tuttavia dallo stesso comportamento delle principali aziende del paese si può trarre qualche lume intorno agli apprezzamenti che da esse vengono fatti sul prossimo avvenire.

La Banca d'Italia che seppe sempre distinguersi nel fino senso della misura e della prudenza e tiene prin-cipalmente a compiere un esame retrospettivo delle condizioni del paese, avverte però saggiamente che « non si può contare su di un sostanziale e vibrato miglioramento della circolazione cartacea in sino a quando non siano liquidate tutte le spese belliche e non sia superato il periodo delle spese straordinarie, determinate dalle necessità di riparazioni, di sistema-zioni e di nuove opere per somme ingenti, che non sembra possano essere subitamente e completamente fronteggiate da nuovi debiti fruttiferi, che il mercato assorbe per gradi e non potrebbe digerire di un tratto. Dovremo anche noi, come gli altri, passare attraverso un periodo di transizione, un periodo malagevole per

l'ecofiomia e per la finanza, dopo il quale non mancherà un gagliardo risveglio... ». Come si vede la fiducia

nell'avvenire economico del paese è viva nella mente dei dirigenti la Banca d'Italia, ancorché si faccia cenno ad un non breve periodo di depressione e di difficoltà, che tuttavia non si ritiene debba avere un' intensità tale da dovere durevolmente deprimere la economia e la finanza della Nazione.

Tuttavia l'analisi che la Relazione della Banca di Italia fa, come di consueto, delle principali industrie del paese, oftre quest'anno una lacuna che non pos-siamo spiegare se non riferendoci a ciò che nell'anno decorso lo stesso Istituto affermava. Infatti nella Re-lazione che abbiamo sott'occhio non fa una sola pa-rola nei riguardi della industria siderurgica e metal-lurgica che pur riflette una quota ingente del nostro risparmio nazionale.

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accre-170 L'ECONOMISTA 13 aprile 1919 — • N. 2345 "cendo i dubbi, già manifestati dai competenti, intorno

alle eventuali conseguenze di una pletora » viene omessa totalmente ma significantemente nell'esame di questo anno.

Il Banco di Napoli per mezzo del suo chiarissimo Direttore Generale on. Miraglia, non ha intonazione diversa nelle sue previsioni per l'avvenire, economico della nazione :

« La storia non ricorda un'epoca nella quale si siano presentati problemi di carattere economico — dice il Miraglia — di una vastità e gravità, come quelli che la guerra lascia a noi ; la quale trova già mutate, con-dizioni di produzione, di sbocchi, di traffici e trova necessità di altre ancora mutarne.

« Nel campo industriale, s ' i m p o n e la necessità di * transformazioni importanti, si rende necessario di li-quidare in parte il passato ed aprirsi nuovi campi di azione.

« Molte industrie sono turbate da vàrie incognite, specialmente quelle che hanno largo bisogno di ma-terie prime, che debbono trarre dall'estero ; ma quelle previdenti e fattive attività, che hanno già dato trasfor-mazioni per provvedere ai bisogni della guerra, augu-riamoci che non manchino per quelle necessarie ai bisogni defila pace.

« Nél turbinoso periodo trascorso, mentre conside-revole risparmio è stato rivolto a trasformare industrie, ad aumentare il capitale di esse e di banche, mentre larghissimo concorso esso ha dato allo Stato, per i bi-sogni della guerra, negli Istituti raccoglitori, i depo-siti sono considerevolmente aumentati quasi in previ-sione di bisogni avvenire.

« Ma se questo lato del grave problema, quello dei mezzi necessari per i nuovi assetti del lavoro, offre elementi confortevoli, non si devono chiudere gli occhi di fronte alla enorme vastità del problema stesso che involge lati tecnici ed internazionali e che reclama, per la soluzione, arditezza, vigile prudenza, e quello accordo e quella energia fattiva, alla quale è, in grande parte, dovuto il risultato radioso, che si è in altro campo ottenuto. Dobbiamo affrontare altra lotta nel campo industriale, ed abbiamo fondata speranza che il paese saprà inscrivere, fra qualche anno nella sua storia altro lapideo telegramma col quale annunzii che anche la guerra nel campo industriale è vinta.

« Nel campo agrario, i problemi che si presentano non sono meno importanti, e la guerra ne ha posti innanzi dei nuovi e chiarita la vastità di altri, ma pure anche la guerra molte cose ha insegnato e dall'espe-rienza fatta si deve trarre largo profitto: l'uso di mac-chine, al quale si è ricorso nel travagliato periodo trascorso, resta come provvido insegnamento da se-guire e. da svolgere ».

Il monito, in specie per le industrie che non hanno vita ^enza materie prime tratte dall'estero, non potrebbe essere più preciso nè più chiaro e va data lode al chiaro autore di quelle note, di avere corag-giosamente accennato ad uno dei maggiori pericoli nazionali.

Il Banco di Sicilia che usa ogni anno compilare una relazione sull'andamento e i resoconti delle varie aziende del Banco, non ha in genere alcuna parte ge- I nerale commentativa delle prospettive che si presen-tano. Tuttavia con breve cenno non so dissimulare le ! difficoltà cui il paese va incontro e quali sono i pe-ricoli che si possono presentare abbenchè l'esercizio 1918 si chiuda soddisfacentemente per l'Istituto che già sotto il nuovo Direttore ha mostrato di avviarsi verso pro-grammi di prudenza e di raccoglimento veramente en-comiabili.

Fra gli Istituti di Credito Mobiliare, la Banca Com-merciale in due parti specialmente dalla sua annuale relazione richiama la attenzione dello studioso dei fe-nomeni economici : l'uno dove afferma avere la Banca contribuito ad attivare industrie estrattive e chimiche ed alcune industrie speciali di promettente avvenire; e svolse la sua attenzione al risveglio manifestatosi nell' indu-stria agricola e alla intensificazione della sua produzione,

dando anche opera a studiare e ad iniziare la esecu-zione di lavori di bonifica che, opportunamente colle-gati a formazione di laghi artificiali per irrigazione e forza motrice, costituiranno geniali esempi di messa in valore di ricchezze naturali speciali nel nostro paese; l'altro nel quale la Banca invoca la soppressione della bardatura di guerra, con motivi non dissimili da quelli che, d'accordo con la migliore stampa della nazione anche noi dobbiamo usati. « Non dubitiamo - dice la relazione - che una viva ed esatta percezione dei bi-sogni reali ammonisca ed induca tutti, ciascuno nel suo campo, a vigile e riparatrice sollecitudine di determi-nazioni e di provvidenze. Si abbia fede nella libera ini-ziativa e nella feconda energia delle forze industriali e commerciali del Paese; se ne trarrà più efficace con-tributo a quell'opera di risveglio produttivo e di paci-ficata cooperazione sociale, che la Patria, che l'umanità intera deve realizzare per sanare le piaghe profonde ed ancora vive della guerra ». Fede nella libera iniziativa è ciò che occorre nel nostro Governo, il quale pur-troppo, all'opposto, sembra non aver fede che nei de-creti e nelle inutili, esose e perniciose pastoie buro-cratiche di mille forme.

Il Credito Italiano non ha minore fiducia nella ri-presa avvenire delle energie economiche del paese: « le elevate qualità addimostrate dalla Nazione nella asprissima prova dànno a sperare che saranno felice-mente superate le difficoltà inerenti al periodo di tran-sizione e che poscia potrà dischiudersi in fortunato e pacifico avvenire ». E più avanti la relazione di questo istituto afferma : « In generale il paese è entrato nel pe-riodo di pace con una solida attrezzatura economica e finanziaria che tranquillizza e che affida ».

Non diversamente dalla Banca Commerciale, la Banca di Sconto si mostra anch'essa e con ragione in-sofferente dei freni e delle remore imposte dal Governo durante il tempo di guerra e ne reclama la rapida abo-lizione.

« Nel 1918, l'economia italiana non presentò spe-ciali caratteristiche rispetto a l l ' a n n o precedente. Lo Stato, divenuto il supremo regolatore della vita del Paese, continuò ad esercitare i suoi dittatoriali poteri. Comperò, trasportò, distribuì merci alimentari e grezze. Regolò l'impiego del naviglio ed il negozio della divisa estera. Stabilì prezzi e modalità di pagamenti. Tutto esso fece, tanto nei rapporti internazionali, e talvolta in quelli dell' interno; l'iniziativa privata si mantenne nulla o quasi nulla.

« N o n vogliamo oggi esaminare se questo complesso di funzioni quanto mai vario e difficile, fosse stato as-solto con accorgimento e con successo. Ma, ora che la pace vittoriosa ci è assicurata, ogni freno alla ini-ziativa individuale appare soverchio ed è certo nocivo. Alla funzione statale dovrà sostituirsi la libertà di un tempo, che fu sempre causa di progresso e che assi-curò all'Italia un posto decoroso nei confronti con gli altri Paesi ».

E più inmanzi il motivo è ripreso insieme alla pre-dizione di un rapidamente prospero avvenire economico.

« Pure in momenti come gli attuali, cioè nell'ora in cui si elabora un nuovo assetto sociale ed econo-mico, l'industria italiana, posta tra le richieste prole-tarie e le trasformazioni suggerite dalla pace, dà am-mirabili prove di saggezza e di coraggio.

« L a siderurgia e la meccanica, abbandonata la pro-duzione bellica, già si avviano per altre e definitive forme di lavoro,

« L e industrie tessili, e in particolare la cotoniera, alle prese con ostacoli più gravi, durano fatica ad ol-trepassare questo periodo di transizione. V i si oppon-gono le difficoltà degli acquisti, l'enorme rincaro delle materie prime e le non necessarie restrizioni alle ven-dite all'estero. Siamo sicuri però che questa categoria di intraprendenti industriali, la quale altra volta seppe vincere una fiera crisi di sviluppo, saprà trovare la sua via ed incamminarsi anch' essa verso un migliore av-venire.

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arma-171 tonali non tarderanno ad uscire dall' attuale disagio

quando otterranno lo stabile regime, invario reclamato da tempo.

« E l'agricoltura, la quale sospinta dagli alti prezzi, ha allargate ed intensificate le colture; potrà, se non ostacolata nello smercio delle derrate, provvedere in più larga misura ai consumi nazionali.

« Per raggiungere questi obbiettivi gì' imprenditori chiedono ben ooco allo Stato. Gli domandano soltanto di facilitare l'opera, adottando migliori metodi fiscali, organizzando trasporti men lenti e difettosi, abbando-nando monopoli di dubbia utilità finanziaria, che mi-nacciano di paralizzare produzioni e traffici sino ad ora sommamente fruttuosi ».

Ed ora veniamo ad alcune Imprese industriali, le quali naturalmente riguardano il domani da un punto di vista meno generico degli Istituti di Credito Mobi-liare, i quali a lor volta aggirano lo sguardo a seconda delle preferite direttive di affari, in un campo più ri-stretto che non gli Istituti di Emissione.

La Società Anonima Italiana Gio. Ansaldo, ha una concezione tutta propria della funzione della industria : essa non è fine a se stessa, non è investimento di ca-pitale, ma sopratutto una specie di Opera Pia, la quale deve come punto primo preoccuparsi di dare lavoro all'operaio e poi di vivere e prosperare. Alquanto strane suonano per gli economisti, le enunciazioni contenute nelle frasi che riportiamo :

« Al lavoro, appena iniziato, per ritrasformare la no-stra industria da bellica in pacifica, presiede lo stesso spirito di iniziativa ed organizzazione, che ci ha per-messo di dare alla guerra lo imponente contributo più sopra delineato, ed anche questa volta abbiamo consi-derato e consideriamo il problema dall'alto.

« Affermiamo che un continuo lavoro di pace deve essere assicurato alle nostre officine nell' interesse del Paese più ancora che nel nostro e che la efficienza dei nostri stabilimenti deve essere mantenuta piena ed in-tera, non soltanto, perchè abbiamo diritto di vivere e di prosperare, ma perchè alle sorti dell'industria sono legati intimamente il divenire economico del Paese e la risoluzione del problema del lavoro, il massimo di tutti i problemi sociali.

« Non è possibile prescindere dall'industria nell'au-spicare la prosperità, l'indipendenza economica e la ricchezza di un Paese, perchè se una industria forte, sana, prospera e indipendente è la prima fonte di ric-chezza e di emancipazione ; una industria scarsa e po-vera significa fatalmente la servitù economica con il conseguente asservimento morale e politico. E siccome l'Italia è scesa in campo anche per iscuotere questo doppio giogo, il trascurare questa seconda, ma non meno importante redenzione, renderebbe vana la vit-toria conseguita a prezzo di tanti sacrifici.

< Poiché ogni necessità di vita ha per movente j l la-voro che il problema della mano d'opera, che è tanta parte della questione sociale, esige, per essere risolto, una industria sana e forte. Assicurare lavoro all'ope-raio, garantire, sia a coloro che fino a ieri prepararono con noi le armi della Patria, sia ai soldati che ridi-ventano operai, una larga e rimunerata occupazione significa eliminare il primo e maggiore pericolo di mal-contento e di agitazione ».

La industria, secondo la Soc. Ansaldo, ha quindi" una funzione politica, ed allora si capisce come alla industria siderurgica in specie sia riservato per l'ap-punto questo compito politico-sociale, che pone in seconda linea, a quanto pare, la funzione economica, f orse qualcuno potrebbe scorgere un poco il bolche-vichismo prematuro nella sicura affermazione della po-derosa azienda industriale di Genova. Noi vogliamo essere alieni da una tale malignità e vogliamo invero riconoscere che, senza una ragione sociale, non potrebbe giustificarsi altrimenti, in vero in Italia, una colossale industria siderurgica.

Più sincera 1' « Ilva », Alti Forni e Acciaierie di Balia, essa non vede così chiaro il proprio avvenire e chiede ormai senza reticenza e senza mistero l'aiuto

| del Governo soito un titolo semplicissimo : quello che ; essa industria esiste già !

Non vogliamo giungere al punto di generalizzare il principio, alquanto strano, anche a quelle eventuali imprese che si fossero costituite per vendere vetri affu-micati per osservare l'ecclissi, ma è certo che invo-care l'aiuto dello Stato per conservare una impresa, la quale pel fatto solo di tale richiesta mostra di non avere la reale base di consistenza, costituisce, ove la richiesta fosse assecondata, di creare un diritto irri-fiutabile a tutte le aziende pericolanti, senza di che lo Stato commetterebbe somma ingiustizia a danno od a vantaggio di speciali gruppi di capitalisti.

Non possiamo nasconderci però che appunto tutto il problema siderurgico italiano sta in questi due brevi ed ingenui periodi della relazione dell' « Uva » :

« Noi non ci nascondiamo tuttavia le difficoltà che la nostra industria avrà ancora da superare nelle com-petizioni colle altre potenti industrie similari dell'estero.

« La dimostrata e ormai indiscussa importanza del-l'esistenza di una forte industria metallurgica in Paese, per sopperire ai bisogni del lavoro nazionale, ci af-fida che saremo sorretti con equo senso di misura dal Governo ».

Opera Nazionale Pro-Combattenti

Discorso del Ministro Stringher.

Nel Ministero del tesoro S. E. Stringher ha proce-duto all'insediamento del Consiglio di Amministra-zione dell'Opera nazionale pro-combattenti, presie-duta dal comm. Nicola Miraglia, direttore generale del Banco di Napoli.

Il Ministro del Tesoro, nel portare il saluto del Governo al Consiglio del nuovo Ente — chiamato ad attuare nel campo dell'attività economica e sociale il sentimento di gratitudine e di solidarietà della Nazione con quanti" soffersero per reintegrare l'unità nazionale e per dare alla Patria dignità di vita poli-tica e civile nel consorzio delle Nazioni — ha pro-nunziato un elevato discorso in riguardo alle condi-zioni economiche, finanziarie e politiche nelle quali l'Opera Nazionale inizia la sua attività.

Il Ministro ha rilevato innanzi tutto che, termi-nata gloriosamente la guerra, passate le prime set-timane di fervido entusiasmo per la stupenda vitto-ria delle armi nostre, alla vigilia della pace, attesa dopo lunghe strenue lotte, si è venuto via via diffon-dendo un senso di disagio, accompagnato da vaghe in-quietudini per l'avvenire.

Compiuto il massimo sforzo, sembra che i nervi, troppo a lungo straordinariamente tesi, risentano di una qualche deprimente stanchezza. Oggi mai la economia e la finanza di guerra devono lasciare de-cisamente il posto alla economia e alla finanza della pace. Agli ordinamenti imposti dalle necessità belliche deve seguire un regime di vita normale; il periodo di transizione necessariamente sarà malagevole e ar-duo, poiché nel periodo bellico immenso è stato quello sforzo e l'economia italiana è stata siffattamente scon-volta che il suo riassetto richiede un altro sforzo non lieve e verosimilmente non breve.

Quando si pensi che nel giro di poco più di quattro anni, l'economia nazionale ha dovuto sopportare le opere di tutta la produzione di beni necessari per lo svolgimento della guerra, quando si pensi al con-seguente sforzo dell'attività finanziaria dello Stato e quando si considerino le conseguenze, sia della per-dita ingente di vite umane, sia della distruzione di ricchezza valutata a più decine di miliardi, non può destare sorpresa ia presente condizione delle cose e lo stato d'animo che da essa deriva.

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172 L'ECONOMISTA 13 aprile 1919 — • N. 2345 s e c o adduce un rapido r i t o r n o al regime della pace.

L'equilibrio due volte t u r b a t o s i ristabilirà tanto più sollecitamente quanto più grande sarà la calma e sarà l'attesa serena.

Il G o v e r n o non ha t r a s c u r a t o e non trascura, c o m e è suo dovere, di agire con efficacia affinchè si affretti la restaurazione di questo equilibrio, imprimendo 1111 p o d e r o s o impulso e lavori pubblici di ogni maniera e in ogni regione, guardando con o c c h i o specialmente a m o r e v o l e le t e r r e che s o f f e r s e r o l'invasione nemica, e che più direttamente p r o v a r o n o gli effetti distrut-tivi dei combattimenti. Si può dire che sia stato ac-colto con giusta soddisfazione l'intervento statale inteso a dar nuova e più intensa vita al paese col-mando lacune e ampliando i mezzi necessari a con-seguire 1111 più sollecito e vigoroso rinascimento del-l'economia nazionale.

Cosi con una serie di decreti furono autorizzate spese di 1 miliardo per lavori di bonifiche, porti, strade, ponti e altre opere pubbliche inerenti al Di-c a s t e r o dei L a v o r i PubbliDi-ci, di 1,800,000,000 per lavori f e r r o v i a r i e r i n n o v a m e n t o di materiale rotabile, di mezzo miliardo per lavori e opere di pubblica uti-lità riguardanti singoli Ministeri, di mezzo miliardo per mutui da c o n c e d e r s i dalla Cassa Depositi e Pre-stiti a Comuni Provincie e Consorzi, allo scopo di eseguire opere pubbliche. E altre decine di milioni f u r o n o c o n c e d u t e per mutui a comuni m a g g i o r m e n t e danneggiati dalle operazioni g u e r r e s c h e , e p e r ò in buona parte destinati a spese per riparazione di beni p e r ricostituzioni di c a r a t t e r e economico.

Saranno, dunque, consacrati poco meno di quattro miliardi alla rinascita e ai r i n v i g o r i m e n t o dell'eco-nomia nazionale, a s s i c u r a n d o p e r più anni intensità di lavori, e d i s p o n e n d o di un fondo cospicuo per le mercedi. Nè sono mancate l a r g h e p r o v v i d e n z e di au-silio immediato, m e n t r e a falangi di pensionali e di assistiti dovrà p r o v v e d e r e equamente lo Stato.

E' molto ma tutto ciò non può costituire che il s o t t o s t r a t o di un'altra Opera che lo Stato medesimo deve s o r r e g g e r e e integrare e che i cittadini hanno il d o v e r e di sviluppare con virtù proprie.

La guerra, che ha domandato a milioni e milioni di uomini il sacrificio della esistenza e ha tenuto in ansia il mondo per anni che p a r v e r o secoli, ha su-scitato nuove c o r r e n t i di idee, e ne ha c o l o r i t o a tinte più forti altre che p r e e s i s t e v a n o , e ha fatto sentire più a fondo la necessità di un maggiore affratella-mento sociale congiunto ad un auaffratella-mento della capa-cità produttiva.

L'impulso è dato: nessuno può t r a t t e n e r l o : gli uo-mini di Stato d e v o n o sapere dirigerne e regolarne il m o v i m e n t o ed escogitare ogni migliore m e z z o affin-chè sia raggiunto il duplice s c o p o di moltiplicare le r i s o r s e e c o n o m i c h e e di r e n d e r e meno difforme e più s e r e n a la vita.

L'iniziativa, conclude il Ministro, prima di passare ad i n d i c a r e le finalità dell'Opera Nazionale, « giusta-mente plaudita dal mio p r e d e c e s s o r e , on. Nitti, onde l'Opera stessa s o r g e , che voi siete chiamati ad am-m i n i s t r a r e con intelletto d ' a am-m o r e , am-mira, nella am-misui a delle forze di cui essa dispone e potrà successiva mente disporre, a quel duplice scopo ».

L ' O p e r a Nazionale fu a f f e r m a t a dal Governo in

giorni assai difficili p e r l'esistenza della Nazione. Fu un atto di fede nella vittoria, subito confortato dal c o n s e n s o di cittadini di ogni ceto, e s p r e s s o nella forma tangibile del c o n c o r s o alla costituzione del capitale di fondazione del nuovo Ente.

A n c o r a in o r e difficili l ' O p e r a Nazionale è chia mata a m u o v e r e i primi passi, ma il c a m m i n o è ri-s c h i a r a t o già dagli albori della pace, conri-seguente alla vittoria. Quasi nuova espressione della con-c o r d e volontà dello Stato e dei con-cittadini, di v o l e r r i p r e n d e r e v i g o r o s a m e n t e l'attività civile della Na-zione, lo Stato c h i a m a ad a m m i n i s t r a r e quest'opera f e c o n d a di bene, cittadini che p o r t a r o n o già.il l o r o c o n t r i b u t o a l l ' e l e v a m e n t o m o r a l e e materiale del paese.

La fiducia dello Stato in questa collaborazione è tradotta nelle disposizioni che statuiscono l'autonomia del nuovo ente. Anche l'azione di vigilanza e di con-trollo, per parte dello Stato, si esplica senza c r e a r e intralci e in forma adatta al n u o v o organismo che deve e s s e r e agile e ispirarsi a principi di convenienza economica e sociale.

Il r e g o l a m e n t o legislativo d e l l ' O p e r a Nazionale conferisce all'Amministrazione ampie facoltà, asse-gnando soltanto finalità e mezzi. L'azione non è vin-colata da norme rigide, disposizioni tassative sono dettate soltanto là d o v e si tratta di disciplinare fatti e rapporti d'indole prettamente giuridica.

L'attività dell'opera sarà seguita con particolare interesse da parte di tutta la Nazione, poiché sono affidate al n u o v o Ente esigenze vitali del n o s t r o Paese. Nella sua azione di assistenza materiale e m o r a l e al combattente che ritorna dall'aver compiuto un alto suo dovere v e r s o la patria, l ' O p e r a Nazionale deve agire anche come istrumento c o o r d i n a t o r e e integra-tore dell'energia dei singoli, segnatamente ai fini di una più elevata produttività.

Tale è il principio che secondo il mio pensiero domina tutte le disposizioni del regolamento legisla-t i v o ; slegisla-timolare e c o n l e m p e r a r e l'inlegisla-teresse dei singoli con le necessità di un più elevato r e n d i m e n t o dei beni e delle persone, bisogno questo essenziale per la vita della Nazione.

Passando poi ad esaminare il compito affidato al-l'Opera Nazionale nel c a m p o dell'economia agraria, il Ministro afferma che tale c o m p i t o ha lineamenti più c o n c r e t i e determinati.

Il Legislatore ha avuto la giusta intuizione delle necessità impellenti per la vita del P a e s e : o c c o r r e recare nuove c o r r e n t i di lavoro, di capitale, di ca-pacità tecniche, di energie m o r a l i sulle t e r r e ita-l i a n e ; o c c o r r e agire suita-lita-le condizioni di ambiente nelle quali si svolge l'abilità a g r a r i a ; o c c o r r e rin-n o v a r e metodi di coltura, c u r a rin-n d o i migliori rap-porti tra il c a p i t a l e - t e r r a e il lavoro. Al raggiungi mento di cosi fatta finalità di interesse generale l'Opera Nazionale potrà dare un contributo assai no-tevole.

Il p r o g r a m m a di azione segnato alla Sezione agra-ria tende a p o r t a r e il c o n t r i b u t o diretto dell'Opera — assistito dalla singolare capacità giuridica del-l'Ente, dai mezzi finanziari e dalla organizzazione tec-nica di cui essa dispone — principalmente a f a v o r e dei terreni che siano suscettibili di importanti tra-sformazioni culturali. Su questa direttiva si dovrà p r o c e d e r e con tutte le o p p o r t u n e cautele, con vivo sentimento di equità, nel mettere in valere questa ricchezza fondamentale dell'economia italiana.

Nel c a m p o dell'attività sociale, prosegue il Mini-stro, il p r o g r a m m a d'azione dell'.Opera Nazionale si presenta, c o m e è naturale, men p r e c i s o e definito. Peraltro, le direttive sono convenientemente indicate "dal r e g o l a m e n t o legislativo.

Anche qui l'assistenza materiale e morale che l'Opera a p p r e s t e r à ai combattenti, affinchè essi pos-sano r i p r e n d e r e la p r o p r i a attività e c o n o m i c a e pro-fessionale, deve esplicarsi in guisa da p o r t a r e più in alto il rendimento del lavoro. L ' a z i o n e d e l l ' O p e r a deve essere diretta a s t i m o l a r e l'acquisizione di una migliore capacità produttiva, ed a g e v o l a r e il coordi-namento di tutte quelle iniziative che siano intese ad eccitare, all'interno, il sentimento di solidarietà fra le varie categorie p r o d u t t i v e , e all' estero una migliore conoscenza dell'attività del paese, nonché un più conveniente a p p r e z z a m e n t o della nostra mano d'opera.

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vi-13 aprile 1919 - N. 2345

gorose attendono dall'Opera Nazionale assistenza a m o r e v o l e affinchè esse possano r i p r e n d e r e la loro funzione di tessuto connettivo della organizzazione sociale, all'interno, di strumenti di propulsione del l'attività industriale e c o m m e r c i a l e del Paese, al-l ' e s t e r o .

Passa quindi il Ministro ad illustrare i compiti della Sezione Finanziaria d e l l ' O p e r a , pure essi pon-derosi e per raggiungere i quali l'Opera dovrà gio-varsi largamente degli organi di c r e d i t o già esistenti, segnatamente nel c a m p o dell'economia agraria e per l'assistenza di mezzi alle cooperative di lavoro.

Questi mezzi finanziari sono, almeno p e r o r a , ade guati alle finalità immediate. Il nuovo Ente è dotato di un capitale di fondazione che ascende a 300 mi-lioni, del quale parte assai notevole proviene dagli utili della gestione dei rischi di guerra in naviga-zione tenuta dall'Istituto Nazionale delle Assicura-zioni per conto e nell'interesse dejjo Stato.

Il nuovo Ente ha pure speciali notevoli facoltà per r i c o r r e r e al credito. Il Consiglio di Amministrazione ne userà c e r t o con saggezza, segnatamente p e r av-viare a fini davvero produttivi i mezzi forniti dalle polizze di assicurazione e per utilizzare i contributi che possono essere conferiti all'Opera per la messa in valore del patrimonio t e r r i e r o .

In una istituzione come questa, avente intenti so-ciali così complessi e scopi morali così alti, le fa-coltà legislative, le capacità tecniche, sono strumenti necessari p e r conseguire le finalità d e l l ' E n t e : ma l'esito cui si aspira non può essere garantito che dal sicuro e f e r m o c o n v i n c i m e n t o nella bontà dell'opera stessa. Non vi è dubbio che voi sentirete, c o m e me, che questo Ente, s o r t o dal dolore e della fede della Nazione, potrà c o n c o r r e r e efficacemente alla rina-scita economica del Paese congiunta alla sua eleva-zione morale.

Il Ministro così chiude il suo d i s c o r s o : « Partendo da un tale pensiero vivamente vi ringrazio, egregi signori , per avere a c c o l t o l ' i n v i t o del G o v e r n o di f o r m a r e il p r i m o Consiglio di Amministrazione di questa Opera Nazionale, della quale ho sommaria-mente tratteggiato i fini immediati e mediati. Sono più che c e r t o che, sotto la presidenza di Nicola Mi-raglia, dell'uomo illustre cui tanto d e v o n o l'agricol-tura e il credito del Mezzogiorno, i vostri lavori si inizieranno con f e r v o r e e p r o c e d e r a n n o inspirati al più p u r o patriottismo. Voi avrete cura di forze eco-nomiche e di anime, di anime che anelano al rinno-vamento della nostra vita sociale. Il vostro compito sarà a r d u o e delicato, ma sarà grande la vostra glo-ria, se, c o m e pienamente confido, superando inevita-bili difficoltà e vincendo radicali pregiudizi porte-rete un v i g o r o s o c o n t r i b u t o di volontà e di azione, col proposito ineffabile di r e n d e r e più prospera e più serena la patria ».

Situazione del Tesoro.

La « Gazzetta Ufficiale » del 20 febbraio pubblica la situazione dei Debiti pubblici a fine d i c e m b r e 1918, dalla quale si rileva che il Debito totale dello Stato ammontava a 48036 milioni di l i r e : se, però, si tien conto del debito fluttuante, f r u t t i f e r o e infruttifero, della situazione del Conto del T e s o r o a pari data — inserito nella « Gazzetta s> del g i o r n o 26 — si trae che i Buoni del T e s o r o ordinari toccavano i 10945 li 1/2 milioni di lire, i biglietti emessi dallo Stato

som-mavano a poco più di 2124 m i l i o n i ; mentre, d'altra Parte, alla fine dell'anno i biglietti dei tre Istituti di emissione circolanti p e r conto dello Stato ascende-: vano a c i r c a 6950 milioni di lire. L ' i m p o r t o globale

del debito dell'Italia alla fine dell anno scorso, si ag-girava, perciò intorno ai 67956 milioni di lire, con un aumento di 52237 milioni rispetto alla metà de! j l 9' 4 , che è quanto dire di 332 p e r cento.

Ma più che i c o n f r o n t i con la fine del periodo di Pace, c r e d i a m o interessanti quelli dei due ultimi anni

173 di guerra, anche per gli elementi di giudizio che se ne possono trarre sull'azione svolta dal g o v e r n o per fronteggiare le conseguenze finanziarie della guerra.

Troviamo, anzitutto, che, dal 1917 al 1918, l'accre-scimento annuale dei Debito nazionale è passalo da 16.760 a 19.623 milioni di lire: una eccedenza d'au mento da un anno all'altro, di meno di 3 miliardi. Passando alla analisi delle variazioni subite dalle di-v e r s e forme di debito si ha che i consolidati aumen tarono di 7.154 milioni nel 1917 e di 6.691 milioni nel

1918; i redimibili a lunga e b r e v e scadenza, vecchi e nuovi, diminuirono di 2.619 milioni nel 1917, e ri-salirono di 518 milioni nel 1918; l'espansione dei buoni del T e s o r o si ragguagliò a 2.903 e 4.684 milioni rispettivamente: quella della circolazione cartacea totale a c a r i c o dello Stato a 3.710 e 1.492 m i l i o n i : notevole quest'ultima variazione, dalla quale appare che nel 1918 il T e s o r o r i c o r s e alla emissione di bi-glietti propri o di banca per appena 2/5 di quanto aveva fatto nel 1917; mentre in Francia ad esempio, lo Stato ottenne dall'Istituto di emissione nel 1918 i tre quarti di quanto ne aveva tratto nel 1917 (4.956 e 6.520 milioni di franchi rispettivamente).

L'aumento dei nostri debiti all'estero fu — tra crediti aperti dal governo degli Stati Uniti e prestiti stipulati in altri paesi — di 5.612 milioni di lire o r o nel 1917 e 6.237 milioni nel 1918; la eccedenza di ap-pena 625 milioni non sembra proporzionata nè al radicale mutamento di posizione politico-militare rea-lizzata dal nostro paese dall'autunno 1917 all'autunno 1918, nè al presumibile sviluppo, da un anno all'altro del fabbisogno di mezzi di pagamento all'estero del governo e del p u b b l i c o ; l'uno e l'altro ben degni di esser presi in giusta considerazione là dove i crediti possono essere concessi, e d o v r e b b e r o esserlo ade-guatamente per riguardo al valido e decisivo con-c o r s o dato, con-con straordinari sacon-crifizi e a più r i p r e s e dall'Italia alla causa dell'Intesa. Il fenomeno può ap-parire legittimo solo a c o l o r o che nello sviluppo delle anticipazioni degli Alleaoti al nostro paese ve-d o n o una lontana minaccia alla sua inve-dipenve-denza po-litico a v v e n i r e , e dimenticano quanto una giusta lar-ghezza di c r i t e r i in materia sia indispensabile p e r c h è l'economia del paese si risollevi e le stesse popola-zioni sien tolte dal deprimente regime giustificato soltanto dallo stato di g u e r r a .

Se si pongono poi a r i s c o n t r o le cifre c o m p l e s -sive del debito pubblico alla fine del 1917 e del 1918 con quelle al 30 giugno 1914, per d e s u m e r e l ' i m p o r t o dei debiti di guerra, è facile v e d e r e che essi am-montavano, al netto degli a m m o r t a m e n t i dei debiti preesistenti a 32.614 milioni e a 52.237 milioni di lire: o r a è assai istruttivo di d e c o m p o r r e queste c i f r e secondo la natura dei prestiti stipulati. Ecco i ri-sultati, in milioni di Pre, alla fine dei due anni :

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174 L'ECONOMISTA 13 aprile 1919 — • N. 2345 si è o r ora o s s e r v a t o ; per c o n t r o non è trascurabile

l'aumento, di quella dei Buoni del T e s o r o ordinari. La cifra cui è giunta la emissione di questi ultimi (10 1/2 miliardi) e, anche quella che, fra i vari redi-mibili, segnano i buoni del T e s o r o poliennali, (3 3/4 miliardi) inducono ad augurare che si renda fra non molto possibile la sottoscrizione di un nuovo prestito interno, nel quale consolidare buona parte degli uni e degli altri.

Abolizione di dazi.

Nella seduta del Consiglio Comunale di T o r i n o del 30 d i c e m b r e 1918, di fronte alla necessità di riattivare l'industria edilizia, si faceva la proposta di r i f o r m a r e l'attuale sistema di r i s c o s s i o n e del dazio sui mate-riali da c o s t r u z i o n e e di autorizzare intanto la so-spensione di ogni dazio sui detti materiali per un c e r t o periodo di anni.

Nella discussione i n t e r v e n i v a n o i varii consiglieri i quali insistettero perchè fosse sospeso il g r a v a m e della tassa sui materiali da costruzione, senza pregiu-dizio delle richieste al G o v e r n o per ottenere l'eso-nero delle imposte e delle speciali facilitazioni per le costruzioni che saranno iniziate nell'anno c o r r e n t e e nei successivi.

La Giunta, nella seduta 5 m a r z o u. s. si è dichia. rata convinta delle ragioni di opportunità che con-sigliano di s o s p e n d e r e per qualche anno la riscos-sione del dazio sui materiali da c o s t r u z i o n e , anche per d i m o s t r a r e al Governo, al quale si d o v r a n n o chie-dere degli speciali p r o v v e d i m e n t i finanziari, che l'Ani ministrazione municipale aveva fatto o stava per fare quanto è in suo potere per agevolare la ripresa delle costruzioni civili della città.

Sulle conseguenze finanziarie che i proposti prov-vedimenti potranno p o r t a r e non è possibile fare pro-nostici, data la costante diminuzione che ha subito il r e n d i m e n t o della tassa sui materiali da costruzione del 1914 a tutto il 1918 (da L. 1.183.150 a L. 326.752 pei materiali a m i s u r a cubica e da L. 163.577 a L. 14.837 per gli altri tassati alla barriera).

La Giunta, quindi propose al Consiglio quanto se-gue :

« Ris ervata ogni deliberazione circa l'abolizione del dazio a misura cubica dopo il 1921, e con la ri-serva dei p r o v v e d i m e n t i finanziari che p o t e s s e r o oc c o r r e r e nell'eventualità che vi siano delle deficienze nel gettito c o m p l e s s i v o del dazio, in c o n f r o n t o dello stanziamento in bilancio; manda p r o p o r r e al Consi glio C o m u n a l e :

1° di sospendere a far tempo dal 1° aprile 1919 l'applicazione del dazio a c o m p u t o m e t r i c o sui mate-riali da costruzione p e r le costruzioni che v e r r a n n o iniziate dalla data predetta, nel modo seguente, e cioè :

u) per la totalità del dazio se la costruzione sarà compiuta entro il 31 d i c e m b r e 1921;

b) per la parte di costruzione che sarà eseguita entro il 31 d i c e m b r e 1921 se alla data stessa la co-struzione non sia ultimata.

2° di s o s p e n d e r e dal 1° aprile stesso e fino a tutto l'anno 1921, l'esazione dei dazio comunale per le are-narie lavorate e gregge, p e r i m a r m i greggi, per le pietre da taglio l a v o r a t e o g r e g g e ».

Il futuro commerciale del Mezzogiorno.

Il Museo C o m m e r c i a l e e Coloniale di Napoli, pub blica in elegante volume il r a p p o r t o presentato alla C a m e r a di C o m m e r c i o di Napoli dal S e g r e t a r i o Ge-nerale dott. C. Moschitti p e r la fondazione del Museo C o m m e r c i a l e e Coloniale, il quale afferma che nel ri-p r e n d e r e i traffici dori-po la g u e r r a vinta, sarà ri- pru-d e n t e non lasciarsi prenpru-dere la mano pru-da alcun otti-m i s otti-m o e c o n t e otti-m p l a r e la situazione in tutta la sua p r e o c c u p a n t e gravità, non p e r c h è vi siano sull'oriz-zonte segni avversi, ma perchè l'uscita da un conflitto

così grave e profondo non potrà non compi endere in sè stessa difficoltà altrettanto gravi e profonde, così per noi, come per i nostri alleati e nemici.

Le condizioni attuali d e l l ' e c o n o m i a , nel n o s t r o paese, sono d e t e r m i n a t e , naturalmente, dallo stato di g u e r r a : l ' i n d u s t r i a èra rivolta alla produzione ri-d i iesta ri-dallo Stato per le necessità belliche ; il com-mercio, b r u s c a m e n t e distolto dalle vie nelle quali era incanalato, ha d o v u t o o. seguire la stessa direttiva impressa dalla guerra alla produzione e operare nel l'ambito delle f o r n i , u r e militari, o v v e r o , venuto meno a s ' stesso, ha dovuto deviare, operando artificiosa-mente in ambienti che non gli erano naturali, per evitare crisi disastrose. La mancata esportazione sa-r e b b e stala causa di sa-rovina, se i nostsa-ri psa-rodotti agsa-ri coli non a v e s s e r o t r o v a l o altra via negli accresciuti bisogni della nazione mobilitata e negli ingenti ac quisti per l'esercito.

Così le industrie manifattrici hanno potuto svi-lupparsi e attingere un g r a d o di apparente floridezza, appunto per le ordinazioni dello Stato. A pace fatta, cesserà l'enorme domanda per s o p p e r i r e alle neces-sità di g u e r r a e i prodotti agricoli si t r o v e r a n n o di nuovo spinti v e r s o l'estero, m e n t r e molti manufatti, abbandonati a sè stessi, d o v r a n n o p r o v v e d e r e a tro' vare sbocchi adeguati e mettersi in grado di soste-nere la c o n c o r r e n z a straniera. Dato questo stato di fatto, il problema non può e s s e r e messo che nei se guenli t e r m i n i : t r o v a r e nuovi sbocchi al c o m m e r c i o e portare la produzione industriale al massimo grado di perfezione tecnica. Sono due imperativi categorici per l'avvenire della nostra funzionalità economica, i quali implicano fatti che si connettono e s ' i n t e g r a n o a vicenda, gli uni in dipendenza degli altri e vice-versa. Sarebbe ultroneo, invero, 1' insistere sul fatto che la nostra industria per p r o g r e d i r e ha bisogno di vincere la c o n c o r r e n z a estera, e per v i n c e r e que-st'ultima o c c o r r e portarla a l m e n o al m e d e s i m o grado di perfezione. Il r e g i m e protezionistico, afferma lo scrittore, potrà e s s e r e il punto di partenza, per in-coraggiare l a ' n o s l r a industria e per darle una certa libertà di azione onde essa possa s p e r i m e n t a r s i e p r o g r e d i r e ; ma il punto di a r r i v o deve e s s e r e ap-punto quello della s u p e r i o r i t à del prodotto, unico e determinante fattore nella economica. Per l'industria, il primo e più importante p r o b l e m a è quello di con-quistare i m e r c a t i nazionali. Per gran parte dei pro-dotti agricoli e per le materie prime, già prima della guerra avviati a l l ' e s p o r t a z i o n e , invece, la questione p r e p o n d e r a n t e sarà quella di r i t r o v a r e le antiche vie di s b o c c o e di c o n q u i s t a r n e di nuove.

Ma assai interessante per i c o m m e r c i futuri, riesce la disamina che il dott. Moschitti compie nei riguardi dell'esito di alcuni nostri prodotti, e p e r quanto poco confortanti sieno le notizie che egli ci offre, debbono queste e s s e r e presenti ai nostri industriali, al fine di non cullarsi in illusioni e raddoppiare gli sforzi. Continua il r e l a t o r e : per uscire dalle generali, fa-r e m o cenno di qualche fatto che in sè stesso potfa-rà molto meglio c h i a r i r e il nostro pensiero. Prima della guerra, noi e s p o r t a v a m o tessuti e filati di cotone in Asia Minore e nei B a l c a n i ; dal '14 al '18 tanto l'una quanto l ' a l t r a regione sono divenuti teatri di lotte gigantesche. La penisola balcanica, in special modo, messa a s o q q u a d r o e devastata da g u e r r e di ster minio dopo molteplici mutamenti politici avvenuti in pochi anni, con una frequenza non assoluta nella storia, non può essere più presa in considerazione, S f c o n d o le v e c c h i e esperienze.

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13 aprile 1919 — N. 2345 L'ECONOMISTA 175 Prima fioriva altresì l'esportazione delle paste

ali-mentari dalle nostre Provincie verso gli Stati Uniti di A m e r i c a : l'attività dei nostri pastilìcii non ha bi-sogno di essere ricordata. Oggi, alio slato dei fatti, l'America ha in gran parte supplito alla mancata im-portazione dei nostri prodotti con la fabbricazione sul posto.

T r o v e r e m o , al r i t o r n o delle condizioni normali del traffico, le pristine condizioni di c o l l o c a m e n t o ? E, poiché in gran parte esse saranno radicalmente modificate, quali conseguenze risentirà la nostra pro-duzione ?

La fine della g u e r r a potrebbe s o r p r e n d e r c i eco-nomicamente disorientati, come il suo principio ci colse militarmente i m p r e p a r a t i ; allora un miracolo di volontà ci salvò, ma i miracoli non si ripetono mai più d'una volta, ed è quindi consigliabile di non affidarci ancora come sempre, in passato, alle alee della nostra genialità, ma affrontare la realtà con tutto il coraggio e la forza derivante dalla nostra autocoscienza.

Superata la crisi della guerra, bisognerà affrontare la crisi della p a c e ; per fronteggiare la nuova situa-zione derivante dallo stato di pace, sarà necessario procedere a uno studio dei nuovi fattori economici, che entreranno in gioco col cessare dello slato di guerra e con la r i p r e s a delle relazioni, internazio-nali. Cade acconcio, a tal punto, il fermarsi sulla na-tura di questo studio, che dovrà r e n d e r e possibile una nuova sistemazione della produzione, specie in rapporto alla esportazione.

Si tratta, invero, di tener dietro continuamente alle nuove c o r r e n t i che verranno creandosi a mano a mano, e seguirle attentamente, come da un osser-vatorio, sempre fermi verso lo -scopo di dare una direttiva alla nostra produzione, guidando l ' o f f e r t a verso la domanda, e, talvolta, provocando addirittura questa, secondo i nostri interessi. L a v o r o quanto mai ; complesso e difficile, date le condizioni c r i t i c h e in

cui verranno a trovarsi gli scambi internazionali nel-l'immediato dopo guerra. Questa indagine non ha nulla in comune con quelle precedentemente com-piute circa la preparazione economica per il dopo guerra, p r o v o c a t e dalla c i r c o l a r e Morpurgo del

set-tembre 1916, perchè — mentre queste ultime hanno preso le mosse dal sentire dalla viva voce dei pro-duttori le difficoltà che si opponevano alla loro atti-vità, e i l o r o desideri perchè venissero facilitati — Io studio di cui parliamo deve loro s e r v i r e di guida, d ' i s t r u z i o n e , illuminandoli sulla condizione dei mer-cati esteri, sulle richieste di prodotti, sulle esigenze dei popoli verso cui vanno naturalmente orientan-dosi le nostre cori enti commerciali. Non è possibile, dunque, che questo studio venga compiuto in una sol volta, quando non si conosce la sistemazione econo-mica avvenire, la quale, anche se compiuta e in tempi normali, e sempre soggetta a modifiche e trasforma moni. Nè possono r i s p o n d e r e alla funzione di cui par-liamo i p r o g r a m m i tracciati dalle sezioni speciali sorte in seno alla Commissione speciale p e r i i dopo guerra, in Roma, le quali non potranno non g u a r d a r e le cosa troppo dall'alto, da un punto di vista generale, per . giungere a soluzioni ultime di carattere meramente

nazionale.

Noi ci preoccupiamo, invece, della funzione regio-nale dei nostri traffici nella vita della Nazione, il che implica un problema la cui soluzione non può non essere affidata ad enti regionali che stiano in continuo, diretto contatto con g l ' i n t e r e s s i in que-stione, e che abbiano quindi una maggiore sensibi-lità delle loro esigenze in continua trasformazione.

Ci domandiamo, a questo punto, se un compito di tal genere possa essere svolto dalle C a m e r e di coni mercio, organismi ehe, p e r definizione di legge, sono la rappresentanza ufficiale d e g l ' i n t e r e s s i c o m m e r -ciali a industriali dei singoli distretti. Esse, accanto ad una funzione strettamente amministrativa, hanno quella di r a c c o g l i e r e e diffondere informazioni, stu-diare i fenomeni in rapporto alla produzione

distret-tuale e nazionale, fornendo informazioni e statistiche; raccolgono le consuetudini egli usi commerciali della r e g i o n e ; inviano ai poteri centrali rapporti è stati-s t i c h e ; stati-sono, infine, corpi constati-sultivi che stati-seguono il movimento c o m m e r c i a l e , curando di p r o m u o v e r e ed incoraggiare iniziative dirette a favorire gli scambi. Ma, a parte la considerazione che n e l l ' i m m e d i a t o dopo guerra l'attività delle Camere di c o m m e i c i o sarà quasi interamente assorbita dalla cura d e g l ' i n -teressi particolari del momento, e continuerà per tanto a svolgersi nel ramo strettamente amministra-tivo, distogliendosi quindi dallo studio dei problemi di cui abbiamo indicato la complessità e la specia-lità, devesi notare ehe essa è altresì, per sua natura, limitata a l l ' a m b i t o di singole giurisdizioni provin-ciali. Mancherebbe dunque alle Camere di c o m m e r c i o singolarmente prese, la possibilità di c o n s i d e r a r e i problemi in modo tale da darvi le soluzioni atte a conciliare g l ' i n t e r e s s i d'una intera regione.

Noi condividiamo pienamente l'opinione del rela tore ed anzi per quanto segue nei riguardi delle Ca-rtiere di c o m m e r c i o all'estero siamo assai più di lui pessimisti. Egli infatti si limita a d i c h i a r a r e : nè si c r i da che meglio adatte allo scopo siano le C a m e r e di c o m m e r c i o italiane all'estero, sodalizi liberi elet ti vi dei nostri c o m m e r c i a n t i e industriali ivi resi-denti, sotto la tutela delle autorità diplomatiche e consolari a cui è affidata la tutela degl'Inter, ssi com-merciali nazionali. Esse forniscono, è vero, notizie e informazioni, compiono studi intorno ai modi di al-largare le relazioni c o m m e r c i a l i fra l'Italia e il paese ove risiedono, c o r r i s p o n d e n d o a l l ' o c c o r r e n z a anche col Governo e con le altre Camere del Regno od estere, ma risentono dei difetti che abbiamo già no-tati per le istituzioni centrali p r o m o s s e dal nostro Governo, tipo C o m m i s s i o n e generale per gli studi del dopo guerra.

Specie dopo la recentissima riforma Ciuffelli, il loro compito è troppo vasto, in quanto devono se guire il m o v i m e n t o generale e le esigenze di tutta l'Italia e quindi perdono di vista i particolari, e loro sfuggono le singole c o r r e n t i che in una regione, spe-cialmente c o m e la nostra, vanno tenute in maggior considerazione p e r la loro attitudine allo sviluppo. D ' a l t r o lato, esse conoscono solo le condizioni del mercato ove risiedono e, a causa della loro ubica-cazione, si r i d u c o n o ad avere una visione ristretta al solo paese in cui operano. Si aggiunga che, dispo-nendo esse di mezzi finanziari inadeguati, già ora non sono in grado, salvo rare eccezioni, di adem-piere al loro v e r o scopo, che è quello di p r o t e g g e r e g l ' i n t e r e s s i speciali d e a l ' i n d u s t r i a l i e dei c o m m e r cianti italiani nella Nazione ove risiede ciascuna Ca-m e r a ; c o Ca-m p i t o senza dubbio iCa-mportante, Ca-ma che non può cangiarsi nell'altro di cui è parola e che ha bi-sogno, anzitutto, del contatto immediato con la re-gione della quale si vuol p r o m u o v e r e l'attività indù striale e c o m m e r c i a l e .

Non ci resla che un sol tipo d ' i s t i t u t i commer-ciali, a cui è possibile affidare lo studio necessario per assicurare la ripresa e l ' i n c r e m e n t o del nostro t r a f f i c o : il Museo c o m m e r c i a l e .

Sono i Musei c o m m e r c i a l i istituzioni òrganizzate allo scopo di far c o n o s c e r e al pubblico gli articoli che i produttori desiderano c o l l o c a r e , e ai produt-tori i gusti del pubblico, p e r mezzo di mostre cam-pionarie permanenti e di servizi d ' i n f o r m a z i o n i ade-guati. Essi esplicano la l o r o funzione tenendo infor-mali i p r o d u t t o r i sui bisogni d e l l ' e s t e r o , guidandoli nei tentativi di trovare nuovi sbocchi e di allargare la loro attività.

Differiscono quindi essenzialmente dalle esposi zioni temporanee o mostre campionarie, fatte p e r i consumatori a portata dei quali vengono organiz-z a t e t i ) , specie p e r c h è essi non hanno lo scopo del c o l l o c a m e n t o immediato della m e r c e , ma quello di

(1) V. Giulio T a r i - Musei Commerciali, in La Rassegna

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agire c o n opera diuturna in vista di aprire n u o v i mercati ai prodotti nazionali e di agevolare l'espan-sione dei traffici internazionali.

Esempi da imitare.

Nel d i c e m b r e scorso, c o m e riferisce il Bradstreet's di N e w Y o r k , il D i r e t t o r e Generale delle Poste degli Stati Uniti d ' A m e r i c a , Burleson, ha escluso il presi-dente e gli altri impiegati della C o m m e r c i a l Cable Company (Società « La C o m m e r c i a l e » p e r cavi sot-tomarini) da ogni ingerenza nella sopraintendenza del sistema dei cavi telegrafici, per aver essi mancato di c o o p e r a r e alla loro unificazione. Tale atto è stato o r a seguito dalla emanazione di un ordine col quale il Presidente, il Consigliere generale ed il Segretario in-sieme col Consiglio di amministrazione delle Mackay Companies, sono stati esonerati da ogni diretta od indiretta ingerenza nella direzione, nel possesso, nel controllo ed operazioni della P o s t a l - T e l e g r a p h Cable Company, che si t r o v a adesso sotto il controllo dello Stato.

Questa disposizione è stata presa p e r c h è i predetti hanno mancato di eseguire le istruzioni del D i r e t t o r e generale delle Poste, e si sono condotti dinnanzi al pubblico ed insieme agli impiegati del sistema in tal m o d o da ledere svantaggiosamente gli interessi d e l l o Stato e le operazioni stesse telegrafiche e telefoniche dello Stato. Una dichiarazione della Direzione delle Poste sotto la stessa data dell'ordine-sopra riportato, dice c h e la r i m o z i o n e di quegli Ufficiali si era resa necessaria perchè da quando la D i r e z i o n e aveva de clinato di r i c o n o s c e r e certi c o m p e n s i da essi richiesti, essi avevano m a n c a t o di eseguire le istruzioni della D i r e z i o n e stessa p e r quanto concerne l'amministra-zione delle loro proprietà e di mettere p r o n t a m e n t e in esecuzione la tariffa dei salari basata sulle otto o r e di lavoro. La Direzione aveva denunciato come mo-tivo del suo rifiuto ad assicurare i c o m p e n s i richiesti, una larga differenza risultante fra i p r o v e n t i giurati dichiarati per l'anno 1915 alla Interstate C o m m e r c e Commission e quelli fatti al W i r e Central Board.

C o m e si vede dalla breve esposizione di sopra, il D i r e t t o r e generale delle Poste, un capo D i p a r t i m e n t o cioè, c h e non è ministro di Stato e c h e non ne h a quindi l'autorità, h a mezzo di fare rispettare la l e g g e ed i suoi ordini ai cittadini, a n c o r c h é r i c c h i a m m i nistratori o p r o p r i e t a r i di grandi società c o m m e r -ciali, assai efficaci e tali da r e n d e r e quanto più pos sibile sicura la esecuzione delle disposizioni.emana te.

Sarebbe desiderabile che anche in Italia, la n o s t r a b u r o c r a z i a ed il n o s t r o G o v e r n o venissero nel con-cetto c h e il mezzo migliore p e r v e d e r e garantito l'in-teresse dello Stato, è quello di f a r sempre r i s p e t t a r e le leggi ed i p r o v v e d i m e n t i c h e si emanano.

Indici industriali.

Sotto gli auspici del Federai Reserve Board è s t a t o i n t r a p r e s o e adesso quasi c o n d o t t o a t e r m i n e un si-stema di b a r o m e t r o degli affari, o indici. Molti s f o r z i , afferma T h e Journal of Politicai E c o n o m y della Uni-v e r s i t à di Chicago, sono stati fatti nel passato, e più o m e n o incomplete serie di risultati sono ammaniti al pubblico, sull' anda'mento degli affari, sui profitti delle imprese ecc., la.cui funzione è quella di f o r n i r e , c o m e servizio r e g o l a r e , dati di tal genere. D u r a n t e lo scorso anno, tuttavia, un l a v o r o scientifico era stato iniziato nella Università di Harvard, allo s c o p o di svi-luppare un c o m p l e t o specchio di indici industriali.

Gli sforzi del F e d e r a i R e s e r v e B o a r d sofio stali condotti colla assistenza della Reserve Banks, da c h e è d e r i v a t o lo s v i l u p p o della seguente serie di d a t i : 1°) complete rate di interesse e di sconto nelle L'e-dera! Reserve B a n k s e nelle principali banche di c i t t à della Federai R e s e r v e , e delle sue succursali; 2°) c o m -plete c i f r e delle transazioni delle Banche c h e fanno parte della C l e a r i n g House, le quali c i f r e d e b b o n o

13 aprile 1919 — • N. 2345 prendere il posto delle statistiche della Clearing Hou-se, come guida della condizione degli affari ; 3°) prezzi a l l ' i n g r o s s o classificati fra merci prodotte e merci acquistate, prodotti agricoli, ed altri gruppi c h e si ri-tengono e s s e r e caratteristici ; 4°) volume della pro-duzione delle industrie basiche c o m e acciaio, cotone, lana, c a r b o n e , e c o n s i d e r e v o l e n u m e r o di altre m e r c i ; 6") trasporti intese a mostrare il movimento interno e per l'estero delle merci.

Gli indici cosi compilati saranno pubblicati nel Fe-derai Reserve Bulletin, ma non sarà fatto alcun ten-tativo di g e n e r a l i z z a r e i risultati in riguardo al fu-turo, poiché le deduzioni saranno lasciate t r a r r e da c o l o r o c h e lo r i t e r r a n n o conveniente nei riguardi dei loro studi sulle industrie o su altro. Sufficiente progresso è stato c o m p i u t o nella raccolta dei dati in modo da assicurare una registrazione statistica com-pleta del p r o g r e s s o e delle variazioni nella finanza, nella produzione e nelle industrie.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Movimento commerciale di Fiume. — Dalla

Rela-zione sulla situaRela-zione economica di Fiume nel 1913 (che

è l'ultima finora pubblicata da quella Camera di Com-mercio) d e s u m i a m o i seguenti dati:

Movimento commerciale in Fiume nel 1913.

Importazioni (in tonnellate)•

N . de i cap i e de i pezz i Via di m a r e N . de i cap i e de i pezz i Via di terra N . de i cap i e de i pezz i 2.237.739 7.014 922.959 21.094 1.314.780 N . de i cap i e de i pezz i T o t a l e

Esportazioni (in tonnellate),.

N de i cap i e de i pezz i Via di m a r e N . de i cap i e de i pezz i Via di terra N . de i cap i e de i pezz i T o t a l e 1.497 1.173.882 984 625.876 2 481 1.799.758 Le m e r c i di m a g g i o r traffico f u r o n o le seguenti.

Importazioni per via di mare: Carbon fossile e

car-bone c o k e tonn. 227.859 - Riso greggio 126.070 - Fo-sfati 118.493 - F o r m e n t o n e 61.810.-Vino 42.025-Semi oleosi 25.864- Minerali e terre non nominate 23.146-Pirite 20 762 - Juta greggia 18.106 - Asfalto 17.668.

Importazioni per via di terra: Merci di legno segate

ed asciate tonn. 219.923 - Z u c c h e r o in p o l v e r e e cri-stallizzato 193.177 - Z u c c h e r o g r e z z o 164.148 - Miglio 83.657 - Magnesite 65 628 - L e g n a m e da opera, greg-gio 55.656 - T r a v e r s i n e f e r r o v i a r i e 35.200 - Mattoni e tegole 32.656 - Legna da fuoco 32.188 - P e t r o l i o greg-gio 21.773.

Esportazioni per via di mare: Z u c c h e r o in p o l v e r e e

cristallizzato tonn. 199.276-Zucchero greggio 168.410-Segati di abete 85.746 - Farina 74.334 - 168.410-Segati di faggio 67.645 Magnesite 67,500 Segati di r o v e r e 36.919 -F o r m e n t o n e 33.185 - T r a v e r s i n e f e r r o v i a r i e di faggio 29.436 - Fagiuoli 22.935.

Esportazioni per via di terra: T e r r e coloranti

ton-nellate 129.974 - Riso greggio 56.593 - C a r b o n fossile e c a r b o n e c o k e 51.221 - Riso brillato 38.868 - Vino 35.215 - F o r m e n t o n e 27.086 - Semi oleosi 19.120-Juta greggia 17.558 Olii minerali non nominati 16.141 -Petrolio raffinato 16.129.

T R A F F I C O CON L ' I T A L I A . — Importazioni per via di mare: Aranci e limoni tonnellate 18.904 - Mattoni e

(9)

13 aprile 1919 — N. 2345 L'ECONOMISTA 177 grano ed altre non nominate 2.013 - Civaie non

no-minate 1.949 - Lino, canapa greggia, stoppa 1.803

Importazioni per via di lena: Fieno e paglia

ton-nellate 213 - Semi non nominati 165 - Frutta f r e s c h e e secche 1 0 0 - Aranci, limoni e c e d r i 94 - Frutta me-ridionali non nominate 5 2 ' - T e r r a Santorino 48 - Coni mestibili non nominati 47 - Pietre greggie 46 - Civaie non nominate 36 - Farina 30.

* Esportazioni per via di mare: Segati di foggio

ton-nellate 49.820 - Segati di abete 41.521 - Legnami di abete 11.635 - Carbone di legna 11.477 - Paraffina, ce-resina, vasellina 10897 - Celluloide 8.227 - Fagiuoli 6.863 - Segati di r o v e r e 6.221 - Legname di r o v e r e da opera greggio 4 615 - Z u c c h e r o in polvere e cristal-lizzato 3.551.

Esportazioni per via di terra: Merci di legno segate

ed asciate tonn. 769 Olii minerali non nominati 6 1 8 -Petrolio raffinato 103 - Estratti da concia e da tinta non nominati 80 - Merci di ferro ed acciaio non nominate 7 1 G h i s a greggia ed acciaio 5 3 D r o g h e 3 8 Semi non nominati 20 Macchine e loro parti 17 -T r a v e r s i n e ferroviarie 8.

M E R C I I M P O R T A T E ED E S P O R T A T E . — N e l 1 9 1 3 f u

-rono importate a Fiume merci per corone 499.966.551 (213.400.981 per via di mare) e ne vennero esportate per corone 479 605.002 (264.592 521 per via di mare). Ebbero traffico di merci con detta città pricipal-mente i seguenti Paesi:

Importazioni per via di mare: Indie orientali inglesi

per corone 47.421.342-Stati Uniti d'America 36.726 301-Austria 27.357.527 - Gran Brettagna 18.917.693 - Italia 12.281.424 - Argentina 12,253.334.

Importazioni per via di terra: Ungheria per corone

233.502 614 Austria 42.844 611 Bosnia 5 601.127 Germania 1.883.970 T r i e s t e punto franco 1.230.115 -Serbia 761.090 Italia 483 099.

Esportazioni per via di terra: Gran Brettagna per

co-rone 56.620.915 - Austria 47 301,506 - Italia 30.708.766-Indie orientali inglesi 25 141.190 - Ungheria 14.130.350-Turchia asiatica 12.880.090.

Esportazioni per via di mare: Ungheria per corone

170.261.866 - Austria 29.196.986 - Serbia 5,015.156 - Ger-mania 3.642 551 - Bosnia 2.189.116 - T r i e s t e punto franco 2.069.642 - Italia 1.595.714.

M O V I M E N T O D E L L A N A V I G A Z I O N E . — Approdarono, du-rante il 1913, nel porto di Fiume 9536 navi della stazza di tonnellate 2 898.734, di cui 6360 ungheresi (tonnel-late 1.302.327), 1894 austriache (tonn. 829 318), 127 in-glesi (tonn. 448 916) e 1039 (221 piroscafi e 818 velieri) italiane (tonn. 197.498).

Partirono dal porto suddetto 9515 navi della stazza di tonn 2 892538. Di esse 1345 (tonn. 1.299.489) erano ungheresi, 1891 (tonn. 824 657) austriache, 130 (tonnel-late 454 319) inglesi e 1040 (220 piroscafi e 820 velieri) italiane (tonn. 162.431).

Commercio della Germania e dell'Ungheria. — L e

prospettive economiche della Germania e dell'Unghe-ria non sono tanto r o s e e come alcuni v o r r e b b e r o far credere, ed un giornale che ha dimostrato sempre viva simpatia per l'Impero del Centi o, le tìasler A'a-chrichten, è costretto a r i c o n o s c e r l o ed a c o n f e r m a r l o

Secondo il foglio di Basilea, la produzione indu-striale in Germania diminuirà in forte proporzione, cosa che lo stesso Bórcen Cóurrier di Berlino confessa.

La situazione economica tedesca — scrive il gior-nale — è minacciosa.

L'industria del f e r r o sarà particolarmente colpita dalla crisi, e la produzione dell'acciaio sarà ridotta di 6 milioni di tonnellate, in seguito alla perdita del-I Alsazia-Lorena e del L u s s e m b u r g o , di altri quattro milioni per la mancata importazione del minerale lo-renese, e di altri 3 milioni, infine, per la diminuzione

n eg l i arrivi del minerale svedese in Germania. Anche

supponendo che la Spagna e i paesi d'oltre mare con-tinuino i loro invii, la produzione totale dell'acciaio tedesca precipiterà da 19 a 6 o 7 milioni di tonnel-late.

Questo arresto dell'industria del f e r r o si

ripercuo-terà su tante altre industrie tedesche. Così il giornale berlinese scrive che l'industria del cotone, quella chi-mica, quella elettrica mancano di materie p r i m e : i magazzini sono vuoti ed il credito è morto. « L'indu-stria della Germania — s c r i v e testualmente il foglio berlinese — è per metà rovinata e non raggiungerà forse giammai nell'avvenire, p e r quanti sforzi possa fare, il

record del '1913 e del 1914. La chiusura delle officine

metterà sul lastrico, senza alcuna risorsa, circa 20 milioni di individui e la Germania, quindi, non sarà più in caso di esportare i prodotti industriali, ma ridotta ad esportare la sua mano d'opera, anch'essa mancipia dell'emigrazione ».

Questa emigrazione forzata, il r i t o r n o dell'Alsazia-L o r e n a alla Francia e delle provincie d e l l ' E s t alla Polonia, condurranno, evidentemente, ad una consi-d e r e v o l e consi-diminuzione consi-della popolazione e, per con-seguenza, ad un aumento proporzionale dei gravami finanziari per i rimanenti cittadini. Di qui la neces-sità per le autorità d ' i m p e d i r e la fuga dei capitali.

Mentre il Governo imperiale si era appena preoc-cupato del pericolo, il Governo rivoluzionario ha preso misure del tutto draconiane, imponendo, fra l'altro, che le dichiarazioni concernenti, gli invii o le r i c e -zioni dei capitali, dei titoli, degli effetti e dei valori, insomma, di ogni specie, d o v e s s e r o esser fatte con-temporaneamente dagli speditori e dai destinatari (le banche), per tutti i movimenti di fondi dal 1° luglio 1918 in avanti. Oltre a ciò, altri p r o v v e d i m e n t i sono stati • presi per impedire alle ricchezze private di dissimu-larsi.

Quanto all' Ungheria, le sue nuove condizioni di esistenza, priva come sarà dei t e r r i t o r i romeni, serbo-croati e slovacchi, che essa si era annessi in passato, indeboliranno c o n s i d e r e v o l m e n t e la sua industria e accentueranno ancora più il c a r a t t e r e agricolo del paese.

Prima della g u e r r a , i due terzi della sua popola-zione erano dediti all'agricoltura, ed un quinto circa all'industria ed al c o m m e r c i o . Ora delle sue 4000-of-ficine, che impiegavano un totale di 416,000 operai, 1700 con 160 milS operai, appartengono ai t e r r i t o r i che v e r r a n n o staccati dalla Nazione, ciò che appor-terà un ben g r a v e colpo alla sua capacità di produ-zione industriale. L'Ungheria sarà, quindi, come ab-biamo detto dianzi, risospinta sempre più verso l'a-gricoltura, dove potrà compiere, del resto, i m p o r t a n t i progressi. In filetti, malgrado la fertilità del suo suolo il rendimento medio per ettaro in grano del t e r r e n o ungherese non è che di appena 11 quintali, mentre che si eleva a 20 od a 21 in Inghilterra, in Svizzera; a 25 in Olanda e nel Belgio, ed in Danimarca.

L'altro fatto che dominerà la vita economica del-l'Ungheria è che essa si t r o v e r à tagliata fuori dalle comunicazioni dirette coi mare; e questo isolamento, aggiunto al r e g r e s s o industriale, danneggerà non poco la sua vita economica avvenire.

Esportazione dell'olio di oliva dalla S p a g n a . Il

G o v e r n o spagnolo ha disposto quanto segue in m e r i t o alla esportazione dalla Spagna dell'olio di oliva:

E' stata fissata in 90.000.000 di chili la quantità to-tale dell'olio di oliva che potrà essere esportata du-rante l'anno c o r r e n t e , previa sempre domanda ai « Ministero de Abastecimientos ».

Gli esportatori costituiranno in deposito quantità di olio di oliva c o r r e n t e equivalente al 50 per cento della quantità che domandino di esportare ed il Mi-nistero potrà destinare detto deposito al c o n s u m o i n t e r n o al prezzo di 25 pesetas l'arroba (kg. 11.500), magazzino produttore, recipiente a parte, durante un limite di 6 giorni d e c o r r e n t i da quello della conces-sione del p e r m e s s o .

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