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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.600, 1 novembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE IN TER ESSI P R IV A T I

Anno XII - Vol. XVI

Domenica 1° Novembre 1885

N. 600 ’

IL LIMITE DELLA SOVRIMPOSTA

N el num ero 5 9 8 Av\YEconomista abbiam o detto che nel m entre desideriam o la pronta discussione del progetto di legge per il riordinam ento della im ­ posta fondiaria, vorrem m o contenesse una disposizione per la quale fosse imposto ai com uni di non oltrepas­ sare coi centesim i addizionali il lim ite legale, se non in casi rigorosam ente determ inati. E d aggiungem m o che, ad ottenere anche nella sovrim posta una spere­ quazione m eno sensibile, vorrem m o che nel progetto stesso vi fosse un articolo che obbligasse ¡ com uni a dim inuire la eccedenza attuale e rid u rre la s o v r i m ­ posta nei limiti legali.

Anzi abbiam o concretato il nostro [concetto'’con queste parole :

Noi avrem m o voluto c h e 'a d d irittu ra si proibisse ai Com uni ed alle P rovincie di oltrepassare il limite legale, pure accom pagnando questa m isura con op­ portune cautele per im pedire il disordine delle am ­ m inistrazioni com unali. - Così ad esem pio, avrem m o voluto che la legge dicesse : en tro cinque anni i C om uni dovranno rid u rre la sovrim posta al lim ite legale, (piando non provino di av e r soddisfatto alle seguenti condizioni :

1° di aver ridotte le spese facoltative ad un settim o del totale delle spese effettive;

2° di a v e r portata la tassa di fam iglia o di fuocatico o sul valor locativo ad un decim o del to­ tale delle entrate.

O ra m anteniam o la nostra prom essa ui spiegare ed illu strare brevem ente questo nostro concetto.

Il prim o punto che vogliam o dim ostrare è che nella sovraim posta vi è effettivam ente sperequazione poiché se la sovraim posta talvolta è alta dove è bassa la im posta e perciò, quasi direm m o, la com ­ pleta, in altri è altà dove alta è l’ im posta e però alla sperequazione della imposta si aggiunge la spere - quazione della sovraim posta.

La statistica non ci presenta che gli elem enti per provincia, ma essi sono sufficienti per il nostro com ­ pito, poiché se in qualche com une di una provincia l’eccedenza è proporzionalm ente inferiore al totale, vuol dire che in altri della stessa provincia vi è superiore.

A bbiam o tre provincie nelle quali la sovraim posta supera del doppio la im posta; cioè date 100 lire di im posta se ne hanno:

nella provincia di S ondrio L . 321,91 di so­ vraim posta, delle quali 99,77 di provinciale e 2 2 4 ,1 4 di com unale;

nella provincia di G rosseto L. 2 3 3 ,9 5 di so­ vraim posta, delle quali L . 7 6 ,5 2 di provinciale e 1 5 7,43 di co m u n ale ;

nella provincia di Belluno L. 2 2 1 ,3 3 di so­ vraim posta, delie quali L . 64,71 di provinciale e 1 3 6 ,6 2 di com unale.

A bbiam o poi dieci provincie nelle quali la so ­ vraim posta supera il 150 p er cento della imposta e sono : P r o v in c ia le C o m u n ale T o ta le F e r ra ra... L. 58. 51 y „ 130.41 % 188~92 0 l ’orto Maurizio. » 73.15 » 107. 63 » 180. 78» Ravenna... » 59. 21 » 119.58 » 178. 79 » Reggio Calabria » 111. 65 » 55. 55 » 167. 20 » Rovigo... » 37. 71 » 1-7. 71 » 165. 42 » Treviso... » 41.48 » 122. 79 » 164. 27 » F o rli... » 57. 25 » 106.14 » 163. 39 » Lucca... » 64. 87 » 93. 05 » 157. 92 » Padova... » 39. 99 » 114.33 » 154. 32 » Pesaro Urbino. » 58. 87 » 97. 05 » 153. 92 »

In altre 26 provincie cioè : A lessandria, Ancona, Arezzo, Ascoli, Bergam o, Bologna, C altanisetta, Como, Cosenza, F iren ze, G enova, G irgenti, Livorno, M a­ c e rata , M assa C a rra ra , M essina, P arm a, Pavia, P e­ ru g ia , Piacenza, Pisa, S iena, U dine, V enezia, V erona,

Vicenza, la sovraim posta non eccede il 150 per cento della im posta, m a è sem pre al disopra della imposta stessa.

Di fronte ai m assim i che abbiam o veduto stanno i m inim i nel seguente ordine decrescente :

P ro v iv c ia le C o m u n ale T o ta le Roma... . L. 27. 25 % 52 03 % 79. 20 % Salerno... . » 53.98 » 24. 77 ,> 78. 75 » Benevento 1.. . » 49.08 » 29.11 » 78.19 » Campobasso. . » 53.52 » 22. 89 » 76. 38 > Napoli... . » 31.86 » 44.47 » 76. 33 » B ari... . » 29.12 » 46. 64 » 75. 76 =» C rem ona.. .. . » 20.02 » 52. 93 » 72. 95 *> Torino... . » 29.78 » 42. 88 » 72.56 » C h ieti... , » 39.53 » 32. 51 » 72. 04 » L e c c e ... . » 21.65 » 48.13 » 69. 78 » Avellino... » 38.29 » 28.15 > 66.44 » Caserta... » 25.15 » 37.46 » 63.11 »

F ra il m assim o quindi di L . 321,91 di percentuale della sovraim posta datoci da S ondrio ed il m inim o di L. 62,11 datoci da C aserta, abbiam o una diffe­ renza di L. 2 5 8 ,8 0 , la quale differenza rappresenta più che il q uadruplo del m inim o stesso, e non può a m ene di ap p arire assolutam ento enorm e.

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694 L ’ E C 0 N O M I S T A 1° novem bre 1885 m ettiam o a confronto con la m edia delle dieci meno

gravate, abbiam o :

m edia delle 10 provinole più aggravate L. 1 9 8 .5 9 m edia delle 10 » m eno aggravate » 7 2 .3 5

D iffe re n z a ... L. 126. 24 A dunque, tra la m edia delle dieci provincie più colpite e quella delle m eno colpite, vi è una diffe­ renza di L. 1 2 6 ,2 4 nella percentuale della sovrim ­ posta.

E ci pare non occorra di più p e r dim ostrare che veram ente esiste una sperequazione nella so- vraim posta. Da ciò il bisogno di in tro d u rre dei lim ili inesorabili i quali non perm ettano ai com uni il sistem a troppo facile di supplire ai bisogni di m aggiori entrate m ediante aggravi della sovrim posta. Già nel concetto di stabilire questi lim iti è entrata la legge del 1 8 7 4 che richiese fossero esperite alcune tasse, com e il dazio consum o e quella di famiglia, prim a che fosse concesso di oltrepassare la im posta coi centesim i addizionali.

Se non che le disposizioni della legge 187 4 si m ostrarono nella pratica insufficienti e noi appunto ne invochiam o delle ulteriori, le quali più categori­ cam ente possano tratten ere i com uni e ottenereloscopo m irato della legge stessa.

A bbiam o avuto occasione di osserv are che le spese facoltative, e tra queste quelle che non pos­ sono in alcun modo dirsi necessarie, si elevano in

alcuni com uni al di là di una cifra razionale. Nel com plesso di tutti i com uni troviam o 62 milioni di spese facoltative e 368 di spese obbligatorie ; le spese facoltative adunque sono un settim o del totale, cioè il 14 per cento.

Q ueste cifre riescono alquanto m odificate tenendo conto dei bilanci dei soli com uni capoluoghi di provincia, i quali danno 136 1 |2 milioni di spese obbligatorie e 2 6 -1 ¡2 di faco ltativ e: cioè queste ultim e sono il 16 per cento del totale.

Ma i singoli bilanci dei com uni danno differenze ben diverse e degne di m olta attenzione.

P rendendo in esam e i soli bilanci dei 69 capo- luoghi di provincia, ne troviam o soltanto 27 che oscillano del 4 per cento più in alto o più in basso della m edia, che abbiam o veduto essere del 16 per cento. Quelli che hanno m inori le spese facoltative, presentano le seguenti proporzioni:

L e spese facoltative stanno al totale delle spese nella m isura:

a P o ten za, Rom a, Belluno dell’ 11 per cento del to tale; — a S assari del IO per ce n to ; — a P avia e a Milano dell’8 ; — a L ucca, P isa e Portom aurizio del 7 per c e n to ; — a Massa, S ondrio e Cosenza dpi 6 p e r c e n to ; — a Caltanisetta del 5 p er cento; — a Bergam o e G irgenti del 4 per c e n to ; a B ari del 3 per cento.

Col m inim o adunque siam o già arrivati al quinto circa della m edia.

V ediam o i m assim i e diam one, a edificazione dei letto ri, l’elenco in ordine crescente :

Siena... ..1 9 % Benevento . .24 %

S iracusa.. ..1 9 » Venezia . . . . 24 »

Cagliari .. . 21 » P eru g ia.. . . »

Reggio . . . 21 » Pesaro... .26 »

P o rli... ..2 1 » P iacenza... .26 »

P a rm a .. . . ..2 1 » T ra p a n i. .. .26 »

A quila.. . . Cuneo... ¡>

C a serta .. ... 27 «|0 C atania... 36

Lecce . . . 27 » Ascoli Piceno 37

Modena. . . . 27 » A lessandria. 38

P ad o v a. .. . . 27 » Messina... 39

Torino. . . . . . 2 8 » Avellino . . . . 43

Chieti . . . . Campobasso. 52

Macerata . .. 33 »

Nel m entre adunque al com uno di Bari basta im piegare il 3 per cento in spese facoltative, il co­ m une di Cam pobasso ha bisogno di im piegarvi il 52 per cento ; e tra i 69 capoluoghi di provincia ve ne sono nove che im piegano per spese facoltative più del 30 p er cento e dodici m eno del 40 per cento.

Ci pare di poter afferm are che o vi è spreco da una parte o avarizia dall’a ltra ; ma siccom e se ai com uni si rim proverasse qualche cosa è di spender troppo, non 6 arrischiata la conclusione che nelle spese facoltative i com uni potrebbero fare dei grandi tagli. Noi non lo esigiam o com e m isu ra generale, ma oggi che si lam entano gli eccessivi aggravi a cui è soggetta la proprietà fondiaria ; oggi che ve­ diam o com e una gran parte di questi aggravi derivi, non solam ente dalla sperequazione della im posta, ma m olto dall’abuso della sovrim posta, ci crediam o auto­ rizzati a dom andare che vengano posti dei rigorsosi lim iti alla eccedenza e che quando i com uni vo­ gliono spendere facoltativam ente al di là della m edia g e n e ra le , che appunto rappresenta ora il 14 per cento, non lo facciano a sole spese della proprietà fondiaria.

Ma si avverte che i com uni, anche al di là degli obblighi della legge, hanno urgenti bisogni a cui soddisfare; bisogni imposti d a ll'ig ie n e , dal deco ro , dalle com odità pubbliche. E noi non starem o qui ad esam inare se e quanto vi sia di vero in ciò, ma ripetiam o che i com uni debbono rivolgersi ad altri cespiti di rendita con m aggiore om aggio alla giu­ stizia ed alla equa distribuzione delle im poste.

E di questo punto ci proponiam o di occuparci in un prossim o articolo.

LE AGITAZIONI CONTRO LE «POSTE

A chi ricordi la storia dei P arlam enti deve pa­ re re notevole la trasform azione che ha subita in questo ultim o tem po la loro funzione. Nati quasi esclusivam ente per autorizzare il potere sovrano, fosse esso personale o no, a p relevare dai sudditi le contribuzioni necessarie al m antenim ento dello Stato, e per sindacare il modo col quale queste contribuzioni venivano percette, a poco a poco este­ sero la loro potenza sindacando anche il modo col quale le som m e ricavate venivano spese. E fin qui trattossi di una evoluzione, quasi direbbesi, conse­ guente alla stessa funzione e rispondente ai fini per i quali i Parlam enti erano stati in alcuni luoghi creati, in altri subiti o tollerati.

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1° novembre 1885 L ’ E C O N O M I S T A 695 più o m eno diretta, in ogni ram o della pubblica

am m inistrazione.

S venturatam ente a questa continua estensione delle facoltà parlam entari non corrispose una m aggiore attività proporzionale da parte dei rappresentanti e può quindi essere notata in tutti i P arlam enti una tendenza che potrebbe definirsi così : - aum ento nella estensione della funzione p a rla m e n ta re /d im in u z io n e della intensità colla quale è esercitata la principale della funzioni, il sindacato sulle contribuzioni.

Abbiam o bisogno di citare esem pi per dim ostrare la verità di queste nostre asserzioni, che sem bre­ ranno a taluni troppo dom m atiche solo perchè le a b ­ biano enunciate in brevi periodi ? — S i prendano in m ano i resoconti P arlam entari e si noterà subito; — che i bilanci presuntivi si discutono alla sfug­ gita e se qualcuno occupa m olte sedute è perchè vien discusso sotto riguardi elettorali, piuttostochè sotto riguardi finanziari ;

che i conti consuntivi non form ano mai oggetto di esam e da parte del P arlam ento ;

che le esposizioni finanziarie, le quali pur con­ tengono la indicazione dell’ indirizzo del M in istro , non danno mai luogo ad alcuna discussione ;

che le leggi trib u tarie vengono approvate sem ­ pre con criteri politici e raram ente sono accom pa­ gnate da discussioni elevate sulla situazione finan­ ziaria dello S tato e sulle condizioni assolute e rela­ tiva dei co n trib u en ti;

che i partiti, che vivono nell’ am biente p a rla ­ m entare, raram en te si delineano secondo un pro gram m a finanziario, od alla cosa finanziaria danno nel loro program m a una parte m eno im portante.

Nè si citino p er confutare queste osservazioni le discussioni che ebbero luogo intorno alla abolizione del m acinato e del corso forzato. Certo che in quelle occasioni il P arlam ento italiano ha dato prova di grande attività, ma ora che la tassa del m acinato è abolita, il giudizio che se ne porta generalm ente è che la situazione politica abbia predom inato sulla finanziaria e non per fo rtu n a ; — nella occasione della abolizione del corso forzato fu palese che m olti, e dei -più com petenti, in P arlam ento dissim ularono il loro pensiero, poiché in qu ell’ am biente ufficiale non si m anifestarono dai m eno favorevoli che dubbi vaghi, m entre i p erio d ici, da loro stessi notoria­ m ente ispirati, esprim evano tristi profezie.

A nostro avviso l’ aum ento della ingerenza del del P arlam ento in ciò che si chiam a funzione poli - tica e il sem pre crescente disinteressam ento per le cose finanziarie sono provati da fatti noti e molto evidenti.

E d è appunto a questo fatto, che, secondo la nostra opinione, si deve la m anifestazione di u n altro fenom eno altrettanto degno di nota. Il fatto cioè che le popolazioni discutono da se stesse intorno alle im poste, creano delle agitazioni più o m eno giusti­ ficate ed im pongono così al Parlam ento di p ren d ere sollecitam ente provvedim enti, che riescono im perfetti o m al riusciti, sia in se stessi, sia in rapporto alle condizioni finanziarie dello Stato.

In altri term ini il Parlam ento invade la funzione del potere esecutivo, abbandonando o trascurando quella che specialm ente gli spetterebbe; la popolazione si sostituisce alla funzione del P arlam ento e per forza di cose im pone la propria volontà.

A questo solo noi attribuiam o il nuovo spettacolo delle agitazioni che si ripetono in tanti luoghi, fuori

delle Cam ere, per ottenere delle riform e finanziarie. Qua l’agitazione per il sussidio ad una città colpita da sciagura ; là per avere prem i alla m arina m e r­ cantilo; altrove perchè sieno accordati sgravi alla imposta fondiaria, e ch e sieno perequate le aliquote; in altro luogo ancora perchè sieno date nuove e di­ verse istruzioni agli agenti delle tasse per l’ap p li­ cazione della imposta sui rèdditi di ricchezza m obile. E, lo si noti b e n e , non si tratta soltanto di voti o di desideri, ma si pretende di in terp retare autenti­ cam ente lo Statuto in piazza, si pretende di fissare i principi direttivi di una im posta, si organizza una resistenza legale alla legge ; si dom anda con tuono categorico al P arlam ento di occuparsi piuttosto oggi che dom ani di una questione finanziaria.

Noi siam o ben lungi dal biasim are questo m ovi­ m ento. N essun sindacato è più legittim o e più sacro di quello che i contribuenti esercitano sul potere esecutivo in quanto riguarda la percezione delle im poste. Ma invece noi segnaliam o il fatto com e il sintom o di una m alattia incipiente, la quale m inaccia l’organism o dello Stato. Le popolazioni, appunto per sindacare il G overno nella grave e delicata funzione di percettore delle imposte, eleggono il P arlam ento. È al P arlam ento quindi che storicam ente e costituzio­ nalm ente com pete il diretto sindacato. S e le popola­ zioni si sostituiscono al P arlam en to , o abbiam o u na usurpazione del m andante sul m andatario, od abbiam o la prova che il m andante non com pie il suo dovere. E siccom e noi crediam o che vi sia una cosa e l’altra, cioè che l’usurpazione del m andante si m anifesti ap p u n to perchè il m andatario m anca al proprio dovere, così noi, che abbiam o tante volte lam entato la scarsa parte che le questioni di finanza hanno oggi nella attività p arlam entare, segnaliam o questi prim i sintom i delle conseguenze a cui porta la trascuratezza dei 'ra p p re ­ sentanti.

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096 L ’ E C O N O M I S T A 1° novembre 1885 E concludiam o con queste nostre osservazioni, se­

gnalando il pericolo che sovrasta alle istituzioni parlam entari ed invocando che, alm eno per le que­ stioni di finanza, si voglia am m ettere la necessità di studi e di dottrina e che il P arlam anto riprenda quel posto che gli com pete nella trattazione dei più ard u i problem i di finanza.

GIUDIZI SULLA QUESTIONE MONETARIA

L e conferenze p e r la nuova convenzione m oneta­ ria latina sono ricom inciate, com e ben sanno i nostri lettori ; il Belgio però non vi interviene, il che lascia cred ere che non en trereb b e p iù a far parte del— l’ U nione se non gli venissero fatte alcune concessioni intorno alla clausola di liquidazione che, a quanto si afferm a, l’ Italia e la F rancia avrebbero deciso di non m utare, salvo l’accrescere di un anno il periodo fissato per la liquidazione.

L'Economista ha già largam ente trattato dell’a r­ gom ento sotto tu tti gli aspetti ed il suo giudizio è orm ai conosciuto perchè vi sia qui bisogno di espri­ m erlo. Non m anchiam o però di notare com e in, F ran cia, la perseveranza del Belgio a m antenersi fuori della Conferenza e il tim ore che alla fine dei conti voglia rim a n er fuori dell’U nione, tien com m ossi gli anim i dei francesi e persino converte a più miti consigli quei periodici che dapprim a parlavano quasi con disprezzo della resistenza del Belgio e si m o ­ stravano persuasi della im prescindibilità delle esigenze francesi.

Noi lo abbiam o sem pre detto ; più di tutti è la F ra n cia che ha bisogno assoluto della rinnovazione della U nione, spetta ad essa quindi concedere ; non a chi aderisce ai suoi desideri. Il Belgio lo ha com preso ed agisce di conseguenza ; i giornali francesi più auto­ revoli lo confessano e se ne allarm ano c o n v e rte n ­ dosi, diciam o, a nuove idee. Ecco com e parlano il Temps ed il Journal des Débats.

Il prim o pochi giorni o r sono, analizzati i peri­ coli che il ritiro del Belgio dalla U nione potrebbe recare alla F ran cia, non esitava a dichiarare che se la clausola di liquidazione è di ostacolo al rinnova­ m ento integrale d e ll’ U nione, è interesse della F ra n ­ cia di rinunziarvi. Il Journal des Débats dal canto suo nel num ero di giovedì 29 ottobre, dice che la ro ttu ra dell’ U nione latina, quale è ancor oggi, se av­ venisse sarebbe la conseguenza delle idee preconcet­ te, sotto l’ im pero delle quali sono stati aperti i nego­ ziati e dell’ intransigenza delle proposte rispettiva • mente fatte alla Conferenza dai delegati del Belgio e della Francia. A ccennati ai due modi di liquidazione, n atu ra le e contrattuale, lo scritto re dei Débats insiste a dire che da ambe le parti regnò uno spirito as soluto e intransigente assai caratteristico. R eputa non abbia valore di una concessione la proposta del Belgio di non provvedere affatto al modo di liquida­ zione deH’U nione m onetaria che si tratta di rin n o v a­ re , e l’impegno di non m odificare il sistem a m one­ tarlo du ran te alcuni anni dopo la rottura della Unione, nel caso in cui si accettasse il sistem a della liqui­ dazione naturale. E conchiude « d ’altra parte la p ro ­ posta della F ran cia ò inutilm ente assoluta e non si vede che sia necessario opporsi, a costo di u na rot­

tu ra, a che sia lasciato alle banche ed ai privati la cu ra di provvedere, in caso di dissoluzione, al rim ­ patrio d’una parte degli scudi nazionali in ciascuno degli Stati dell’Unione m ediante i provvedim enti com ­ m erciali e col giuoco n atu rale degli scam bi, invece di centralizzare tutto nei tesori pubblici dei diversi S tati, servendosi delle banche unicam ente com e in­ term ediari ed agenti dpi T esori nazionali. Il terreno di transazione sarebbe una liquidazione operata dai governi sino alla concorrenza di un m assim o, e la li­ quidazione del rim anente pel giuoco n atu rale delle operazioni di cam bio e di com m ercio. L ’intransigenza dei delegati francesi è tanto inesplicabile quanto quella dei delegati belgi e condurrà a una rottura molto più generale di quello che si pensi. Si crede che si potrà d a r vita a una U nione ristre tta con l’Italia e la Svizzera ed era ragionevole di crederlo qualche mese fa. Ma disgraziatam ente è facile vedere che ora non si può più credervi La polemica belga ha resa impossìbile una Unione ristretta duratura e, trat­ tando a fondo la questione, il Belgio ha reso debo­ lissimi di fronte ai loro Parlamenti i negoziatori degli altri Stati Se l’ U nione ristretta esce dal quai d’O rs a y , essa non troverà grazia davanti ai Parlamenti chiam ati a ratificarla, a m eno che si tratti di una U nione di liquidazione tra F ra n c ia , Italia e Svizzera, U nione di liquidazione la cui d u ­ rata sarà brevissim a e di cui non reste rà traccia al­ cuna fra 5 anni ».

La Gazzetta Piemontese d’ oggi ha una lettera sulla questione, dalla quale stralciam o questo solo periodo dedicandolo ai nostri co n tradditori:

« E non sarebbe stato m eglio per l’ Italia che anche i suoi delegati avessero accettato la liquida­ zione dell’ U nione e non quella degli s c u d i?

« Il Belgio ha rapporti com m erciali con la F ra n ­ cia, tali, che questa non avrà grandissim e difficoltà a restituirgli i suoi 100 milioni in scudi e rim bor­ sarsi integralm ente del loro v a lo re ; gli uom ini di S tato del Belgio non lo ignorano del tutto, eppure tengono d u ro ; e per rid u rsi al m onom etallism o oro, non esitano ad inco n trare qualche noia di più per sò e per lo Stato loro.

« L ’ Italia, invece, può dirsi invulnerabile ai colpi m onetari di F ra n cia . D isgraziatam ente essa, per r i ­ guardo al com m ercio, le è trib u taria, e non cesserà di esserlo per m olti anni ancora.

« S e quindi, anch’essa, non accettasse la liquida­ zione degli scudi, ma sivvero quella dell’ Uuione, com e farebbe mai la F ra n cia a farci rito rn are i no­ stri 250 e più m ilioni d’argeuto in scudi ? Non lo potrebbe, e l’ U nione, per questo verso, continuerebbe a tutto benefizio dell’ Italia.

« Si direbbe forse che la nostra è m alafede? Ma che uon si è detto per l’em issione dei 5 4 0 milioni di biglietti da 5 e 10 lire, senza riserv a m etallica che li garantisca ? Che non si è detto per l’obbligo im posto alle B anche di em issione di conservare nelle loro riserve due terzi d’oro ed appena un terzo d’a r ­ gento ?

« Che non si è detto per a v e r dato l ’ostracism o a due o tre m ilioni di scudi francesi, calanti di peso ? E che non si dice dell’abbandono dell’o rdine del giorno, votato dalla C am era il 22 febbraio 1 8 8 1 , col quale si dichiarava che, col 1° del 1886, non sarà più riceve tu nelle Casse dello Stato alcuna m oneta estera d ’rrg e n to , e della riconferm a di esso, fatta tdal Mi­

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1* novembre 1885 L ’ E C O N O M I S T A 697 E dai nostri più grandi econom isti forse non si

è detto a sazietà, perchè in teoria sono m o n o m e - tallisti purissim i e in pratica non sono bim etallisti m eno convinti ? »

E noi dom andiam o : o perchè questi tardivi p a u ­ rosi d ’ Italia e di F rancia tacevano o ci avversavano quando noi soli e a tempo opportuno , com battem m o per la giustizia e la verità ?

ITID Ü ST! TESSILE E L I P U B I

01

PISI

E G L I A G E N T I D E L L E T A S S E

O r sono pochi giorni, uno stam pato proveniente dall’A genzia delle Tasse di P ontedera, mi recava la notizia che a quelTA m m inistrazione era piaciuto di elevare il reddito della mia piccola fabbrica di tessuti. M eravigliato, cercai la spiegazione del fatto dove nell’avviso sono scritti i motivi per i quali le A gen­ zie fanno aum enti, (dim inuzioni mai !) e dopo in fi­ niti sforzi p er decifrare una specie di geroglifico con cui si esprim eva tale ragione, potei quasi acqui­ stare la certezza che era così concepita: « in confronto di altri esercenti si eleva il reddito ecc. »

E ra u na piccola disgrazia, com e la perdita di u n credituccio, uno di quei tanti tegoli che cadono sulla testa di chi ha avuto la sv en tu ra di m ettersi a e s e r­ citare u n ’ industria, e quindi mi rassegnavo a subirla, allorché da tutte le parti, seppi esservi grandissim o m alcontento, perchè gli A genti delle Tasse avevano fatto una vera ecatom be, fioccando aum enti a tutti p er il m o tiv o : « in confronto di altri esercenti si eleva il reddito ecc. ecc. »

Mi venne in m ente ancora la favola di Lafon­ taine, il lupo e P agnello e ram m entandom i tutta quella storiella im parata da ragazzo, capii che gli A genti delle Tasse si sono m essi in m ente a perfe­ zione il sistem a di argom entazione del lupo, sia che lo avessero studiato in Esopo o nei suoi posteriori im itatori.

S e questo sia il sistem a leale che le A m m inistra­ zioni dello Stato debbono ten ere in tutti i loro atti, spero apprezzeranno le Com m issioni com unali e pro­ vinciali per la ricchezza m obile, le quali avranno a pronunziarsi sui reclam i di tutti.

Non ho però piena fede nella riustSià delle p ro ­ teste generali, perchè il lupo va più in alto di noi e a Rom a 1’ S . P. Q. R . s’interpetra com e u n ’ordine peren to rio : « Si prenda quanto rim ane ».

Ma lasciam o la questione della form a e vediam o se sia giusto ed opportuno che si gravi la m ano sopra di noi ?

È un fatto oram ai constatato che l’ industria del cotone peggiora di tanto quanto più ribassano i prezzi delle m aterie grezze, e nessuno ignora com e i prezzi del cotone grezzo filato e m anifatturato, percorrono di qualche anno una scala discendentale.

Questo fatto im portantissim o, conosciuto da tutti coloro che tengono d’occhio l’industria delle nostre P rovincie, sfugge naturalm ente all’ingegno p enetrante degli A genti delle Tasse, che preferiscono ritenere tanto m aggiori i no stri profitti quanto sono più pieni i nostri magazzini.

Q uanto ingiusta sia tal m aniera d ’ argom entare, ren d e evidente la sem plice considerazione che se alla chiusura di un esercizio quando il conto di I

produzione sia ad es. 9, si trovano avere invendute m erci che valevano IO alla chiusura precedente, abbiam o perdita non indifferente tanto che si tratti di Stocks di filati o di tessuti, e perdita d ’interessi.

I pubblici listini mi esonerano dal provare con cifre quanto da qualche tem po sieno ribassati i prezzi dei filali di cotone, e com e continuo sia stato questo ribassare.

C hiunque sia bene al co rrente delle condinzioni in cui si dibatte l’in d u stria tessile di Pisa e del Pi­ sano, sà che, eccettuate 5 fabbriche m eccaniche, tutto è prodotto con telai a m ano, e che i m agaz­ zini di tuttti i fabbricanti rigurgitano di tessuti in­ venduti da m olti m esi, q u an tu n q u e tu tti abbiano ristretto la produzione negli ultim i tem pi.

Di due specie sono le ragioni di questi rilevanti depositi di m e rc i: la concorrenza estera e interna e le condizioni dei m ercati.

II fatto della concorrenza intern a, è disgraziata­ m ente im putabile ai fabbricanti che hanno esagerato la produzione, e non può essere scusato che dalla necessità di aum entare la cifra di affari, onde tro v ar com penso ai profitti m inori. Q uesta concorrenza costituisce oltre m aggiore difficoltà di vendita, m ag­ gior credito da accordarsi e conseguentem ente m ag­ giori rischi, m aggiori spese di viaggi rappresentanze, corrispondenze e personale di am m inistrazione. Ha poi u n ’altra funesta conseguenza quella di progres­ sivo abbassam ento di prezzi, perehè non tutti pos­ sono im m obilizzare ingenti som m e in tessuti sotto­ posti alla m oda del disegno e talvolta dell’ articolo, e vi ha chi vende perchè deve v en d ere a q u a lu n ­ que prezzo, costituendo così un precedente, che r i­ ripetuto, determ inò ribasso p er tutti.

Perciò, am m ettere che la produzione sia cresciuta da noi non può in d u rre ad am m ettere che le con­ dizioni d ell’industria sieno m igliorate, m a deve con­ d u rre a rite n erle seriam ente peggiorate.

In questo poco florido stato di cose, eravam o di già 17 o 18 mesi fa, quando, ancora aperte le pia­ ghe prodotte dalle inondazioni e dalle altre calam ità che avevano colpita la nostra Penisola, la com parsa del colera produsse una crise serissim a negli affari.

Non credo di aver bisogno di dilungarm i a p ro ­ v are com e tutto il com m ercio fu arrestato, o com e le cose andarono dal giugno al novem bre 1 8 8 4 . Basta che si guardino, non i n ostri libri, che gli A genti delle Tasse non vogliono p rendere in consi­ derazione, ma il num ero dei protesti cam biari e quello dei fallim enti. Napoli sola, che è uno dei grandi centri di vendita della nostra produzione, ha portato via enorm i cifre ai territo ri della P rovincia di Pisa.

Che il colera abbia cagionato u na crise, della quale risentirem o le conseguenze p er degli anni, nessuno può im p u g n a rlo : ne è prova ufficiale l’i n ­ tervento dello Stato per dilazioni di favore ai p r o ­ testi cam biari, e per crediti strao rd in a ri. Ma la crise fu prodotta dal m orbo o piuttosto dall’ esagerazione della paura, dim ostrata da tutti dietro iniziativa go ­ vernativa ?

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698 L ’ E C O N O M I S T A 1* novembre 1885 tem po o ancora non fatti, perchè una nuova clien­

tela Si deve sostitu ire a quella perduta e quindi nuòve difficoltà e spese e m inor vendita, p erc h è nè a tutti i nuovi si fa credito quanto alle vecchie ditte, n è tutti i nuovi hanno im m ediatam ente clien­ tela sufficiente a consum are quanto i loro antecessori. Di più, non solam ente il G overno ha reso colle q u arantene ecc. maggiori le funeste conseguenze, dell’ap parire del colera, ma ha poi obbligato per un certo tempo le B anche ad aum entare il saggio dello sconto con danno di chi più, che in altri m om enti, ebbe bisogno di far ricorso al credito.

R itengo non sarebbe da buoni cittadini, q u an ­ tunque fabbricanti, l’ invocare le responsabilità del G overno all’efTetto di dom andare sgravio d’ im poste, ma ritengo la si possa invocare per dire all’Agenzia delle Tasse che se le acque son torbide non è nostra la colpa e che sarebbe il tem po di lasciarci in pace, a m eno che ritenendoci m eno bersagliati degli altri, non vogliano farci pagare salato l’essere stati preser­ vati fisicam ente dal m orbo.

Non saranno però gli A genti delle Tasse che v orranno intendere queste ragioni, nè tener dietro ai fatti economici di quest’industria che è il pane di m igliaia di persone in questa P rovincia.

P e r gli A genti delle T asse, che noi perdiam o sui nostri Stocks, che vendiam o a prezzi ro v in o si, che gli scioperi ci obblighino (p u r di vedere tempi m igliori) a pagare m aggiorm ente i nostri o p e r a i, che hanno bisogni e vizi crescenti da sodisfare, cosa im porta se trovano u n m iglioram ento della loro si­ cura posizione pecuniaria nell’aum ento di resa delle loro Agenzie ?

P er essi reddito di ricchezza m obile non vuol dire reddito oscillante, ma progressivamente crescente.

U n esercente u n industria, essi dicono, deve g u a­ dagnare sem pre, e sem pre p iù : altrim enti cesserebbe: chi continua guadagna.

Q uesto è il m odo con cui argom entano com e se senza rovina si possa liquidare u n ’ industria che ha un im pianto di un valore tutto relativo, e generalm ente u na m assa di crediti esigibili se accordiam o nuovo credito, ma di difficile esazione in una liquidazione.

Non è quindi agli A genti delle Tasse c h e pos­ siam o, dirigere le nostre osservazioni: è al Governo.

Sta ad esso a provvedere, non dando ingiunzioni di aum ento, o serran d o con proibizione di vessazioni le valvole di queste pom pe aspiranti ; è il G overno m antenitore dell’o rdine che non deve volere la r o ­ vina della nostra industria tessile, perchè non sa­ rebbe far danno a una qu aran tin a di fabbricanti, m a m ettere sul lastrico m igliaia d’individui che d i­ sperazione m etterebbe sulla m ala via.

T anto si parla di socialism o di stato ? Tanto delle sorti delle classi lavoratrici ? E bbene si com inci dal fare qualche cosa nell’interesse del lavoro; si com inci, non dal dare, m a dal non levare.

Avv. F . db Regnv.

Rivista Bibliografica

Avv. Attilio Taddei. — Storia, Legislazione e Filosofia

del Diritto di Famiglia. — Roma E. Ferino, 1885.

Ha richiam ato l’ attenzione degli studiosi questa pubblicazione nella quale il giovane A utore ha forse

ecceduto nel determ inarsi i lim iti, m a ha m ostrato di av ere ingegno e coltura.

Nel vasto cam po della scienza giuridica 1’ A utore ha scelto il com plesso delle leggi che regolano la famiglia e non contento di esporle quali oggi sono, ha voluto trovare anche quali furono fino dai p ri­ m ordi del m ondo, per venir poi ad indicare quali esser dovrebbero in avvenire. Di qui resulta diviso in due grandi parli il lavoro; una trae dalla Storia e dai Codici le leggi antiche e m oderne, I’ altra di­ m ostra lo spirito che le anim ava e le anim a; cosi abbiam o nella prim a parte la storia della fami­ glia, nella seconda gli elem enti più sicuri alla cri­ tica delle leggi, ed a conoscere i progressi che debbono fare. Nella prim a parte gli Arii, i P er­ siani, gli Indiani, i Cinesi, gli Israeliti, i G reci, i Romani ed i G erm ani, passano dinanzi a noi co­ me tanti q u ad ri staccati, dipinti a vivaci colori; nella seconda i principi filosofici delle loro leggi sono accuratam ente passati in rassegna. Il lavoro della seconda parte, richiedeva studi profondi di ordine sociologico e m olta arditezza di m ente. L’A u ­ tore ha dato prova di possedere m olte delle qualità che si richiedevano. P erò il lim ite im postosi d al­ l’A utore è troppo ristretto , p e r un tem a tanto vasto e grandioso, più adatto ad u n ’opera volum inosa che a poche centinaia di pagine. Egli stesso se ne ac­ corge e rip etu tam en te lo confessa, m olto più quando trattando delle leggi del Medio Evo, vede da questo suo lim ite venir difetto al lavoro. Sa ben difendersi dalla taccia di non sapere, con pochi cenni dati m ae­ strevolm ente, m a lascia credere di non aver voluto toccare un terreno ove son riposte questioni vitali nelle quali è incerto se prevalga il dubbio o la fede. Q uesto è a p are r nostro il difetto principale del— 1’ opera. U na m aggiore am piezza, una m aggior de­

cisione a m anifestare il proprio sentim ento, avreb­ bero piuttosto che nociuto avvantaggiato il lavoro, nel quale vi è del buono per quanto il difetto del lim ite si manifesti troppo spesso.

L’ A utore ha intitolato il suo libro « Saggio di S tudi » ma questo Saggio prom ette bene per I’ av­ venire se chi lo ha dettato continuerà a coltivare con

am ore la scienza. V. M.

David Maurice. — Les espèces métalliques V or et Vargent dans l'empioi monetaire. — Lausanne, chez

l’Auteur. — 1885.

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P novembre 1885 L ’ E C O N O M I S T A 699) dalla U nione, che se quel deprezzam ento, invece ohe

essere prodotto dalle m isure stesse; era naturale, tanto valeva tentare di a rrestare il corso di un gran fiume che cercare di opporvisi. La posizione attuale adunque è la conseguenza delle disposizioni mal concepite che sono state prese dagli Stati del­ l’ U nione e il pubblico è stalo messo in balìa dei pochi detentori dell’oro che potranno venderlo con u n aggio considerevole allorché alcune circostanze ne creino u n reale bisogno.

L’ A utore non crede possibile il m onom etallism o aureo per insufficienza di questo m etallo, e crede che la G erm ania e l’ Inghilterra che l’ hanno adot­ tato si trovino in imbarazzi non piccoli, i quali si aggraverebbero tanto più per essi e per gli altri se anche gli altri Stati seguissero il loro esem pio. Crede inoltre che se I’ A ustria e la Russia riprenderanno i pagam enti in ¡spese m etalliche si farà sentire un considerevole m ovim ento net valore dei m etalli pre­ ziosi in E u ro p a. V ede quindi u n grande pericolo av­ v enire nella situazione attuale che ha accum ulato 1’ oro nelle casse dello Stato, delle B anche e delle Società finanziarie, aum entando la circolazione dei biglietti « V eram ente — riflette l’A utore — il m odo col quale le Banche si sono condotte le m ette in condizione di non avere che oro da offrire in cam bio dei loro biglietti, ma in quantità ben insufficienti di fronte agli im pegni pagabili a vista. »

F rattanto esse spingono costantem ente l’ argento nella circolazione; si è veduto delle B anche rifiu ­ tarsi di pagare in biglietti e preferire di liberarsi degli scudi d’ a rg e n to , sintom o questo della scarsa fiducia che loro ispira questo valore in causa del so­ spetto che esse hanno, c h e , quando si v o rrà r ito r­ nare ad un norm ale regim e m onetario, lo scudo d’a r­ gento ribassi ancora di valore. Si am m ette, è vero, che la cessazione dell’ ostracism o ora inflitto all’a r­ gento colla sospensione del conio abbia un fine, ma si dubita che la ripresa del valore dell’argento, che ne sarebbe la conseguenza, non sia sufficiente a col­ m are la differenza che esiste attualm ente tra il m e­ tallo in verga e lo scudo in circolazione. »

R iguardo alla clausola di liquidazione l’A utore così si esprim e : — « Il Belgio ha risposto che non si teneva in alcun modo responsabile del deprezzam ento degli scudi e che non avrebbe saldata alcuna diffe­ renza.... Questa questione prenderà proporzioni molto più im portanti che ncn sieno i 38 m iliuni che si re­ clam ano dal Belgio. F orse che l’ Italia e la F rancia non hanno ciascuna delle som m e considerevoli di scudi sparse in tutto il m ondo e che non curerebbero certo di rip re n d ere contro pagam enti com binati in oro ed in argento ? E non basta : com e si può im ­ m aginarsi i crediti stipulati in franchi e pagabili in a rg e n to ? F o rsechè dopo aver preteso da uno Stato, il Belgio, di saldare in oro la differenza del v a ­ lore esistente tra lo scudo di 25 gram m i che esso rip ren d e per il suo valore intrinseco di 3 fr. e 90 ed il suo valore nom inale di 5 franchi, i governi francese ed italiano im piegheranno i loro p ro p ri scudi p er pagare i loro debiti in ragione di cinque franchi? Q uale singolare operazione! E d ’altronde si vede la possibilità di fare altrim enti ? »

E più innanzi continua : « La dom anda fatta al Belgio di coprire con pagam enti che non possono essere fatti che in oro, o con un im pegno a term ine di pagam ento in oro, la differenza che poteva esistere tra la som m a di scudi degli altri Stati dell’ U nione

m onetaria latina che il Belgio restituirebbe, e la som ­ ma di propri scudi che riavrebbe, non è in fondo; che la introduzione del tipo unico d’oro nei rapporti tra Stato e Stato. Introduzione in questo caso tanto ingiusta com e lo sarebbe nei rapporti interni di uno Stato. 11 Belgio era nel suo diritto rifiutando di ac­ cettare tale pretesa. Dopo altre considerazioni l’A u­ tore discute sul regim e m onetario più conveniente.. Respinge il m onom etallism o d ’ oro e stim a che un bim etallism o a rapporto libero riabiliterebbe l’argento ed assicurerebbe alle popolazioni un ’abbondante q u an ­ tità di m edio circolante.

I lettori conoscono già le opinioni de\\'Economista su tutte queste questioni onde a noi pare sufficiente aver loro segnalata una pubblicazione che va letta con attenzione.

N uove pubblicazioni pervenuteci :

Dott. Enrico Morselli. — Le leggi statistiche del

suicidio secondo gli ultim i docum enti (1 8 7 9 -1 8 8 5 ) M ilano. Stabilim ento G. Ci velli 1885, pag. 90.

F. Petrnccelli della Gattina. — La esposizione

d ’ igiene a L ondra nell’anno 1884. Rom a Tip. E red i Botta, pag. 3 2 8 .

Alfred de Foville. — Le M orcellem ent — études

économ iques et statistiques su r la propriété foncière. P aris, G uillaum in 1885, pag. 283.

Enrico Del Guerra. — L ’ ordinam ento am m ini­

strativo d’Italia — com pendio elem entare pratico. Ro­ ma, Tip. E re d i Botta, 1885, pag. 220.

Comune di Siena. — Sul riordinam ento dei ser­

vizi di beneficenza pubblica — studi e relazioni della C om m issione eletta dal Consiglio com unale. Poggi - bonsi, T ip. Cappelli, 1885, pag. 170.

Dott. E . Coinucci. — Della em igrazione e del

pauperism o — della riform a agraria e tributaria. Sansepolcro, T ip. B iturgense, 1885, pag. 270.

A. Del Mar. — T he Science of Money. — L o n ­ don, G eorge B elljan d Sons, 1885, pag. 122.

Direzione Generale dell’Agricoltura. — La fil­

lossera in Italia nel 188 4 ed Atti della Com m issione consultiva per la F illossera, Rom a, Tipografia E redi Botta, 1885, pag. 274.

RIVISTA ECONOMICA

Le r iu n io n i d i F o s s a n o e d i V e n e z ia p e r i a p e r e q u a ­ z io n e fo n d ia r iaL a q u e s tio n e fo n d ia r ia in I n g h i l ­

t e r r aL a c r i s i e lo s c io p e ro d i L io n e .

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700 L ’ E C O N O M I S T A I o novembre 1885 due riunioni tenute D om enica p. p. a Fossano e a

V enezia. Nella prim a i dazi protettori, condannati, com e vedem m o, recentem ente anche dalla Com m is­ sione p er l’ inchiesta sulla revisione della tariffa do­ ganale, hanno trovato apostoli ferventi negli on. Lucca e Tegas, tra gli altri. Di questo fatto non abbiamo ragione di m aravigliarci dacché conosciam o quanto il partito agrario-protezionista del Piem onte si sia agitato in questi ultim i tem pi e com e esso abbia costituito una Lega conservatrice per la difesa a g ra ­ ria. Del resto nessun argom ento nuovo ; e tutti i discorsi fatti a sostegno dei dazi detti, con un eufe­ mismo, compensatori, non furono che le solite rip e­ tizioni e divagazioni ; nessuno si è dato la cura di dim ostrarci il salu tare effetto dei dazi stessi. Note­ vole solo è la circostanza che a Fossano i vari o ra ­ tori dichiararono esplicitam ente e senza sottintesi che la perequazione non può essere il rim edio della crisi, che essa non è altro se non u n ’ opera di giustizia invocata anche prim a della crisi. La co rren te pro­ tezionista dom inava quasi esclusivam ente a Fossano, dove i soli onorevoli Rotix e Del V ecchio si dichia­ rarono contro i dazi protettori o com pensatori. F u q uindi votato un ordine del giorno chiedente: la pere­ quazione catastale sulla proprietà fondiaria, in eguale m isura fra le diverse provincie e in arm onia cogli altri cespiti di ren d ita, lo sgravio dei 5 decim i di g u e rra ; una legge che freni e lim iti la sovraim posta com unale e provinciale; la tem poranea introduzione di un dazio com pensatore sulla im portazione dei cereali.

L’assem blea di Venezia tenne una via ben diversa di quella di F ossano, ed essa può dirsi aver ra g ­ giunto lo scopo propostosi. Non si fecero disquisi­ zioni sul libero scam bio o sul protezionism o e si vollero e si seppero esp o rre le note ragioni che m ilitano in favore della riform a sulla im posta fon­ diaria. Ma a V enezia m entre si convenne - e noi per p rim i lo provam m o - che la perequazione non sarà quel beneficio che molti si ostinano a cred ere, ci fu chi disse che se fa perequazione non porterà ai piccoli proprietari ed ai lavoratori dei vantaggi, va accettata com e pegno del Governo e del P arlam ento di aiuti ben m aggiori. E qui si cela evidentem ente u n g rav e erro re . La p ere q u a­ zione fondiaria può essere chiesta com e atto di giu­ stizia in fatto di trib u ti, ma serb are il silenzio sui dazi per accennare ad aiuti fu tu ri ben m aggiori, ci pare pascersi di g rav i illusioni o tenere in pectore la dom anda per aiuti pagati dai consum atori coi dazi di confine. U n altro oratore non m ancò di ac­ cennare al pericolo che i com uni colla loro so v rim ­ posta assorbano la parte sgravata dell’im posta e r a ­ riale e propose che nell’ ordine del giorno fosse fatta una raccom andazione in proposito. L a propo­ sta non passò e dopo molti discorsi tendenti a dim o­ stra re che la questione della perequazione non ha e non può avere carattere regionale, fu votato il seguente ordine del giorno :

L ’Adunanza, convinta dell’ingiustizia di m antenere la esistente sperequazione dell’ imposta fondiaria, e tenendo conto delle diffìcili condizioni dell’agricoltura nazionale, le cui sofferenze lungi dal sofferm arsi si accum ulano continuam ente e si sono rese insoppor­ tabili, sia per i p roprietari che p e r i lavoratori — proclam a — di assoluta necessità . la im m ediata di­ scussione ed approvazione di leggi per le quali si provveda alla sollecita perequazione dell’im posta fon­

diaria ed intanto a quelle altre urgenti m isure che alleggeriscano efficacem ente i pesi della proprietà fon­ diaria ove sono più grav i.

Ci lim iterem o ad osserv are che asserite nella p re­ messa le sofferenze insopportabili dei proprietari e dei lavoratori, l’Assem blea si è poi preoccupata esclusivam ente del vantaggio dei p rim i ed ha di­ m enticato affatto che se voleva valersi del m ales­ se re della classe lavoratrice p er d are m aggior forza alle proprie rag io n i, avrebbe dovuto ispirarsi a vedute m eno unilaterali.

— M entre da noi la g ran disputa verte sui rim edi da prestarsi all’agrico ltu ra, nel paese ove la proprietà fondiaria è m aggiorm ente accentrata in poche m ani, è il regim e della stessa proprietà ch e si assoggetta alla discussione.

La riform a fondiaria in In g h ilte rra è infatti sem pre oggetto degli innum erevoli discorsi che la im m inenza delle elezioni politiche ha prodotto p e r tutta l’ In ­ g hilterra. E ssa, quando prevalessero certe teorie eco­ nom iche, potrebbe essere il preludio di una v era e propria trasform azione del reg im e ag rario inglese non solo, ma di tutta la vita econom ica di quel paese. P ure una riform a può dirsi inevitabile ed è prezzo dell’opera seguire le opinioni che in proposito vanno esprim endo i leaders dei partiti. Così lord Sa­ lisbury in un rec en te discorso si è espresso in te r­ m ini molto chiari. Ben lungi dal n e g a re la necessità di questa riform a egli stesso I* ha esplicitam ente proclam ata. « P arre b b e veram ente, egli disse, che sia p er colpa di qualcuno in particolare se la te rra non è divisa in piccole proprietà, occupate da p ro p rie ta ri coltivatori. Da parte mia duoim i assai che non sia appunto così. U n tem po l’organizzazione d e ll’ Inghil­ te rra rendeva com patibile q u ella che si chiam ò la yeo­ manry, la quale com ponevasi p rincipalm ente di pic­ coli pro p rietari.... ora la Yeomanry è scom parsa ma non credo che essa possa essere ricostituita m ediante atti del Parlam ento. » Il solo m odo pratico am m esso dal prim o M inistro è quello di sem plificare e sopra­ tutto di dim inuire il costo, spesso esorbitante, della

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I o novem bre 1885 L ’ E C O N O M I S T A 701 parte dei casi queste glebe lands non sono, in tutte

le parrocchie del regno, nè abbastanza considerevoli n è sopratutto abbastanza v icin e per poter costituire u n fondo da affittarsi in blocco e a un buon prezzo, così tutti gli usufruttuari si lagnano della tenuità del reddito che ricevono. O ra la vendita legalm ente autorizzata di queste glebe lands per consacrare il prezzo allo scopo in v irtù del quale furono date, costituirebbe una sem plice conversione senza storno dell’ oggetto e non presenterebbe punto gli incon­ venienti che solleverebbe certam ente 1’ espropria­ zione forzata, sebbene legale, dei proprietari privati. Q uesta soluzione è certo m igliore di quella proposta dallo C ham berlain, fautore appunto, com e vedem ­ mo altra volta, dalla espropriazione delle terre ese­ guita dalle autorità locali.

— La cronaca degli scioperi è sem pre all’ordine del giorno. L ’andam ento difficile degli affari si ripercu o te sulle condizioni fatte al lavoro e opera quale lim ite dai salari. E perciò che la industria lionnese attraversa in questo m om ento una nuova crisi. Nel giugno p .p . si erano stabiliti da com m issioni m iste, di fabbricanti e tessitori, i prisa de fagon in seguito a una vera crisi che travagliò per qualche tem po quella industria e il contratto intervenuto fra la fabbrica da una parte e l’unione dei tessitori dall’altra aveva messo fine al dissidio. P are che vi sia stata non poca im prudenza da parte dei fabbricanti nell’ accettare certi prezzi ; il calcolo di quelle tariffe sarebbe stato alquanto largo rispetto alle difficoltà presenti del lavoro e alle con­ dizioni difficili della industria della seta a Lione. Co­ m unque, fatto sta che appena pubblicati i prezzi convenuti non tardarono a m anifestarsi certe la g n a n z e n o n erano passate d ue settim ane che già si determ inava u na visibile reazione contro le tariffe fissate. Un certo num ero di fabbricanti le dichia­ rarono ineffettuabili e cercarono di trattare coi loro tessitori sopra nuove basi. Si voleva dai fabbricanti che fossero costituiti gruppi a parte di fabbricanti e tessitori, secondo la specialità del lavoro; questi gruppi avrebbero fissato i prezzi e la C am era sin­ dacale dei fabbricanti li avrebbe registrati, ren d e n ­ dosene m oralm ente garante. Ma la C am era sinda­ cale, la quale si era finora m antenuta estranea alle divergenze tra fabbricanti e operai, non accettò, d’onde una crisi in seno alla C am era stessa e la questione delle tariffe risorse in tutta la sua gravità. P resi separatam ente i tessitori avreb b ero forse aderito alle riduzioni di prezzo che loro erano chieste. La sta­ gione è contraria allo sciopero, le risorse sono stre­ m ate ; vai meglio un salario m ediocre che nessuna retrib u zio n e; le adesioni q uindi non m ancarono del tutto. Ma intanto il sindacato dei fabbricanti stabiliva esso stesso i prezzi, producendo grande irritazione nella classe dei tessitori i quali chiesero il m antenim ento dei prezzi fissati d’accordo precedentem ente e si a p ­ pellarono alla stam pa e alla pubblica opinione. Di qui, come è p u r troppo n aturale, lo sciopero, reso generale m ediante le solite m isure illiberali. Nel com plesso, una condizione di cose assai difficile a districarsi, sia perchè realm ente ¡’industria di L ione attraversa u n m om ento critico, sia perchè una d i ­ m inuzione di salari si presenta com e assai difficile ad ottenersi.

LA POPOLAZIONE ITALIANA

MOVIMENTO DELLO STATO CIVILE

La D irezione G enerale della S tatistica ha testé pubblicato la statistica relativa al Movimento an­ nuale dello stato civile, nel quale si rende conto soltanto dei m atrim oni, delle nascite e delle m orti, non dell’ im m igrazione dall’ estero, nè dell’ em ig ra­ zione e n ep p u re dei trasferim enti di residenza da uno ad altro com une del Regno, pei quali argo­ m enti vengono pubblicate Statistiche a parte. P er raccogliere i dati relativi fu seguito il m etodo, adottato col 1° gennaio 1883, pel quale le notizie dei m atrim oni e delle m orti vengono date dagli uffici com unali di stato civile sopra cartoline individuali e lo spoglio delle cartoline m edesim e si fa direttam ente a cu ra dell’ ufficio centrale. O ra, nel volum e che abbiam o sott’occhio vengono date le cifre della po­ polazione calcolata al 31 dicem bre 1884, prendendo p er base la popolazione di fatto censita alla fine del 1881 aggiungendo alla m edesim a il num ero delle nascite a tutto il d icem bre 1884, e sot­ traendone quello delle m orti avvenute nello stesso periodo di tempo senza riguardo ai m ovim enti d’im ­ m igrazione e di em igrazione.

Q uanto ai risultati generali del m ovim ento dello stato civile dal 1862 al 1 8 8 4 avendoli riferiti nel nostro num ero del 14 giugno scorso (n. 5 8 0 ) tra­ lascierem o ora di rip eterli.

P asserem o quindi subito all’esam e dei m atrim oni, delle nascite e delle m orti.

Il num ero dei m atrim oni conchiusi nel 1884 fu di 2 3 9 ,5 1 3 con un aum ento rispetto al 18 8 3 di 7,568; esso ragguagliato alla popolazione dà il rapporto di 1 m atrim onio per 119 ab. pari a 8. 42 m a tri­ moni per 100 0 ab. Se consideriam o poi il num ero dai m atrim oni per 1000 abitanti e p e r ogni regione troviam o che i m assim i ci son dati dagli A bruzzi e Molise (9 ,7 5 per 1000) dalla S icilia, dalla C am pa­ nia ecc. ; i m inim i dalla L ig u ria (7 ,4 5 per 1000 ab.) dall’U m bria, dalla S ardegna, dal Piem onte, dal L a­ zio ecc. P resentano i- m aggiori aum enti rispetto al 1883 il V eneto che da 6 ,9 0 per 1 0 0 0 è passato nel 1884 a 8,77 l’E m ilia che da 7,16 per 10 0 0 passò a 8 ,0 9 ; dim inuirono i m atrim oni nell’U m bria dove scesero da 7,87 a 7,5 0 , nelle P uglie da 9,29 p er 100 si passò a 8,6 7 , nella Basilicata da 9 ,0 8 dim inuì a 8 ,6 7 ecc.

Nel decennio 1 8 7 5 -1 8 8 4 il num ero dei m a tri­ moni conchiusi nel regno variò sensibilm ente in ciascun anno. I m inim i si ebbero nel 188 0 (1 9 6 ,7 3 8 ) e nel 187 8 (1 99.885); - i m assim i nel 1884 ^23 9 ,5 1 3 ) nel 1883 (2 3 1 ,9 4 5 ) cifre non mai avute dal 186 2 a oggi ; segno forse che il m atrim onio civile (il solo legale) è entrato sem pre più nelle abitudini delle popolazioni e le infrazioni al Codice Civile vanno scem ando.

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L ’ E C O N O M I S T A 1° novembre 1885 702

quanti fra sposi analfabeti ; quanti colla firm a del solo sposo o della sola sposa.

O ra se consideriam o le cifre percentuali nel d e ­ cennio 1 8 7 5 -8 4 troviam o che la percentuale degli atti di m atrim onio sottoscritti da ressu n o degli sposi da 51 ,1 4 nel 1875 è scesa a 41 ,2 4 nel 1 8 8 1, quella degli atti sottoscritti dai due sposi è salita da 22 ,0 6 a 29 ,6 2 quella degli atti sottoscritti dal solo sposo da 2 5 ,6 2 è passata a 25,41 e per u l­ timo quella sottoscritta dalla sola sposa da 3 ,1 8 passò a 3,78. La statistica dim ostra che an n u al­ m ente vi fu un costante m iglioram ento, ma esso è ancora assai lento, prova questa fra le tante che molto vi ò ancora da fare nei rig u ard i della istru ­ zione.

Passando ai nati troviam o eh’ essi (esclusi i nati­ m orti) furono nel 1 8 8 4 di 1,130,741 ; cifra che rag ­ guagliata alla popolazione da il rapporto di 1 nato per 25 abitanti oppure di 39 .7 3 nati per 10 0 0 abi­ tanti. L ’aum ento nel num ero dei nati rispetto al 1883 lu di 59,289 e il num ero dei nati per 1 0 0 0 abitanti preso nella m edia del Regno da 37 .6 5 nel 1883 passò a 37 .7 3 nello scorso anno. D istinti per sesso si eb ­ bero 5 8 1 ,4 1 3 m aschi e 54 9 ,3 2 8 fem m ine, d ’onde si ha il rapporto di 1 0 6 maschi per 1 0 0 fem m ine. R i­ guardo ai nati distinti in legittim i ed illegittim i, la statistica avverte che, — allo scopo di evitare che nella categoria degli esposti, dei quali prim a tenevasi conto distintam ente e in cui si sarebbero dovuti col­ locare q uei bam bini che si ignorava se fossero legit­ tim i o illegittim i — i nati del 18 8 4 furono rip artiti in tre categorie alquanto diverse da quelle adottate negli anni precedenti. Si hanno così in una prim a rubrica il num ero dei legittim i (1 ,0 4 5 ,0 8 0 ) in una seconda il num ero degli illegittim i non riconosciuti all’atto di nascita da alcuno dei genitori (5 0 ,1 3 4 ) e quello dei nati di stato civile ignoto perchè trovati esposti nella ruota od in luogo pubblico (55 ,5 2 7 ). P e r 100 nati si ebbero quindi nel 1884 9 2 .4 2 legittim i e 7.57 il­ legittim i ed esposti. La cifra percentuale dei nati le­ gittim i è in lieve decrem ento rispetto agli anni pre­ cedenti, troviam o infatti che nel 1863 era di 95.07, nel 1869 di 9 4 .0 1 , nel 1875 di 9 3 .0 4 , ecc., vice­ versa gli illegittim i dal 4 .9 3 per cento nel 1863 sono oggi al 7 .58 per cento. P u re q uest’aum ento nel nu­ m ero degli illegittim i è di g ran lunga inferiore a quello che la statistica è venuta accertando in altri paesi civili, citiamo ad esempio la F rancia eia G erm ania. C om unque non va preterm esso che gli illegittim i i quali nel 1872 erano indicati in 70,9 0 7 , dodici anni dopo nel 188 4 cioè am m ontavano a 85,6 6 1 .

I nati-morti som m arono nel 1 8 8 4 a 3 8 ,2 6 5 , cioè 2 1 ,6 8 7 m aschi c 1 6 ,5 7 8 fem m ine.

F inalm ente nel 1 8 8 4 m orirono nel regno 780,361 individui, ossia 2 7 ,4 2 per 1000 abitanti o uno per 36. Vi fu rispetto al 1 8 8 3 una dim inuzione nella m orta­ lità di 1 3 ,8 3 5 ; il m assim o di m orti per 100 0 a b i­ tanti si ebbe nella C am pania in causa dell’epidem ia co­ lerica (30.42), nelle C alabrie (28.41) ecc., - il m inim o nel V en e to (23.53), nella Toscana (25.64) ec. 11 num ero dei m orti 6 poi ogni anno inferiore e quello dei nati e questa differenza produce l’aum ento continuo della popolazione, m entre una piccola parte soltanto della eccedenza viene assorbita dall’em igrazione per l’estero. Infatti nell’ultim o quinquennio il num ero dei m orti si ragguagliò a 1 0 0 nati nella cifra di 69 nel 1884; 74 nel 1883 e 1 8 8 2 ; 73 nel 1881 ; 91 nel 1880. Che se badiam o alla classificazione dei m orti per età,

troviam o che la m ortalità dei bam bini è sem pre r i­ levante ; il num ero dei m orti aventi età dalla nascita a un mese fu di 9 0 ,5 9 7 con lieve dim inuzione rispetto al 18 8 3 , ma dalla nascita a un anno il num ero dei m orti fu com plessivam ente di 210,211 vale a d ire quasi il terzo della totalità dei m o rti, e dalla nascita a 10 anni il num ero dei m orti fu di 4 0 2 ,5 4 0 cioè oltre la m età della cifra totale Notiamo per ultim o che du ­ ran te l’anno 188 4 la popolazione italiana pel solo fatto della eccedenza dei nati sui morti è cresciuta da 2 9 ,0 1 0 ,6 5 2 a 2 9 ,3 6 1 ,0 3 2 . L’aum ento di 550,380 individui si com pone di 185,784 m aschi e 1 6 4 ,5 9 6 fem m ine. La popolazione italiana censita nel 1871 risultava di 2 6 ,8 0 1 ,1 5 4 , nel 1881 di 2 8 ,4 5 9 ,6 2 8 e venne calcolata nel 1884 di 2 9 ,3 6 1 ,0 3 2 . L ’aum ento annuale per 1 0 0 0 dal 1871 al 1881 fu di 6,19 e dal 1883 al 1 8 8 4 per la sola eccedenza dei nati sui m orti fu del 12.08.

LA SORDITÀ

fra gl’ impiegati delle strade ferrate

Riceviamo la seguente lettera che tratta un argomento che ci pare di qualche importanza; vi richiamiamo l’attenzione del Governo e delle Amministrazioni ferroviarie.

Egregio Sig. Direttore,

I recenti studj, che sono stati fatti intorno alle cause della sordità, hanno portato a concludere che 1’ indebolim ento dell’ udito n egl’im piegati alle strade ferrate è assai frequente.

L ’attenzione dei m edici è stata richiam ata su que­ sto soggetto dai lavori fatti intorno alla cecità dei colori tanto im portante a riconoscersi p er ciò che si riferisce ai segnali che vengon dati sulle strade ferrate.

P erò nella notte, d u ran te la nebbia, o quando per qualche accidentalità o sbadataggine i segnali poco o punto si vedono, l’orecchio solo è chiam ato a de­ cidere della esistenza e direzione di u n rum ore o di un suono, e p er conseguenza da lui solo dipende la salvezza non solo del costosissim o m ateriale di cui è composto un treno, m a altresì della vita di chi lo guida, e dei viaggiatori che a lui si affidano.

Ho detto che si tratta di decidere non solo della esistenza, m a altresì della direzione di un rum ore o di un suono, perchè u n mono-sordo, ossia colui che ode bene soltanto da un orecchio, riferisce a quello (buono) tutti i ru m o ri e tutti i suoni che gli vengono trasm essi dall’ a r ia ; p er cui il moto di un treno parallelo, o u n fischio che gli ven g a per esem ­ pio dal lato destro, se quell’ orecchio è sordo del tutto o anche in modo parziale, egli cre d erà che sia prodotto a sinistra poiché è solo da quella parte che egli od e; e così cercando di sc an sa re un ostacolo o un periglio a cui si avvicini, andrà invece fatalm ente ad incontrarlo !

(11)

I o novembre 1885 L ’ E C O N O M I S T A

703 tanto nelle officine quanto nel servizio delle strade

ferrate si trovano spessissim o d e g l 'i n s e g a t i so rd i: cosi che lo S cbw albach e il Pelnow poterono v eri­ ficare che in 160 im piegati ce ne fossero 3 4 sordi V 'P 'ù la (clfr.a , del sordi aum enta in proporzioni della durata del servizio, e ciò in un modo consi­ derevole secondo il com puto fatto dagli autori sum - mentovati ; cioè 1’ 80 per 100 dopo 25 anni di ser­ vizio. I freddo, d vento, il lavoro notturno, come pensa il C elle, hanno è vero una grande influenza sulla produzione della so rd ità ; ma la fatica di un servizio prolungato sovente oltrem isura non è essa pure una causa d eterm in an te?

La conclusione che naturalm ente deriva dalle con­ siderazioni che ho esposte è, che pel buon andam ento del servizio delle strade ferrate sia necessario non solo un oculista per determ inare se l’ im piegato fer­ roviario distingua bene i colori delle bandiere e delle n e i iT m a laiti« s.iaIlblsogno, .altresl di uno specialista per le m alattie delle orecchie, per conoscere non solo la esistenza ma anche il grado e la sede della sor- dità, affine,di escjudere agli esami ed alle visite di obbligo, gl individui affetti da sordità, e cosi prevenire il pencolo di una catastrofe. F

alla s - v - se volesse n e lVEconomista, che tanto s. è occupato d, ferrovie, trattare anche questo argom ento che tende al buon servizio.

Dott. Demetkio Bakoellini

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 30 settembre 1885

Il conto del Tesoro alla fine di settem bre dava i seguenti resultati :

At t i v o : Fondi di Cassa alla scadenza dell’eser-

r , ci™. ^ a n z ia n o 1884-85. . . L. 383,360,000.24 Li oditi di Tesoreria alla scadenza

dell’esercizio suddetto. . . . » 64 259 6 2 4 53

Incassi dal l°luglio a tu tto settem- ’ ’ W

bre (Entrata ordinaria) . . . » 295,996,808.27

T)ph;n a-m ra°rd T ai'i a ...» 60,178,449. 50 Debiti d! Tesoreria...» 549,529,475.30 L. 1,353,324,357.84

P a s s i v o :

Debiti di Tesoreria alla scad. dell’eser­

cizio finanziario 1884-85 . . . L. 553,449,557.20 Pagam enti dal 1» luglio a tutto

settembre 1885 ... » Crediti di Tesor.a a!30 sett.1885 » Fondi di Cassa al 30 sett. 1885 »

335,188,280. 38 145,863,180, 52 318,823,339. 74 L. 1,353,324,357.84

Dal prospetto com parativo degli incassi T d è P p a - gam enti presso le tesorerie del Regno operati nel m ese di settem bre si trova che gli incassi ascesero a L. 9 8 ,9 2 4 ,7 5 0 .2 0 con un aum .t0 di L. 1 4 ,4 1 2 ,2 5 2 .6 3 sul corrispondente mese del 4 8 8 4 e i pagam enti" in L. 8 8 ,3 4 0 ,5 7 0 .7 2 con una dim inuzione s u l settem ­ bre 1884 di L. 6 ,884,565.19.

F ra gli aum enti negli incassi degni di essere no­

tati troviam o un aum ento di L. 1 ,043,485.06 sulla fabbricazione degli spiriti derivante da m aggiore o p e ­ rosità nelle fabbriche nazionali ; un aum ento di L. 4 ,5 1 5 ,8 3 2 .8 0 sulle dogane e diritti m arittim i, pro­ dotto da m aggiori im portazioni di coloniali, e in parte dal risveglio del com m ercio nella città di N a­ poli, che l’anno scorso nel settem bre fu turbato dalla com parsa del co lera; un aum ento di L . 4 ,8 2 4 ,0 8 6 .3 5 nei servizi diversi cagionato dal versam ento delle quote dovute allo Stato sui prodotti delle fe rro v ie , che a norm a dei relativi contratti, fu effettuato nello scorso m ese di settem bre pel bim estre luglio e agosto; un aum ento di L. 4 ,3 0 8 ,5 1 0 .4 2 sulle partite d'i giro proveniente per la m aggior parte dai versam enti fatti al Tesoro dalla Cassa depositi e prestiti per il se r­ vizio delle Casse pensioni, e infine un m aggiore in ­ casso di L. 2 ,8 6 6 ,5 4 7 .6 4 derivante dal passaggio del conto co rrente speciale della Tesoreria centrale al bilancio dello Stato di parte del prezzo del m ate­ riale m obile di esercizio, e degli approvigionam enti versati dalle nuove società ferroviarie.

F ra le dim inuzioni nessuna ci è parsa degna di speciale menzione.

Il seguente prospetto contiene l’am m ontare degli incassi nel m ese di settem bre e le differenze con le previsioni del bilancio e con gl’incassi ottenuti nel settem bre dell’anno scorso.

Dal 4° luglio a tutto settem bre gl’incassi am m on­ tarono a L. 356,4 75,2 5 7 .7 7 con mi aum ento sul pe­ riodo corrispondente del 1884 di L. 5 1 ,8 9 7 ,3 2 7 76 e i pagam enti a L. 3 3 5 ,4 8 8 ,2 8 0 .3 8 con un aum ento di L. 33,7 8 0 , 660.53.

Entrata ordinaria effettiva

.L . R e d d iti p a trim o n ia li. Im p o s ta f o n d i a r i a ... Im p o s ta s u i r e d d iti d i ric c h m o b ile ... T a ss e in a m m in is tra z io n e d e lla D ir e z io n e G e n e ra le d e l D e m a n io ... T a s s a su l p ro d o tto d el m o v i­ m e n to a g r a n d e e piccola v e lo c ità ... D ir it ti d elle L e g a z io n i e d ei C ousolat.i a l l ’e s te ro ... T a s s a s u lla f a b b r ic a z .d e g li s p ir it i, b ir r a , e c c ... D ogane e d i r i t t i m a rittim i. D a z i in t e r n i d i consum o.. . T a b a c c h i... t S a l i ..... M u lte e p e n e p e c u n ia r ie ... L o t t o ... P o s te ... T e le g r a f i... S e r v iz i d i v e r s i ... R im b e c o n c o rs i n e lle spese E n t r a t e d i v e r s e ... Entrata stvaordin. effettiva.

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