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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.604, 29 novembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI PRIVATI

Anno XII - Yol- XXI

Domenica 29 Novembre 1885

N. 60*4

LE FINANZE ITALIANE NEI DOCUMENTI UFFICIALI

R are volto ad un periodico è fornita la occasione fortunata di vedere conferm ate dai fatti più solenni e più evidenti le proprie afferm azioni. L'Economista in questi ultim i tempi ha sostenuto una lotta vivace, prim a contro la Perseveranza, la Tribuna e l’Opi­ nione, alleate nel dichiarare difficili le condizioni della nostra finanza, e rovinoso l’ indirizzo dell’ on. M a­ gnani ; poi contro la Perseveranza, stessa che rim ase im penitente e contro il Diritto, che pubblicò parecchi articoli, scritti od ispirati da penna notissim a, contro il m inistro delle finanze.

Allora noi afferm am m o, provandolo colle cifre, che non solam ente la situazione finanziaria non pre­ sentava alcun sintom o allarm ante, ma che p ro m et­ teva bene per l’av v en ire; ed aggiungem m o che, ove il m inistro Magliani avesse perseverato nel suo abile e prudente sistem a finanziario, avrebbe potuto apparec­ chiarsi i mezzi per m ettere sul tappeto le più gravi questioni intorno alla trasform azione dei trib u ti. Anzi, tanto eravam o convinti della solidità del bilancio, p er­ chè esso si basava sopra segni non dubbi della c re ­ scente prosperità del paese, che ci perm ettem m o di m uovere più di una volta appunto all’onorevole Ma­ gliani, quando ci parve che egli stesso, sopraffatto forse dalla violenza degli attacchi, titubasse sugli effetti dell’opera propria e si m ostrasse tim ido nel proseguire in quella via di riform e trib u tarie, che co­ stituiscono il m aggior desiderio ed il m aggior bisogno della nazione. Citiamo qui in nota *) alcuni degli articoli nei quali i nostri lettori trov eran n o svofto am piam ente il nostro concetto sulle condizioni finan­ ziarie d el! Italia.

Ora i docum enti ufficiali che il m inistro delle Finanze ha presentato alla C am era il 25 corrente dim ostrano con patente chiarezza, quanto retto fosse il nostro giudizio e quanto errato quello dei nostri contraddittori. Del che non intendiam o m enare alcun

*) 17 maggio N. 576 Disavanzo? — 24 maggio,, 577 la Questione finanziaria. — 31 maggio, 578 La verità sulle finanze italiane. — 7 giugno, 579 Ancora sulle finanze italiane (alla Perseveranza) — 14 giugno, 580 La verità sulle finanze italiane (al Diritto) — 21 giu­ gno, 581 II Ministro delle finanze — 5 luglio, 583 Lo indirizzo della politica finanziaria — 19 luglio, 585 Cose di finanza — 1 novembre, 600 Le agitazioni contro le imposte — 8 novembre, 601 Gli ideali finan­ ziari — 15 novembre, 6(J2 I lavori parlamentari e le questioni finanziarie.

vanto, poiché da parte nostra, senza partito preso, senza desiderio di lodare e di biasim are ad ogni costo, abbiam o cercato di dire quella verità, che non si poteva im pugnare senza proposito deliberato.

O ra, m entre ci riserviam o di esam inare con m ag­ giori particolari i conti consuntivi ed i bilanci pre­ ventivi dall’onorevole M agliani presentati alla C a­ m era, ne diam o qui i risultati som m ari.

S u ll’ esercizio 1 8 8 4 - 8 5 la G iunta P arlam entare nell’A prile decorso aveva trovato i seguenti r i­ sultati :

Entrata ordinaria effettiva. . . L. 1,359,216,604 91 Spesa ordinaria effettiva. . . . » 1,268,471,181 22

Eccedenza -}- L. 90,796,423 69 Entrata straor-din. effettiva L. 8,699,295 00 Spesa straordi-nar. effettiva ¡> 126,159,478 64 Deficenza — L. 117,460,183 64 Deficenza — 26,664,755 95 Movimento di capitali: Entrata . . . L. 59,001,185 00 Spesa . . . . » 30,675,587 80 Eccedenza -f- L. 28,325,597 70 Eccedenza finale » 1,660,837 75

La G iunta osservava che l’esercizio adunque, fatta astrazione dal m ovim ento dei capitali, presentava un disavanzo di oltre 26 m ilioni e mezzo.

F u questa parola disavanzo che forni occasione a tante e così acerbe censure contro l’onorevole Ma­ gliani, giunte fino a indicarne il successore più en e r­ gico, più avveduto, che salvasse la finanza ; e noi dim ostram m o tutto l’e rro re di q ueste accuse e di q ueste censure.

Ora che cosa p resenta il consuntivo del bilan­ cio 1884-85 ?

E rano state p rev e n tiv ate: E n trate effettive ordinarie e

s tr a o r d in a r i e ...L. 4,370,002,431 04 E n trate u ltra -stra o rd in a rie per

i lavori del T evere e le for­

tificazioni . . . » 3 4 ,6 5 6 ,4 0 0 0 0 E n trate p er la estinzione di

debiti . . ... » 9 2 ,5 2 7 ,9 3 7 24 E n trate p e r le costruzioni fer­

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758 L ’ E C O N O M I S T A 29 novembre 1885

Gli accertam enti invece furono i seguenti : E ntrata effettiva, ord in aria e

s tra o r d in a ria ... L. entrate u ltra -stra o rd in a rie . . » entrate p er l’estinzione di debiti » entrate per costruzioni ferro ­

viarie ... »

1 ,4 1 3 ,4 4 7 ,3 8 2 .8 3 3 4 ,6 5 6 ,4 0 0 .0 0 9 5 ,4 6 0 ,2 6 2 .7 7 7 2 ,7 7 3 ,6 5 1 .3 3 T otale delle en trate. L. 1 ,6 1 6 ,3 3 7 .6 9 6 ,9 3 A dunque tra le entrate p re­

viste i n ... L. 1 ,5 7 0 ,5 3 1 ,6 9 4 .6 2 e le entrate effettivam ente r i­

scosse in... » 1 ,6 1 6 ,3 5 7 ,6 9 6 .9 5 si ebbe u na differenza in più,

cioè una eccedenza, d i . . L. 4 5 ,8 0 6 ,0 0 2 .3 1 al quale aumento contribuirono le entrate effettive per quasi 4 3 m ilio n i e m ezzo.

V ediam o ora la spesa ; il bilancio preventivo reeava: Spese effettive, ordinarie e

s tra o r d in a rie ... L . 1,368,4 1 7 ,0 0 1 .3 1 spese u ltra -stra o rd in a rie . . » 3 4 ,6 5 6 ,4 0 0 .0 0 spese p er estinzione di debiti » 9 8 ,8 5 9 ,0 8 0 .7 9 p er costruzioni ferro v iarie. . » 7 5 ,5 4 5 ,2 2 6 .3 4 T otale della spesa. L . 1 ,5 7 5 ,2 7 7 ,7 0 1 .4 4 Nel bilancio consuntivo invece abbiam o che i pa­ gam enti v eram en te fatti si accertarono nelle seguenti som m e :

Spesa effettiva ordinaria e s tr a o r d in a r ia ... spesa u ltr a -s tra o rd in a r ia . . . spesa p e r estinzione di d e b iti. spesa per costruzioni fe rro ­

viarie ... ... • • •

L. 1 ,3 7 5 ,0 3 2 ,4 2 7 .9 8 .. 3 4 ,6 5 6 ,4 0 0 .0 0 » 9 8 ,5 3 9 ,6 8 7 .4 7 » 7 2 ,7 7 3 ,6 5 1 .5 3 T otale della spesa. L. 1 ,5 8 1 ,0 0 2 ,1 6 6 .7 8 T ra la spesa preventivata

adunque d i ... L . 1 ,5 7 5 ,2 7 7 ,7 0 1 .4 4 e la spesa verificala in. . . . » 1 ,5 8 1 ,0 0 2 ,1 6 6 .7 8 vi fu un aum ento d i... » 5,72 4 ,4 6 5 .3 1 Ora togliendo questa m aggiorespesa di L. 5 ,7 2 4 ,4 6 5 ,3 4 dalla m aggiore entrata di L. 4 5 ,8 0 6 ,0 0 2 .3 1 si ha un avanzo finale di L . 4 0 ,0 8 1 ,5 3 6 .9 7 .

Ecco ad u n q u e che si verifica in m odo preciso la previsione dell’on. M agliani, che cioè le spese u ltr a ­ straordinarie sarebbero state coperte dagli aum enti delle e n tra te ; previsione che la Perseveranza nel m aggio decorso aveva giudicata u na politica « da uom o abilissim o nel tro v ar vocaboli ingannatori. » Nè vale il d ire che in questo aum ento delle en tra te si devono contare i gettiti straordinari dei dazi, per­ chè ad essi fanno riscontro m inori entrate e m ag­ giori spese dovute a cause eccezionali; che se anzi l’esercizio avesse avuto un corso norm ale l’ avanzo sarebbe stato molto m aggiore.

E d in condizioni ancora m igliori si presenta il bilancio dell’esercizio in corso ; nella legge di assesta­ m ento vengono aum entate le e n tra te a L . 5 ,8 9 6 ,4 5 8 .5 8 o le spese di L . 2 ,4 7 0 ,4 6 4 .1 6 d’onde un m aggiore avanzo di L . 2 ,4 2 5 ,9 9 4 .2 2 ; cosi la entrata totale viene fissata i n ... L. 1 ,7 5 2 ,8 2 0 ,0 6 1 .0 5 e la spesa totale i n ... » 1 ,6 6 7 ,6 4 5 ,6 4 9 .4 9 da cui u n avanzo di... L . 8 5 ,1 7 4 ,4 1 4 .5 6 F inalm ente ecco le cifre finanziarie del bilancio preventivo per l’esercizio 1 8 8 6 -8 7 .

L ’entrata eff. viene prevista in L. 1 ,4 2 7 ,0 4 9 ,5 5 4 .4 1 , con u n aum ento reale di L. 2 5 ,1 8 6 ,5 5 0 .3 3 sulla com petenza pel 1 8 8 5 -8 6 . L a spesa norm ale è sta ­ bilita in L . 1 ,4 0 7 ,9 4 7 ,1 2 3 .9 1 , m aggiore p er 16 m i­ lioni a quella prevista pel 1 8 8 5 -8 6 .

Gli aum enti principali dell’ entrata vengono : dalle im poste dirette per L. 3 ,5 0 0 ,0 0 0 ; dalle tasse sugli affari p er L . 3 ,3 0 0 ,0 0 0 ; dalle dogane per L. 2 ,0 0 0 ,0 0 0 ; da’tabacchi per L. 7 ,5 0 0 ,0 0 0 da v a ri servizi pubblici per L. 4 ,3 0 0 ,0 0 0 , ecc.

L ’ aum ento della spesa in 16 m tlioni è precipua­ m ente cagionato dall’ essersi aum entate le assegna­ zioni norm ali del M inistero della g u erra, in causa della dim inuzione degli stanziam enti u ltra s tra o rd i­ nari che sono p e r cessare. Infatti, m entre pel 1885-86 furono autorizzate L . 2 0 ,3 2 5 ,0 0 0 di titoli speciali per supplire ad altrettanta som m a di spese u ltr a ­ strao rd in arie m ilitari, nel 1886-87, p u r conservan­ dosi uguali forze al bilancio della g u e rra , non si stanziano che L. 3 ,2 1 5 ,6 0 0 di titoli siffatti.

Così, concludendo, la previsione tra la entrata e la spesa effettiva del 1886-87, lascia anch’ essa un avanzo di L . 1 9 ,1 0 2 ,4 3 0 .5 0 .

G uardiam oci intorno e dom andiam o se in E uropa vi sia uno solo dei g randi S tali ohe abbia una situazione finanziaria così forte e così prom ettente com e quella dell’ I ta lia ; il M inistro delle F inanze ha la fortuna di poter presen tare in un solo giorno alla C am era, un consuntivo che dà u n avanzo di 40 m ilioni sulle previsioni; u n bilancio in corso che prom ette un avanzo di 80 m ilioni ; un bilancio pros­ sim o che accerta un avanzo di 20 m ilioni.

E tanto più dobbiam o com piacerci di questo stato di cose, in quanto senza farci soverchie illusioni e senza sognare la prosperità raggiunta, tutto questo è sintom o che il paese lavora e cam m ina.

P e rò con eguale franchezza colla quale tributiam o lode all’on. M agliani p er i risultati che ha ottenuti fino a q u i, ci crediam o in dovere di fargli n otare che tanto più grave diventa la sua responsabilità per l’avve­ nire. E gli ha il dovere non solam ente di m antenere e m igliorare la attuale situazione e procedere nella via delle riform e, m a im p ed ire energicam ente che altri tenti sciuparla. La azione del M inistro delle F inanze deve essere sentita vigorosam ente dal P arlam ento, tanto quando le condizioni difficili esigono la m as­ sim a prudenza, quanto allorché la solidità del bilancio

im pone obblighi tassativi davanti al paese. Il nostro P arlam ento fu se m p re docilissim o in fatto di finanze quando sentì che una volontà, non basta abile, ma energica, lo g u id a v a; e se talvolta la arrendevolezza sem bra p er il m om ento più utile, troppo spesso p re ­ para un am biente indom abile.

Noi seguirem o con attenzione l’opera che ora fo n . M agliani in tra p re n d e e il nostro appoggio non gli m ancherà, per quanto valga, quando lo vedrem o volere e tenacem ente volere.

IL PROBLEMA SOCIALE

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29 novembre 1885 L’ E C O N O M I S T A 759

lisse « un lim ite m inim o alla m ercede su d ata ed u u lim ite m assim o alla ricchezza speculata e non g u a ­ dagnata. » A llora il nostro giudizio fu v era m en te se­ vero, poiché ci parve che l’on. B accarini parlasse di questioni e di cose che conosceva m olto im perfetta­ m en te, le quali perciò forse credeva nuove, dappoiché non si avvedeva che la sua form ula era stata tante volte proposta, tante volte discussa, tante volte aveva avuto tentativi di applicazione, e sem pre o era stata respinta com e difettosa a priori, od era risultata inefficace nella pratica.

N otam m o anzi essere u na sven tu ra della eco­ nom ia politica questa sm ania che invade ornai tutti coloro, che poco o molto sanno parlare e scrivere, di d iscutere le questioni piu com plesse, più astruse dell’o rdine econom ico senza preparazione, senza stu ­ dio, senza com pleta od alm eno sufficiente conoscenza della vastità del problem a.

Intanto però l’on. B accarini, assordato dalle criti­ che che le sue form ule avevano da ogni parte so l­ levate, fece dire che si attendesse a giudicarlo per­ chè aveva in anim o di spiegare il suo concetto in un prossim o discorso che avrebbe tenuto a Bologna. — F rancam ente: davanti a questa prom essa solenne tem em m o che il nostro giudizio fosse stato troppo precipitato ed attendem m o con u n certa ansietà le spiegazioni ulteriori, non dubitando che chi le prom etteva dovesse sentire di avere nella m ente qualche nuova idea, bastante a giustificare la legit­ tim a aspettazione che desta un uom o di stato, il quale anuneia la tesi tanto tem po prim a di svol­ gerla, quasi per rich iam a re intanto su di sé, o su quello che d irà , l’attenzione dell’ intero paese.

Ma abbiam o sotto gli occhi il resoconto ufficiale e riveduto del discorso dell’ on. Baccarini e non ci rim ane che lo sconforto di una disillusione di più.

« Lim ite m inim o della m ercede sudata e lim ite m assim o della ricchezza speculata e non guadagnata!! » — Noi avrem m o com preso benissim o e giustificato l’ a rd ire dell’on. B accarini, il quale, sia p u re an­ dando a ritroso della scienza econom ica, ma tu tta­ via afferm ando u n pensiero chiaro, determ inato, concludente, avesse chiesto che la legge determ ini il m inim o dei salari e il m assim o delle ricchezze ; — avrem m o com preso l’onorevole Baccarini che, uom o com e è di vivace ingegno e di larga m ente, avesse esposto u n p ro g ra m m a n e! quale, per esem pio, fosse concetto dom inante la requisizione della ric­ chezza, o di una parte della ricchezza, al di là di certi lim ili, sia colla im posta di successione, sia con u na im posta progressiva su tutti i passaggi di proprietà. Ci sarebbe stato facile dim ostrare il peri­ colo di un sim ile program m a, m a avrem m o detto : ecco un program m a che m eritav a di essere an n u n ­ ciato con una form ula solenne.

Ma sventuratam ente l’on. Baccarini non si occupò di tutto questo e tutta quella parte del suo discorso, che egli stesso intitolò problema sociale, fu una sfuriata contro il capitale e u n elenco di desideri : — riform a di opere pie, assicurazioni contro gli infor­ tuni e la vecchiaia, società cooperative, società di m utuo soccorso, istituti di credito e di beneficenza popolare, case operaie ecc., tu tte cose sulle quali si d iscute da un pezzo e ch e in altri paesi sono anche da u n pezzo applicate, senza che abbiano dato quel frutto che si aspettava, senza che veram ente abbiano contribuito a dim inuire quei mali sociali che l’ono­ revole B accarini, assiem e a tanti altri, lam enta. E se

in qualche paese qu ei provvedim enti legislativi furono accom pagnati da m anifestazioni di benessere o da un m iglioram ento nello stato di m olti, ciò non fu che una sem plice coincidenza e non già un rapporto da causa ad effetto ; poiché dim ostrasi con dati positivi che la prosperità deriva da u n lavoro più intenso più esteso e più intelligente. A llora soltanto che il minimo, il più basso lavoro diventa alla società più proficuo, perchè appunto più intenso e più intelligente, si alzano di per sé i salari e dim inuisce il m alessere ; se no, non è altro che una fittizia e forzata modifi­ cazione della n atu ra le partizione della ricchezza, la quale modificazione, appunto perch è fittizia, tenta ribellarsi e produce tanti altri mali sociali notissim i a chi conosce la storia econom ica dei popoli.

Certo che quando l’on. B accarini esclam a dinanzi ad un uditorio sensibile, che « colla fame non si contratta », e che « chi lavora ha diritto di vivere », com m uove gli astanti e riscuote applausi senza fine ; — ma egli dovrebbe anche avere abbastanza espe­ rienza p er poter com prendere che nessuno dei suoi u ditori, quando sarà uscito dal teatro si sarà propo­ sto, in omaggio alle com m oventi riflessioni che ha sentite ed alle quali ha applaudito, di non stira c­ chiare, quanto gli sarà possibile, il prezzo di q u a ­ lunque prodotto o di qualunque servizio gli si ren ­ desse necessario. — Le condizioni dell’operaio agitano i sentim enti di ciascuno, m a questi sentim enti si quietano com e per incanto appena si diventa com ­ pratori.

E non diciam o a caso che l’on. B accarini dovrebbe aver accum ulata abbastanza esperienza p e r non creare a sé ed agli altri certe illu sio n i; — co! suo progetto di legge presentato il 5 dicem bre 187 8 e due volte nel 1 8 8 0 , ed una q uarta ed ultim a il prim o dicem ­ b re 1882, l’on. B accarini voleva fissare la m inim a m ercede che gli appaltatori di opere dello Stato do­ vevano dare ai loro operai ; ed ora si lagna p er­ chè tale progetto non fu ancora m esso in discus­ sione. Ma l’on. B accarini deve ricordarsi che nel 1881 ottenne la approvazione di un altro progetto, che stabiliva altri òneri agli appaltatori m ediante il modo di pagam ento del prezzo pattuito. Sotto una form a o sotto un ’ altra, o per comodo della finanza dello Stato, o per legittim a com passione verso l’operaio, il capitale nell’ un caso e nell’altro sente una perdita, una dim inuzione di guadagno.

Q uale fu l’effetto della legge 1881 ? Che u na serie di aste p er lavori pubblici andarono d e s e rte ; che le ditte m igliori non si presentarono ad assu m ere lavori, che il G overno dovette contentarsi, in genere, delle peggiori, con gravissim o danno dei lavori stessi con u na coda di num erosissim e liti, e colla finale di considerevoli perdite. — Ora u na legge che p e r 10 stesso prezzo obbligasse gli appaltatori a m aggiori spese per i salari, p ro durrebbe m aggior danno perchè dim inuendo la rim unerazione del capitale n e re strin ­ gerebbe di molto la applicazione in im prese aleatorie. È storia vecchia quella che noi tracciam o ; nel 17 9 3 11 Maire Pache pubblicò questo avviso ai parigini. L ’on. Baccarini voglia m editarlo nella sua eloquente sem plicità.

« P arigi contiene settecentom ila abitanti ; il suolo « di P arig i non produce nulla per il loro n utrim ento, « il loro vestito, la lora v ita ; bisogna du n q u e che « P arig i tragga tutto dagli altri dipartim enti e dai « paesi stran ieri.

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760 V E C O N O M I S T A 29 novembre 1885

« e di m ercanzie che arriv an o a P arigi, si cesserà « dal m andarne.

« P arigi non avrà più nulla p e r il nutrim en to , « il vestitito e la vita dei suoi num erosi abitanti.

« E settecentom ila uom ini sprovvisti di tutto si « divoreranno tra loro. »

Conclusione : — La via per trovarare la soluzione del problem a sociale è lunga, forse indefinita, m a, ad ogni m odo, per p erco rrerla più rapidam ente i soli mezzi potenti sono: pace, lavoro concordia; gli ostacoli quasi insorm ontabili sono : Yodio tra le classsi sociali, l'ozio d ie dim inuisce il guadagno, la rettorica

ebe crea le funeste illusioni.

ANCORA SULLA CONVENZIONE MONETARIA

(al Popolo R o m a n o )

C redevam o, che p e r q u alch e tem po alm eno, ci sa­ rebbe m ancala la occasione di in tratten ere i nostri lettori sulla questione della convenzione m onetaria del 6 novem bre ; ed infatti, parendoci di avere orm ai dim ostrata la nostra tesi senza che buone ragioni ci fossero opposte, era nostro proposito di non rito rn are sull'argom ento.

Ma il Popolo Romano non solam ente pubblica nei n um eri del 23 e 2 1 c o rr. due articoli, nei quali si p retende confutare le nostre osservazioni, ma, con insolito m etodo, per d are m aggiore solennità alla nuova battaglia, nel n u m ero del 22 preannuncia, con caratteri speciali, la risposta « alle obbiezioni solle­ vate specialm ente dall’Economista di F irenze ».

P arre b b e a noi di v en ir m eno al nostro dovere non rispondendo ; solo ci dogliam o che i nostri av­ versari non abbiano saputo d ir nulla di più di quello che già hanno detto tante volte ed a cui l’Econo­ mista ha p u r replicato.

D om andiam o perciò venia ai n ostri lettori se insi­ stiamo sopra questo a rg o m e n to ; nella, questione che si dibatte noi vediam o qualche cosa di più di un danno occasionale o di una m ancanza di sufficiente abi­ lità nelle trattative e nei negoziati; siam o dinanzi, a nostro avviso, agli effetti di tutto u n sistem a, col quale alcuni pretendono risolvere le questioni econom iche. Le mezze m isure, i tem peram enti m edi, se in alcune circostanze possono essere g io v e v o li, li riteniam o però perniciosi, disastrosi anzi se elevati a sistem a. Ci m eriterem o è vero il nom e di dottrinari, ma confessiam o che ci piace m eglio questo epiteto, anche in senso dispregiativo, piuttosto che av e r acquistato il coraggio di gridare ai quattro venti : — noi non abbiam o principi, non abbiam o dogm i, non abbiam o teorie, non abbiam o convinzioni, ma ci lasciam o solam ente gu id are dall’opportunità delle vicende del m om ento; — com e fanno lo scritto re del Popolo Romano ed i nostri av v ersari.

Lo ripetem m o a sazietà; molto, m oltissim o co n c e­ diamo alla politica che ha, lo riconosciam o, le sue inesorabili e d u re esigenze, ma per quello stesso sentim ento di delicata riserva, se non di personale riguardo, p er il quale u n uom o politico che avesse parlato contro una im posta, anche se costretto dalla necessità, non la applicherebbe, ma lascerebbe ad altri il com pito di farlo, così abbiam o rilevato con alta m eraviglia e con dolore che la Convenzione fir­ m ata a P a rig i il 6 N ovem bre è in contraddizione :

4° colle precedenti esplicite dichiarazioni fatte per due anni di seguito al paese dal M inistro delle Finanze e da autorevoli deputati ;

2 ° colle esplicite dichiarazioni e prom esse che ci avevano fatte spontaneamente coloro stessi che ora quei patti ci im posero;

3° con quei principii scientifici, l’infrazione dei quali ha portato già l’attuale stato di cose arruffato e pericoloso, che ora crediam o aggravato dai nuovi espedienti che si sono escogitati.

A bbiam o letto fra le tante cose che furono scritte a lode ed a difesa di questa Convenzione, che anche il P rin c ip e di B ism arck si è contraddetto fra n c a ­ m ente e rudem ente in cose econom iche. Ed è vero. P erò bisogna notare che il P rin cip e di B ism arck si contraddisse applicando le sue nuove idee, non già subendo quelle altru i.

P o ich é, in fin dei co n ti, lo scrittore del Popolo Romano, com e argom ento concludente della sua risp o ­ sta all’Economista, ribadisce il concetto, già espresso, che la F ran cia voleva si facesse così, senza di che si avrebbe avuta la g u erra m onetaria. Ma alla stre ­ gua di questo ragionam ento si giustificherebbe q u a ­ lunque prepotenza ; anche il generale sconfitto, può dire ch e il nem ico lo ha costretto a ritirarsi ed a so ttoscrivere un trattato di pace oneroso, senza di che avrebbe continuata la g u erra.

E per noi la differenza che passa tra la condotta del Belgio e quella dell’Italia è q u esta: — - se anche il Belgio accetterà la Convenzione del 6 novem bre, alm eno potrà dire che ha lottato quanto ha potuto e si è ribellato ad una prepotenza fuori di ogni buon d iritto ; potrà d ire che quasi tu tti i periodici che in G erm ania, in In g h ilterra, nella stessa F ran cia hanno discussa la cosa, hanno convenuto che il buon diritto stava dalla parte del Belgio, sebbene riconoscessero che il Belgio non avrebbe trovato mezzo per re s i­ ste re alla ingiustizia ed alla prepotenza della Fraìi- cia. E se i Belgi cederanno, potranno d ire al loro p ae se : abbiam o ternato tutto il possibile, abbiam o resistito fino all’ultim o, non abbiam o ceduto che da­ vanti la g uerra m inacciataci dal più forte. E subire la violenza del più forte resistendo fino all’ultim o, non vuol dire andare a Canossa.

M a , dice lo scritto re del Popolo Romano , « se « destino del Belgio era di finire per chiedere m e rcè,..., « m olto più p rudente e molto più decorosa fu la con- « dotta dei nostri delegati e del nostro G overno. »

S arem o im p e n ite n ti, d o ttrin a ri o stin a ti, ma non m eniam o per buona questa teoria ; quando siam o convinti ebe il buon diritto è dalla nostra parte, prim a di cedere, vogliam o av e r esperiti tutti i mezzi pos­ sibili.

Ma a parte questo, lo sc ritto re del Popolo Ro­ mano abbia la com piacenza di rispondere a questa nostra d o m a n d a: — se il Belgio nella sua resistenza accanita avesse avuto per alleata l’Italia, non era più probabile che la F ra n cia piegasse ? Se l’accettazione della clausola di liquidazione non fosse stata fatta fino dall’ a g o s to , alla rip resa dei negoziati non si avrebbe potuto strap p are qualche concessione di p iù ?

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29 novembre 1885 L’ E C O N O M I S T A 761

sere la condotta dei nostri grandi uom ini che tra t­ tano ogni questione econom ica ? F orsechè la ele­ m entare prudenza non insegnava di apparecchiare il paese prim a delle trattative a questa inevitabile sottom issione ai voleri del più forte ? F o rsechè non si doveva av v ertire il paese che la F ra n cia negava di m antener fede alla esplicita dichiarazione fattaci n el 1878, che quando avessim o abolito il corso for­ zato non ci avrebbe più dom andata la liquidazione ? 0 , alm eno, quando anche ciò fosse avvenuto inopi­ natam ente, non dovevam o noi italiani, far sen tire che subivam o una p rep o te n za, invece di far cred ere di aver accettato spontaneam ente, e com e giusto ed equo com ponim ento, quei patti c h e , p e r 'd u e anni avevam o sui giornali e sulle riviste sdegnosam ente respinti com e inaccettab ili?

P erch è invece e Fon. Maglioni e gli altri nego­ ziatori in pectore tennero davanti al P arlam ento e fuori un linguaggio che lasciava tutto sp erare e nulla tem ere ? Poiché, in verità, è ridicolo accusarci che facciamo delle personalità e che com battiam o alcuno dei com m issari. N iente adatto ; noi abbiam o espressa la speranza che F on. M agliani, avocando a sè i negoziati, ottenesse il rispetto alla fede e al buon diritto a cui i negoziatori sem bravano rin u n ciare ; ora il nostro biasim o per la cosa fatta com prende tu tti quelli che hanno taciuto quando bisognava p ar­ lare o che sapendo la verità non hanno apparecchiato il paese, occorrendo, a sostenere la g u erra m oneta­ ria piuttosto che subire la violenza.

E ai negoziatori com e all’on. M agliani noi vo­ gliam o dom andare : —

V enne rinfacciata alla F ran cia la sua dichiarazione del 4 8 7 8 ? — E che cosa ha potuto rispondere la F ra n cia che soddisfacesse i no stri negoziatori ? — Co lo dica lo scrittore del Popolo Romano.

Ma allo scrittore del Popolo Romano pare di aver trovato i professori dell’Economista in piena fla­ granza di dottrinarismo sterile, perchè abbiam o detto

che si doveva alm eno stipulare la liquidazione del m etallo deprezzato al term ine dell’U nione, fosse Foro o l’argento ; ed osserva che « il ten er conto della ipotesi del deprezzam ento dell’ oro in una conven­ zione, che avrà la d urata di cinque anni appena, non sarebbe stato serio e non avrebbe avuto alcuna reale e pratica im portanza.... sarebbe stato veram ente da visionari é i nostri delegati, L uzzatti, ¿¡m onelli ed Ellena, godono tu tt’altra fam a. » — P otrem m o r i ­ spondere di nostro tante cose, ma anche noi cono­ sciam o la prudenza e la usiam o ; — ci contenterem o di rispondere allo scrittore del Popolo Romano collo scrittore della Opinione, il quale se non usa lo stesso inchiostro, certo adopera la stessa penna. O ra XOpi­ nione, non più ta rd i del 25 corr. stam pava in u n articolo

di fondo «sulla controversia m onetaria» quanto seg u e: « Chi può dire oggi quale sarà lo slato mone- « tario dell’ E u ropa fra cinque o fra dieci anni, chè « tanto può d u rare Fazione della nuova convenzione « anche se non si rinnuovi ? P e r d u re rà la presente « scarsezza d’oro, e F argento sarà svilito ancora « più, o tenderà a rialzare ? — Su questioni mone- « tarie, il mestiere di profeta è stato quasi sempre « in contrasto cogli avvenimenti, i quali preparano « sorprese singolari. »

A uree parole, le quali rispondono anche alle con­ futazioni, che lo scrittore del Popolo Romano p re ­ tese di opporre ai nostri dubbi sulla efficacia del­ l’articolo 8 nella continuità dell’U nione.

I n m ateria m onetaria il m estiere di profeta è pe­ ricoloso ; ma se è pericoloso alla fama dello studioso che pretende nei lib ri e nei periodici far da pro­ feta, diventa dannoso per il paese, quando le profezie diventano la base di negoziati nei quali si tratta del bene del paese.

E lo scrittore del Popolo Romano che non vuole n è dottrine, nè teorie ci dica se furono i dottrinari quelli che in fatto di questioni m onetarie si a b b a n ­ donarono a profezie : — non fummo noi a predire che nella unione latina il rapporto dell’l a 15 .5 0 sarebbe im m utabile o q u a s i; — non fum m o noi a predire, quando quel rap p o rto m utò, che bastava sospendere la coniazione dell’argento perchè il deprezzam ento cessasse ; — non fum m o noi a p red ire che, se il rapporto fisso diventasse universale, l’argento si sa ­ rebbe riabilitato ; — non fum m o noi a p red ire che la liquidazione degli scudi non poteva farsi sulle basi della liquidazione della m oneta divisionaria ; — non fum m o noi a p red ire l’ invasione dell’ argento francese in Italia, quando fosse abolito il corso for­ zato ; — non fum m o noi a predire il turbam ento m onetario per il prestito dei 4 0 0 m ilioni in oro....

Lo scrittore dell 'Opinione ha ragione : il m estiere di profeta è difficile, ma questa aurea m assim a, voglia, colla sua autorevole ed affascinante parola, che sarà certo più ascoltata della nostra, d irla in un orecchio a coloro che da m olti anni a questa parte esercitano quel m estiere con tanto insuccesso. Chi sa che non venga ascoltato.

IL TRATTATO DI NAVIGAZIONE

T R A IV IT-A-LI-A. E L A F R A N G IÀ .

Nel nostro ultim o num ero, parlando del cabotag­ gio com e capitalissim a tra le questioni da risolvere nel nuovo trattato di navigazione colla F ra n cia , di­ cem m o esservene altre da non trasc u rarsi, se si vuole che gli interessi m arittim i italiani vengano tutelali u n po’ m eglio di quello che non sieno col trattato che sta p er scadere.

A lcune di esse sa reb b ero propriam ente questioni di tasse del tutto interne. Ma a noi pare che, m al­ grado ciò, possano utilm ente essere oggetto di tr a t­ tativ e per una convenzione internazionale.

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distintam ente la si paghi solo da q uelle navi che fanno richiesta dell’ opera di un pilota, m a non da quelle che, p e r m aggiore consuetudine del porto ove approdano o p e r altra ragione qualsiasi, non ne se n ­ tano il bisogno e non la chiedSno. Oggi invece si pratica il contrario.

Una cosa, analoga alla prim a che abbiam o delta sulla tassa di pilotaggio, dobbiam o dirla rig u ard o ai diritti di ancoraggio e sanitari e a quelli sui m ani­ festi doganali.

Essi sono in F rancia notevolm ente più gravi che in Italia, il che costituisce u n vantaggio per le navi francesi che toccano i nostri porti, in confronto delle navi nostre che toccano i porti francesi. — V ero è che la F ra n cia potrebbe risponderci : e voi alzate i d iritti di porto in casa vostra quanto vi pare e piace. Infatti l’art. 2 del vigente trattato si lim ita a disporre che in ciascuno dei d ue Stati i diritti di porto, qualunque siano, saranno eguali p e r le navi nazio­ nali e per quelle dell’altro S tato contraente ; sicché nei porti di ciascuno dei due S tati, considerato iso­ latam ente, disparità di aggravi fra le navi dell’ uno e dell’altro non v’ è. E p p u re a noi piacerebbe che i due contraenti si intendessero circa una m isura di tasse, possìbilm ente m ite, tale che nei porti del prim o S tato le navi del secondo avessero trattam ento eguale a quello delle navi de! secondo nei porti del prim o. — V ogliam o l ’ eguaglianza e la giustizia, questo s’ in te n d e ; m a desideriam o che si iucoraggi la nostra m arina col p ro cu rarle pochi gravam i in casa e fu o ri, anziché col p ro cu rare m olti gravam i alla m arina sua concorrente.

P e r la stessa ragione si potrebbe e si dovrebbe chiedere alla F ran cia u n ’altra concessione, in ricam ­ bio di quella consim ile che noi già le facciam o, non richiesti e p e r sem plice correntezza.

La tassa d’ancoraggio, di cui abbiam o già notata la m isura diversa fra i d ue S tati, vale p e r u n m ese così in Italia com e in F ra n cia . Se non che, qualora il bastim ento prim a che spiri il m ese si allontani dal porto francese dove ha pagato la tassa e vi ri­ torni, dopo a v e r fatto operazioni di com m ercio in un porto estero, è sottoposto a pagarla di nuovo q u an ­ tun q u e m eno grave. In Italia invece si perm ette di fatto, non p er obbligo, ma per indulgente consuetu­ dine, che u n bastim ento il quale ha pagato la tassa vada e torni, p u rch é entro il te rm in e del m ese, senza assoggettarlo a ripetuto pagam ento. Facciasi in Italia ciò che fa la F ra n cia , si dirà. È vero , e poco ci vorrebbe. Ma non è m eglio, n ell’ interesse reci­ proco, che di com une accordo si adotti invece da entram be le parti, per patto, il sistem a seguito fino

ad oggi in Italia ?

A d altri punti secondari potrem m o accennare. Ma la questione forse più im portante è quella della sur­ taxe d’ Entrepôt.

P erch è i suoi scali m arittim i si facciano em p o ri dei prodotti d’o ltrem are, la F ra n cia vuol far sì che questi vi giungano direttam ente e vi si depositino in grandi quantità per poi spargersi nei centri m a n i­ fatturieri e nei centri di consum o. L e prem e dun­ que im pedire che ciò abbia luogo negli scali di altri paesi, che restano interm edi sulla linea m a rit­ tim a tra i suoi e i luoghi di provenienza dei pro­ dotti. All’ uopo ha im posto una tassa su un certo num ero di categorie di m e rc i, pagabile all’arriv o nei porti francesi quando le m erci stesse sieno pri­ m a state sbarcate in porti esteri. Il danno p er la no­

stra m arina m ercantile sta in ciò : che le grosse navi italiane provenienti, p er esem pio dall’ E gitto o dalle Indie e c h e hanno m erci, così per l’ Italia com e per la F ra n cia , o devono prim a approdare in F ra n cia , alterando la loro rotta più n atu rale e più con­ ven ien te, — o devono sbarcare in Italia le m erci che all’ Italia sono destinate e poi proseguire per la F ra n cia con g rande dispendio di carbone, di e q u i­ paggio ecc.; o, se nei porti italiani trasbordano su navi più piccole e più econom iche le m erci desti­ nate alla F ra n cia , queste all’arrivo pagano la tassa. L’ Italia potrebbe im porne una consim ile, facendo anco qui ciò che fa la sua vicina, e non m ancano coloro che ne danno con insistenza il suggerim ento al G overno. A noi pare che nelle trattativ e si do ­ vrebbe adoperare questa eventualità com e m inaccia, ma che se la m inaccia venisse poi posta ad effetto, entram be le due m arine m ercan tili ne scapitereb­ bero, giacché le loro condizioni intrinseche sareb­ bero peggiori, quelle com parative sarebbero le m e­ desim e che se la surtaxe d'entrepôt non esistesse in nessuno dei due Stali ; la qual cosa invero sarebbe la sola desiderabile.

P e r ultim o diciam o che, ove la F rancia affacci soverchie pretese e non si decida a concessioni suf­ ficienti, m eglio è p er 1’ Italia non conchiudere con lei alcun trattato di navigazione. E d anco questa è una m inaccia che i nostri negoziatori non devono tra s c u ra re ; giacché la F ra n cia , com e quella che ha un com m ercio p iù esteso, u n naviglio a vapore più num eroso, e più porti italiani da sfru ttare che porti francesi l’ Italia non abbia, è di g ran lunga tra i due S tati il più interessato a conchiudere u n trat­ tato di navigazione coll'altro.

Com e abbiam o già annunciato nei nostri prece­ denti n u m e ri, il M inistro delle F in an ze ha presentato alla C am era i provvedim enti finanziari, coi quali con­ tinua nell’opera di trasform azione dei tributi iniziata già colla abolizione del m acinato e colla abolizione del l'orso forzato. Si tratta ora di abolire im m edia­ tam ente un decim o dell’im posta erariale sui terreni e rid u rre il prezzo di vendita del sale.

L e ragioni che consigliarono questi provvedim enti le abbiam o già am pliam ente svolte nei passati n u ­ m eri dell’ Economista, ed abbiam o anche discorso sulla necessità di accom pagnare questi sgravi con r i­ m aneggiam enti di im poste, tali che bastino a non scuotere il bilancio.

F o rse alcuno d irà che questo bisogno di aum ento nelle en trate è in contraddizione colle risultanze dei bilanci le quali dim ostrano la esistenza di un avanzo, ma la contraddizione non è che apparente. Non di­ m entichiam o che le entrate effettive superano solo in parte le spese effettive e che, per le costruzioni ferroviarie e p er altri lavori, siam o costretti a r i­ co rrere al credito. Il M inistro delle F inanze non potrà d ire di av e r raggiunto la m èta se non quando p resen terà al P arlam ento u n bilancio, nel q u ale le entrate effettive bastino per tutte le spese effettive ed il gran libro del debito pubblico potrà dirsi ve­ ramente chiuso.

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pito in questi ultim i anni la econom ia del paese, su c­ cederà, com e è a sperarsi, u n periodo di buoni r a c ­ colti, di attività com m erciale, e di norm ale anda­ m ento nelle spese, abbiam o fiducia che questo sogno possa essere non lontanam ente raggiunto.

P e r ora adu n q u e accontentiam oci di trasform are i trib u ti m antenendo intatto il bilancio.

Gli sgravi proposti presentano una perdita di 37 m i­ lioni e mezzo, di cui 28 sul sale e 9 e mezzo sulla im posta fondiaria.

A questa perdita si contrappongono aum enti delle en trate i quali sono indicati nei seguenti articoli delia legge ieri approvata dalla C am era.

Sono modificati come appresso i seguenti dazi d’entrata della tariffa doganale :

(10) Caffè per quintale L. 140 —

(13) Zucchero: a) di prima classe h) di seconda classe (14) Confetti e conserve

con zucchero o miele (15) Cioccolata

(16) Stroppi : a) per bibite b) di fecola (28) Tabacco :

a) in foglie e costole di foglie (Proibito)

b) in sigari manilla avana, uso avana

e spagnolette al chilogr. L. 35 —

c) fabbricato di qualsiasi

altra qualità » » 20 —

Le fabbriche di zucchero indigeno saranno sog­ gette alla tassa di lire 43,20 per ogni quintale di zucchero di seconda classe, e di lire 49,65 per ogni quintale di zucchero di prima classe prodotto.

È imposta una tassa sulla fabbricazione del glu­ cosio di lire 20 al quintale, e sarà pagata diretta- mente dai fabbricanti in ragione della quantità del prodotto, secondo le norme che saranno stabilite con regolamento da approvarsi con decreto reale.

La tassa interna di fabbricazione degli spiriti e la sovratassa di confine sugli spiriti importati dal- l ’ estero, sono stabilite nella misura di una lira e cinquanta centesimi per ogni ettolitro e per grado dell’ alcoolometro centesimale alla temperatura di gradi 15 56 del termometro centigrado.

Ad im pedire poi c he la speculazione abbia a ren ­ dere con danno dell’ erario e senza vantaggio dei consum atori nulli p er q u alch e tem po gli effetti de­ gli aum enti, sui dazi, con eccessive p rovviste, venne proposta ed approvata la seguente legge, detta del catenaccio.

Art. 1. Il governo del Ee è autorizzato ad ap­ plicare provvisoriamente a cominciare dal 26 novem­ bre 1885, i dazi doganali d’ entrata proposti con 1’ articolo 1, le tasse di fabbricazione dello zucchero degli spiriti e della cicoria preparata, proposte ri­ spettivamente cogli articoli 6, 8 9 e 14 e la tariffa dei tabacchi proposta con 1’ articolo 16 del disegno di legge del,25 novembre 1885, numero 373.

Art. 2. E pure autorizzata 1’ applicazione prov­ visoria degli articoli 10, 11, 12 e 20 del predetto disegno di legge.

Art. 3. A cominciare dal 1° gennaio 1886 il go­ verno del Ee è autorizzato ad applicare provvisoria­ mente la tariffa del prezzo di vendita del sale pro­ posta coll’ articolo 18 del disegno di legge sovra ci­ tato del 25 novembre 1885 N. 373, e a sospendere la riscossione di uno dei decimi aggiunti all’ imposta erariale su’ terreni, del quale è proposta l ’abolizione coll’ articolo 21 del disegno medesimo.

L a C am era ha già approvato questo disegno di legge del quale m olti da principio non hanno com ­

preso nè il significato nè la portata, tanto è vero che alla Camera stessa alcuni hanno esclam ato che se il G overno aveva tanta fretta poteva convocare prim a il Parlam ento. Non com prendendo così che la fretta non istà nel m om ento della applicazione, ma nella d u rata della discussione, e che poco im porta appli­ care la legge oggi o dom ani, basta che tra il pre­ sentarla e l’applicarla non co rra tem po sufficiente perchè la speculazione ne profitti.

Ora approvati provvisoriam ente i provvedim enti finanziari spetta al P arlam ento discuterli con calma e con dottrina. E , replichiam o, facciamo voti che in questa occasione si delineino program m i finanziari chiari, precisi, concludenti. Mai forse si è presentato u n a situazione m igliore perchè em ergano gli uom ini di ingegno e di attitudine in cose finanziarie. P u r troppo però abbiam o poca speranza che il nostro voto si realizzi, il modo stesso col quale è stata votata la legge del catenaccio ci fa tem ere che la politica, colle sue sterili ed irose diatribe, renda illu­ soria ed inefficace ogni discussione nel cam po dei fatti ; ed il M inistro Maglioni deve essersi già accorto che avevam o ragione afferm ando che mal si dom ina u n elem ento così infido colla tranquillità e la calm a, m entre abbisogna di guida energica e vigorosa.

Rivista Bibliografica

James Bonar. — Malthus and liìs W ork — London Macmillan and Co. 1885.

L ’autore di questo libro si è proposto di tracciare u n q u adro com pleto dell’opera scientifica del Mal­ thus. Egli tratta perciò prim a del saggio sulla po­ polazione poi degli altri scritti di econom ia, esten­ dendosi, com e è n aturale, più sul prim o che sugli altri argom enti. C om pletano queste varie indagini, quelle sulla filosofia m orale e politica del M althus, l’esam e delle critiche m osse alla teoria della popo­ lazione e la biografia dell’econom ista britanno. Come vedesi M r. Bonar non si è assunto un com pito lieve ed è giustizia aggiungere che sotto m olti aspetti egli ha tuttavia soddisfatto pienam ente al proprio com pito.

L e diverse fasi p e r le quali passò il pensiero del M althus sono dall’ A utore m esse in piena luce con conoscenza profonda dell’ argom ento e l’ idee del grande scrittore sono riassunte con vera m aestria e talvolta vagliate con dottrina e acum e critico non com uni.

L a parte forse m eno com pleta dell’o pera è il libro 4° dedicato ai critici; in esso l’A utore esam ina le critiche del G odw in, del C o lerid g e, del G ra h a m e , del W eyland, dell’ O w en, di A rtu ro Y oung alle quali lo stesso M althus ebbe agio di rispondere, nonché quelle più recenti del G eorge, del M iv art del M arx e dello S pencer. Ma questa parte non ha avuto quello sviluppo che l’ im portanza dell’ argom ento avrebbe m eritato e rin cresce ved ere che u n ’ o p e r a , com e questa, la quale p u re ha tanti pregi, non abbia pro­ fittato dei progressi conseguiti dalle altre scienze p e r esam inare a fondo la portata delle obbiezioni fatte alla teorica m altusiana. È noto infatti che un accordo sul valore e l’im portanza scientifica della teoria della popolazione è b en lungi dall’ essere un fatto com piuto, non solo se si considerano le varie scuole econom iche, m a anche in grem bo a ciascuna scuola e m entre v i è chi 1’ accetta integralm ente o

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la ritiene quale espressione di una tendenza, altri la respingono ad d irittu ra non appettandone le p re ­ m esse fondam entali. O ra dal 1798, anno in eui ap­ parve il saggio, insino ad oggi, la statistica e le altre discipline sociali, nonché l’antropologia, la biologia ec., hanno fatto tali progressi da potersi riten o re con fondam ento che sia possibile uno studio sulle leggi della popolazione, il quale determ ini il valore sc ien ­ tifico e pratico della teoria m allhusiana. L ’A utore del libro di cui dem m o notizia occupato nella ric o stru ­ zione del M althus quale econom ista e m oralista ha fatto u n libro pieno di utili raffronti, di preziose indicazioni che dovrà essere consultato da cliiunque voglia conoscere intim am ente il pensatore inglese, tanto ingiustam ente vituperato, ma non possiam o dire chej col libro del sig. B onar, la teoria della popolazione abbia avanzato sul terreno scientifico. Ad ogni m odo, l’ egregio A utore ha colm ato un vuoto nella letteratu ra econom ica e gliene va tenuto il de­ bito conto.

Yves Guyot. — Lettres sur la politique coloniale. — Paris, C. Eeinwald,1885,un voi. in-16m0 di pag. 432.

Il fecondo e b rillante pubblicista francese au tore di questo libro ha trattato in 76 lettere, colla solita forma spigliata e persuasiva, la questione più saliente dell’epoca attuale che si denom ina, la politica colo­ niale.

A vversario convinto delle colonie e di quella po­ litica nefasta seguita dalla F ra n cia per accrescere i propri possessi coloniali, M. G uyot usa volta a volta le ragioni della scienza e la dura esperienza del pro ­ prio paese per com battere quella che non esita a dire la follia coloniale. A questo fine esam ina an zi­ tutto l’im portanza delle colonie francesi e se hanno contribuito o se sono suscettibili di contrib u ire alla espansione della razza francese. Ora la superficie delle colonie francesi è di circa 8 0 0 ,0 0 0 chilom etri e quella della F ra n cia di 5 2 8 ,0 0 0 chilom etri, m entre la G ran B rettagna, la quale ha una superfice di 5 1 4 ,0 0 0 chilom etri, possiede un im pero coloniale avente oltre 22 m ilioni di chilo m etri q u ad rati. Si capisce com e la F ra n cia desideri di accrescere i p ropri possessi, m a dice g iustam ente l’ A utore : « non trascu riam o di esam inare le condizioni speciali che hanno fatto del­ l’Inghilterra la più gran d e potenza coloniale del globo; noi non sappiam o d istinguere i lati positivi da quelli fittizi di questa potenza ; crediam o che tu tte le sue colonie siano uno sbocco per la sua popolazione, e che, senza di esse, essa non avrebbe com m ercio, ma giudichiam o secondo id ee preconcette e non dietro esam e ». Nè la decantata espansione della razza fra n ­ cese avvenne per lo passato e non ha probabilità di avvenire nel futuro. L e colonie francesi, eccetto l’Al­ geria e la N uova Caledonia sono situate nel clim a torrido, il quale si distingue soprattutto per la c o ­ stanza e l’uniform ità delle influenze atm osferiche e l’esperienza ha già provato che all’infuori dello spa- gnuolo e del portoghese, l’europeo non può adattarsi al clim a torrido. R esterebbero adunque alla F ra n c ia , com e possibili, le colonie del clim a caldo : l’A lgeria e la N uova Caledonia ; m a è noto com e nella prim a i francesi stentano assai ad accrescervi non ostante tutti i favori accordati dalla F ran cia agli em igranti ; — l’altra, la N uova C aledonia, non ha im portanza, con­ tando appena 2 ,5 0 0 persone di popolazione civile. L’ A utore tratta successivam ente degli in coraggia­ m enti dati alla em igrazione e m ostra la flagrante

contraddizione che vi è nella opinione pubblica a questo rig u ard o ; da una parte si deplora lo sc ar­ sissimo aum ento della popolazione francese, dall’ altra si portano in bilancio delle som m e per favorire l’em i­ grazione, la quale però non ostante i favori non ra g ­ giunse m ai una cifra rilevante. E sam ina l’em igrazione obbligatoria, quella spontanea e quella com piuta dallo S tato e conclude in proposito che finché i costum i e le leggi che trattengono il francese in patria non saranno cam biate, il G overno potrà co nquistare dei te rrito ri, ma non potrà popolarli che di soldati e di funzionari. E d è una conclusione provata dai fatti più noti. S enonchè si afferm a che le colonie non costituiscono soltanto uno sbocco p er la popolazione, ma sono gli sbocchi delle industrie e dei com m erci. L’ A utore esam ina questa asserzione e trova che sopra 3 m iliardi e mezzo di esportazioni, soltanto per 223 m ilioni si esportano m erci dalla F rancia per le colonie e questa piccola cifra non può che recare un vantaggio assai esiguo al com m ercio francese se si tien conto delle spese considerabli che d o m a n ­ dano le colonie, ed a ragione il L eroy-B eaulieu scrisse essere una grande illusione quella di poter fondare co­ lonie nella speranza di trarn e un reddito. T ra tta poi dei vari regim i coloniali, e ne m ostra gli e rro ri per scendere infine allo studio speciale delle condizioni di fatto di alcune colonie rig u ard o alla proprietà indi­ g e n a , alla divisione delle te rre all’atto di T orrens all’assim ilazione e scom parsa degli indigeni, le g u e rre e le colonie, ecc., recando sem pre gran copia di no­ tizie e u n giudizio franco ed onesto sulle conseguenze della politica coloniale.

In u n ’ epoca com e la presente tanto angustiata dalle cupidigie co lo n ia li, dalla b ra m o sia , che non ragiona, di estendere il proprio dom inio, u n libro com e Le? lettres di M. G uyot è u n ’ opera degna di plauso e patriottica, dacché senza il m alsano chau- vinisme di altri scritto ri dico apertis verbis al pro­ prio paese v erità d u re , m a non inutili. Se i buoni lib ri avessero il potere di rifa re la gente, questo do­ vreb b e ap rire gli occhi ai francesi e segnare loro gli erro ri com m essi. P u r troppo l’efficacia del libro è nulla quando sono in gioco i sentim enti e non giova illudersi sul prossim o rinsavim ento dei francesi Ai 3 5 0 m ilioni spesi pel T onchino, oltre le altre per­ dite, vedrem o aggiungersene altri, fino a ch e la civiltà scientifica e prod u ttiv a non avrà sostituito quella g u erriera e antieconom ica.

R. Da l l a Vo l t a.

R IV ISTA ECONOMICA

L a le g g e p e r la m a r in a m e rc a n tile d o ra n ti a l S en ato .

- / / p ro te z io n is m o in G erm a n ia e in A u s tria -U n g h e - r ia . - I l m ovim ento lib e ro s c a m b is ta a g li S t a t i U n iti. - L a lib e r t à n e l sa g g io d e ll’ in te r e s s e in F r a n c ia .

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iana, che per soddisfare a esigenze eccessive di pochi farà g ravare sul bilancio una spesa non lieve e creerà un pericoloso precedente. Noi che com ­ battiam o la protezione e i! vincolism o sotto ogni form a ; — noi che per sentim ento di giustizia n e ­ ghiam o allo Stato la facoltà di accordare alle in d u ­ strie nazionali una protezione che la storia econom ica ci prova essere la loro rovina, non abbiam o bisogno di ram m entare ai lettori che siam o assolutam ente con­ tra ri alla legge che ora si d iscute al Senato. E abbiam o visto con soddisfazione che uom ini autorevoli come gli on. Saracco e Brioschi, hanno vigorosam ente com ­ battuto il progetto stesso richiam ando il G overno all’osservanza dei sani principii econom ici e ra m ­ m entando che la legge francese, analoga negli intenti, ha dato risultati ben diversi dalle rosee previsioni fatte sullo sviluppo della m arina m ercantile. Ma v ’ha di più. Contro la legge stessa si sono pronunciati p ersino molti degli interessati. U n g rap p o di arm a­ tori liguri, in num ero di 152, ha indirizzato al S e­ nato una petizione colla quale dom anda che sia re ­ spinta la legge. In un tem po nel quale si afferm a generalm ente la necessità di su rro g a re il nostro n a­ viglio a vela con navi a vapore, è assai strano

davvero che si pensi di prem iare la costruzione di navi a vela ; prem i che se saranno accordati, non esitiam o a dire, che im pediranno quella trasform a­ zione del nostro naviglio da tu tti riconosciuta n e ­ cessaria. Dalla legge in discussione, se approvata, noi non crediam o debbano v enire buoni resultati neanche a prezzo di ingenti so m m e; sarà l’ im ­ m obilità nell’ industria dei trasporti m arittim i, sarà il rinvilio dei noli per l’aum entato tonnellaggio e l’esca per chiedere nuovi sussidi allo Stato. Non abbiam o fiducia che le ragioni econom iche p rev a l­ gano su quelle politiche, ma se il Senato resp in ­ gesse la legge approvata con som m a leggerezza dalla C am era, si renderebbe benem erito della finanza e della industria m arittim a.

— Il protezionism o subisce da un po’ di tem po in q ua delle disillusioni degne di nota. In G erm ania, dove ha il suo centro, le industrie siderurgiche co­ m inciano ad im plorare l’ intervento del G overno im­ periale contro le terribili rappresaglie della Russia.

Infatti le conseguenze della politica doganale d e l­ l’Im pero tedesco si possono g iudicare dalle cifre sem ­ p re decrescenti della esportazione germ anica.A d esem ­ pio tra le principali industrie tedesche di esportazione quella delle m acchine e specialm ente delle locomo­ tive e locomobili è dim inuita da tre anni in propor­ zioni ben rilevanti. Ecco le cifre che si possono de­ su m ere dall’ultim o fascicolo della statistica ufficiale dell’im p e ro :

L ’ esportazione di locomobili e locom otive era : nel 1 8 8 5 di 205,314- quintali

» 1 8 8 4 di 1 4 6 ,4 2 6 »

nel 1885 (durante i prim i 10 m esi) di 1 0 4 ,9 2 4 quintali. Le città di Berlino e di C hem nitz (S assonia), centri della costruzione delle m acchine locom otrici, soffrono m aggiorm ente da questa dim inuita esportazione. I protezionisti tedeschi sono perciò bene im barazzati a spiegare le ragioni di questa m inacciosa dim inuzione. E ssi non osano dom andare al governo di continuare nel tentativo assurdo di proteggerli, dacché com in­ ciano a vedere, sebbene un po’ tard i, che è la prote­ zione quella che li ha rovinati. Invero in R ussia si cerca di im pedire l’ im portazione delle m acchine

tedesche allo stesso modo che in G erm ania si è voluto im pedire l’ entrata delle m acchine degli altri paesi. Ed ora la Russia, un tem po la m igliore cliente della G erm ania in fatto di locom otive, si difende con tutti i mezzi contro i prodotti tedeschi. Ogni giorno che passa si può dire che vi sono au ­ m enti della tariffa russa diretti contro l’im portazione tedesca. E le cose sono a tal punto che gli stessi protezionisti desiderano ora ardentem ente un trattato di com m ercio colla R ussia, che dia modo di conci­ liare i vari interessi.

Intanto, se badiam o al discorso del trono letto dinanzi al R eichstag non pare che per ora nella m ente del C ancelliere germ anico il protezionism o debba occupare il potere legislativo. Infatti il lavoro legislativo propriam ente detto com prenderebbe nei riguardi economici anzitutto il progetto che estende- ai lavoratori agricoli e forestali l’assicurazione obbligato­ ria contro gli infortuni. Q uesto progetto fu presentato nell’ultim a sessione, non potè essere votato p er m an­ canza di tem po. Inoltre sarà presentata al R eichstag la proposta di sottom ettere gli im piegati dello Stato e i m ilitari all’ assicurazione obbligatoria. Q uanto all'assicurazione contro la vecchiaia, che form a, com e è noto, la terza parte della grande trilogia econo­ m ica del principe di B ism arck, per ora non se ne parla. D ’altra parte u n progetto di legge sulla o rg a ­ nizzazione di una Cassa postale di risparm io - che era stato presentato l’anno scorso al Parlam ento, ma vi aveva incontrato una energica opposizione dai p ic ­ coli S tati, per tim ore di una viva concorrenza alle loro Casse di risparm io locali - è ora scom parso e il discorso del trono non vi accenna punto.

In A ustria U ngheria i due governi discutono at­ tu alm ente a proposito del modo di ripartizione delle entrate ordinarie fra l’A ustria, e l’U ngheria intorno a un progetto di legge destinato ad au m en tare i dazi di entrata quali vennero stabiliti dalla legge del 1882. L a m isura progettata in A ustria non è altro che la risposta alle leggi doganali em anate in P ru ssia in questi ultim i tem pi : tuttavia gli industriali austriaci sem brano questa volta poco disposti a reclam are degli aum enti dei dazi e noi troviam o nella Neue Freie Presse Un riassunto interessante dei p are ri em essi dalle C am ere di Com m ercio dell’A ustria. L ’ in­ dustria stessa riconosce che la protezione conduce all’ im m obilità e che p er m olte specialità i diritti attuali sono abbastanza alti, così da av e r fatto rinca­ ra re le m aterie prim e e difficoltare la esportazione. E nel fatto l’ultim o rapporto della C am era di Com ­ m ercio di V ienna accerta che le esportazioni del - l’ in d u stria viennese vanno dim inuendo. L a R ussia alla sua volta sta per d ecretare dei dazi che saranno assolutam ente proibitivi. L ’ Italia ancora si m antiene ferm a ai principi liberali, q u antuque i giornali stra­ n ie ri, argom entando dal fatto che si sta com piendo una inchiesta per la revisione della tariffa doganale erroneam ente annoverino il nostro paese tra quelli che si m ettono sulla via del protezionism o.

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766 L’ E C O N O M I S T A 29 novembre 1885

a ritenersi che si possa applicarlo. Il protezionism o applicato largam ente sarà la condanna del protezio­ nism o stesso e attraverso a crisi econom iche, forse fa ta li, si v ed rà quanto fu dannoso 1’ abbandono in­ consulto del regim e econom ico liberale.

— Quasi p er legge di com pensazione proprio di re ­ cente ebbe luogo a Chicago una im portante riunione della National Free Trade League. Il m ovim ento in favore del libero scam bio o alm eno p er l’aboli­ zione di quelle m isure restrittiv e, che inceppano il com m ercio degli Stati U niti coll’estero, vi ha fatto in questi ultim i anni g randi progressi. Così alla con­ venzione di C hicago il concorso degli industriali fu più num eroso degìi anni p recedenti e m entre il ceto com m erciale e industriale va sem pre più accettando i principi del libero scam bio, la m assa del popolo è orm ai convinta che gli S tati U niti devono rom ­ perla colle vecchie idee econom iche. È necessario abolire od alm eno dim inuire d’assai i forti dazi sul­ l’entrata delle m aterie prim e, sulle m acchine sui m ateriali da costruzione per le navi ecc. S arà senza dubbio una lotta viva quella p er la riform a della tariffa doganale, ma in un avvenire più o m eno lon­ tano i principi del libero scam bio dovranno vincere agli S tati U niti ed esservi fecondi di nuovi progressi. F o rse quando i vecchi paesi d’ E u ropa si saranno gettati a capofitto nel protezionism o più intenso, il giovane paese am ericano attrav erserà m ercè il libero scam bio u n periodo di nuova prosperità e segnerà agli altri Stati la via da seguire.

— La questione della libertà del saggio dell' in te­ resse sta p er essere regolata in F ra n c ia da una nuova legge. L e leggi del 3 settem bre 1807 e del 1 0 dicem bre 185 0 avevano fissato u n lim ite m assi­ mo del 5 p e r 0 /o in m ateria civile e del 6 0[0 in m ateria com m erciale. O r a , poiché in com m ercio 11 6 p er 0(0 è talvolta sorpassato, nelle relazioni col­ l’estero in ¡specie, si vuol togliere questo lim ite e sancire il principio della libertà. A questo scopo tende appunto una legge già votata dalla C am era francese e ora approvata in prim a lettura dal S enato. Ma la distinzione che si fa ancora evidentem ente non ha fondam ento logico. L a libertà nel saggio dell’ inte­ resse non è che uno degli elem enti della libertà delle transazioni ed è u n diritto prim ordiale che è stato alterato nella falsa idea di accordare u na pro­ tezione ai m utuanti, che i m u tu atari hanno però sem ­ pre elusa. Se ne fece anche u n articolo di dogm a religioso, quan tu n q u e in paesi essenzialm ente catto­ lici, com e la S pagna, la libertà dell’ interesse sia as­ soluta. La fecondità del capitale è illim itata e quanto alla sua locazione essa è pu ram en te u n fenom eno retto dalla legge del valore che non può essere legislati­ vam ente governato. Il m assim o è assurdo com e il m inim o. Ma non ostante l’ im portanza della questione essa non fu trattata al S enato francese e rim a rrà perciò quella distinzione tra m ateria civile e com ­ m erciale che non ha nessuna base logica, ma è frutto di principi giuridici tradizionali.

LA SITUAZIONE DEL TESORO a l 31 o tto b r e 1885

Il conto del Tesoro alla fine di ottobre p. p. si chiudeva coi seguenti resu ltati:

A t t i v o : Fondi di Cassa alla scadenza dell’eser­

cizio finanziario 1884-85. . . L. 383,360,000.24 Crediti di Tesoreria alla scadenza

dell’esercizio suddetto. . . . » 64,259,624.'53 Incassi dal 1° luglio a tutto otto­

bre 1885 ...» 451,195,756.82 Entrata straordinaria...» 73,552,025.35 Debiti di Tesoreria al 31 ott. 1885 » 531,342,340.67 L. 1,503,709,747.61

P a s s i v o :

Debiti di Tesoreria alla scad. dell’eser­

cizio finanziario 1884-85 . . . L. 553,449,557.20 Pagamenti dal 1° luglio a tutto

ottobre 1885... » 463,876,133.19 Crediti di Tesor.a al31 ott. 1885 » 128,733,662. 94 Fondi di Cassa al 31 ott. 1885 » 357,650,434.28 L. 1,503,709,747.61

Dal prospetto com parativo degli incassi ottenuti e dei pagam enti eseguiti presso le tesorerie dei R egno nel m ese di ottobre, si ha che gli incassi am m ontarono a L. 4 6 8 ,5 7 2 ,5 2 4 .4 0 con una differenza in p iù di L . 1 4 ,0 9 3 ,8 5 9 .7 2 sul corrispondente mese del 18 8 4 e i pagam enti a L . 1 2 8 ,6 8 7 ,8 5 2 .8 1 con un aum ento sul settem bre del 1 8 8 4 di L. 8 ,2 2 1 ,2 4 5 .2 0 .

F ra gli aum enti ottenuti negli incassi degni di es­ sere rilevati abbiam o tro v ato : u n m aggiore incasso di L. 6 8 3 ,8 6 7 .6 9 nella tassa di fabbricazione degli spirili, b irra, ecc., d eterm inato da m aggiore attività delle fabbriche nazionali in vista dei nuovi au m en ti sui d a z i; un m aggiore incasso di L. 1 ,2 8 5 ,4 9 0 .3 9 sulle dogane e d iritti m arittim i dovuto a m aggiore sdazia­ m ento di coloniali, di olj m inerali, e di ferri in rotaie p er ferrovie; un m aggiore incasso di L . 1,098,188-71 sui tabacchi proveniente da aum ento nelle vendite d eterm inato dal progettato rin ca ro dei sigari ; un m aggiore incasso di L. 2 ,3 2 8 ,5 0 6 .9 1 nei servizi di­ versi che deriva dal versam ento bim estrale della quota spettante allo Stato sui prodotti dell’ esercizio p er le ferrovie del M editerraneo, ciò che non si po­ teva o tten ere nell’ottobre del 1 8 8 4 , nel quale gl’introiti si lim itarono ad acconti dei prodotti delle ferrovie go­ v ernative; un m aggiore incasso di L. 1 ,0 9 2 ,8 9 0 .1 9 nei rim borsi e concorsi che ha origine dai m aggiori v e rsa ­ m enti effettuati per reintegrazione di fondi al bilancio passivo ; e finam ente u n aum ento di L. 7 ,3 9 5 ,4 7 1 .3 6 derivato dal v ersam ento delle quote assegnate alle singole am m inistrazioni centrali p er fitto di beni de­ m aniali ad uso o in servizio governativo, quota che n ell’ esercizio an terio re furono pagate nel m aggio, cioè dopo l’assegnazione del bilancio.

F ra le dim inuzioni di m aggiore im portanza figura quella di 3 ,9 5 0 ,0 1 0 .2 2 nel capitolo Costruzione di ferrovie n o n essendosi n ell’ ottobre verificata alcu n a alienazione di ren d ita p e r quel titolo.

Riferimenti

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