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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.603, 22 novembre

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIM A N A LE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XII - Yol XYI

Domenica 22 Novembre 1885

N. 608

IM POSTE E SPESE

Fra alcuni giorni adunque il Parlamento discu­ terà intorno alle questioni finanziarie, che saranno presentate dall’on. Magliani alla Camera. Essendovi compreso tra i progetti di legge quello che riguarda alcuni aumenti di dazi di confine, e volendosi im­ pedire che durante il periodo di discussione parla­ mentare la speculazione aumenti soverchiamente le provviste con danno dell’erario e senza vantaggio alcuno per i consumatori, il Governo ha in animo di esperire quel sistema, che impropriamente tra noi si chiama del catenaccio. Diciamo impropria­ mente, perchè mentre altrove, per diverso ordinamento della procedura parlamentare e della distribuzione dei poteri pubblici, può il Governo, con un atto del potere esecutivo, mettere provvisoriamente in attività i dazi nuovi, salvo l’approvazione successiva del Parlamento, tra noi questo sistema non può essere adottato. Il Governo ha dovuto quindi escogitare un procedura diversa per la quale si ottenesse quasi 10 stesso risultato, ma in pari tempo si rispettassero le prerogative del potere legislativo.

All’apertura della Camera quindi il Ministro Ma­ gliani presenterà : - il conto consuntivo per l’eser­ cizio 1 8 8 4 - 8 5 ; - il bilancio di assestamento per l’esercizio in corso; - il bilancio preventivo per l’anno finanziario prossimo 1 8 8 6 -8 7 , documenti tutti domandati dalla recente legge di contabilità.

In pari tempo presenterà quel complesso di pro­ getti, che ormai si denominano omnibus finanziario e che conterranno : - sgravio della imposta prov­ visoria di un decimo dal I o Gennaio 1 8 8 6 , di un altro decimo fra dieci anni, e del terzo decimo fra altri dieci anni ; - sgravio pure graduale della imposta sul sale, limitata a 1 5 centesimi dal I o Gen­ naio 1 8 8 6 e con altri sgravi successivi parallellamente ai sollievi che si accorderanno alla imposta fondiaria.

Di fronte a queste diminuzioni di entrate prossi­ me e future, l’on. Magliani domanderà anche degli aumenti di imposte, sia proponendo, come si disse, un rialzo sui dazi di confine per alcuni generi, sia aumentando il prezzo di vendita dei tabacchi, sia infine rimaneggiando e modificando la legge sul bollo e registro.

Però questi aumenti di entrate non dovrebbero che compensare o poco più le perdite che sentirà 11 bilancio pegli sgravi del 1 8 8 6 sulla fondiaria e sul sale; per gli sgravi ulteriori il Ministero fa a fidanza - e crediamo giustamente - sull’aumento naturale delle imposte, e ad ogni caso si riserva di provvedere a tempo debito.

Su questi progetti di legge che saranno presen­ tati, a quanto si asserisce il giorno stesso nel quale la Camera sarà aperta, il Ministro domanderà al Parlamento la immediata approvazione di un decreto che applichi i nuovi dazi di importazione in via provvisoria ed immediatamente, salvo sempre al Par­ lamento di discuterli più tardi e salva la restitu­ zione dei dazi stessi nel caso in cui non venissero approvati. Questo procedimento, nel quale non si può evitare l’intervento del Parlamento, somiglia al siste­ ma del catenaccio, in quanto contiene la provvisoria applicazione dei dazi, ed impedisce la eccessiva importazione dei prodotti colpiti, a scopo di specu­ lazione.

La riuscita di questo sistema avrebbe domandalo il massimo secreto nella compilazione di questo pro­ getto di legge, ma, come tutti sanno, nelle nostre amministrazioni i muri hanno orecchie e bocca, e già alcuni periodici hanno pubblicato alcune cifre più o meno esatte che riguardano i dazi. Non li imiteremo nè con riproduzioni, nè con rettifiche ; deploreremo soltanto che tutti non si siano persuasi della opportunità di tacere.

Però l’ annuncio di questi progetti finanziari ha dato argomento a qualche discussione e troviamo come al solito indirizzi finanziari o tentativi di in­ dirizzi che vorrebbero essere espressi da una frase. Come una volta si voleva raccogliere tutta la politica finanziaria nelle paro!è economia sino all'osso, e più tardi in quelle, non un centesimo dì nuove spese senza altrettante nuove entrate, oggi vediamo alcuni periodici, che sogliono essere ispirati da uomini par­ lamentari autorevoli, mettere fuori un nuovo motto: la consolidazione della spesa.

L’Opinione infatti spiega il motto con queste pa­ role: « consolidare la spesa, e spendere meglio nei « limiti inesorabili delle attuali previsioni della spe- « s a ; questo dev’ essere il programma di tutti coloro « che vogliono davvero poggiare su solida base il « pareggio.... Ma la consolidazione della spesa non « vuol dire la immobilità della spesa, e l’ ingegno « dei ministri dovrebbe esercitarsi ormai a risolvere « ¡questo problema quasi nuovo. Data una somma « invariabile di spesa, qual’ è il modo di ottenerne « il massimo effetto utile per la nazione nel p re - « sente momento? »

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non si potrebbe poi mantenere. Ma accettiamo il concetto generale che ispira l’articolo della Opinione nel senso di mantenere il più possibile limitate le spese e di procedere saggiamente alla loro trasforma­ zione.

Tuttavia pare a noi che simile indirizzo finanzia­ rio sarebbe incompleto, poiché alla trasformazione della spesa deve, se non precedere, almeno essere paradello la trasformazione dei tributi.

Pensi bene l’ Opinione alle condizioni del nostro sistema tributario governativo e locale, pensi alla fretta colla quale fu compilato, le pressioni esterne che ne suggerirono comunque delle modificazioni, e vegga sesia possibile predicare un indirizzo finan­ ziario che non abbia altro còmpito che il riordina­ mento della spesa.

Il dazio consumo governativo che colpisce gli og­ getti .più necessari alla vita ; — quello comunale che aggrava 1’ errore della tassa governativa e diventa un dazio di protezione tra comune e com une; — il lotto che mantiene o fomenta l’ignoranza del volgo e vi specula; — la ricchezza mobile con un saggio così elevato da renderla inapplicabile nella sua in­ terezza e da produrre quindi enormi ingiustizie, con danno dello sviluppo della economia pubblica ec. ec.: tutti questi sono problemi che non si possono nò si debbono lasciar dormire. La trasformazione della spesa non può nò precedere nè andare disgiunta dalla trasformazione della entrata.

CABOTAGGIO

Chi apra una Raccolta delle Leggi, Decreti, Cir­ colari, ecc. ecc. pubblicate nel Regno d’Italia, potrà trovare una Circolare diramata il 12 marzo 1 8 6 3 dall’on. Manna, allora ministro di agricoltura, indu­ stria e commercio, alle Camere di Commercio ed arti del Regno, coll’ intento precipuo di richiamare la loro attenzione sui vantaggi dei due trattati di navigazione e di commercio stipulati tra l’ Italia e la Francia, i quali aspettavano l’ approvazione del Parlamento, « accio cch é, diceva la Circolare, la Camera di Commercio essendone pienamente in­ formata, possa illuminare l’ opinione pubblica, la quale alcune volte è fuorviata, e sia in grado di calmare le apprensioni che qualche interesse pri­ vato malinteso potesse provocare. »

La Circolare spiega e difende vari punti dei due progetti di trattato. Riguardo al cabotaggio essa dice:

« E ra impossibile per noi togliere alla marina a vapore francese l’esercizio che già faceva del com­ mercio di cabotaggio fra diversi porti d’Italia. Essa esercitava questo traffico allorché i detti porti ap­ partenevano a diversi Stati ; e come mai avremmo potuto impedirne la continuazione a quella Nazione che ci aveva dato tanto aiuto alla nostra ricostitu­ zione in un solo Stato? Come mai sarebbesi potuto far risentire un danno alla Francia per effetto del nuovo ordine di cose, che, senza la politica di non intervento, avrebbe per lo meno incontrato assai maggiori ostacoli dì quelli che abbiamo avuto a superare?

« Ma nel confermare un esercizio già di lunga data, il Governo non ha dimenticato gli interessi della nostra marina. In primo luogo l’esercizio del I

cabotaggio ò stato limitato alla sola marina a vapore ; la marina a vela francese ne è esclusa. In secondo luogo la Francia ha dato per reciprocità alla nostra marina a vapore il commercio di cabotaggio lungo le sue coste del Mediterraneo, e ciò, che importa anche di più, quello coll’ Algeria.

« Nel fatto dunque il trattato di navigazione, mentre poco o nulla ha aggiunto, lo ha aperto i porti della Francia nel Mediterraneo e dell’Algeria, e l’ ha fatta esente dai diritti differenziali nella mas­ sima parte del suo commercio che è il diretto. »

Queste parole suggeriscono due osservazioni. Una è molto ovvia, ossia volge su cosa assai risaputa : che cioè il Trattato di navigazione, il quale appro­ vato più tardi porta la data del 1 3 giugno 1 8 6 2 , non fu una convenzione combinata da ' duo parti che stipulano liberamente e, come suol dirsi, da pari a pari; bensì un atto a cui l’Italia dovette ve­ nire per ragion politica, vincolata com’era in quel tempo alla sua potente vicina da legami di gratitu­ dine insieme e di interessi che, nel loro complesso, determinavano per lei uno stato di dipendenza. — Ora le cose, per fortuna, sono da un gran pezzo profondamente mutate, e l’ Italia non dovendo più avere, di fronte all’altra parte contraente, altra mira che il proprio tornaconto, può discutere una nuova convenzione in cui i patti sieno per lei più equi e per la Francia meno leonini.

La seconda osservazione riguarda la radicale tra­ sformazione verificatasi da parecchi anni a questa parte nelle marine mercantili di tutti i paesi e consistente nella sostituzione, non ancora completa ma già mollo inoltrata, del vapore alla vela. Ed invero, per quanto la circolare Manna si proponesse di nascondere sotto un velo di frasi studiate la in­ negabile diversità di trattamento riserbata ai due contraenti, essa non avrebbe rilevato il fatto che la marina francese a vela nel progetto di trattato v e ­ niva esclusa dal cabotaggio sulie nostre coste, se a quel tempo un tal fatto non fosse stato assai più importante che oggi non sia. Allora la marina a vela era in fiore, e fiorente più di molte altre era appunto quella italiana : più tardi invece la vela cominciò a decadere ed oggi la ulteriore sua deca­ denza è rapida e fatale ; e perchè l’ Italia non ha seguito con sufficiente alacrità nella trasformazione in discorso le altre principali nazioni, la sua marina mercantile si trova nelle condizioni meschine che tutti sanno. Allora, escludendo dal cabotaggio sulle nostre coste le navi francesi a v e la , si escludeva una porzione notevole di quella marineria ; oggi invece la parte maggiore e più potente di essa es­ sendo costituita da navi a vapore, ci troviamo ad essere difesi contro una cosa innocua e indifesi contro un concorrente temuto e terribile.

Egli è perciò che tra tutte le questioni che i ne­ goziatori del nuovo trattato sono chiamati a sciogliere, la più importante e la più contrastata è senza forse quella del cabotaggio. E bisogna dire che sarà ab ­ bastanza difficile a risolversi, solo che si osservi la situazione delle cose, che è la seguente:

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Il cabotaggio dell’Algeria e quello delle coste fran­ cesi mediterranee, in cui i porti mercantili si ridu­ cono a due : Marsiglia e Cette. — Se la Francia of­ frisse all’ Italia l’esercizio del cabotaggio anco nei suoi porti oceanici, la reciprocità non sarebbe per noi abba­ stanza completa. Troppo ci corre tra l’iniziare commerci con porti finora quasi non toccati dalle nostre navi, nei quali bisognerebbe attivare relazioni, trovare clien­ tela, lottare con chi ci ha preceduti, — come sarebbe l’arduo compito nostro sulle coste della Manica e del­ l’Atlantico, — e il trovarsi già, in certo modo, in casa propria, come succede nel trafficare ne’nostri porti ai francesi. Essi da tempo antichissimo navigano nel mediterraneo, dallo Stretto di Gibilterra aH’Elìesponto e all’Asia Minore, dalla Riviera ligure e dalle lagune venete all’ orlo settentrionale del continente afri­ cano, percorrendolo per lungo e per largo, e da per tutto vi hanno oramai fondato colonie, stabilito in­ teressi, introdotto la propria lingua, diffuso la cono­ scenza e il bisogno de’ prodotti dell’industria francese. Pur tuttavia non sarebbe per noi da disprezzarsi l’ accesso ai porti oceanici della Francia. Oltreché come m eta, potrebbero servire alla nostra marina mercantile come stazioni su linee da attivarsi tra l’ Italia e l’Inghilterra, paese quest’ ultimo del quale siamo tanto tributari nell’industria dei trasporti. Ma la Francia assai difficilmente consentirà ad estendere alle sue coste dell’oceano il nostro cabotaggio, perchè più che della concorrenza della marina italiana avrebbe a temere di quella della marina inglese, che è ben altrimenti formidabile. Infatti oggi 'in forza dell’ ar­ ticolo 9 della Convenzione vigente tra la Francia e l’Inghilterra il cabotaggio è vietato alle navi dell’una sulle coste dell’ altra; ma per l’art. 4° della stessa convenzione, ciascuna è tenuta ad ammettere l’ altra al trattamento della nazione più favorita.

Non rimarrebbe dunque altro provvedimento da prendere, tranne quello di riservare il cabotaggio alla sola bandiera nazionale; e dal solo punto di vista dell’ industria dei trasporti m arittim i, non c’ è che dire, sarebbe ottimo, se non che sarebbe assai meno buono pei negozianti, ai quali la concorrenza tra più esercenti l’ industria dei trasporti reca sempre van­ taggio, perchè mantiene basso il costo dei noli. — E i negozianti, si sa, pur di spedire e ricevere le pierei con poca spesa, non badano e giustamente se il vettore sia concittadino o straniero. — Guardia­ moci per altro dalle esagerazioni e dal supporre che, una volta eliminata la concorrenza francese, i noli marittimi delle società di navigazione italiane e degli armatori italiani diventerebbero senza più esorbitanti. Certo, potrebbero alquanto rialzarsi da quel grado di depressione in cui sono ridotti che rende oggi l’in­ dustria dei trasporti marittimi poco rimuneratoria. Ma conviene anche tener conto della probabilità che sorga una concorrenza interna, benintesa e feconda anch’essa, la quale oggi non può esistere perchè, tolta una grande Compagnia che fa i servizi postali ed è sussidiata dallo Stato, ben poche e piccole ne rimangono e la sfiducia di poter lottare contro gli stranieri, massime contro la marineria francese, in­ frena nelle intraprese marittime quello spirito d’asso­ ciazione che pure, in altre applicazioni, va nel nostro paese bellamente fruttificando.

P ur nondimeno, impenitenti come siamo nella av­ versione ai provvedimenti restrittivi della naturale li­ bertà dei commerci, a noi dorrebbe che per ottenere una parità di trattamento a cui d’altronde è neces­

sario non rinunziare, si vietasse alle navi francesi di esercitare il cabotaggio in casa nostra. Ci auguriamo che i negoziatori italiani insistano fino all’ultimo per stipulare piuttosto, come giusto contraccambio, il li­ bero cabotaggio della nostra marina su tutte quante le coste francesi, non limitate però a quelle della Francia propriamente detta, ma comprendendovi anco tutti i possedimenti e le colonie della nazione nostra vicina. Senza di c i ò , effettiva parità di trattamento non vi sarebbe; e deve esservi ad ogni costo.

Ma in luogo del cabotaggio nelle colonie francesi, altri compensi si potrebbero pattuire ; per esempio, una notevolissima riduzione delle tasse che le nostre barche coralline pagano alla Francia pel diritto di pescare il corallo nelle acque dell’ Algeria. Si tratta di una industria secondaria, ma abbastanza impor­ tante, che, unita a quella della lavorazione del co­ rallo, dà vita in alcune provincie del Regno a qual­ che migliaio di persone e che i francesi tentano da tempo di trapiantare nel loro paese, quantunque fi­ nora con scarsi risultati.

Nel prossimo numero faremo cenno di altri punti che meritano di fare oggetto dei negoziati intesi a conchiudere un nuovo trattato di navigazione franco- italiano.

EMIGRAZIONE E COLONIE IN GERMANIA ’ >

i.

Dice bene il Miaskowski che il conflitto fra le popolazioni crescenti e lo spazio troppo ristretto per mantenerla è noto ai Tedeschi fin dai primordi della loro storia. Essi compaiono anzi la prima volta come nomadi ; i loro eserciti son misti di po­ polazioni che emigrano e lottano, non per un ideale ambizioso di gloria militare e di conquista, ma per­ chè spinti dal più elementare dei bisogni umani. Sul principio, al tempo in cui Cimbri e Teutoni passano le Alpi e giungono fino alle porte di Roma, sono schiatte intere che scendono in cerca della vita. Poi, formate nel centro e nell’ occidente d’ Europa alcune prime dominazioni, sono parti di schiatte che vanno a trovarsi una nuova e stabile patria ; più tardi, dalle provincie meridionali del Reno, dalla Turingia, dalla Westfalia sono altre schiere che, con l’armi pacifiche dell’agricoltura, trasmigrano a con­ quistare il terreno a slavi, a lituani, a finni e a preparare i confini di ciò che sarà, dopo secoli, la nuova grande Germania ; poiché questa, a risalirne la storia, si dimostra appunto come il frutto glorioso di un seguito di colonizzazioni.

Ma l’emigrazione, nel senso in cui la intendiamo oggi, l’espatriare non solo di pochi gruppi e d’ in­ tere comunità attratte altrove da speciali privilegi e favori (com e accadde nell’ undecimo e nel duode­ cimo secolo per T Ungheria, e nel secolo scorso per la Polonia e di nuovo per l’Ungheria), sibbene degl’individui presi un per uno, o al più di famiglie — la Einzelausroanderung, come la chiamano te­ cnicamente — non diventa per la Germania un

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fenomeno serio, nelle sue proporzioni, che in questo secolo. « Gli emigranti — dice assai bene il Mia- skowski — non ¡stanno, al contrario de’precedenti colonizzatori, in alcun rapporto organico fra loro; solo per caso e per eccezione s’ incontrano e s’uniscono, in alcuni luoghi dell’America del Nord o di quella del Sud, e così via, a’ loro punti d’arrivo ; in una parola, della colonizzazione venne a impadronirsi l’atomismo, facendola « svaporare » (verflìlchtigen) nell’emigrazione individuale. »

Lo Herzog *) studiò principalmente il fenomeno rispetto all’America del Nord (il grosso dell’emigra­ zione tedesca si dirige verso là, tanto che l’emigra­ zione per altri paesi è, in paragone, quasi insigni­ ficante), e la studiò su fonti americane. I dati da lui raccolti son molto preziosi, e mette il conto che ne enumeriamo alcuni. Prima del 1 8 2 0 non si te­ neva agli Stati Uniti alcuna statistica ufficiale del­ l’ immigrazione. Secondo però VAmerican Almanac si calcolava che la somma degli stranieri colà giunti dal 1 7 8 9 al 1 8 2 0 — compresi quelli che non vi fissarono la loro residenza — fosse di 2 3 0 ,0 0 0 . I viaggiatori stranieri od americani non vengono di­ stinti dai veri e propri emigranti che nel 1 8 3 6 . Te­ nuto conto di questo, le somme degl’ immigranti dal 1 8 2 0 al 1 8 7 9 è di 9 ,9 0 8 ,7 9 9 , di cui più che l’8 7 per cento provenienti dall’Europa. La cifra su­ però i 1 0 0 ,0 0 0 annuali per la prima volta nel 1 8 4 2 ; poi, dal ISSO al 1 8 3 4 , variò fra i 3 0 0 ,0 0 0 e i 4 0 0 ,0 0 0 , giungendo nel 1 8 5 4 a 4 2 7 ,8 3 3 . Ci fu quindi un regresso, a cui seguì una progressione che raggiunse nel 1 8 7 3 il suo massimo punto colla cifra di 4 5 9 ,8 0 3 . Dopo un altro regresso, duralo sei anni, nuovo pro­ gresso nel periodo 1 8 8 0 - 1 8 8 3 , nei quali 4 anni l’immigrazione fu più che un quarto di quella com­ plessiva del precedente settennio. L’ anno 1 8 8 1 - 8 2 (dal I o luglio al 5 0 giugno, tempo finanziario) vide sbarcare agli Stati Uniti nientemeno di 7 8 8 ,9 9 2 im­ migranti.

Ora, nel periodo 1 8 2 0 -1 8 7 9 , l’immigrazione anglo­ irlandese rappresenta il 47,41 per cento della totale e il 53,7 1 dell’ europea, e le vien subito dopo la Germanica, nelle proporzioni del 5 0 ,2 9 per cento rispetto alla totale e del 5 4 ,3 2 rispetto all’ europea. Negli anni seguenti (finanziari) 1 8 7 9 - 8 0 , 1 8 8 0 - 8 1 , 1 8 8 1 - 8 2 , 1 8 8 2 - 8 3 , la Germania rappresenta (per l’ immigrazione e u ro p e a ): il 2 4 ,5 5 per cento, con 8 4 , 0 3 8 ; il 3 9 , 9 2 con 2 1 0 ,4 8 3 ; il 5 8 ,7 5 con 2 5 0 ,6 3 0 il 3 7 ,3 5 con 1 9 4 ,7 8 6 ; in complesso il 5 6 ,2 4 per cento con 7 4 0 ,5 3 9 immigranti. Un criterio poi di ciò che l’emigrazione per gli Stati Uniti rappresenta, per la Germania, rispetto alla sua emigrazione totale si ha da questo fatto che, secondo le statistiche ufficiali *) nel periodo (anni solari) 1 8 7 9 - 1 8 8 3 questa fu di 8 1 0 ,0 3 2 . Lo Her­ zog non si occupa di questo rapporto nel suo studio, così ricco di dati e di commenti preziosissimi ; ma in conclusione, egli calcola che, dal 1 8 2 0 al 1 8 8 3 , ben quattro milioni di tedeschi siano andati a po­ polare gli Stati Uniti.

Riguardo poi all’emigrazione complessiva, le

sta-') TFds fliesst den vereinigten Staaten von Amerika

durch die Einwanderung zu, und was verliert Deut­ schland durch übersesische Auswanderung? (Nel citato

Annuario dello Sclimoller).

! i Monatshefte zur Statistik des deutschen Reiches (Gennaio 1885).

tistiche ufficiali a cui ci siamo riferiti più sopra danno per il periodo 1 8 7 1 - 1 8 8 4 queste cifre, degne di osservazione : 1871 . 75,912 1872 . 325,650 1873 ..103,638 1874 ... 45,112 1875 ... 30,773 1876 ... 28,638 1877 . 21,964 1878 ... 24,217 1879 ... 33,327 1880 ...106,190 1881 ... 210,547 1882 ...193,869 1883 ...166,119 1884 ...143,583

In tutto adunque, pei quattordici anni che seguono alla creazione dell’impero germanico, una emigra­ zione di 1 ,3 0 9 ,3 3 2 .

Queste cifre e, nonostante alcune pur notevoli oscil­ lazioni, il fatto del mantenersi per quattro anni (co­ munque decrescendo) l’ emigrazione germanica supe­ riore di molto ai 1 0 0 ,0 0 0 - da cui essa rimase ben lon­ tana nel periodo 187 4 -7 9 - stanno forse a documento della sproporzione che esiste nel nuovo impero fra l’accrescere de’suoi abitanti e quello delle sue risorse economiche. Vedremo poi dove, rispetto al territorio ed alle classi sociali, cotesta sproporzione si faccia sen­ tire di più, almeno argomentando dal contributoall’emi- grazione. Considerando, per il momento, il fatto nel suo complesso, e tenendo fermo che l’ emigrazione che dall’ Europa si dirige all’ America de! Nord è senza paragone più grande di quella che si dirige altrove, notiamo che la Germania vi ha contribuito nell’ultimo periodo ( 1 8 7 9 - 1 8 8 3 ) per una quota per­ centuale ( 3 6 ,2 4 ) superiore a quella dell’ Inghil­ terra (3 1 ,1 5 ), quantunque la percentuale inglese abbia accennato nei due ultimi anni a crescere (da 2 7 ,7 4 a 3 0 ,3 3 ), e quello della Germania a diminuire da (3 8 ,7 5 , a 3 7 ,3 5 ) ’).

Prendendola nel suo complesso, quella forza d’emi­ grazione risponde alle forze d’accrescimento nella po­ polazione dell’impero. Tutti sanno come, in Europa, la razza tedesca sia quella che dopo l’inglese (com­ presa l’ Irlanda) moltiplicasi più rapidamente. Il Littrè 2) anzi prevedeva che le quote d’ aumento proporzionale annuo dei tedeschi sarebbe giunta a superare quella degli inglesi. Quale possa essere la risposta che i fatti daranno a cotesta profezia d’ un uomo così circospetto nelle sue affermazioni, sta in­ vero che l’ incremento della popolazione germanica è uno dei fenomeni statistico-demografici più note­ voli in questo scorcio di secolo.

Nel 1 8 7 0 il territorio di cui è attualmente costi­ tuito l’impero germanico contava una popolazione di 4 0 ,8 1 6 ,2 4 9 abitanti ; nel 1 8 7 5 essa era accresciuta fino a contarne 4 2 ,7 2 7 ,3 7 2 ; secondo il censimento del 1 8 8 0 ne contava 4 5 ,2 3 4 ,0 6 1 ; nel 1 8 8 2 si calcolava che ne contasse approssimativamente 4 5 ,6 2 0 ,0 0 0 ; e nel 1 8 8 4 questa cifra si trova già superata dall’altra di 4 7 ,2 4 0 ,0 0 0 . In tutti questi computi non vien tenuto conto dell’ emigrazione; comprendendovela, abbiamo che dal 1 8 7 0 al 1 8 7 5 (emigrati 3 8 1 ,0 8 5 )

') L ’ immigrazione italiana negli Stati Uniti, cal­ colata dallo Herzog, per gli anni finanziari precitati, è la seguente : 12,327 ; 15,387 ; 32,077 ; 31,784 (to­ tale 91,575); le quote percentuali, rispetto al com­ plesso delTimmigrazione dall’Europa, son queste: 3,54; 2,91 ; 4,95 ; 6,09 ; la media generale del periodo 4,48. Superiori a noi sono ancora la Svezia e la Norvegia; inferiori tutti gli altri paesi.

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la popolazione dell’ impero germanico crebbe fino a 4 3 ,1 0 8 ,4 5 7 ; dal 1 8 7 5 al 1 8 8 0 (emigrati 2 1 4,076) fino a 4 5 ,4 4 8 ,1 3 7 ; dal 1 8 8 0 al 1 8 8 2 (emigr. 4 0 4 ,4 1 6 ) fino a 4 6 ,0 2 4 ,4 1 6 ; e dal 1882 al 1884 (emigr. 3 0 9 ,7 0 5 ) fino a 4 7 ,5 4 9 ,7 0 5 . I calcoli fatti dal Grad ') sono inesatti in questo senso, eh’ egli attribuisce al p e ­ riodo 1 8 7 1 -1 8 8 0 una emigrazione di 5 1 7 ,5 8 7 , men­ tre le statistiche ufficiali gliene attibuiscono una di 5 9 5 ,1 6 1 . In conclusione,'aumento totale, non te­ nendo conto dell’emigrazione, di 6 ,4 3 0 ,7 5 1 dal 1 8 7 0 al 1 8 8 4 ; e, nel medesimo periodo, di 6 ,1 1 3 ,0 3 3 , te­ nendo conto dell’emigrazione. E bisogna pur tener a contò due fatti, per aver un’idea precisa della per­ dita subita dalla Germania: — primo che, accanto al­ l’emigrazione regolare dai porti tedeschi (le statisti— stiebe ufficiali non possono accertare che questo) va quella irregolare (ad esempio, per ¡sfuggire agli ob­ blighi di leva) da porti di altri paesi, specie dell’In­ ghilterra e della Francia; — secondo, che alle cifre da noi riportate bisognerebbe applicare il coefficiente medio annuale di moltiplicazione che vale per la po­ polazione dell’ impero (1 .0 8 ). Quale poi sia cotesto coefficiente pei tedeschi emigrati non si sa; i quattro quinti, e più, si trovano agli Stati-Uniti, dove la prole degli immigrati viene, nei censimenti, calcolata fra i native-borns.

Calcolando che 1* aumento si mantenga quale si verificò anche solo in media, nel 1881 e nel 1 8 8 2 (1 9 2 ,9 6 9 ) — per non adottare la media del 1 8 8 3 e del 1 8 8 4 (8 1 0 ,0 0 0 ), e notando che dal 1 8 7 0 al 1 8 8 0 l’aumento medio annuale fu di 4 4 1 ,7 8 1 — la Ger­ mania vedrà la propria popolazione, alla fine del se­ colo nostro, accresciuta di altri 2 .8 9 4 ,5 3 5 , e arriverà cosi a 5 0 ,1 3 4 ,5 3 5 . Secondo i calcoli di progressione, il Grad arriva a prevedere che la popolazione dell’impero tedesco (mantenuto ne’suoi limiti attuali) potrà contare, alla fine del secolo ventesimo, ben 1 7 0 ,0 0 0 ,0 0 0 . A vo­ lere invece che, in forza di avvenimenti e di circo­ stanze, l’aumento annuo si mantenga anche nel se­ colo venturo quale si verificò nel biennio 1 8 8 1 -1 8 8 2 , e quale lo computammo per gli anni che mancano alla fine del secolo nostro, noi abbiamo che nel 2 0 0 0 la Germania troverebbe aggiunti dal 1 9 0 0 alla pro­ pria popolazione altri 1 9 ,2 6 9 ,9 0 0 abitanti, e sarebbe quindi arrivata a 6 7 ,8 1 1 ,4 3 5 .

L’ Italia — che al 31 dicembre 1881 aveva una popolazione di 2 9 ,0 1 0 ,6 5 2 — avrebbe (tenendosi fermi alla peggiore ipotesi: che, cioè, di qui al 2 0 0 0 l’aumento annuo si mantenga quale si verificò nel biennio 1 8 8 2 - 1 8 8 3 , cioè di 1 3 8 ,6 2 8 ) alla fine di que­ sto secolo abitanti 3 1 ,0 9 0 ,0 7 2 cioè 2 ,0 7 9 ,4 2 0 più che ora. Nel 2 0 0 0 avrebbe una popolazione di 4 4 ,9 5 2 ,8 7 2 cioè un aumento di 1 3 ,8 6 2 ,8 0 0 . A parità nella base del calcolo, la nostra condizione rispetto a quella della Germania si troverebbe adunque d’ essere rimasta press’ a poco la medesima —- o, a dir più giusto, peg­ giorata appena di quanto la cifra d’aumento per la Germania nel biennio 1 8 8 1 -1 8 8 2 è superiore a quella per l’Italia nel biennio 1 8 8 2 -1 8 8 3 . A calcolo di pro­ gressione, sul coefficiente d’accrescimento attuale, il nostro regno dovrebbe avere nel 2 0 0 0 una popola­ zione di circa 1 0 8 ,0 0 0 ,0 0 0 * 2).

’) Revue des Deux Mondes, gennaio, 1885. 2) Uno studio sull’ accrescimento della nostra po­ polazione (Die Bevölkerungszunahme Italiens) è pub­ blicato nel fascicolo di settembre 1885 della Deutsche

Rundschau fü r Geographie und Statistik.

TASSE COMUNALI

-Nel numero 6 0 0 de\YEconomista ( I o Novembre) in un articolo « Il limite della sovraimposta » ab­ biamo dimostrato la necessità, non solamente di im­ pedire che le Provincie ed i Comuni aggravino mag­ giormente coi centesimi addizionali la sperequazione dell’imposta fondiaria, ma anche che una apposita ed efficace disposizione della legge li obblighi a ricon­ durre la stessa sovraimposta entro i ¡imiti legali. Dimostrammo che ciò si poteva conseguire obbligando i comuni a limitare le loro spese facoltative: che se ciò non si può ottenere come misura generale, si può esigerlo quando si tratti di impedire una dan­ nosa ed ingiusta sperequazione della imposta. Con­ cretammo infine il nostro concetto domandando che vengano posti dei rigorosi limiti alla eccedenza e che quando i comuni vogliono spendere facoltativa­ mente al di là della media generale, che appunto rappresenta ora il 1 4 per cento, non lo facciano a sole spese della proprietà fondiaria.

Infine abbiamo antivenuta una obbiezione dicendo che se alcune spese obbligatorie non si possono to­ gliere per considerazioni di vario ordino, si può però esigere che tali spese vengano compiute mediante entrate che più rispondano alla giustizia od alla equa distribuzione dei tributi.

E di questo argomento oggi vogliamo brevemente occuparci.

Molti domandano che l’ imposta' sia unica, moltis­ simi che sia progressiva. Noi non discuteremo qui le questioni che sono incluse in queste domande, poiché ci condurrebbero troppo lontano dagli argo­ menti che vogliamo trattare. Ma mentre riteniamo che la imposta unica e progressiva non possa essere applicata che in un paese che abbia la popolazione molto colta, molto disciplinata alla legge, molto civile, e ri­ conosciamo che l’italiana è ancora assai lunge dal me­ ritare questi aggettivi, crediamo che sia pericoloso dare alla imposta caratteri affatto opposti a quelli che pur si riconoscono come i più indicali dalla scienza.

I Comuni italiani, per la legge 2 6 luglio 1 8 6 8 , pos­ sono imporre la tassa di famiglia o di fuocatico, la quale è facoltativa quando il comune la attiva per procurarsi delle rendite in una proporzione corri­ spondente ai propri bisogni; è obbligatoria quando da un comune debbasi ottenere l’autorizzazione di ec­ cedere il limite legale alla sovraimposta sulla fondiaria. 1 cardini fondamentali di questa tassa sono i seguenti: I o che la tassa sia applicata per quota fissa e non per contingente;

2 ° che si debba aver riguardo alla residenza della famiglia, giusta la definizione data dal codice civile;

3 ° che l’ imposta sia commisurata in base al­ l'agiatezza delle famìglie desunta da tutte le ren ­ dite nette che la medesima ha, depurata da qual­ siasi passività e spese ecc.

4° che sia ripartita in classi, lasciando l’esti­ mazione del criterio fondamentale dell’ agiatezza e l’assegnazione della classe di ciascuna famiglia alle giunte municipali o ad apposite commissioni di sin­ dacato o ripartitrici con poteri discrezionali, e senza che il loro giudizio, in materia di estimazione e classazione, possa essere oppugnato davanti i tribunali ;

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nelle deliberazioni della medesima e con facoltà però ai comuni di eccedere o diminuire detti limiti, previa autorizzazione delle deputazioni provinciali da ap­ provarsi per decreto reale, sentito il consiglio di Stato. Così all’ineirca indicava il criterio di questa tassa il Ministro delle finanze alla Camera dei deputati nella sua relazione presentata alla Camera dei de­ putali il 1° marzo 1 8 7 2 .

Nessun tributo comunale poteva avere adunque più di questo tutti i caratteri, diremo così scientifici, per diventare il cespite fondamentale dei bilanci comunali. Poche spese di percezione, poiché in genere l’esattore, riscuotendosi la tassa mediante ruoli, ha un benefizio che non oltrepassa il 0 . 5 0 per cento; — limiti indefiniti, così che si poteva cominciare con un minimo di 0 . 5 0 centesimi per le meno agiate famiglie, e giungere a qualunque altezza per le più cospicue fortune; — applicazione fatta in gran parte dagli stessi contribuenti che potevano mediante numerose commissioni per ogni parroc­ chia, per ogni quartiere, per ogni contrada suddi­ vidersi il contingento assegnato in altrettante quote fisse ; — elasticità grandissima poiché TuHìcio mu­ nicipale di anagrafe che tien conto del movimento della popolazione poteva in ogni foglio di famiglia indicare la classe a cui essa apparteneva rispetto alla tassa e tener conto di tutti i cambiamenti che ve­ nissero a manifestarsi, ec. - infine nei riguardi del sistema tributario locale poteva la tassa di famiglia diventare la tassa fondamentale progressiva, modificata e temperata dalle altre imposte e sovrimposte.

Invece niente di tutto questo è avvenuto. Tutti i meetings nei quali si domandò allo Stato di appli­ care la tassa unica progressiva dimenticarono di notare che se il popolo mostrò di odiare una tassa, fu quella di famiglia, suscettibile appunto di diven­ tare progressiva e unica nei comuni.

Ed è vero; una tassa così diretta quale è la tassa di famiglia, ò fatta apposta per urtare la ignoranza del popolo che vuol pagare dieci senza vederlo, piut­ tosto che sette sapendolo e vedendolo. — Ma è an­ che vero che Sindaci e Giunte fecero del loro me­ glio per non vincere questo pregiudizio ed accarez­ zarono anzi la ignoranza del popolo mostrandosi facili ad abbandonare le imposte impopolari e pronti ad appli­ care quelle che pelano la gallina senza farla gridare. Prendiamo i bilanci comunali. La tassa di famiglia è applicata nei preventivi di 5 0 0 0 comuni e fruttò L . 1 6 ,6 6 7 ,3 2 6 nel 1 8 8 3 e nei compartimenti si di­ stribuisce così : Piem onte... T otale dei Comuni . I486 Comuni che applicano la tassa 887 L. Ammontare della tassa 1,143,213 Liguria... 302 258 » 601,855 Lombardia... 1897 977 » 732,926 Veneto... 793 337 » 651 ;184 E m ilia ... 322 251 » 1,883,411 Toscana... 275 272 » 3;148,741 Marche... 248 244 » 1,291,791 U m bria... 152 148 » 763,606 L a z io ... 227 210 » 963,183 Abruzzi e Molise. 454 216 » 597,631 Cam pania... 613 225 » 809,939 Puglie... 236 100 » 527,300 B a s ilic a ta ... 124 85 » 384,597 Calabrie... 409 262 » 805',086 Sicilia... 357 248 » 1,677,688 Sardegna... 364 280 » 685,175 8259 5000 L. 16,667,236

Ora il lettore voglia ossservare il seguente spec­ chio che indica l’ ammontare della sola eccedenza della sovraimposta pure per compartimenti

Comuni che eccedono Piemonte... 828 Liguria... 236 Lombardia... 1278 V eneto... 688 Emilia... 261 Toscana... 259 Marche... 215 U m b ria ... 115 Lazio... 86 Abruzzi e M olise.. . . 137 C am pania... 100 Puglie... 30 Basilicata... 37 Calabrie... 292 Sicilia... 230 Sardegna... 205 Ammontare L . dell’eccedenza 4,3 5 7 ,3 7 4 » 1 ,0 9 9 ,8 9 2 » 6 ,3 7 3 ,1 6 7 » 1 0 ,3 4 7 ,0 1 1 » 8 ,1 8 8 ,3 3 6 » 7 ,3 8 6 ,2 4 5 » 2 ,6 6 7 ,0 9 8 » 1 ,3 3 2 ,5 4 4 » 4 1 2 ,9 0 8 » 4 3 1 ,8 0 8 » 6 5 7 ,8 7 0 » 7 0 9 ,8 0 8 » 2 4 6 ,5 7 3 » 1 ,5 8 7 ,6 3 1 » 2 ,7 6 5 ,8 1 4 » 7 9 4 ,4 5 3 5003 L. 49,358,532

Abbiamo adunque un primo fatto da dedurre dai due prospetti ed è che nel mentre la tassa di fami­ glia rappresenta appena L . 0 ,5 8 per abitante in tutto il regno, la sola eccedenza della sovraimposta da una quota di L. 1 ,7 3 per abitanti, cioè il 'triplo della tassa di famiglia.

Ora bisogna notar bene che la tassa di famiglia è stata prescritta appunto per impedire o limitare almeno la eccedenza della sovraimposta. Invece ve­ diamo per esempio il Veneto darci più di 10 mi­ lioni di eccedenza nei centesimi addizionali, ed ap­ pena 6 5 0 mila lire di tassa di famiglia; 6 8 8 comuni eccedino la sovraimposta in quella regione e solo 3 3 7 applicano la tassa di famiglia. La quota della eccedenza nella sovraimposta per abitante è di L. 3 ,6 7 , quella della tassa di famiglia è di 0 ,2 3 .

E nessuno potrà non provare meraviglia di fronte a questi risultati che ci sono offerti da un primo cenno su cifre sommarie.

Ci proponiamo però di entrare più addentro nel- l’ interessante argomento.

La Società di Economia politica di Parigi nella sua riunione del 5 corrente si è occupata della pe­ requazione dell’ imposta fondiaria. Anche in Francia, come da noi e in tutti i paesi, la sperequazione è, rispetto alla imposta fondiaria, si può dire, la regola e la eguaglianza di fronte alla imposta la eccezióne. Così, come ebbe a notare M. Stourm, la ripartizione del contributo fondiario subisce attualmente in Fran ­ cia le conseguenze di due serie di ineguaglianze so­ vra postesi.

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frontando soltanto i risultati delle due ultime si vede che fra il 1851 e il 1 8 7 9 il reddito fon­ diario delle proprietà fondiarie è aumentato di 7 0 4 milioni. Ammontava a 1 8 0 0 milioni nel 1851 e l’ inchiesta del 1 8 7 9 lo portò a 2 ,5 8 8 ,0 0 0 ,0 0 0 vi fu adunque un progresso di 41 a 4 2 per cento. Ma l’au- mento non fu ovunque eguale, il tasso della pro­ gressione raggiunse in certi dipartimenti il 1 0 0 ,2 0 0 e perfino il 2 6 5 per cen to ; in altri al contrario i redditi fondiari restarono a un’incirca stazionari ed anche perdettero il 3 e fino 13 per cento.

Lo Stourm, assai competente nella materia per essere stato ispettore di finanza, esaminando i con­ tingenti comunali fece toccare con mano la gravità della sperequazione; certi comuni ad es. non sono aggravati che del mezzo per cento in rapporto al reddito netto; altri pagano il 2 9 , il 3 0 per cento; e non si tratta che della quota erariale. Che se poi si aggiungono i centesimi addizionali, certi comuni tra imposta principale e sovrimposta pagano in media tra il 6 0 e il 70 per cento del loro reddito netto; e questo, come dicemmo, in media, il che vuol dire che in qualche comune si deve pagare 1’ 8 0 e forse il 1 0 0 per cento. Tale ò la situazione innegabile e officialmente accertata, situazione che, come i nostri lettori sanno, non ha nulla da invidiare a quella dell Italia. E d ebbe ragione lo Stourm di chiedersi come, sotto la perfezione apparente delle nostre or­ ganizzazioni, in un ambiente sociale così ben rego­ lato alla superficie, possa esistere e mantenersi una tale anarchia. Di qui la necessità di non ren­ dere sterile l’ opera costosa compiuta nel 1 8 7 9 , traendo dalla statistica allora compiuta le norme per eliminare le ingiustizie esistenti. Già il Belgio ha dato 1’ esempio. Nel 1 8 6 7 esso ha ripartito l’ impo­ sta fondiaria tra le sue provincie e non si è peritato di rialzare alcune tra esse in proporzione del 6 o del 1 4 per cento, per sgravarne altre del 1 4 o del 18 per cento. Una somma di 1 ,0 1 4 ,0 0 0 franchi d imposta è stata così riportata da una parte del ter­ ritorio all’ altra. Nell’ Alsazia e Lorena una le^ge del 31 marzo 1 8 8 4 ha prescritto la revisione del catasto e la perequazione generale. L ’ Ungheria ha già attuata la perequazione e l’Italia è in procinto di compiere la stessa riforma.

Spetta ora alla Francia, dove sono sorte voci re­ clamanti la abolizione dell’ imposta fondiaria, di se­ guire l’ esempio degli altri paesi.

M. Algiave osservò che a ragione il problema della perequazione dell’ imposta fondiaria è conside­ rato come difficilissimo, quasi come insolubile e la stessa opinione fu espressa dal Leroy-Beaulieu, il quale condannò come tasse barbare degne di governi rudimentali,^ le imposte di ripartizione. Esse fis­ sando a prio ri una somma totale che i contribuenti devono ripartirsi fra loro, rassomiglia a una specie di taglia a loro imposta. Data la necessità di rifor­ mare l’imposta fondiaria, onde perequarla, il Leroy- Beaulieu si domandò se bisogna rifare il catasto e procedere a una perequazione minuziosa come vorreb­ bero alcuni. Ora tutte queste operazioni esigono un tempo considerabile, e durante questo tempo avver­ ranno innumerevoli variazioni nelle proprietà e fra i proprietari colpiti, sì da rendere discordanti i fatti esistenti dopo l’ operazione compiuta e i dati con­ segnati nel catasto. Egli proporrebbe perciò che si adottasse la misura di lasciare ai proprietari più aggravati di reclamare e provare che sono colpiti al

di là della media ; si procederebbe allo sgravio di questi ultimi, lasciando i proprietari meno aggravati nella loro attuale condizione, già resa difficile dalle condizioni del mercato agrario. Comunque non si può negare che la questione della perequazione fondiaria si presenta in Francia colla stessa gravità che da noi, ma ivi non si fanno illusioni sulla difficoltà di compiere una simile riforma, nò sui vantaggi che in ultima analisi possono venirne all’ agricoltura. Il che è già qualche cosa, per poter considerare la questione sotto il suo vero aspetto, e meiita di essere additato ad esempio degli altri paesi e del nostro in particolare.

RIVISTA ECONOMICA

/ primi sintomi del risveglio commerciale in Francia

e in InghilterraL’impresa del Canale di Panama La colonizzazione tedesca nell’America Meri­

dionale.

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in Inghilterra le statistiche pubblicate dal Board o f trade cominciano a mostrare i sintomi del mi­ glioramento commerciale. Entrarono infatti nei porti del Regno Unito durante l’ottobre p. p. provenienti dai paesi stranieri, tonn. 1 ,8 3 7 ,4 5 0 con un aumento rispetto all’ottobre 1884 di 1 4 3 ,5 7 5 tonnellate, ossia dell’ 8 1|2 per 0 | 0 ; provenienti dai possedimenti britannici entrarono 3 7 3 ,4 5 2 tonn. con una dimi­ nuzione di 2 8 ,0 2 5 tonn. equivalente al 7 per 0|0. Sicché complessivamente l’aumento si riduce a ton­ nellate 1 1 7 ,5 4 8 pari al 5 1[2 per 0|0. Uscirono dai porti inglesi, dirette in paesi stranieri, 2 ,1 4 4 ,7 8 6 ton­ nellate, in aumento di 8 4 ,8 1 6 pari al 4 3[4 per 0|0 ; e dirette ai possessi brittannici tonnellate 508 ,9 5 1 in aumento di 2 3 ,1 3 4 cioè del 4 1|8 per 0|0 ; in complesso si esportarono 2 ,6 5 3 ,7 5 7 tonnellate di cui 1 0 7 ,9 5 0 , pari al 4 ! [ 4 per 0|0, in più, rispetto all’ottobre del 1 8 8 4 . Ma se consideriamo il valore delle importazioni e delle esportazioni compiute, la differenza è sempre a danno dell’anno in corso. Così l’esportazione ammontò a sterline 1 8 ,6 7 4 ,4 9 8 con una diminuzione di 1 ,7 5 9 ,6 6 4 , circa dell’8 1 [2 per 0|0. Pure se si pensa che una nuova causa di depres­ sione commerciale influì sulle esportazioni inglesi, cioè il ribassodell’argento, oltre la crisi cotoniera del Lancashire, bisogna convenire che i risultali furono abbastanza buoni. La prima delle suddette cause ha influito in ¡specie sul commercio coi paesi a regime monometallieo argenteo ed è noto che i m i­ gliori mercati per l’ Inghilterra sono quelli del lon­ tano Oriente, 1’ India ad esempio. Il miglioramento poi nella esportazione risulta ancor meglio se si considerano i 1 0 mesi dell’anno in corso nei quali complesssivamente si esportarono lirest. 1 7 9 ,3 6 2 ,7 2 9 e la diminuzione rispetto al periodo corrispondente anteriore fu del 9 1[2 per 0 ,0 mentre quella del­ l’ ottobre considerato a sé, fu dell’ 8 1|2 per 0|0. L ’ importazione nei 1 0 mesi fu invece di lire ster­ line 5 1 2 ,8 1 2 ,4 5 8 con una diminuzione di 1 3 ,1 4 5 ,7 6 5 sterline, ossia del 4 per 0|0 pari dunque a quella pure del 4 per 0|0 che si verificò nell’ottobre p. p.

Per quanto sui dati di un solo mese non si pos­ sano fondare giudizi sicuri pure da essi si può trarre qualche indizio sulla via che accenna a prendere il commercio. Si aggiunga inoltre, come nota la Sa- turday Beview, che vi è un risveglio notabile nella speculazione allo Stock Exchange e una tendenza decisa al rialzo, fatti questi che attestano la fiducia nei più acuti osservatori, quali sono gli speculatori, che la lunga depressione commerciale accenna a scomparire per far posto a un movimento di affari più sicuro. Ma, come dicemmo, sul principio l’anda­ mento della politica e quindi la pace o la minaccia di un conflitto europeo di qualche rilevanza, deter­ mineranno meglio la ripresa attiva degli affari o produrranno un peggioramento; molto è affidato ai commercianti, ma pur troppo non meno agli uomini di Stato.

— Abbiamo accennato in numeri precedenti alla si­ tuazione dell’ intrapresa del Canale di Panama ed alle obbiezioni mosse all’andamento di quella colos­ sale opera. L ’ illustre De Lesseps ha diretto recen­ temente una lettera agli azionisti nella quale risponde alle critiche fatte all’ impresa cui è preposto e in­ forma sulla nuova operazione finanziaria che si sta compiendo. Accennate alle malevoli insinuazioni fatte in questi ultimi tempi, nonché alle critiche mosse per il richiamo di fondi, il sig. De Lesseps rammentò

le difficoltà sorte già pel Canale di Suez le quali non hanno impedito che l’ impresa avesse un suc­ cesso completo. Si diceva allora che avendo impie­ galo nove anni a scavare 2 5 milioni di metri cubi, gli altri 5 0 milioni avrebbero richiesto 18 a 2 0 anni, eppure in due anni i 5 0 milioni di metri cubi fu­ rono tolti e il canale venne aperto alla grande navi­ gazione precisamente alla data fissata, il 17 novem­ bre 186 9 . Lo stesso accadrà, aggiungo il De Lesseps, pel Canale di Panama ; tosto che tutte le macchine funzioneranno si vedrà rinnovarsi ciò che avvenne pel Canale di Suez. « Ed è in previsione dell’attività dei cantieri che noi domandiamo al Governo della Repubblica di autorizzarci ad emettere sotto forma di obbligazioni per lotti i 6 0 0 milioni di fr. che sono necessari per compire la nostra opera secondo le condizioni del programma del Congresso interna­ zionale del 1 8 7 9 ». Il Consiglio d’Amministrazione della compagnia ha deciso anche il richiamo di un versamento di 1 2 5 fr. sulle azioni, il quale avrà luogo dall’ l al 5 febbraio 1 8 8 6 .

Por quanto si abbia potuto dire, conchiude il sig. De Lesseps, le condizioni dell’ impresa del Ca­ nale di Panama che deve essere compiuto nel 1888 non sono mutate ; se lo fossero, sarei il primo a dirlo. Si tratta di aprire un passaggio a quella na­ vigazione di 7 milioni e mezzo di tonnellate prevista dal congresso internazionale del 1 8 7 9 e che aspetta l’apertura della nuova via la quale produrrà una rendita annuale di 1 1 2 milioni di franchi. È per ciò che sarà giustificata questa frase, che data dal congresso del 1 8 7 9 : il Canale di Panama costerà il doppio e renderà il triplo del Canale di Suez.

La fede che il sig. De Lesseps ha nell’avvenire dell’ impresa ha pure il suo valore, e noi facciamo voti che le sue previsioni abbiano ad essere almeno confermate se non superate dalla realtà delle cose.

— Il comitato della Società tedesca di colonizzazione ha accettato il progetto di formazione di una società di colonizzazione per l’ America del Sud. Secondo questo progetto il Comitato della società tedesca per l’America meridionale dovrà costituire un capitale di 1 milione di marchi, formato da 1 0 0 0 azioni di 1 0 0 0 marchi ciascuna. Lo scopo della società sarà di acquistare dei territori nella provincia di Rio Grande do Sul (Brasile meridionale) per rimetterli poi in lotti ai coloni tedeschi i quali sono numero­ sissimi in questa parte dell’America, calcolandosi a 2 0 ,0 0 0 circa il numero degli emigranti tedeschi che vi si sono recati nel periodo di 6 0 anni. La società dovrà crearvi le vie di comunicazione ne­ cessarie, costruirvi delle case per gli abitanti, for­ nire ai coloni il materiale necessario per il loro stabilimento. La società otterrà dal Governo brasi­ liano di effettuare i suoi pagamenti in parte al con­ tante, in parte a credito secondo i prezzi fissati sulla media dell’anno precedente.

(9)

DEGLI ISTITUTI DI

al 31 agosto X885

L attivo delle sei Banche di emissione operanti in Italia alla fine di agosto p. p. era costituito dalle seguenti partito : Cassa e riserva L. Portafoglio » Anticipazioni » Impieghi diretti» Titoli » Crediti » Sofferenze » Depositi » Partite varie » Totale L. Spese del cor. eser. Totale generale L. 81 Agosto 481,325,757 510,067,242 132,101,014 187,716,211 18,457,192 148,319,279 15,676,269 573,273,236 91,873,491 2,158,809,693 7,959,499 31 Luglio 476,682,373 513,320,077 129,679,437 187,606,356 18,152,770 155,775,889 15,523,695 574,915,425 109,035,006 2 ,1 8 0 ,6 9 1 ,0 3 4 6 ,9 3 0 ,7 5 8 2,166,769,192 2 ,1 8 7 ,6 2 1 ,7 9 2

Dal confronto di queste cifre resulta che 1’ attivo delle sei Banche di emissione ascendeva alla fine di agosto a L. 2 ,1 6 6 ,7 6 9 ,1 9 2 con una diminuzione sul mese precedente di L. 2 0 ,8 5 2 ,6 0 0 .

Diminuirono il portafoglio, i crediti, i depositi e le partite varie,

Aumentarono la cassa e riserva, le anticipazioni, gl’ impieghi diretti, i titoli e le sofferenze.

L ammontare del portafoglio si divideva fra le sei banche come segue :

Banca Naz. Italiana L.

Banco di Napoli »

Banca Naz. Toscana»

Banca Romana »

Banco di Sicilia »

Banca Tose, di cred. »

81 Agosto 314,860,329 91,200,425 34,809,355 36,289,914 29,169,680 3,737,336 31 Luglio 312,131,179 97,655,002 35,405,612 34,606,485 29,648,225 3,570,573 Totale L. 510,067,242 513,320,077

B portafoglio diminuiva nell’agosto di L . 3 ,2 6 2 ,8 3 5 . Diminuivano i portafogli del Banco di Napoli, della Banca Nazionale Toscana, e del Banco di S icilia; aumentavano invece quelli della Banca Nazionale ita­ liana, della Banca Romana e della Banca Toscana di Credito.

II passivo delle sei banche di emissione era rap­ presentato alla fine dei due mesi dalle seguenti partite:

Capitale e massa di rispetto L .

Circolazione » Debiti a vista » Debiti a scadenza » Depositi » Partite varie » Totale L. Rend. del cor eserc.

31 Agosto 372,507,994 877,592,964 129,045,674 154,249,404 573,273,236 44,161,636 2,150,839,910 15,938,282 31 Luglio 372,507,994 899,464,536 131,511,765 149,028,937 574,915,425 47,351,071 2,174,779,931 12,842,061

Il passivo nel mese di agosto di fronte al mese precederne diminuiva di L . 2 0 ,8 5 2 ,6 0 0 .

Diminuivano la circolazione, i debili a vista, i depo­ siti, e le partite v arie; aumentarono soltanto i debiti a scadenza.

La circolazione complessiva delle sei banche di emissione ascendeva al 31 agosto alla somma di L . 4 ,0 9 8 ,5 4 6 ,0 3 6 .5 0 contro L . 1 ,1 2 7 ,0 4 1 ,0 3 1 alla fine di luglio, e repartivasi per L . 2 2 0 ,9 5 3 ,0 7 2 in biglietti già consorziali, e per L . 8 7 7 ,5 9 2 ,9 6 4 .5 0 in biglietti propri degli istituti di emissione. La circolazione dei biglietti già consorziali è ridotta come abbiamo veduto a L . 2 2 0 ,9 5 3 ,0 7 2 con una diminuzione quindi ili L. 7 1 9 ,0 4 6 ,9 2 8 in confronto di quella di L .9 4 0 ,0 0 0 ,0 0 0 ; la qual diminuzione è derivata dall’essere stati cambiati in moneta metallica biglietti per L . 4 3 7 ,7 1 1 ,5 6 8 e in biglietti di Stato da L. 5 e 1 0 per L . 2 8 1 ,3 3 5 ,5 6 0 .

La circolazione propria degli istituti di emissione che abbiamo veduto ascendere a L. 8 7 7 ,3 9 2 ,9 6 4 .5 0 dividevasi fra i medesimi come serque :

31 Agosto

Banca Naz. italiana L. 528,838,763 Banco di Napoli...» 183,961,361 Banca Naz. Toscan . . » 62,235,425 Banca Romana...» 47,154,810 Banco di Sicilia...» 41,228,585

Banca Tose.di Credito» 14,171,020

31 Luglio 540,152,148 193,664,900 63,608,275 45,839,923 42,847,820 13,351,470 Totale. . . L . 877,592,964 899,464,536

La circolazione propria dei sei istituti di emissione diminuiva nell’agosto di L . 2 1 ,8 7 1 ,5 7 2 .

Diminuiva la circolazione della Banca Nazionale italiana, del Banco di Napoli, della Banca Nazionale Toscana e del Banco di Sicilia; aumentò invece quella della Banca Romana e della Banca Toscana di Credito.

I biglietti propri delle sei banche dividevansi alla fine di agosto come segue :

Da L . 25 N. 1,581,262 per L. 39,531,550 Totale generale L. 2 ,1 6 6,769,192 2 ,1 8 7 ,6 2 1 ,7 9 2 50 100 200 500 1000 2,747,122 2,556,716 » 208,382 » 437,015 » 184,240 » 137, 356,100 255.671.500 41,676,400 218.507.500 184,240,000 Somma L. 877,592,964

L ’oro e l’argento decimali erano rappresentati dalle seguenti cifre:

Agosto L u g lio

Oro...L. 291,950,950 291,251,680

Argento. » 42,591,220 49,623,693

To‘ aIe...L. 334,542,170 340,875,373

Da questo quadro comparativo apparisce che l’oro decimale aumentava nell’agosto di L. 6 9 9 ,2 7 0 , men­ tre l’argento diminuiva di L . 7 ,0 3 2 ,4 7 3 .

r a l l ®c°nt’ ne' mese ag °st0 ammontarono a L. 2 6 7 ,7 8 1 ,3 2 6 .8 2 e le anticipaz. a L. 4 3 ,9 6 4 ,3 2 2 .2 2 e così in tutto nell’agosto si ebbe un movimento di L . 2 8 1 ,7 4 5 ,6 4 9 .0 4 .

(10)

prezzo delle azioni di quelle banche che sono costi­ tuite in Società anonima.

Agosto L u glio

Banca Naz. Italiana L . 2,185 2,176

» Naz. Toscana » 1,120 1,130

» Romana » 1,085 1,080

» Toscana di cred. » 520 520

IL COMMERCIO ITALIANO

nei primi dieci mesi del 1885

La statistica a tutto ottobre ci da le cifre rias­ suntive seguenti :

Importazione totale...L. 1,315,013,053

Esportazione » ... » 962,227,404

Totale L . 2,277,240,457

Quindi una eccedenza di import, di L . 3 5 2 ,7 8 5 ,6 4 9 . Il movimento dei metalli preziosi diede i seguenti risultati :

Importazione...L . 78,242,580 Esportazione... » 174,795,455

Totale L . 253,037,995

Perciò il movimento del commercio, dedotti i metalli preziosi, si concreta come segue :

Importazione___ L. 1,236,770,513

Esportazione.. . . » 787,431,949

Totale L. 2,024,202,462

Il mese di ottobre, a paragone dell’ottobre 1 8 8 4 , diede, esclusi i metalli preziosi, un aumento di L . 2 5 ,4 4 4 ,9 5 8 nella importazione ed una diminu­ zione di L. 1 ,8 3 0 ,0 0 6 nella esportazione.

Riportandoci a quanto scrivemmo sul movimento del commercio italiano nel N. 5 9 9 dell’ Economista, notiamo che la maggior entrata di prodotti agricoli vino, olio d’oliva, grano frumento, granaglie e fa­ rine, da 7 0 milioni, che era a tutto settembre, è salito a 9 5 milioni, aumentando quindi nell’ottobre di 2 2 milioni.

Gli aumenti di importazione che, o sono segno di miglioramento nella industria e nei consumi, o sono anticipazioni nelle introduzioni avvenire (spiriti, oli minerali, coloniali, cotone, lane grezze, legno co­ mune, pelli crude, carbon fossile, semi oleosi), da 5 3 . 4 milioni è salita a 6 1 . 4 milioni con un aumento quindi di 8 milioni.

Nel totale adunque abbiamo un aumento, nei dieci mesi, di 1 5 6 milioni e mezzo dovuti alle due cause anzidette, mentre a tutto settembre se ne avevano 131; la eccedenza della importazione sul 1 8 8 4 è nel to­ tale di 157 milioni, quando si escludano i metalli preziosi.

Passiamo alla esportazione, che segna una perdita di 1 0 0 milioni nei dieci mesi, mentre erano 9 8 a tutto settembre, e troviamo che il vino, olio d’oliva, canapa greggia, lane greggie, lane naturali, seme da bachi, bozzoli, seta tratta, grano e frumento altre granaglie, aranci, danno una minore esportazione di 9 0 milioni.

Rimangono quindi le stesse conclusioni che ab­

biamo fatte nel citato numero de\VEconomista che cioè in questa trasformazione del nostro commercio la industria propriamente detta non palesa alcuna sofferenza.

Ecco ora il solito prospetto delle categorie :

i. ix. i n . IV . V . V I. V I I . Vili. I X . X . X I . X I I . X I I I . X IV . X V . X V I. IM PO RTA ZIO N E C A T E G O R IE

secondo la tariffa doganale

Valore delle merci importate nei primi dieci mesi del 1885 Differenza col 1884 S p iriti, bevande ed o l i i ... G eneri colon., droghe e tabacchi. Prodotti chim. generi m edicinali, resine e profum erie... Colori e generi per tin ta e per c o n c ia ... Canapa, lino, ju ta ed a ltri vege­

tali filam entosi, esci, il cotone. Cotone... Lana, crino e peli... S e t a ... Legno e paglia... Carta e l i b r i ... P e lli... M inerali, m etalli o loro la v o r i.. P ietre, te rre , vasellam i , v etri e c rista lli» ... C ereali, fa r ., paste e prodotti ve-

g et.,no n compresi in altre categ. Anim ali, prodotti e spoglie di ani­

mali non compresi in a ltre cat.. Oggetti d iversi... To t a l e... 76,639,350 + 34,752,025 87,989,578 + 15,664,472 30,909,269 — 5,359,315 21,915,364 + 695,591 28,479,163'— 1,238,913 163,628,517 + 17,262,067 94,669,780 + 4,711,110 73,507,560 — 9,399,955 47.567,509 + 2,004,382 12,784,925 + 1,994,886 51,618,640 + 4,714,770 216,055,746 + 63,132,765 92,171,881 + 10,278,029 177,905,854 + 61,600,151 9 2 ,808,152!+ 7,589,363 43,361,765 + 3,853,171 1,315,013,0531+212,254,599

La esportazione invece ha dato il seguente mo­ vimento :

E SP O R T A Z IO N E C A T E G O R IE

secondo la tariffa doganale

Valore delle merci esportate nel primi dieci mesi del 1885 D ifferenza col 1884 I . Sp iriti bevande ed o l i i ... 76,266,505 — 66,086,080 I I . Generi colon, droghe e tabacchi. 5,471,005 + 774,477 I I I . Prodotti chim ., generi m edicinali,

resine e p rofu m erie... 30,690,360 — 4,537,638 IV . Colori e generi per tin ta e per

concia... 10,961,262 — 403,191 V . Canapa, lino, ju ta ed a ltri vege­

tali filamentosi, esci, il cotone. 30,290,970 — 3,193,675 V I. Cotone... 22,824,761 + 838,689 V II . L a n a , crino e peli... 5,232,050 234,661,934 52,295,789 — 2,548,590 V I I I . S e ta ... — 18,497,004 IX . Legno e p a g lia ... + 4,057,848 — 365,258 X . Carta e l i b r i ... 6,395,424 X I . P e lli... 17,858,320 — 1,184,515 +159,291,421 X I I . M inerali, m etalli e loro la v o r i.. 196,716,663

X I I I . P ie tre , te r r e , v asellam i, v etri e

c r ista lli... 52,512,551 — 1,719,332 X IV . C ereali, fa r ., paste e prodotti ve­

g etali, non compr. in a ltre cat. 89,653,487 — 7,386,571 X V . Anim ali, prodotti e spoglie di an i­

m ali, non compr. in altre categ. 119,106,511 — 7,224,682 X V I. Oggetti d iv e r s i... 11,289,812 + 1,061,134 To t a l e. . . . 962,227,404 + 52,877,033

Ed ecco infine le riscosioni dei dazi :

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