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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.596, 4 ottobre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XII - Voi. XVI

Domenica

4

Ottobre 1885

N. 596

PREZIOSE CONFESSIONI

s u lla q u estio n e m o n eta ria

I lettori che ci hanno seguito in questa lotta che da due mesi sosteniamo intorno alla questione della conferenza monetaria di Parigi, si saranno accorti come moltissime delle nostre osservazioni che da principio furono combattute come enormità, a poco a poco gli stessi nostri contradditori dovessero con­ fessare che erano verità sacrosante. Ed il Sig. M... della lìassegna, che dapprima pareva non intendesse bene le nostre parole, tanto gli sembravano lontane dal vero, ci ha dato argomento ad una delle più con­ fortanti vittorie, poiché nel difendersi ha finito per affermare molte delle cose che noi stessi sostene­ vamo.

Ora è prezzo dell’opera tener conto di quanto ci pcrta l’ultimo bollettino finanziario della Nuova An tologia. Lo scrittore della rivista romana, commen­ tando il discorso del Sig. Pirmez, dopo averlo, come vedemmo, riassunto con pietose lacune, dichiara ad­ dirittura « che il modo tenuto dalla Francia rim - « petto alla contro-proposta del Belgio sul punto « della liquidazione degli scudi, non gli è sembrato « nè opportuno nè equo. »

Ma se la condotta della Francia non fu nè opportuna, nè equa verso il Belgio, non accettando una formula di liquidazione proposta dai delegati belgi molto meno rigorosa di quella che la missione italiana ha accet­ tato, evidentemente fu verso di noi ancora meno opportuna e meno equa, o la missione italiana fu in modo straordinario ed eccessivo condiscendente. Ma lo scrittore della Nuova Antologia comprese tosto che il biasimo alla Francia tornava doppio biasimo alla missione italiana, per cui si affrettò a soggiungere: « diamo lode ai nostri delegati di non aver rifiutato « a priori la proposta belga e di essersi mostrati

« arrendevoli anche all’accettazione di una proroga « a breve tempo, perchè diretta a togl iere le diffe- « renze nate. » E più innanzi termina :

« Aprendo il Governo francese l’ animo a tempe- « ramenti equi sulla questione della liquidazione rim- « petto al Belgio, vogliamo credere (? ) che mostrerà

« almeno eguale disposizione verso l’Italia in riguardo « al tempo della liquidazione ed alla questione del « corso legale, che i nostri lettori conoscono in ogni « parte. Speriamo che il signor Décrais, tornato fra « noi, sia venuto con una formula accettabile; e che « i nostri delegati monetari, riunendosi in breve ora

« a comune colloquio con l’egregio Ministro delle fi­ li nanze, possano trovare una situazione piana che « impedisca nuovi guasti e renda possibilé ¡1 prose- « guimento delTopera di civiltà alla quale hanno « posto mano essi e gli altri associati. La conces- « sione delia clausola di liquidazione dalla parte no­ li stra non è di piccolo momento; anco l’Italia ha « diritto a riguardi e a qualche compenso. »

Il concetto di questo periodo lascierebbe sospet­ tare il pericolo, che la Francia di fronte alla resi­ stenza del Belgio facesse a questo Stato delle speciali concessioni che a noi poi non accordasse. Ma il fatto sarebbe così enorme che riteniamo non si troverebbe in Italia un solo delegato che osasse presentarlo ad un Ministro, nè un Ministro che lo ponesse dinanzi al Parlamento. Per questo noi respingiamo il sospetto, mettiamo anzi in avvertenza il lettore di non darvi ascolto se, leggendo quel periodo, tale pensiero gli sorgesse nell’ animo. Piuttosto in quelle parole dob­ biamo vedere il desiderio di riaprire la questione in un altro momento ; la speranza che una nuova di­ scussione faccia mutare gli accordi presi; ed il pen­ timento di aver accettato con troppa fretta dei patti di non piccolo momento. Noi odiamo il peccato, ma non i peccatori, e quindi siamo molto contenti che oggi, dopo due mesi di lotta nei quali tanto viva­ cemente fummo combattuti, 1’ Economista possa ri­ portare periodi dei suoi contraddittori, nei quali pe­ riodi le esigenze della Francia sono chiamate inop­ portune e non eque, nei quali si desidera una breve proroga della unione per ristudiare la questione, nei quali si confessa che la clausola accettata dalia mis­ sione italiana è onerosa, nei quali si domanda, seb­ bene timidamente ancora, riguardi e compensi per quello che si è accettato.

E noi siamo qui volonterosi a prestare tutto il nostro appoggio — per quanto sia debole — per aiutare il Governo e la sua missione a riacquistare il terreno perduto, a riparare gli errori commessi, ad ottenere equità, reciprocità, riguardi e compensi.

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Il sig. Giffen, dono economista inglese, in un arti­ colo pubblicato nel giugno decorso, redige un quadro cbe dimostra il ribasso subito dalle principali merci del commercio mondiale dal 1 8 7 3 in poi.

Questo quadro che è interessantissimo a consultarsi non è per altro redatto con la chiarezza cbe si esige per un simile genere di' lavori, imperocché le unità di misura e di moneta sulle quali i prezzi sono calcolati, sono differenti fra loro. Ciò non rende il quadro stesso meno utile, ma soltanto viene quasi ad inutilizzare questa forma sempre comodissima di redaziqne. Senza perciò riportarlo integralmente, ci limiteremo ad esaminare le differenze più notevoli, che nel periodo suddetto si sono verificate nei prezzi delle merci.

La merce più sacrificala in questi ultimi dodici anni sembra essere il ram e; da lire sterline 91 la tonnellata nel 1 8 7 3 , lo vediamo scendere a sole 57 nel 1 8 7 9 ; rimontare un poco nel 1 8 8 3 a 6 5 , per poi cadere nell’anno in corso a sole lire sterline 4 8 ! / 2. Il ferro greggio, non ebbe sorte migliore; da 127 scellini la tonnellata, cadde a soli 4 3 nel 1 8 7 9 ; ri­ montò anch’esso un poco nel 1 8 8 3 , ma l’anno cor rente lo rinvia ai più bassi prezzi finora veduti, cioè a 41 scellini e 9 pence.

Lo stagno, da lire sterline 1 4 2 la tonn. che si pagava nel 1 8 7 2 , cadde a sole 61 nel 1 8 7 9 ; nel 1 8 8 3 lo troviamo a 9 3 , ma ricade nel 1 8 8 5 a lire steri. 77 1/2.

Le fluttuazioni dei prezzi del grano e della farina sono pur esse notevoli, e interessantissime attual­ mente, per le questioni ovunque sollevate dalle crisi agrarie che affliggono le principali nazioni di Europa.

Nel 1 8 7 3 la media era di scellini 5 5 e 11 pence per quarter ( li tri Ì290 3/ 4), la troviamo a scellini 39 e 7 pence nel 1 8 7 9 ; risale a 4 0 e 4 p. nel 1 8 8 3 , per cadere in quest’anno al minimo prezzo di 34 scellini e 11 pence.

In New York troviamo il grano a doli. 1 .7 0 per

buschel (litri 3 6 i/.i ) nel 1 8 7 3 ; nel 1 8 7 9 a dol­ lari 1 .1 0 ; nel 1883 a doli. 1 .1 8 e nell’anno attuale a doli. 0.91 cenls (lire ital. 4 .7 3 }.

La farina passa in Londra nelle epoche più volte menzionate da scell. 4 7 è 6 p. a 3 7 ; quindi a 38 e attualmente è a 3 2 scell. il sacco. In New York percorre nei quattro anni medesimi i seguenti prezzi : Doli. 7 .5 0 ; 3 .7 0 ; 3 .4 0 e attualmente doli. 3 .2 5 .

Il cotone da IO pence la libbra nel 1 8 7 3 , è oggi a 6 ; la lana da lire ster. 2 3 al sacco costa ora l ì ; il salnitro da 29 scell. costa ora soli 15 e 3 p. e lo zucchero da 21, è oggi sceso a IO scell.

Il caffè da 8 0 scell. al quintale inglese lo vediamo scendere a 71, e il salnitro da 2 9 scellini il quin­ tale a 1 5 e 3 pence.

Secondo il Giffen questi ribassi costituiscono una vera rovina non soltanto pei produttori, ma anche pei commercianti, i quali sono certamente preparati alle oscillazioni dei prezzi, ma non certo in questa misura. Quel che vi ha di peggio an co ra, al dire dello stesso economista, si è che gli attuali prezzi non hanno raggiunto ancora il massimo limite del ribasso, e vi è da aspettarsi che diminuiscano ancora.

Quanto ai produttori non è calcolabile il danno che soffrono. Essi sono rovinati e la prospettiva che

hanno dinanzi è anche per essi quella di una rovina peggiore; il rame è giunto ormai a un prezzo non più remuneratone delle spese di produzione; i pro­ duttori di lana vedono le rendite delle loro pasture ridotte a metà.

La causa di questo generale ribasso di prezzi delle principali merci, che si estende poi anche a gran parte delle meno importanti, è dal sig. Giffen attri­ buita alla diminuzione di produzione dell’oro, unita alla maggior richiesta di questo metallo che avviene attualmente. In una parola all’aumento del prezzo dell’ oro, e I’ unico rimedio che egli vede sarebbe la riabilitazione dell’argento come merce intermediaria degli scambi.

A queste considerazioni del sig. Giffen risponde il sig. Mulhall in un recente articolo della Contem­ porary Review intitolato « i prezzi e I’ approvigio-

namento dell’oro. »

Egli esamina la questione sotto quattro viste dif­ ferenti : 1" Il rialzo e il ribasso dei prezzi. 2° Il rapporto fra gli approvvigionamenti dell’oro e ¡prezzi. 3 ° Le cause che influenzano i prezzi. 4° L ’avvenire dei prezzi.

Quanto al primo punto, da valente statista quale egli è, redige una tabella che indica i cambiamenti dei prezzi, la quale invero corregge di poco quella del sig. Giffen. La principale differenza delle due tabelle, consiste nel punto ili partenza che questo ultimo pone al 1 8 7 3 , e l’ altro riporta alla deca­ de 1 8 4 1 - 1 8 5 0 . Il ribasso apparisce quasi costante dal 1 8 6 4 in poi, mentre fino a quell’anno si osserva un aumento del pari quasi costante, ma questo ri­ basso non esiste in tutte le merci, alcune delle quali invece presentano rialzi di prezzo, anche piuttosto forti.

Un’ altra tabella, contenente venti merci di uso comune e la proporzione dei loro prezzi nel 1 7 8 2 al 1 7 9 0 comparati con quelli attuali, dimostra che il prezzo di alcuna cose è in un secolo raddoppiato, e perfino triplicato, quello di alcune altre si è ridotto al terzo o al quarto di quel che era allora.

L ’oro non ha fatto altro che aumentare e anche in forti proporzioni durante questo secolo, per con­ seguenza debbono essere state cause diverse quelle che hanno influito su questi cambiamenti di prezzi, che sono del resto accaduti in differente direzione e non tutti in quella soltanto del ribasso.

L ’errore in cui cadono ambedue i contendenti è, a parer nostro, quello di considerare un solo lato della questione. Tanto il Giffen, che riporta alla rarità dell’oro la diminuzione del valore delle merci," quanto il Mulhall, che nega all’oro ogni influenza sui prezzi, non tengono conto delle differenze provenienti dalla maggior facilità di produzione delle diverse m erci; se per ognuna di esse si facesse la sua storia spe­ ciale, le cause del ribasso attuale, o eventualmente, del rialzo del suo prezzo, sarebbero più facilmente trovate, e nella maggior parte dei casi al di fuori del valore della merce intermediaria degli scam bi, oro o argento eh’essa sia; è a notarsi pure che la questione monetaria è di data assai più recente dei ribassi attuali dei prezzi, i quali tutti rimontano a diecine d’anni fa, cosa che prova anch’ essa che in massima parte essi sono dovuti alle cresciute facilità di produzione e (cosa da non dimenticarsi) a quelle ancor più grandi, di trasporto.

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abbia avuto influenza sul decrescere dei prezzi di alcune m e rci, non vediamo come la riabilitazione dell’argento e la sua riammissione a merce interme­ diaria degli scambi (cosa che del resto è ancora in essere nella maggior parte dei paesi) migliorerebbe la condizione di vendibilità delle merci cbe hanno da qualche tempo sofferto, e soffrono una depressione. Ammesso pure che questo fatto debba esercitare una azione, la eserciterà pur sempre limitatissima e in misura uguale per tutte quante le merci e non per quelle sole che hanno sofferto. È evidente che, tutte le merci rialzando, succederà come se nessuna di esse fosse rialzata, in quanto concerne la proporzione di prezzo di una merce coll’ altra. Prendendo un esempio già posto avanti dal Bastiat, trattando un altro argomento, accadrebbe presso a poco la stessa cosa che se tutti gli spettatori di un teatro in luogo di stare tranquillamente seduti sui loro scanni si alzassero in piedi ; è certo che se una parte sola di essi si alzasse, vedrebbe il proscenio assai meglio di quella parte del pubblico che rimane seduta, ma, se tutti si alzassero, ognuno avrebbe dinanzi a sè lo impedimento all’ estensione della visione, costituito dai corpi di quelli che sono dinanzi e non avrebbe guadagnato gran che; nessuno vedrebbe meglio di quanto vedeva, quando, tanto lui, che la persona che gli stava davanti, erano sedute.

Di più non è da pretermettersi che questo au­ mento (del resto alquanto problematico) essendo uguale per tutte le merci non potrebbe ristabilire un equilibrio cbe per alcune merci è turbato del 50, per altre del 3 0 per cento, e per altre di una fra­ zione quasi insensibile. Il ribasso quasi generale delle merci, non ci sembra dunque un argomento a favore dei bimetallisti, e le cause di questo, sono da cer­ carsi altrove, di quel che sia il rialzo dell’oro.

I BILANCI DEI COMUNI

Dobbiamo da qualche settimana una risposta a

L a Venezia, la quale, a proposito di alcune nostre considerazioni sui bilanci comunali, ci ha fatte delle osservazioni e ci ha rivolte delle domande.

L a Venezia, pur riconoscendo che i nostri cenni sulle spese di semplice amministrazione inserite nei bilanci comunali, racchiudono delle rivelazioni im­ portanti, esprime dolore perchè all’ esame dei conti dei Comuni non abbiano fatto precedere l’esame dei conti della politica finanziaria del Governo.

Noi abbiamo esaminato in questo momento i bilanci dei Comuni perchè appunto in questo momento, a proposito del canone del dazio Consumo venivano da molta parte della stampa elevati lamenti contro il Governo perchè non infrangeva le perentorie di­ sposizioni delle leggi ; e ci parve di poter affermare essere sistema contrario affatto al buon andamento costituzionale di un paese libero, lasciare ad un Ministro I’ arbitrio di accordare senza controllo, senza ragioni palesi, sussidi a dei Comuni contro la disposizione delle leggi. Dicevamo che se alcuni Comuni avevano dei bisogni finanziari per i quali credevano di ’aver titoli onde invocare 1’ aiuto dello Stato, dovevano fare quello che hanno fatto Torino,

Firenze, Napoli, ecc. e chiedere direttamente al Parlamento un sussidio o un indennizzo. E conclu­ demmo giudicando pericoloso cbe un Ministro po­ tesse di suo capriccio domandare ad un Comune un aumento di 2 5 0 mila lire per accontentarsi poi di 6 0 mila.

Questa discussione ci trasse poi a domandarci se veramente i Comuni, e specialmente i grandi Co­ muni, versavano in quei bisogni finanziari che da molti venivano vagamente accusati ; e prendemmo occasione dalla felice coincidenza della pubblicazione di un volume di statistica ufficiale sui bilanci 1 8 8 3 , per esaminare alcune delle spese dei principali Co­ muni italiani. Per verità le cifre ci dimostrarono cose che non sono neppur sospettate e cbe non do­ vrebbero essere in niun modo tollerate quando il Governo, le autorità tutrici e le stesse Amministra­ zioni preposte ai Comuni avessero, l’ ambizione di mantenere ordinate le loro aziende.

Ora perchè L a Venezia vuol far entrare in tutto questo il bilancio dello Stato? Forse perchè lo Stato ha nel periodo del suo difficile risorgimento finanziario gravata la mano sui Comuni togliendo loro delle entrate ed obbligandoli a nuovi servigi e quindi a maggiori spese? — Ma questo intervento, che fu certo fatale per tutti i Comuni e per alcuni specialmente, avrebbe dovuto portare come conseguenza non solamente un raddoppiamento di zelo nel mantenere ordinate le locali amministrazioni, ma avrebbe dovuto accre­ scere la uniformità, entro certi limiti, della propor­ zione tra le diverse categorie di spese. Si capirebbe infatti che i Comuni ricchi spendessero in modo capriccioso e quindi diverso le loro entrate, ma in verità non si può comprendere come mai dei Co­ muni aggravati di tanti servizi obbligatori, con un bilancio nel suo insieme difficile, possano presentare degli estremi di massimo e minimo quali abbiamo veduto e che indicano senza alcun dubbio un disor­ dine amministrativo, ed uno sciupìo che fa pensare seriamente all’avvenire.

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che se nei grandi e piccoli Comuni fossero sorti uomini che avessero avuto per solo articolo di fede

di non sperperare le finanze comunali, avrebbero, se non subito, in breve tempo, raccolto quasi 1’ unani­ mità dei suffragi ed avrebbero fatto al paese un gran bene.

L a Venezia voglia scorrere l’Economista e lo troverà ricco di articoli contro la abolizione del macinato ; vi troverà severamente giudicato il Go­ verno ed il Parlamento per la legge ferroviaria del 1 8 7 9 , ed in genere sempre contro tutti i scialaqui. Ma l’Economista nei snoi giudizi vuol essere giusto e perciò non accetta niente affatto la frase, molto com oda, ma niente affatto logica, che l’ esempio ai Comuni debba venire dallo Stato.

Ci dica La Venezia da che derivò la legge delle nuove costruzioni del 1 8 7 9 se non dalla smania che invadeva ogni sindaco di poter dire ai suoi amministrati : vi ho ottenuta una linea e magari due di strada ferrata ; — ci dica L a Venezia se non è vero che a moltissime linee di strada fer­ rata con molto maggior senno e minor spesa si avrebbe potuto sostituire dei tramvai, che però fu­ rono sdegnosamente rifiutati da Siedaci e da Giunte come ignobili stromenti di locomozione ; — ci dica

L a Venezia se non furono i Comuni quelli che votarono a centinaia le migliaia di lire, da pagarsi a suo tempo, pur di avere la ferrovia.

Ed in quanto alle economie, chi le impedisce? — Dicasi di sopprimere le inutilissime Sottoprefet­ ture ed i Commissari distrettuali, ed ogni capo­ luogo di circondario manderà in processione Sin daci e Giunte contro il Governo che loro toglie il decòro e tre o quattro impiegati ! Dicasi, come propose in altro tempo l’ attuale Guardasigilli, di sopprimere una serie di preture e di tribunali e per ottenere dei risparmi e pagare più decentemente

ì magistrati, e vedremo, come già si vide, di mi­ nacciare le barricate.

Oh ! si dice molto presto che l’ esempio deve venire dall’alto ! — Ma noi che crediamo che il Governo non sia e non possa essere che la espres­ sione del paese, sotto tutti gli aspetti, diciamo che è il paese quello deve dare l ’indirizzo al suo Governo ; e per quanto possa parer ad alcuno nuova la teoria, noi diciamo : ordinate le amministrazioni comunali ed avrete anche l’amministrazione dello Stato ordinata.

Ma L a Venezia voglia crederlo, quello che ab­ biamo narrato sui bilanci comunali è ancora poca cosa al paragone di altri fatti che le statistiche ci mostrano. Nè daremo brevemente un esempio.

Nel mentre vi sono 37 capoluoghi di circondario che non hanno iscritta in bilancio alcuna somma per pensioni — il che forse non è sempre lodevole — abbiamo per contrario le seguenti mostruosità in al­ tri capoluoghi di circondario : — a Camerino ed a Orvieto le pensioni agli impiegali rappresentano il 6 0 per cento degli stipendi ; a Cesena e Lucca il 6 1 per cento, a Rimini il 6 5 per cento, a M a­ cerata il 68 per cento, a Pavia il 7 0 per cento, a Genova il 7 3 , a Borgotaro 1’ 8 0 per cento ed a Faenza il 97 per cento!

Ma non basta.

La città di Pistoia nel 1 8 8 2 aveva inscritto in bilancio L. 9 ,3 8 2 di stipendi ad impiegati ed inser­ vienti e L. 4 8 ,3 6 6 di assegno agli impiegati collo­ cali a riposo; e nel 1 8 8 3 ci dà le seguenti cifre: per stipendi L. 2 5 ,0 8 0 per pensioni L. 2 8 ,3 6 7 .

A Borgotaro sono iscritti :

1882 per stip en d i... L. 7,210

» per pensioni... » 8,395

1883 per stipendi ... » 8,660

» per pen sio n i... » 8,730 A Siena si trovano le seguenti cifre :

1882 per stip en d i... L. 32,817

» per pensioni... » 31,516

1883 per stipendi . . . .. » 36,325 » per pensioni... » 58,000 Con quali parole spiegare questi fatti ? Ce lo dica L a Venezia.

RIVISTA ECONOMICA

L e fin a n z e l o c a l i in I n g h i l t e r r aL a m a r in a m e r ­

c a n t ile n e l 1 8 8 5 — / r i s u l t a t i s t a t i s t i c i d i u n a

in c h ie s ta m o n e ta r ia fr a n c e s e .

In Inghilterra uno degli argomenti più trattati oggi dalla stampa ò quello della riforma del Governo lo­ cale. È convinzione generale che il futuro Parla­ mento dovrà occuparsi del riordinamento e della ri­ forma delle amministrazioni locali, affine di togliere quelle cause di cattiva e talvolta pessima ammini­ strazione, che anche nella terra classica del self help

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mentre nel 1 8 7 7 era di sterline 1 0 6 ,0 4 5 ,0 0 0 , di modo che l’aumento medio annuale sarebbe di 7 ,2 0 0 ,0 0 0 sterline. E in una recente pubblicazione fu notato che in tempo di pace e con un governo parsimonioso, il debito nazionale inglese diminuì per circa 8 milioni di sterline all’anno, proprio per quella cifra che va ad aggravare ogni anno il totale dei debili locali. Ciò avviene quantunque, nel sistema inglese, le autorità locali abbiano bisogno della sanzione o del Parla­ mento o del Ministero del Governo locale (Locai Go­ vernment Board) o del Tesoro, a seconda dei casi, per poter concbiudere dei prestiti. Data questa con­ dizione di cose, si comprende facilmente come si pensi seriamente a dare un migliore assetto alle finanze delle amministrazioni locali, e soprattutto fu già pro­ posto di sollevare i contribuenti da certi pesi che su essi gravitano, pesi i quali avrebbero scopi na­ zionali e non sarebbero soggetti al controllo locale. C osì, ad esempio, nel marzo 1884 fu presentata da Mr. Peli ai Comuni la mozione « che la Camera mentre è pronta ad intraprendere le necessarie riforme delle amministrazioni locali, deplora il ri­ tardo nelle misure ulteriori tendenti a sgravare i con­ tribuenti dai carichi imposti ad essi per servizi na­ zionali. » Il Peli sosteneva che dovevasi procedere a una diminuzione nelle tasse locali, dacché quelle spese che hanno per ¡scopo la sicurezza della vita e della proprietà ed altre relative alla istruzione, ai poveri, ecc., sono strettamente nazionali e non de­ vono pesare sui fondi delle amministrazioni locali. La mozione del Peli passò con 11 voti di maggio­ ranza ; il nuovo parlamento trova dunque una riso­ luzione astratta, più un bill del Dilke relativo olla riforma del Governo locale, sicché l’ argomento sarà indubbiamente trattato e l’Italia, la quale ha pur essa bisogno urgente di riformare il sistema amministra­ tivo dei corpi locali, potrà attingere dalle discussioni e dalle riforme inglesi, non scarsa materia di studio.

Il Bureau Veritas ha pubblicato il repertorio ge­ nerale della marina mercantile pel 1 8 8 5 -8 6 . Risulta dalle statistiche eh’ esso ci presenta, che il numero delle navi a vela è nel 1 8 8 5 di 4 3 ,6 9 2 aventi un tonnellaggio di 1 2 ,8 6 7 ,3 7 5 tonnellate e appartenenti a 4 3 nazionalità o bandiere diverse e quello delle navi a vapore è di 8 ,3 9 4 con un tonnellaggio di 1 0 ,2 6 9 ,5 0 1 tonnellate e appartenenti a 3 5 bandiere.

La marina mercantile a vela continua a diminuire e quella a vapore è in aumento. È un fatto questo che ci è spiegato tanto dall’apertura del Canale di Suez, pel quale le navi a vela non possono passare, quanto dall’economia che relativamente il vapore presenta ri­ spetto alla vela. Il vapore costa senza dubbio, a diffe­ renza del vento, ma il suo costo diminuisce continua- mente, perchè il carbone si ha sempre a miglior mercato e la sua produzione aumenta. Di più i perfeziona­ menti tecnici nelle macchine, nelle caldaie, nella co ­ struzione dei vapori hanno fatto sì che la navigazione a vapore perii numero dei viaggi che si posson fare vince anche nella spesa quella a vela. Dal 1 8 8 4 al 1885 il numero dei bastimenti a vela è diminuito di 6 ,0 4 2 e il tonnellaggio di 1 4 3 ,5 0 4 tonn. Nello stesso pe­ riodo il numero dei vapori è diminuito di 3 9 ma il tonnellaggio è aumentato di 6 0 ,0 3 6 tonn. lorde e di 4 3 ,8 6 8 tonn. al netto. Questa diminuzione nel numero dei vapori si spiega con la diminuita espor­ tazione, col ribasso rilevante dei noli e coll’ aumento

del tonnellaggio, in quanto che si costruiscono navi sempre più potenti. Ora poi sono stati costruiti dei!

cargo-boats che portano a prezzi bassissimi e nelle più lontane contrade il carbone fossile, i minerali, il ferro fuso ecc. per 4 e 5 mila tonnellate per volta e raccolgono il grano, il riso, i grani oleaginosi. È sempre l’ Inghilterra che sta alla testa di tutte le nazioni marittime per più della metà delle navi a vapore e del tonnellaggio lordo e per due terzi del tonnellaggio netto. Poi viene la f rancia, gróm m a sed longo intervallo, con 5 0 5 navi a vapore e 7 5 0 ,0 0 0 tonnellate lorde. Vengono in seguito la Germania, glj Stati Uniti, la Spagna, l’ Olanda, l’Italia ecc. Quanto alla vela, l’Inghilterra è ancora la prima pel ferzo del numero delle navi e del tonnellaggio. Seguono l’Ame­ rica, la Norvegia, che in proporzione sarebbe la prima, la Germania, l’ Italia, la Russia, la Svezia, la Fran ­ cia, l’Olanda, la Spagna, la Grecia, l'Austria ecc. Il totale dell’effettivo della marina mercantile nel 188 5 -8 6 comprende 5 2 ,0 8 6 tra navi a vela è a vapore con un tonnellaggio di 2 3 ,1 3 6 ,8 7 9 tonn. le quali, tenendo conto solo del tonnellaggio netto per le navi a v a ­ pore, si riducono a 1 9 ,5 8 6 ,4 7 6 .

In causa della conferenza monetaria tenuta a Pa­ rigi nello scorso luglio, la qua|e vuoisi si debba riu ­ nire il 12 corr. per stabilire la proroga dell’attuale Convenzione a tutto il 1 8 8 6 , fu ordinato dal Ministro delle finanze della Francia una inchiesta sulla com­ posizione dello Stock monetario esistente nelle Casse dello Stato. Il 2 8 maggio fu fatta questa inda­ gine ritirando dopo la chiusura degli uffici tutti i pezzi d’oro da 2 0 e da 1 0 fr., tutti i pezzi da 5 fr. e i biglietti della Banca di Francia che si possedevano. I valori classificati in tal modo ammontarono com ­ plessivamente a 5 2 ,8 4 6 ,0 3 5 fr. di cui 3 5 ,7 3 7 ,7 2 0 in biglietti e 1 7 ,1 0 8 ,3 1 5 fr. in numerario. Per l’in­ sieme della Francia i 1 7 ,1 0 8 ,3 1 5 fr. si dividevano nel seguente modo : pezzi d’oro da 2 0 fr. e da 1 0 fr. 1 1 .8 6 0 .4 3 0 fr. ( 6 9 .5 3 p ercen to ), pezzi d’ argento da 5 fr. 6 ,2 4 7 8 8 5 fr. ( 3 0 .6 7 per cento). Per tutta la Francia l’oro belga, italiano, greco, svizzero e austro-ungherese ammontava a 1 ,2 2 9 ,3 0 0 fr. sopra 1 1 .8 6 0 .4 3 0 cioè il 1 0 .3 6 per cento, l’ argento italia­ no, belga, greco e svizzero ammontava a 1 ,5 0 9 ,0 9 0 fr. sopra 5 .2 4 7 ,8 8 5 cioè il 28. 7 6 per cento. Se si con­ frontano questi risultati con quelli delle inchieste analoghe fatte nel 1 8 6 8 e nel 187 8 , si vene che nel 1 8 6 8 l’ammontare totale delle somme censite in moneta metallica è stato di 2 9 ,7 0 7 ,2 6 0 e nel 1 8 7 8 di 2 2 ,9 4 5 ,7 7 0 , mentre nel 1 8 8 5 fu di soli fr.l 7 ,1 0 8 ,3 1 5 ; vi sarebbe dunque stata una costante diminuzione. Nel 1 8 6 8 l’oro entrava in proporzione del 9 7 . 72 per cento e l’argento del 2. 2 8 neH’ammontare delle somme riscontrate,— nel 1 8 7 8 fu rispettivamente del 7 3 .5 5 e del 2 6 . 4 5 , — infine nel 1 8 8 5 è di 6 9 .3 3 per l’oro e di 3 0 .6 7 per l’argento. Risulterebbe da queste ci­ fre che nelle casse pubbliche in Francia vi fu una costante diminuzione di monete d’oro e un aumento continuo di monete d’argento.

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pre più importante che vanno prendendo i valori fiduciari nella circolazione dei paesi più commerciali e quindi della Francia. Ad ogni modo e non omettendo ancora di avvertire che le casse pubbliche non ripro­ ducono in alcun modo la circolazione reale e che da queste constatazioni non può trarsi un vero insegna­ mento dacché registrano degli accidenti monetari anzi­ ché dei fenomeni istruttivi, — diamo le variazioni della circolazione delle monete estere d’ oro e d’ argento. Quanto a quelle d’oro la loro circolazione era nel 1868 del OS. 3 4 per cento per le monete nazionali fran­ cesi e del 4 . 6 3 per le monete estere; nel 4 8 7 8 le cifre respettive erano 8 7 .4 2 e 4 2 . 8 8 ; nel 1 8 8 5 so­ no 89. 6 4 o IO. 36. L ’oro estero che dal 4 8 6 8 al 1878 era aumentato, diminuì al contrario dal 1 8 7 8 al 1 8 8 5 . Quanto alle varie nazionalità, l’oro belga risultava in proporzione del 8 . 2 5 nel 1 8 7 8 e del 6. 23 nel 1 8 8 5 , l’oro italiano rispettivamente del 3. 9 5 e del 3. 37, l’oro greco del 0 .1 1 e 0 .9 , l’oro svizzero del 0 . 02 e del 0. 01 , 1’ oro austro-ungherese del 0 . 5 5 nel 1 8 7 8 e del 0 . 6 6 nel 1 8 8 5 ; il solo il cui rap­ porto proporzionale nella circolazione monetaria fran­ cese, non sarebbe stato ridotto nel detto periodo. Finalmente le variazioni della circolazione delle mo­ nete d’argento estere furono le seguenti :

Nel 1 8 6 8 la proporzione delle monete d’ argento iraneese e di quelle estere era rispettivamente del 9 4 . 0 0 per cento e del 6 per cento, nel 1 8 7 8 fu del 6 7 . 9 9 e del 3 2 .0 1 per cento, nel 1 8 8 5 ri­ sulta del 7 1 . 2 4 e del 2 8 .7 6 per cento; adunque anche qui nell’ultimo periodo vi sarebbe stata una diminuzione.

L ’ argento italiano entrava nella circolazione in proporzione del 1 5 .8 1 percento nel 1 8 7 8 , e del 15. 29 nel 1 8 8 5 l’argento belga è rappresentato rispettiva­ mente dal 1 5 .3 7 e dal 1 2 .4 9 l’ argento greco da 0 .3 1 e da 0 .6 7 e per l’ultimo l’argento sviz­ zero da 0 . 5 2 e da 0 .5 1 per cento.

Rivista Bibliografica

P. Leroy Beaulieu. — Le Collectivisme — Examen

critique du nouveau socialisme, deuxième édition,

Paris, Guillaumin 1885, pag. 449.

Il socialismo odierno, nella forma scientifica che ha assunta in questi tempi, non aveva ancora tro­ vato un critico dotto e acuto quale il valente Diret­ tore dell’Economiste français. La confutazione delle teoriche collettiviste fu certamente fatta più volte, ma veramente alla sfu g g itale mentre non mancano pregevoli opere che ci rendono conto della diffusione e degli scopi del socialismo, e fra le altre va segnalata l’opera del Rae, Contemporarj socialism, mancava però un trattato completo intorno alle dette teoriche, che ne mostrasse la loro erroneità e facesse toccare con mano l’ inefficacia dei progetti collettivisti. Que­ sta lacuna, se non totalmente certo in gran p arte, è stata colmata dal Leroy Beaulieu col lavoro sul

Collettivisme che deriva direttamente da un corso di lezioni tenute al Collège de F ra n c e . Egli nota giustamente che vi sono due metodi per approfon­ dire una dottrina ; il primo consiste nell’esame di­ retto delle sue tesi e quindi per 1’ economia, nella analisi dei grandi fenomeni economici, quali sono il

valore, il capitale, il profitto, - ed è questo il metodo didattico. L ’altro che è l’opposto, è il metodo critico, il quale anziché considerare .le dottrine economiche in se stesse, esamina le concezioni che sono ad esse contrarie ed accerta la portata delle obbiezioni. L ’Autore ha naturalmente seguito questo secondo metodo. Ed esso costituisce una ottima disciplina mentis, dacché il pensiero spronato dalla critica è indotto ad esaminare accuratamente tutte la obbie­ zioni che gli si affacciano e quasi a cercarle e a supporle.

Avvertito come la parola collettivismo abbia un valore proprio e indichi un sistema, un insieme di concezioni che differisce dal socialismo in generale e dal comuniSmo in particolare, l’Autore lenta ili dare una definizione del soggetto complesso del suo libro mettendolo di fronte tanto al socialismo pro­ priamente detto, che al comuniSmo, e ci dice che esso consiste secondo la definizione dello Schàffle nella proprietà collettiva sostituita alla proprietà pri­ vata di tulli i mezzi di produzione (fondi, opifici, mac­ chine, strumenti) e nella sostituzione della organiz­ zazione sociale del lavoro alla concorrenza capita­ lista senza unità. Con esso e per esso si vuole la ripartizione dei prodotti collettivi di ogni specie tra i lavoratori, in ragione della quantità e del valore del loro lavoro. Il socialismo assume per tal modo una forma precisa, esce dalle solite generalità per for­ mulare concretamente un piano di riorganizzazione economica della società, e mentre da un lato il Marx pone i principi teorici, lo Schàffle espone quale sarebbe la nuova società secondo il collettivismo. Di qui la necessità di mostrare, tanto dal punto di vista teorico le assurdità dei principi che stanno a cardine dell’edificio che si vuol innalzare, quanto dal punto di vista positivo, la impraticabilità e l’ inefficacia rispetto agli scopi propostisi dal nuovo organamento sociale-economico. Del resto lo stesso collettivismo ha seguaci più o meno radicali ; esso infatti può distinguersi in parziale, che si limita, cioè, alla terra ed agli immobili, e totale che si estende a tulli i mezzi di produzione, ammettendo a stento e sotto condizione una eccezione per gli ¡strumenti più ru­ dimentali, come l’ago per cucire. Il primo, che rap­ presenterebbe la parte moderata, relativamente ben inteso, trovò di recente nell’americano George il suo apostolo più fervente, ma è anche per quanto più o meno apertamente e in una forma attenuata, so­ stenuto da altri quali il Gide,il W allace il De Laveleye ecc. Il secondo fu anzitutto sostenuto dal M arx e dal Lassalle e poscia dallo Schàffle, il solo che non siasi li­ mitato a demolire, ma abbia anche presentato un piano di organizzazi ne economica secondo l’ dea collettivista. L ’Autore quindi dopo avere esposto i caratteri generali del collettivismo, studia estesamente il collettivismo agrario, premettendo un ampio esame delle ragioni ad­ dotte dal Marx contro la proprietà fondiaria e quella mobiliare. È veramente interessante il capitolo 6 ° nel quale è trattato l’argomento dell’evoluzione della pro­ prietà primitiva e del m ir russo; in esso il Leroy Beaulieu dopo aver vagliate le opinioni degli scrittori più autorevoli che scrissero intorno al m ir russo, conchiude che esso è un disinganno. Con gli enormi inconvenienti che produce rispetto alla coltura, non offre seri vantaggi sociali; distrugge la iniziativa in- dividule, chiude alla ricchezza e all’agiatezza il campo in cui potrebbero impiegarsi e le volge unicamente verso il prestito ad interesse, all’ u su ra; comprime

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lo spirito del risparmio e al risparmio fatto non lascia quasi nessun impiego onesto e leale. Se si aggiunge che il mir è incompatibile con la coltura intensiva e la grande produzione variata, si potrà giudicare del merito di questa prima forma della proprietà col­ lettiva (pag. 100). Parimenti lo studio della proprietà collettiva a Giava, prova secondo l’Autore che' essa anziché sopprimere il proletariato è piuttosto fatta per trasformare tutta la popolazione in un po­ polo di proletari; e quanto agli AUmenden della Svizzera, nei quali il De Laveleye crede di trovare la soluzione del problema sociale e alla cui istituzione lo stesso Mill era favorevole, il Leroy Beaulieu ne fa un minuto esame per conchiudere che la pro­ prietà collettiva è possibile soltanto sotto la forma rudimentale e primitiva che esclude ogni produzione intensiva, e gli AUmenden sono un interessante reli­ quia del passato, ma non un germe di rinnovamento sociale. Ma il capitolo forse più notevole di questa parte è quello relativo alla teoria della « nazionalizzazione della terra, » la quale si fonda sostanzialmente sullo argomento dell’ unearned increment della rendita, cioè che nella rendita fondiaria vi A una parte non guadagnata dal proprietario, ma è frutto dello sviluppo sociale o di qualsiasi altra causa operante indipenden­ temente dal proprietario, il quale raccoglierebbe una rendita non meritata. L ’ Autore dimostra quanto sia priva di fondamento questa asserzione, e spiega come I’ unearned increment sia un fenomeno normale, naturale, avente tutta la maestà e l’ irrevocabilità delle leggi fisiche. E la sua dimostrazione ci pare esau­ riente, basandosi su’ fatti più ovvii e più noti del- I’ economia fondiaria attuale.

Percorso così il vasto campo del collettivismo agrario sotto l’ aspetto teorico, storico e pratico, l’Autore imprende a trattare del collettivismo indu­ striale coll’ esame critico delle dottrine del Lassalle sulla genesi del capitale, e di quelle del Marx sulla natura del profitto e sul maggior valore conseguito dal capitalista (Mehwerth). Siamo qui nel campo delle acerbe censure mosse alla cosiddetta produzione capitalistica, le quali si risolvono nella tesi del Marx che il capitalista si attribuisce una parte non rimu­ nerata del lavoro dell’operaio. 11 Leroy-Beaulieu con­ futa questa asserzione con una minuta analisi critica delle idee che condussero il Marx a enunciare quel principio, e lo stesso fa degli effetti che- secondo il socialista alemanno sarebbero prodotti dalla organiz- nizzazione capitalistica della produzione. Finalmente 1’ egregio Autore si trova di fronte al piano di costituzione economica collettivista, formulato dallo Schà'ffle, nella Quintessenza del socialismo. Le molte questioni trattate per incidenza o per dimostrare l’in­ sufficienza o l'inefficacia, o l’impossibilità pratica delle varie parti costituenti il regime collettivista, ci vieta di qui discorrerne anche brevemente. Non possiamo che riferire le parole colle quali chiude il libro, e della cui esattezza nessuno che abbia seguito l’Autore con animo scevro da preconcetti, può dubitare : è impossibile, egli dice, leggendo i più coscienziosi tra gli scrittori che predicano la dottrina collettivista di trovare una ragione seria, la quale possa invitare il genere umano a tentare un’avventura, che la storia e la ragione condannano anticipatamente. — Certo le ragioni serie mancano del tutto, ma quando mai le creazioni della fantasia, nella ignoranza dei fatti, hanno tenuto conto delle lezioni che l’esperienza secolare può d a re , e si sono preoccupate della serietà delle

loro soggettive e vuote fantasmagorie? Il libro del Leroy-Beaulieu potrà esercitare una salutare influenza sulle menti ben equilibrate e desiderose solo di studio sincero e fecondo, ma non giova credere che ab­ biano a dileguarsi gli assurdi teorici e le utopie pra­ tiche contemporanee. Questa lotta quotidiana, questa conquista a palmo a palmo del senso comune sopra i traviamenti dello spirito, che fanno ostacolo al pro­ gresso, per quanto abbiano una origine non ripro­ vevole, non può essere opera del libro, è una mis­ sione riserbata al giornalismo e anche in questo ci piace d irlo, il Leroy-Beaulieu occupa un posto di­ stinto. Concludiamo con un augurio, che cioè il bel libro sul Collettivismo sia letto e studiato da quanti si occupano di studi economici; ci guadagnerà il retto senso della giustizia e dell’ utilità, e ce n’è proprio bisogno.

Nuove pubblicazioni pervenuteci :

Direzione G enerale delle Gabelle. — Bollettino di legislazione, statistica doganale e commerciale. - Anno 2 ° , secondo semestre, Luglio e Agosto 1 8 8 5 , Roma 188 5 , Botta, pag. 3 63.

C. S. Salmon. — The Crown Colonies of Great Britain, — London, Cassell and Company, pag. 9 6 .

Navigazione Generale Ita lia n a . — Statistica ge­ nerale del traffico merci e passeggieri, effettuatosi durante il 2° semestre dell’esercizio 1 8 8 3 -8 4 su tutte le linee della Società. — Roma, 1 8 8 5 , Stabilimento fìontempelli, pag. V 1 II-3 2 9 .

Giornale ed A tti della Società Siciliana di E co ­ nomia p o litica. — Nuova Serie, n. 1 anno I, 1885. - Palermo, tipografia del Giornale di Sicilia, pag. 5 6 .

Chambre des rep résen tants. — Séance du 11 aoûts, 1 8 8 5 . Négociations relativ es a P Union m onétaire. — Diseours de M. M. Beernaert, Ministre des Finances, Pirmez, F rère Orban et Malou. — Bruxelles, 1 8 8 5 , pag. 55.

Annali del Credito e della previdenza. — Ti­ toli di credito di antichi mercanti italiani (dalla Bi­ blioteca Nazionale di Parigi), Relazione al Ministero dell’ Avv. L. Papa D’ Amico. - Roma, Eredi Botta, pag. 28.

A. M arshall. — The présent position of Economies. — London, Macmillan, 1 8 8 5 , pag. 57.

P . Leroy Beaulieu.— Le collectivisme, 2 me ecMction — Paris, librairie Guillaumin, pag. 49.

L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O

al 31 agosto 1885

Il conto del Tesoro al 51 agosto dava i seguenti resultati :

A t t i v o : Fondi di Cassa alla scadenza dell’eser­

cizio finanziario 1884-85. . . L. 383,359,768. 09 Crediti di Tesoreria alla scadenza

dell’ esercizio suddetto . . . . » 64,257,453.88

Incassi dal 1° luglio a tutto agosto

(Entrata o rd in aria)...» 208,123,686.15 Entrata straordinaria... » 49,129,821.37 Debiti di Tesoreria... » 556,324,797.86

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P a s s i v o :

Debiti di Tesoreria alla scad. dell’eser­

cizio finanziario 1884-85 . . . L. 553,762,479.33 Entrata ordinaria effettiva

4 ottobre 1885

Incassi neH’agost. 1885 Differenza col dodicesimo preventivato differenza cogli incassi dell’agos.1884 Pagamenti dal 1“ luglio a tutto

agosto 1885 . . . o 246,845,709.66

Crediti di Tesor.a al31 agos. 1885 » 136,559,687.00

Fondi di C assaal31 agos. 1835 » 324,027,651.36

L . 1,261,195,527.35 Dal prospetto comparativo degli incassi e dei paga­ menti verificatisi nel mese di agosto, apparisce che gl’ incassi ammontarono a L . 1 4 0 ,5 4 5 ,4 7 5 .6 6 con un aumento sul corrispondente mese del 1 8 8 4 di L. 1 0 ,5 2 8 ,0 9 3 .5 2 , e che dal 1° luglio a tutto agosto gl’ incassi ascesero a Lire 2 5 7 ,2 5 3 ,5 0 7 .5 2 contro L . 2 1 9 ,4 6 8 ,4 1 2 .3 9 ottenute nel luglio-agosto 1 8 8 4 . Vi sarebbe pertanto a favore del primo bimestre del- l’eserciaio 1 8 8 5 - 8 6 un aumento negli incassi per la cifra di L . 3 7 ,7 8 5 ,0 9 5 .1 3 , però convien tener conto che nei primi due mesi dell’esercizio 1 8 8 5 - 1 8 8 6 vi ò stato un maggioro incasso di L. 4 3 ,7 2 1 ,6 5 9 .0 7 deri­ vante dalla categoria Costruzione di ferrovie.

I pagamenti nell’ agosto 1 8 8 5 ammontarono a L . 1 1 3 ,2 7 7 ,0 4 5 .9 0 con un aumento sull’agosto 1 8 8 4 di L. 4 1 ,0 7 1 ,3 6 2 .2 0 e dal 1° luglio a tutto agosto i pa­ gamenti raggiungono la cifra di L. 2 4 6 ,8 4 5 ,7 0 9 .6 6 che rappresenta di fronte al periodo corrispond. dell’eserci­ zio 1 8 8 4 -8 5 una maggiore spesa di L . 4 0 ,6 6 2 ,2 2 5 .7 2 . F ra i contributi che nell’agosto 1 8 8 5 dettero un maggior prodotto, e che meritano di essere notati, figurano l’imposta fondiaria per L . 1 ,5 5 9 ,5 3 5 e l’aumento deriva dall’essere stata riscossa quest’anno l’imposta fondiaria sui beni demaniali, mentre tale riscossione nell’anno scorso avvenne tardivamente, e dipende anche in parte da maggiori proventi accertati per imposta fabbricati, e per l’ incasso di quelle state sospese e venute in scadenza nell’ agosto 1 8 8 5 ; la

tassa di fabbricazione degli spiriti, eco., ha avuto un aumento di L. 1 ,0 4 2 ,8 2 0 che deriva da maggiore operosità delle fabbriche di talo articolo; i rimborsi e i concorsi nelle spese crebbero di L . 1 ,7 5 7 ,1 2 7 e il maggiore incasso ha avuto origine da maggiori ver­ samenti fatti per reintegrazione di fondi al bilancio pas­ sivo; finalmente troviamo in aumento di L. 11 ,8 7 4 ,9 5 3 il capitolo costruzione di strade ferrate e l’aumento dipende dal passaggio del conto speciale dello Teso­ reria Centrale al bilancio attivo dello Stato, di parte del prezzo del materiale mobile di esercizio e degli approvvigionamenti versati dalle Società esercenti Adriatica, Mediterranea e Sicilia. F ra i contributi in diminuzione meritano di essere rammentati le dogane e i diritti marittimi che dettero un minor prodotto di L. 1 ,6 7 3 ,6 3 2 il quale proviene da minore importa­ zione di zucchero, di spiriti e di petrolio, in seguito degli straordinari approvvigionamenti fatti nel primo semestre 1 8 8 5 , e i servizi diversi che diminuirono di L . 4 ,0 2 4 ,2 6 8 . La diminuzione di questo cespite di entrata si spiega col fatto che il versamento delle quote dovuto allo Stato per compartecipazione ai pro­ dotti delle ferrovie dovendo a norma dei relativi con­ tralti esser fatto bimestralmente, e il primo bimestre scadendo il 1° settembre ne è derivato che nell’agosto non si verificarono versamenti per questo titolo.

II seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi nel mese di agosto e la differenza con le previsioni del bilancio e con gli incassi ottenuti nel­ l’agosto dell’ anno scorso.

Redditi patrim oniali... L. Imposta fo n d iaria... Imposta sui redditi di ricch m o b ile... T asse in am m inistrazione

della D irezione G enerale del Demanio ... T assa sul prodotto del movi­

m ento a grande e piccola velocità... D iritti delle Legazioni e dei Consolati all'estero ... T assa sulla fabbricaz.d egli

sp iriti, birra, eco... Dogane e diritti m arittim i. D azi in tern i di consumo.. . T a b a cch i... ... S a l i ... ... Multe e pene p e cu n ia rie ... L o t t o ... ... P oste... T eleg ra fi... . S erv izi diversi ... Rlm b e concorsi nelle spese E n tr a te d iv erse...

Entrata atraordin. effettiva.

T o t a l e ... .L . 1,203, 266 — 403,960 —* 356,268 3 2 ,8 « , 743 - H 8 ,522,234 -4- 1,746,660 20,723,532 12,051,513 1,087,987 31,700 .106 3,713,532 j -4- 561,827 — 1,150,187 + 572,313 349,513 — 237,851 51,573 + 11,655 ,731 2,291. 13,457 6,538,068!— 14, 329, 0,805, 5,398, 3,142, 1,023, 1,004, 3,307, 371, 14,712. 860'— 551 92 309 427 629 981 978 367 995 457, 1. 375, 157, 301, 301, 643, 332, + 70, 5,039, 1,696, 96, + 13,874, 773 + 582 — 702 806 112 74 297 573 219 956 807 083 935

+

1 1,042,820 1,073,632 72,904 676,529 142,932 1,224 212,434 259,835 124,813 4,024,268 1.757,127 31,337 1,255,920 140,545,475 + 25 ,8 9 4 ,1 4 0 -1-10,528,093 Da questo prospetto comparativo viene a resultare che nel mese di agosto p. p. gl’ incassi superano l’ entrata mensile preventivata per la somma di L . 2 5 ,8 9 4 ,1 4 0 , e dal confronto con gl’ incassi otte­ nuti nell’agosto dell’anno scorso si ha un maggiore introito di L. 1 0 ,5 2 8 ,0 9 3 . Quanto al maggiore in­ troito di fronte al bilancio preventivo, notiamo che nel mese di agosto scadeva il pagamento bimestrale delle imposte dirette, cioè dell’ imposta fondiaria e dell’imposta sui redditi di ricchezza mobile.

Ecco adesso il prospetto riguardante la spesa.

Pagamenti M inistero del T esoro ...L .

Id . delle fin a n z e ... Id . di grazia giustizia

e dei cu lti... Id . degli affari esteri. Id . dell’istru zi. pubb Id . dell’ in te rn o ... Id . dei lavori pubblici Id . della guerra... Id . della m a r in a ... Id . d ell’agric. industr. e com m ercio.. . To t a l e L . preventivato 1884 —40,128,030 - — 2,509,679 -5,854,835 ■ 1,625,645 Pagam enti n ell’agosto 22,494,543 12,455,730 2,835,7-59 + 11,996 - 191,569 639,914 + 4,784 + 218,719 2,869,579 !+ 22,934+ 15,111 3,964,47011,373,229482,675 26, 191,207 + 2,562,499 + 6,193,984 28,605, 160 + 7,789,012 + 6,760,671 11,727,943 + 5,188,389+ 7,384,658 1,492, 736 432,733- 196,835 113,277,045! -2 8 ,9 3 9 ,0 1 9 + 2 4 ,3 3 1 ,0 2 6 L a spesa pertanto nell’ agosto p. p. resulta infe­ riore di L . 2 8 ,9 9 9 ,0 1 9 di fronte al preventivo e su­ periore di L . 2 4 ,3 5 1 ,0 2 6 di fronte ai resultali ot­ tenuti nel mese corrispondente del 1 8 8 4 .

Dal confronto finalmente fra gli incassi e i paga­ menti si ha :

Entrate nell’agosto 1 8 8 5 . . . . L . 1 4 0 ,5 4 5 ,4 7 5 P a g a m e n t i ...» 1 1 3 ,2 7 7 ,0 4 5

Differenza in più nelle entrate di L . 2 7 ,2 6 8 ,4 2 9 Nell’ agosto 1 8 8 4 si aveva avuto :

E n t r a t e ...L. 1 3 0 ,0 1 7 ,3 8 2 P a g a m e n t i ... » 8 8 ,9 4 6 ,0 1 9

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Il U H M ESTERO tELLl FIM I! E DELL'IIGHILTERRt

nei p rim i 8 m esi d.ol 1885

La Francia pare cominci a riaversi dalla crise economica che da qualche anno la travaglia. Non sono certo ancora che segni lievissimi di un mi­ glioramento, il quale potrebbe anche, se nuovi er­ rori si commettessero, non avere alcun seguito. Ad ogni modo se si confrontano i risultati ottenuti nel mese di agosto di quest’anno con quel i del periodo corrispondente del 1 8 8 1 , si constata un aumento di fr. 6 ,9 6 -t,0 0 0 all’ importazione e di fr. 6 1 ,0 3 7 ,0 0 0 all’ esportazione. Sicché gli aumenti avvenuti uel- l’agosto hanno modificato la situazione del com m er­ cio estero francese. E alla fine degli otto mesi lo insieme delle importazioni presenta una diminuzione di fr. 8 ,7 3 3 ,0 0 0 mentre le esportazioni sono in aumento di fr. 1 0 8 ,4 6 1 ,0 0 0 rispetto ai risultati avuti nel periodo corrispondente dello scorso anno. I due movimenti sebbene contrari in apparenza, sono in realtà favorevoli alla Francia. Infatti le categorie delle merci importate che diminuirono in quest’anno sono gli oggetti fabbricati, mentre al contrario la importazione delle materie prime è aumentata per 17 milioni. All’ esportazione una sola categoria, quella dei prodotti alimentari dà nel 1 8 8 3 una cifra infe­ riore di 1 7 ,0 3 7 ,0 0 0 fr. a quella dell’anno precedente. Pur troppo la scemata importazione in Francia ci ri­ guarda assai da vicino; infatti i quattro articoli nei quali si notano le minori cifre sono i cereali, i vini, il bestiame e il riso; pei vini la diminuzione è già di 2 3 milioni, e pel bestiame di 1 0 milioni, e l’Italia la quale secondo le statistiche francesi aveva fornito alla Francia nel 1 8 8 4 ettol. 1 ,7 9 2 .8 0 9 nell’ 8 3 non ne ha inviato che ettol. 4 9 6 ,5 2 3 , ciò in causa dello scarso raccolto.

Quanto alla esportazione quella dei vini è in au­ mento di 4 milioni di fr. Invece quella degli zuc­ cheri greggi ha perduto 6 milioni e mezzo ed è scesa alla cifra derisoria di 1 ,0 0 9 ,0 0 0 non ostante la riforma delia legislazione relativa, fatta collo scopo di proteggere 1’ industria ; 1’ esportazione degli zuc­ cheri raffinati è pure in diminuzione di fr. 1 3 ,5 6 0 ,0 0 0 . Nella categoria delle materie prime esportate dimi­ nuirono le sete, i cereali, i grani oleaginosi, ecc., mentre furono in aumento le lane, i cotoni, i lini, i cavalli, i muli, ecc. Nel complesso vi sono adunque ragioni di trarre lieti auspici, ma anche le prove delle conseguenze dannose del protezionismo.

Quanto al commercio estero dell’ Inghilterra è noto che per lo stato di depressione in cui si trova, si sta ora compiendo una inchiesta, la quale trova però poco lieta accoglienza persino dalle stesse Camere di Commercio. Anche per l’ Inghilterra va constatato un miglioramento, non però rispetto ai risultati del­ l’anno precedente ma rispetto ai dati del mese di luglio.

Nel mese d’agosto si ebbero infatti queste cifre:

Agosto 1 8 8 4 Agosto 1 8 8 5

Importazioni Lire sterline 29,610,739 28,956,976

Esportazioni » 19,802,057 18,494,633

Riesportazioni » 4,077,161 3,346,987

Per gli otto mesi la situazione si riassume nel seguente modo :

issa

Importazioni Lire sterline 262,753,496 253,207,443

Esportazioni » 156,463,152 142,066,567

Riesportazioni » 42,042,173 38,258,182

Queste cifre ci dicono che nei primi otto mesi del 1 8 8 5 l’ importazione diminuì del 3 . 6 percento, l’esportazione del 9 . 2 per cento e le riesportazioni cioè il commercio di transito del 9 per cento.

Queste cifre si decompongono brevemente così: Aumentarono nel 1 8 8 5 lè importazioni dei pro­ dotti alimentari esenti da dazio; il tabacco, gli oli, gli oggetti manifatturati e gli articoli diversi. Al con­ trario la diminuzione nelle importazioni si accentua rilevantemente nelle materie prime ed ammonta a 2 6 7 milioni di franchi. Questo fatto trova la pro­ pria origine nello stato generale del mercato, nelle preoccupaz’oni che la situazione politica va susci­ tando e nella scemata attività degli scambi. Il cotone e la lana importati diminuirono pure del 6 . 1 8 per cento il primo, del 5 . 2 per cento la seconda. In­ vece crebbe la importazione dei prodotti alimentari quali la carne fresca e salata, i cereali, le ova ecc. Nelle esportazioni vi è diminuzione su tutta la linea, ma specialmente nei metalli e nei tessuti. Si capisce come questo fatto debba rendere assai timorosi gli inglesi e come siano spinti a ricercarne le cause onde provvedervi. Il difficile è naturalmente di sceverare in tali questioni le cause apparenti dalle reali e di salvarsi dall’ influenza dannosa di coloro che hanno già bell’ e trovata la ricetta, nella protezione càute que càute.

Il Conte G. Tornielli Brasati di Vergano R. Mi­ nistro a Bucarest ha pubblicato non è molto una sua relazione intorno alco m m ercio estero della Ru­ marne, che fa seguito ad altre che videro la luce negli anni 1 8 8 1 , 1 8 8 2 e 1 8 8 3 .

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