L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO V IE IN TERESSI P R IV A T I
Anno XII - Voi. XVI
Domenica 27 Decemhre 1885
N. 608
IMPOSTA FONDIARIA
R ic e v ia m o e p u b b lic h ia m o la s e g u e n te le t tera , su lla q u a le r ic h ia m ia m o l ’a tte n z io n e d e lla sta m p a . A b b ia m o tim o re c h e il v o to r e c e n te n on a b b ia r is o lu ta a lc u n a d e lle q u e stio n i c h e son o co m p rese n e l p ro g etto p er il rio rd in a m en to d e ll’im p o sta fo n d ia ria .
S e n z a esp rim ere ora il n ostro g iu d iz io , c i p are c h e la le tte r a se g u e n te c o n te n g a c o n c e tti d e g n i d i c o n s id e r a z io n e ; n o n m a n c h e r e m o d i e s a m i n a r li.
Caro Direttore,
La discussione generale sul riordinamento della imposta fondiaria ha dimostrato, a mio avviso, col'a maggiore evidenza che invano si tenta ancora di adattare le nuove idee alle vecchie falsarighe.
Un progetto di legge elaborato da una dotta Com missione, illustrato da una voluminosa ed erudita re lazione, spiegato da tanti articoli, opuscoli, libri e discorsi che, dal 21 dicembre 1882 (giorno della presentazione) alla fine di novembre 1885 (quando incominciò la discussione) hanno illuminato rappre sentati e rappresentanti, — un progetto così sminuz zato, esaminato e vagliato, in altro tempo non avrebbe incontrata alcuna difficoltà davanti a qualsivoglia assemblea.
Oggi invece tante fatiche furono spese inutilmente e — non occorre dimostrarlo — produssero, in quanto a conversione, un effetto assolutamente negativo. Il Governo è stato costretto, dopo un mese di discus sione, ad accettare che si lasciasse nel fatto impre giudicata ogni questione, non osando mantenere che la votazione si facesse almeno sull’ordine del giorno presentato dall’ on. Bonghi. — Perchè tutto questo?
Lasciamo a parte tutte le cause prossime politiche, regionali, private, che hanno influito più o meno at tivamente sull’ attitudine dei deputati ; mi sia per messo di considerare per un momento le cause remote di cui il paese e la Camera subirono, forse incon sapevolmente, l’azione, cause che talvolta vidi accen nate, sebbene troppo fuggevolmente, nel vostro E co nomista.
lo ne veggo due principali :
la prima che la proprietà fondiaria non ha più, nè nel diritto pubblico e privato, nè nella economia politica, quella funzione che aveva altra volta e che la costituiva la proprietà per eccellenza con carat teri singolari, con azione speciale, con privilegi e con dizioni tutte sue proprie ;
la seconda che l’ imposta sulla proprietà fondiaria non ha più nel bilancio dello Stato quel posto che aveva in altro tempo, e lungi anzi dal costituire la base delle entrate, ne è diventata un accessorio sem
pre più decrescente nella importanza.
E valga il vero. — Perduto il concetto giuridico del dominio che aveva il principe sul territorio e del quale investiva nel limite della proprietà ogni sin golo proprietario, la terra rimase più rispettata e più agognata tra le proprietà, perchè, nelle più gravi vi cissitudini, rappresentava il capitale meno esposto ad essere usurpato. Il concetto superlativo della proprietà, incluso nella proprietà delle terre, traspariva dal lin guaggio stesso popolare che, per indicare un uomo ricco, soleva dire : ì un uomo che ha delle terre al sole. Ma più tardi, svoltasi e sviluppatasi la ricchezza
sotto tante altre forme, quella fondiaria diventò una parte della ricchezza totale, tanto piu piccola, quanto più il totale cresceva. Anzi, perfezionatisi gli strumenti coi quali il valore della ricchezza si misura e coi quali si tiene conto delle sue oscillazioni, e per le nuove condizioni della civiltà diventato carattere singolare e profittevole della ricchezza la circolabilità, la pro
prietà fondiaria perdette assai della pristina estima zione, poiché, senza aumentare i propri pregi asso luti, rese più manifesti i propri difetti relativi, e tra questi la difficoltà di renderla circolabile, e i pregiu dizi storici dai quali è ancora circondata. E il lin guaggio popolare stesso se ne risenti; fuori delle cam pagne — dove tuttora rimangono le vecchie idee — se vuoisi indicare un uomo ricco, oggi si dice: è un uomo che ha della rendita, o che taglia dei coupons.
mi-lioni, l’ imposta rimane a 169 mimi-lioni, la proporzione è quindi dell’8 per cento; — nel 1880 abbiamo l’imposta a 175 milioni le entrate ordinarie a 2749 mi lioni, quindi il rapporto è solo del 6 per cento.
Si tenga conto che circa un terzo dell’ imposta è dato dai fabbricati e risulta che dall’essere oltre un quarto delle entrate, ò diventata meno della se dicesima parte.
Ma prendiamo lo stesso bilancio che ci offre la breve vita del regno d’ Italia; ecco un prospetto signi ficante; imposta fondarla (iu milioni) entrale ordinario (in milioni) rapporto 1862 C) 115.3 479 24 per cento 1863 o 117.2 520 22 » 1864 0 126. 4 (•) 132.4 572 22 » 1865 645 20 » 1866 92.9 604 15 » 1867 105.7 706 15 » 1868 114.9 741 15 » 1869 125. 3 868 14 » 1870 125.4 858 15 » 1871 128.4 945 13 » 1872 130. 7 994 13 » 1873 123.5 1.034 12 » 1874 123.5 1.058 11 » 1875 123. 7 1.092 11 > 1876 123. 8 1. 114 11 » 1877 123. 7 1.174 10 » 1878 123.9 1. 184 10 » 1879 124.0 1.222 IO » 1880 125.9 1.216 10 » 1881 126.4 1.272 9 » 1882 126. 3 1.294 9 » 1883 126.2 1.300 9 »
Quando saranno aboliti i tre decimi della impe sta e limitato il gettito di questo cespite a 97 mi lioni, secondo le dichiarazioni fatte dagli onorevoli Depretis eMagliani, avremo all’ incirca le proporzioni seguenti : imposta fondiaria 97 milioni, entrate or dinarie 1400 milioni, rapporto 6 . 9 per cento. A n -'- che da noi quindi la imposta fondiaria rappresenterà appena il quattordicesimo del totale delie entrate ordinarie.
Dunque è provato dai fatti più incontestabili che, come la proprietà fondiaria ha immensamente per duto della sua importanza per il sorgere di nuove forme e più perfette di ricchezza, così la imposta fondiaria ha perduto di importanza relativamente al bilancio, di cui è diventata una parte affatto secon daria.
E mi conviene, insistendo su questo punto, to gliere un’ altra illusione che molti si formano sulla efficienza della imposta nei casi d’urgenza del bilan cio. Si afferma infatti, sempre seguendo il pregiu dizio di altri tempi, che la importanza della impo sta fondiaria sta in ciò che lo Stato ha facilmente in essa, quando sia ordinata, un mezzo di accrescere le proprie entrate. Ma ove si rifletta un poco, si ve drà che questa non solo è una illusione, ma è in contraddizione cogli esempi recenti e geuerali. Quando lo Stato sia pressato da urgenza, non sono nè i dieci, nè i trenta milioni che possano oggi soddisfare ai suoi bisogni.; oggi si discorre di miliardi, od almeno di centinaia di milioni. È possibile chiedere una
(’) Compresa anche l’ imposta sui fabbricati.
anticipazione ai contribuenti della imposta fondiaria che, come si otteneva in altro tempo, equivalga ad un quarto od alla metà delle entrate ordinarie ? Od è possibile procurare una risorsa efficace al bilancio aumentando di uno o due decimi la imposta fon diaria? — Oggi le finanze hanno preso ben altro indirizzo e quando la urgenza stringe lo Stato, sono altri i cespiti, che gli offrono obbediente elasticità, ed ai quali si rivolge per ottenere efficace aiuto. La stessa discussione fatta alla Camera italiana in que sto mese, dimostra per qual via si proceda e con quali criteri.
Concludo da tutto ciò domandandomi se veramente valga la pena di fare della imposta fondiaria, che
darà all’Italia meno di 100 milioni, cioè il 6 per cento delle sue entrate ordinarie, una questione es senziale, come se avesse ad essere o potesse divenire il pernio del Bilancio. E, partendo appunto da questa conclusione, mi domando se non sia meglio che lo Stato, il quale, per la esperienza che se ne è fatta in altri paesi, deve vedere nel catasto estimativo uno strumento così imperfetto, così costoso e così pregno di sospetti, non debba scaricarsi, se gli è pos sibile di questa catena, e dopo essersi assicurata una sufficiente entrata, abbandonare la forma ed il modo ad altri enti che possono meglio adattare l’ imposta alle circostanze locali, così dissimili tra loro.
E cercando appunto se sia possibile procurare allo Stato questo sollievo, esprimo una idea, raccoman dandola a coloro che amano il lato pratico delle cose.
A buon conto sembra che tutti siamo d’accordo sui seguenti punti ;
I o fare il catasto geometrico come opera emi nentemente civile
2° ridurre fra tre anni l’ imposta a 97 milioni ; 5 “ rendere il meno possibile onerosi gli aggravi. Ora io considero che, secondo le più accreditate ed approssimative statistiche, il suolo del regno dà una superficie coltivata di 25 milioni di ettari così divisi :
Terreni aratorii con o'senza vite. 12 milioni di ettari P ra ti naturali ed artificiali.. . . 1 »
Boschi... 4 » P ascoli... 5 » Risaie, oliveti e c a s ta g n e ti.... 3 »
Non è possibile qui entrare a discutere quanto queste cifre sieno attendibili e meno ancora come si distribuiscano per regioni e provincie i 5 milioni di ettari di terreni incolti, ma per il mio ragionamento, che deve essere approssimativo, possiamo ritenere che la distribuzione di quel quinto di superficie incolta sia uni forme per ciascuna provincia; le differenze che esistes sero potranuo essere corrette dal catasto geometrico. -— Ad ogni modo è evidente che quando lo Stato si limiti a domandare alla imposta fondiaria solo 100 milioni, non vi è alcuna ragione di determinare me diante un catasto estimativo una base di ripartizione, la quale non solamente incontrerebbe grandi dif ficoltà ad essere accolta e costringerebbe il Governo a nuove e meno giustificate concessioni, ma non rap presenterebbe un’opera duratura, se, come può spe rarsi, l’agricoltura italiana saprà progredire e met tersi, al pari di quella inglese, francese e belga che danno un prodotto lordo per ettaro doppio e triplo del nostro.
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ne facesse un cespite di entrata limitato a 100 milioni circa, mi pare che potrebbersi adottare i se guenti criteri :
1° Lo Stato abbandona la percezione della imposta fondiaria alle provincie.
2° Ogni provincia pagherà allo Stato un canone di imposta fondiaria commisurato in ragione della superficie coltivata, con un minimo di L. 3 per et taro ed un massimo di L. 6 per ettaro.
3° A stabilire il canone provvedere ciascuna provincia mediante un proprio catasto estimativo, com
piuto da una commissione nella quale sarà rappre sentato lo Stato, e che dividerà i terreni in quattro categorie, secondo la specie di coltura ; il canone si stabilirà attribuendo alla classe inferiore L. 3, alla superiore L. G per ettaro.
4° Determinato così il canone provinciale, una commissione provinciale lo distribuirà su ciascun co mune, ed una commissione comunale per ciascun proprietario o per catasto estimativo, o per denuncia, o con un qualsivoglia altro sistema che sarà appro vato dal Consiglio provinciale o comunale ed appro vato con decreto reale.
5° Il canone fissato durerà un quinquennio e la revisione ogni quinquennio sarà fatta sulla base degli atti di vendita, d’accordo tra 1’ amministrazione provinciale e l’ufficio del registro.
6° Le sovrimposte non potranno in nessun caso essere maggiori del canone governativo.
Molto più spazio di quello che non mi sia per messo di chiedervi mi sarebbe necessario per svol gere questo concetto, che mi parrebbe conciliativo e che toglierebbe ogni questione. Non voglio con so verchie considerazioni rendere troppo lunga questa mia e perciò mi limito a domandare fino d’ ora il permesso di difenderla e spiegarla nel vostro perio dico, quando la vedessi discussa dalla stampa.
Solo mi preme, per illustrare il mio assunto, pre sentare i seguenti elementi.
La superficie ed il contributo di ciascuna regione sarebbero i seguenti : E t ta r i Im posta P iem onte... L o m b a rd ia... V eneto... S v iz z e r a ... E m ilia ... Marche ed Umbria . . Toscana : ... L a z i o ... Meridionale Adriatico . » Mediterranea S ic il ia ... Sardegna ... 2, 926,900 14,554,270 2.352.700 22,340,817 2,350,400 11,602,373 530,400 1,555,619 2.051.500 12,345,988 1.933.700 6,567,826 2.402.200 7,166,410 1.191.700 4,307,792 3.940.500 12,565,089 4.591.100 19,816,839 2.924.100 8,752,254 2.431.200 3,098,743 T utto il Regno . 29,629,400 124,715,023 Abbiamo quindi p e r ettaro i seguenti contributi,
tenendo conto che si tratta di superficie senza di stinzione tra coltivata e no.
Lombardia... 9. 49 Emilia...6. 01 P ie m o n te ... 4. 97 V e n e to ... 4. 93 Meridionale Mediterr. 4. 32 Lazio . . . 3. 61 Marche ed Umbria 3.39 Meridionale Adriat. 3.18 S icilia... 2. 99 T o sca n a... 2. 98 L i g u r i a ... 2. 92 Sardegna . . . . 1.27 Ora, mantenendo lo sgravio dei tre decimi, è evi dente che si potrebbe ottenere da'qui a venti anni
quando sarà compiuto il catasto geometrico, una ri- partizione, che per ogni provincia lasci un margine tale da essere poi successivamente corretto, e che non produca alcuno di quegli inconvenienti che oggi minaccia il progetto di legge in discussione.
E non aggiungo parola attendendo il giudizio vostro e della stampa.
Ak m i n i u s.
IL PROGETTO DI LEGGE
por l ’ ordinamento del Credito Agrario
La potenza del credito non si è ancora fatta sen tire, come pur sarebbe necessario nella industria agraria. Lo stato di transizione, nel quale, per le mutate condizioni economiche, oggi trovasi l’ agri coltura rendono, infatti, alquanto timoroso il capitale a cercarvi fecondi collocamenti. Le stesse caratte ristiche della industria agraria, più lenta nei suoi movimenti delle altre industrie, meno suscettibile per ciò di una larga partecipazione alla vita finanziaria del paese, rendono da un lato più difficile che essa vi attinga largamente i mezzi per sopperire ai pro pri bisogni e dall’ altra più opportuna 1’ opera del legislatore tendente a facilitare le sovvenzioni alla agricoltura. Di qui la origine di varie leggi e pro getti sul credito agrario che si riscontrano o in vigore o in discussione presso gli altri Stati.Da noi c’ è un progetto dell’ onorevole Grimaldi, pel quale il relatore della Commissione parlamen tare, onorevole Pavesi, ha già steso, con lodevole sollecitudine, un elaborato e pregevole rapporto.
Il progetto si divide in tre parti : nella prima si contengono le discipline pei prestiti agrari o, diciamo più esattamente, le guarentigie speciali che possono essere concesse all’ intento di agevolarli ; nella seconda si regolano i mutui aventi la tassa tiva destinazione di favorire le migliorie agrarie e la trasformazione delle colture; nella terza si deter minano le condizioni sotto le quali alcuni istituti, quelli cioè di credito ordinario e cooperativo e le Casse di risparmio, vengono autorizzati a concedere i prestiti a vantaggio dell’ industria agraria, alla stipulazione di mutui per miglioramenti e alla emissione di cartelle agrarie.
Di questo progetto il signor Felice Mangili ') ha fatto recentemente un accurato studio che racco mandiamo ai nostri lettori, per la competenza dello scrittore e per la chiarezza della sua trattazione. Il progetto, come nota giustamente il Mangili, è più ampio dei precedenti, ma neanche in esso mancano le lacune. Avremmo, per esempio, desiderato che anche in attesa del riordinamento degli istituti di emissione e delle opere pie si fosse inserita nello schema di legge qualche norma destinata a portare a prò dell’agricoltura il valido aiuto dei primi ed a porre un’ argine allo sperpero del patrimonio dei Monti frumentari. Ad ogni modo il progetto è mi gliore dei precedenti e molte delle norme contenute nel progetto sono lodevoli e furono attinte dalla le gislazione belga, la più recente e la migliore, e dai
progetti francesi ; altre concretano i voti espressi in j lavori economici, nei congressi delle Banche po polari o in adunanze di agricoltori.
Procedendo ad analizzare il progetto in discorso troviamo anzitutto la questione se o meno convenga stabilire che il credito debba essere largito solo al lorquando risulta provato che ha per ¡scopo l’ in teresse dell’agricoltura. Alla camera belga il Ministro Graux, allorché si discusse una legge consimile, diceva che la causa del privilegio essendo l’ inte resse dell’ agricoltura', esso dev’ essere limitato ai prestiti fatti a questo scopo e il cui prodotto ha ricevuto un impiego agricolo che la legge giudica degno di protezione. Ma questa opinione non ebbe l’appoggio nè della Camera, nè del Senato e nella legge 15 Aprile 1884 non si trova il più lontano cenno di quella speciale destinazione che il Ministro Graux voleva fosse data ai prestiti agrari. Anche nel progetto peli’ ordinamento del credito agricolo mobiliare, presentato al Senato francese nella tor nata del 20 Luglio 1884, non si imponeva obbligo alcuno nell’impiego delle somme largite. Con esso era soltanto stabilito che i tribunali di commercio fos sero competenti a decidere sulle obbligazioni con tratte dai proprietari di fondi rustici, dagli affittaioli, coloni o mezzadri quante volte le medesime aves sero per ¡scopo una operazione agraria ; ma la Com missione senatoria tolse anche questa condizione li mitandosi ad imprimere il carattere commerciale al biglietto all’ordine, anche di persone non commer cianti, senza punto occuparsi della causa per cui furono em essi; principio questo che già trovasi sancito nel nostro codice di commercio (art. 251).
Ora il progetto che esaminiamo esige un’ unica condizione, quella cioè che i prestili, ai quali intende concedere le agevolezze indicate nel progetto stesso, debbano essere fatti ai proprietari o conduttori di fondi rustici e non ad altri, cui non risponde il con
cetto da cui parte il progetto, quello cioè di favorire in genere il miglioramento delle condizioni econo miche degli agricoltori. Certo risolvendo la questione in questo senso i pericoli non mancano. Può avvenire che il proprietario in generale o il mutuatario si valga della somma avuta a prestito per ¡scopi diversi ila quelli delle migliorie agrarie, del vantaggio dell’agricoltura. Ma d’altra parte si pensi alle difficoltà, non poche nè lievi, che sorgerebbero se si volesse concederei! cre dito solo quando il vero impiego n ell’agricoltura è chia ramente provato? Senonchè, eliminalo questo punto, si presenta da regolare quello della garanzia che può prestare il mutuatario. 11 credito agrario, quello cioè che si rivolge all'agricoltura in quanto coltiva e produce, è essenzialmente personale. Ma le sole gua rentigie morali su b ie ttiv e non possono bastare, quindi occorre una garanzia reale e la più adatta è senza dubbio il pegno. Esso però richiedendo la consegna della cosa al creditore priverebbe l’agricoltore degli strumenti del proprio lavoro, sicché o riconoscere la validità del vincolo pegnoratizio, anche in man canza della materiale tradizione della cosa pegnorata, o sostituirvi un privilegio a favore di chi presta sulle scorte dell’ agricoltura. Vi è in ambi i casi una de roga al diritto comune, ma in generale si propende per
uella che fa creare dalle parti un privilegio, il quale, ¡regola,»; invece un diritto di prelazione che la legge accorda in riguardo alla causa del credito. Perchè però
il privilegio sia efficace il progetto ministeriale esige che risulti da atto scritto, il quale abbia acquistato
data certa per effetto della sua registrazione; ma la Commissione fece alla proposta ministeriale un ag giunta, stabilendo che i privilegi siano iscritti gra tuitamente sopra un registro speciale da tenersi dal conservatore delle ipoteche del circondario nel quale è situato l’immobile di cui fanno parte le cose sotto poste al privilegio e dove queste si trovano.
Sopra questo punto della deroga alla legge co mune noi abbiamo altre volte manifestata la nostra opinione contraria, e non è il caso di ripetere qui gli argomenti sui quali era fondata la nostra op posizione.
Quanto alla nuova proposta, la Commissione, cosi scrive, 1’ onorevole Pavesi, fu unanime nel delibe rare che dovesse ritenersi forma essenziale alla validità del privilegio la pubblicità mediante iscri zione ipotecaria e ciò non ostante sia fatto incon testabile la ritrosia generale degli agricoltori a far trapelare che ricorrono al credito anche quando è unicamente destinato ad operazioni sicure e lucrose della loro industria e così a fecondare ed accrescere il prodotto della medesima.
Il Mangili, tracciata la storia di questa proposta, non esita a mantenere la sua contrarietà per essa, già espressa altre volte, e dichiara essere convinto che il libro dei pegni abbia a tornare esiziale al credito agrario, nè gli sembra che l’eventualità, tanto temuta dagli avversari del pegno a domicilio, di vedere lo stesso oggetto due o più volte dolosa mente vincolato possa essere così frequente da re clamare la necessità di un registro destinato a rima nere continuamente colle pagine in bianco. E il Mangili combatte, ci pare validamente, la proposta di iniziativa parlamentare, specialmente pel costo del contratto e delle copie, della iscrizione, della dop pia nota, sopratutto della trasferta al capoluogo del circondario dove ha sede l’ufficio delle ipoteche e del probabile intervento »l’un avvocato o d’uu uomo d'affari. E I’ on. Grimaldi, accennando appunto a queste spese che sono poi altrettanti inciampi alla sollecita contiuuazione degli affari, aggiungeva che il complesso di queste spese giungerebbe a tale da rendere gravoso un prestito fatto a miti condizioni d’ interesse, ed in tal caso il fine supremo della legge resterebbe frustrato. Precisamente, e senza bardare poi, che trattandosi di credilo personale inte grato dalla garanzia del patrimonio agricolo mobiliare, la misura proposta dalla commissione sarebbe ecces siva e forse all’atto pratico renderebbe nullo il be neficio sperato dalla legge.
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Riguardo all* esercizio del credito agrario, essoviene affidato dal progetto agli istituti di eredito ordinario, a quelli di credito cooperativo e alle casse di risparmio. Il ministro di agricoltura può quindi autorizzare i suddetti istituti a far i mu tui per i miglioramenti quando, soli o consociati, abbiano un capitale versato o all’uopo specialmente assegnato di mezzo milione. I prestiti agrari! fatti dai privati sono adunque esclusi, e invero dice la relazione ministeriale, « da considerazioni d’ordine di verso sono stato indotto a restringere il privilegio agrario ai soli rapporti tra agricoltori ed istituti di credito, escludendone i singoli capitalisti. »
Certo sono questi istituti, escluse le Casse di ri sparmio, quelli cbe meglio di ogni altro possono disimpegnare le funzioni del credito agrario, ma le ragioni adotte per la esclusione dei singoli capitalisti non ci convincono. Se si vogliono accordare favori per agevolare il credito all’agricoltura, questi favori devono poter essere goduti da tutti coloro cbe sono disposti all’ osservanza della legge.
Finalmente 1’ articolo 28 stabilisce che i mutui sono fatti in contanti e le cartelle sono negoziate dagli istituti; ed è buona disposizione perchè gli agricoltori non hanno in generale nessuna attitudine alla collocazione dei titoli che loro venissero som- ministrati. Permettendo l’ emissione delle cartelle agrarie, il progetto dà ai maggiori istituti un mezzo per procurarsi i fondi indispensabili all’ esercizio del credito agrario; ma, osserva bene il Mangili, pei piccoli istituti il progetto non contiene veruna dispo sizione cbe valga a metterli in grado di procurarsi quei capitali a lunga scadenza indispensabile ad espan dere con maggior efficacia la loro azione. Certo una disposizione in proposito renderebbe più facile l’eser cizio del credito ai piccoli istituti. Non sappiamo quando il progetto potrà divenire legge, ma è desi derabile che il nostro Parlamento, senza derogare alla legge comune, completi l’opera iniziata già coll’orga nizzazione del credito fondiario e dia modo all’agri
coltura di lottare con successo nella presente crise, servendosi della potente leva del credito.
TEORIA E PRATICA
Sono ormai parecchi anni che noi siamo sulla breccia per portare il contributo delle nostre forze quali esse si siano alla difesa di quelle dottrine li berali, a cui noi siamo per antica fede devoti — non per quella fede che rasenta la superstizione, ma per quel razionabile ossequio, che deriva dall’avere in tutta coscienza e senza preconcetti studiati i fe nomeni dell’ ordine economico.
Noi non abbiamo mai confuso la teoria colla pra tica, ma abbiamo sostenuto che la pratica, che sdegna come guida ogni principio, diventa empirismo e non è degna del nome di arte di Stato.
« Mentre che il vento, come fa, si tace »; mentre i nostri legislatori prendono le vacanze e preparan dosi a nuove battaglie, che vogliamo sperare più frut tuose, ripetono : « Deus nobis naecotia fecit » — ci sia ermesso di esaminare alcuni fatti, i quali ci sem - rano una prova evidente di quanto abbiamo asserito.
Invano la teoria dimostrava l’assurdo di un rap porto fisso tra l’oro e l’argento. Dottrinarismo ! — gri
davano i bimetallisti amici dei temperamenti medii e delle mezze misure. Il giorno in cui si accorsero che l’argento sviliva, ebbero il rimedio pronto ; la limi tazione della coniazione degli scudi. Non bastava, e allora sospensione della detta coniazione. Ma l'argento seguitò a svilire senza darsi per intesa delle profezie, di cui oggi noi ci accingiamo a pagare le spese. E mentre dura la rinnovata Convenzione, si continuerà a invocare il bimetallismo universale col solito rap porto fisso. Solamente ci saranno due difficoltà, prima che il rapporto fisso rimarrebbe sempre un assurdo Con le sue conseguenze assurde; secondo che i prin cipali Stati non si sentiranno disposti a subire i pre cetti, magari del sig. Cernuschi. E la questione mo netaria continuerà ad essere fonte di imbarazzi fino a che non si avrà il coraggio di preparare il ritorno ai precetti, che scendono da que’ principii teorici tanto derisi e che pure, per citare un solo Stato, l’In ghilterra non si rassegnò mai ad abbandonare, anco quando la Francia nel 1867 lo offriva di fare una moneta d’ oro di 25 franchi in ossequio alla sterlina. Nel 1874 gli abusi, ai quali il corso forzato aveva dato luogo, imponevano il riordinamento della circo lazione cartacea. Evidentemente due sistemi si pote vano adottare, o libertà delle Banche sotto certe condizioni determinate dalla legge, o Banca Unica.
Non abbiamo bisogno di ripetere che noi stiamo per la seconda soluzione, e che la libertà delle Banche tanto meno ci sarebbe sembrata buona du rante il corso forzato. Ma insomma si poteva pre ferire l’uno o l’altro sistema. Invece si volle scegliere una via di mezzo ; Banca unica no, banche libere nemmeno; pluralità di Banche, un privilegio rila sciato a sei Istituti, l’ Istituto maggiore messo in linea cogli altri, come chi dicesse un granatiere che deve fare il passo, non più lungo di quello di un tamburino. Abolito il corso forzato, sciolto il con sorzio, si lasciarono per il resto stare le cose come erano, e così si va avanti e così forse si seguiterà fino allo spirare del privilegio. Eppure gl’ inconve nienti della legge del 187-4 si sono chiariti all’e v i denza ; eppure questo ibrido sistema è sorgente di continui imbarazzi. Si potranno trovare dei palliativi, ma non si troverà una soluzione vera e propria, finché non si adotterà risolutamente uno dei due sistem i preaccennati. La Banca Unica è per noi la soluzione migliore, specie nelle condizioni presenti del nostro Paese e mentre pesano sul mercato i biglietti di Stato a corso legale. Se poi si vuole la libertà, sia ; ma allora si lasci alle Banche la prima libertà, quella di fondersi. Quanto agli enti morali, non abbiamo bisogno di ripetere che li crediamo disadatti a funzionare come Istituti di emissione. La pratica è una gran bella cosa, ma non si giungerà al riordinamento della circolazione, se non si pren derà a guida qualche principio.
del corso forzato questo compito sarebbe degno di un ministro delle finanze come l’on. Magliani, e ci auguriamo che possa mantenere le fatte promesse. Ma anche qui occorre seguire, fatta ragione delle con dizioni diverse dei due paesi, l’esempio della riforma finanziaria inglese, la quale iniziata da Huskisson e proseguita da Peel e da Gladstone ebbe sempre degli obiettivi chiari di fronte a sè. Ristabilire lo equilibrio fra le imposte dirette e le indirette, sgra vare i prodotti di prima necessità e di generale con sumo, introdurre una tassa di compensazione gra vante sui redditi di qualunque natura, mite e da potersi accrescere quando sopravvengano avveni menti imprevisti, raddoppiando o triplicando il pro vento dello Stato; ridurre il debito pubblico, con vertirlo a mano a mano da perpetuo in redimibile ; ecco una riforma che onora un paese e un governo. Ma a seguire tale esempio, conviene fissare certi principi! da cui partire. Altrimenti avverrà che oggi si scemerà una imposta per contentare gli uni e se ne aggraverà un’altra senza altro criterio direttivo, che quello di riempire il v u o to , che è troppo poco — tanto più che non è indifferente imporre un peso od un altro, e non si sa poi sempre se quel vuoto si potrà riempire, senza contare che conviene non dimenticare la giustizia nella repartizione dei tributi.
Potremmo moltiplicare gli esempi. Ce ne asteniamo, perchè quelli che abbiamo portati ci sembrano più che sufficienti per dimostrare che le grandi questioni non si risolvono colla pratica sola, se si mettono da parte i principii. Riconosciamo la necessità di tener conto delle condizioni di tempo e di spazio e delle ragioni della opportunità, ma condanniamo anche una volta la politica economica delle mezze misure, dei temperamenti medi, che reputiamo funesto segno di questo marasmo, nel quale si sciupa e si perde un tesoro di forze, che colla guida di qualche principio potrebbero essere utilmente rivolte al bene generale.
Memori del pulsate et aperietur vóbis, noi insi
stiamo nella speranza che a lungo andare qualche cosa otterremo. A buon conto, nella questione dei dazi protettori o compensatori sui cereali, la scuola liberale ha ottenuto una segnalata vittoria. Noi non contestiamo all’on. Lampertico il diritto di dimostrare che egli è venuto naturalmente a concludere in senso liberista nella relazione della Commissione d’ Inchiesta doganale ; ciò lo riguarda. Solamente ci domandiamo se dieci anni indietro sarebbe stato facile ottenere questo trionfo. Naturalmente molto resta da fare di fronte alle tendenze del socialismo di Stato, nè pur troppo il protezionismo, suo fratello carnale, ha smesso i suoi ardimenti, come prova la legge sulla marina mercantile. A ogni modo sappiamo di avere a di fendere una buona causa e sappiamo del pari che Roma non fu fatta in un giorno.
RIVISTA ECONOMICA
La discussione della Convenzione monetaria a lla Ca mera belga. — Il bimetallismo in Germania. —
L'alcoolismo in Isvizzera. — / / Consiglio munici
pale di Pa rig i e la classe operaia.
La nuova convenzione monetaria della lega latina è stata approvata dalla nostra Camera dei deputali senza discussione con voti 261 favorevoli e 58 contrari;
è stata pure approvata dalla Svizzera, dalla Grecia, dal Belgio e lo sarà indubbiamente anche dalla Francia. Alla Camera Belga l’on. -Fróre-Orban ha preso la parola per combattere la convenzione e biasimare la condotta del governo Belga nella seconda fase delle trattative. L’ illustre deputato considera la con- venziotìe come una transazione onerosa tanto pecu niariamente, quanto moralmente, e la reputa una ca pitolazione inutile e biasimevole. L’oratore fu severo non solo nell’apprezzamento della origine della at tuale situazione monetaria, ma anche nella sua cri tica delle stipulazioni internazionali presentate al Parlamento. Pel Frère-Orban tutti gli imbarazzi, per ciò che si attengono al Belgio, provengono dalla co niazione eccessiva dell’argento durante gli anni 1872 e 1876. Quanto alla convenzione la reputa in con traddizione colle dichiarazioni fatte dal Gabinetto nella seduta dell’ 11 agosto scorso ed approvate da tutta la Camera. Quando un governo demonetizza, egli disse, non è strettamente obbligato di subire la perdita. La legge è formale. Ma ragioni di Stato e di equità lo spingono nella maggior parte dei casi a far intervenire i poteri pubblici. Ma quando
non si demonetizza, non si deve nulla. Ebbene, la
clausola di liquidazione è ¡’obbligo di pagare quando non si deve e non si potrebbe immaginare conce zione più bizzarra. La convenzione contiene un germe di morte; essa perirà tra cinque anni dacché l’esca del guadagno da farsi sull’ argento, la renderà ste rile. Parlarono anche gli on. Pirmez, Beernaert (ministro) e Jacobs (relatore) e ciascuno di essi cercò di dimostrare il vantaggio che il Belgio aveva di conchiudere nuove stipulazioni, anziché ritirarsi dalla lega. Il punto sostanziale di divergenza tra i sigg. Frère e Pirmez consisteva del resto in ciò che il primo non ammetteva pericoli seri nella liquida zione naturale, dacché essa non può effettuarsi istan taneamente; l’altro ritiene il nuovo accordo preferibile alla rottura completa. Comunque sia di ciò, notiamo per ultimo che dalle dichiarazioni dell’on. Ministro risulta chiaramente il proposito nel governo belga di procedere a una lenta demonetazione di parte dell’argento coniato. Si ha dunque nel Belgio perfetta conoscienza della situazione e la si guarda in faccia serenamente, ma col fermo pensiero di far quanto è possibile per stornare da sé i danni che possono derivare dalle pretese ingiuste d’ un altro paese.
__ I campioni del bimetallismo in Germania non si danno per vinti malgrado il voto dell’ultima sessione del Reichstag sulla mozione del Kardoff, il capo del par tito bimetallista. Essi pensano che se riescono a deter minare un cambiamento di opinione nel Cancelliere, la lotta è subito decisa in loro favore. Già la maggior parte dei membri del centro ultramontano sono guada gnati alla causa del bimetallismo, essi seguono il sig. von Schalscha che sostenne l’agitazione contro il tipo unico.
fa-27 décembre 1885
L’ E C O N O M I S T A
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vorevole al doppio tipo. — Gli agrari e i bimetal-lisli — questi due nomi diversi significano in fondo la stessa cosa — preparano un nuovo as salto contro il tipo aureo pel mese di Gennaio p. v. Essi si apparecchiano per la battaglia facendo in viare da ogni parte delle petizioni contro il mono metallismo firmate da migliaia di piccoli artigiani e di contadini che non occorre dirlo non capiscono nulla della spinosa quistione.
Per ultimo ò degna di nota questa circostanza. Il deputato liberale sig. Ludwig Bamherger, uno dei più abili difensori del tipo aureo, ha pubblicato uno studio contro il bimetallismo — dìe Schicksale des lateinischen Münzbundes ; — ma la tesi contraria
ha già fatto grandi progressi nella stampa officiale. La prova migliore è che il sig. Bamherger è com battuto da tutti i giornali che vivono sul cosidetto « fondo dei rettili, » segno questo che nelle alte sfere governative si vuole il bimetallismo senza
osare di introdurlo, almeno pel momento.
— L’alcoolismo in lsvizzera ha preso tale estensione che si è cercato recentemente di mettervi un freno. Per comprendere la gravità del male, di quella che fu deita la « peste dell’alcoolismo » basta notare che
il numero dei suicidi aumenta in proporzioni enormi e l’intossicazione alcoolica decima addirittura certi can toni. Cosi nei cantoni di Soleure e di Neuchâtel la sta tistica stabilisce che il decimo dei decessi è dovuto all’alcool. Le cifre esatte sono 10,1 0 |0 pel cantone di Soleure, 10,2 0(0 pel cantone di Neuchâtel. La stessa statistica officiale accerta che quasi tutti i delinquenti sono ebriosi. E quelli che non giungono al delitto sono colpiti o dalla pazzia o dal l’abruti— mento completo.
Questo stato di cose ha preoccupato le Camere federali che hanqo sottoposto all’approvazione popo lare parecchie aggiunte alla Costituzione. Per esse la fabbricazione e la vendita delle bevande distil late saranno d’ora in poi sottratte alla libertà del commercio e della industria. I cantoni avranno conse guentemente il diritto di sottomettere alle restrizioni richieste dal benessere pubblico l’esercizio del me stiere di albergatore e il commercio al minuto delle bevande spiritose. In altri termini potranno limi tare il numero degli spacci in conformità del bisogno e del numero della popolazione. Il diritto di dazio e
di ohmgeld cantonali e commerciali sui vini ecc.
sono aboliti. La Confederazione ha inoltre il diritto di decretare in via legislativa delle prescrizioni sulla vendita e la fabbricazione delle bevande distillate. Tuttavia i prodotti destinati all’ esportazione o resi dalla preparazione impropri al consumo non sa ranno tassati. Il provento netto della Confederazione risultante dalle tasse sulla distillazione indigene e dal rialzo corrispondente dei dazi d’entrata sarà ri partito fra tutti i cantoni proporzionalmente alla loro popolazione.
I cantoni sono obbligati a impiegare almeno il dieci per 0 |0 delle entrate per combattere l’aìcoolismo nelle sue cause e nei suoi effetti. Se la nuova legge è messa in vigore prima del 1890 i dazi e \'ohm geld sui vini ecc. saranno aboliti tosto che essa
entrerà in vigore. I cantoni o comuni che ne risen tirebbero una perdila riceveranno una indennità fino al 1890, prelevata sul prodotto dell’ imposta fondiaria prima di qualsiasi ripartizione tra i cantoni.
Misure analoghe sono state riconosciute efficaci in diversi stati, specialmente in Svezia. Ma non si
può disconoscere che la lesione al principio della libertà economica non è lieve, e se essa non ha per compenso effetti salutari sulle abitudini delle classi popolari non si può certo ammetterla.
— Il consiglio municipale di Parigi ha voluto fare qualche cosa per gli operai senza lavoro, ma alla maniera dei socialisti o dei protezionisti che fanno grandi promesse, studiano male le questioni e non concludono nulla. Una commissione si è posta a l l’ opera e dopo mollo discussioni è venuta a con clusioni tali che lo stosso consiglio municipale, in maggioranza radicale, non potò approvare. Tra le proposte respinte o’ era quella di ridurre le ore di lavoro, motivata dalle solite ragioni. Ma il consiglio coi seguenti considerandi ha pensato che era meglio non farne nulla:« — considerando che di fronte alla crisi attuale, le conclusioni della commissione sa rebbero un pericolo per l’ industria francese e per la popolazione operaia ch’essa impiega — che esse con trasterebbero collo scopo che si propone il consiglio e che ha affermato votando il nuovo prestito, cioè far cessare la crise e dare lavoro a tutti, ecc., — il consiglio passa all’ ordine del giorno su tutte le proposte della Commissione. »
Il consiglio municipale di Parigi questa volta ha visto il danno che sarebbe derivato dal suo inter vento nelle questioni d’ indole economica o meglio si è accorto dell’errore che stava per commettere. E pur troppo il buon senso nelle deliberazioni di quel corpo locale è così raro e intermittente, che valeva la pena di tenerne conto.
LA SITUAZIONE DEL TESORO
a l 30 novem bre 1885
Il conto del Tesoro al 30 novembre dava i se guenti resultati:
A t t i v o :
Fondi di Cassa alla scadenza dell’eser
cizio finanziario 1884-85. . . L. 383,360,000.00 Crediti di Tesoreria alla scadenza
dell’ esercizio suddetto . . . . » 64,269,624.53 Incassi dal 1° luglio a tu tto no
vembre 1885 ...» 570,885,834.33 E n trata s tra o rd in a ria ...» 169,854,385.80 Debiti di Tesoreria al 30 nov. 1885 » 496,578,906.35 L. 1,624,938,751.25
P a s s i v o s
Debiti di Tesoreria alla scad. dell’eser
cizio finanziario 1884-85 . . . L . 553,449,557.20 Pagam enti dal 1° luglio a tutto
novembre 1885... » 552,789,981.80 Crediti di Tesor.a a l30 nov. 1885 » 124,951,817. 04 Fondi di Cassa al 30 nov. 1885 » 393,747,395.21 L . 1,624,938,751.25 Dal prospetto comparativo degli incassi e dei paga menti apparisce che nel mese di novembre gli incassi ammontarono aL . 1 35,992,437.96 con un aumento sul mese corrispondente del 1884 di L. 65,083,178.12.
nei tabacchi da attribuirsi in gran parte alle mag giori vendite nei giorni che precedettero la eleva zione deile tariffe dei prezzi; L. 2,151,588.11 nei seryizi diyersi, aumento derivante dal versamento della quota spettante alla Stato sui prodotti dell’eser cizio per le ferrovie dell’ Adriatico, versamento che non poteva verificarsi nel novembre dell’ anno scorso, e infine un aumento di L. 3 3 ,5 7 5 ,4 0 1 .5 0 alla cate goria « Costruzione di strade ferrate » ottenuto iu parte dal passaggio del conto corrente della Teso reria centrale al bilancio dello Stato del prezzo del materiale mobile versato dalle tre società ferroviarie, ed in parte dal prodotto di rendita alienata per co struzione di ferrovie.
I pagamenti nel mese di novembre scorso ammon tarono a L. 88,973,848.61 contro 8 6 ,2 7 4 ,8 0 4 .7 1 nel novembre del 1884.
Dal 1* luglio a tutto novembre gli incassi ammon tarono a L. ¿ 8 0 ,7 4 0 ,2 2 0 .7 3 con un aumento sul pe riodo corrispondente del 1884 di L. 1 2 8 ,0 7 4 ,3 6 5 .6 0 nel quale aumento il capitolo costruzione di strade ferrate vi figura per L. 70,213,598.60 e le partite di g iro per L. 7,874,230.50.
Nello stesso periodo i pagamenti sommarono a L. 5 5 2 ,7 8 9 ,9 8 1 .8 0 contro L. 5 0 8 ,1 4 9,032.17 nei primi cinque mesi dell’esercizio finanziario del 1 8 8 4 -1 8 8 5 .
II seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi nel mese di novembre e le differenze con le previsioni del bilancio e con gli incassi ottenuti nel novembre del 1884.
Differenza | differenza Incassi col cogli nel nov. dodicesimo incassi
1885 preventivato del nov. 1884 1,673,150 -1- 65,924 4 - 188,322 36,334 —14,284,025.— 921,093 1,886,887 _ 1 5 , 123,113 — 222,633 12,795,396'— 1,006,104^4- 579,785 1,468,190 + 30,690 4 - 305,486 45,699 — 34,634 — 42,705 1,886 46,373, 6,372, 16,988, 7,432, 4, 858, 3,186, 972, 5,928 1,218, 264, 42,599, 538 4 - 213 + 3 1 , 065 2, — 1, 4-41 53,205 4-539,980 4-30, 323, 714 + 297,310 265,463 32 182,770 288,323 25,208 196,306 393,118 205,588 761,247 2, 6. 188,117 329,480 118, 452 ,747,805 247,165 1,033 496, 968 30,922 41,266 , 151, 858 159,139 126.167 , 195,184
Ecco adesso il prospetto riguardante la spesa.
Pagamenti
Ministero del Tesoro... L. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. delle finanze di grazia giustizia e dei culti... degli affari esteri, deli’ istruz. pubb. dell’ interno... dei lavori pubblici della guerra... della m arin a... dell’agric. industr.
e commercio...
, Differenza Pagamenti Differenza ! coi pag.i
col 12.o del novemb. nel nov. preventivato| 1884 15.040,297 —46,982,282 — 4,589,747 12,069,597 — 2,895,812 — 3,414,177 2,688,951 — 134,908 4 - 73,362 713,280 4- 78,150— 75,317 2, 626, 464 j— 220,181 4- 223,111 8 ,0 2 2 ,3 6 3 '+ 2,684,664 4- 3,580,662 23,788,496 4 - 159,788* [5,813,892 7,053,023 1,097,472 5,002, 254 513,459 562,000 -21,998,875 + 7,333,341 — 2,395,544 + 1,817,506 85,847 . 2,639,043 To t a l e L . 88, 913,S
I pagamenti nel novembre scorso furono inferiori di L. 2 4 ,9 9 8 ,8 7 5 al 42° preventivato, e superiori di L. 2 ,6 3 9 ,0 4 3 a quelli eseguiti nel novembre dell'anno scorso.
Confrontando finalmente gli incassi e i pagamenti si ba :
Entrate nel novembre 4885. . . L. 455,992,437 P a g a m e n t i ... » 8 8 .9 4 3 ,8 4 8 Differenza in più nelle entrate L. 6 7 ,0 78,589 Nel novembre 4884 si aveva avuto :
E n t r a t e ...L. 9 0 ,9 0 9 ,2 5 9 P a g a m e n t i...* 8 6 ,2 7 4 ,8 0 4 Differ. in più nei pagamenti . L. 4,634,454
Entrata ordinaria effettiva
R edditi p atrim o n iali...L. Im posta fo n d ia ria ... Im posta sui red d iti d i ric
chezza m o b i l e ... T asse in am m inistrazione
d ella D irezio n e G en erale del D em anio ... T assa su l prodotto del m ovi
m en to a gran d e e piccola velocità sulle fe rro v ie. .. D iritti delle Legazioni e dei
C onsolati a ll’estero... T a ssa su lla fab b ricaz.d eg li s p iriti, b irra , ecc... Dogane e d iritti m arittim i. D azi in te rn i di co n su m o ... T a b a c c h i... S a l i ... ... M ulte e pene p e c u n ia r ie ... L otto ... ... P oste... T ele g ra fi... S e rv iz i d iv e rs i... Rimb. e concorsi nelle spese E n tra te d iv e rs e ... Entrata straordin. effettiva.
T o ta le ___ L . 149,660,817 4-35,847,092 4-68,349,099 Da questo prospetto comparativo resulta che nel mese di novembre scorso gli incassi superarono di Lire 3 5 ,8 4 7 ,0 9 2 1’ entrata m ensile preventivata, e furono superiori di L. 6 8 ,3 4 9 ,0 9 7 a quello otte nuto nel novembre del 4884. Nel prospetto ufficiale gli incassi raggiungono la cifra di L. 4 5 5 ,9 9 2 ,4 3 7 , ma questa differenza ò prodotta dal fatto che noi non abbiamo tenuto conto delle partite di giro, le quali non costituiscono una vera e propria rendita per lo Stato. Inoltre dobbiamo osservare ch e i minori in troiti ottenuti di fronte alla entrata mensile preven tivata nella imposta fondiaria , e in quella di ric chezza mobile dipende, che queste imposte che si riscotono di due mesi in due m esi, vennero pagate nel successivo m ese di decembre.
LA NAVIGAZIONE E IL
DI MESTE
Dal 1857 in poi non si era mai raggiunto un così alto sviluppo nel commercio del porto di Trie ste come quello che si ebbe 1’ anno scorso. Ce ne fanno sicura testimonianza le statistiche ufficiali dei- fi Impero Austro-Ungarico dalle quali desumiamo al cuni dati che hanno maggiore interesse. 11 valore complessivo del commercio di Trieste nel 4884 ascese infatti a fior. 6 3 4 ,0 7 9 ,2 3 0 ossia lire 4 ,5 8 5 ,4 9 8 ,5 0 0 con un aumento di 3 0 ,0 0 0 ,0 0 0 di fiorini, in cifra rotonda, sull’ anno precedente in rcui fu di fio rini 6 0 4 ,0 8 2 ,4 6 6 .
La cifra complessiva si divide così: — 346,709,044 fiorini, rappresentano il valore delle importazioni e dell’esportazione per via di mare e 2 8 7 ,3 7 0 ,4 8 9 fior, quello della importazione ed esportazione per via di terra. Genova nell’anno 4883 ebbe invece un mo vimento commerciale complessivo del valore di ap pena mezzo miliardo circa e precisamente di Li re 48 0 ,4 0 7 ,4 8 8 . A rendere così notevole il traffico di Trieste concorrono i coloniali, il petrolio _ e lo zucchero, specialmente dopo la introduzione dei dazi differenziali a favore della importazione per via di mare del caffè, del thè, delle droghe ecc. Sono da notarsi per quanto riguarda i rapporti coll’ Italia i seguenti prodotti importati per via di mare in Trieste:
La importazione degli aranci fu nel 4 8 8 4 di 423,251 quintali contro 447,417 nel 1 8 8 3 e la quasi totalità pervenne dall’ Italia (1 4 3 ,6 5 7 quintali).
27 decembre 1885
L’ E C O N O M I S T A
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36,961 e 2 6 ,7 8 3 quintali, dei quali 1 3 ,8 6 0 quintali diprovenienza italiana e 1 1,744 dalla Turchia. Anche la importazione dei fichi fu nel 1 8 8 4 di gran lunga minore quella dell’ anno precedente che fu di 1 5 8 ,1 4 4 quint., mentre nel 1884 fu solo di 123,147 quintali ; vi parteciparono la Grecia con 5 2,296 e l’ Italia con 2 7 ,8 3 6 quintali. Maggiore invece che nel 1883 fu f importazione di cedri e limoni che salì a 125,467 quintali contro 114 ,2 4 7 nel 1883. Parte principalissima vi ebbe l’ Italia che ne importò 121,451 quintali mentre la Turchia è rappresentata con soli 1982 e la Grecia con 1 9 9 8 quintali. La importazione del riso per via di mare è andata di anno in anno diminuendo. Invero da 1 4 4 ,5 8 6 quin tali nel 1881 scese a 1 1 7 ,019 nel 1882, a 9 6,917 ne! 1883 ed a 9 2 ,8 7 6 nel 1884. Alla importazione del riso f Italia partecipò con 6 6 ,8 3 4 quintali, la Germania con 15,467 quintali e con minori quan tità l’ Inghilterra e I’ Olanda. Quanto alla esporta zione quella del frumento fu quasi tutta rivolta verso F Italia che su 9 6 ,5 0 6 quintali figura per quint. 7 1 ,8 2 1 . Del carbon fossile esportato da Trieste nel 1 8 8 4 (9 1 ,6 4 5 quintali contro 9 7 ,5 1 4 nell’ anno prece dente) e 3 4 ,4 7 5 quintali vennero in Italia. La espor tazione del vino fu molto più notevole che nell’anno precedente essendo salita da 68,241 quintali quali si ebbe nel 1883, a quintali 9 7 ,5 8 4 dei quali circa 48 mila importati in Francia e circa 21 mila in Italia. Il valore delle merci importate ed esportate con navi aventi bandiera italiana da Trieste per T Italia e viceversa fu nel 18 8 4 di circa 18 milioni di fiorini; nell’ anno 1883 di oltre 25 milioni e nel 1882 di oltre 21 milioni. Il valore della espor tazione da Trieste per l’ Italia fu di poco più di 20 milioni di fior, nel 1884, di quasi 25 milioni milioni nel 18 8 5 e di 23 milioni nel 1 8 8 2 . Ora che si studia di migliorare il porto di Trieste è indu bitato che il commercio andrà aumentando sempre più. Tutto dipenderà però dall’ indirizzo della poli tica economica che l’Austria vorrà seguire dacché è affatto inutile impiegare le decine di milioni in miglioramenti portuali se si contropera con la poli tica del vincolismo alle facilitazioni naturali e a quelle che sono frutto dell’opera umana.
Le operazioni di credito e di risparmio ielle opere pie del Regno
Si sa che alcune opere pie fanno operazioni di credito e di risparmio. Fra esse vanno specialmente notati i Monti di pietà, e di pignorazione, e le Casse di prestanze agrarie, le quali in maggior numero sono sorte per la trasformazione dei Monti fram mentari.
Il Ministro di agricoltura, industria e commercio ha creduto utile di iniziare una ricerca tendente a conoscere l’entità delle operazioui di credito, e di risparmio compiute da queste speciali categorie di istituti di beneficenza.
Le indagini limitate a poche notizie sulla situa zione attiva e passiva al 31 dicembre 1 8 8 4 degli istituti predetti avendo dati buoni resultati noi ne riassumeremo le cifre principali. Cominciando dal l’africo troviamo i che prestiti su pegno di merci nei sedici compartimenti del Regno ascendevano alla fine del 18 8 4 a N. 2 ,9 2 6 ,5 8 0 per un valore di
lire 3 9 ,6 8 2 ,0 2 4 .2 7 ; le anticipazioni su titoli a N. 2,953 per L. 10,2 2 2 ,7 5 8 . 70 ; le cambiali in portafoglio a 3 ,5 5 4 per L. 1 6 ,6 2 4 ,1 5 1 .5 9 , i cre diti ipotecari a 2 55 per L. 6 ,7 0 8 ,2 8 7 . 0 2 , e gli al tri impieghi vi figurano per L. 4 8 ,8 5 4 ,8 6 7 .8 0 e quindi un attivo complessivo di L. 1 2 5 ,5 8 8 ,0 7 8 .8 4 .
Al passivo troviamo che i depositi a risparmio
ammontavano a N. 6 ,8 0 2 per L. 1 8 ,4 7 1 ,3 3 1 .2 1 ; i depositi in conto corrente a N. 5 ,9 6 2 per lire 61,055,253. 20 e gli altri mezzi disponibili a lire 7 ,5 1 8 ,5 4 5 .4 6 e cosi in tutto un passivo di lire 12 5 ,5 8 8 ,0 7 4 . 84 corrispondente alla cifra dell’attivo.
LE CASSE DI RISPARMIO POSTALI
È stato pubblicato dalla- Direzione Generale delle Poste il resoconto sommario delle operazioni delle Casse postali di risparmio a tutto il mese di ottobre 1885. Eccone i resultati :
Gli uffici postali autorizzati nel mese di ottobre a
fare operazioni di risparmio furono nove, che aggiunti ai precedenti danno un totale di 38 6 4 uffici.
I depositi eseguiti nel mese suddetto ammontarono a
L. 11,0 7 8 ,7 4 5 .2 5 dai quali sottratti i rimborsi avvenuti
nello stesso mese per la somma di L. 1 0 ,7 7 0 ,9 9 8 .2 5 , ne resulta una rimanenza attiva di L. 507,747.07.
Confrontando il movimento del mese di ottobre con quello precedente, abbiamo che i depositi furono
nell’ottobre maggiori di L. 1 ,2 7 2 ,6 5 1 .4 4 a quelli del mese di settembre, e maggiori furono pure i rimborsi per la somma di L. 3 0 ,087.28.
Nei mesi precedenti dell’anno in corso i rimborsi
sommarono a L. 1 0 8 ,1 9 8 ,9 9 7 .5 7 con una rimanenza
in più sui rimborsi di L. 20,375,270.58.
Dal 18 7 6 epoca in cui cominciarono a funzionare le casse di risparmio a tutto dee. 1 8 8 4 i depositi som
marono a L. 5 0 4 ,9 2 0 ,4 7 5 .9 6 a cui aggiungendo gl’in teressi capitalizzati in L. 1 4 ,7 0 3 ,7 9 4 .0 8 ne resulta una somma complessiva di L. 5 1 9 ,6 2 4 ,2 6 8 .0 4 , la quale raggiunge la cifra di L. 6 3 9 ,9 0 2 ,0 1 0 .2 2 se v i si ag giunge il movimento dei primi dieci mesi del 1 8 8 5 . Sottraendo poi da quella cifra complessiva l’ammon tare dei rimborsi per L. 470,874,092.33, si ha una rimanenza attiva di L. 169,027,918.59 superiore di
L. 3 0 7 ,7 4 7 .0 8 a quella esistente alla fine di set tembre.
Rapporto ai libretti abbiamo il seguente m ovi
mento:
Rimasti Emessi Estinti accesi
Nel mese di ottob. 1885 N. 19,721 9,902 9,819
Nei mesi precedenti del
l ’anno in corso... » 217,066 64,837 152,229 Dal 1876 a tu tto il 1884 » 1,172,141 156,813 1,015,376 P er cui rimangono libretti accesi... N. 1,177,376
il 1886 nella somma di L. 1 0 6 ,853.10 per 1 en trata e in pari somma per l’uscita ; formava la lista dì candidati per la Commissione di sconto presso la Sede del Banco di Napoli in Torino, e rapporto alla protezione legale delle fotografie la Camera inteso t rapporto di speciale Commissione, ritenuto che nel territorio di sua giurisdizione la produzione foto grafica è sviluppatissima, avuto riguardo all’ indole protettrice,delle leggi vigenti sulla materia nel R e gno Britannico, negli Stati Uniti di America, nell Im pero Germanico ed in altre nazioni, deliberò di appoggiare presso il Ministero di Agricoltura, Indù- • stria e Commercio i voti emessi^ dai principali foto grafi italiani nello intendimento di ottenere una legge che tuteli la proprietà delle riproduzioni fotografiche, assimilando alle opere d’ ingegno le immagini tratte dalla natura, o da opere di cui è libera la ripro duzione, colla fotografia. _
Camera di Commercio di Siena e Grosseto. —
I provvedimenti più importanti presi nella tornata del 4 dicembre furono i seguenti:
Nominava una commissione per lo studio di una nuova distribuzione delle sezioni elettorali, e per l’aumento del numero dei Consiglieri; rinnovava il ruolo dei curatori per il futuro triennio ; passava all’ordine del giorno su! progetto di una esposizione industriale in occasione del Concorso Agrario R egio nale che avrà luogo nel 1887 ; deliberava di appog giare la domanda dei sigg. Cialfi e Semplici tab- bricanti di laterizi per ottenere dalle società ferro viarie vagoni coperti e tariffa locale per il trasporto e spedizione dei mattoni ; passava all’ordine del giorno sulla istituzione di borse di studio raccomandata dal Ministero di agricoltura e commercio, non consen tendolo le condizioni del suo bilancio ; deliberava oi aderire alla domanda della- Camera di Commercio di Bologna relativa alle interruzioni temporanee dei trasporti ferroviari, e finalmente riguardo ai reclami contro le tariffe ferroviarie e doganali delibero che venga compilata una circolare da inviarsi ai piu importanti industriali e commercianti del distretto, invitandoli a far noti alla Camera tutti gli inconve nienti a cui hanno dato luogo le nuove tariffe fer roviarie e quelle doganali relativamente all’ industria o al commercio da ciascuno esercitato, ed assicu randoli dell’appoggio della Camera stessa.
Camera di Commercio di Savona. — Nella se duta del 2 4 novembre procedeva alla formazione delle terne pel rimpiazzo del presidente e ni due •nudici supplenti del tribunale di commercio, deli berava di non contribuire altrimenti la somma di L. 1000 all’ istituto tecnico nautico in detta citta ; stabiliva di appoggiare energicamente presso il Mi nistero la rimostranza della Camera di commercio di Bologna affine di ottenere modificazioni alle ta riffe ferroviarie riguardanti le interruzioni temporanee dei trasporti m erci, e deliberava poi in vista della minacciata chiusura degli opifici tessili di racco mandare alla competente autorità un eqùo tratta mento verso quei stabilimenti nello scopo di evitare le gravi conseguenze del provvedimento escogitato dagli esercenti con la rovina di tante famiglie.
La stessa Camera di commercio nella seduta del 1 0 dicembre dopo lo squittinio per la so stituzione di un giudice per il tribunale di com mercio, e dopo l’approvazione delle liste elettorali commerciali, deliberava di raccomandare al Mini stero del Commercio, e per esso a quello dei lavori
pubblici la domanda dei Sindaci di Affienga e di Garessio per ottenere che fra i 1000 chilometri di ferrovie secondarie vi sia compreso il tronco A l- benga-Garessio per la valle del Neva e aderiva m massima all’ iniziativa del Comitato costituitosi a lo - rino per la promulgazione di una legge sul avoro dei fanciulli e delle donne e ciò dopo breve discus sione da cui emersero i vantaggi e i svantaggi del provvedimento che sostituisce alle leggi di natura quelle sociali.
N O T IZ IE F IN A N Z IA R IE
Situazioni è lle banche di emissione italiane
Banca Nazionale Italiana
10 dicembre differenza Cassa e riserva L .260,778,000 — 2,314,000 Portafoglio.... » 375,193,000 12,031,000 Anticipazioni.. » 72,175,000 — Oro ...» 185,746,000 — 3,710,000 Argento . . . » 21,909,000 + 3,673,000 ( C ap itale...» 150,000,000 Massa di rispet. » 35,742,000 “ — lj Circolazione... » 537,879,000 - 14,086,000
f
Altri deb. a vista» 65,027,000 — 4,024,000Banca Nazionale Toscana
* 10 dicembre differenza [Cassa e riserva. L. 36,271,000 + 1 Portafoglio... » 40,502,000 - 8,334,000 Attilio (A nticipazioni... » 6,039,000 + Oro ... » 15,369,000 + 22,000 [A rg en to ... » 5,204,000 + 620,000 (C apitale... » 30,000,000 AMassa di rispetto » 3,342,000 ~ ~ ¿Circolazione--- » 65,533,000 — l ’O ^ ’OOO
(A ltri deb. a vista » 686,000 — 437,000
Banco di Napoli 10 dicembre differenza ICassa e riserv a .. L. 120,670,000 2,428,000 Portafoglio... » 97,247,000 — 452,000 ( A nticipazioni.. . » 48’,8 5 3 ,0 0 0 .- 276,000 (C apitale... » 48,750,000 \ Massa di rispetto » 10,928,000 I Circolazione^ .. • » 195*,910,000 - 7,973,000 i Contili, e altri debiti a rista » 49,209,000 2,721,000
Situazioni delle Banche di emissione estere.
Banca di Francia 24 dicembre differenza ( iU ( oro Fr. 1,167,375,000 + 2,305,000 tasso metall. t# 1,089,379,000 — 842,000 Portafoglio... 607,419,000 - 5,961,000 (A nticipazioni.. . 439,253,000 — 629,000 (C ircolazione... 2,786,477,000 + 2,017,000 |(Conti corr dello Stato. 157,842,000 + 4,219,000