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Determinazione dello stato di conservazione a livello di sito: i parchi nazionali italiani (pdf, 1.431 MB)

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DETERMINAZIONE DELLO STATO DI CONSERVAZIONE A

LIVELLO DI SITO: I PARCHI NAZIONALI ITALIANI

Rapporto tecnico finale

Progetto svolto su incarico del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare

Aprile 2009

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Claudio Celada (Direttore Conservazione Natura, LIPU – BirdLife Italia)

Con il Contributo di:

Dott. Enrico Bassi, Redazione della scheda sul Parco Nazionale dello Stelvio;

Dott. Mauro Bernoni, Redazione della scheda sul Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise;

Dott. Andrea Pirovano, Redazione della scheda sul Parco Nazionale Gran Paradiso;

Dott. Marco Zenatello, Redazione della scheda sul Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena

(3)

2

INDICE

1. Introduzione 3

2. Metodi 3

3. Trattazione dei singoli Parchi Nazionali 4

3.1. Parco Nazionale del Gran Paradiso 5

3.2. Parco Nazionale dello Stelvio 12

3.3. Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi 84

3.4. Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna 119

3.5. Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano 151

3.6. Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise 170

3.7. Parco Nazionale della Majella 219

3.8. Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena 242

3.9. Parco Nazionale del Circeo 269

4. Conclusioni 277

Ringraziamenti 283

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3 1. Introduzione

A livello di sito, è stata condotta un’indagine complessiva della disponibilità di dati ornitologici rilevanti per il presente progetto (essenzialmente informazioni demografiche e inerenti la distribuzione di dettaglio), all’interno dei seguenti Parchi Nazionali: i) Parco Nazionale del Gran paradiso; ii) Parco Nazionale dello Stelvio; iii) Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi; iv) Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna; v) Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano; vi) Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; vii) Parco nazionale della Majella; viii) Parco dell’arcipelago della Maddalena; ix) Parco Nazionale del Circeo.

Per quanto concerne il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, è stato realizzato tramite l’obiettivo 5 del progetto un Caso studio: “Specie steppiche e qualità ambientale. Fattori che impediscono uno stato di conservazione favorevole: un approccio comparato”, i cui risultati vengono descritti in un report separato.

2. Metodi

All’inizio del progetto, è stata inviata una lettera ad ogni singolo Parco Nazionale in cui veniva descritto il progetto e si richiedeva un incontro per verificare la disponibilità di elementi bibliografici inediti e report non pubblicati. Successivamente, è stato effettuato un incontro con tutti i Parchi Nazionali oggetto del presente report.

Oltre alle informazioni bibliografiche inedite raccolte direttamente durante la visita ai Parchi nazionali, altre informazioni sono state ottenute tramite bibliografia pubblicata su riviste specializzate di settore.

Per l’elaborazione delle schede relative a quattro Parchi Nazionali la LIPU si è avvalsa di consulenti che hanno svolto o stanno svolgendo da diversi anni ricerche specifiche in queste aree (Parco Nazionale del Gran Paradiso: Dott. Andrea Pirovano, Parco Nazionale dello Stelvio: Dott. Enrico Bassi, Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: Dott. Mauro Bernoni, e Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena: Dott. Marco Zenatello). Tali esperti hanno operato in stretto coordinamento con la LIPU per garantire un’omogeneità tra i siti della metodologia adottata per la compilazione delle schede.

La scheda complessiva della disponibilità di dati ornitologici per ogni singolo Parco Nazionale è stata impostata come segue: i) introduzione generale; ii) elenco delle specie in Direttiva Uccelli (79/409) analizzate come nidificanti e di cui si è potuto raccogliere

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4 informazioni sufficienti per elaborare una paragrafo specifico; iii) Distribuzione storica e attuale della singola specie analizzata nel Parco Nazionale; iv) Principali minacce per la specie; v) Status di conservazione attuale; vi) Indicazioni per la conservazione.

All’interno del paragrafo “status di conservazione attuale” é stato valutato il range, la popolazione e l’habitat di ogni singola specie analizzata, fornendo un giudizio complessivo della specie secondo la classificazione a “semaforo” (Favorevole = verde, Inadeguato = Giallo, Cattivo = Rosso), già descritto nei metodi (paragrafo 2.3) della relazione del primo volume: “Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna italiana” e che ha permesso una prima valutazione di analisi dello stato di conservazione delle specie dell’Allegato I della Direttiva Uccelli nei singoli Parchi Nazionali.

Inoltre, il range, la popolazione e l’habitat di ogni singola specie sono state confrontate con quello generale o se possibile, di regione biogeografica, analizzate nella descrizione specifica di ogni singola specie nel primo volume “Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna italiana”.

Infine, dopo l’analisi specifica di ogni singola specie trattata all’interno di ogni Parco Nazionale, è stato effettuato un riepilogo complessivo del “semaforo” di ogni singola specie trattata nel Parco Nazionale (non nel caso di una sola specie trattata).

3. Trattazione dei singoli Parchi Nazionali

Vengono di seguito presentate le trattazioni sintetiche inerenti l’avifauna dei singoli Parchi Nazionali, per quanto concerne le specie nidificanti comprese nell’Allegato I alla Direttiva Uccelli (79/409) i e per le quali si dispone di materiale sufficiente per la trattazione specifica. Solo nel caso del Parco nazionale del Circeo sono state trattate specie svernanti

(6)

5 3.1. PARCO NAZIONALE GRAN PARADISO

3.1.1. Descrizione generale del Parco Nazionale del Gran Paradiso

Il Parco Nazionale Gran Paradiso, istituito nel 1922 per salvaguardare dall’estinzione le ultime popolazioni di Stambecco alpino (Capra ibex), si sviluppa su di un territorio un tempo riserva reale di caccia. Il Parco Nazionale si estende per 72.000 ha a cavallo tra Piemonte e Valle d’Aosta occupando nel settore piemontese le valli dell’Orco e di Soana e, in quello valdostano, le valli di Cogne, Valsavarenche e Rhemes. Insieme al confinante Parco Nazionale francese della Vanoise, costituisce un’area protetta di oltre 120.000 ha.

Gran parte del territorio del Parco Nazionale è localizzato al di sopra dei 1.500 m s.l.m. ed è caratterizzato da un paesaggio aspro, con valli profonde, versanti scoscesi e numerosi ghiacciai.

Il massiccio del Gran Paradiso, intorno al quale si sviluppa il Parco Nazionale, tocca, con la cima più alta, i 4.061 m. La vegetazione arborea interessa circa il 20% della superficie complessiva del Parco Nazionale.

I boschi di latifoglie si estendono principalmente nel settore piemontese e sono costituiti da faggete e castagneti. Le conifere rappresentano le tipologie forestali dominanti: le pinete a pino silvestre (Pinus sylvestris) sono presenti principalmente nel settore valdostano, mentre le peccete, dominate dall’abete rosso (Picea abies) spesso mescolato al larice (Larix decidua), costituiscono i boschi più diffusi all’interno del Parco Nazionale ed occupano la fascia intermedia del piano subalpino fino a 1.800-2.000 m di quota. Alle quote superiori, fino al limite superiore del piano sub-alpino (2.200-2.300 m), si trovano le laricete, pure o miste con il pino cembro (Pinus cembra). Dal punto di vista faunistico, il Parco ospita una delle più ricche e meglio strutturate zoocenosi alpine; accanto infatti agli erbivori, tra i quali spiccano lo stambecco presente nel Parco con circa 2.600 individui e il Camoscio (Rupicapra rupicapra), di cui si contano approssimativamente 9.000 individui, è segnalata la presenza di predatori quali, il Lupo (Canis lupus), l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) e, occasionalmente, la lince (Lynx lynx). Recentemente nel Parco Nazionale è sempre più comune la presenza del Gipeto (Gypaetus barbatus), il cui ultimo esemplare si estinse in Italia proprio in Valle d’Aosta nel 1913 ed oggi tornato a volare sull’arco alpino grazie ad un progetto internazionale di reintroduzione.

(7)

6 L’area del Paco Nazionale Gran Paradiso è compresa nell’ Important Birds Areas (IBA) IT 008 “Gran Paradiso”, estesa per 117.275 ha e comprendente anche il territorio del Parco Regionale Naturale Mont Avic.

Il Parco Gran Paradiso coincide inoltre con il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e la Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT1201000 “Parco Nazionale del Gran Paradiso” inserite nella Rete Natura 2000 della Comunità Europea. Il SIC e ZPS proteggono 27 habitat di interesse comunitario, di cui 6 prioritari e specie animali e vegetali inseriti negli Allegati delle Direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli 79/409/CEE.

3.1.2. Specie in Direttiva Uccelli (79/409) analizzate come nidificanti nel Parco Nazionale del Gran Paradiso:

Aquila reale – Aquila chrysaetos

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7 3.1.3. Aquila reale – Aquila chyrsaetos

3.1.3.1. Distribuzione storica ed attuale della specie nel Parco Nazionale del Gran Paradiso:

L’Aquila reale ha subito in Europa, durante la prima metà del 20° secolo, un forte decremento principalmente a causa della persecuzione diretta ad opera dell’uomo. Attualmente è considerata rara con numerose popolazioni in declino (Haller e Sackl, 1997). La popolazione alpina risulta invece stabile o localmente in incremento (Haller e Sackl, 1997) con una popolazione nidificante di circa 1.200 coppie (www.aquialp.net, 2005).

L’Aquila reale, sebbene abbia subito un forte calo della popolazione nella prima metà del secolo scorso, è sempre stata presente nel territorio del Parco, a differenza di un altro grande rapace, il Gipeto, il cui ultimo esemplare alpino è stato ucciso nel 1913 in Valle di Rhemes.

La popolazione di Aquila reale del Parco Nazionale del Gran Paradiso è monitorata dagli anni

’70 del secolo scorso, sebbene con maggior regolarità dai primi anni ’80 (Mellone, 2007).

Nel corso di 26 anni di monitoraggio, gli effettivi della specie sono più che raddoppiati, passando dalle 10 coppie censite nel 1982 alle 25 del 2007 (Tab. 1; dati Parco Nazionale Gran Paradiso e Paolo e Laura Fasce).

La specie è presente nel Parco Nazionale con una densità pari a circa 23 coppie territoriali/1000 km2, uno dei valori più alti registrati sull’arco alpino (Mellone 2007). La produttività media delle coppie, (espressa come n° di giovani involati sul n° di coppie controllate), calcolata dal 1973 al 2007, è di 0,54 juv/coppia - valore che si colloca vicino ai valori medi riscontrati per le Alpi (0,53) – e mostra negli anni un leggero decremento (Fasce & Fasce 2009). Questo trend può essere messo in relazione, come hanno evidenziato diversi studi, con l’aumento della densità della popolazione (Fasce & Fasce 2009; Haller, 1996; Jenny, 1992). Questi dati, uniti alla bassissima Nearest Neighbour Distance (NND media = 3,95 km) che rappresenta la distanza media tra i nidi ed il fatto che vi sia una percentuale bassa di esemplari non adulti tra i riproduttori (4,3%), indicano che la popolazione di Aquila reale del Parco è in salute, stabile e che probabilmente ha raggiunto o è prossima alla capacità portante dell’ambiente, probabilmente grazie all’elevata disponibilità di prede (specialmente marmotte e carcasse di ungulati) e allo scarso disturbo antropico (Mellone, 2007).

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8 Tab. 1 - Monitoraggio dei nidi di Aquila reale nel P.N. Gran Paradiso

ANNO

COPPIE CONTROLLATE

JUV.

INVOLATI PRODUTTIVITÀ

1982 10 7 0.70

1983 10 7 0.70

1984 12 9 0.75

1985 11 5 0.45

1986 15 7 0.47

1987 14 7 0.50

1988 11 11 1.00

1989 11 5 0.45

1990 15 9 0.60

1991 12 8 0.67

1992 14 8 0.57

1993 13 11 0.85

1994 17 6 0.35

1995 13 9 0.69

1996 17 6 0.35

1997 15 10 0.67

1998 16 7 0.44

1999 17 7 0.41

2000 17 8 0.47

2001 20 5 0.25

2002 20 6 0.30

2003 21 13 0.62

2004 22 8 0.36

2005 23 10 0.43

2006 24 14 0.58

2007 25 11 0.44

3.1.3.2. Principali minacce per la specie

In generale i principali fattori di disturbo per l’Aquila reale sono rappresentati dal disturbo antropico. Se infatti gli episodi di persecuzione diretta sono diminuiti negli ultimi decenni, attività sportive quali lo sci alpinismo o l’arrampicata sportiva possono ad esempio arrecare un forte disturbo alla specie e causare numerosi insuccessi nella riproduzione (Jenny 1992). Un altro fattore di rischio è rappresentato dalle linee elettriche, che possono causare mortalità degli individui per collisione o elettrocuzione. In un futuro prossimo, un grave pericolo per l’Aquila reale potrebbe derivare dal ritorno all’uso dei bocconi avvelenati, in concomitanza con il ritorno del lupo (Canis lupus) sull’arco alpino. Episodi di mortalità di aquile reali da bocconi avvelenati destinati ai lupi si sono verificati nel Parco Nazionale del Mercantour.

(10)

9 Come già sottolineato nel Parco Nazionale Gran Paradiso la popolazione di Aquila reale è in aumento grazie alla stretta sorveglianza operata dai guardiaparco e alle norme di tutela dell’ente. Su tutta l’area del Parco è vietato il sorvolo, eccezion fatta per gli elicotteri del soccorso alpino. Eventuali voli di altri elicotteri devono essere autorizzati dal Parco che tiene conto, nell’autorizzare le rotte, della localizzazione dei nidi di Aquila reale. Nel Parco Nazionale non esistono, inoltre, vie di arrampicata situate nelle dirette vicinanze di nidi conosciuti, e qualora una nuova nidificazione avvenisse nei pressi di aree frequentate, il Parco Nazionale avrebbe la facoltà di interdirne l’accesso. In prospettiva futura, l’Aquila reale potrebbe risentire dell’aumento della superficie boschiva a danno dei pascoli di alta quota, a causa principalmente dell’abbandono delle pratiche di pastorizia tradizionali e del riscaldamento globale, che tenderebbe ad innalzare il limite degli alberi (Mellone 2007).

3.1.3.3. Status di conservazione attuale

I dati relativi al numero di coppie monitorate ogni anno dimostra che il trend della specie nel Parco Nazionale Gran Paradiso è positivo e la popolazione in aumento (Mellone 2007). Questo dato, unito all’assenza di specifici fattori limitanti e ad un’ottima azione di sorveglianza ad opera del Parco azionale, determinano uno stato di conservazione dell’Aquila reale favorevole.

Fattore Stato stato di

conservazione Parco Nazionale Gran

Paradiso

stato di conservazione nazionale: bioregione

alpina

Range in aumento Favorevole Favorevole

Popolazione 25 coppie (2007) Favorevole Favorevole

habitat della specie stabile Favorevole Inadeguato

complessivo Stabile Favorevole Inadeguato

VERDE

3.1.3.4. Indicazioni per la conservazione

Proseguire il monitoraggio, finalizzandolo oltre che alla localizzazione dei nuovi nidi, alla definizione dei confini territoriali di ogni coppia, permetterebbe l’individuazione di criticità

(11)

10 all’interno delle aree frequentate dalla specie consentendo la pianificazione di azioni di conservazione. Acquisire informazioni oltre che sui nidi, sulle aree di caccia e sulle pareti utilizzate per lo sfruttamento delle correnti termiche ascensionali consentirebbe di regolamentare di conseguenza la fruizione del territorio, ed eventualmente vietare l’accesso ad aree sensibili. Sovrapporre inoltre la mappa dei territori alla presenza delle linee elettriche permetterebbe di individuare i tratti di linea maggiormente a rischio che, in questo caso, andrebbero messe in sicurezza o, qualora fosse possibile, interrate.

Nonostante nel Parco Nazionale si sia insediata una popolazione di 6-7 lupi, non ci sono stati, fortunatamente, finora, casi di uso di bocconi avvelenati. La grande disponibilità di prede selvatiche, soprattutto Camoscio, lo scarso grado di antropizzazione dell’area e la relativa scarsa presenza di bestiame domestico, specialmente ovicaprini, fanno si che l’impatto dei lupo sui domestici sia limitato e i pochi danni direttamente risarciti dall’Ente Parco. Proseguire un’efficace politica di risarcimento danni, insieme ad azioni di informazione e sensibilizzazione presso gli allevatori rappresenta la strada migliore per prevenire un fenomeno, quello dell’utilizzo dei bocconi avvelenati, che potrebbe portare, qualora si affermasse, gravi conseguenze per la conservazione di specie quali Lupo, Aquila reale e Gipeto.

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11 Bibliografia

www.AQUIALP.NET

BIRDLIFE INTERNATIONAL, 2004. Birds in Europe: population estimates, trends and conservation status. Cambridge, UK: BirdLife International. BirdLife Conservation Series n° 12.

Fasce P. & Fasce L. 2009. La population d’Aigle Royal Aquila chrysaetos du Parc National du Grand Paradis (Italie du Nord). Nois Oiseaux 56 : 3-17.

Haller, H. 1996. Der Steinadler in Graubunden. Langsfistige Untersuchungen zur Populatiosokologie von Aquila chrysaetos im Zentrum der Alpen. Ornithol. Beob. Beiheft 9.

Haller, H., Sackl, P. 1997. Golden eagle Aquila chrysaetos. In: Hagemeijer, W.J.M., Blair, M.J.

(Eds.), The EBCC Atlas of European Breeding Birds, their Distribution and Abundance. T & AD Poyser, London, UK, pp. 170-171.

Jenny D. 1992. Bruterfolg und Bestandsregulation einer alpinen Population des Steinadlers Aquila chrysaetos. Ornithol. Beob. 89:1-43.

Mellone U. 2007. Ecologia riproduttiva dell’Aquila reale Aquila chrysaetos nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Tesi di Laurea Università degli Studi di Pavia.

(13)

12 3.2. PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

3.2.1. Introduzione

Il Parco Nazionale dello Stelvio (PNS) ha un’estensione complessiva di 134.620 ha di cui 60.126 ha compresi nel settore lombardo, 55.094 ha nel settore altoatesino e 19.350 ha nel settore trentino. Il territorio del Parco Nazionale ricade all’interno delle province di Sondrio, Brescia, Trento e Bolzano.

L’area è situata al centro di uno dei sistemi di aree protette più ampi e importanti d’Europa:

confina a nord col Parco Nazionale Svizzero, a sud col Parco Regionale dell’Adamello in Lombardia, a sua volta collegato con il Parco Naturale dell’Adamello-Brenta in Trentino, verso est si estende a poca distanza il Parco Naturale di Tessa mentre, a ovest, si profila l’istituzione del Parco Regionale lombardo di Livigno e della Valdidentro.

Il Parco Nazionale dello Stelvio, è stato istituito nel 1935, con una estensione iniziale di 96.000 ha, ampliati fino alle dimensioni attuali nel 1977.

Il paesaggio prevalente è caratterizzato da versanti molto ripidi e da cime elevate, che circondano ampie e profonde vallate di origine glaciale. Le cime più elevate sono l’Ortles (3905 m s.l.m.), il Gran Zebrù (3851 m s.l.m.) e il Cevedale (3769 m s.l.m.). Sono presenti 116 ghiacciai, che occupano una superficie complessiva di 19.000 ha, tra i quali il maggiore è il ghiacciaio dei Forni, il più esteso del settore italiano dell’arco alpino. Il 63% del territorio del Parco è situato fra i 2000 e i 3000 m di altitudine, mentre il 10% supera i 3000 m s.l.m.

Nel settore bresciano del Parco sulla destra orografica dell’Alta Val Camonica (fiume Oglio) si diramano alcune valli laterali quali Val di Viso, Val delle Messi, Val di Cané e Val Grande, più ampie ed estese rispetto alle valli del settore valtellinese.

Il territorio del Parco si può suddividere, dal punto di vista geologico, in due grandi unità separate: formazioni metamorfiche e formazioni calcaree. Le prime sono contraddistinte da rocce metamorfiche scistose (filladi quarzifere, paragneiss, gneiss e micascisti) e occupano il settore sudorientale del Parco (circa l’80% dell’intera superficie). Da queste formazioni si sono sviluppati suoli con buone caratteristiche pedologiche, adatti allo sviluppo della vegetazione forestale. Le formazioni calcaree, costituite da rocce sedimentarie stratificate di origine calcareo dolomitica (dolomie, calcari dolomitici e calcari marnosi) risalenti al Mesozoico, interessano la porzione occidentale del Parco e includono l’area di Livigno, Valdidentro, la Val di Fraele, l’orografica destra della Val Zebrù, il massiccio dell’Ortles-Cevedale e le alte valli di Trafoi e di Solda in Alto Adige. Quest’area è caratterizzata dalla presenza delle principali vette del Parco e

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13 dall’abbondanza di ampie pareti rocciose. I suoli originatasi da queste formazioni sono generalmente poco profondi, più aridi e di scarsa fertilità.

Il clima è di tipo continentale centro alpino, caratterizzato da inverni lunghi e freddi ed estati fresche. Le precipitazioni avvengono principalmente nei mesi estivi e mediamente non superano i 1.000 mm l’anno. L’escursione termica è notevole, sia nel corso dell’anno sia giornalmente mentre l’insolazione è elevata.

L’intero territorio del settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio rientra nella ZPS IT2040044 - “Parco Nazionale dello Stelvio”, istituita principalmente per la protezione dell’avifauna secondo la Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE, al cui interno sono presenti 7 SIC istituiti ai sensi della Direttiva Habitat 92/42/CEE.

3.2.2. Specie in Direttiva Uccelli (79/409) nidificanti ed analizzate nel Parco dello Stelvio (Settori lombardo e trentino).

Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Gipeto Gypaetus barbatus

Aquila reale Aquila chrysaetos Pellegrino Falco peregrinus

Francolino di monte Bonasa bonasia Pernice bianca Lagopus muta

Fagiano di monte Tetrao tetrix Gallo cedrone Tetrao urogallus Coturnice Alectoris graeca

Piviere tortolino Charadrius morinellus Gufo reale Bubo bubo

Civetta nana Glaucidium passerinum Civetta capogrosso Aegolius funereus Picchio cenerino Picus canus

Picchio nero Dryocopus martius Averla piccola Lanius collurio

Sono state descritte, inoltre, altre specie Nibbio bruno Milvus migrans

(15)

14 Nibbio reale Milvus milvus

Biancone Circaetus gallicus

Falco di palude Circus aeruginosus Albanella reale Circus cyaneus Albanella minore Circus pygargus Smeriglio Falco columbarius Re di quaglie Crex crex

Succiacapre Caprimulgus europaeus Picchio tridattilo Picoides tridactylus Tottavilla Lullula arborea

Calandro Anthus campestris Ortolano Emberiza hortulana

(16)

15 3.2.3. Falco pecchiaiolo Pernis apivorus

3.2.3.1. Distribuzione storica e attuale nel Parco Nazionale dello Stelvio

La specie era considerata nidificante saltuaria nel Parco Nazionale dello Stelvio da Moltoni (in Cagnolaro et al. 1969) sulla base di alcuni abbattimenti effettuati in periodo riproduttivo, ma lo stesso autore non indicava località precise. Nel settore trentino del Parco, la specie non è considerata nidificante ma alcune nidificazioni, molto localizzate, sono state registrate nella fascia esterna posta in Val di Sole da Pedrini et al. (2005). In periodo riproduttivo, nel settore trentino del Parco, il Falco pecchiaiolo è stato osservato in sole due occasioni sul finire del mese di maggio e ai primi di giugno (Bassi 2007). Pur essendo possibile che si trattasse di soggetti tardivi impegnati nel transito migratorio, non si può escludere che questi abbiano nidificato all’esterno dell’area di studio. Le uniche osservazioni si riferiscono a una presunta coppia in sorvolo sul versante orografico destro della media Val de la Mare e nei pressi di Peio sopra i versanti terrazzati a prato rivolti a sud. Tali avvistamenti fanno ritenere che l’area di Peio possa essere occasionalmente frequentata per motivi trofici da una coppia estivante o nidificante nelle vicinanze.

La specie è invece nidificante probabile nel settore lombardo del Parco dove una coppia di adulti è stata recentemente osservata in atteggiamento territoriale all’imbocco della Val di Rezzalo - Val di Scala nei pressi della loc. Le Prese in data 14 giugno e 8 luglio 2007. L’habitat circostante è caratterizzato da una fascia termofila contraddistinta da Pinus sylvestris, ampie aree prative, pascoli magri e terrazzamenti agricoli in un range altitudinale compreso tra i 1.300 e i 1.500 m s.l.m.

Avvistamenti sporadici nel mese di luglio sono stati effettuati anche in Alta Val Camonica, in Val Varadega e nei pressi del Passo Mortirolo, rispettivamente a 3 e a 9 km dai confini del PNS, su prati a sfalcio e praterie alpine, perlustrati alla ricerca di potenziali prede, fino a un massimo altitudinale di 2.300 m di quota.

La specie è nidificante certa sul versante valtellinese nella fascia di bosco misto, posta al di fuori del Parco, (sotto il Passo Mortirolo). Ambienti adatti all’insediamento della specie si trovano anche sulla destra orografica dell’Alta Val Camonica, sui versanti boscati di Vezza d’Oglio, Vione, Canè e Villa d’Allegno ma attualmente, in quest’area, non si registrano osservazioni regolari di adulti in periodo riproduttivo.

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16 Il territorio del Parco Nazionale è interessato da un discreto movimento migratorio preriproduttivo e post nuziale che può raggiungere, in periodo primaverile, massimi giornalieri di 20-40 individui in transito.

E’ possibile stimare in 2-3 coppie riproduttive l’entità della popolazione nidificante che frequenta l’area protetta. Il territorio del Parco Nazionale presenta infatti limitate estensioni di habitat adatti all’insediamento della specie, quali boschi misti termofili e mesofili, ma viene utilizzato per fini trofici, soprattutto in estate, da individui nidificanti in settori esterni (Val di Sole, destra orografica dell’Alta Val Camonica e sinistra orografica Valtellina). Non è pertanto possibile valutare il trend della popolazione locale.

Per quanto riguarda la migrazione pre-riproduttiva, le aree di maggior interesse sono poste nel settore lombardo del Parco Nazionale. I rapaci, seguendo l’asta fluviale del fiume Adda, sorvolano la conca di Bormio da cui possono poi sfruttare le correnti ascensionali che si innescano a partire dai prati terrazzati ai piedi del massiccio della Reit e dell’imbocco della Val Zebrù (Madonna dei Monti in Valfurva). Sorvolando le praterie poste oltre il limite della vegetazione, guadagnano ulteriormente quota oltrepassando le creste del Monte Cristallo e del Passo Ables in direzione del Passo dello Stelvio, a oltre 3.200 metri di altitudine, per poi probabilmente discendere lungo la Val di Trafoi in Alto Adige.

Altri settori interessati dalla migrazione pre-riproduttiva sono collocati lungo la fascia calcarea del Monte Scale - Cime Plator - Passo del Foscagno nel Comune di Valdidentro (SO).

Flocks di ridotta entità sono stati osservati in migrazione nel mese di maggio anche nel settore trentino del Parco sopra l’abitato di Cogolo. Di un certo interesse risulta la scoperta di una linea di migrazione post riproduttiva nella fascia compresa tra la Val di Viso e il Passo del Tonale (BS) che congiunge l’Alta Val Camonica con la Val di Sole (TN). In questo settore, nel mese di agosto e settembre, sono stati osservati alcuni soggetti provenienti dalla Val di Sole che proseguivano lungo la Valle dell’Oglio. In assenza di dati raccolti in modo sistematico, non è possibile stimare l’entità di questa linea di migrazione.

3.2.3.2. Principali minacce per la specie

Nell’area del Parco Nazionale dello Stelvio le principali minacce per il Falco pecchiaiolo sono costituite dall’abbandono delle aree aperte (prati pascolo e coltivi su terrazzamenti) e dalla progressiva diminuzione della loro estensione, dal costante aumento della copertura boschiva, da

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17 drastici interventi selvicolturali apportati in periodo riproduttivo all’interno delle ridotte porzioni adatte a ospitare la specie, dall’elettrocuzione e dal disturbo ai nidi da parte di fotografi e curiosi.

3.2.3.3. Status di conservazione attuale

Nel Parco la specie è ritenuta rara e localizzata come nidificante per la limitata disponibilità di habitat riproduttivi. Importante è tutelare i siti riproduttivi della specie dal disturbo antropico, creando aree di rispetto in cui non effettuare interventi selvicolturali o posticipandoli al termine del mese di agosto per non comprometterne il successo riproduttivo. L’aumentata estensione di aree boscate e la riduzione del fenomeno del bracconaggio (ad es. in Alta Val Camonica) ha probabilmente favorito la specie negli ultimi decenni, che però necessita anche di aree aperte per la ricerca di prede.

Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e lungo le rotte di migrazione.

Localmente il Falco pecchiaiolo mostra uno stato di conservazione favorevole in accordo con quanto rilevato su scala nazionale.

Fattore Stato Stato di

conservazione PN Stelvio

Stato di conservazione

Nazionale Range Stabile, probabilmente in

incremento rispetto al passato

Favorevole Favorevole

Popolazione Stimate 2-3 coppie potenziali Favorevole Favorevole Habitat della

specie

Presente nei pochi settori adatti Favorevole Favorevole

Complessivo Favorevole Favorevole

VERDE

3.2.3.4. Indicazioni per la conservazione

Considerata la rarità della specie sul territorio del Parco Nazionale dello Stelvio, per la sua conservazione si dovrebbero proseguire le ordinarie attività di monitoraggio in atto all’interno dei SIC dell’area protetta, incentivare il mantenimento delle aree aperte e delle aree ecotonali, evitare l’apertura di nuove strade forestali in aree riproduttive e procedere con gli interventi selvicolturali

(19)

18 a partire dal mese di settembre mantenendo una fascia di rispetto di 300 metri nell’intorno del nido.

(20)

19 3.2.4. Gipeto Gypaetus barbatus

3.2.4.1. Distribuzione storica e attuale nel Parco Nazionale dello Stelvio

Un tempo presente come nidificante, sebbene forse non abbondante, sulle Alpi italiane, Sicilia, Sardegna e Corsica, si è progressivamente estinto su tutto l’arco alpino con progressione da Est a Ovest (Brichetti et al. 1992). Nell’Ottocento sulle Alpi e Prealpi centrali era raro ma considerato nidificante in Val Brembana, in Valtellina e nel Comasco (Giglioli 1889; AA.VV. in Corti 1961).

Secondo Moltoni (1940) il Gipeto scomparve in Valtellina dalla fine dell’Ottocento, sebbene Arrigoni degli Oddi (1929) affermasse “è dubbioso se esista ancora sulle montagne sopra Chiavenna (Sondrio)”.

Nel 1956 un individuo fu ritrovato morto proprio sopra Chiavenna (Perego in Tosi & Piantanida 1980) e un altro soggetto fu osservato nel 1962 sull’Ortles all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio (Albrecht in Glutz et al. 1971).

Un ambizioso progetto internazionale di reintroduzione sulle Alpi iniziò a essere operativo nel 1978 utilizzando come riproduttori adulti in cattività non più idonei alla vita selvatica, per non intaccare le già scarse popolazioni naturali esistenti nel mondo. I giovani nati in cattività sono stati rilasciati in natura a partire dal 1986 con la tecnica dell’hacking. Dal 2000 il Parco Nazionale dello Stelvio costituisce, in alternanza con il Parco Nazionale Svizzero, uno dei 4 punti di rilascio previsti sulle Alpi per garantire maggiori possibilità di colonizzazione da parte della specie.

Al 2008 sono stati rilasciati in Val Martello (BZ), 10 giovani marcati con parti del piumaggio decolorate e radio satellitari.

La specie nidifica esclusivamente nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio in provincia di Sondrio con 4 coppie riproduttive che gravitano sull’area protetta e in aree limitrofe, tre delle quali nidificanti in Italia e una in Svizzera a circa 1 km dal confine italiano. Attualmente questa popolazione è, a livello nazionale, l’unica in grado di riprodursi.

A partire dal 2004, nel settore lombardo e trentino del Parco Nazionale è stato attivato un programma di monitoraggio ordinario (tuttora in corso) che copre un ampio settore delle Alpi centro orientali (1490 km2 nelle province di SO, BS, TN e dell’Engadina nord-orientale in Svizzera).

Sono noti 13 nidi di Gipeto, di cui 10 nel Parco Nazionale dello Stelvio e 3 in Engadina (media 3 nidi/coppia; Max 4; Min 2), tutti situati su parete rocciosa a un’altitudine media di 2193 m (Max 2440 m; Min 2024 m; DS 110 m) (Bassi & Pedrotti in stampa). Almeno tre nidi, occupati

(21)

20 attualmente dal Gipeto, sono appartenuti in tempi recenti (dal 2002 in avanti) a coppie di Aquila reale.

Nel PNS, la specie ha intrapreso una lenta ma progressiva espansione. Dalla prima nidificazione accertata nei pressi di Bormio nel 1998, è seguito l’insediamento di altre tre coppie: Livigno (1999), Valfurva (2002) e Ofenpass (2006). Recenti osservazioni di adulti in periodo riproduttivo a distanze superiori i 25-30 km dai siti riproduttivi noti farebbero ritenere l’esistenza di una possibile quinta coppia al di fuori del territorio del Parco Nazionale.

Nel periodo 1998-2008 si sono involati in natura 24 giovani (Tab. 1) di cui 17 (71%) dalle sole coppie Bormio e Livigno. In Tab. I l’andamento della riproduzione della popolazione di Gipeto nidificante bel Parco nazionale dello Stelvio.

Tab. 1 - Andamento della riproduzione della popolazione di Gipeto nidificante nel PNS anni Bormio Livigno Valfurva Ofenpass Totale

1998 si - - - 1

1999 no no - - 0

2000 si si - - 2

2001 si no - - 1

2002 si si si - 3

2003 no si no - 1

2004 si si si - 3

2005 si si si - 3

2006 si si si no 3

2007 si si si si 4

2008 si si no si 3

Nidificazioni

di successo 9 8 5 2 24

Dall’analisi dei principali parametri riproduttivi riferiti al periodo 1998-2008 (Tab. 2), si evince che il piccolo nucleo nidificante nel PNS è caratterizzato da un elevato successo riproduttivo (0.76 giovani involati sul totale delle coppie controllate), fortemente indicativo di una popolazione in forte crescita demografica, favorita anche dalla presenza sul territorio di densità

(22)

21 specifiche medio basse e dall’elevata densità di ungulati selvatici. Notevole risulta anche il valore delle coppie di successo sul numero delle coppie controllate, pari al 75%. Alla luce di tali risultati e della spiccata filopatria, tipica della specie, si ritiene altamente probabile che, nei prossimi anni, si assisterà alla formazione di nuovi territori sia in altri settori del Parco Nazionale sia nelle valli confinanti con l’area protetta. In Tab. II i principali parametri riproduttivi della popolazione di Gipeto nel Parco Nazionale dello Stelvio.

Tab. 2 - Principali parametri riproduttivi della popolazione di Gipeto nel PNS.

N° coppie controllate

N° coppie con deposizione

N° coppie di successo

N° juv

involati S.R. CPS/CPT (%)

CPS/CPD (%)

1998 1 1 1 1 1 100 100

1999 2 2 0 0 0 0 0

2000 2 2 2 2 1 100 100

2001 2 2 1 1 0.5 50 50

2002 3 3 3 3 1 100 100

2003 3 3 1 1 0.33 33.3 33.3

2004 3 3 3 3 1 100 100

2005 3 3 3 3 1 100 100

2006 4 3 3 3 0.75 75 100

2007 4 4 4 4 1 100 100

2008 4 4 3 3 0.75 75 75

TOTALE 31 30 24 24 0.76 75.7 78

Legenda: S.R. giovani involati/coppie controllate; CPS/CPT % coppie di successo/totale delle coppie controllate;

CPS/CPD % coppie di successo/totale delle coppie che hanno deposto

Anche in questa prospettiva, le segnalazioni autunno-invernali ed estive di adulti effettuate in alcune aree del settore meridionale del Parco Nazionale in provincia di Sondrio, in Val di Peio (TN), in Val Camonica e sul Passo del Tonale (BS) assumono una certa rilevanza.

Le osservazioni di Gipeto nel settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio sono andate aumentando a partire dall’inverno del 1993/94 in concomitanza con l’aumento del numero di segnalazioni nel settore lombardo (Pedrini et al. 2005). Dal 1995 in poi, gli avvistamenti sono stati registrati quasi esclusivamente in Val di Peio e Val di Sole e, con minor frequenza, in Val di Rabbi.

Nel corso dell’anno viene registrata in entrambi i settori la presenza di un certo numero di

(23)

22 individui in dispersione, prevalentemente alla ricerca di carcasse di ungulati selvatici qui presenti con densità molto elevate.

Nel periodo 2004-2008, il Parco Nazionale dello Stelvio ha promosso e coordinato 9 censimenti contemporanei per indagare l’andamento delle popolazioni nidificanti di Gipeto e Aquila reale.

I censimenti si svolgono nel corso dei rispettivi periodi topici del ciclo riproduttivo delle due specie: in autunno - inverno per quanto riguarda il Gipeto, che depone precocemente nelle prime settimane di gennaio, e marzo che coincide con il picco di attività territoriale dell’Aquila reale.

Nel corso dei conteggi effettuati nel settore lombardo del PNS, il numero di adulti osservati è aumentato a partire dal marzo 2007 (a seguito dell’insediamento della quarta coppia, accertato nel maggio del 2006) fino a raggiungere il valore di 10-11 individui nell’ottobre 2008 (Fig. I).

Fig. I - Numero di individui adulti di Gipeto censiti nel corso dei censimenti contemporanei (dicembre 2004 - ottobre 2008) nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio.

0 2 4 6 8 10 12

2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008 MEDIA

N° adulti

AUT-INV INV

Sommando gli avvistamenti degli adulti a quelli dei floaters (individui non territoriali compresi nella fascia d’età giovane dell’anno - subadulto), si nota che dall’autunno 2006 in avanti il numero complessivo di Gipeti osservato è sempre stato pari o superiore a 10 individui (Fig. II) a conferma dell’importanza dell’area protetta anche per la sopravvivenza degli individui non territoriali.

(24)

23 Fig. II -Numero complessivo di Gipeti censiti (adulti e floaters) nel corso dei censimenti effettuati nel periodo 2004 - 2008 nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio.

0 2 4 6 8 10 12 14 16

2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008 MEDIA

N° individui

AUT-INV INV

3.2.4.2. Principali minacce per la specie

Specie rara e minacciata a livello europeo (SPEC 3; Tucker & Heath 1994), in forte declino nel XX secolo a causa della persecuzione diretta da parte dell’uomo e della perdita di habitat idoneo, è ora soggetta anche ad altri fattori di rischio quali l’elettrocuzione, l’impatto contro cavi aerei e turbine eoliche, l’avvelenamento diretto, l’arrampicata sportiva su pareti rocciose e su cascate di ghiaccio, il disturbo provocato da fotografi e semplici curiosi. Tra le cause indirette di mortalità si ricorda anche il saturnismo (intossicazione da piombo), che si esplica tramite l’ingestione da parte del rapace di frammenti di proiettile utilizzato per la caccia agli ungulati selvatici. La pratica dell’eviscerazione in loco può effettivamente costituire una pesante minaccia per questa specie necrofaga, come testimoniano i recenti casi di Doraja e Ikarus, giovani intossicati rispettivamente in Austria e nel settore trentino del Parco Nazionale.

3.2.4.3. Status di conservazione attuale

Le 4 coppie del Parco Nazionale nidificano a breve distanza lungo una linea ideale di soli 25 km nella porzione settentrionale del settore lombardo.

Importante è tutelare i siti riproduttivi della specie dal disturbo antropico sia da parte dei fotografi sia di arrampicatori sportivi. Per proteggere i siti riproduttivi il Parco Nazionale, ha istituito delle aree di rispetto in cui è vietato compiere sorvoli con mezzi aerei per non comprometterne il

(25)

24 successo riproduttivo. L’abbondanza di ampie pareti rocciose su cui nidificare e il forte aumento delle densità di ungulati registrato negli ultimi decenni, ha probabilmente favorito la specie nel suo progressivo insediamento all’interno del Parco. In futuro sarà importante mantenere elevate densità di ungulati selvatici in grado di provvedere alle necessità trofiche della popolazione sul lungo periodo. Inoltre sarà necessario proseguire con l’attività di monitoraggio, per raccogliere i principali parametri riproduttivi, con analisi genetiche di penne e piume raccolte alla base dei nidi e dei principali posatoi in modo da avere informazioni precise sulla dinamica di popolazione.

Localmente il Gipeto mostra uno stato di conservazione favorevole a differenza di quanto finora registrato sull’arco alpino italiano.

fattore stato stato di

conservazione PN Stelvio

stato di conservazione bioregione alpina

Range Probabilmente in

aumento rispetto al passato

Favorevole Cattivo

Popolazione Quattro coppie

(possibile insediamento di una quinta coppia)

Favorevole Cattivo

habitat della specie Stabile Favorevole Favorevole

Complessivo Favorevole Cattivo

VERDE

3.2.4.4. Indicazioni per la conservazione

Considerata la rarità della specie sul territorio del Parco Nazionale dello Stelvio, per la sua conservazione si dovrebbero proseguire le ordinarie attività di monitoraggio in atto all’interno dell’area protetta e nella fascia esterna, incentivare il mantenimento delle aree aperte e dell’allevamento, mettere in sicurezza gli elettrodotti che decorrono nelle aree di maggior frequentazione della specie per scongiurare il rischio di collisione ed elettrocuzione, vietare l’arrampicata sportiva, su roccia e cascate di ghiaccio, presso le pareti di nidificazione, proseguire con la campagna di sensibilizzazione della popolazione locale e residente sull’importanza del

(26)

25 ruolo ecologico svolto dal Gipeto e valutare modalità alternative alla pratica dell’eviscerazione e all’utilizzo di palle di piombo nella caccia di selezione agli ungulati selvatici.

(27)

26 3.2.5. Aquila reale Aquila chrysaetos

3.2.5.1. Distribuzione storica e attuale nel Parco Nazionale dello Stelvio

I dati storici sulla presenza dell’Aquila reale all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio si limitano a riportare episodi di persecuzione diretta da parte dell’uomo nei primi decenni del secolo scorso (Peloni 1953) e a fornire scarse indicazioni sulla presenza di nidi o territori (Moltoni in Cagnolaro et al. 1969).

La specie è stata fortemente cacciata e ostacolata dall’uomo per larga parte del secolo scorso;

Peloni (1953) riporta l’uccisione di 3 adulti, la cattura di 7 giovani al nido e la distruzione di 6 nidi nel periodo 1933-1952 per la sola Val Zebrù.

Nonostante la persecuzione diretta, la specie non è mai scomparsa definitivamente dal Parco Nazionale come sembrano indicare le testimonianze del Moltoni e le interviste raccolte tra i residenti.

Attualmente il Parco Nazionale dello Stelvio riveste un ruolo di primaria importanza per la conservazione di questa specie, poiché ospita una popolazione tra le più consistenti dell’arco alpino con una densità di 14 coppie/1000 km2 (Bassi & Pedrotti in stampa).

La NND tra i baricentri di ciascun territorio, calcolata nel periodo 2004-2007, è pari a 5.5 km, di poco inferiore a quella media di 7.7 km riportata per le Alpi (Pedrini & Sergio 2002).

Nel PNS sono presenti 24 coppie nidificanti di cui 12 nel settore lombardo (Bliem com. pers.), 8 nel settore altoatesino e 4 in quello trentino (Bassi et al. 2008).

Le coppie altoatesine sono state controllate dai guardiaparco Klaus Bliem e Andrea Buffa, nel periodo 2000-2008.

Nel settore lombardo e trentino è stato attivato un programma di monitoraggio ordinario (tuttora in corso) a partire dal 2004, che copre un ampio settore delle Alpi centro orientali (1490 km2 nelle province di SO, BS, TN e dell’Engadina nord-orientale in Svizzera).

Grazie all’attività pluriennale di ricerca, sono stati individuati nel Parco gli home-range delle coppie territoriali e individuati 111 siti di nidificazione di cui 54 nel settore lombardo (alta Valtellina e Val Camonica), 20 nel settore trentino (Valli di Pejo e Rabbi), 32 in quello altoatesino (BLIEM com. pers) e 5 in Engadina, con una media di 4.6 nidi/coppia (min 4 -max 8 per coppia).

L’ampiezza media dei 12 territori presenti nel settore lombardo è pari a 73 Km2 (Max 125.6 Km2; Min 37.6 Km2; DS 26.7). L’altitudine media dei nidi noti è di 2062 m (Max 2496 m; Min 1426 m;

DS 177 m), valore tra i più alti d’Europa (quota media Alpi italiane di 1680 m).

(28)

27 Nel settore lombardo (anni 2004-2008), con il monitoraggio costante di 11 coppie sono state registrate 40 nidificazioni, su un totale di 53 controlli, che hanno portato all’involo 29 giovani (media 5.8 giovani/anno).

Il successo riproduttivo delle coppie controllate risulta in media di 0.55 giovani involati ed è collocato nella media europea di 0.5. Anche gli altri parametri riproduttivi sono nella media registrata per le Alpi (Fasce & Fasce 2003).

Nel Parco Nazionale il 49.4% delle coppie controllate conclude positivamente la stagione riproduttiva con l’involo di almeno un giovane (Max 70%; Min 27.3%; DS 15.46, Tab. 3).

Tab. 3 - Parametri riproduttivi delle 11 coppie di Aquila reale nidificanti nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio (periodo 2004-2008).

2004 2005 2006 2007 2008 totale

N° coppie controllate 10 10 11 11 11 53

N° coppie con deposizione

8 8 9 9 6 40

N° coppie di successo 5 5 6 3 26

N° coppie con 1 juv 7 4 5 5 2 23

N° coppie con 2 juv 0 1 0 1 1 3

N° juv involati 7 6 5 7 4 29

S.R. 0.7 0.6 0.45 0.64 0,.6 0.55

J/CPS 1 1,2 1 1.17 1.33 1.14

CPS/CPT (%) 70 50 45.5 54.5 27.3 49.4

CPS/CPD (%) 87.5 62.5 55.6 66.7 50 64.4

Legenda: S.R. giovani involati/coppie controllate; J/CPS giovani involati /coppie di successo; CPS/CPT % coppie di successo/totale delle coppie controllate; CPS/CPD % coppie di successo/ totale delle coppie che hanno deposto

(29)

I censimenti si svolgono nel corso dei rispettivi periodi topici del ciclo riproduttivo delle due specie: in autunno - inverno per quanto riguarda il Gipeto, che depone precocemente nelle prime settimane di gennaio, e marzo che coincide con il picco di attività territoriale dell’Aquila reale che generalmente inizia la cova a cavallo tra il 15 marzo e il 15 aprile.

Nel corso dei conteggi nel settore lombardo del PNS, il numero di adulti osservati è aumentato a partire dal marzo 2007 (a seguito dell’incremento dei punti di osservazione e delle aumentate conoscenze sui siti riproduttivi) fino a raggiungere il valore massimo di 26 adulti nell’ottobre 2008 (Fig. III).

Fig. III - Numero di individui adulti territoriali di Aquila reale censiti nel corso delle uscite contemporanee (periodo dicembre 2004 - ottobre 2008) nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio.

0 5 10 15 20 25 30

2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008 MEDIA

N° adulti

AUT-INV INV

Sommando gli avvistamenti degli adulti a quelli dei floaters non territoriali si nota che, dall’autunno 2006 in avanti, il numero complessivo di Aquila reale osservato nel settore lombardo è progressivamente aumentato raggiungendo il valore medio di 40 individui nel corso delle uscite contemporanee su una superficie di circa 1200 km2 (Fig. IV).

(30)

Fig. IV - Numero complessivo di Aquile reali censite (adulti e floaters) nel corso dei censimenti effettuati nel periodo 2004 - 2008 nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio.

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008 MEDIA

N° individui

AUT-INV INV

3.2.5.2. Principali minacce per la specie

Nell’area del Parco Nazionale dello Stelvio le principali minacce per l’Aquila reale sono costituite da: disturbo ai siti di nidificazione da parte di fotografi e arrampicatori sportivi, bracconaggio, elettrocuzione e collisione con cavi aerei, perdita e riduzione degli ambienti di caccia (alterazione e riduzione dei prati-pascoli, chiusura delle aree aperte dovute all’evoluzione naturale del bosco, aumento della superficie del demanio sciabile). Tra le cause indirette di mortalità si ricorda anche il saturnismo (intossicazione da piombo) che si esplica tramite l’ingestione da parte del rapace di frammenti di proiettile di piombo utilizzato per la caccia agli ungulati selvatici. La pratica dell’eviscerazione in loco può effettivamente costituire una minaccia letale per questa specie, parzialmente necrofaga in inverno, stagione che coincide col periodo in cui l’attività venatoria è consentita nelle aree esterne al Parco. Kenntner et al. (2007) riportano diversi casi di intossicazione letale per le Alpi Austriache, tedesche e svizzere.

3.2.5.3. Status di conservazione attuale

Alla luce dei risultati ottenuti, tramite pluriennale attività di monitoraggio, si può concludere che lo status di conservazione dell’Aquila reale nel Parco Nazionale dello Stelvio è favorevole, in accordo con quanto si registra su scala nazionale.

(31)

fattore stato

stato di conservazione PN

Stelvio

stato di conservazione bioregione alpina

Range localmente in aumento Favorevole Favorevole

Popolazione 24 coppie (intero PNS) Favorevole Favorevole habitat della

specie Stabile Favorevole Inadeguato

Complessivo Favorevole Inadeguato

VERDE

3.2.5.4. Indicazioni per la conservazione

Nell’area del Parco Nazionale dello Stelvio, le indicazioni per la conservazione dell’Aquila reale dovrebbero essere orientate al proseguimento del monitoraggio della popolazione nidificante e dell’opera di tutela dei siti riproduttivi dal disturbo antropico diretto e indiretto.

Importante è inoltre incentivare la messa in sicurezza degli elettrodotti al fine di ridurre i rischi di collisione ed elettrocuzione nonché indagare, in modo più approfondito, i rischi potenziali derivanti dal saturnismo. A livello ambientale ripristinare e mantenere le aree aperte soprattutto nei pressi di malghe poste a media altitudine (1.500-1.900 m s.l.m.), ambiente utilizzato per la caccia soprattutto nel corso della stagione invernale, limitando l’espansione del bosco. Obbligo di sottoporre a valutazione d’incidenza l’allestimento di eventuali nuove vie di arrampicata sportiva e regolamentare l’accesso degli arrampicatori nei pressi di siti occupati a seconda del grado di rischio che questa attività costituisce nei confronti delle specie ornitiche nidificanti (3 livelli: chiusura permanente, con eventuale smantellamento della via; temporanea, con apertura mai anticipata al 1 maggio solo dopo attenta verifica del sito scelto per la nidificazione; nessuna forma di limitazione poiché il pericolo non sussiste), con il coinvolgimento delle associazioni sportive locali per il raggiungimento di misure di gestione partecipata con la popolazione residente. Definire aree le di divieto del sorvolo aereo in periodo riproduttivo. Divieto assoluto di taglio in periodo riproduttivo sulle porzioni forestali nei pressi di pareti nido; mantenimento di una fascia di rispetto ≥ 50 m dalla parete (calcolati a partire dalla sommità e dalla base della stessa). Non autorizzare la messa in posa di teleferiche e cavi sospesi temporanei nell’arco di 1 km dalle pareti segnalate. Evitare l’apertura di

(32)

nuove strade, sentieri e impianti di risalita nelle immediate vicinanze dei siti di nidificazione (distanza minima consentita pari a 600 m lineari).

(33)

3.2.6. Falco pellegrino Falco peregrinus

3.2.6.1. Distribuzione storica e attuale nel Parco Nazionale dello Stelvio

Non si hanno notizie storiche riferite al territorio del Parco Nazionale; Moltoni (in Cagnolaro et al.

1969) considera il Pellegrino una specie “soltanto di passo nel Parco” e riporta un avvistamento di un soggetto in caccia, a oltre 2250 m di quota tra il Passo dello Stelvio e la III Cantoniera in Val Braulio, il 14 settembre 1967.

In tempi più recenti sono stati registrati solo singoli avvistamenti in Valfurva, sul M. Sobretta e sul roccione di Boero a Valdisotto (Favaron, Scherini, Armanasco com. pers.) tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta ma nessuna notizia certa di nidificazione.

La prima nidificazione documentata risale a metà degli anni Novanta nel territorio comunale di Sondalo in Alta Valtellina a circa 1 km dai confini del Parco, probabilmente ripetutasi nei due anni successivi (Armanasco com. pers.).

Il sito riproduttivo era ubicato su una parete esposta a ENE di 60 m di altezza a 1.100 m di quota.

La nidificazione non è più stata confermata negli anni successivi sebbene, ogni anno a partire dal mese di marzo, vengono osservati individui adulti in caccia presso pareti di fondovalle comprese nel tratto Grosio - Cepina (Bassi oss. pers.). L’abbondanza di pareti idonee alla nidificazione e la difficile accessibilità del territorio non hanno consentito di individuare siti di nidificazione certi ma è molto probabile che la specie nidifichi ancora in questo tratto di valle con 1-2 coppie.

Il Pellegrino è presente con un’altra coppia nel territorio di Valdidentro (SO) che, nella stagione riproduttiva 2008, ha occupato una falesia esposta a S di sviluppo verticale pari a circa 100 m e a 1.500 m di quota, posta a 1.2 km dai confini del Parco Nazionale.

Nel 2008 in questo sito, difeso attivamente da entrambi i partner nei confronti di Corvo imperiale, Astore e della locale coppia territoriale di Aquila reale, non è stata accertata la nidificazione che si ritiene comunque altamente probabile. Nel marzo 2009 è stato invece individuato un nido in fase pre-riproduttiva.

Nel 2006, a circa 10 km di distanza venivano osservati due adulti su una parete ben esposta a S a 2.080 m di quota nella Valle di Fraele. Nei mesi successivi veniva individuato un nido sulla stessa falesia visibilmente utilizzato (evidenti colate), ma non è stato possibile verificare con certezza l’involo di giovani. Se confermato questo sito rappresenterebbe uno dei più alti d’Europa (Fasce &

Fasce in Brichetti et al. 1992). Il sito non è più stato occupato nei due anni successivi ma una coppia di adulti è stata riconfermata nel marzo 2009.

(34)

Nel periodo 2006 - 2008 si sono succedute una serie di osservazioni di adulti in periodo riproduttivo su parete rocciosa anche in altri contesti ambientali del Parco Nazionale che tuttavia non hanno portato a episodi di nidificazione.

Rimarchevole l’osservazione dell’aprile 2006 di una copula osservata sulla cima Reit a 2.600 m di quota nei pressi di Bormio (SO). Nella medesima area, in piena stagione riproduttiva 2008, sono stati ripetutamente osservati due adulti in atteggiamento aggressivo con inseguimenti e grida territoriali. Si ritiene dunque probabile che nell’area Reit - Braulio possa essersi insediata un’ulteriore coppia, confermata dai recenti avvistamenti registrati nel mese di marzo 2009.

Complessivamente sono noti 4-5 territori, tutti nel settore lombardo, che vengono occupati a partire dal mese di marzo nell'apice della migrazione primaverile.

Specie in espansione, nel Parco dello Stelvio è presente a quote molto elevate probabilmente favorito dall’importante hot spot migratorio rappresentato dal Passo dello Stelvio e vallate limitrofe che, annualmente, attira diverse migliaia di Passeriformi e Non-Passeriformi in migrazione.

La latitudine, il rigore del clima e la quota sono probabilmente fattori che non consentiranno una rapida e omogenea espansione in ampi distretti del Parco Nazionale.

La specie infatti, è pressoché assente in periodo invernale e probabilmente compie spostamenti verticali nelle aree di fondovalle della medio bassa Valtellina. Il Pellegrino si può più facilmente osservare a partire dal mese di marzo-aprile quando rioccupa le pareti meglio esposte e generalmente collocate lungo linee migratorie preferenziali di Passeriformi (Reit - Val Braulio - Val Forcola - Val di Fraele - Passo dello Stelvio - Val Zebrù). Osservazioni di individui solitari sono state compiute anche nel bresciano (Val delle Messi, Val Grande e Passo del Mortirolo) e in Val Zebrù (SO) mentre una sola osservazione è stata effettuata nel settore trentino del Parco Nazionale riferita a un individuo recuperato in alta Val di Peio nel settembre 2008 a seguito di una collisione contro cavi sospesi nei pressi di un cantiere per la realizzazione di un nuovo impianto di sci. Nel settore trentino del Parco Nazionale la specie non è da ritenersi nidificante sebbene, nel marzo 2009, una coppia sia stata avvistata nella fascia esterna presso Celledizzo (Rizzolli oss. pers.).

La distribuzione attuale nel Parco Nazionale risulta pertanto in piena evoluzione poiché si sono avvicendati negli ultimi anni diversi casi di occupazione temporanea di un sito e il successivo abbandono negli anni a seguire.

Non è da escludere la presenza di altre coppie all’interno del territorio del Parco Nazionale sulla base dell’elevata disponibilità di pareti adatte.

(35)

3.2.6.2. Principali minacce per la specie

Nel PNS le principali minacce per il Pellegrino sono: disturbo ai siti di nidificazione, elettrocuzione e impatto contro cavi aerei, come dimostra il caso di collisione registrato in Trentino. Il disturbo antropico in prossimità delle pareti di nidificazione è dovuto sia alle attività sportive (alpinismo, arrampicata, volo libero, ecc.) sia all’avvicinamento di fotografi naturalisti non rispettosi.

3.2.6.3. Status di conservazione attuale

Nonostante non sia ancora stata accertata la nidificazione all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, per la specie si prospetta una situazione potenzialmente favorevole alla luce dei recenti tentativi di insediamento in diverse aree del Parco Nazionale. Pertanto sarebbe auspicabile un’indagine specifica mirata a conoscere l’effettiva consistenza della specie.

fattore stato

stato di conservazione PN

Stelvio

stato di conservazione

Nazionale

Range in aumento Favorevole Favorevole

Popolazione

4-5 coppie nel settore lombardo, possibile presenza di altre coppie e individui non nidificanti

Favorevole Favorevole

habitat della

specie Complessivamente stabile Favorevole Favorevole

complessivo Favorevole Favorevole

VERDE

3.2.6.4. Indicazioni per la conservazione

Nell’area del Parco Nazionale dello Stelvio, le indicazioni per la conservazione del Pellegrino, dovrebbero essere orientate a: i) monitoraggio costante della popolazione al fine di valutare il successo riproduttivo e di individuare nuovi territori, ii) limitare il disturbo antropico presso i nidi anche con divieti temporali di arrampicata sportiva; iii) obbligo di sottoporre a valutazione d’incidenza l’allestimento di eventuali nuove vie di arrampicata sportiva e regolamentare l’accesso

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degli arrampicatori nei pressi di siti occupati a seconda del grado di rischio che questa attività costituisce nei confronti delle specie ornitiche nidificanti (3 livelli: chiusura permanente, con eventuale smantellamento della via; temporanea, con apertura mai anticipata al 1 maggio solo dopo attenta verifica del sito scelto per la nidificazione; nessuna forma di limitazione poiché il pericolo non sussiste), con il coinvolgimento delle associazioni sportive locali per il raggiungimento di misure di gestione partecipata con la popolazione residente; iv) divieto assoluto di taglio in periodo riproduttivo sulle porzioni forestali nei pressi di pareti nido; v) mantenimento di una fascia di rispetto ≥ 50 m dalla parete (calcolati a partire dalla sommità e dalla base della stessa); vi) non autorizzare la messa in posa di teleferiche e cavi sospesi temporanei nell’arco di 1 km dalle pareti segnalate; vii) evitare l’apertura di nuove strade, sentieri e impianti di risalita nelle immediate vicinanze dei siti di nidificazione.

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3.2.7. Francolino di monte Bonasa bonasia

3.2.7.1. Distribuzione storica e attuale nel Parco Nazionale dello Stelvio

Specie sedentaria nel Parco Nazionale per la quale sono disponibili solo poche osservazioni storiche nei tre settori del Parco (Moltoni in Cagnolaro et al. 1969).

Le uniche informazioni sulla sua distribuzione provengono dall’archivio del PNS in cui confluiscono tutte le osservazioni occasionali degli Agenti Forestali operanti nei tre settori (in particolare dal 1998).

Dall’analisi distributiva delle osservazioni casuali emerge una presenza abbastanza diffusa in ampi settori forestali del Parco trentino (Val Maleda, Val del Monte e Val de la Mare).

La distribuzione del Francolino di monte indica una copertura omogenea su entrambi i versanti forestali della Val de la Mare e della Val del Monte ove è stato osservato rispettivamente a 2.070 m e 2.100 m di altitudine (Archivio PNS; Bassi 2007). La specie si può rinvenire già a partire dal fondovalle (1.450 m s.l.m.) e nelle formazioni boschive a ridosso dell’abitato di Pejo. A causa dell’elevata elusività, si ritiene verosimile che la specie sia presente anche in formazioni forestali in cui non è ancora stata rinvenuta.

Nel settore lombardo la specie sembra essere localmente meno abbondante rispetto al settore trentino; buoni indici di presenza si riferiscono alla porzione più meridionale del Parco sulla sinistra idrografica della Valtellina, all’interno delle valli Raltana, Tocco, Dombastone, Scala e Rezzalo.

Segnalazioni storiche e recenti provengono anche dalla Valfurva (SO) e Val di Viso (BS) mentre è presumibilmente assente nel Livignese per mancanza di habitat idonei.

Dal 2008 ha preso avvio nell’area protetta il progetto “Status e conservazione dei Galliformi nel Parco Nazionale dello Stelvio”. il cui scopo principale è quello di accrescere le conoscenze distributive anche su questa specie, di particolare interesse conservazionistico, nonché di definire un protocollo di censimento per avviarne il monitoraggio periodico.

3.2.7.2. Principali minacce per la specie

Come gli altri tetraonidi forestali, questa specie risente negativamente del disturbo e delle alterazioni ambientali provocate dall’attività selvicolturale e da altre attività umane in periodo riproduttivo (Office National de la Chasse 1997; Pedrini et al. 2005).

Riferimenti

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