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G A L E O T T O MANFREDI

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(1)

G A L E O T T O

MANFREDI

i

PRINCIPE DI FAENZA TRAGEDIA

Di VINCENZO MONTI

IN VERCELLI

1804.

Nella Stamperia di Francesco Zanotti-Bianco ed

m

Novarapresso il Librajo

. Gioanni Battista Rusconi.

'

.

A

CuijilizedbyGoogle

(2)

PERSONAGGI.

GALEOTTO MANFREDI

»

,

MATILDE BENTIVOGLIO.

*

t

ELISA.

UBÀLDO

degli Accarisi»

ZAMBRINO.

* *

ODOARDO.

*

RIGO.

.

GUARDIE,

che non parlano..

La

Scena e in Faènza*

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(3)

ATTÓ PRIMO

3

SCENA

I.

«

Zambrino, Ubaldo.

Zam. T-Jbaldo, udisti?

Uba. Udii, Zambrino.

Zam.

Intendi

Quell’acerbo parlar?

Uba. L’intendo assai.

Zam.

Di

profondi sospetti ingombra è certo

La

gelosa Matilde. In altroamore Traviato, ella teme il suo Manfredi,

E

complice ticrede.

Uba. E

tu sei quello,

Che

tal credenza le risvegli in petto.

x

Questo ancora v’aggiungi.

Zam. A

torto oltraggi

L’onor mio, la mia fè.

Come

potrei

. Dir cosa che non penso?

Uba.

. # Altro nel core,-,

Altro sul labbro d’un tuo pari. Indarno Tenti sedurmi; io ti conosco, e basta.

ZAfà.

Quando

parli così, dunque son’io,

Che

mal finora ti conobbi.

Uom

giusto Io t’estimava, e più discreto amico;

Iom’ingannai,

mi

credo.

Uba.

E

che? Zambrino

Fra gl’amici

mi

conta:

Eh,

via; correggi Questo pensier:non lusingarti. Ubaldo

Non

è largo d’affettia chi l’inganna

U

A

chi degli altri la caduta anela

~

Digitizedby

(4)

Per sollevar se stesso;'a chi possiede Il gran talentodelle corti, l’arte D’accarezzar chi si odia, ed insegreto Tradir per zelo, ed infamar pervezzo.

Zam.

S

e malvaggio mi credia questo segno, 10ti compiango, Ubaldo, e ti perdono»

Se temi, che a Matilde abbiaqualcuno Posta in sospetto la tua fe, bentemi.

DÌ calunnie giammai non fu penuria.

dicredule orecchie.Anch’iom’accorgo.

Che

fu sedotta l’iraconda donna;

Ma

scusa:

A

moglie innamorata, ilvedi,

E

timore,ed amor van sempre insieme.

D’altra parte, non senza altomotivo Di Manfredi cangiato*, ella paventa

11 coniugale affetto.

Uba.

E

dove fonda

Lesue paure?

Zam. Sul cercarlaei poco.

Lasciarla presto, edevitarla spesso;

mai parlarne, e dimandarne mai.

£

s’egli avvenga poi, che 1’.infelice.

Nell’abbondanza del dolor, talvolta In lamenti prorompa, ed in'rampogne.

Taciturno lastanza egli passeggia,

si discolpa, e dispettoso, e fosco Volge a un trattole spalle,el'abbandona.

Ed

ellapiange allora, e si scapiglia,

E

straccia iveli, ebatteipiedi,equanto Viene incontro alla

man

tutto rovescia,

E

rabbiosa il calpesta; infinchèpoi Stanca, spossata dal furor s’asside, E'traendo un sospir raddoppia il pianto.

Uba. Zambrin m’ascolta, e se gentili e dolci Le mie parolenon saran,

mi

scusa.

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(5)

In te solo Matilde, (e chi l’ignora? ) Pone del cor la confidenza, e tutti

Tu

ne conoscii moti, ed ipensieri;

E

sai guidarla, circondarla, e lungi Tener qualunque, e vigilarvisopra,

Come

cane che ringhia in su la preda.

Manfredi anch’ esso a te sifida, erama,

E

tu tradisci entrambi.

Zam. lo litradiscor

Io?

Uba.

Tu

medestnoregiustoèben, chealfianco Ogni regnante s’abbia il suo Sciano;

E

fortunatochi ne conta un solo.

Tu

li tradisci,tei ripeto; ecerto Son del miodetto,

come

ilson,chequesti.

Sì, che questiè Zambrino.

Zam. Iodel

mio

prence

Traditorfarmi? e per qual fin tradirlo?

Uba.

T

u tei saprai,non io chenon locerco,

E

cercandoloancor vano saria

,

Che

troppo vasto, e tenebroso abisso E’ il cuor d’uncortigiano.Egli potrebbe Però strapparsi finalmente il velo;

E

guai, Zambrino, se si squarcia, guai;

Tu

rientri nel nullaonde sortisti,

Tu

vaidisperso

come

polve: e bada Ch’io t’osservo,e nont’amo.

Zam.

E

cosìvuoi

Dirmi che m’odj; nonè ver?

Uba.

Non

t’odio.

Ma

ti disprezzo.

Zam. . 11 tuo disprezzo ungiorno

Potrà farsi timor. .

*

Uba. Sì, quando Ubaldo

Diventerà Zambrino.

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(6)

Zam. ' fc che pretendi Perciò dedurne? In questo petto alberga

Un

anima d’onor...

ma

disdegnarmi

Non

so,nè posso;eobbliartutto io voglio,’

Tutto.

Una

legge, che tu mal conosci.

Amor

per odio

mi

comanda, e amico Pur tuo malgrado ti sarò.

Uba. Zambrino

,

Vuoi che amicoticreda? ebben, comincia

. .Dal dirlo

meno

, anzi più mai; deponi Queste sembianze mansuete,e pie)

di leggi osservator vantarti,

perdonar facilmente: offeso Sentifoffesa;e se ti.scalda il petto Pur scintilla d’onor, faeh’ iolavegga Brillar su quella spada. • Zam.( osservando) . Ecco Manfredi.

SCENA

II.

m *

Manfredi, Odoardo,

e detti.

Man. X-

eggi,Odoajdo,questofoglio,e fremi. , '

Vedi quale sifa per la provincia Della mia potestà, del

nome

mio Orrendo abuso. Vedi

modo

indegno

Di

riscuoter tributi...All’uopo entrambi Vi ritrovo opportuni.

Zam. In volto isegni.

Signor, tileggo di tristezza. Al nostro Zelo svelarne la cagion ti piaccia.

Man. A

questoappuntovi cercai.La nuova >

Gravezza imposta, e l’inumano stile

Del barbaroesattor, tutta intumulto

’Giàpon Faenza,elecastella,e quante

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(7)

Àbbiam

terre soggette.Inogni parte Suonan querele, ed è ciascunaun tuono

Che

miscorre sul’alma,e

rompe

ilsonno Dellemienotti. Sopportarnon posso Tantorimorso,e

vuo

1placarlo.E’dunque

Mio

desiderio rivocarprudente # L’abbonitotributo. Avete,amici,

Nulla d’opposto al

mio

desir? Parlate.

Zam. Ubaldo prima ilsuo pensier produca.

Uba. Il

mio

pensiero manifesto il feci

,

Quando

alfatai tributo ioquir.i’opposi In questo luogo, e periglioso ildissi

,

Funestoil presagii. Fumantii campi . Son di strage,io gridai: Vuotedisangue

Abbiam

levene, e ancor dolenti, e rosse Le cicatrici. Su la sponda intanto Sta del Viti a lavar sue ferite

La

gelosa Ravenna, e minacciando.

Del venetoLeon l’aita implora.

Di

fuor molt' odio de’nemici; e dentro

Timor

ne stringe di civil tumulto.

E

meditiam gravezze?

E

quel

medesmo

Braccio s’opprime, che pregar tra poco

Di

soccorso dovrem?

Nessuno

iotacqui

Di

questi oggetti;

ma

prevalseallora Ilparer di Zambrino: il

mio

sprezzossi,

E

sprezzar si dovea, chenel contrasto- Severoparlator sempredispiace;

Ma

non seppi adular.

Zam. ,

Ned

altri ii seppe.

Se diverso opinai, lo persuase

' Del principeil bisogno.

Uba.

E

Si vedranno

Del principe glieditti ognorparlarci Del suobisogno,nògiammaidelnostro?

. DigitizedbyGoogle

(8)

8

Ma

qual bisogno?

Zam.

E

chi noi sa? Deserte

Sonole rocche; affaticata, e poca

,

La

soldatesca.

E

se ne coglie intanto D’ armi, e d'oro sprovvisti ilfiernemico Chi pugnerà per noi?

Dove

difesa.

Dove

coraggio troverem?

Uba. Neljpetto.

Nell’amor de’ vassalli. Abbiti questo

.

Signor, nè d’altro ti curar. Se tuo Delle tuegentièil cor,sollevaungrido,

E

vedrai mille sguainarsi, e mille ducenti ferri, e circondarti il fianco;

Ma

se loperdi, un milion di franchi

Non

t’assicura.

Non

ha forzailbraccio.

Sedalcor non la prende; e tu sarai *

r Fra tante spade disarmato, e nudo.

Zam.Nell’amor dunque di sue genti, debbc Tutta unregnantecollocarla spefne?

Nell’amor di sue genti?

Oh

,tu conosci Il popol veramente._

Uba.

Un

gregge infame

Conoscoancora: dellacorte i lupi,

Che

per empirsi1’affamato ventre Suggonoil latte d’innocenti agnelle.

Ragionleggiadra di tributi invero?

Perchè fumin più laute, ed odorose Levostre mense, e vi corchiate ilfianco In più morbido letto, e più sfacciati * V’empianle saledi tumultoi servi;

Far che pianga l’onesto cittadino, L’ utileartista, che previen1’aurora

A

sudar per chi dorme, ad affinargli Il piacer della vita, e la mollezza.

Far che lo stanco agrieoi tor la sera

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(9)

I

Rieda all’albergosospirando, evegga D’ intorno al focolar mesti, e sparuti Consorte, e figli dimandar del pane,

E pane non aver.

Ah

| ti scolpisci Questa

immago

nell1alma:eall

1amor mio, Signor, perdona, se parlai sincero.

'

Man.

Vieni,amico,almioseno;equestoamplesso Ti risponda per me. Dolcediventa Sul labbro tuola verità: mi credo

Degno

d1udirla; e parlami, se ni’ami

,

Sempre così.

Non

piu contrasti.Iovoglio Jfrivocatoil tributo;e tu va, scrivi

,

Odoardo, e provvedi. '

Odo.

Ad

ubbidirti

Volo, signor. Il cancellato editto Gran pianto ti risparmia.Ogni viiprezzo

D

1argento,e d’oroeglierauncorperduto.

(parte ) Zam.Bada, signor,che inavvenir,funesta

La tuaclemenza non ti sia. Profonda Ferita è qùesta al tuo poter»

Non

lice Ai principepentirsi.

Man.

Il so» conosco,

E

la detestoancor questa superba Politica di sangue e di rovina.

Non

più,partiZambrino.Or non hod’uopo De’tuoi consigli.

Zam.

( Ad.Ubaldo) (Al tuolivorsorride Fortuna, Ubaldo: esulta,iltempoèquesto D’opprimere Zambrin. ) (parte,

)

Uba. (Volpedi corte,

Va pur tranquillo:ionontitemoancora)

*

;•

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(10)

IO

SCENA

III.

Manfredi,

Ubaldo.

, r-|

Man.

gli parte confuso. Acerbamente

Tu

lo pungesti. In avvenir, ti prego,

Non

l’oltraggiar.

M’

è dura cosaalbanco Aver due spirti assai provatj, efidi;

Ma

d’indolediversa,ed inimica.

Uba.

Non

è miacolpa.

Man. Neppur

mia, lo spero.

Uba.Sarà dunquedelfato.

Man.

Orsù, l’intendo;

Mutiam

soggetto, e ragioniam di cosa.

Che

più

mi

tocchi. Parlami d’Elisa

,

Oh

, dio\ d’Elisa? Proferirne il

nome Non

so senza tremar.

Uba. _ Meglio diresti,

Senza arrossir.

Man.

,n’arrossisco: e solo

Che

nominar Yascolti, entrole vene «

Par che rivodi foco

mi

trascorra,

E

m’ascenda sul volto, e manifesti Il grande arcano, che a te solo è noto.

Uba.

A me

solo finor:

ma

sussurrarne Presto udrai mille bocche.

E

giàMatilde In gran tempesta disospettiondeggia.

Nulla scoperse ancor;

ma

d’un’amante Chi puòl’occhio ingannar?Tornaintestessa

E

tisvelli dalcor tanta follìa.

Man.

Ionoi posso. ' ,

Uba. Ilpotrai, sesordoalgrido

Non

saraidiragion.

Man.

Questa vantata

Ragion, de’Éostriaffetti imperatrice,

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(11)

IX, Non

è quel che sicrede. Ella sparisce

Quando

1’alma'è sconvolta,e burrascosa.

Il freddogelde’suoi consigli è

meno

,

D’una stilla, checade su le

vampe

Digran fornace. m

Uba. Io

mi

smarrisco.

Man.

' '

Amico,

Giànon escusola mia colpa. Iotutto

Ne

comprendo V orror,

ma

tu

mi

dona Quella pietà, chea

me medesmo

ionego.

Uba."Si, ticompiango.

Man. E

noi demerto.

Oh

cielo*

Un

affetto, che priasol d’innocenza Avea sembiante, emi parea pietade

J

Come

mai non amarla? I suoi natali Le acquistavanrispetto. Era costretta

Di

Ferrara a fuggir per odio,etema

Di

quel prence nemico. Era infelice;

Era bella,e piangea. Poigentile D’atti,e dimodesta...Ubaldo,

A La

virtù

mi

sedussei in altra guisa

Abborrita l’avrei. Quella divina Dolce attrattiva di pudor,

mi

vinse

,

E.i sensi m’vvampò. Tentai più volte Smorzarle fiamme;

ma

bramai che vano Fosse losforzo, eilfu,chetroppom’era Caro il periglio, e più mi feaspavento Della perdita mia la mia vittoria.

Uba. Signor,tuostatoè fieroassai.Lapiaga Sanar sipuò d’una beltàmalvagia;

Chè

incor bennato,amormainaloèbreve;

Ma

beltadeè fatai

, quandoè pudica

,

Che

pretendiperò?Questodelirio

,

Questa follìatidisonora.

Man. *

TI veggo,

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(12)

Il sento.

(Jba.Il tuorimorso lacondanna.

Mah.

Uba.

E

che ne speri?

Man. Non

loso.

Uba.

Noi

sai?

Ascolta dunque, iotei dirò. La benda lo squlrcerò, che t’offusca ilumi:

Amar

non è che desiar.

Ma

guarda Fra il il tuo desire, e il desiato oggetto

Un

intervallo orrendo si frappone

,

E

per varcarlo, calpestar t’è d’uopo

Fama

ed onor: degliuomini,e delCielo Le leggiviolar: Spegner per via Cento rimorsiper crearne mille,

Che

poi Tarantidetestar la luce.

Tremar

nell’ombra, e trabalzar nelsonno.

Allor ti grideranno, e fia quel grido

Un

muggitodi tromba: un’innocente

Tu

seducesti, e abbandonasti ingrato

Una

teneramoglie, che di pianto Bagnail letto.deserto.

E

inchetispiac§ue

La

sventurata? Inchet’offese? Ivezzi Gli aveacelesti, nè il suocor conobbe

Un

sospiro, un desìo, che tuononfosse.

Incostante t’

amò

: che non avria Fatto fedele? edella ancor t’adora,

E

tiperdona.

Ah

,miosignor, deh,torna, Tornale inbraccio

, palpitar la senti Contro il tuo seno, e cangeraiconsiglio.

,

gli amplessi di moglie,oprence mio, .

Son possenti, e divini; unadolcezza Spafidon su l’alma,che rapisce, e sola

T

uttiassorbegli affetti:Andiam,vienmeco.

Già sei

commosso,

a consolarlaandiamo.

Via, t’arrendi signor.

(i incammina)

(13)

Man. Ferma;

venirne Veggo Elisa, e Matilde.

Oimè

1 S’eviti Questo incontro fatai; d’Elisain faccia

Mi

tradisco,se resto.

(partono ).

S

C E N A IV.

i

/

Matilde,

Elisa.

Mat. J*

gli

mi

fugge.

Il

mio

cospettolo funesta, e un guardo,

Neppure

un guardo

mi

donò l’ingrato.

Tu

lo vedestiElisa.

Eli.

( AhiJ chedirposso?

Mi

mancailcor.

)Signora,eiforseingombra

Ha

di curelamente, e tuben sai

,

Che

dichi regna, tenebrose, e

mute

Sono le cure. Alla maggior grandezza Del suo dominio, allosplendor di questa Cittàvaga, e possente, allaquiete Dell’afflittaprovincia, isuoi pensieri Sai,che tutti egli dona, e il suo riposo»

Sai, che lo stato combattutoè sempre Da’molestinemici: e vuoi chelieta Egli mostri lafronte, e ti sorrida?

Mat.

Invanlo scusi, generosa amica.

Non

della mente,

ma

del cor son figlie

Le

cupe sue malinconie. Gran pezza E’eh’ io 1’osservo; e sed’amor ben noti

Mi

sonoisegni, eglid’amor sospira.

Conosco miaragion, stolta non sono.

s’ingannalamoglie.

Eli.

Eppur

sovente

Tu

l’udisti giurar...

Mat.

Qual fede adesso

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(14)

»

14 ' ' .

.

A

giuramenti? Ogniribaldo giura:

E

mille volte aneli’ei stretto al

mio

seno Giuròd’amarmi, e chesaria fedele.

Ed

ecco

mi

tradisce,e già misprezza

,

MiseraJ eil voltomiopiù non

comanda

Sul cor dell’incostante.

Or

che fan

meco

Questi vaniornamenti? Itenelungi,

Pompe

infelici; al

mio

dolorsconviene Si bugiardaapparenza,em'importuna.

Eli.

Deh

, calmati, e te stessa,eiltuodecoro

,

Non

obbliar così.

Mat. No,

no, prendiamo

Vestimenti più vili.

A

chi degg’io Più nudrir questo seno, e questechiome?

Lasciatoleincolte,e disadorne. Un’altra

A

danno

mio

frattantole coltiva,

E

s’affaticadi parer piùbella.

Piùbella?..Ahilassa!

E

sed’unvansospetto Ioin’afflassi veramente?ed altra Del turbamento suofosse lafonte! Seun ignoto disastro i suoi pensieri In tempesta tenesse?...

Ah

,torna Elisa;

Tornatenprego, a discolparlo; il mio ;

Desiderio lusinga, ancor fedele Dipingimi il

mio

sposo, e se lo puoi Mostra cheingiusta iosono, echedeliro. i‘

Eli.Cessa,

mi

strappiil cor, cessa. Sedotta y- Sei dal tuo caldo immaginar. Manfredi, Sì,Manfrediè innocente, e tu t’inganni.

Mat.

Innocente Manfredi, e m’abbandona?

Egli innocente,e non tien ponto il crudo Delle lagrimemie!

No

,

mi

tradisce;

Chi nonlovede? L’infedehm’abborre;

Certa ne sono, edel suocor m’ha priva,

Nè mi

resta cheil pianto.

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(15)

Eli. _

(Io

non resisto. .

Cielo! consiglio.) (piange )

Mat. E

tupurpiangiElisa?

Ah

,lascia cheti stringa:il tuo dolore Dolce

mi

desta tenerezza, e scopre Ditua beli’almala pietà...

Ma

dimmi:

Del

mio

consortela bontà, i’affetto Ti distinguetalvolta,e lieta iosono,

Che

s’onoricosìla tua virtude.

Secoparlandotravedestimai

Il suopensier? Tentasti mai conarte Ilsuosegreto?Ticercò, tichiese

Di me

talvolta?

&

tunarrasti allora Il

mia

piantoall’ingrato,e lemiepene? Eli.

(Deh,qualdimanda|)Iomalricordoadesso Lesue parole. Indifferente, e lieve Eraloscopo,e 1’obbliai.

Ma

credi...

T

Tassicura... di te sempre parLommi Tenero, e dolce, nè gl’intesi undetto,

Che

ilsuobelcor smentisse,elasuafede.

Mat.

E

i nonè folle,e laragion benveggo,

Che

gli tecocontenergli accenti.

Sachefidamisei, sa quell’accorto

,

Che

latua fedeltànullam’avria Dilui tacciuto.

Ma

siapur sepolto Quantovuoisi V arcano, iobensaproMo Dissotterrar, nèlungamentealguardo Fuggiràdi Zambrino.

Eli.

E

di Zambrino

Vorrai fidarti?

Mat. Non

temer. D’Ubaldo

Ei va spiando ipassi, ediManfredi Furtivamente, ela rivaipalese Presto sarà.

Ma

guai perlasuperba.

Eli.

(Misera

me

|) La conoscendo, allora

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(16)

Che

farai?

Mat. Che

farò! GranTerzainspira

,

E

fierezza il dolor, quandolo

move Amor

tradito.

Che

farò? Vorrei

Che

tantevite nelle

membra

avesse * Quanti sono i sosptr, quantelestille ,

Che mi

costadipianto.

Eu.

( Ioson perduta.

Non

v1è più speme. )

Mat. Non

turbarti,amica;

Non

paventar: Sarò crudel,

ma

giusta;

Rabbia,smania, dispettomi consuma Distrapparquestovelo.

Andiamo

Elisa

,

Andiam

, corriamo aconsultarZambrino.

Eli.(

Scampo

nonho, senon

mi

salvailCielo.

) (partono

)

\

Fine

dell’Atto

primo.

%

\

i

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(17)

*.v

«7

*

ATTO SECONDO

.0

s

SCENA

I.

Zambrino.

iVT’

insultaUbaldo; scacciami Manfredi, Debole questi, e quei superbo.

Un

copre Colvel di franca probitàl’orgoglio:

L’altro col manto di regai clemenza La regai codardìa. Voler tributi,

E

temerne i lamenti: emanar leggi,

E

poi pentirsi. Il debole si pente;

E

fasprezzarsi.

Oh,

s’ioregnassi!Ebbene?

Fortuna nel passargetta per via Del

comando

la verga, ela raccoglie Sempre la

mano

del piùscaltro, ed io.

Io chi mi sono? noivuo’dir, noivoglio

Neppure

all’ariaconfidar. Grancosa!

Dappertutto veggiam la colpa inriso.

In pianto la virtù.

Dunque

vi sono L’utili colpe, e levirtù dannose.

Chi fia pazzo a procacciarsidanno?

Io non

amo

il delitto,

amo

l’effetto,

Amo me

stesso; ed il

comando

è questo Principal dinatura. Or non potria Zambrino esser Manfredi? ecco queltarlo

Che

incessante mirode. Ambizione In cormel mise, nè strapparlo ioposso,

Chè

troppo addentro è penetrato.Orbasta, Quando fia Torà chiamaremdell’alma

2

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(18)

i8

Le potenze aconsiglio. Intanto giova Accarezzar Matilde.

Una

grand’arme

M’

è questa donna; arme die puòvalermi

Di

mulle spade, eso ben io...

ma

Elisa Vien con Ubaldo, edimportante parmi Lorconferenza...

Un

gransospetto...Ioforse.

Non

m’ingannai... Vediamo. (parti).

SCENA

II.

Ubaldo, Elisa.

Uba.

o

ltronon avvi

Miglior riparo. Allontanarti è d’uopo

Da

questo luogo. La presenza tua

A

Manfredi è fatai, troppo roverscia La sua ragion, nè sollevarla ei £>uote Finché tu resti. Se Matilde intanto

Giunge a saper, chela rivai tu sei?

Tremo

per te:

ma

dati pace; io solo.

Conscio solo son io di tanto arcano,

E

sepolto egli

dorme

nel

mio

petto Piu chenelpetto d’un estinto. Orvia.

Non

t’avvilir: coraggio.

Eli.

E

questoè il fine

Dell’incautoamor

mio? Dunque

m’èforza Dimenticarlo, e abbandonar Manfredi?

Più non m’oppongo:se partirsi deve*

Eccomi

pronta.

Uba. Dalla tua fortezza.

Dal senno tuonon attendea di meno.

Eli.Sì, sì, voglio partir; mel comandasse Manfredi stesso di restar...

ma

poco Egli vi pensa, e so che più non m’ama.

Uba.

E

nonlodebbe;e

come

onesta,esaggia

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(19)

l9 So, che in segreto 1tuoi non saniaffetti

Tu medesma

condanni,e n’arrossisci.

Eli. Arrossirne? Perchè? Sul volto mio Nessuna colpa fasalir vergogna.

D’ amarlo arrossirò, quando vietato Fia Tesser grata a benefizj.

Ah,

rendi,, Rendi ragione alTamor

mio

tu stesso.

Rammentati quel dì, che a piedi suoi Venni soccorso ad implorar smarrita,

E

de’miei casi gli narrai la lunga Storia crudel. Dal

campo

egli tornava Tutto di sangue asperso, e di sudore,

Momento

infausto; e nondimen

mi

stese

La man

pietoso: della sua clemenza Assicurommi, ed obbliai benpresto Ne’benefizj suoi le miesventure.

Misera me! Lalibertà perdetti Allor dell’alma, edal nascente affetto Riconoscenza preparò la via.

Ma

chi porfreno vi potea? Rispondi

Che

far dovea per non amar Manfredi?

Uba.Ricordarti, che sposo erad’altrui;

Sovra testessavigilar più cauta;

Evitarlo,fuggirlo, irnelontana:

Tuttofar per strappartelodal seno,

E

in cimentonon porla tua virtude.

Il tuo dover quest’era.

Eli.

E

questoiovolli.

Ma

controilcorsivuole indarno; e pria

Di

pur pensarlo

mi

trovai già vinta.

Amavamo

ambedue: clemenza inlui, Gratitudine in

me

parve l’amore.

Egli il racconto

mi

chiedea sovente I)i mie dure vicende, e perqual

modo

il signor di Ferraraal padre

mio

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(20)

Fé’ tor la vita per sospetto: e

come

Andar

rammmga

fu costretta, e spersa L’innocente famglia: e il mio fratello Segui di Carlo l’onorate insegne;

E

di disagio mi morii per via L’mconsolabil madre, ed altra

pompa

,

Altro di tomba onor, lassa! non ebbe,

'

Che

una bara campestre,e pochi fiorih,

E

poca terra, e della figlia il pianto.

Attento da mieidetti egli pendea,

E

useiasugl’occhiilcorcommosso.

E quando

R.ferendo venia,

come

due lune Paventosa di tutti occulta io vissi In povera capanna, e il mio dolore,

M’

avrìa condotta finalmente a morte, Se 1# pietade d’un pastor non era;

Ei si levava di repente in piedi,

E

taciturno colla

man

sul volto

Mi

lasciavanel mezzo, e rosso i lumi

Con

un sospiro

mi

tornavaal fianco.

Uba.

(

Mi

disarma costei. La suafavella Al cormiscende, eilmiorigorseduce).

Dimmi

Elisa: parlar dolce io t’odo.

Che mi

rapisci. Al labbro tuo chi diede Tanta dolcezza?

E

questi sensi inpetto Chidunque t’ispirò?

Eli. Le mie sventure.

Sono eloquentiagl’infelici, e tutto Dalle pene s’impara. Esse delcuore Son le maestre, e a queste sole iodeggio

Una

qualche virtù.

Uba. ( Scuso Manfredi*

Se cotanto l’adora ).

*

Eli. li cuor si serra

Nellefortune, e sol lo schiudeil tocco

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(21)

UI 'Delle grandi sventure.

E

se Manfredi

Stato non fosseun infeliceanch'esso.

Amato

Elisanon avria,nò questa Manfredi, no.

Ma

sul miocor più forti

Disua bontade i suoi disastri furo.

Ei narrarmi solca,

come

del padre L’ira fuggendo, giovinetto ancora.

Errò per boschi, e monti, e dappertutto L’odiofraterno, che giammaiperdona,

A

morte l’inseguìa;

come

sovente Gli diero asilole spelonche, ed ebbe

Comune

il sonnocolle belve: eallora'

>Chipianto non avria? chi non sentirsi Penetrato, e

commosso?

Uba.

Oh,

tei credo?

Tel credo, Elisa.

Ma

perchèrisvegli Dolorosa memoria? Or nonè tempo D’intenerirsi sul passato. Armarsi

Di

coraggio bisogna,e di costanza;

Che

starti con Manfredi ora è delitto.

Eli.Sì, dunque: basta chenoi sial’amarlo, loparrò volentier, se lontananza Rende innocentel’amormio. Scordarmi

Di

lui, mifora un’impossibil cosa.

Vedrò degl’infelici, e sovverrommi.

Che

Manfredi gli amava. Udrò le grida Dell’oppresso pupillo, e avrò presente

Che

scudodegl’oppressi eraManfredi,

E

conessi piangea.

Deh

, scusa Ubaldo Se di lui parloancor. Egli è giusto.

Sì clemente e gentil, schivodi lodi;

Amico

sol di verità. Cortese Senza bassezza; maestoso, egrave,

Ma

senza orgoglio; liberal perscelta,

Non

per capriccio; le private offese

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(22)

Facile a perdonar, pronto e veloce Le pubbliche a punir; dolce fra suoi*

t Terribil fra inemici; un mansueto Agnelloin pace, edun leoneinguerra*

E

amar noi deggio?

Ed

io son rea?

Uba.

Deh,

taci*

Egliqui giunge. Ricomponi iLvolto,

E

la tristezza tua guerranon cresca Al suocor combattuto.

"Eu.

E

tn, non dirgli

Quel ch’io t’ho detto per pietà.

SCENA

III.

Manfredi,

Zambrino, e ditti.

Man.

( ad Ubaldo ) Parlasti?' Uba.Parlai: già seppe il tuovoler. Dolente La troverai;

ma

già disposta. (parte ).

Man.

Elisa...

Zam.

(traversa iljianco delta sala,Ilguarda,eparte)

Man.

L’ultima volta, chetiveggo,èquesta L’ultima volta;e desiatoavrei’

Fosse la prima; che tremante adesso Questo cor nondaria qualche sospiro;

Qualchepalpitoreo, chelocondanna.

Ravviviam dunque la virtù sopita, Priacheildeliriodell’amor l’estingua Separiamci. Il tuo volto, e l’onor

mio

Son due nemici, che tra lor di pace Parlar non ponno, e prevalerneun debbet Vuoituche cedal’onormio? chespenta Sia di Manfredilasecondavita;

£

lamigliore?

Ah

,no! Se

muor

mia

fam»

La tuapur muore;echerimantiallora?

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(23)

Ignominia,rossor,disprezzo, e pianto.

Se piangeresi dee, si pianga adesso Fin che siam innocenti. Orben...tutaci*

Tu

nonrispondi?

Eli. Lasciamipartire.

Signor, te nescongiuro.

Man. E

perchè volgi

Altroveilumi?èripugnanza? èsdegno?

E’ dispetto?

Eli.

Noi

so:

ma

ledimore Tronchiam,tiprego,e fachetosto io parta.

Man.

Sì, bellaElisa: dallatua costanza Questo sforzo dimando; e quantosia Doloroso per

me,

quanto

mi

costi,

*

Tu

noncercarlo.Ilnostrocorn’avea Traditi entrambi;

ma

l’error degliocchi Raggion correga, e la virtù s’ascolti. Eli.Sì, l’ascolto,signor: fra mali miei

Sol questamirimase;e vuo’morire

,

Morir pria che tradirla. Abbianofine

Dunque

isospiri,e dividiamei:ognuno De’nostrisguardi èunavirtù tradita; Ogn’istante undelitto!

Oh,

mai,nomai

Non

t’avessiveduto! ah, madre mia, Felice

me,

sedi spirartiaccanto

Mi

concedeanle stelle, e raccogliea

Le

nostresalmeuna

medesma

fossa.

Un medesmo

riposo!

E

tu,Manfredi, Perchè pietadede’miei maliavesti?

Perchè, Manfredi?Crudeltà, fu

meco

L’ esser pietoso;crudeltà, colmarmi

Di

benefizj,ed asciugarmi il ciglio,

•Eraalmenquellod’innocenza ilpianto:

Orloversala colpa.

Man.

-

Ah,

frena, Elisa,

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(24)

24

,

Quelle lagrimetue.

Non

m’assalire

Con

armesitremenda;ose tusegui, E’consumatoilmiodelitto.Ioposso

Con

saldo pettodisfidar lamorte

,

E

gl’ irati elementi, e delle cose L’universalruina:

ma

vacillo,

E

mi trema lo spirto, e si dilegua Nelvederchetupiangi,echeson’ io Lacagion deltuo pianto.

Eli. * Ebben: perdona

Dell’incautomiocorl

1ultimo sfogo;

#

Tua

virtù

mi

soccorre;edeccoasciutte Le miepupille.

Or

tudiscortadunque

Mi

provvedi, esivada.-

Man. E

doveipassim

Drizzarpensasti?

Eli. '

A Roma.

Iviramminga Porteròlamia dodia,everrà

meco

De'benefizj tuoidolce,edeterna' La rimembranza. Passeròdaccanto

A

quell’onde famose, a quell’ altere Molisuperbe, di cuitanto èil grido, Vi passerò daccanto, e neppurfia,

Che

mi sovvengadi gettarvi unguardo*

,

Vivròsolinga, sconosciuta,edaltra

Non

avrò compagnia, chelemie pene

E

l’amormio...

Che

dissi?ah!nonpensarlo,

Amor

nongià,riconoscenza intendi.

Man.

N

ulladiquestotu

mi

dei, chèsolo Abbonirmitudei.

Ma

ticonforta;

Nacqui

vicino, e gioveròlontano.

Raggiungerattil’assistenza mia

^

Sulla riva delTebro; e sultuocapo

Veglieràdiligenteil

mio

pensiero.

Tipregointanto....

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(25)

3$

SCENA IV.

*.

Zambrinq,

Matilde

in disparte, e detti.

7.AM.('a Matilde

) (

(ju

ardali: l’orecchio Porgi attenta,edudrai.

) ( si ritira

)

Eli. . Taci Manfredi:

Ladebolezzadelmiocorrispettaf

E

scordati/ d’ Elisa...

Man.

Invanlosperi:

L’

immago

tua vivrà dentro il mioseno.

Fincheilgelodimortenonv’estingua L’ultimo spirto...

Mat.

( av vangandosi) Non-Seguir spergiuro.

Che

t’ascoltalamoglie. 11guardoaterra

Anime

ree,non abbassate: in fronte Alzatele-aMatilde; e su la guancia Dissipateilpallor,chevicoperse.

Chiamarvideggiotraditorientrambi*

Ma

chiprima nonso.Ciascuno hascritta

V

empietànelsembiante, e fravoidue

Non

distinguoilpiùreo.

Man. Donna

furente.

Chiticonduce? Perchè vieni ardita

Isegretiaspiar del tuo signore?

Donde

questa baldanza? ^

Mat. Ah

,scellerato!

Dunque

seitu,che mitradisciilprimo.

Disonorde’mariti, ilpiù malvagio, IIpiùvile ditutti.

Man.

Olà: si parla

A

Manfredicosi*! non ti rammenti...

Ma

ritiratiElisa.

Max.

Arresta il passo^

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(26)

Sedutrice proteina, edell’offesa Rendimiconto

.(savventa contro Elisa| Eli.(a Manfredi) Salvami.

Man.

(trattenendo Matilde

)

Che

fai?

Mat.

Rendimi contodell’offesa.

Man.

Indietro,

Furia d'averno, indietro.

Eli. Aita,ocieli!(parte)

Mat.

Vé, perfida,va pur:lamiavendetta

T

arriverà, nè disarmatasempre Troverai questamano.

Man. Un

sol capello

Che

tu letorca,o donna,

un

sol capello Ticosterà lavita.

Mat.

A

te piuttosto.

Tiranno,a te, che neperdesti ildritto Co' tradimenti tuoi.

Man. Tu

loperdesti

Allaclemenzamia.Latuaferocia

A

incrudelirm'insegna,etu, logiuro

,

Tu

nonhai più marito.(parte)

Mat.

Ilcielpercola

Qualunqueti somiglia;esci,va pure Crudel,

ma

trema: l'innocenzamia

A

pesar

mi

comincia,e d'un delitto Sentoilbisogno...

Non

lasciarmi, ofuria

Che

nel pensier

mi

mormori,sicorra Alla vendetta, esiraggiungaElisa,(parte)

Fine dell’att§ secando,

m

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(27)

*

n

ATTO TERZO

1

SCENA

i,

Matilde.

^Jon

ti bastad’avermi, empio, tradita,

Che

d’unripudio ancor l'ontami giuri?

Misera

me!

m’abbandonar già tutti.

Mi

lasciantuttidesolate, e nulla Più

mi

rimane.

Cena ii.'

ZAMBRINO, e DETTA.

£am. Ti

rimanZambrino,

Volai tuocenno ad eseguir.

Mat. Deh

, fuggi

,

Che

tu pur m’importuni,e gl’òcchiimei

No,

chepiùnonvedrai!d’

uomo

ilcospetto.

Se m’ènegatodiveder Manfredi.

Oh

,Manfredi!m’abborri, e

mi

disprezza, Sii,qualbrami,infedel;

ma

nonprivarmi Delpiacerdi seguirtianchenemico.

,Sarotti ancella* senonvuoiconsorte:

Oblieròl'offesa, alla rivale Perdonerò, l’abbraccierò...l’indegna

Come

ingannommi!

Come

scaltraseppe Vestirdi zeloiltradimento! edio, Iòl’abbracciava,e del

mio

corlepene

«I

ffiigitìzedbyGoogle

(28)

<2S

Leconfidava, e lachiamava amica

,

Ed

era la nemica.

Ah,

vien Zambrino,

Di

consiglio soccorri il mio disdegno.

Anche tu m’abbandoni? 11

mio comando Non

adempisti?

Non

ritorni asperso Di quel perfido sangue?

Zam. Al tuo bisogno

Già

compro ho

ilbracciodisicario ardito,

Che

anchesu1’ara inpien meriggioandrebbe

A

guadagnarlasuamercè.

T

1acheta.

Vendicata sarai...

Mat.

* Sì, muoia: il primo Tradimento sia questo. Alcun delitto

La mano

ancqfnon m’imbrattò:

ma

lode Alla fierezza delmiocor, l’idea

Non

mi sgomenta, e concepirlaio posso Senza ribrezzo. Cominciam dal sangue D’ unarivai superba,ed abbonita.

Zam.

E

se Manfredi la difende?

Mat.

Il ferro

Nessundistingua,eunbracciosolpunisca

Due

scellerati.

Zam.

Che

di’ mai!rammenta Ch’unoètuosposo,echel’adori...

Mat. Oh

dio!

Purtroppo,eilcrudononvipensa.Eidona

Ad

altrail cor, che a

me

donato avea.

E

a

me

bisognadiManfrediil core,

E

morirò, se noi racquisto.

Zam.( ironico )

A

lui

Vanne dunque sommessa, e l’amortenta Dicaroinfedelconpianti, e preghi.

,

Mat.

Io piangere? io pregar chi

mi

tradisce?

Chi mi discaccia,e l’onor

mio

calpesta,

E

la mia^teuerezza?

E

per chi poi? DìgitizedbyGoogle

(29)

59 Perunaviiramminga, incuinon lodo

Che

la miseria: incui miseria è vinta

Da

sconoscenza. Eh,siprosseguaintera La miavendetta, ediventiamcrudeli.

Zam.Taci, Odoardosopraggiunge.

(Ilfrutto

Non

èmaturo, eancorresiste altocco Della

man

chelo tenta).

SCENA III.

*

Odoardo,

e detti.

Odo.

Ubaldo

chiede

Di

favellarti, e di cortese ascolto Per poco tiscongiura.

Mat.

'

A

che

mi

cerca; '

Che

pretende costui? -

Odo. Grave motivo,

Die’egli, il guida; el’insistente prego

Lo

manifesta.

Za

m.

E

tu, qual sia, noi sai

Tu

veramente?

~ Odo.

Noi

so, Zambrino.

Con

qual profittounamenzogna? Intesi Sol che adElisa di partirfu dato Improvviso comando.

Mat.

"

Ah,

che minarri?

Comando

ad Elisa di partir?

Odo.

Mei

disse

Ubaldostesso, elacagion

mi

tacque,

Ned

ioladomandai, chò non dimando

Giammai

d’altri il segreto.

Mat.

Elisa dunque,

Tu

l’assicuri,partirà?

Che

dice,

Che

facolei?

Non

ponsue forzeinopra?

(30)

I-

Non

supplica, nonpiange?

Odo.

E

questo pure

L’ignoro, o principessa; e benché molto Lacorteio sentabisbigliar d’intorno

,

Nulla so, nulla seppi, e nulla

bramo

Saper di tutto; se non questo solo:

Poco in corteveder,molto tacere

,

E

tacendo obbedir.

Mat. Ma

di Manfredi

Quai sonoi sensi?.

Non

è seco Elisa?

Non

si disfoga neicongedi estremi?

Odo.

Non

sod’Elisa.So che mesto, echiuso In sue stanze Manfrediad ognisguardo Stassi nascoso,e tranneUbaldo,a tutti

Impedito è Yingresso. Ei v'introdusse Dianzi Rodolfo, e conferenza insieme S

Ebbe

lunga, e segreta. 0

Mat.

( a Zambrino )

E

qual tisembra Questo-contegno?

Zam.

Noi

sodir.

Mat.

Sospendi

La mia vendetta.

Zam. *

(Ioloprevidi, e vano Saria 1*opporsi allacorrente.

)

Odo.

Or

dunque

Ubaldo udirti piaccia. Egliè qui presso,

Ed

un cenno sospira,

Zam. Odilo. Eiviene

,

Vedrai, mandato da Manfredi, egiova, Siaqualunque, scoprirne il suopensiero.

'

Mat.

Digli, che venga.

Odo. (parte).

Zam. Inliberal maniera

Or

tu raccogli, ed in sembiante

umano;

Ei fu d’amor Yinterprete

, noi nego

,

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(31)

3r Tra Manfredied Elisa: è tuonemico.

Ma

su i nemicila clemenzaè bella Più assai che lavendetta. Orsù tilascio Rivedremcitra poco, e piùtranquilla Fa cheio titrovi,e più serena. Addio.

(

Tu

cerchi pace,e l’otterrai,

ma

breve, Se questonon vacilla), [parte)

ifylAT. . Il cor

mi

grida

Che

viver non poss’ iosenza Manfredi.

^ Ma

dovrò supplicarlo?

E

lagrimosa

w A

suoi piedi gittarmi?

E

non son io

E

donna, e moglie, edopoquestooffesa ?

SCENA IV.

Ubaldo, e detta.

Mat.(

lLcco

ilmalvagioconsiglier).

Che

cerchi?

Perchè vieni a turbarmiil

mio

cordoglio?

UBa.A

finirlovengh’io, se tu m’ascolti.

ÌMat.

A

finirlo ?

Men

parte aver dovevi Nelcominciarlo.

Or

qual ti prendi cura D’una tradita?

E

l’ultimo non fosti

A

tradirmi tustesso.

E

soffrir1’onta

Or

non dovrei d’un infedel marito Se tu del fatto istigator non eri.

Ubà. Qualunquealtri che donnaosasse farmi L'oltraggio,chetu fai...

ma

taceUbaldo Se Matildeparlò.

Mat.

Questoè de’ rei

Il partitomiglior.

Ubà.

£ Nè

reo sonio

,

timoroso in mia ragion, nè vile,

Ma

rispettoso.Di Manfredi io tutto Sapea l’crror,

ma

noigiovai.

#

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(32)

Mat.

Dovevi

Dunque

allamoglie confidarFarcano..

Uba.Feci dippiù.Con salutar consiglio

,

Ora dolce, or 'severo, a pentimento La sopitaragion scossi inManfredi,

Lo

pregai, lo costrinsi, il persuasi

A

discacciarne Elisala mandar lungi Questovelen%dal core, e dalla mente;

E

ottenuto 1’avea quando,icongedi

,

Congedi estremi,e di perdon bendeemi*

Se amor geloso perdonar sapesse,

f

Tu

stessainterrompesti. 11 resto è noto.

Màt. Oh

,gli avessi nel cor sepolto unferro In quelmomento.

Uba.

Un

cor trafitto avresti*

Che

si pentia delfallo;uncorchet’ama.

Mat.

Sem’ amasse il crudel, potria privarmi Del suo cospetto?Ilbarbaroscacciommi

,

Sappilo, Ubaldo; e giuramentoaggiunse

Che

piìiveduta non,m’avria

, più mai.

Uba.Furordettò quel giuramento, e il ruppq

Nume

più grande e più possente,amore.

Mat.

, Famorjche ad Elisa il riconduce.

Uba.Elisa è mortanel suo cor,sbandita

Da

questa corte.

Di

condurla n’ebbe Già Rodolfola cura. In questaliorte Sgombrerà di Faenza, e n’andrà seco -VDi Manfredi il periglio, c il tuosospetto.

Non

piu:Manfredi a teritorna:iovenni

Da

lui mandato:eivuol vederti:eibrama.

Smania,sospira di gittarsial collo

D’una

sposa che adora;ei{§un amplesso Confondere la colpa, edil perdono.

Parla, rispondi: nel

commosso

aspetto.

Già tileggo, chesei vintaje placata*

*

(33)

. 33

Mat.No,

non èvero: non sperargiammai

Per quell’ infido il mioperdon.

.Uba.

*

T*inganni.

Giàperdonasti, e tu negandoil mostri,

E

rafferma quelpianto.

Ah

,vien Matilde

,

' Vientene,corri ad abbracciar Manfredi.

D’ uno sposo fedel sono,lo penso

,

Dolci gliamplessi;'

ma

loson più molto

D’uno

sposo pentito.

Mat. Oh

dioLpentito

Poi veramente? .

/

Uba. Sì,‘quellabell’alma

*

Fatta nonera per lacolpa: unlieve Vapor fu questo, cheper vento errando,

Passò dinanzi al sole, e non 1’offese.

Umana

cosa è il deviar:celeste j II ricondursi sul

cammin

diritto.

*£<•

E

piu grande d’assai fattoè Manfredi

Nel pentimentosuo, chereo non era Nel suo trascorso.

Mat. E

s’egli è tal-: se brama

Il passatoemendar, perchè s’asconde?

Perchèdunque nonviene?Aspettaeiforse Ch’io locerchisommessa,erea

mi

chiami,

E

pentita lopreghi?

SCENA

V. »

Manfredi,

edetti.

Man. Io

son, che prego,

Io chet’offesi.

Ah

!^posa mia, che sempre Nel mio stessofallir fosti pur mia

,

Non

mifuggir; ritornainpace, e tutto

Mi

ridona il tuo cor.

Mat. Lo

merti, ingrato?

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(34)

Man.

Noi merto iono;

ma

se delittofuvvi Cancellatogiammai per pentimento;

Il miofucertq* Pentimento solo Qui mi conduce: e eh’ altro mai potea

* Forcarmi alle preghiere, ed ai sospiri

La

fierezza abbassar? Quel, cheottenuto Di mille spadenonavriala punta.

Un

rimorso l’ottenne.

Mat. E

chemigiova?

Il tuo rimorso svanirà su gl’occhi D’unaltra Elisa. .

Man.

Noi temer; virtute

Dal cor m’espulse ogni straniero affetto*^

Poi serrdnn&la porta:e tu qui dentro

Sei rimasta, tu sola. »

Mat.

Un’altra volta

Regnai pur sola nel tuocor;

ma

breve

Fu

quell’impero.Cominciò col riso, 4É

E

terminò colpianto.

Man.

Obblio, deh! copra

Le andate cose, e conidea cruda

Non

ferirmi di più.

Mat.

* Del nostrosesso

Ecco il destin. Noi siam celeste cosa

* Finché l’uomne desia,

ma

nell’acquisto Sidilegua l’incanto, e siam tradite.

Man. Deh

fcheparli.

Mat.

' In dispregioallor si cangia La tenerezza, e vieti disgusto, enoia;

E

disamata è presto una fedele.

Che

tutto accorda,e desiarnon lascia.

Ed

iostolta il sapea. *

Man.

Taci, cormio.

Chetati perpietà.

Mat. Ma

chitemerlo

Sì fallacedovea? Quai furoi vezzi

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(35)

Che

tantoinebriar letue pupille? Infedel, sconoscente! Altre vifuro Tradite mogli, abbandonate amanti;

Ma

noncom’io,non

mah

Man. Deh!

mia Matilde,

Perchèmi strazi? Supplice, pentito

A

tenevengo; l’errormio confesso;

Ten

prometto l’emenda; amor tigiuro;4 T’apro incontro lebraccia,enontibasta?

Ancorpaganonsei?Lasciamla, Ubaldo; Vanaèlaspemedi placarla.Andiamo.(s'in-

4 cammina)

Mat. Ah

, no, ferma, ritorna.

Man. E

chevuoi dirmi?

Forse

mi

chiami ad unnovel insulto?

Mat.

Io trascorsi

, perdona: Eccogià tutto Si disperseil miosdegno, e nonviresta,

Che

la mia tenerezza.

Man. A

questo seno

Vienidunque,miavita;equi persempre

Ilmio cor tiripiglia,e il tuo

mi

rendi.

Mat.

Ah,mioManfredi!Ah,sposo mio, m’uccide L’assalto dellagioia.

Man. Ah,

da qual peso

Mi

sentoalleggerii? L’ultima volta Siaquesta, chet’offesi.

Mat. Ah

nonparlarmi

,

Ben mio, d’offese.Ioguadagnai più molto

Che

non perdei, t’accheta.

Man. Ah

, generosa!

Tornadunquealmiosen.Dimilleamplessi,

Che

dar ti posso,1’ultimo fia sempre

Il più tenero, edolce.

Mat. Ah

, piùnon sorga

Altralite fra noiche questa,o caro.

Man.

S

ì, questa sola.

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(36)

Elisa, e detti.

Uba.( aiElisa trattenendola

)

,

Oh,

del! ferma, chefai?

Non

t’inoltrar.

Eli.

Mi

lascia...Eccoaltuopiede

Chi t’offese,o Matilde.

Un

sol

momento

Sospendi 1’ira tua: m’ascolta, e dopo Uccidimise vuoi. Misera! Io dissi D’averti offesa:

ma

per questa luce

,

Per quest’aura di vita, iotei protesto ,

Non

conósco delitto.

Amai,

noi nego.

Amai

Manfredi, enondimen tei giuro,

Non

conoscodelitto.

A

te dinanzi Onor solo

mi

guida: Ir non doveva

Da

telontana, ed un pensierlasciarti.

Un

sospetto crudel, chedel tuo sposo Oltraggiassela fede, e la mia'fama.

Questa nontormi,eilsanguemiotiprendi.

(s'inginocchia)

Ma

se giusta sei pure; e generosa Vedi il miopianto, e1’error

mio

perdona.

Mat.

Alzati, e

dimmi

:lusingar, sedurre

Un

cuorche adaltraèdato,epossederlo

,

Occuparlocosì, che immoto, esordo Alle lagrime fosse, ed ai sospiri D’ una tenera moglie, e tu losai Quanti ne sparse l’infelice; e intanto

T

u confidente,tu compagna,e amica Mirarne il pianto,le querele udirne.

Riceverne gli amplessi, e poi tradirla.

, tradirlatustessa: e questo,Elisa

,

Non

è questodelitto?;.

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