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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.42 (1915) n.2122, 3 gennaio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A . COMMERCIO, BANCHI, FERRO VIE, IN TERESSI P R IV A T I

R E D A Z IO N E : M. J. d e Jo i i a n n i s — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a l e o n i

Anno XLII - Vol. XLVI

■ l FIR E NZE : 31, Via della Pergola

Firenze-Roma, 3 Gennaio 1915

) ROMA: 56, Via Gregoriana

N. 2122

L ’ Economista col presente fascicolo esce con 8 pagine di più e quindi il suo conte­ nuto più ampio da modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfezionamenti.

I l prezzo d’abbonamento è di ! . . SO annue anticipate, per l ’ Ita lia e Colonie. P er V Estero (unione postale) I — «*•>• P e r gli altri paesi si aggiungono le spese postali, bn ia-scicolo separato !. . 1»

---SOMMARIO: PARTE ECONOMICA.

1 prestiti interni. (A proposito del recente prestito ita liano - R. A . Mu r r a y. ... ..

L a politica monetaria dei p rin cip a li paesi belligeranti -

R. A. Mu r r a y.

L'aspetto economico della contesa Austro-berba - v. p. L'em igrazione italiana in Germania.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIÀRIE.

Movimento commerciale e marittimo d ^ ^orto ai Genova durante l ’anno 1914. - Cassa di Risparmio delle P r ° K np lL le°ro “ a l t r i . Le modalità del prestito na­

z io n a l e . - Salviamo V industria bacologica e serica. - P e r la vita economica della F ra n cia . — I l comma ciò al minuto. - Sull'opera delle Banche italiane. — Le B a n ­ che ed i Depositi. — I l fattore economico sull odici no conflitto europeo. - Sul nuovo prestito. C onfronti e con­ siderazioni. - L a questione - L a fine

violenta della Banca Nazionale del Belgio. — L espot tazione del riso. — I l m iliard o della guerra di leu. L ’equo trattamento e Vostruzionismo del personale. — L a guerra di domani. •Uoill„.

I l testo della Nota degli Stati Uniti all In g liilte n a per la lib ertà di commercio.

LEGISLAZIONE.

I l decreto d’amnistia e la sua instata. FINANZE DI STATO.

L a situazione del Tesoro italiano al 30 novembre 1314. — L ’ imposta erariale nella Lombardia. — 1 proventi delle privative.

e f f e t t i e c o n o m ic i d e l l a g u e r r a.

I l contraccolpo della guerra sulle « Trade-Unious » inglesi. — Effetti della guerra sul movimento del I orto di Genova — I l nuovo decreto inglese sul contrabbando di guerra — P e r le esportazioni di merci.

PROVVEDIMENTI FISCALI.

P er la vendita dei liquori. — Misure bollate dei reci­ pienti per i rivend itori di vino. — L a decurtazione delle delle cambiali - Bollo sulle, tabelle di d ivieto di caccia. — L a nuova tassa di b ollo sui registri dello stato civile. NOTIZIE - COMUNICATI ■ INFORMAZIONI.

L a beneficenza della Cassa di Risparmio di Milano. _ Nuova A genzia del Banco di Napoli. Le riserve metalliche e la circolazione della Germania. — Paga­ mento di somme a creditori tedeschi. — Le banche francesi rinunziano alla moratoria. — Decurtamento dei prezzi per la liquidazione di Borsa. — La R e d a ­ zione alla Borsa di Genova. — L a costituzione della Banca Italiana di sconto.

APPALTI E FORNITURE. BANCHE, RORSE, CAMBI* Ecc.

P A R T E E C O N O M I C A

Ter abbonamenti, richiesta di fascicoli ed in ­ serzioni, rivolgersi all’Amministrazione : Via della Pergola, 31, Firenze. I

I manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser di­ rette all’avv. M. J. de Johannis, 56, Via Gre­ goriana, Roma.

I prestiti interni.

(A p ro p o s ito del re c e n te p re s tito ita lia n o ). I fautori del prestito interno saranno dun­ que soddisfatti: esso è stato quasi interamente coperto in una settimana. Potranno perfino dire elio la prova dei fatti lia dato loro ra­ gione, e clie coloro d ie gridano all’assurdità dei prestiti interni hanno avuto la più evi­ dente smentita pratica. I l pubblico grosso ap­ plaudirà. È la sua funzione, quando non ha l’altra di urlare « abbasso » o tirar sassi e mattoni.

Ma vediamo un po’ come stanno veramente le cose. Un prestito interno, si sa, è un pre­ stito pubblico che si vuol collocare e. si col­ loca presso i capitalisti nazionali.

La ragione principale che spinge gli uomini politici ad infatuarsi di questa fisima, è una ragione puramente sentimentale, perchè di se­ rie ragioni non v ’ è da parlare: un prestito collocato all’estero non rendo economicamente vassallo uno Stato più di quello che non io rende l’acquisto di merci qualsiansi estere; nè tanto meno, si può oggi accettar come fon dato il timore che il pagamento degli inte­ ressi faccia prendere all’oro (« nazionale » ag­ giungono taluni fra i più infervorati ancora negli errori della Scuola mercantilistica) la via dell’estero. G li interessi si pagano con merci, e solo piccole differenze vengono co­ perte in oro.

Rimane — come dicevamo — la ragione sen­ timentale, eh’ è <|uella di voler trovare, nella possibilità di collocamento del prestito all’ in­ terno, un indice delle « floride condizioni eco nomiche del paese » e della « indipendenza eco­ nomica » dall’estero.

Una serie di spropositi, come subito vede chi abbia i primi elementi della scienza eco­ nomica: e non reca meraviglia il fatto che

si cada di errore in errore, quando in tema di scienza, ci si lasci guidare dal sentimento. Invero è, o almeno può essere, indico piutto­ sto che di dipendenza economica, di molto depresse condizioni economiche, di poca ini­ ziativa capitalistica, di panico commerciale e industriale, il rifugiarsi del capitale negli in­ vestimenti « sicuri » ! Lo rilevava giustamente l’on. Bonomi in una intervista concessa o

ri-FONDAZIONE

L F1KAEJW

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portata dal Resto del Carlino del 21 u. 8. P a r­ lare poi (V indipendenza economica di una na­ zione, al giorno d’oggi, vai accennare ad un problema che assomiglia di assai a quello della quadratura del circolo, date le innumeri relazioni che immancabilmente si stabiliscono fra le varie nazioni.

Di fronte alla infondatezza delle ragioni che spingono al collocamento interno dei prestiti pubblici, può esistere la convenienza di ope­ rare, al contrario, il collocamento dei medesimi all’estero, per tutti quei paesi i quali non hanno abbondanza di capitali mobiliari. Si ha da ripetere ancora una volta che ci si trova in tali condizioni ?

# # #

Tutto questo — è vero — vale per condi­ zioni normali dell’ambiente economico.

Bisogna tener conto di quelle anormali che si verificano attualmente.

È chiaro che in questo momento sarebbe stato ben difficile il collocare un prestito al­ l’estero: ma non si ha da confondere per questo la necessità, con la convenienza del col­ locamento interno!

Quanto poi al pagamento degli interessi, in tempo di guerra può riuscir più gravoso, se dato l’arrestarsi dei traffici, si dovesse prov­ vedere a compierlo in oro, come oggi capita alla Germania. È questo veramente l’argomento

unico, ma veramente importante, a favore del collocamento interno di un prestito pubblico. Se

non che è da domandarsi se proprio è pos­ sibile, in ogni condizione, di collocar prestiti pubblici piuttosto all’ interno che all’estero.

Normalmente la possibilità v ’ è in quanto vi

sia una corrispondente disponibilità liquida o facilmente riducibile tale: in tempi anormali, si può avere, se precedentemente all’emissione del prestito si è provveduto in modo sufficien­ te all’allargamento della circolazione fiducia­ ria. Invero, come chiaramente ebbe a mostrare l’ Einaudi in un suo discorso su « Alcune con­

seguenze economiche della guerra, » tenuto il

6 u. s. all’Accademia dei Georgofili in Firenze : quando la circolazione è resa sovrabbondante per le emissioni di carta-moneta fatte dallo Stato e dalle banche che ne hanno la facoltà, lo Stato ha già compiuto un prestito forzato e infruttifero verso la massa dei possessori di biglietti, ai quali ha dato questi titoli di cre­ dito in cambio delle merci che a lui hanno fornito. Si tratta dopo di sostituire a quel si­ stema pericoloso quanto comodo, un sistema di prestito più regolare, e ciò è appunto pos­ sibile perchè, attraverso l’emissione compiuta, si son resi liquidi molti capitali, e perchè si son forniti i mezzi di pagamento ai futuri sottoscrittori.

Qui in Italia la cosa è stata anche più sem­ plificata per la dirotta sottoscrizione che dei

titoli di debito pubblico hanno fatto le stesse Banche di Emissione e particolarmente la Banca d’ Italia, facilitando di molto, per tal modo, la riuscita dell’operazione.

# # #

Ma, come vedesi, se in queste circostanze straordinarie — e attraverso emissioni di carta­ moneta — è necessario e possibile collocare Prestiti all’ interno; ciò non vuol dire che la via sia la più economica, e che se ne possa trarre, come troppi vogliono, delle ragioni a sostegno dei prestiti interni, senza limitazioni condizionali.

E si capisce — quando le circostanze sieno favorevoli - come sia illusorio il volere che i titoli di debito pubblico abbiano da restare all’ interno. Chi può sapere a quali trapassi di proprietà possono soggiacere i titoli al por­ tatore1? Che si può prevedere al loro riguardo quando fra i consorzi sottoscrittori vi sono Banche che di italiano hanno solo il nome?

# # #

Nè vogliam' terminare senza fare prima al­ cune osservazioni a quanto un competente in materia finanziaria, come l’ou. Ancona, disse ad un corrispondente del Resto del Carlino in una intervista pubblicata nel n. 352 del 21 u. s. « Ho sentito esprimere — così vien ri portato il pensiero dell’on. interlocutore — il timore di un ribasso degli altri titoli di Stato (in seguito alla stipulazione del nuovo pre­ stito). Ma io lo credo infondato. Quanto ai buoni del Tesoro è chiaro che, stando essi a circa 97,50 ed essendo rimborsabili alla pari fra 4 anni, danno anche essi il 4,50 °/0. Quanto alla rendita, può darsi che i corsi scendano leggermente. Ma io non ho mai avuto lo scet­ ticismo (?) degli alti corsi: la resistenza del nostro massimo titolo è troppo nota e proviene da cause, da leggi e da circostanze troppo per­ manenti per essere influenzata dalle circo­ stanze sia pure difficili del momento ».

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possa avere per una persona o per un ente debitori, quando le condizioni del prezzo del denaro e dei capitali in genere variano nel senso di rialzarlo, mentre il tasso dell’ inte­ resse dei loro debiti resta immutato, questi restano come implicitamente diminuiti nello ammontare del valore capitale. Così se lo Stato nostro paga il 3 '/2°/0 quando i tassi medi del- l’ interesse e dello sconto oscillano fra il 5 e il 6 °/0, non v ’ è fiducia, non vi son cause -o leggi o circostanze permanenti, cbe possano impedire ai corsi della rendita di ribassare. Ebbene l’emissione della nuova rendita al 4 '/a % è il riconoscimento da parte dello Stato delle cambiate condizioni del mercato ; e que­ ste si risolveranno, per quanto grande possa essere la massa di .debito 3 720/0 di fronte al nuovo 4 V2% , in un corrispondente ribasso del corso dei titoli al 3 72% — s’ intende,quando le borse verranno riaperte agli affari. — Ora pare, che proprio da quésta parte si avrà il salvataggio del 3 l/s% : col protrarne le con­ trattazioni, per dir così, pubbliche e su larga scala.

Ma ciò non infirma la verità delle nostre os­ servazioni, nè diminuisce l’ infondatezza delle affermazioni dell’on. Ancona.

# # #

La riuscita del prestito interno non basta dunque a tranquillizzarci al riguardo delle sue conseguenze sull’economia nazionale. Piu t­ tosto che affermazioni è il caso di formulare qualche augurio....

Ro b e r t o A . Mu r r a y.

La p o litic a m o n e ta ria

dei principali paesi b e llig e ra n ti.

I l prof. Flora in un bellissimo articolo com­ parso nel Resto del Carlino del 21 n. s. ha dato un quadro chiaro e completo della poli­ tica monetaria dei principali Stati belligeranti e neutri.

La guerra ha inondato i paesi belligeranti di carta. Invero dal principio della guerra al novembre le sole potenze impegnate nel tre­ mendo conflitto emisero da sole ben 15 mi­ liardi di carta, che portarono la circolazione cartacea europea a più di 40!

Si sa da tutti quanto l’espediente sia co­ modo e quanto ancor più pericoloso. Tanto vero che la Prussia nel 1806 e 1870 e la Rus- sia e il Giappone nella guerra loro recente, rifuggirono dall’adottare tal sistema.

Oggi, invece, nella guerra attuale — e a noi pare che se ne debba trovar la ragione nella vastità del conflitto e nel ristagno quasi generale del commercio che ne è derivato per le potenze che si sono impegnate, ad ecce­ zione dell’ Inghilterra, la quale però è anche

la nazione nella quale i biglietti hanno con­ servato la convertibilità ; ristagno mai veri­ ficatosi così completo pel passato recente, data la localizzazione dei conflitti — tutti i paesi belligeranti, e finanche i neutrali, andarono a gara, nei primi mesi, ad emettere carta.

11 primo posto spetta all’Austria-Ungheria, che fino ad ora, può dirsi, aver fatto la guer­ ra col torchio. Ed in essa l’oro ha già un ag gio del 20°/0 sulla carta. I l governo della duplice monarchia e la Banca A ustro-U nga­ rica gareggiarono per tal via. O ggi quest’ul- tima ha cessato, su autorizzazione governa­ tiva, perfino la pubblicazione della situazione settimanale della circolazione bancaria! Si calcola che dal principio della guerra siano stati emessi, in Austria, più di 5 miliardi di carta-moneta.

In Francia la Banca omonima ha avuto l’autorizzazione di portare la sua circolazione cartacea da 6.800 milioni a 12 miliardi. Il Governo ha emesso per suo conto dei buoni

della difesa nazionale.

In Germania la circolazione cartacea è sa­ lita da 1890 milioni di marchi a 4.490 nel no­ vembre, ed è ridiscesa a circa 4 miliardi ul­ timamente. Ciò nonostante l’oro fa aggio del 16 %.

La Rii ssi a elevò pur essa la propria circo­ lazione da 1.050 milioni di rubli a 3.336 milioni. . In Inghilterra pure si ha oggi una più larga

circolazione cartacea, ma di ben poco, perchè dal luglio al dicembre la circolazione aumentò di soli 180 milioni di lire.

In Italia il Governo autorizzò un aumento della circolazione di oltre 2 miliardi, ma per l’avvedutezza dei reggitori della nostra poli­ tica bancaria, furono utilizzati appena 766 milioni.

Di fronte a queste maggiori emissioni sem­ brano poco notevoli le maggiori riserve auree accumulate dalle maggiori banche per l’ad- dietro. Infatti dal 1903 al 1913 la riserva au­ rea delle Banche d’emissione europee salì, in cifra, tonda, da 8.750 milioni a 15.150; la cir­ colazione cartacea nel contempo da 16.200 a 25.175; oggi oltrepassa i 40 miliardi, senza che le riserve siano di molto aumentate!

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era, prevalentemente, una massa viva di rie chezza, effetti e titoli rappresentando ricchezze effettive (beni d’uso o di consumo di una parte contro il debito dell’altra); oggi invece è una massa in parte grandissima figurativa, perchè ai debiti degli Stati e delle banche, rappre­ sentati dai biglietti emessi, timi fan riscon­ tro che le rovine della, guerra,, ossia beni con­ sumati o distrutti!

Perciò oggi — più di prima — si ha biso­ gno di allargare le riserve. Ed ecco la ragione dei richiami e degli appelli disperati che si lamio in Germania al patriottismo dei citta­ dini pur che portino oro alle banche per mo­ netizzarlo!

E tanto peggiori sono le condizioni di quei paesi che, non avendo molti crediti all’estero o non avendo modo di compiere le loro espor­ tazioni, debbono pagare in oro i prezzi dei boni importati. È questo un altro lato molto debole dell’economia germanica nel momento attuale.

Di fronte a queste condizioni si capisce bene come, col prolungarsi del conflitto, si tenda oggi ad una nuova e diversa politica monetaria. E cioè a restringere per quanto è possibile le circolazioni cartacee onde prove­ nirne disastrosi ribassi; e ad aumentarne le riserve metalliche.

Questa politica è augurabile che si segua auclie in Italia. N ’ è certo arra di sicurezza la via sempre fermamente battuta dallo Strin­ g e r , che dirigendo le sorti del nostro mag­ giore istituto bancario nazionale, ha modo di influire grandemente sulla condotta monetaria della patria nostra.

Ro b e r t o A . Mu r r a y.

L ’a s p e tto econom ico

della co n te s a A u stro-S e rba .

Le relazioni tra la Serbia e l’Austria-Un- gheria erano state passabilmente buone fino al novembre del 1905, quando fu annunziata la ratifica dell’ Unione doganale tra la Serbia e la Bulgaria (1) che stabiliva l’obbligo di fis­ sare dazi identici di fronte ai paesi esteri. Il conte Goluchowski, ministro degli esteri della Monarchia asburghese, rispose per rappresa,- g ni con una tariffa di guerra, che di fatto esclu­ deva il bestiame ed i prodotti agricoli serbi dal mercato austro-ungarico.

La Serbia è ancora uno Stato esclusiva- monte agrario, un paese di contadini, con pic-,ln ‘ 1) Un ,?rimo *rattato Y’ era stato nel 1897 : delineava

“ “ “ tra? oa- dogt nale I r a i d ™ paesi, di km. 40, in cui gna da ardere, carbone e ferro erano depositati, esenti : , t T - efd ' P™, ;,ttl agrlP'di o certi tessuti, provenienti ; f! T tran™> avevano ricevuto delle tac.htazion, doganal.. Però il commercio fra i due paesi. . ta I identità di produzione, non assurse mai a qualche

importanza. 1

cola proprietà ed assenza di proletariato ru­ rale. Accanto alle economie individuali vi si trova l’ istituto tipico dei popoli jugo-slavi, la Zadruga cioè l’economia di gruppi di 10-20 persone al massimo, creata dal feudalismo e rimasta ancor oggi, perchè contiene una di­ fesa contro il pauperismo e la proletarizza­ zione : unisce forze di lavoro, e con l’esigere che ogni deliberazione sia presa a maggio­ ranza, il conservatorismo e l’attaccamento alla tradizione dei contadini è freno al gravar troppo il terreno di debiti : però così è reso anche più diffìcile l’ottenere il credito che permetta l’acquisto di macchine e i miglio­ ramenti del suolo. Solo recenti sono le fon­ dazioni di « Hrvatska selyacka zadruga », as­ sociazioni di tipo Baifl'eisen, e ad esse si deve la risurrezione economica che si vide negli ultimissimi anni. Y i sono anche banche agrarie che lavorano attivamente, e l’ Uprawa Fondowa un’ istituto ipotecario statale, fondato nel 1862 e che agisce validamente.

L ’ interesse economico della Serbia era pre­ valentemente agricolo, e la situazione, rispetto all’Austria— l’unica grande potenza immedia­ tamente vicina in via di rapido industrializ­ zarsi -— consigliava a venire ad un’ intesa per una Unione doganale in cui la Serbia, tro­ vasse modo di vendere i suoi prodotti del suolo e la, Monarchia quelli industriali. — Ma irriducibilmente si oppose l’ Ungheria nel 1870 (che pure esportava farina e vino in Serbia); e volevano i protezionisti risolvere l’ impos­ sibile problema di vendere alla Serbia i loro prodotti industriali senza comprarne gli agri- c°li. Questa con la legge del 1874 cercò di favorire il sorgere di industrie sue: ma la mancanza di ferrovie — anche dopo che il congresso di Berlino le ebbe imposto nel 1880 di congiungere le ferrovie austriache a quelle turche attraverso al suo territorio, — l’assenza, di forze di lavoro addestrate e volenterose e soprattutto l’ insufficienza del mercato, non ampio abbastanza nè stabile, erano una, re­ mora, quasi insormontabile.

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che gli agrari austro-ungarici poterono ele­ vare il ]»rezzo del bestiame ad altezze lino allora mai raggiunte, ma non poterono più procedere al rinnovamento necessario nel loro bestiame d’allevamento ; e le fabbriche d’armi e munizioni perdettero gli ordini di forniture inerenti alla riorganizzazione dell’esercito, af­ fidati alla Creusot anziché alle Skoda; il sale anziché in Ungheria fu comprato in Italia. Cosi nacque nei Serbi animosità contro la Monarchia, che gli Ungheresi rinfocolarono col cercare di distruggere la coalizzazione serbo-croata nella Dieta di Croazia e col pro­ cesso di Agram . — A tanto si era giunti men­ tre un secolo prima una deputazione di Serbi, allora sottoposti alla Turchia, aveva doman­ dato si venisse all’annessione del loro paese alla Monarchia!

La Serbia aveva pochissimi debiti con l’estero, ed un sistema di economia di casa che le permetteva di produrre da sé i più importanti articoli d’uso, anche se di qualità meno fine. La popolazione che non conside­ rava ancora necessità indispensabile i prodotti europei, ne fece senza: mangiò più carne e tornò a portare i tessuti e gli zoccoli (opanken) di rozza fabbricazione locale. Binunziò ad im­ portare le macchine agricole che avrebbero aumentato il bisogno di esportazione. Ma con­ temporaneamente cercava altri sfoghi: se, prima della guerra doganale, vendeva il be­ stiame all’Austria-Ungheria, dopo riuscì a venderlo attraverso a Salonicco. Non solo : si sforzò di lavorare all’ interno lo sue materie prime. Non si può ancora dire che questo abbia condotto all’ industrializzazione del paese: con una tariffa doganale autonoma e con una po­ litica protettiva del lavoro cercò di svolgere la produzione dello zucchero — la natura del suolo e del clima la facilitarono molto — della birra, tessuti, vetri, lavorazione dei salami. Queste industrie sono più svolte nel sud, dove abbondano le forze idrauliche a buon mer­ cato (1).

Hel 1908 avveniva l ’annessione della Bosnia e deli’ Erzegovina al territorio dell’ Impero degli Asburgo ed in quell’occasione Turchia e Montenegro ottennero delle concessioni ; nes­ suna la Serbia che aveva pur visto svanire il sogno di conseguire il possesso delle due province. Fu una crisi violenta, ma le Potenze lo imposero, con una azione collettiva, la nota 1

(1) Pure adatto è il territorio che i Serbi conquistarono nel 1912 : terreno agricolo ora mal coltivato da una popo­ lazione rada (35 ab. per km.2) prevalentemente di servi della gleba, dove mancano i lib ri fondiari e gli scambi ordinati. E penseranno i Serbi ad una colonizzazione sistematica e ad un sistema di ferrovie. 11 governo darà piani di costru­ zione e macchine agricole. Poiché lo Stato turco possedeva molta terra ed altra ne rimase libera per la fuga o morte dei proprietari, si daranno 12 ju geri di terreno gratuita­ mente per fam iglia accogliendo prim a i Serbi del territorio, poi quelli del regno, poi i Jugoslavi (cioè i Serbo-Croati- Sloveni delPAustria-Ungheria), poi gli altri Slavi.

del marzo 1909, di cui esse determinarono la fraseologia, riconoscente la situazione bo­ sniaca.

Un miglioramento rapido con l’Austria-Un- gheria segnò il trattato commerciale, più li­ berale, del 1912 che subito nel primo anno d’azione mostra gli ottimi frutti dell’ intesa mo­ mentanea, triplicando l’ importazione e l’espor­ tazione dell’Austria in Serbia; e si noti non per un incremento parallelo del commercio della Serbia con gli altri paesi, ma sottraen­ dolo a questi. Così il trattato portò pace e sicurezza, sicché doveva essere chiaro in quale direzione doveva svolgersi la politica doga­ nale, la quale doveva pure tener conto di quei piccoli interessi industriali che era stata pro­ prio l’Austria a far sorgere con la guerra di tariffe.

La pace non doveva durare : la guerra bal­ canica spinse la Monarchia all’ opposizione contro la Serbia, attaccandosi alla formula dello stato quo in difesa della Turchia: le prime conquiste serbe andarono a cozzare contro l’altra formula della conservazione della via libera a Salonicco: le conquiste dell’A l ­ bania del nord furo no causa della creazione di una terza formula, la costituzione dell’A l ­ bania indipendente, che implicitamente tolse ai Serbi i conquistati cattivissimi porti di S. Giovanili di Medua e Dimazzo che mai avrebbero potuto diventare basi navali e a cui il retroterra montuoso procurava naturale debolezza. 11 porto ed un hinterland indipen­ dente erano indispensabili alla Serbia per avere via rapida e sicura col mercato mon­ diale, e senza di essi corre sempre il rischio le venga sequestrato il materiale di cui ab­ bisogna e che deve ricevere dal mare. È un bisogno suo vitale per sviluppare, la produ­ zione ed implicitamente il consumo, e quindi non è solo utile alla Serbia, ma anche a tutti g li altri Stati che con essa entreranno in re­ lazione.

Berchtold non seppe offrire in cambio g e ­ nerose concessioni commerciali di transito in Bosnia e Dalmazia, sicché per salvarsi econo­ micamente la Serbia non ebbe altra via di uscita che la valle del Tardar, ma così venne a conflitto violento con la Bulgaria e ne sca­ turì esca a quella marea di opposti desiderii che condusse ad una soluzione momentanea ed illusoria attraverso alla seconda guerra bal­ canica. Nè si giustifica il rifiuto allo sbocco sull’Adriatico da parte degli agrari austriaci e magiari, che dimenticavano come questo porto avrebbe avuto immediata congiunzione con Trieste e Fiume, pei quali sarebbe pas­ sato il commercio che ora, via Salonicco, deve fare il giro della penisola ellenica

fi).

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In quel momento la Serbia si trovava con il territorio conquistato e che aveva bisogno di investimenti di capitale per ferrovie, ponti, strade, scuole, ecc.: per partecipare a tutto questo sviluppo economico PAustria-Ungheria avrebbe potuto fare qualche facilitazione clic le avrebbe tolto il monopolio, ma tuttavia le avrebbe lasciata la prevalenza; ed il presi­ dente dei ministri serbi, Pasic, propose da parte del Governo concessioni nel nuovo ter­ ritorio ai capitalisti austriaci, insieme con la clausola della nazione più favorita nel pros­ simo rinnovamento del trattato commerciale da stipularsi nel 1917.

Invece si andò a cercare una nuova occa­ sione di contese aspre ed acri, chiedendolo subito: si era alla fine del 1912 e la Serbia era ancora impegnata nella guerra quindi non si può dire che il momento scelto fosse il più propizio e logica fu la domanda della Serbia, di rimandare i negoziati a dopo la guerra. Del resto anche per PAustria-Ungheria il mo­ mento non era opportuno, perchè il bestiame serbo durante la guerra si era tanto ridotto che la chiusura del mercato della Monarchia 11011 ilvrcbbe arrecato danno all’agricoltura serba che non aveva più nulla da esportare, tsenza contare che mancavano lo basi per una discussione qualsiasi in quanto il territorio serbo era quasi raddoppiato, ma la parte al­ lora conquistata rappresentava un’ incognita mancando ì turchi di statistiche. L ’Austria desiderava applicare contro la Serbia la ta­ rlila generale, e si valeva del fatto che il trat­ tato non comprendeva i territori allora annessi iilla Serbia per domandare una modificazione, la terza dal 190(1. E si pensi che immediata­ mente prima vi erano stati due periodi senza trattati. La Serbia a sua volta domandava mi­ gliori facilitazioni per l’esportazione di carne che pagava allora 12 K. di dazio per q. men­ tre 45 K. gravavano le carni lavorate sotto torma di salami, ed il grasso ed il lardo; e chiedeva la garanzia che dette norme veteri­ nario non venissero ad incepparne il transito. Il risentimento in tutte queste contese si fece ■nolto acuto ; si vide da parte dei Serbi uno sgarbo al loro Stato in alcune prescrizioni di polizia veterinaria o tre Camere di commercio serbe dichiararono nel 1913 il boicottaggio delle merci Austro-Ungariche (1).

A ltra causa di frizioni e di discussione fu­ rono le terrò vi e Orientali. La Società che ne aveva avuto la concessione dalla Turchia e che per la guerra vide la zona, in cui essa agiva, suddivisa fra tre Stati, era costituita

(1) Contemporaneamente la Grecia dichiarava il boicnt

t r op> p o1 fa c i'ie] ^ ' N ° " * Pr0P*'°

per azioni, di cui la parte maggiore era stata data alla << Bank fiir orienta lisclien Eisen- bahnen » di Zurigo di cui erano proprietari la Deustsche Bank ed il Wiener Bankverein. - ell’aprile del 1913 il Governo austriaco pensò a farle comprare da un consorzio, impiegando 41,3 milioni di corone, in un momento in cui d bisogno di danaro del Governo austriaco era tale che, per la scarsezza del capitale di­ sponibile sul mercato interno, doveva collo­ care dei Buoni del Tesoro al t>3/s°/0 negli Stati Uniti. Era intenzione degli Stati"balca- mci di statizzare le linee, e di gran p a t e ne avevano già l’esercizio. La Serbia invece fece votare dalla Scupscina una legge che riser­ bava ai soli cittadini serbi l’esercizio delle linee nel territorio macedone. L ’ Austria-Un- gheria voleva invece continuasse nell’esercizio delle linee per avere, quale proprietaria della maggioranza dello azioni, mani libere nella fis sazione delle tari fio: non desiderava nemmeno 1 internazionalizzazione, proposta da alcuni, ma che non garbava neppure alla Serbia. L ’ in­ conscia tendenza della psicologia di questo popolo vedeva nella statizzazione l’ indipen- denzae, siccome nel 1889 la statizzazione delle linee del territorio suo aveva costituito un altare favorevole per lo Stato, la Serbia era tanto più disposta a pagare ad alto prezzola espropriazione. Nacquero interniinabili discus­ sioni (1), non ancora esaurite al momento in cui scoppiò la guerra europea, e che contri­ buirono a mantenere uno stato di viva ten­ sione fra la Monarchia e la Serbia. Sulla fine di giugno l ’assassinio dell’arciduca, il 25 di luglio Vultimatum austriaco alla Serbia deli­ beratamente steso in termini che lo rendessero inaccettabili e che tuttavia la Serbia accolse con bevi riserve a tutela di un minimo di prestigio e di rispetto di sè stessa — sono storia di ieri.

' P *

L ’e m ig ra zio n e ita lia n a

in G erm ania.

A cuna del Commissariato dell’emigrazione e stata teste pubblicata una lunga ed accu­ rata relazione di un E. Console dell’Emigra- zunie ni Colonia, sulla condizione degli ope iai italiani m Germania, studio di una straor dinaria importanza, toccando esso uno dei più seri problemi della vita economica nazionale o Ì £ ST i a massima utilità, se non attuale certo del domani piu o meno lontano in cui la Germania potrà riprendere la sua vita eoo- nomico-industriale.

dalPal+v» f onte8fl sP p ig f . a trascendere dall’una parte e (LUI a ltra . non mancò chi accusò di falsità i bilanci della Banca nazionale serba: che ha facoltà d’emissioni? molto ristrette, e seppe mantenersi salda alla conversione. Ener- da 38 a V V ™ lnt®r * f to. 'mando riuscì a ridurre l ’aggio U-ancld l '* 8pe“ ^ “ d° Ì " nndlci mtìsi '-™ SO milioni di

(7)

Uno dei capitoli più importanti di tale re­ lazione è certo quello clie al lume dei dati statistici Tornito dall’ultimo censimento della popolazione (1910) e di quegli altri altri pub­ blicati dalla Deutsche Arbeiterzentrale, di Ber­

lino, incaricata del rilascio delle carte di le­ gittimazione, ci si fa conoscere l’entità della corrente emigratoria italiana, le vie da essa principalmente tenute, le regioni e le indu­ strie dove è preminenza del lavoro italiano l’avvenire della nostra emigrazione in quel paese.

Spigolando fra le numerose cifre, e analiz­ zando e raffrontando quelle che ci sembrano di maggiore importanza rileviamo che secondo i risultati dell’ ultimo censimento furono ac­ certati sul territorio dell’impero germanico 1.259.873 stranieri, di cui 101.204 italiani che fra le diverse nazionalità occupano il quarto posto, essendo preceduti dai Bussi, dagli A u ­ striaci, dagli Ungheresi e Croati.

Ma poiché in tali cifre sono compresi an­ che tutti gli stranieri che trovavansi sul ter­ ritorio tedesco sia per affari, per diporto, e donne, e minorenni, e commercianti, ci sono anche fornite, per il Begno di Prussia e i piccoli stati confederati in esso racchiusi (non avendo gli altri Stati l’obbligazione della carta di legittimazione) altre cifre tratte, come si è detto, dalle statistiche della Deutsche Arbei­

terzentrale e secondo le quali il numero degli

operai italiani da 37.137 nel 1908-1900 è sa­ lito a 39.672 nel 1909-1910, a 47,600 nel 1910-1911 e finalmente a 52.177 nel 1910-1911-1912, su nn totale di 593,344; 642.933; 692.925; 698.10!) di operai stranieri rispettivamente per gli anni suddetti, Ciò che a noi sembra rilevi chiara­ mente con quale rapidità è cresciuto il nu­ mero degli operai italiani in confronto di quelli di altre nazionalità.

Dividendo quindi gli operai stranieri a se­ conda della lora occupazione agricola o indu­ striale, si ha che degli operai italiani soltanto 22 furono nel 1910-1911 occupati nell’agricol­ tura e 47.668 nell’industrie, mentre nel 1911-1912 rispettivamente 32, e 52.145, di fronte a 387-902 operai stranieri occupati nel 1910- 1911 nell’agricoltura e 308-123 nelle industrie e a 397.364 nell’ agricoltura e 332-221 nelle industrie nell’anno 1911-1912.

Tali cifre péro non sono neanche esse as­ solute, poiché avviene sempre che alquanti operai sfuggano all’obbligo della carta di le­ gittimazione.

Per gli stati poi che come dicemmo, non hanno obbligo di carta di legittimazione, bi­ sogna contentarsi delle cifre date dal censi­ mento della popolazione. Tale censimento r i­ leva nel Granducato di Baden 41,912 stra­ nieri, di cui il 45,75 per cento donne, e tra i quali la nazionalità italiana occupa il secondo posto dopo gli Svizzeri, con un totale di 11.479: di essi due terzi sono sicuramente operai. A n che nel Baden il numero degli italiani è cre­ sciuto molto rapidamente, esso si è settupli­ cato in 25 anni, mentre il numero degli au­ striaci e dei russi si è triplicato e quello de­ gli Svizzeri e dei francesi è disceso.

N el Begno di Baviera, su 134,122 stranieri censiti, (Ì946 risultarono italiani, preceduti per numero dagli austriaci che superarono da soli i 190 mila, e pure il secondo posto risulta­ rono tenere gli italiani, ed anche là dopo gli austriaci, nel Wurtemberg con un totale di 6970 dei quali 2101 donne.

N ell’A 1 sazia e nella Lorena infine il numero maggiore dato dagli italiani (31.367), mentre nel Begno di Sassonia essi non tengono, sem­ pre secondo quei dati, che il quinto posto, pre­ ceduti dagli austriaci, dai russi, dagli sviz­ zeri, dagli ungheresi.

Or dall’esame più minuto delle statistiche risulta che la corrente immigratoria nella Prussia é in gran parte costituita da operai Bussi, e principalmente Polacchi, in maggiore numero donne e ragazzi che si dedicano al­ l’agricoltura. L ’immigrazione russa però e au­ striaca viene permessa a condizione che gli operai non fissino il loro dominio in quella regione, sicché essa è soltanto immigrazione di stazione, e può aver luogo esclusivamente quando la scarsezza della mano d’opera la rende necessaria. Ma gli operai russi, a d if­ ferenza degli italiani, non sono ben visti da­ gli imprenditori, perchè poco assidui al lavoro, poco resistenti, e dediti all’alcoolismo.

Ed eguale considerazione è da farsi per la Baviera, il Wurtemberg, il Baden, mentre in Alsazia e Lorena i Bussi sono pochissimi.

Può dirsi quindi sicuramente che essi non costituiscono assolutamente alcun serio peri­ colo per l’avvenire degli operai italiani.

Molto stimati sono invece gli operai unghe­ resi che sono fino ad ora pochi, ma che aumen­ tano sensibilmente e gli operai delle regioni tedesche della monarchia austro-ungarica in massima parte occupati nelle industrie.

E sempre della monarchia austro-ungarica non costituiscono'alcun pericolo per l’avvenire degli italiani gli operai della Galizia, quasi tutti agricoltori, e quelli della Croazia, della Slavonia, della Bosnia ed Erzegovina turbo­ lenti ed alcoolici, e pochissimo ben visti.

Sono molto apprezzati al contrario gli operai belgi, quasi tutti agricoltori, e gli olandesi, la cui immigrazione è tra l’altro molto favorita dalla simiglianza del dialetto fiammingo a quello della Benania e della Vestfalia, dove principalmente si riversano.

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parabola dello sviluppo industriale, dovrà chiu­ dere le porte all’ immigrazione straniera.

Tale pericolo però sembra a noi ben lon­ tano più di quanto non pensi l’autore della relazione, oggi specialmente in cui la guerra sta compiendo enorme distruzione di uomini e di ricchezze nell’ impero tedesco, allonta­ nando chi sa quanto quello stato di satura­ zione che la relazione prevede.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

M ovim ento com m erciale m a rittim o

del P o rto di Genova d u r a n t e l ’ a n n o 1914. I primi dati riassuntivi del complesso mo­ vimento portuale di Genova raccolti dall’Uffi­ cio di Statistica consortite fino alle ore 17 del 31 dicembre 1914 conducono alle seguenti risultanze:

navi arrivate 5795 (326 meno elio nel 1913)- navi partite 5670 (437 meno che nel 1913)- totale movimento navi 11.465 ossia 763 in meno che nell’anno precedente.

La loro stazza netta risultò per gli arrivi di tomi. 7.145.278 con una differenza di tonn.

211.820

in meno

su

quella corrispondente del-I anno 1913; per le partenze di tonn. 6.912.603 e cioè tonn. 434.521 in meno, e complessivamente tra arrivi e partenze tonn. di stazza 14.057.881 (tonnellate 643.341 meno che nel 1913).

I l movimento commerciale marittimo fu co­ stituito da uno sbarco di merci pari a tonn 5.954.747, di cui tonn. 3.240.365 di carbone, e tomi. 2.714.382 di merci varie. Ciò vuol dire rispetto al 1913 tomi. 3010 in meno .di car­ bone e tonn. 257.549 in meno di merci varie (e complessivamente un minore sbarco di ton­ nellate 260.559).

tra le merci varie è da notarsi un discreto aumento negli arrivi dei cotoni, (ton. 167.586 contro 140.204 e cioè tonn. 26.382 in più) ed una diminuzione nello sbarco dei cereali mal­ grado l’enorme e non mai visto accumularsi degli arrivi nel mese di dicembre, che da solo conta tonn. 260.000 circa di cereali arrivati. (Nell intero anno tomi. 638.098 contro tonnel­ late <10.919 e cioè tonn. 72.821 in meno).

Le altre merci diverse sono a loro volta in diminuzione complessivamente di tonn. 211.110. Le merci imbarcate furono di tonn. 1 .080.800 con una diminuzione di tonn. 131.166.

Lo sbarco ed imbarco riuniti ammontarono quindi a, tonn. 7.035. 547 e cioè a tonn. 391 725 meno che nel 1913.

Il movimento delle merci varie, sbarco e imbarco riuniti fu di tonn. 3.795,182, contro tomi. 3.-40..>65 di carbone sbarcato.

Il carbone imbarcato per provviste di bordo (luinckers), che non si considera compreso nel movimento della navigazione è quindi non si porta in aumento di imbarco, fu nell’anno 1914 di tomi. 432.896 e cioè di tomi. 22.581 in più rispetto al precedente anno 1913

l ’ er completare il quadro del traffico, oc­ corre mettere in rilievo, come nel precedente anno> un altro elemento, il quale peraltro non

figura nel movimento di sbarco, e cioè il mo­ vimento di entrata proveniente dalla demo­ lizione di navi, che ammontò nel 1914 a ton­ nellate 43.818 (in massima parte ferro vecchio destinato ad alimentare le nostre ferriere).

Malgrado le gravissime circostanze deter­ minate dalla guerra mondiale, l’attività com­ plessiva del porto mostra, dunque, di essersi retta energicamente e, prescidendo dal m ovi­ mento eccezionale dei cereali, di avviarsi ad un medio ritmo ancora abbastanza soddisfacente.

Per il movimento ferroviario si ebbero merci

scaricate tonn. 790.668 (tonn. 3276 più che nel 1913) merci caricate tonn. 4.328.987 (ton­ nellate 519.891 in meno rispetto al 1913): to ­ tale tonn. 5.119.655 (tonn. 516.615 in meno che nel 1913).

/ vagoni scaricati furono 97.506 (7116 meno che nel 1913); quelli caricati furono 326.976 (39.661 meno che nel 1913).

In totale si ebbe quindi, un movimento di vagoni 424.482 ossia 46.777 meno che nel 1913.

11 carico medio por vagone risultò di ton­ nellate 13.24, ossia tonn. 0.08 in più che nel ] »recedente anno, ciò è ben poca cosa di fronte alla scarsezza del materiale, la quale costituisce

il punto più delicato della situazione presente.

Per il movimento operaio, svoltosi in 304 giorni lavorativi ed in 61 festivi, si ebbero- ai carboni giornate 380.327 per gli operai di ruolo ( — 4797) e 7794 per gli avventizi ( + 5502) ed in totale giornate 388.121, con giornate 705 in più rispetto al 1913.

I l movimento delle merci varie diede luogo a giornate 330.122 per gli operai di ruolo ( — 129.733) e giornate 4803 per gli avventizi (— 8276), con un totale di giornate 334.925 c cioè 138.009 in meno sull’anno precedente.

In complesso alle operazioni commerciali del porto gli operai di ruolo dedicarono gior­

nate 710.449 ( - 134.530) quelli avventizi gior nate 12.597 e cioè 2774 in meno dell’anno 1913.

Totale del lavoro in porto: giornate 723.046 con una diminuzione sul 1913 di giornate 137.304.

I 21 elevatori elettrici dei ponti Caracciolo ed Assereto durante 300 giorni feriali nei quali lavorarono, e precisamente in ore 39.560 sollevarono tonn. 1.055.596 di carbone (69 767 meno che nel 1913) e tonn. 39.265 di merci varie (9412 meno che nel 1913).

Furono impiegati in media giornalmente elevatori 16.22 (1.24 meno che nel 1913) e furono scaricate in media tonn. 3649 al giorno, e cioè tonn. 251 meno di quanto risultò nel’ 1 anno precedente.

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C a s s a di R isparm io

delie provincie lom barde.

L ’Animi Distrazione della Cassa di Rispar­ mio e gestioni annesse, rende sin d’ora noti i risultati dell’esercizio 1914 riferentisi al ser­ vizio dei depositi a risparmio presso la Cassa principale in Milano, sue succursali, e le 111 Casse filiali, al movimento del Magazzino ge­ nerale delle Sete ed all’esercizio del Credito Fondiario.

Si fa per altro avvertenza d ie le notizie riguardanti le Casse liliali non giungono che al 20 dicembre, mancando ancora i dati per gli ultimi giorni dell’anno.

Ca s s a d i Ki s r a i i m i o i n Mi l a n o e s u c c u r s a l i.

Depositi sopra libretti al portatore e nomina­ tivi.

A l 1° gennaio 1910 erano in cir­ colazione libretti n. 227.456 col credito di . . . . L. I depositi dell’anno 1914 fu­

rono n. 214.712 per . . L. G li interessi maturati a favore

dei depositanti nello stesso anno salirono a . . . L.

L. 1 rimborsi dell’anno 1914 fu­ rono di n. 261.451 per l’ im ­ porto di . . , . . . L. A l 31 dicembre 1414 quindi

orano in circolazione n. li­ bretti 227.000 col credito d i ...L. 273.641.061,27 93.469.005,41 7.598.683,16 374.708.704,84 99.992.757,18 274.715.947,66 Ca s s e Fi l i a l i.

Depositi sopra libretti al portatore e nomina­ tivi.

A l 1° gennaio 1914 erano in cir­ colazione libretti il. 509.685 col credito di . . . . L. I depositi del 1914, fino al 20

dicembre, furono n. 304.597 per . . . L. Gli interessi maturati a favore

dei depositanti dal 1° gen­ naio al 20 dicembre salirono a ... L.

Sommano L. I rimborsi del 1914 fino al 20

dicembre, furono n. 443.102 per l’ importo di . . . L. II credito quindi al 20 dicem­

bre 1914 su 512,364 libretti era d i ...L. 555.302.150,24 133.171.976,51 14.907.410,75 703.381.537,50 150.282.946,61 553.098.590,89 Ma g a z z i n o d e l l e Se t e. A l 1° gennaio 1914 si trova­ vano custoditi nel M agaz­ zino: Golii n. 24.079 (Seta e Bozzoli kg. 1.364.009,40)

pel valore di . . . . L. 24.428.000 — Durante l’anno entrarono : Col­

li n. 41.571 (Seta e Bozzoli

Riporto L.

kg. 2.470.857,20) pel valore d i ...L.

L. Furono ritirati durante l’anno :

Colli n. 48.310 (Seta e Boz­ zoli kg. 2.776.419,50) pel va­ lore d i ... L. e al 31 dicembre 1914 rima­

sero in Magazzino Colli nu­ mero 17.310 (Seta e Bozzoli kg. 1.053.447,10) per. . L.

Cr e d it o Fo n d i a r i o. I prestiti in corso al 1° gen­

naio 1914 erano n, 165 al 5 % per l’ importo di . . . L. li. 1415 al 4 % per . . » n. 2430 al 3 */8 % per . » L. Durante l’anno si stipularono

prestiti al 3 */2- % n. 274 p e r... 1j.

L. L e restituzioni per quote di

ammortamento e le antici­ pazioni compresa la estin­ zione di n. 113 prestiti, im­ portarono ...L. A l 31 dicembre 1914 erano in corso prestiti al 5 % n. 144 p.. L. 1,778.720,54 H. 1359 prestiti al 4 % p. L. 33.167.297,64 N. 2668 al 3*/2 per. . . L. 168.465.318,25 L. 203.411.336,43 24.428.000 — 54.189.000 — 78.617.000 -55.316.000 — 23.301.000 — 2.062.232,83 35.240.329,63 153.576.241,10 190.878.803,56 19.651.000 — 210.529.803,56 7.118.467,13 L. 203.411.336,33

I L P E N S IE R O D E G L I A L T R I

7/'Economista, fornisce ai suoi abbonati copia dei/lì articoli indicati nella seguente rubrica.

Re m odalità del p restito nazionale.Sotto questo titolo il prof. L. Einaudi nel Corriere della Sera del 29 dicembre n. 359, commenta il program­ ma del prestito nazionale di 1 miliardo e constata che in esso, a differenza del decreto n. 1371, si afferma la esenzione da qualunque imposta presente e futura, il che vuol dire che i nuovi titoli sono esenti dalle imposte speciali ai titoli di debito pubblico eda nelle dalle imposte generali. Conclude, dopo molte altre considerazioni, prevedendo un successo a questa grande impresa nazionale.

S a lvia m o l ’ industria bacologica e se ric a !

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esistenze di seta erano ridotte alla fine luglio 1914 a Kg. 513.000 contro una media di Rg. 1.500.000 nel 1905-12, d ie il prezzo dei bozzoli per miriagram­ ma era di circa L. 43 prima della guerra, mentre il prezzo analogo della seta piemontese precipitò da L. 54 a 40 allo scoppiare della guerra, cioè sotto il prezzo di costo, aggiunge che notizie da Jokohama annunciano essersi colà pagato il raccolto staccato dopo la guerra a L. 13 il miriagramma. Conclude invocando l’ intervento del Governo per la ridu­ zione del dazio francese di L. 3 sulle sete torte, e perchè g li Istituti di emissione sieno autorizzati a rinnovare le anticipazioni sui depositi di seta e bozzoli secchi con minimo diffalco sui prezzi at­ tuali.

P e r la vita econom ica della Fra n cia . In una corrispondenza di Federico Ciolli da Pa­ rigi, alla Ided\ Nazionale del 28 dicembre n. 126, viene fatto un rapido quadro delle condizioni eco­ nomiche della Francia. Sulla base della lieve dimi­ nuzione dello contribuzioni dirette ed indirette, e in considerazione della persistenza delle riserve metalliche nella Banca di Francia, deduce che la guerra non ha nè perduta, nè diminuita la poten­ zialità economica della Francia.

I l com m ercio al minuto. — Astor ne L ’ Ora di Palermo 29 dicembre, n. 361, lamenta i danni del moltiplicarsi del commercio al minuto. Afferma che a Palermo nel 1911 si trovavano in media una panetteria ogni 500 abitanti, una rivendita di carne per 1.080 e un negozio di generi alimentari per 62 abitanti. Nel 1913 si ha invece una panetteria per ogni 472 abitanti, una beccheria per ogni 1.011 ed un nagozio di generi alimentari per 53 abitanti. Gli interessi dei capitali investiti nei nuovi ne­ gozi, le quote rischi, le mercedi, profitti ece. ecc. gravano sui consumatori e aumentano i prezzi. Invoca l’ intervento dello Stato ed il conseguente divieto di vendere oltre un dato prezzo.

S u ll’opera delle Banche italiane.— Il perio­ dico bimensile Le Cronache commerciali di Genova ha indetto un referendum sulle seguenti domande : 1° L ’opera delle grandi banche italiane — non di emissione — si è svolta e si svolge feconda per l ’economia nazionale ?

2° Può aver consistenza il sospetto che alcune di dette grandi banche siano asservite agli interessi stranieri in danno politico ed economico dell’ Italia e specialmente a scapito dell’ industria nazionale?

3° Deve augurarsi che si instauri, e come, una organizzazione del credito esclusivamente italiana?

4“ N ell’ ipotesi in cui si creda conveniente il concorso del capitale estero per facilitare lo svol­ gersi delle energie produttrici italiane si ritiene più opportuno un orientamento verso il capitale tedesco, oppure verso quello francese od inglese ?

Se le risposte offriranno qualche interesse, ne terremo informati i nostri lettori.

L e Banche ed i D epositi. - Un articolo ano­

nimo della Vita del 1° gennaio 1915, n. 357, nella rubrica Rassegna Finanziaria tratta della questione dello investimento dei depositi da parte delle Ban­ che e constata come in Italia si è venuto preparando un ambiente bancario anormale e viziato. Invoca al ritorno delle condizioni normali che si prepari al nuovo mercato una base seria e tale da affidare il

risparmio a portarsi direttamente alla industria come impiego alle Banche quale deposito destinato a circolare e non a divenire impiego per conto delle Banche e malgrado il depositario!

I l fattore econom ico n ell’odierno conflitto europeo.— Riassume il Sole del 30 dicembre 1914, n. 309 una conferenza del prof. Achille Loria il quale ha sostenuto essere frivo la e falsa la spiega­ zione della guerra come conseguenza della lotta di rivalità fi'a le stirpi, nè risultare essere il prodotto di un conflitto fra la Germania feudale, la Francia giacobina e l’ Inghilterra democratizzante. Ravvisa invece il Loria, che dissente così dal Pareto e dal Pantaleoni, nella degressione del reddito la causa principale del conflitto che avrebbe una causa uni­ camente economica. Ha concluso il Loria che la guerra addita la necessità di convergere tutti gli sforzi contro la nefasta sirena del commercialismo e del capitalismo e addita la necessità per g li amici della pace di associarsi a quei più positivi innova­ tori che si adoperano per la formazione di un as­ setto sociale più giusto.

S u l n u ovo prestito. C on fron ti e considera­ zioni. — Nel Popolo Bomano del 31 dicembre 1914, Gilberto Terni, scrive un pregevole articolo nel quale dal tasso dell’ interesse del nuovo prestito deduce le buone condizioni della finanza italiana. Il risparmio raggiunge cifre promettenti, tantoché pur di conseguire la sicurezza si accontenta di una diminuzione modesta come quella delle Casse di Risparmio e quindi potrà far buon viso al nuovo titolo esente da concessione o riscatto, almeno per dieci anni. Rileva infine l’altezza del cambio (3 °/0) con la Francia, che ha allargato la circolazione in proporzione superiore alla nostra e afferma che sebbene il cambio sia solo uno degli elementi che denotano il rapporto fra carta e metallo, si debba avere in Francia una falsa opinione delle cose no­ stre. Fra i benefici effetti del prestito va aggiunto un vantaggio poco apparente, ma che ha la sua importanza: la diminuzione della carta moneta.

La questione frum entaria.— L. Bottini nella Nazione del 30 dicembre 1914, n. 364-65 difende l’opera del Governo nei riguardi dell’approvvigio­ namento frumentario e l’ abbassamento anziché l’abolizione del dazio sul grano affermando che agli effetti di una maggiore importazione non sia esatto essere necessaria la totale sospensione del dazio, la quale porterebbe un troppo grave danno all’era­ rio. Afferm a pure che il commercio del frumento da alcuni reputato un danno all’economia nazio­ nale non causerebbe una maggiore importazione in Italia, mentre aumenta il lavoro dei porti e fa v o ­ risce il traffico.

N è la ragione del contrabbando asserisce il Bot­ tini deve preoccuparci, in quanto la marina mer­ cantile inglese, attraverso l’ Olanda lo ha esercitato in misura maggiore di quello che non possa essere avvenuto o non potrebbe avvenire attraverso la Svizzera.

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Invoca l’autore g li stessi economisti tedeschi ad as­ sociarsi al voto che l ’ Istituto risorga e si desista dall’opera di demolizione ora compiuta.

J/esp o rta zio n e del ris o .—Il sig. F. Lombardi presidente del Casino di commercio di Vercelli,nella Gazzetta del Popolo del 31 dicembre, n. 361 a pro­ posito della vietata esportazione del riso conse­ guente ai noti gravi abusi, propone dopo van e considerazioni che sia mantenuto il divieto d’espor­ tazione di riso greggio per non sottrarre tale in­ gente quantità alle industrie italiane a tutto van ­ taggio degli stabilimenti esteri cbe lavorano oggi quel riso che in passato si lavorava in Ita lia ; che siano concessi permessi di esportazione di riso la vo ­ rato a v e ri grandi industriali asportatoli quali r i­ sultano sui mercati di acquisto di Vercelli, M or­ tala e N ovara; che seguano a questa categoria coloto che già precedentemente lian fatto un di­ screto lavoro di esportazione. Vorrebbe infine ri­ spettati per primo i contratti conclusi prima, del divieto, pei quali la merce, già in v ia di spedizione, è ora giacente al confine.

I l m ilia rd o della guerra di ieri. — La C ri­

tica Sociale del I o gennaio 1915, n. 1 porta un ar­ ticolo dell’on. Giovanni Merloni il quale in occa­ sione del prestito del miliardo, rilevato che esso era stato dichiarato impossibile quando il partito socialista lo richiedeva, mentre le condizioni sono ora meno favorevoli di allóra, giunge a reclamare nuovamente la imposta straordinaria sul capitale come una soluzione che sarà indubitabilmente pre­ sentata al Parlamento per decidere il formidabile problema finanziario del domani. Sostiene che il nuovo prestito serve a riparare le spese della L i ­ bia, non già per opere del futuro e che quindi un nuovo prestito, unitamente ad una riform a tribu­ taria si impone affinchè serva a tutte le energie di produzione ed espansione civile del domani im ­ mediato.

L'equo trattam ento e l ’ostru zion ism o del personale. — N ell’idea Nazionale del 2 gennaio 1915 n. 2. Ferr, conclude un lungo articolo nel quale tratta delle origini e delle vicende di appli­ cazione della legge 1912 sull’equo trattamento del personale delle aziende ferroviarie secondarie e tramviarie, colla domanda; quando finirà la com­ media? Secondo lo scrittore la commedia sarebbe costituita da questi due fatti: che da una parte ogni giorno si ha notizia di una esplosione di mal­ contento da parte degli agenti, ai quali si doveva dire la verità a tempo debito o non tirare le cose talmente a lungo da far nascere il dubbio che si voglia canzonarli, dall’ altra pure quotidianamente si sente annunziare che una Società ha chiamato il Governo a rispondere davanti ai Tribunali della impossibile situazione materiale e morale nella quale è stata posta, tanto più grave perchè coi nuovi regolamenti i concessionarii sono bensì re­ sponsabili dell’opera dei loro agenti, ma non hanno su di essi più nessuna autorità effettiva. Invoca quindi dal ministro competente una soluzione.

ha guerra di domani. — Sotto questo arti­ colo il dott. Filippo Carli nella Tribuna del 2 gen­ naio 1915 n. 2, rileva che le deficienze che la guerra ha posto in maggiore evidenza e in più violento rilievo si debbono sopratutto alla circostanza che

il nostro paese non ha mai avuto un programma di politica economica organico, nelle cui linee si fondessero economicamente g li interessi più vasti ed immanenti della nazione, mentre fine supremo dovrebbe essere quello di sviluppare tutta la forza produttiva del Paese. Occorre una educazione eco­ nomica, nella triplice forma di educazione indu­ striale, commerciale, agraria, ed una organizzazione pure nella triplice form a; imprimere allo scarso capitale del paese nostro il più rapido moto possi­ bile per determinare la rapida produzione; cura speciale pel problema dei trasporti principalmente per la marina mercantile, miglioramento di rap­ porti fra i cooperanti alla produzione, cioè classi lavoratrici e capitalisti.

Il telo Ma Itola degli MI Uniti all’lnglerra

per la libertà di commercio.

I l Governo degli Stati U n iti ha in viato al Go­ verno della Gran Bretagna il 31 dicembre un lungo documento nel quale insiste sul pronto m igliora­ mento del trattamento apportato al commercio ame­ ricano dalla flotta inglese.

Il m a l c o n t e n t o i n Am e r i c a. — 11 documento porta a conoscenza della Gran Bretagna che una grande suscettibilità si manifesta sotto forma di critiche generali all intervento ingiustificato del­ l ’ Ingh ilterra nel commercio legittim o degli Stati Uniti. I l Presidente W ilson, il quale esamina con la più grande cura i numerosi casi specifici di ar­ resto e di sequestro di carichi, dichiara che le sue rimostranze sono improntate a spirito di concilia­ zione; ma gli Stati U n iti credono preferibile par­ lare con tutta franchezza; perchè l ’ Inghiterra non interpreti il loro silenzio come acquiscenza a una politica che reca danno ai d iritti dei cittadini ame­ ricani in base alle leggi internazionali.

L a Francia avendo virtualm ente adottato in ma­ teria di contrabbando di guerra le stesse decisioni dell’ Inghilterra; il documento si rivo lge in realtà a ciascuna delle potenze della T rip lice Intesa.

Il d a n n o a l l’i n d u s t r i a a m e r i c a n a. — I l docu­ mento riferisce le lagnanze formulate da ogni parte e che rendono l ’ Inghilterra responsabile della de­ pressione constatata in numerose industrie ameri­ cane. Questo fatto, dice il documento, deve sem­ brare innegabile a ll’ Inghilterra stessa. I l rimborso puro e semplice dei carichi sequestrati non è suffi­ ciente per rimediare al male, perchè la maggiore difficoltà risiede nella portata morale dell’azione esercitata dall’ Inghilterra sugli esportatori ameri­ cani che si rifiutano di correre rischi, ciò che reca danno al commercio legittim o tra gli Stati Uniti e gli altri Stati neutrali.

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che non può accettare termini ingiustificati nella visita o nel rimorchio verso porti inglesi per visite minuziose e dichiara che la prova che il destina­ tario del carico sia il nemico deve essere fatta nel momento della visita in mare. Il Governo degli Stati Uniti riconosce che i belligeranti hanno il diritto di visita, ma non quello di dirigere i piro­ scafi verso i loro porti per una semplice congettura. Un a d o c u m e n t a z io n e. — Il documento constata con pena i fermi di numerosi carichi americani de­ stinati a porti neutri. TI Governo considera che è dovere dei belligeranti proteggere il commercio neutro ed evitare fastidi ai pacifici commercianti. Il documento rimprovera all’ Inghilterra di non ac­ cordare al rame proveniente dall’America Io stesso trattamento fatto a quello proveniente dai paesi scandinavi i carichi americani diretti in Italia es­ sendo tra,tenuti mentre le spedizioni dai paesi scandinavi non sono molestate.

Circa i carichi all’ordine e diretti a destinatari non designati il documento rileva che questo fatto non è sufficiente per giustificare il fermo dei ca­ richi americani in quanto non permetta in sè stesso nessun sospetto. Per trattenere i carichi fatti al­ l’ordine deve essere fornita la prova nel momento del fermo 0 del sequestro e si deve indicare il porto nemico destinatario o tutti gli altri argomenti che giustificano una visita più dettagliata. TI docu­ mento così conclude: gli speditori neutri non de­ vono soffrire per presunzioni di colpabilità; spetta piuttosto ai belligeranti di giustificare gli interve­ nti a loro riguardo.

L E G I S L A Z I O N E

Il d e c re to d ’am n is tia e sua p o r ta ta

S. M. il Re ha firmato il 29 dicembre u. s. il seguente decreto :

Art. 1. — È concessa l’amnistia pei seguenti reati : a) Reati previsti dagli art. 115, 118, 122, 126 134 a, 137, 246, 247 dal Codice Penale ; h) Tutti i reati commessi in occasione di sciopero, conflitti di la­ voro, moti popolari, pubbliche dimostrazioni e tu­ multi, esclusi i delitti di omicidio e di iesioni pre­ veduti dai n. 1 e 2 dell’articolo 372 del Codicé stesso.

Dal beneficio dell’amnistia di cui nel presente articolo sono esclusi g li imputati e i condannati che abbiano precedentemente riportato piu di due condanne per delitto, delle quali anche una sol­ tanto per omicidio volontario, per falso, rapina, associazione a delinquere, estorsione e ricatto.

Articolo 2. — È parimenti concessa amnistia pei seguenti reati : a) Reati d’ indebito abbandono del proprio ufficio, contemplati nell’art. 1 del Codice Penale ; />) Reati di diserzioni da navi mercantili e di disubbidienza; e reati di ammutinamento com­ messi in occasione di sciopero della gente di mare; c) reati perseguibili di uffioio prevenuti nel regio editto sulla stampa e nella legge 6 maggio 1877 n. 3814.

Articolo 3. — È altresì coneessa amnistia : a) Pei reati di furto di valore lievissimo e commessi nelle campagne su legna da ardere e sui frutti pendenti, sempre quando il valore della cosa rubata non su­ peri le lire venti ; h) P ei reati di spigolamento e abbandono di animali sul fondo altrui ; c) Pei reati

commessi da minorenni, che non abbiano compiuto gli anni sedici e non siano recidivi, nei casi nei quali la pena stabilita dalla legge non superi il minimo di tre anni; d) Per le contravvenzioni al disposto degli articoli 104, 155, 165, 177, 180, 198, 223, 230, nonché dei due prim i capoversi dell’a rti­ colo 172 del Codice di commercio, purché nel ter­ mine di un mese dalla pubblicazione del presente decreto si adempiano g li obblighi contemplati nelle dette disposizioni; e) Per le contravvenzioni alle leggi e ai regolamenti sullo stato civile e per quelle prevedute dagli art. 106, n. 10, 137 e 138 n. 1 della, legge sul notariato 16 febbraio 1913 n. 89 e dagli art. 110 e 111 della precedente legge 25 maggio n. 490; /) P e r le contravvenzioni alle leggi sui pesi c misure e sulle requisizioni dei quadrupedi, pur­ ché nel termine di due mesi da oggi siano adem­ piuti g li obblighi sanciti dalle leggi stesse ; g) Per le contravvenzioni previste nei codici, nelle leggi speciali e nei regolamenti se le pene iv i stabilite non superino i 30 giorni, se ristrettive della libertà personale, ovvero 300 lire se pecuniarie. oppure una pena restrittiva della libertà personale, ed in­ sieme una pena pecuniaria le quali, nel complesso, convertendo quest’ultima, avrebbero una durata non superiore ai 30 giorni.

La disposizione contenuta nella lettera e) non si applica alle contravvenzioni relative al porto d’ar­ mi, ai giuochi di azzardo, a quelle previste dalle leggi e regolamenti sulla igiene e sanità pubblica, sulla emigrazione, sul lavoro delle donne e dei fanciulli, sul riposo settimanale, sul lavoro notturno dei panettieri, sugli infortuni del lavoro né alle contravvenzioni previste dalle leggi intese a com­ battere le frodi nella preparazione e nel commercio di sostanze alimentari.

Articolo 4. — Nel caso di concorso di reati e di pene la suindicata amnistia sarà applicata singo­ larmente a ciascun reato.

Articolo 5. — L ’efficacia del presente decreto si estende ai reati sopra previsti commessi a tutto il giorno precedente la data del decreto stesso. Esso non pregiudica le azioni civili, i diritti dei terzi e la stessa azione dell’erario relativam ente alla ri­ scossione dei d iritti degli ufficiali giudiziari in quanto tali diritti dipendano da ordinanze o sen­ tenze divenute irrevocabili. Esso inoltre non si applica ai reati preveduti nelle leggi finanziarie e m ilitari.

Dato a Doma, addì 29 dicembre 1914.

L a p o r t a t a d e l d e c r e t o d ' a m n i s t i a . — Nel decreto d’amnistia sono compresi i ferrovieri e i rivoltosi dello scorso giugno. Esso contempla da una parte i reati comuni e dall’altra quelli che hanno un interesse politico. Il Ministro Orlando ha ripreso un concetto che già aveva accennato nelle precedenti amnistie, e che ha un carattere eminentemente so­ ciale, quello di condonare i piccoli reati, quelli cioè commessi per indigenza: quindi i piccoli fu rti e i reati commessi da minorenni impregiudicati.

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