L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
S C IE N Z A E C O N O M IC A , F I N A N Z A , C O M M E R C IO , B A N C H I, F E R R O V IE , I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno XXI - Voi. XXV
Dom enica
L e imposte nuove
N ello condizioni presenti della finanza dello Stato, con un disavanzo già denunziato ufficialm ente, e con una dim inuzione delle entrate, in evitabile per la insurrezione di alcune province e per la trepidanza che esiste nelle altre, e con un aum ento di spese causalo dai necessari straordinari provvedim en ti, non si presentano che tre conclusioni possibili :
o l'aum ento delle entrate ; o la dim inuzione delle spese ; o il fallim ento.
L a prima e la seconda conclusione dipendono in qualche parte dalla volontà del paese e degli uo m ini che lo governano, l’ altra procède inesorabil mente da se alla sua maturazione, quanto più si tarda a sciegliere tra le altre due o ad applicare sim ul taneamente le altre due.
Da lungo tempo noi abbiam o già manifestato il nostro convincim ento, che cioè I’ assetto finanziario non si possa e non si debba ricercare se non nella dim inuzione delle spese, perchè riteniam o che, spe cialm ente coll’ attuale sistema tributario, un qualun que aumento di imposta sia insopportabile per il paese, e perchè tem iamo che i G overn i sieno in dotti, com e lo furono per il passato, quando avessero m aggiori entrate ad aum entare le spese, anziché a mantenere equilibrato il bilancio.
N è ci si oppongano le necessità dello S ta to ; non è questa una buona ragione quando si possa d im o strare, com e i fatti provano chiaram ente, che il paese non può e non vuole pagare di più.
L e u rgenze»del bilancio possono giustificare l’ ina- spriinento delle im poste, quando tale inasprim ento non torni di danno allo svolgim ento della econom ia nazionale ed alla stessa sorgente dalla quale lo Stato ricava le sue entrate ; ma se, com e nel caso no stro, la esperienza lia già dim ostrato che le entrate tutte o quasi tutte danno m inor gettito per palesi e riconosciuti segni di dim inuito reddito dei cittadini, il v o le r inasprire od aum entare le im poste, è un portare una nuova causa perturbatrice alla econom ia nazionale, è un vo ler esporre il bilancio dello Stalo a nuove e dolorose sorprese, è un fom entare mani- festazioni, anche violenti, del m alessere della nazione.
A vrem m o volu to attendere che l’ on. Sonnino, nel quale giustam ente si ripone tanta fiducia, perchè tutto lo designa com e uom o nuovo e quindi com e principio di un nuove in dirizzo della finanza del paese, re .desse pubbliche le sue id ee sull’ arduo argom ento per esam inarle e discuterle. Sventu rata mente le circostanze inducono il M inistro a mante
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N. 1031
nersi nel silenzio e noi crediam o venu to il m om ento di esam inare non i suoi progetti, che non con o sciam o, ma quei m ultiform i progetti che gli si at
tribuiscono in materia di nuove imposte.
A parte le proposte fantastiche sulle quali non ci ferm erem o, ed a parte i possibili ritocchi sopra im poste e tasse esistenti, i punti più im portanti elio in materia tributaria sono stati in questi giorni segn a lati com e oggetto di studi da parte del M inistro delle Finanze e del T esoro sarebbero i seguenti :
1° riduzione degli interessi sul debito dello Stato ;
2° aumento della aliquota della imposta sui redditi di ricchezza m o b ile;
5° ripristino dei due decim i sulla imposta fon diaria ;
4° aumento del dazio sui c e re a li;
5° m onopolio sul petrolio, sulle assicurazioni, sugli alcools ;
N on sappiamo, in tanta incertezza di notizie e nella persuasione in cui siam o che l’ on. Sonnino non voglia far conoscere ancora quali sieno v e ra mente le sue idee, non sappian o qu ali dei cin ju e punti sopraindicati potranno essere com presi nel program m a finanziario del M in istero ; e perciò sopra ciascuno di essi esprim iam o brevem ente la nostra opinione.
— La riduzione degli interessi sul debito dello Stato potrebbe essere un p rovvedim en to dee sivo, non solo, ma anche tale da o ffrire una elasticità senza fine L o Stato ha inscritte in bilancio per l’ esercizio prossimo 1 8 9 i- 9 o le seguenti partite ;
a) interessi per debiti perpetui____ Milioni 455 b) interessi e premi di debiti redi
nubili... „ i n c) estinzione di d ebiti... » 71
T o ta le ... Milioni 637
Una riduzione di interessi e una con version e di debiti redim ibili potrebbe adunque, secondo la m i sura, dare al bilancio som m e più 0 m eno im p o r ta' ti. Sarebbe però erro re considerare tale misura tra le m aggiori entrale 0 tra le econom ie, esso sarebbe un vero e proprio fallim ento dello Stato il quale m an cherebbe ai propri im pegn i davanti all’ estero e davanti agli stessi cittadini, specie a quelli che la leg g e ob
bliga a tenere una parte del loro patrim onio Im p ie gato in rendi a dello Stato.
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agli im pegni contratti la applicazione della imposta I sui redditi di R icchezza m obile alla rendita, quando fu rono ridotti g li interessi dal 5 al 4 .3 4 per oppio. ;
P e r questo noi crediam o che c oll’ attuale M inistero non sia nem m eno discutibile, nè la riduzione del l’ interesse, nè l’ aumento della ritenuta sugli in te ressi ; evidentem ente l’ una e l’ altra misura si equ i varrebbero nel giu dizio della pubblica opinione, ed il nostro consolidato acquisterebbe fam a di titolo ad interesse variabile, diventerebbe cioè un titolo sem plicem ente nazionale, e nello stesso tem po scre diterebbe per sem pre qualunque altro titolo fosse emesso dall’ Italia.
— Il secondo progetto che si attribuisce all’ on. Son- nino è, quello di aum entare, la aliquota della ric chezza m obile per alcune categorie fino al 18, per altre 'fin o al 20 per cento.
Su tale proposito non può essere dubbia la nostra opinione : o si tratta di alzare la aliquota per far pa gare qu elle classi di cittadini che si crede non paghino in proporzione dei loro redditi, ed in tal caso si com m ette una ingiustizia perché si colpiscono m a ggio r m ente qu elli che pagano, solo perchè il fisco è inca pace di com piere il proprio dovere; — la abilità e la energia di un m inistro delle finanze devono, di fronte alle urgenze del bilancio, esplicarsi in una azione di giustizia, facendo in m odo cioè che l’ accertamento dei redditi sia più sincero, senza le colpevoli condi scendenze che le considerazioni politiche oggi ren dono possibili ; — o si tratta invece di alzare l’ ali quota perchè tutti paghino allo Stato una m aggiore porzione del doro reddito, e noi siam o d’ avviso che m a l convenga oggi, in cui i redditi di lutti d im i- liùiscono pèr La dim inuzione dei traffici, per il rallen tamento dei com m erci, per la depressione di consum i, ch iedere ai cittadini che, alle perdite che subiscono per la crise econom ica, aggiungano anche un m ag g io re e notevole inasprim ento di imposta.
N on ci sem bra questo il m om ento di far pagare il 2 0 in vece che il 13, 20 per cento a coloro che veggon o falcidiate di tanto le loro entrate per le condizioni generali della econom ia. Se v i ò qualche cosa da desiderare in questo difficile m om ento è che la operosità di tutti possa aum entarsi, giacché soltanto dal m a g g io r lavoro della nazione intera può d erivare qtiella ripresa a cui tutti a s p iria m o ; ma m entre si accusa già il fisco di essere causa non ultim a della g ra ve depressione econom ica che ci ha colpiti, perchè troppo altamente ed aspram ente col pisce il lavoro fino d a l m om ento in cui nasce, m ale sarebbe .senza dubbio qggid ì aum entare le gravezze fiscali contro il lavoro determ inando n u ove cause di crise per industrie, che malam ente ancora si reg gono e im pedendo ad altre di nascere.
Il m om ento attuale è delicatissim o, giacché un passo falso può precipitare la econom ia nazionale in un abisso senza fo n d o ; noi tem iamo che dei guai attuali sia non poco responsabile il fisco ita liano, e m ettiam o in guardia il govern o contro u lte riori possibili esorbitanze.
— P iù facile sem bra ad alcuni ottenere un aumento di entrate col ripristino dei due decim i sulla im po sta fondiaria. Già contro questa misura ha prote stato il' Consorzio A g rico lo di R eg g io E m ilia c o ll’ o r dine del giorno che riproduciam o qui in nota *).
*) « Il Consorzio Agricolo di Reggio Emilia, di fronte alla minacciata reimposizione dei due decimi di guerra
Ma indipendentem ente da questo Voto, che può essere anche consigliato da esagerata tutela di interessi particolari, noi ci dom andiam o se o g g i possa il G o vern o proporre un aum ento di imposta fondiaria anche per la Sicilia, dove, si è visto colla testim o nianza di tutti, le condizioni dei proprietari non sono molto m igliori di qu elle dèlie plebi agricole. — Se i provvedim en ti per la Sicifia e p er altre p rovin cie che non si trovano del resto in m igliori condizioni perciò che riguarda la Condizione della classe a g ri cola, non si ferm eranno alle violen ze dello stato d’ assedio e di disarm o, ma tenderanno ad un vero ordinam ento razionale mediante provvid e misure, il G overn o dovrà necessariam ente fare assegnamento su un largò concorso dei proprietari perchè m ig lio rino le condizioni dei loro agricoltori. E sarà p ro prio quando ai proprietari si chiederanno dei sacri fizi, sia pure razionali e legittim i, che lo Stato potrà inasprire la im posta fo n diaria?
Non solo non lo crediam o prudente, ma nem m eno possibile. F u certo un errore abbandonare i due decim i di imposta prim a che fosse eseguito il nuovo catasto, fu certo un errore non ripristinarli al prim o accenno di squilibrio manifestatosi nel bilancio, ma ora, nello stato attuale delle cose, sarebbe un p r o vocare la sollevazione anche nelle p rovin cie che sono rim aste tranquille. E non bisogna dim enticare che dopo aver concesso lo sgravio di due decim i di im posta fondiaria, G overno e Parlam ento, tenendo in non cale lo spirito della legge 1881, che voleva rendere d ifficile I’ aumento della sovrim posta pro vin ciale e com unale esigendo la solennità di una legge, propose 1’ uno, approvò I’ altro a centinaia le leggi che acccordarono di eccedere la media stab i lita. Perciò i due decim i concessi sulla imposta in
sull’ imposta fondiaria, ed all’ inasprimento della tassa di ricchezza mobile, che colpirebbe i contratti agrari;
« Considerato che, oltre alle strettezze economiche create dalla crisi generale e dal rinvilimento di tutti i prezzi delle derrate agricole, l'agricoltura nella no stra provincia si trova ad essere in condizioni assai più gravi di quelle di molte altre regioni italiane per la sperequazione dell’ imposta fondaria, a mitigare la quale il Parlamento aveva già riconosciuta la necessità di provvedere colla legge 4 gennaio 1880 per la pere quazione nel compartimento modenese, che però non ebbe esecuzione alcuna, essendo stata assorbita dalla susseguente. legge di perequazione generale tuttora allo stato d’applicazione ;
« Avuto riguardo alla gravezza delle sovrimposte comunali, e specialmente a quella provinciale aumen tata in questi ultimi anni tanto da rendere illu s o lo il beneficio avuto colla soppressione dei due decimi di guerra;
« Ritenuto che l ’angustia dell’agricoltura, mettendo a disagio i proprietari delle terre, aggraverebbe le condizioni delle classi lavoratrici, per la solidarietà d’ interessi che corre tra di loro, inasprendo per tal modo la questione sociale ;
« Delibera
di esprimere voto al Governo perchè nell’ assetto fi nanziario del bilancio dello Stato si astenga :
« 1. Dalla reimposizione dei decimi di guerra sul l’ imposta Fondiaria;
« 2. Dall’ inasprimento della tassa di Ricchezza Mobile che riflette i contratti agrari.
4 febbraio 1894 L’ E C O N O M I S T A 67 una gran parte dei com uni furono assorbiti da uu
aumento di sovrim posta.
— N oi abbiam o fieram ente com battuto il dazio di 5 lire il quintale sui cereali ; non occorre dire che siamo contrari a qualunque aum ento. N el recente articolo che abbiam o scritto per opporci alla pro posta del eom m . M. Besso ’ ) abbiam o esposto le ragioni della nostra opposizione.
Ma oggi dom andiam o all’ on. Sonnino se crede possibile di rispondere ai contadini ed alle conta dine della Sicilia che hanno bruciati i caselli del dazio al g rid o : abbasso il balzello sulla farina, se crede possibile di annunciare un aumento del dazio sui cereali che avrebbe per im m ediato ed inevita bile effetto di aum entare il prezzo del pane in una misura, alm eno per qualche tem po, m olto superiore all’ aumento del dazio !
Sarebbe in vero un sistema civile qu ello di risol vere in tal m odo la questione che provocò lo stato d’ assedio nella Sicilia !
Se anche non militassero quindi altre ragioni già da noi esposte, quella della opportunità del mo mento, ci pare sufficiente per elim inare ogni dubbio su una nuova imposta sul grano.
— Ma si parla anche di m onopoli sul petrolio, sui fiam m iferi, sulle assicurazioni, sugli alcools, e seb bene in questi ultim i giorni voci au torevoli abbiano fatto sapere che l’ on. Sonnino esclude che i m ono- poli entrino nel suo program m a, vogliam o a vvertire il pericolo che tali provvedim enti presenterebbero. Già innanzi tutto sorge il dubbio se lo Stato saprebbe veram ente ritrarre dai m onopoli un qualche vantag gio senza gravare la mano sui contribuenti.
A dire, com e alcuni fanno, che lo Stato potrebbe col m onopolio del petrolio, dei fiam m iferi, delle assicu razioni e degli alcools sostituirsi ai privati e fare per sè il guadagno che i privati conseguono dall’esercizio di qu elle industrie, è sconoscere che in genere lo Stato ha una am m inistrazione che costa di gran lunga più di quella dei privati, e la qu ale poi am m i nistra peggio di quella dei privati. È noto che lo Stato produce esso stesso il sale che ven de col m ono polio ; ed è pure noto che m olte v o lte gii fu offerto di fornirgli il sale che o g g i produce, ad un prezzo inferiore a quello che allo Stato non costi. S e tale risparm io non fu conseguito deve ricercarsi nella re sistenza della burocrazia, la quale mal si acconcia a veder dim inuite le funzioni dello Stato. N o i du bitiam o che il G overno sia capace di organizzare due o tre m onopoli in m odo da dare ai consum a tori lo stesso prodotto, allo stesso prezzo di quello dato dai privati e con un risparm io sulle spese di produzione ; e chiunque conosca le condizioni delle pubbliche am m inistrazioni deve essere del nostro
parere. «
L ’ esercizio dei monopoli quindi non può essere fonte di entrate allo Stato se non quando il prezzo del prodotto sia aum entato, cioè se non quando, perdendo affam o il carattere industriale, diventa un vero e proprio m onopolio fiscale.
Ma noi abbiam o troppa fede n elle convinzioni d ell’ on orevole Sonnino per dubitare che egli possa m ettersi sopra una via così pericolosa. L ’ on. Son nino conosco troppo bene i difetti d e lle am m ini strazioni dello Stato ed i pericoli che presenta la *)
*) V e d i il numero 1028 d e ll’ Econom'sta.
burocrazia n ell’ attuale ordinam ento dei; re g im i c o stituzionali, perchè voglia pensare di accrescerne il potere o di estenderne la funzione.
M eniam o buona quindi la smentita che è stata data in questi giorni da au torevoli periodici, alla voce che 1’ on. M inistro delle Finanze pensi ad istituire dei m onopoli.
— C om e si vede, nella rapida rassegna fatta delle principali proposte che si attribuiscono all’ on. Son nino p er 1’ aum ento delle entrate pubbliche, nessuna noi possiamo accettare.
N on diciam o con questo che non vi sia ancora in Italia materia im ponibile. U n rim aneggiam en to della tassa di successione, una sopratassa sui più alti redditi netti li crediam o p rovvedim en ti ancora possibili e profittevoli al bilancio, ma richiedono un periodo abbastanza lungo, perchè possano dare r i sultati sensibili e d u revo li, non sono quindi cespiti sui quali si possa im m ediatam ente contare.
N è infine neghiam o che si possano con una serie di inasprim enti di tasse esistenti o con n u ove tasse com e il macinato, l’ im bottato, la m a ggior aliquota sui redditi di ricchezza m obile e sim ili ottenere lì per lì dei vantaggi anche sensibili per 1’ erario. Ma la mente di un M inistro delle finanze non deve avere una vista unilaterale, egli d eve anche pen sare alle conseguenze prossime e rem ote che i suoi provvedim enti possono produrre ; e se una m a g giore entrata di qualche diecina di m ilioni per uno o due anni, dovesse poi essere causa di una m a g giore e più du revole perturbazione econom ica, che si ripercuotesse anche nel bilancio dello Stato, com e è pure avvenuto negli ultim i anni, il M inistro delle finanze deve tener conto di tale possibilità e c o m prendere che spingendo le cose a tal punto sarebbe non un partecipare al reddito dei cittadini, ma con sum are una parte del loro patrim onio.
L ’ on. Sonnino tenga sem pre presente a sè, per non segu irlo, l’ esem pio del Sella, il quale nei m om enti d ifficili della finanza italiana ha salvato con ru di provvedim enti il bilancio dai pericoli im m ediati che correva, ma ha rovinato l’ a v ve n ire econ om ico e finanziario della nazione, regalandole un sistem a tri butario che costituisce una vera tribolazione, p erch è manca di ogni carattere razionale e scientifico.
O ggi 1’ on. Sonnino potrebbe essere indotto dalla urgenza a seguire lo stesso esem pio del S ella, ma gli auguriam o di non im itarlo.
I L DA.ZIO CO NSUM O
Da m olti anni abbiam o rilevato n ell’Economista g li inconvenienti più gra vi che presenta il dazio consumo ed abbiam o sem pre creduto di poter concludere che era una tassa non civile, non solo, ma pericolosa se lasciata in balìa dei c o m u n ic a n ti-s c ie n tific a se era mantenuta per segu ire l’ alto concetto fiscale che b i sogna saper pelar la gatta senza che gridi.
68 L ’ E C O N O M I S T A 4 febbraio 1894 vessava i ciitadini ogni vo!ta dovevano attraversare
le barriere, faceva dei com uni, specie minori, tanti centri di tirannie, e sopralutto, per i grandi ¿entri, diven tava anche strom ento di protezionism o.
N on o ccorre ricordare aneddoti per com prendere a qual punto il fisco col mezzo del dazio di c o n sum o abbia saputo lim itare la liberta dei cittadini : — a F iren ze un servo non può portare al suo pa drone due bistecche che dia com perato a Pistoia perchè non si possono introdurre iti città che qu arti' ¡uteri di anim ale m a cellato; a Cerinone si starano e si assaggiano le bottiglie di V alpolicella, perchè il briga diere non ha mai sentito nominare quel vino e lo so spetta un liqu o re; a M untepoggio si fa pagare il dazio ai cittadini elio riportano in paese'le torcie e le can dele portale un’ ora prima fuori della cinta per accom pagnare un m orto al c im ite ro ; — a Gavanetta si obbligo un magistrato ad aprire la valigia, la si v i sita m inutam ente, si trova n e lla toilette un pezzo di sapone non ancora usato, e per somma indulgenza non gli si in fligge la multa, ma gli si fa pagare sem plicem ente il dazio — un soldo, — Tutto qu e sto accom pagnato da una difficoltà di m ovim ento dovendo ad ogni barriera arrestarsi per la visita, dovendo nelle grandi città ¡ carri che portano le provviste, far la coda alle porte ed aspettare ore ed ore ingom brando la via, fin che sia finita la lunga ispezione.
Il dazio di consum o è una tassa in civile non solo, ma anche contraria alla stessa scienza della finanza che condanna le lasse di costosa percezione.
Dal punto di vista sociale d ell’ Italia, il dazio consum o è condannabile perciò che è diventato una tassa gravosissim a sugli oggetti di prima necessità e perciò colpisce sopratutto la classe non abbiente ed il piccolo com m ercio. È noto che quando lo Stato abolì la tassa sul m acinato i com uni aumentarono quasi tutti il dazio sulle fa rin e; è noto che in quasi tutti i com uni il m aggior reddito del dazio consum o è dato dal pane, dalle paste, dall’ olio, dal vin o, dalla ca rn e,e che m entre talvolta i com uni spendono som m e enorm i per risanam enti, per m isure igieniche, per preven tive disposizioni contro I’ epidem ie, falcidiano poi al povero il prim o nutrim ento, aggravando in misura altissima il prezzo del pane, del vino e 'ella carne ; m entre agevolando la alimentazione sana, potrebbero risparm iare molte spese p reven tive e repressive di igiene.
Tu tte queste' cose noi le abbiam o rilevate molti anni or sono ed abbiam o avuto allora la com pia cenza di ved ere riprodotti i nostri articoli tanto cho si diceva persino che l’ on. Magliani stesse studiando una riform a del sistema tributario che avesse per base I’ abolizione del dazio di consumo.
Non se ne fece nulla, e la Estrem a sinistra cho avrebbe potuto fare una utile e popolare campagna a vantaggio di questa civile riform a non parve con sapevole della ingiustizia di quella imposta e dui gravissim i danni che arrreca.
Intanto ¡c o m u n i allegra mento abusarono di questo
incivile cespite di entrata, e la m aggior parte di
essi basò il bilancio sui proventi del dazio consumo ; il ooverno per mezzo d e ll’ im m orale ed illegale ab bonamento triennale, non solo stabilì una nuova forma di favoritism o e di corruzione, ma in certo modo in coraggiò i com uni nell’ abuso di quella tassa.
Così dal dazio consum o lo Stato ricava m eglio di 80 m ilioni, i com uni piu di 140 m ilioni, in totale
220 milioni che sono dati specialm ente dalla farina, dal pane, dal vino, dall’ uva, dall’ olio, dagli alcools, dalla carne, dalle frutta, cioè dai generi di prima necessità.
O ggi i fatti di Sicilia hanno risvegliati alcuni de putati, i quali, pare, non leggeva n o i docum enti u ffi ciali d ie anno per anno ven gon o però pubblicati ; e quei poco zelanti rappresentanti della nazio e, sem brano oggi soltanto cousci dei gravi in con ve nienti, che da tanto tempo sono stati in tante occa sioni rilevati.
Facciam o com e il vangelo ed accogliam o g li uom ini di buona volontà qualunque sia l’ ora nella quale vengono al lavoro, ma deploriam o che nel Parla mento vi sia così tardiva conoscenza dei fatti.
A lbi presidenza della C im e rà è stata inviata la seguente proposta ;
« Tra i pesi che gravano più direttamente sulla parte più misera dei cittadini, senza dubbio è il dazio consumo. Tra i generi con maggiore ingiustizia colpiti, sono evidentemente quelli di prima necessità, e fra questi i legumi, i cereali e le farine. Tanto più che i dazi imposti hanno annullata quella benefica azione voluta dal legislatore con l'abolizione della tassa sul macinat".
Ora — sino a che un'ampia, razionale e saggia ri forma non venga a modificare completamente il nostro sistema tributario e ad abolire i dazi di consumo — è reclamato dal sentimento di giustizia più elemen tare che almeno ne vengano limitati i dazi maggiori per il popolo.
« Epperciò noi proponiamo la seguente le g g e : « A rt 1° — A datare dal primo maggio corr nte anno 1894 è abolito qualunque dazio interno sotto qualsiasi forma — che riguardi legumi ed i cereali di ogni natura, anche ridotti a farina — sia nei co muni chiusi, sia nei comuni aperti — tanto all’ in grosso quanto al minuto.
« Art. 2° — 11 ministro delle finanze regolerà i rapporti con i comuni, per ciò che riguarda le quote di dazio governativo in relazione colla presente legge.
« Imbriani-Poerio — Bovio — Pansini — Gae- tani di Laurenzana — Verzillo — Altobelli — Casini. »
Applaudiam o alla proposta che vorrem m o però, perchè avesse qualche probabilità di riuscita, vedere studiala m eglio, affinchè tendesse ad una graduale abolizione del dazio di consum o, alla sostituzione di una imposta diretta di poco costosa percezione, e che risparmiasse la classe dei non abbienti.
ANCORA DEL CAMBIO
E DEI SUOI EFFETTI SULLE TARIFFE DOGANALI
4 febbraio 1894 L’ E C O N O M I S T A 69 interessante com unicazione dell’ oratore, avranuo certo
potuto persuadersi della verità del detto che « cat tiva causa fa cattivo difensore » perchè il S iegfried, fornendo argom enti in favore delle rappresaglie, dei dazi differenziali, del rinvigorim en to del protezionism o cadeva, forse inconsciam ente, in gravi e rro ri econo m ici. Ma vediam o anzitutto quali osservazioni in contrario gli sono state fatte.
P e r tacere del Frederieksen che si lim itò a de plorare che il sig. S iegfried si fosse messo dalla parte dei protezionisti, conviene notare com e g iu stamente il L é v y abbia osservato che ci troviam o di fronte a fenom eni, che non possono essere d efi nitivi. Diversam ente si sarebbe condotti a conclu dere che un paese è tanto più prospero,quanto più la sua moneta è cattiva, il che è contrario alla eco nomia politica e al buon senso. Bisogna distinguere accuratam ente I’ effetto passeggero, da qu ello dura turo. Il prim o può consistere in sofferenze pei pro duttori dei paesi che hanno un sistema m onetario sano, perchè la concorrenza viene a un tratto facilitata in m odo anorm ale ai produttori del paese, che ha la valuta deprezzata. Questi ritirano in moneta del loro paese un equivalente, molto più considerevole di prima, delle loro m erci, la moneta a pieno valore dei loro acqu iren ti, trasformandosi in una quantità più considerevole di carta moneta o di m etallo deprezzato. Ma I’ e q u i librio si ristabilirà a poco a poco pel fatto che questa moneta deprezzata nell’ interno dello stesso paese esportatore vedrà dim inuire costantem ente il suo potere d’acquisto. Tu ttavia questa m odificazione è più lenta di quella che si verifica nei prezzi delle m erci. E un fatto ben noto in econom ia politica che il prezzo del lavoro, cioè i salari, sono molto più lenti a m odificarsi dei prezzi delle m aterie prim e e dei prodotti manifatturati. L a rottura d’ equ ilibrio che si produce bruscam ente in quest’ ultim a serie di prezzi non è dunque com pensata subito da una mo- di Reazione corrispondente dei salari. Di qui, la crisi e la necessità per l’ uomo di Stato di darsi pensiero di una sim ile situazione.
O sservazioni non nuove certo queste del L é v y , ma giuste, e altre dello stesso peso ne aggiunse parti colarm ente il B am berger. L ’ illustre econom ista te- desco dichiarò che non poteva approvare la proposta del S iegfried, secondo il quale bisognerebbe consul tare quasi giornalm ente il corso dei cam bi per m o dificare in base ad esso la tariffa doganale. Ora qu ello di cui ha bisogno il com m ercio e in generale il m ondo degli affari è la stabilità del reg im e di cui si tratta. P e r il B am berger il regim e 'desiderabile poggia sopra due punti fondam entali, il m onom etal lism o aureo e il libero scam bio. L ’ oro infatti, ecdi disse, è la m isera u n iversa le, la misura effettiva, 1 unita che m isura ogni cosa. Il m onom etallism o aureo si im pone sem pre più, è il reg im e della G er mania, dell Inghilterra, del B elgio, della Svizzera, n e i paesi stessi che hanno le « finanze avariate, » bi sogna considerare l’ influenza dello stock d’ oro. Si considerino infatti l’ Italia e la S pagn a; se la prim a ha relativam ente resistito alle cause d* indebolim ento che la minano, ciò dipende dal fatto che essa ha avuto I abilità di procurarsi e di con servare, per quanto ha potuto, uno stock di 640 m ilion i di m e tallo prezioso; la Spagna, al contrario, non ha mai potuto avere, ben inteso in questi ultim i tem pi, più di 140 m ilioni d ’oro.
A ltre osservazioni furono aggiu nte dai signori
Hou-dard e P a s s y , il prim o dei quali fece giustam ente n o tare che non bisogna confondere il cam bio, il quale non può in condizioni m onetarie norm ali andare oltre certi lim ili m atem aticam ente determ inabili a priori, col deprezzam ento della valuta che vien e precisameute ad aum entare il corso del cam bio. Secondo T Houdard è appunto sul regim e m onetario che devesi agire, anzi ché sulle tariffe e a questo intento egli vorreb be che il tipo aureo fosse ricondotto al suo va lo re n orm ale ora aumentato, egli disse, per effetto del favore esclu sivo che g^de da venti anni a questa parte e degli uffici eccessivi che gli sono stati a un tratto attribuiti dal giorno in cui gli è stato imposto tutto il serv izio m onetario, che prima divideva c o ll’ argento. E per ridu rre il valore d ell’ unità d’ oro a ciò che era in passato, in proporzione per quanto è possibile d e l l’ aumento da esso subito, occorre una conferenza m o netaria internazionale. Insom m a, sebbene non l’ abbia dichiarato espressam ente, l’ Houdard domanda e v i dentem ente il bim etallism o internazionale, natural mente per im pedire il ribasso u lteriore dei prezzi, anzi per provocarne l’aumento.
Il Passy preferì esam inare la questione m onetaria, anziché quella delle relazioni tra il cam bio e le ta riffe doganali e si dichiarò assolutam ente contrario a provvedim enti, che riescano a rendere sem pre più d if fic ili gli scambi internazionali. L e sue preferenze sono pel m onom etallism o aureo e per la libertà c om m er ciale. Che il cam bio agisca per attirare o per ra l lentare, secondo che è fa vorevo le o no, l’ im portazione o la esportazione, ciò non è contestabile. Quanto alla possibilità di stabilire con qualche sicurezza di re sultato utile una scala di tariffe destinate a c o rre g gere le ineguaglianze del cam bio, egli esita ad am m etterla. E com piangerebbe il legislatore costretto a prosegu ire quella incognita in a fferra b ile, ancor più poi dovrebbe com piangere i consum atori e i n ego zianti esposti a subire le conseguenze degli errori legislativi e govern ativi. Quando p el-fatto d egli a v venim enti, per l’ abbondanza o l’ insufficeuza dei rac colti, per una tempesta o un terrem oto, per una rivolu zione o per una gu erra, gli interessi sono c o m prom essi, soffrono e si lagnano senza dubbio ; ma non possono prendersela direttam ente col, potere pubblico. L a eosa sarebbe diversa se il potere pub-, blico si fosse incaricato di preven ire i flussi e i riflussi e che invece di riu scirvi non avesse fatto altro che aggravare la crisi. C ’ è del resto un punto sul quale, anche dopo le spiegazioni che g li sono state date, il Passy conserva il dubbio. E g li ved e certo che per S franchi ricevuti in E u rop a il venditore della Repubblica Argentina può avere tre o quattro volte più che n el, suo paese in moneta ,del proprio paese; ma il com pratore francese non ha m eno per questo pagato 5 franchi in moneta francese e non è d prezzo alla im portazione che si trova influito dall’alterazione del prezzo alla esportazione. P erò qui il signor Passy trascura il fatto che se ne! paese esportatore vi è effettivam ente un prem io a favore della moneta buona, ad es. d ell’ oro, e l’ esportatore è pagalo in oro, egli, appunto perchè guadagna sul baratto della moneta che riceve, può ri d u rre'al quanto il prezzo dei prodotti che vende. Q uindi la con cor renza può essere più forte da parte del paese che ha la valuta deprezzata ed è pagato in moneta buona.
70 L’ E C O N O M I S T A 4 febbraio 1894 l’ equ ilibrio d eve a non lungo andare ristabilirsi. Se
un paese ha la valuta deprezzata, e perciò la m o neta buona fa aggio e il cam bio, che praticamente com prende anche quest’ ultim o, è alto, non solo le m erci im portate aumenteranno di prezzo in c o rri spondenza c o ll’ aggio, ma tutti i prezzi all’ interno, sia delle cose che dei servigi, dovranno1 finire col ragguagliarsi al potere d’ acquisto della valuta de prezzata, ossia, essendo il suo potere d’ acquisto d i m inuito, dovranno aumentare.
Sono questi gli effetti ben noti che produce la carta moneta a corso forzoso. Sicché il prodotto esportato dovrà subire un rincaro o per l’ aumento dei salari o per quello del prezzo delle macchine, delle m aterie prim e, o accessorie, o per altre cause. Ih guadagno della differenza fra le due monete dovrà scom parire a poco a poco, non perchè scompaia l’ aggio della moneta buona, che può benissim o con tinuare a sussistere, ma perchè aumenta il costo, caeteris paribus, del prodotto esportato. E v i sa rebbe anche da tener conto della concorrenza che si fanno g li esportatori, concorrenza tanto più vivace quanto m aggiore è il m argine del guadagno ; nonché d ell’ aum ento delle spese di trasporto che deve risen tire l’ esportatore se ha da pagarle in moneta buona, e via dicendo. Certo, da principio la esportazione può ric ev ere qualche im pulso dal guadagno che procura il baratto della moneta buona contro quella ca ttiva ; ma non può durare a lungo una sim ile con dizione di cose, o solo eccezionalm ente per qualche prodotto, il cui costo di produzione non possa r i sentire alcun aumento.
E la stessa realtà delle cose può dim ostrarlo, perchè se si considerano i paesi vecch i (e non i n u ovi, che sono in condizioni specialissim e) relati vam ente a ll’ influsso esercitato dal deprezzam ento della valuta, si trova che esso è pressoché nullo. Spagna, A ustria, Italia ci pare dim ostrino sufficien tem ente che non è il corso del cam bio sfavorevole, che determ ina il m ovim ento della esportazione, ma sono ben altri e più im portanti fattori. N ei paesi nuovi, e sopratutto in qu elli d e ll’ A m erica, il cam bio sfavo revo le può esercitare qualche influenza, perchè i v i trattasi di dare un indirizzo alla produzione e questa non può non tener conto di tutte le c irc o stanze che possono avvantaggiarla. Ma la prosperità, 10 sviluppo agricolo e industriale d ell’ A rgentina, e di altri paesi del nuovo m ondo sono effeltivem ente il re sultato di ben altre cause, cbe'non sian qu elle del cam bio coll’ estero e del deprezzam ento della valuta. Questi fatti potranno anche stim olare in una certa misura 11 com m ercio di esportazione, ma la produzione in qualsiasi caso si svolgerebbe, dato il concorso di tante cause favorevoli al suo sviluppo : la im m i grazion e, la form azione dei nuovi capitali, la esten sione del territorio, le ricchezze naturali da usufruire e via dicendo. C redere che il cam bio sia un vero e proprio coefficiente dello sviluppo econom ico di qu ei paesi ci pare un erro re sul gen ere di qu elli com m essi dai m ercantilisti.
Q uesto diciam o sulla questione del cambio per sé m edesim a. Quanto al rim edio proposto dal signor S ieg frie d esso è, a nostro avviso, inattuabile. Invero, com e si possono stabilire dei supplem entari ba sati sul prem io d e ll'o r o e, quindi, tali da com pen sare, in una certa m isura, il prem io alla esporta zione che esisterebbe nei paesi aven ti una circo lazione deprezzata ? Com e m ettere in pratica questo
sistema, se il prem io dell’ oro oscilla continuam ente ? F orse che dovrebbesi calcolare giornalm ente il dazio supplem entare da pagarsi sui prodotti che si v o glion o introdurre in Francia ? Ma allora com e non si ved e quale enorm e incertezza dom inerebbe tutto il com m ercio di im portazione, che non potrebbe es sere mai in grado di sapere positivam ente a quanto am m onteranno i dazi da pagarsi? È possibile che il com m ercio funzioni in qu elle condizioni ? Tu tti sanno quali inconveniènti creava il sistema della scala m obile applicato ai dazi sui cereali ; secondo la proposta del sig. S ieg fried , che del resto si è lim itato a endhciarla, ma non ha detto com e do vrebbe applicarsi, i dazi supplem entari dovrebbero essere calcolati sul prezzo dell’ o ro , ma poiché questo non è costante, se quei dazi fossero stabili si risolverebbero in un aggravio irrazionale ap p li cato ciecam ente a tutti i paesi aventi una circola zione deprezzata, tanto se il deprezzam ento salisse al 200 o al 300 per cento, quanto se scendesse al 13 o al 5 per cento. L a conclusione in ogn i caso sarebbe sem pre questa che la barriera doganale verreb b e ad essere elevata. Che ciò faccia com ode ai protezionisti, si com prende, ma che i liberali si prestino ad alzare i dazi per qualche fatto tem po raneo che, al postutto, lungi dal danneggiare il paese im portatore gli reca un beneficio, non si può certo com prendere. E il sig. S ieg frie d e chi la pensa com e lui non si spaventino per la m aggiore fa c ili tazione recata alla im portazione dal deprezzam ento della valuta di alcuni paesi : vu ol dire che la F rancia ha bisogno di quei prodotti, e che è in grado di pagarli con altri prodotti.
NOTE ED APPUNTI
Ciò che co s ta a lle B a n ch e d i em ission e la c ir c o la z io n e s tr a o r d in a r ia . — In una conversazione avuta dal comm. Grillo col Direttore del Corriere di N apoli e da questo giornale (n. 31) riportata, viene chiarito, come era già stato fatto da altri, che_ le Ban che, per le pretese esorbitanti dello Stato, ci rimettono un tanto sulla circolazione straordinaria^ loro concessa per venire in aiuto alle Casse di risparmio. « La Banca ci perde — disse il comm. Grillo — e si fa presto a provare matematicamente che ci perde. Facciamo il calcolo su 100 lire. Secondo le disposizioni del decreto, noi dobbiamo formare una riserva del terzo, e questa riserva costa oggi, per lo meno, il 15 per cento. Quindi, per il terzo avremo almeno 5 lire di spesa, e di spesa effettiva. Gi restano due terzi, ossia 66 lire, sulle quali dobbiamo dare due terzi dello sconto al Governo. Ora il saggio dello sconto essendo del 6 per cento, noi ci troviamo a dover dare il 4 per cento sulle 66 lire scoperte, ossia 2 lire e 65 per cento. Tiriamo il conto : 5 lire di spesa per la riserva e 2. 65 al Governo come sua quota nello sconto fanno 7.65 di spesa. E noi impiegheremo le 100 lire al 6 per cento e s intende al 6 per cento, purché le teniamo impiegate per un
anno. » ,
4 febbraio 1894 L ’ E C O N O M I S T A 71 Non farem o commenti nè lunghi, nè b re v i; osser
verem o semplicem ente che sé il G overno crede pro cedendo a questo modo,, di contribuire al risanam ento e riordinam ento d e lla circolazione è ancora una vo lta sulla strada falsa.
R ivista Bibliografica
F. Macola. — L'Europa alla conquista dell’ America
Latina. — V enezia, O ngania, 1894.
Quel valente pubblicista che è il conte F erru ccio M acola, D irettore della Gazzetta di Venezia, ha pre sentato ora al pubblieo i risultati di un suo v ia ggio al Brasile, intrapreso allo scopo di studiare sul luogo l ’em igrazione italiana in quella repubblica.
Com preso del triste fenom eno che presenta oggi l’ Italia o v e la popolazione ognora crescente non trova tutta lavoro sufficientem ente retribuito, il M acola a ragione considera l’ em igrazione non solo com e una necessità, ma com e cosa utile così a ll’ Italia quanto agli em igranti.
Come tale egli crede debba essere favorita, alm eno assicurando agli em igranti un buon trattam ento nel viaggio, im pedendo che essi al loro giu n gere in A m e rica sieno lasciati in piena balìa dei birbanti, dei m er canti di carne umana, dei loschi sensali, garantendo ad essi una efficace protezione per parte dei rappre sentanti italiani contro le angherie ed i soprusi, cui i nostri connazionali son fatti segno, specialm ente nel Brasile, per opera di autorità e di privati.
Il Macola è largo di encom i e di incoraggiam en ti verso Mons. Scalabrini iniziatore ed anima d ell’ Isti tuto Cristoforo Colombo pel patronato dei nostri em i granti, istituto che dà già buoni frutti e potrà darne anche m aggiori.
Il libro del M acola, adorno di belle illustrazioni, oltre al su ggerire quanto dal G overno e dalle S o cietà di N avigazion e si potrebbe fare per m igliorare le condizioni d egli em igranti e per in dirizzarli là ove I opera loro e più ricercata, è pieno di utilissim e notizie sui luoghi m eglio atti alla colonizzazione, sulle colonie italiane già esistenti, sulle risorse del paese, sull’ am biente m orale e m ateriale, ne! quale si trovano gli em igranti, sulle condizioni clim atiche igieniche, geografich e delle diverse plaghe del Brasile.
O ltre a questo, il grosso volu m e che abbiam o sotto g li occhi presenta anche interesse qu ale libro di amena lettura per la vivace descrizione d e g li e p i sodi di viaggio, per i bozzetti sulla società brasiliana, che pur troppo è tutt’ altro che atta a m oralizzare i nostri em igratiti, per le notizie sulla storia del B ra sile, sulle sue agitazioni politiche, ec., ec.
N oi vorrem m o che il libro dell’ e g re g io pubblicista fosse letto e m editato dai nostri governan ti e le g i slatori e che m olti degli assennatissimi suggerim enti contenutivi fossero applicati : se ne van taggerebb ero e coloro che abbandonano l’ Italia e coloro che vi rim angono.
Pu r troppo il libro è uscito in un m om ento poco propizio, giacch e le im m ense preoccupazioni politiche e finanziarie che assorbono l’ attenzione del paese difficilm en te perm etteranno che sia preso nella d o vuta considerazione questo grande problem a della em igrazione, il quale però in un giorn o non lontano
finirà per im porsi allo studio del G overno e del Parlam ento.
R. CORXIANT. :
'•WtG;, •> i-i’A-.'i i l - . ^ I K ì Ì Ì ' - X ‘ v 'f ’ jfjÎ
Dr. Adolpll Wurst. — A . T hiers' volkswirtschaftliche
Anschauungen. — Jena, Fischer, 1893, pag. V I-8 9 . A d olfo T h iers si è veram ente distinto com e uom o politico e com e s to ric o ; nella econom ia, senza avere fatto òpera veram ente duratura, ha però lasciato al cuni scritti che se oggi sono quasi dim enticati, e b bero al loro prim o apparire un successo n otevole, E quindi interessante di conoscere le idee econ om i che del T h iers, che se fu, com e d ice il D r, AVurst, un instancabile difensore del costituzionalism o lib e rale, non fu altrettanto ardente cam pione del lib eri smo econom ico. Infatti T h iers fu un convinto p ro tezionista ; com battè anche il socialism o col suo libro sulla Proprietà ed espose in m ateria finanziaria, specie riguardo alla traslazione dei tributi, alcune teorie, che o ggid ì hanno principalm ente valore storico. D i queste va rie idee del T h iers l’ autore della m ono grafia che qui annunciam o ha fatto una esposizione chiara e istruttiva, discorrendo prim a delle sue op i nioni sulla politica com m erciale, poi di qu elle sulla finanza e da ultim o di quelle re la tiv e alla politica sociale. Il dr. W u rs t ha collegato le idee econom i che del T h iers alle principali v icen d e econom iche sociali e finanziarie della F ran cia, sicché il suo scritto o ffre anche un cenno som m ario della con
dizione della F ran cia dal 1830 al 1872. È nel suo com plesso un modesto lavoro, che sarà utile a chiun que vorrà conoscere le idee d’ un uom o di Stato che tanto influsso lia esercitato sulla politica francese dalla m onarchia di( L u ig i F ilip p o alla form azione della terza repubblica.
Alfred Joubert. — Les Finances de la France. — La Rente et V Im pôt — leur origines, leur histoire. —
Seconda edizione. — P a ris , G uillau m in, 1893, p. 520. 11 sign or Joubert ha dedicato questo suo lib ro di storia finanziaria della Francia « a coloro che hanno accettato il delicato u fficio di istru ire la g ioven tù in questa epoca in cui lo studio della scienza sociale si im pone così fortem ente » e il libro ci pare v é ram ente adatto a far Conoscere alla gioven tù la o ri gine e lo svolgim en to del sistema tributario e del debito pubblico della F ran cia. S critto in m odo chiaro e attraente, ricco di dati e di citazioni opportun a mente scelte, questo volu m e del Joubert è un’ opera p regevole di volgarizzazion e della storia finanziaria che, in verità, dovreb b e essere più nota di qu ello che realm ente sia. L a storia c iv ile d eve in parte so stituire la storia delle gu erre, n ell’ insegnam ento che viene fatto ai giovani ; ed è quindi opportuno che i professori delle scuole secondarie ed elem entari abbiano a loro disposizione delle opere non troppo volu m inose che trattino dei prin cipali aspetti della vita civ ile dei popoli. P e r ciò il sign or Jou bert va lodato e vorrem m o che trovasse im itatori n e g li altri paesi, d ove generalm ente difettano queste storie della vita c iv ile dei pòpoli.
L’ E C O N O M I S T A 4 febbraio 1894 72
tem pi, cioè fino a 1 1,500' circa, alle notizie essenziali. In vece -pqr .gli altri sci secoli eg li ..M=; diffonde in molti particolari. Infatti n el. prim o capitolo giu nge , sino a F ilip p o IV cioè al 12 8 5 .e ::g li; altri d o d ici capitoli rigu ardano appunto i seicento anni sueces sivi. Lq vicen de della.finanza francése',le specialm ente la form azione del debito..pubblico, sono narrate con una chiarezza veram ente lodevole, nói mancano d o; d im e n ìi e cifre in appoggio della esposizione. È quindi un libro che raccom andiam o con piacerò a colorò che si occupano di finanza pubb ica.
Biblioteca dell’ Economista. — (Scelta collezione delle p iù im portanti produzioni di Economia politica a n
tiche. e moderne, italiane e straniere). Qu,grta serie d ir e tta .d a -S / Cognetti de Ma e t iis, Professore di
Economia politica nell'U niversità di Torino.
La Q u arta-S erie della Biblioteca dell’Economista - scrive Ma casa editrice .- fornirà un prezioso con tributo d’ operè .speciali,.. scelte_.tra-4e jnigliori delia letteratura econom ica contemporanea; a quanti amano vedersi agevolalo lo studio delle questioni di m ag g io re rilie v o che concernono T in d u stria e il com m erciò sia bello stato norm ale, sia in condizioni anorm ali.
■Nói v e d ia m o ; specializzarsi di più :; ih più dà una parte 1’ Operosità nella produzióne e nel com m ercio, dall’ altra l’ attività m entale nello studio dei feoo- ' metti che a quella o a questo si riferiscono. E com e si m oltiplicano i centri di produzione e si com plica l’ in treccio, d egli scambi,: còsi crescono le manifesta zioni e i sussidi della- cattura '.econ om ica; sicché multai, m fatto d’ istituiti d’iistruzione e di pubblica zioni d’ ogni genere, essa rivaleggia con quelle altre form e dì; coltura, dalle .q u a li sogliono ancora esclu sivam ente denom inarsi le Facoltà universitarie.
Sfatalo affatto il pregiudizio che im pediva di v a lutare convenientem ente, anche dal punto di vista scien tifico, la vita econom ica, al cui rig o g lio ha pure tanta parte ai giorni nostri la scienza, lo studio di còtesta vita deve procedere com e quello di qualsiasi altra estrinsecazione della vita sociale.
N on tutti coloro che vi applicano la mente pro cedono con uniform ità di criterio, è di m etodo. C ’ è anche n eg li studi econom ici diva rio d ’ indirizzi, di scuole, di tendenze. E che p erciò? D ’ ogni guisa di .la voro serio può giovarsi il progresso scientifico. D ’ altronde finisce per prevalere qu ello che si r i v ela ed è provato più idoneo alla ricerca del vero. A questo nobile scopo conviene mhe sia in d iriz zata qualunque indagine o illustrazione s’ intraprenda rigu ardo a qualsiasi specie di fatti econom ici, a qua lunque disamina di dottrine, a qualunque sistema zione di teoriche.
In ogni ram o di cotésta letteratura econom ica ab biam o pregiati lavori italiani e stranieri.
Certo non tanta quanta la m ateria degli studi eco n om ici, ma solo una parte di essa potrà trovar posto nella nuova S e r ie ; ma la scelta, così rispetto alla m ateria, com e rispetto agli autori, sarà tale da soddisfare alle legittim e esigenze d egli studiosi.
E cco la divisione d elle materie per volu m i :
Volum e I. - P olitica commerciale * Libero scam bio - Protezionismo. — I I . - Tecnica del commer cio - M agazzin i generali - Stanze di compensazione - Cambi esteri, ecc. — I I I . - Traffico terrestre e
ma-rittim o - T a riffe ferroviarie - Marina mercantile. — IV . - Industria - Economia del capitale - Sindacati - Produzione - Vendita. - V . - Industria - Economia del lavoro - Salari - Partecipazione agli utili - So cietà Operaie, — V I. - Moneta e Prezzi - Convenzioni monetarie - Bimetallismo - Movimento dei prezzi. — V I I. - Credito e Banche - Teoria e pratica delle Banche - Le Banche di emissione. — V i l i . - P e r turbazioni - Crisi commerciali - Industriali - Scio p e r i . — I X . - T ra tta ti complessivi - P rin cipi di Eco nomia politica. — X . - Dizionario di Economia p o litica.
L e prim e due dispense del i ° volu m e, testé uscite, conte gono il principio dell’ Introduzione generale del prof. Cognetti de M artiis e dello studio sull’ Uso delle statistiche d ’ im portazione e d’ esportazione del Dr. lì. Giffen.
Il prezzo di ciascuna dispensa è, di L . 1,50.
R ivista Economica
Le conseguenze degli scioperi — La marina mercan
tile dei mondo - Un progetto dì legge sulla coo
perazione e mutua assicurazione.
L e con segu en ze d e g li s c io p e ri. — In uno studio diligen te del sig, G eorges M ichel, troviam o che in In gh ilterra si è intrapreso un lavoro statistico per calcolare in modo il più che sia possibile appros sim ativo, i danni che lo sciopero dei m inatori di carbone di M idland ha recato alla fortuna pubblica. Il presidente della Cam era di C om m ercio di M an chester a veva calcolato 750 m ilion i di lire la per dita subita dagli operai e dai padroni. Questo calcolo eviden tem ente è esagerato ; le cifre reali sono ab bastanza istruttive senza bisogno di gonfiarle.
P e r quello che riguarda i salari, se i 250 ,0 0 0 operai scioperanti avessero cessato tutti di lavorare nel m edesim o tem po, non si avrebbe che da m olti plicare il num ero d elle giornate perdute, per quello del prezzo della giornata, per avere il totale delle perdite subite dagli operai. Ma lo sciopero non è stato assoluto ; un certo num ero di operai ha con tinuato a lavorare, e vi è stato un m ovim ento di va e v ie n i fra gli scioperanti.
D i guisa che la perdita può essere ridotta, per questa parte, a 125 milioni di lire. Calcolando la produzione media per uom o, si ved e che se g li sciop e ranti avessero continuato a lavorare avrebbero estra'to 18 m ilion i di tonnellate equivalenti a 137 m ilioni e m ezzo di lire.
Ma questo valore è quello del carbone soltanto, bisogna tener conto anche delle perdite en orm i ca gionate dallo sciopero alle Com pagnie ferrovia rie, alle officine m etallurgiche e alle altre industrie. Questa perdita può calcolarsi in 5 4 m idoni di lire.
L o sciopero che era com inciato alla fine di lu glio finì il 17 settem bre. D orante tutto questo tem po, 250 m ila operai minatori o di industrie affini hanno scioperato ; ed in questo num ero non sono com presi g li operai im piegati nelle o fficin e m etallu rgiche, dei prodotti chim ici, ed altre, che si sono dovute chiu dere in seguito alla mancanza di com bustibile.
sen-L’ E C O N O M I S T A 73 4 febbraio 1894
sibile dim inuzione sul 1890, in cui si contarono 313 scioperi o 120,000 scioperanti, e nel 1891, in cui se ne ebbero 267 con 110,000 scioperanti.
L e cause di questa dim inuzione vanno ricercate nelle condizioni poco prospere dell’ industria nel 1892. E legge quasi invariabile che gli scioperi sono in ragione diretta del num ero e della prosperità degli affari. Il num ero delle giornate perdute, secondo la statistica ufficiale, è di circa 9 2 0 ,0 0 0 e p rev a l gono le industrie m etallurgiche e m ineralogiche.
U n fenom eno degno di nota è qu ello d ell’ epoca nella quale si manifestano gli scioperi. Sarebbe e r rore il credere che quest’ época sia dovuta al caso ; al contrario essa corrisponde generalm ente ai pe riodi dell’ anno, durante i quali la; sospensione dei lavori può riuscire più dannosa ai padroni. E v id e n temente I’ operaio non pensa che si priva in tal caso di un salario certo ed abbondante, e si preoc cupa soltanto del fatto che la pressione esercitata sugli intra prendi tori d ell’ industria è in quel tempo più forte, che non sia allorché mancano ordinazioni- di lavoro.
Esam inando le varie statistiche si nota infatti che è durante i mesi di n ovem bre, dicem bre, gennaio, febbraio, m arzo e specialm ente aprile che pullulano gli scioperi ; invece ve ne sono m olti di m eno nei mesi di giugno, luglio e agosto, che corrispondono quasi dappertutto alla stagione morta.
Anche in Italia, il com m . Bodio ha iniziato da qualche anno la pubblicazione di questi dati sta tistici e sarà utile ed opportuno che la continui ; poiché le statistiche di questo gen ere, accom pagnate da docum enti circostanziati ed autentici, "riu nite anno per anno, costituiranno alla lunga una fonte di notizie preziose.
Intanto da qu elle che abbiam o sott’ occhio e che riguardano due paesi em inentem ente industriali, r i sulta un insegnam ento assai eloquente.
I riform atori di m estiere avevano chiesto in F rancia la fondazione di un U fficio del lavoro, allo scopo mal dissimulato di poter m ettere in luce l’ attitu dine odiosa dei padroni e di in velen ire l’ antagonism o perm anente tra il lavoro ed il capitale.
Ora i fatti hanno dato a loro tutt’ altro che ra gione.
Risulta dalle statistiche ufficiali che nei casi di conflitto i padroni hanno avuto ragione 95 volte su cento.
Sopra 7 m ilioni di operai, nel 1892, nonostante g li eccitam enti dei sobillatori di professione e dei politicanti in busca di avventure, non v i sono stati che 50 mila scioperanti, ossia 1 sopra ogni 140 operai.
Queste c ifre sono significanti. E sse provano che I’ antagonism o fra padroni ed operai è m eno p ro fondo e meno acuto di qu ello che si potrebbe su p porre dando ascolto alle continue recrim inazioni della stampa socialista.
Certo sarebbe follia credere che tutto vada per fettamente nel mondo econom ico. Benché da venti anni j’ imm ensa m aggioranza dei padroni abbiano fatto i più lodevoli sforzi e si siano im posti dei sa crifici reali per il m antenimento della pace sociale, rim angono ancora m olte cose da farsi in questo ordine di idee.
l a marina mercantile del mondo. — D al Re
pertorio generale della marina mercantile, testé pubblicato, riprodu ciam o il seguet te specchio di
m ostrativo delle navi m ercantili che solcano i m ari, divise per bandiera e qualità. Sono esclusi i p iro scafi con spostamento in feriore alle 100 tonnellate.
E ccon e le c ifr e :
PIR O S C A F I V E L IE R I TO TA LE Nura. Tonn. Num. T onn. Num. Tonn. In g h il te r r a .. . 5,694 5,836,621 9,177*3.674,8 4 7 'l4 .971 9,411,468 G e rm a n ia .. . . 779 ¡ 801,984 1,386 667,219 2,165 1,469,203 F r a n c ia ... 500 480,921 1,4901 257,444 1,990 738,365 S. U. d ’Amer. 423 447.122 3,371 1,423.275 3,744 1,870,387 Spagna . . . 354 289,067 1,053 175,380 1,407 464.417 N o rv eg ia... 490 260 305 3,278 1,375,138 3,768 1,635,443 I t a l i a ... 218. 203,851 1,904 536,471 2,122 745,322 R u - s ia ... 297 153,424 1,704 356,471 2,001 509,895 O landa... 201 207,246 619 165,986 820 373,232 S v e z ia ... 459 1 5 7 ,109 1,410 217 447 1,869 374,556 A u s t r ia ... 137 128,501 262 95,085 399 1,078,586 D anim arca . . . 246 120,775 870 159,085 1,116 279,860 G iappone . . . . 179 88,838 260 37,615 439 126,453 G re c ia ... 96 80,113 1,121 245,035 1,217 325,148 B rasile... 176 77,199 282 65,196 458 142,395 Belgio... 63 80,113 — — 63 80,113 P o rto g allo .. . . 39 42,657 196 33,087 235 85,744 T u rc h ia ... 63 37,637 650 125,186 713 162,823 C hili... — — I49 76- 545 149 76,545 A rg e n tin a .. . . — 115 29,223 115 29,223 TO TA LE 10,414 9,493,473^9,297 9,615,735 39,809 20,074,178
Una delle caratteristiche più interessanti nello sviluppo della marina, è l’ increm ento continuo del num ero dei vapori a grande spostam ento ; la diffe renza è sensibile da un anno all’ altro, com e si può rendersene conto paragonando i due ultim i a n n i:
Numero dei bastimenti 1893 1892 Piroscafi da 3000 a 4000 tonnellate 612 5 4 0 )) da 4000 a 3000 » 238 203 » da 3000 a 6000 » 73 69 » da 6000 a 8000 » 37 33 » da 8 0 0 0 a 13000 » 14 10 Totale 9 9 6 855 In un anno solo si constata dunque un aum ento di 141 piroscafi.
Sui 37 bastim enti di un tonnellaggio di 6000 a 8000 tonnellate, l'In g h ilte rr a ne conta 22 e la F rancia che viene subito dopo ne conta 9.
1 due più grandi vapori sono la Luconia e la Campania, che hanno ciascuno uno spostamento di 12,950 tonnellate.
Un progetto di legge sulla cooperazione e mutua assicurazione. — L ’ on. W o lle m b o rg ha presentato alla Presidenza della Cam era il seguente progetto di leg g e di sua iniziativa sulle S ocietà cooperative ed Associazioni di mutua assicurazione :
A rt. 1. — È istituito presso il ministero di agri coltura, ’ndustria e commercio un registro delle So cietà cooperative, Associazioni di mutua assicura zione, e Cooperative mutue.
Ciascuna di esse dovrà chiedere di esservi inscritta entro un mese dalla sua legale costituzione.
P er le Società e assicurazioni esistenti alla data della pubblicazione della presente legge, il detto ter mine è di 6 mesi dalla data stessa.
A rt. 2. — ^ Alm eno una volta ogni 24 mesi il mi nistero d ’agricoltura, industria e commercio farà com piere un ispezione delle Società e Associazioni regi strate secondo la legge presente, e ne pubblicherà i risultati.
74 L’ E C O N O M I S T A 4 febbraio 1894
compiuta nei modi determinati dal regolamento per l ’attuazione della presente legge.
Art. 3. — Ciascuna Società corrisponderà una tassa annua fissa di 100 lire e una proporzionale in ragione di 0,50 per m ille del .capitale sociale effettivo, quale risulta dall’ ultima situazione dei conti, precedente aH’ispezione ; e ciascuna Associazione di mutua as sicurazione una tassa annua fissa di 100 lire ed una proporzionale in ragione di 0,10 per mille dell’ am montare medio dei capitali in assicurazione, quale risulta dalle situazioni degli ultimi 12 mesi prece denti all'ispezione.
Finché il capitale sociale effettivo non superi le 15,000 lir e ; o l’ ammontare dei capitali in assicura zione non ecceda le 500,000 lire, la corresponsione è lim itata alla sola tassa fissa.
A rt. 4. — A llo scopo di compiere le ispezioni di cui l’articolo 2, potrà essere costituita, per ogni spe cie di Società e di associazioni registrate, secondo la presente legge una federazione, alla quale sarà con cessa, per D ecreto Reale promosso dal ministro di agricoltura, industria e commercio, la facoltà di ese guire le dette ispezioni, eoli’ obbligo di comunicarne i risultati al ministro stesso.
Per ottenere-tale facoltà, la federazione che chie derà di esserne investita comunicherà al ministro di agricoltura, industria e commèrcio il proprio statuto, dal quale dovrà risultare la capacità della federa zione di compiere le dette ispezioni, e l ’esclusione di ogni fine non strettamente economico.
P er Decreto Reale promosso dal ministro di agri coltura, industria c commercio, la detta facoltà sarà revocata, qualora la federazione che nè fu investita venisse meno alle condizioni suespresse o mancasse a ll’obb'igo di compiere le ispezioni degli Istitu ti fe derati, a norma di quanto è. prescritto nell’ articolo #, e di comunicarne i risultati al ministro stesso.
Le. disposizioni dell’articolo precedènte non si ap plicano agli Istitu ti federati, di cui i precedenti ca poversi di quest’ articolo.
A rt. 5. — Sono abrogate le disposizioni di favore, di cui g li articoli 221, seconda proposizione del primo eapoverso, e 228 del Codice di commercio ; 26 n. 8
della legg e sulle tasse d! bollo; 148 n. 3 della legge sulle tasse di registro.
A rt. 6. — Sono esenti dalle tasse di bollo e regi stro senza diritto a ripetizione gli atti costitutivi e tu tti g li atti e sc ritti,'e se ne fanno senza spese le pubblicazioni prescritte dal Codice di com m ercio, delle Società cooperative, il cui capitale sociale ef fettivo non superi le 10,000, e delle associazioni di mutua assicurazione presso le quali l ’animontare dei capitali in assicurazione non ecceda le 400,000 lire purché :
1* non estendano le operazioni, il cui compi mento costituisce il fine della loro istituzione, ad altri che ai loro soci;
2° non sognano nella repartizione, che l ’atto co stitutivo può ammettere, dell’eventuale eccedenza fi nanziaria d’ogni esercizio sociale, altra norma che il valore delle operazioni, di cui il precedente capo verso, con ciascuno dei soci compiute nell’ esercizio medesimo.
A lle. Società di consumè che si trovino nelle con dizioni suespresse si applica la disposizione, di cui l ’artieolo 5 della legge 11 agosto 1870; n. 5784, al lega to L.
A rt. 7. — Le Società ed associazioni contemplate nell’ articolo precedente prenderanno il titolo di coo perative mutue di credito, di consumo, di lavoro, di approvvigionamento, di produzione, di assicurazione, secondo il fine della loro istituzione.
L ’ enumerazione di cui al precedente capoverso è puramente dimostrativa.
L a qualità di cooperativa mutua dovrà essere in
dicata nell’atto costitutivo, negli atti m odificativi e. in ogni altro atto sociale.
A rt. 8. — P er le Società cooperative mutue in nome collettivo, l ’obbligo del deposito dell’elenco dei soci, di cui P articolo 223 del Codice di commercio, è ridotto da trimestrale a semestrale ; e quello del deposito delle situazioni sociali, di cui l ’articolo 177 del Codice di commercio, da mensile a trimestrale.
Qualora tali Società si costituiscano senza conferi mento di quote sociali, ne dovrà esser fa tta espressa menzione nell’atto costitutivo.
A rt. 9. — Qualunque contravvenzione alle prescri zioni della presente legge è punita con una multa non inferiore a lire 100 nè superiore a lire 1,000 -— applicabile a ciascuno degli amministratori delle so cietà ed associazioni contemplate nella presente legge.
L’emigrazione Europea al di là dell’Atlantico
Tu tti g ii Stati europèi chi più, chi mono, danno il loro contingente alla em igrazione al di là d e l l’Atlantico, e l’ Inghilterra è il paese che vi ha te nuto sem pre il prim o posto. N on tutti i paesi per altro sono spinti dalle stesse ragioni a em igrare. In Inghilterra per esem pio le ragioni principali d e l l’ em igrazione, vengono ascritte alla densità e alla prolificità della popolazione, non che alla comunanza di razza e di lingua del popolo inglese con qu elle degli Stati U niti, del Canada, delle colonie d ell’ A frica del Sud e d e ll’Australia.
L e popolazioni al contrario d ell’ Europa continen tale sono spinte a em igrare dalla gravezza delle im poste, e dalle difficoltà della lotta per la vita, e si dirigono specialm ente agli Stati Uniti e all’ A m erica del Sud. Gli Stati Uniti per altro da qualche tem po sono meno ospitali verso l’ em igrazione, respingendo tutti quegli em igranti che non sem brano atti a d i ventare stabili abitatori e valevoli cittadini della gran repubblica d ell’ A m erica del N ord. Non trovando fa cile asilo agli Stati Uniti l’ em igrazione europea con tinentale e particolarm ente l’italiana si riv o lg e ognora più verso l’ A m erica del Sud cioè Argentina, U ru gu ay, Chili, Perù ed anche al Brasile, m algrado la instabilità che da qualche tempo presenta il govern o brasiliano.
L ’ em igrazione inglese è quella, abbiam o detto, che tiene il prim o posto fra i diversi paesi europei. Essa arrivò a 320,118 in dividu i nel 1877 e negli anni successivi si mantenne quasi costantem ente al d iso pra di 200 m ila in d ivid u i, spingendosi fino a 210,000 nel 1882.
L ’ em igrazione germ anica nei prim i tempi supe rava l'italiana, avendo toccato il m assim o di 210,547 nel 1881 ; da quest’ epoca com inciò a declin are, mantenendosi in media a 100,000 dal 1887 al 1890 e salendo fino a 116,458 em igranti nel 1892.
L ’ em igrazione italiana, che fino dal 1887 com inciò a superare quella germ anica, preferiva di rivolg ersi verso l’ Argentina, ma i disastri finanziari di qu ella repubblica, e i rivolgim en ti politici di alcuni Stati più sopra indicati, rallentarono il concorso dei n o stri nazionali verso quei paesi, spingendoli in vece verso il M essico ove la tranquillità e la sicurezza da qualche tem po nou lasciano nulla da desiderare.