Universit` a degli Studi di Ancona Corso di Laurea in SS.FF.NN.
Corso di MATEMATICA (A.A. 2002/2003)
Docente: Prof. Piero MONTECCHIARI
STUDIO
DI FUNZIONI
Scritti dal tutore Dario GENOVESE
Dominio
La prima cosa da fare per studiare una funzione y = f (x) `e determinare il suo dominio D qualora questo non fosse esplicitamente specificato nel testo. A tale proposito bisogna individuare tutte le operazioni ‘pericolose’, ovvero quelle operazioni il cui argomento non pu`o essere arbitrariamente scelto in tutto R.
Si riportano alcuni esempi di queste operazioni, con a fianco la condizione che deve soddisfare il relativo argomento.
Operazione Simbolo Condizione
Logaritmo log ? ? > 0
Rapporto α ? ? 6= 0
Radice pari
2n√
? (n ∈ N) ? ≥ 0
Tangente tan ? ? 6= kπ + π 2 (k ∈ Z)
Arcoseno arcsin ? −1 ≤ ? ≤ 1
Si deve quindi fare un elenco di tutti i punti di frontiera di D, per poi studiarli.
Continuit` a
Il passo successivo `e studiare la continuit`a della funzione. Occorre determinare tutti i punti di discontinuit`a, determinarne il tipo e aggiungerli all’elenco di cui sopra. Spesso le discontinuit`a si hanno quando la funzione `e definita con pi`u leggi. Nei punti di ‘con- tatto’ tra una legge e l’altra c’`e un probabile punto di discontinuit`a ed occorre sempre controllarne l’effettiva presenza.
Dominio della derivata
A questo punto si deve calcore la derivata prima della funzione e con lo stesso procedi- mento di prima si deve determinare il dominio D 0 della derivata. Tale dominio D 0 deve essere incluso nel dominio D precedentemente ottenuto (o al pi`u coincidente con D), nel senso che non ci devono essere punti appartenenti a D 0 ma non appartenenti a D. Se ad esempio considero y = ln x ottengo y 0 = 1 x , da cui D = (0, +∞), mentre D 0 = R − {0}, il che `e errato. In realt`a sarebbe pi`u corretto scrivere y 0 = 1 x (x > 0) .
Una volta calcolato D 0 si determinano tutti i suoi punti di frontiera e si aggiungono all’elenco.
Studio dei punti notevoli
Ora si deve studiare quello che accade nei punti dell’elenco cos`ı ottenuto. Per ogni
punto c si deve calcolare (se esiste) il limite destro e sinistro di f (x) e di f 0 (x) per
x tendente a c, nonch`e il valore di f (c) qualora c appartenga a D. Si devono inoltre
calcolare lim x→∞ f (x) e lim x→∞ f 0 (x), ovvero bisogna considerare come punti notevoli anche ±∞. Nei paragrafi successivi verr`a data la classifficazione di questi punti notevoli.
Intersezioni con gli assi
E’ opportuno calcolare, se 0 ∈ D, f (0) per ottenere cos`ı l’intersezione con l’asse y. Ri- solvendo inoltre l’equazione f (x) = 0 si possono calcolare le eventuali intersezioni con l’asse x.
Asintoti orizzontali
Si dice che f (x) ha un asintoto orizzontale a +∞ se esiste finito lim x→+∞ f (x). La definizione `e analoga per −∞. La retta di equazione y = ` = lim x→∞ f (x) dicesi asin- toto della funzione. Si possono distinguere tre sottocasi di asintoto orizzontale:
1)La funzione `e sempre maggiore di ` in un intorno di ∞.
2)La funzione `e sempre minore di ` in un intorno di ∞.
3)In ogni intorno di ∞ la funzione interseca l’asintoto.
Esempi:
1) La funzione
y = 1 + 1 x
ha la retta y = 1 sia come asintoto destro che come asintoto sinistro. Quello sinistro (a
−∞) `e di tipo 2, in quanto per ogni x < 0 si ha 1 x < 0 e quindi 1 + 1 x < 1, mentre per x > 0 si ha 1 + x 1 > 1 e quindi l’asintoto destro `e di tipo 1
Il grafico della funzione `e il seguente:
-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8
-10 -5 0 5 10
asintoto y=1 asintoto y=1 asintoto y=1
-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8
-10 -5 0 5 10
asintoto y=1 asintoto y=1 asintoto y=1
y = 1 + 1 x
2)La funzione
y = 2 + sin 9x x 2 + 1
ha la retta y = 2 come asintoto destro e sinistro. L’asintoto `e del tipo descritto nel punto 3, in quanto ponendo y = 2 si ottiene x = kπ 9 , con k ∈ N, e quindi esistono valori positivi e negativi arbitrariamente grandi in valore assoluto in cui la y interseca l’asintoto. Il grafico della funzione `e il seguente:
-1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5
-2 0 2 4 6 8 10
asintoto y=2
-1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5
-2 0 2 4 6 8 10
asintoto y=2
y = 2 + sin 9x x
2+1
Asintoti obliqui
Si dice che la funzione y = f (x) ha la retta y = mx + q come asintoto obliquo (destro o sinistro a seconda dei casi) se lim x→∞ f (x) − mx − q = 0. Valgono le stesse consid- erazioni e classificazioni fatte per gli asintoti orizzontali (in effetti l’asintoto orizzontale
`e un caso particolare di asintoto obliquo, in cui m = 0). Per determinare un asintoto obliquo bisogna calcolarsi i valori di m e q. Si determina prima la m con una delle seguenti formule:
m = lim
x→∞
f (x) x m = lim
x→∞ f 0 (x) Alcune considerazioni sull’uso di queste formule:
1)Se il limite nella prima non esiste allora siamo sicuri che non esiste asintoto obliquo.
2) La seconda formula si ottiene dalla prima tramite l’uso del teorema di De L’Hopi-
tal, e affinch`e essa sia valida deve esistere lim x→∞ f 0 (x); nel caso il limite nella seconda
formula non esista non possiamo dire che non ci siano asintoti, in quanto si potrebbe riuscire a ricavare m dalla prima.
3)Si pu`o dimostrare che se riusciamo a calcolare m dalla seconda formula, si pu`o ot- tenere la stessa m dalla prima.
4)Se mediante l’applicazione di una delle due formule otteniamo un limite infinito, l’as- intoto non esiste.
Conviene quindi usare la seconda formula se `e facile calcolare la derivata di f ed esiste lim x→∞ f 0 (x); bisogna usare la prima negli altri casi.
Una volta trovata m si deve calcolare q = lim x→∞ f (x) − mx. Se tale limite esiste l’as- intoto esiste, altrimenti non si hanno asintoti obliqui.
Esempi:
1)Determinare se la funzione
y = x +
√ x 2 − 9 x presenta asintoti obliqui e calcolarli.
Si ha
x→∞ lim f (x)
x = lim
x→∞
µ 1 +
√ x 2 − 9 x 2
¶
= 1
Si ha quindi m = 1, sia a +∞ che a −∞. Inoltre
x→−∞ lim x +
√ x 2 − 9
x − 1 · x = −1 mentre
x→+∞ lim x +
√ x 2 − 9
x − 1 · x = 1
Quindi abbiamo come asintoto sinistro la retta y = x − 1 e come asintoto destro la retta y = x + 1. Inoltre, poiche per x > 3 si ha 0 < √
x 2 − 9 < x, si ha anche √ x x
2−9 < 1, quindi l’asintoto destro `e di tipo 2. Analogamente si verifica che l’asintoto sinistro `e del tipo 1.
Il grafico della funzione `e il seguente:
-5 0 5 10
-10 -5 0 5 10
y=x+1
y=x-1 -5
0 5 10
-10 -5 0 5 10
y=x+1
y=x-1 -5
0 5 10
-10 -5 0 5 10
y=x+1
y=x-1
y = x + √ x x
2−9 2)Determinare se la funzione
y = 2x + sin(x 2 ) x presenta un asintoto destro.
Si ricava facilmente m = lim x→+∞ f (x) x = 2 + 0 = 2, mentre q = lim x→+∞ sin(x x
2) , da cui si ottiene l’asintoto y = 2x. Si osservi che se avessimo tentato di usare la seconda formula per calcolare la m avremmo ottenuto y 0 = 2 + 2 cos x − sin(x x
22) , che per x tendente a +∞
risulta indeterminata (non c’`e limite).
Si pu`o dimostrare che l’asintoto `e del tipo 3, in quanto sin x 2 all’aumentare di x passa ripetutamente da valori positivi a valori negativi, anche se in modo non periodico. Il grafico della funzione `e il seguente:
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-2 0 2 4 6 8 10
asintoto y=2x
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-2 0 2 4 6 8 10
asintoto y=2x
y = 2x + sin(x x
2)
Asintoti verticali
La funzione y = f (x) ha un asintoto verticale nel punto x = c se almeno uno dei due limiti
x→c lim
±f (x)
risulta infinito. Ovviamente c deve assumere un valore finito. Spesso i punti di fron- tiera del dominio di f sono punti in cui `e presente un asintoto verticale, soprattutto se si ottengono in corrispondenza dell’annullarsi di un denominatore in una frazione.
Ad esempio la funzione y = e
1xpresenta un asintoto verticale in x = 0. Infatti lim x→0
+e
x1= e +∞ = +∞, e anche se lim x→0
−e
1x= e −∞ = 0 si ha comunque un asintoto in quanto ne basta uno per soddisfare la definizione. Il grafico della funzione `e il seguente:
0 2 4 6 8 10 12 14 16
-10 -5 0 5 10
y = e
1xPunti angolosi
La funzione y = f (x) presenta un punto angoloso nel punto x = c (x 6= ∞) se sono soddisfatte entrambe le seguenti ipotesi:
1)La funzione `e continua in c
2)Esistono i limiti destro e sinistro per x che tende a c di f 0 (x) e questi due limiti sono distinti.
Il grafico qualitativo di una funzione che rispetta la seconda ipotesi ma non la prima (e
che quindi non ha un punto angoloso) `e il seguente:
In presenza di un punto angoloso `e’ preferibile calcolare le due tangenti alla curva nel punto c. La funzione
y = |x 2 − 4|
presenta due punti angolosi, uno in x = −2 e uno in x = 2. Consideriamo infatti il punto x = 2. Si ha che la funzione `e continua in quanto composizione di funzioni continue.
Inoltre lim x→2
−f 0 (x) = lim x→2
−−2x = −4, mentre lim x→2
+f 0 (x) = lim x→2
+2x = 4.
Poich`e f (2) = 0, le due rette tangenti (sinistra e destra) nel punto x = 2 sono y =
−4x + 8 e y = 4x − 8. Nel punto angoloso x = −2 si ottengono per simmetria le due rette y = −4x − 8 e y = 4x + 8. Il grafico della funzione `e il seguente:
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-10 -5 0 5 10
y= 4x + 8
y= 4x - 8
y= - 4x + 8 y= - 4x - 8
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-10 -5 0 5 10
y= 4x + 8
y= 4x - 8
y= - 4x + 8 y= - 4x - 8
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-10 -5 0 5 10
y= 4x + 8
y= 4x - 8
y= - 4x + 8 y= - 4x - 8
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-10 -5 0 5 10
y= 4x + 8
y= 4x - 8
y= - 4x + 8 y= - 4x - 8
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-10 -5 0 5 10
y= 4x + 8
y= 4x - 8
y= - 4x + 8 y= - 4x - 8
y = |x 2 − 4|
Punti cuspidali
La funzione y = f (x) presenta una cuspide nel punto x = c (x 6= ∞) se sono soddisfatte
entrambe le seguenti ipotesi:
1)La funzione `e continua in c
2)I limiti destro e sinistro per x che tende a c di f 0 (x) sono infiniti e di segno discorde. In teoria si potrebbe considerare la cuspide come un particolare punto angoloso. Valgono quindi le stesse osservazioni.
La funzione y = p
|x| presenta un punto cuspidale in x = 0. Infatti lim x→0
−f 0 (x) = lim x→0
−− 2 √ 1 x = −∞ e lim x→0
+f 0 (x) = lim x→0
+2 √ 1 x = +∞. La tangente limite ai due rami di curva `e la retta x = 0. Il grafico della funzione `e il seguente:
-2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7
-10 -5 0 5 10
y = p
|x|
Crescenza e decrescenza, massimi e minimi
La funzione y = f (x) `e crescente nel punto x = c se esistono un intorno sinistro I − e un intorno destro I + di c tali che f (x) ≤ f (c) se x ∈ I − e f (x) ≥ f (c) se x ∈ I + . La funzione si dice crescente in un intervallo se `e crescente in ogni punto di tale intervallo. La definizione di funzione strettamente crescente si ottiene dalle precedente eliminando i segni di uguaglianza, come anche la definizione di funzione decrescente si ottiene cambiando i segni delle disuguaglianze.
Si dice inoltre che la funzione presenta un massimo relativo in x = c se esiste un intorno completo di c tale che f (c) ≥ f (x) per ogni x in tale intorno. Se tale definizione vale per ogni x nel dominio D della funzione, il massimo si dice anche assoluto. La definizione di minimo `e equivalente.
Si pu`o dimostrare che se una funzione `e derivabile in (a, b) e presenta un punto di massimo c in tale intervallo, allora f 0 (c) = 0. Non `e vero il contrario, ad esempio la funzione y = x 3 ha come derivata y 0 = 3x 2 , che si annulla in x = 0. Tuttavia y non presenta un massimo o un minimo in x = 0, anzi in questo punto risulta crescente.
Si pu`o dimostrare che se la derivata di una funzione `e positiva in un intervallo la funzione
`e crescente, quindi se la derivata di una funzione `e positiva in un intorno sinistro e
negativa in un intorno destro di c si ha un massimo, anche se non esiste f 0 (c). Tuttavia tale condizione non `e necessaria. Si consideri ad esempio la funzione
y = f (x) =
−x 2 µ
1 + 1 2 sin 1
x 2
¶
se x 6= 0 0 se x = 0
Si vuole stabilire se presenta un massimo relativo in x = 0. La sua derivata `e, per x 6= 0, y 0 = −2x
µ 1 + 1
2 sin 1 x 2
¶ + 1
x cos 1 x 2
Tale funzione oscilla ripetutamente tra valori positivi e negativi vicino x = 0, in quanto il termine 1 x cos x 1
2`e indeterminato (anzi l’ampiezza dell’oscillazione cresce indefinitiva- mente fino a diventare arbitrariamente grande!). Non esiste quindi nessun intorno di 0 (destro o sinistro) in cui la funzione `e monotona. Per x = 0 si ha tuttavia
y 0 (0) = lim
h→0
h 2 (1 + 1 2 sin 1 h )
h = 0
Questo calcolo di per s`e non ci dice niente. Se avessimo ottenuto un valore diverso da 0 saremmo stati sicuri che non c’era un massimo in 0, ma poich`e la condizione `e neces- saria ma non sufficiente dobbiamo inventarci qualcos’altro, perch`e ci potrebbe essere un minimo, un flesso, o niente di particolare. Il trucco sta nell’osservare che la funzione `e sempre negativa per x 6= 0, quindi x = 0 `e effettivamente un massimo assoluto e quindi anche relativo. Il grafico della funzione `e il seguente:
-0.6 -0.5 -0.4 -0.3 -0.2 -0.1 0 0.1
-0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8
Il grafico (in scala opportuna) della funzione derivata `e invece:
-15 -10 -5 0 5 10 15
-0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6
Concavit` a e flessi
Una funzione rivolge la concavit`a verso il basso (ovvero `e concava) nell’intervallo (a, b), se per ogni coppia di numeri λ e µ tale che 0 ≤ λ ≤ 1 , 0 ≤ µ ≤ 1 e λ + µ = 1, si abbia
f (λa + µb) ≥ λf (a) + µf (b)
Per una funzione convessa (che volge la concavit`a verso l’alto) si ha invece f (λa + µb) ≤ λf (a) + µf (b)
L’interpretazione di quest’ultima diseguaglianza `e che per ogni intervallo (α; β) ⊂ (a, b) si ha che la funzione in tale intervallo sta al di sotto della retta passante per (α; f (α)) e (β; f (β)).
Si pu`o dimostrare che se f 00 (x) ≥ 0 in (a, b) la funzione `e convessa. Se f 00 (x) ≤ 0 in
(a, b) la funzione `e concava.
Se la funzione f (x) `e derivabile in c ed esiste un intorno sinistro di c in cui la funzione
`e concava e un intorno destro in cui `e convessa si ha un flesso discendente. Se `e vero il contrario si ha un flesso ascendente. La definizione si estende anche anche nel caso in cui i limite destro e sinistro in c di tale derivata siano infiniti (purch`e di segno discorde e purche la funzione sia comunque continua); nel caso il limite sinistro di f 0 sia −∞
e il limite destro +∞ si ha un flesso verticale discendente, in caso contrario un flesso verticale discendente.
Si pu`o dimostrare che se una funzione `e derivabile due volte in un punto di flesso allora il valore della derivata seconda in tale punto `e 0. Non `e vero il contrario, come si pu`o facilmente riconoscere studiando y = x 4 in x = 0.
L’uso della condizione f 00 = 0 per la ricerca di flessi `e analoga all’uso di f 0 = 0 per la ricerca di massimi e minimi, e vanno quindi usate le stesse cautele.
Teoremi utili
1)Teorema di Weierstrass
Una funzione continua in un compatto assume almeno un massimo ed un minimo asso- luti.
2)Teorema dei valori intermedi
Se f (x) `e continua in [a, b] e f (a) ≤ z ≤ f (b), allora esiste almeno un x ∈ [a, b] tale che f (x) = z. Caso particolare di questo teorema `e il teorema di esistenza degli zeri: se f (a) ed f (b) sono discordi allora esiste un x tale che f (x) = 0.
3)In una funzione di classe C 1 in un dominio connesso tra un massimo ed un mini- mo c’`e sempre un flesso (conseguenza del teorema 1).
4)Teorema delle derivate successive per massimi, minimi e flessi
Sia f (x) una funzione derivabile quante volte occorre in (a, b) e sia c un punto in tale intervallo. Sia inoltre f (k) (c) = 0 per ogni 2 ≤ k < n e sia f (n) (c) 6= 0.
Si distinguono i seguenti casi:
(f 0 (c) = 0, n pari , f (n) (c) < 0) → c `e un [punto di] massimo (f 0 (c) = 0, n pari , f (n) (c) > 0) → c `e un minimo
(f 0 (c) = 0, n dispari , f (n) (c) < 0) → c `e un flesso orizzontale discendente (f 0 (c) = 0, n dispari , f (n) (c) > 0) → c `e un flesso orizzontale ascendente (f 0 (c) 6= 0, n dispari ) → c `e un flesso a tangente obliqua
Si osservi che tale condizioni sono sufficenti ma non necessarie. Esistono funzioni in cui
tale teorema risulta inutile. Si consideri ad esmpio la funzione
y = f (x) =
e − x 1
2se x 6= 0 0 se x = 0
In x = 0 si ha un punto di minimo in quanto altrove la funzione `e sempre positiva.
Tuttavia se si calcolano (usando direttamente la definizione) le derivate di qualsivoglia ordine in x = 0, queste sono tutte nulle.
Il grafico della funzione `e il seguente:
-0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2
-3 -2 -1 0 1 2 3
Esempi di studi di funzioni 1) Si studi la funzione
y = arcsin(e −|x| )
Il dominio `e tutto R, e la funzione `e inoltre continua in quanto composizione di funzioni continue.. Tale funzione `e pari, basta quindi studiarla per x ≥ 0, trascurando cos`ı il modulo. Per x = 0 si ha y = π 2 ≈ 1.6. Se si pone y = 0 si ottiene e −x = 0, il che `e impossibile. Non ci sono quindi intersezioni con l’asse x.
Si ha, per x > 0,
y 0 = − e −x
√ 1 − e −2x
Inoltre lim x→0
+y 0 = −∞ e, per simmetria, lim x→0
−y 0 = +∞. La funzione non `e quindi
derivabile in x = 0 dove presenta invece una cuspide. La derivata `e sempre negativa per x > 0 ed `e quindi decrescente. Per simmetria la funzione `e crescente per x < 0. Infine si ha lim x→±∞ y = 0 e la funzione presenta quindi l’asintoto orizzontale y = 0 sia a destra che a sinistra. Il grafico della funzione `e il seguente:
-1 0 1 2 3 4 5
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
y = arcsin e −|x|
2)Si studi la funzione
y = p
5x(x 2 − 1) 2
Non ci sono limitazioni al dominio. Inoltre la funzione presenta una simmetria dispari e si pu`o quindi studiare in x ≥ 0. Per x = 0 si ha y = 0, mentre se si pone y = 0 si ottiene, oltre ovviamente a x = 0, anche x = ±1. La derivata, dopo aver svolto i calcoli, assume la forma
y 0 = x 2 − 1 5 p
5x 4 (x 2 − 1) 3 da cui y 0 > 0 per 0 < x < √
5 e per x > 1; y 0 = 0 per x = √
5; lim x→0
+y 0 = +∞;
lim x→1
−y 0 = −∞; lim x→1
+y 0 = +∞. Lo studio della derivata per x < 0 presenta le stesse caratteristiche in quanto la derivata di una funzione dispari `e una funzione pari.
Quindi la funzione presenta un flesso verticale ascendente in x = 0, due cuspidi in x = ±1 un massimo in √
5 e un minimo in − √
5. Si ha inoltre
x→+∞ lim p
5x(x 2 − 1) 2
x = 1
x→+∞ lim p
5x(x 2 − 1) 2 − x = lim
x→+∞
³
5