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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1155, 21 giugno

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l ’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXIII - Yol. XXVII

Dom enica 21 G iugno 1896

N. 1155

A proposito iella elezione iel V C o llep

D I M I L A N O

Gli elettori del V Collegio di Milano hanno man­ dato alla Camera con una notevole maggioranza di voti l’avv. Filippo Turati, direttore della

Critica S o­

ciale,

uno dei capi del partito socialista collettivista. Competitore dell’eletto era l’avv. Luigi Rossi di M i­ lano, ex-deputato e sebbene appartenente all’Estrema sinistra, la sua candidatura in questa speciale circo­ stanza era stata accettala anche dal partito moderato. Tutti e due i candidati hanno doli di mente e di animo, per cui godono di larga stima e di simpatia.

Per la prima volta quindi si trovarono di fronte il partito socialista e I’ unione più o meno spon­ tanea e volonterosa, ma ufficialmente accertata, di tutti gli altri partiti. E vinsero con ragguarde­ vole differenza di voti i socialisti.

L ’ analisi del voto e della composizione sua non spetta a noi e d’ altra parte a nulla approderebbe; il risultato è tale che non possiamo a meno di te­ nerne nota, tanto più che lo consideriamo prodromo di altre vittorie dei socialisti, se i Governi conti­ nueranno a seguire la linea di condotta nella quale sembrano quasi incatenati.

Il partito socialista in altri paesi ha già fatto molto più progresso che non sia da noi, e già comincia a mostrare quei sintomi di divisione che più volte nell

'Economista

abbiamo rilevato; e in Germania, nel Belgio, in Francia, anche una parte del gruppo socialista è diventata partito di governo, che per ora fa le prime prove forse tentennanti ed incerte, ma che potrà nell’ avvenire non lontano anche stare

i

durevolmente al potere. A lle prime affermazioni': che occorresse tutto abbattere, demolire e riv o lu ­ zionare, i più avveduti ed intelligenti socialisti hanno già, anche nella loro teorica, sostituita la teoria della evoluzione; chiamati alla pratica del Governo, sa­ ranno costretti a procedimenti ancora più lenti e circo­ spetti. Sostituiranno quei partiti, ora quasi scomparsi che si chiamarono partito avanzato o partito re- pubblicano e che sono a poco a poco dileguati perchè alle questioni astratte, formali, e semplice­ mente politiche, si sono via a via sostituite per la loro grande importanza le questioni economiche.

Non sappiamo però se l’ Italia sia abbastanza ap­ parecchiata, come mostrarono di esserlo altre nazioni, a sostenere l’ urto di una grossa falange di socialisti nel congegno così debole del nostro sistema costi­ tuzionale. La scarsa coltura (tranne che in pochi capi) dei socialisti, e l’ assenza di ogni organizzazione

per la resistenza negli altri partiti, fa temere mollo dell’ avvenire, se mai elezioni pari a quella del V Collegio di Milano dovessero ripetersi e dare vera­ mente peso nell’ aula Parlamentare ad un gruppo di socialisti.

Quasi contemporaneo a questo movimento non trascurabile della opinione pubblica verso i socia­ listi, si manifesta l’altro, forse ancora più sensibile: il movimento dei clericali, i quali pure — ed è per questo che ci occupiamo di loro — hanno preso per base e per ¡strumento del loro agitarsi le questioni economiche. In alcune regioni soprattutto alcuni più caldi clericali sono riusciti per mezzo di una propaganda perseverante ed efficace a discipli­ nare le popolazioni delle campagne e dei piccoli centri, ad impadronirsi più o meno rumorosamente delle amministrazioni locali anche di grandi città, hanno organizzato istituti di credito confessionale, ed evidentemente non attendono che il permesso di in­ tervenire alle elezioni politiche per tentare il re­ sponso delle urne.

Abilmente, giova riconoscerlo, si sono accostati a! socialismo, senza confondersi con esso ; hanno con­ trapposto a quel socialismo, che si astiene dal fare confessione religiosa, il socialismo cristiano ; - scrit­ tori e pensatori costituiscono una specie di anello di congiunzione tra le due schiere; in una parola, specialmeute in alcune regioni d’ Italia, tanto meno è forte il socialismo non religioso, quanto più è forte quello cristiano ; si direbbe quasi che i due partiti ed i due gruppi si sieno divisi il campo per non di­ sturbarsi a vicenda nella loro propaganda, ed ab­ biano tacitamente rimessa a poi la discussione delle loro divergenze.

Ciò però che ci importa di rilevare qui neU’i/co-

nomista

è che, tanto gli uni come gli altri, senza dire in qual modo Intenderebbero di attuare gra­ dualmente il loro programma e come penserebbero di raggiungere le loro aspirazioni, si appoggiano sul malcontento materiale e morale delle rrloltitudini, e mentre si limitano a promettere vagamente una migliore organizzazione sociale, impiegano le loro forze e la loro attività in principal modo a far la critica più severa e più tenace allo stato attuale delle cose.

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in tutte le classi che un grande numero di proseliti,

giacché nessun’ altra nazione, come la italiana, offre nella sua classe dirigente tanto bersaglio al disgusto ed alla sfiducia.

Non ripeteremo qui cose che abbiamo cento volte affermate e spiegate ; nè rammentando la altezza delle imposte, la iniquità del fìsco, il disordine delle am­ ministrazioni, la mancanza della giustizia, il dominio della corruzione, accenneremmo ai più grossi guai che ci tormentano. Ma una domanda nasce spontanea : — dov’ è tutta quella falange di uomini, dov’ è tutto quel

partito civile

che, o essendo al governo, od essendo alla opposizione, poco importa, ha concepita e compiuta la unità d’ Italia e si era proposto di governarla onestamente, col solo culto a quella li­ bertà sana e razionale, della quale la popolazione, oppressa da tanti secoli, mostrava di aver tanto e così vivo desiderio?

Guardiamoci intorno, e pur ammettendo che sieno fatalmente estinti troppo presto i grandi uomini che veneriamo come fattori del concetto di una

Italia

civile,

non vi è da domandarsi con un senso di sgo­ mento dove sieno le falangi che quegli uomini so­ stennero e di cui avevano compresa e seguita la idea? Dopo così lungo periodo di oppressione, l’ Italia non poteva raffermarsi ed ingrandire se non sotto l’ egida rigorosamente mantenuta della libertà, in nome della quale erano stati cacciati i governi stranieri tanto buoni che cattivi. Ma gli uomini che il culto alla libertà avevano giurato, diventarono presto fedi­ fraghi e l ’ Italia è divenuta a poco a poco politica- mente schiava della corruzione, economicamente schiava del protezionismo e del fisco.

E così lentamente, inconsciamente la nuova Italia stremata e sfasciata va lasciando posto ai nemici antichi e nuovi, mentre uno sciame di mediocrità vestite da sovrani, discutono una giornata se si debba o no sopprimere la scuola di recitazione nell’ Acca­ demia di S. Cecilia !

L a elezione del V collegio di Milano non è che un prodromo, verso una discesa, nella quale da molti anni sdrucciola il paese mal retto da gente che non ha finora saputo fare della politica un mezzo per raggiungere un fine !

ANCORA DEGLI ZOLPI IN SICILIA”

Ci eravamo posto il quesito: se la

Società anglo­

italiana dello zolfo,

in via di formazione, col dar luogo probabilmente alla chiusura di tutte o quasi tutte le miniere piccole per lasciare in attività sol­ tanto le grandi, avvenimento che dimostrammo de­ siderabile, non metterebbe sul lastrico alquanti la­ voratori.

È probabile di sì, ma non crediamo che l ’in con ­ veniente sia grandissimo, in complesso, se gli si pongano a riscontro diversi vantaggi che sono non meno probabili.

Nel 1880 i lavoratori dello zolfo erano 21,536; nel 1892 il loro numero era salito a 33,171. E p ­ pure abbiamo veduto che negli ultim i anni i prezzi

') V ed i

l’Economista

del 7 giugno.

del prodotto si sono resi assai oscillanti, ma che in media sono molto ribassati. Non potevano duuque fare a meno di oscillare e di ribassare anche i sa­ lari. Ed è proprio così. Una volta il salario del picco­ niere era di 3, 4, 5 e persino 6 lire al giorno ; nel 1894 oscillava fra le 2 e 3 lire; nel 1895 scese anche più basso. Ma v’ è anche oggi un’ altra specie inevitabile di oscillazione: quella del numero di la­ voratori occupati. Se le miniere piccole, che sono le più numerose, stanno, come dicevamo nel nostro precedente articolo, ora aperte ed ora chiuse, se- condochè sul mercato dello zolfo i prezzi rialzano o rinviliscono, è chiaro che per gran quantità di individui il lavoro è intermittente, vale a dire i mezzi di sostentamento sono precari. O r bene, che cosa è preferibile: che di tutti gli operai sia basso e oscillante il salario medio, e di molti fra essi in­ certo e saltuario l’ impiego, oppure che scemando la concorrenza nella produzione e divenendo forse un poco più alto il prezzo del prodotto, ma senza forse più stabile, divenga un poco più alto e molto più stabile anche il salario per quel numero di operai che potranno restare occupati ? La risposta a noi non par dubbia.

Degli altri, almeno è sperabile, una parte troverà lavoro altrove, se non subito, a poco a poco, come succede in ogni trasformazione industriale, mentre d’altronde neanche quella di cui parliamo non potrà compiersi tu li’ a un tratto. Del resto, non v’ è ri­ forma nè innovazione al mondo, che non produca qualche spostamento ; ma se l’ evitarlo sempre do­ vesse essere la regola suprema, non si sarebbe nean­ che sostituito il treno ferroviario alla diligenza in terra, nè il vapore al veliero in mare.

Ma è forse prevedibile che degli operai zolfatai resterà senza impiego la più gran parte? Senza poter fare un calcolo numerico, a noi sembra prevedibile il contrario. E infatti, se è vero che la produzione totale oggi è in un aumento irrazionale e dannoso e pur continuo, sicché dovrà restare opportunamente un po’ limitata, è anche vero che la sua diminuzione complessiva non avrà punto bisogno di pareggiare l’attuale produzione di tutte quelle miniere piccole a cui converrà chiudersi ; giacché le più grandi, le più vitali e meglio arredate, e meglio esercitate, sba­ razzandosi d’ una concorrenza che passa il segno e ora danneggia 'tutti, potranno accrescere la prodm zione propria. Richiederanno perciò un aumento di braccia, in confronto di quelle che impiegano adesso. Non bisogna dimenticare che i mezzi meccanici che esse sono sole ad adoperare, le piccole no, servono soltanto per portare lo zolfo dal fondo della miniera alla superficie della terra, ma che il lavoro del pic­ coniere per staccare il minerale dalla terra è ma­ nuale.

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pensando che alle volle anche per quindici giorni

\

pigliano il 10 per cento, e che pel cibo la bottega guadagna sui prezzi e sulla qualità scadente che fornisce.

« Sono veramente queste angherie, scrive l’ on. V illari, più che ogni altra miseria e povertà di sa­ lario, quelle che stillano veleno e seminano odio nelle plebi siciliane. Ciò di cui più sono insofferenti, ciò contro cui con maggiore violenza si ribellano, operai e contadini è il sentirsi abbandonati all’ ar­ bitrio e al capriccio altrui. » È superfluo dire che nelle grandi miniere bene ordinate lutto ciò non accade; ed anche questo deve far desiderare che sieno le sole destinate a1 rimanere in attività.

Questo lato sociale della questione ne richiama un altro. I

carusi,

come è noto, sono quegli operai adolescenti che trasportano a spalla il minerale fuori- della miniera. Oggi, coll’ aumentare delle profondità, il loro numero va sempre aumentando. Nel 1890 gli operai al di sotto dei quindici anni erano 6514, nel 1892 erano già 7613. Per eliminare almeno i più giovani, il V illa r i suggerisce di rendere più rigorosa la legge sul lavoro dei fanciulli, portando da 10 a 12 e magari a l o anni il minimo di età pei lavori nelle miniere ; e forse questa riforma sarebbe provvida. Ma prima di lutto deve volersi che la legge vigente sia osservata, e poiché invece oggi viene frodata di continuo, perfino col falsificare gli alti di nascita e col commettere inganni sull’iden­ tità delle persone, sembra proprio che il vero r i ­ medio non possa venire fuorché dall'adozione sem­ pre più estesa dei mezzi meccanici per 1’ esporta­ zione del minerale, che renderanno l'opera dei ca­ rusi non più richiesta. Ma non è detto che i meno giovani tra essi non possano anche trovare utile impiego in qualche lavoro nell'Interno delle miniere, meno disumano, meno estenuante di quello che oggi compiono.

Che tale sia veramente, è ben noto. Non ne mancano descrizioni commoventi, quanto veridiche. Ma per convincersi se il lavoro dei

carusi

sia dan­ noso alla salute e alla moralità di quelle popola­ zioni, bastano due fatti. li primo è che i paesi di zaffare danno nelle statistiche della leva militare l’enorme cifra di oltre 40 riformati per cento. L ’ al­ tro è che le provincie di Girgenti e di Caltanissetta, le più zolfifere della Sicilia, portano il primato as­ soluto degli om icidi in tutta Italia.

Riassumiamo. È da augurarsi il sorgere di una Società pel commercio dello zolfo siciliano, come quella che sta per costituirsi. È ragionevole rip ro ­ mettersi che i contralti eh’ essa stipulerà coi mag­ giori produttori determineranno la graduale ch iu ­ sura delle miniere piccole e male in gambe ; che, tolto l’ eccesso della concorrenza, i prezzi o saliranno un poco, o per lo meno saranno più stabili ; che ad ogni modo saranno più rimuneratori, stante la minore spesa di produzione; che andranno aumen­ tando i perfezionamenti tecnici, tra i quali l’ uso di mezzi meccanici pel trasporto del minerale fuori delle miniere ; che potrà cessare poco alla volta l’impiego dei

c a r u s i;

che il numero degli altri operai non diminuirà di troppo ; che i loro salari saranno migliori e più sicuri e non assorbiti dal - I usura.

RIVISTA DEGLI ATTI DEL PARLAMENTO

La Cassa dei Depositi e dei Prestiti —

Interessi ai piccoli depositi prestati ai

Comuni — La sofisticazione del vino —

Quella della politica.

La Cassa dei depositi e dei prestiti, un serio isti­ tuto della finanza nazionale è stata oggetto d’ una breve ma interessante discussione nella tornata del 17 marzo.

Persuasa della necessità di semplificarne l’ orga­ nismo per renderne sollecite e spedite le operazioni, una Commissione parlamentare conchiuse la sua re­ lazione dando l’ incarico al Ministro del Tesoro d’ una radicale riforma del regolamento dell’ istituto. L ’ on. Colombo però non lo accettava, sulla considerazione che in Italia ad ogni inconveniente si è troppo fa­ cili rimestare regolamenti e leggi — ed in questo, pur troppo ha ragione, — però le osservazioni di un deputato ligure sulle difficoltà create dalla bu­ rocrazia nelle funzioni di quella cassa sono incal­ zanti.

Non si è voluto, per es. procedere allo svincolo di un deposito perchè il Prefetto autenticando la firma di un notaio, ne ha scritto il nome con un solo c, mentre doveva metterne due. In un altro caso, fu richiesta la fede di nascita o certificato le­ gale della maggiore età di chi procedeva ad un r i ­ tiro, quando risultava dai libri che il deposito era stato eseguito 22 anni innanzi dello stesso richie­ dente. Effettivamente fa ri. 240 del codice civile non è stato scritto per quelli amministratori.

L ’on. Colombo, potrà non fare un regolamento generale, ma dovrà assolutamente provvedere per­ chè tutte le relazioni del pubblico colla cassa dei depositi e dei prestiti rientrino nelle ruotaie del co­ mune buon senso.

*

E d il buon senso difficilmenle si piega a credere giusto che la Cassa non paghi interesse alcuno per i depositi inferiori e 200 lire: o perché dovrà go­ dersi l’ uso gratuito del danaro altrui che i privati sono costretti a depositarvi? Non è un esempio pra­ tico al socialismo, che a sua volta, domanda dallo Stato gratuità del credito?

Il Ministro veramente non ne proclama la giu­ stizia ; ma si difende colla prescrizione. — Sono 32 anni che si fa cosi e far diversamente importerebbe la perdita per la Cassa di 4,364,000 lire che ora ricava da 74,739 piccoli depositi oltre ad un mag­ gior numero d ’ impiegati che sarebbe richiesto da quella funzionarla contabilità d’ interessi: ragioni poco plausibili e punto giustificanti. — Un depu­ tato poteva perciò replicare che i piccoli depositi hanno torto perchè son piccoli.

jp,

E soddisfare ai prestiti a favore dei comuni è diventato per la Cassa affare arduo, dopo che essa fu impegnata nel tentato pareggio del bilancio mercè l’ operazione sulle pensioni.

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ranno esaurito che per 17 m ilioni. — Dei prestiti

accordati per i danni dei terremoti (legge 8 ago­ sto 1885) non si è potato dare ancora neppure un centesimo. — Ci vorranno einque o sei esercizi per­ chè la Cassa possa ristabilirsi nelle sue antiche fun­ zioni.

Osserviamo : perchè il capitale privato non soc­ corre comuni provincie ed altri enti che ne abbi­ sognano, ora specialmente che non vi può supplire la Cassa depositi? Il perchè è noto. — I comuni mutuatari non pagarono i debiti contratti, anzi vi sono stati dei giudici, i quali hanno creduto che i Comuni non dovessero pagare i debiti; ed il capi­ tale, vista questa legalità fraudolenta, si nasconde. Fatte poche eccezioni, i prestiti ai comuni sono con­ siderati denari perduti.

Orbene se si concedesse ai privati mutuanti, in ­ dividui o istituti, il privilegio sulla sovraimposta fondiaria comunale concessa alla Cassa Depositi dalla legge 27 maggio 1875, ed esercitato mercè le d e ­ legazioni dirette sugli Esattori, chi può dire che il credito mancherebbe ai Comuni? Anche la Cassa Depositi con questo sistema, di cui ora ha il mo­ nopolio prima del 1875, coi mezzi ordinari, non era pagata da molti comuni che poi hanno fatto onore ai propri impegni.

* i ¥

Il progetto di legge sugli infontuni del lavoro che, mentre scrivo, occupa ancora la Camera, e forse si fermerà nel Senato. — può dar luogo a varie considerazioni da meritare uno speciale trat­ tamento. L o faremo. — Intanto, negli atti che mi stanno innanzi posso spigolare altre due notizie in ­ teressanti, la vita economica del paese.

* * »

Una è intorno alla sofisticazione dei vini, sulla quale un onorevole richiamò l’ attenzione del M in i­ stro, volendo si provveda perchè i vini non riescano antigienici, oppure non igienici.

Da che questa benedetta igiene fu intromessa nelle valigie dei legislatori, i ministri specie quello del­ l’ Agricoltura, Industria e Commercio, sono nella ne­ cessità di garantire la Camera, il paese che si potrà in Italia m orire di fame, ma l’ igiene quanto meno sarà salva : si morirà sani. — Non per nulla il D i­ rettore generale della Sanità pubblica ha due sti­ pendi!

Il povero Ministro interrogato sui vini ha risposto: sentite, finché si trovano nei vini sostanze che ne alterino la natura diventando m icidiali alla salute, io potrò sollecitare la giustizia perchè punisca i colpevoli; ma per i vini non igienici, per effetto di materie contenute negli stessi vini, è naturale che non sia deferito ai giudici chi li spaccia, ovvero, se deferito, sia assolto.

E questo ragionamento par logico. Ma, nossignori : si pretende tutelato il commercio dei vini; e la legge dovrebbe dichiarare quando il vino non è genuino. Capite !

Estendasi il sistema alla tutela di tutti i com­ merci e ripristiniamo senz’ altro i regolamenti per tutte le arti e mestieri: badiamo di svolgere la r ic ­ chezza nazionale coi metodi che ci hanno impove­ rito nell’ Evo-M edio!

*

*

*

L ’ altra interessante notizia riflette una sofistica­ zione politica. Y a le la pena di fermarvisi, perchè essa non conferisce certo al buon assetto economico del paese, che ha irrecusabilmente da fondarsi sulla » giustizia per tutti. »

L ’ on. presidente del Consiglio — che ci tiene ad essere non che a parere onesto, e fa bene — a pro­ posito della questione africana (atti N. 93) diceva sugli infausti avvenimenti, che spetterebbe al Par­ lamento giudicare perchè i nostri figli i nostri fra­ telli fossero stati condotti al campo di battaglia con la più scarsa preparazione... ed altrove (atti N. 158) dando ragione di due telegrammi pubbli­ cati nel

Libro verde

, diceva pure che la pubblicità era richiesta dalla necessità che la Camera fosse edotta delle cause che avevano potuto preparare quanto avvenne soggiungendo . . . . « spetterà alla Camera più tardi, se lo stimerà opportuno, ili cen­ surare ecc.

»

e poi ancora . . . . lo farà la Camera di accusare il ministero passato, se lo crederà op­ portuno ecc. »

Ebbene? Che fa la Camera ? Che vuole lasciar fare il Ministero presente?

Qui entra la sofisticazioue o mistificazione poli­ tica : da quanto pare la « pacificazione degli animi, io spirito di concordia » e tante altre belle frasi fatte dovranno far perdere al pubblico italiano l’oc­ casione di vedere applicata la grande legge di re­ sponsabilità con cui si regge il mondo morale ed economico. In Italia tutto si può impunemente dai potenti, anche rovinare il paese, senza che la di­ sapprovazione pubblica ne colpisca gli autori.

La teorica può passare per uu momento come molto facile e molto comoda; ma il vero interesse pubblico ne scapita, e dicano quel che vogliono, il sistema non è onesto, non è liberale, e non può essere proficuo nè ai partiti, nè tanto meno, al paese : le impunità sofisticate non hanno mai salvato alcuno.

G. T.

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di

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L a leg islazio ne ita lia n a .

Non sono pochi i paesi che, più o'm eno larga­ mente, hanno già ammesso nella loro legislazione il principio dei contributi speciali pei lavori di miglioria. Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, Italia e Stati Uniti offrirebbero materia per uno studio di legisla­ zione comparata, non privo certo d’ interesse anche per le relazioni che il tema presenta con la questione della espropriazione per pubblica utilità. Senza voler fare un quadro completo e minuto delle applicazioni che ha già avuto il principio fiscale che obbliga ì proprietari degli immobili avvantaggiati da lavori di miglioria a contribuire nella spesa relativa, accen­ neremo qui ad alcune legislazioni, e cominceremo appunto da quella italiana.

La legge 25 giugno 1865 (n. 2359) relativa alla espropriazione per pubblica utilità al capitolo IV del titolo 2° si occupa appunto delle espropriazioni con

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obbligo di contributo e formula le disposizioni da ap­ plicarsi nel caso che in una legge, che dichiara una opera di pubblica utilità, sia imposto ai proprietari di

beni confinanti o contigui

alla medesima l’ ob­ bligo del contributo, senza che ne sia indicata la misura e siano date le altre norme da applicarsi.

Il Pisanelli, nella relazione al suo progetto sulla espropriazione osservava che il principio che informa questa materia è quello stesso che regola i consorzi ; havvi tuttavia questa differenza fra l’ uno e l’ altro caso: che i lavori consorziali hanno a scopo precipuo, l’ utile dei membri che formano quella particolare associa­ zione che lia nome di

consorzio

; laddove i lavori qui preveduti, i quali si debbono eseguire per espropria­ zione con obbligo di contributo, sono condizionati al fine di utile generale; ma talmente notevole può essere il vantaggio

speciale

che deriva ai proprietari dei

beni contigui

all’opera pubblica, da mostrarsi richiesto dalla suprema legge di giustizia, che essi pure concorrano, in qualche parte, alle spese di ese­ cuzione. Confessiamo, egli aggiungeva, che non senza esitanza ci siamo determinati ad ammettere in alcuni casi il principio dell’ obbligo del contributo dei pri­ vati all’eseguimento di un’ opera di pubblica utilità, perchè prevedevamo le gravi obbiezioni che vi si possono opporre. Difatti, si presenta ovvio il pensiero che dalle grandi opere pubbliche si aumenti il be­ nessere di tutto lo Stato, e da quelle di minore im ­ portanza ne ritraggano vantaggio tutti gli abitanti della provincia e del Comune. Cosicché è giusto che siano eseguite coi tributi, o generali o speciali, cui tutti debbono concorrere in ragione del loro avere. Inoltre non può pretendersi un compenso per be­ nefizi non chiesti e fors’ anco non voluti dal bene­ ficato, ed il benefizio potrebbe pure convertirsi in danno, ove le condizioni finanziarie di colui che r i­ fiuta l’ immediato vantaggio di un’ opera di pubblica utilità non gli consentano di fare uno sborso di qualche rilevanza. Ma a queste considerazioni il Pisanelli con­ trapponeva che ben lungi che si abbia a ravvisare una violazione di un diritto nel rimborso che si im­ pone al proprietario di una parte dell’utilità di cui viene a profittare, si avrebbe una ingiustizia, se a creare

siffatta utilità speciale ad alcuni proprietari

si obbligassero a concorrere gli altri contribuenti. Molti lavori d’ interesse generale non si compireb­ bero per le enormi spese a tal uopo uecessarie, se non vi concorressero i proprietari che ne ricavano

immediato e speciale

vantaggio, come sono i lavori di bonificazione, l’ apertura di vie nella città ed altre simili opere. L ’ Amministrazione non deve lasciarsi priva di mezzi atti a vincere la resistenza irra g io ­ nevole di una parte talvolta minima dei proprietari i quali col loro pertinace rifiuto cagionano un danno al pubblico, arli altri proprietari ed a sè stessi.

La legge del 1865 inspirandosi a questi concetti, statuisce (art. 78) che

il contributo

per ciascun pro­ prietario deve essere uguale

alla metà del maggior

valore

risultante dall’ esecuzione delle opere di pub­ blica utilità e vuole inoltre che nel computo del mag­ gior valore se ne deduca quella parte che già avesse fatto compenso coll’ indennità dovuta per l’espropria­ zione *) È ammesso il pagamento del contributo a

*) Il progetto del Pisanelli in questa parte, differiva sostanzialmente solo nell’ esigere che il contributo fosse uguale al

quarto

del maggior valore risultante dall’esecuzione delle opere di pubblica utilità.

decimi in ciascun anno contemporaneamente alla imposta prediale, ed è pure ammessa la facoltà nel proprietario del fondo gravato di contributo, di farne cessione o abbandono a ll’ espropriarne pel giusto prezzo che a giudizio dei periti avrebbe avuto l’im­ mobile in una libera contrattazione di compra e ven­ dita (art. 80 e 39 della logge).

Trattandosi nel caso di contributi di imporre ob­ blighi pecuniari, giustamente si richiede per raggiun­ gere questo scopo che la dichiarazione di pubblica utilità dell' opera da eseguirsi sia fatta con legge (art. 9). E fra le leggi impositive di contributi finora emanate vanno ricordate quelle per I’ esecuzione del piano regolatore edilizio e di ampliamento di Genova, per la costruzione, il prolungamento e la correzione del tracciato di via Nazionale a Roma, pel riordina­ mento e la sistemazione della piazza detta del M unici-’ pio in Napoli, per le opere da eseguirsi dal Comune di Milano per l’ ampliamento della via Meravigli e pel piano regolatore del circondario esterno della stessa città, per la tutela dei monumenti artistici di Roma (passeggiata archeologica), per l’esecuzione di varie opere edilizie in Firenze, pei lavori di risanamento e miglioramento di Torino, per il piano regolatore di Bologna, ecc.

La legislazione italiana, adunque, nel caso di van­ taggi risentiti specialmente da alcuni proprietari di fondi per la esecuzione di un opera di pubblica utilità, distingue a seconda che si tratti di beni immobili parzialmente espropriati e di beni non soggetti a espropriazione, ma confinanti o contigui all’opera pubblica e pertanto da questa avvantag­ giati. Nel primo caso, secondo 1’ art. 41 della legge, il vantaggio speciale e immediato risentito dalla parte del fondo non espropriato dev’ essere estimato e detratto dall’ indennità; nel secondo, il vantaggio speciale risentito dai fondi confinanti o contigui, sotto forma di aumento di valore, costituisce la base per l’ applicazione del contributo, che per legge può imporsi ai singoli proprietari senza distinzione fra beni colpiti e non colpiti dalla espropriazione. Senonchè, come nota il Sabbatini nel suo Commento alle leggi sulla espropriazione per pubblica utilità, nel sistema della legge nostra il criterio della spe­ cialità del vantaggio non è eguale in entrambi gli enunciati casi; è più ristretto nel primo e nel se­ condo è più lato. Di vero, nel caso del citato art. 41 non tutti i benefizi, che, per effetto diretto ed im ­ mediato della costruzione dell’ opera pubblica, sia per risentire la rimanenza del fondo parzialmente espropriato sono da calcolare per sottrarli dall’ in ­ dennità ; ma di quelli soltanto deve tenersi conto, i quali siano propri del fondo stesso, o di altri fondi anch’essi posti nella stessa condizione in causa della espropriazione e dei conseguenti rapporti di diritto incorsi fra proprietari espropriati ed espropriarne. Mediante il contributo invece, il legislatore, nel co l­ pire senza distinzione tutti i fondi situati nella zona in cui i lavori di utilità pubblica si eseguiscono, è venuto eziandio a colpire tutte indistintamente le cause di aumento di valore dei medesimi che non sono quelle generali o comuni, e cioè tanto i van­ taggi propri soltanto di alcuni fondi, quanto quelli risentiti in genere da tutti gli stabili circostanti *).

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giugno 1896

In conformità di questi principi, nei regolamenti per l’applicazione delle leggi che hanno imposto il contributo per lavori di miglioramento compiuti in alcune città, si vollero espressamente dichiarate le varie cause determinatrici del maggior valore dei fondi. Così nel regolamento 5 agosto 1871 per l’ ap­ plicazione della legge 14 agosto 1870 relativa a opere di pubblica utilità da compiersi a Firenze, si legge a ll’ art. 3. « Costituiscono elemento di maggior valore, da sottoporre a contributo, l’aumento d’aria, di luce e di prospetto, la più larga o comoda cir­ colazione, la cessazione d'oneri o di servitù, che dapprima facessero carico del frontista o vicino e generalmente ogni sorta di vantaggi apprezzabili ve­ nuti al fondo dall’opera o per l’ opera comunale. » E la stessa disposizione si trova n el regolamento 7 giugno 1875 relativo a lavori da compiersi a N a ­ poli, e in altri regolamenti che trattano della stessa materia.

Queste disposizioni della legislazione italiana non sono state escogitate per la prima volta quando si preparò il disegno di legge che divenne poi la legge 25 giugno 1865 ; senza dire che esse derivarono dalla legge francese del 1807 e dalle leggi speciali in vigore presso i vari Stati, nei quali era divisa l ’ Italia, non va dimenticato che il sistema di fare contribuire nelle spese per la costruzione d’opere pubbliche i privati che più direttamente ne siano avvantaggiati, trova riscontro nelle disposizioni degli Statuti di alcuni dei Comuni italiani *). E altre leggi speciali oltre quelle sulla espropriazione per pubblica utilità hanno ammesso il principio dei contributi speciali come, ad esempio, nella costruzione delle strade obbligatorie (legge 30 agosto 1868 n. 4613), sui consorzi irrigatori (legge 25 maggio 1873, nu­ mero 1587). ecc.

Non v’ ha dubbio che nell’ applicazione del sistema dei contributi vi è il pericolo di abusi, ma le do­ lorose conseguenze si possono evitare con adeguate guarentigie e con giuste limitazioni, la determina­ zione delle quali spetta al diritto amministrativo. Quando si riflette, del resto, che la legge ammette nei proprietari dei fondi gravati di contributo la facoltà di farne cessione all’espropriante, si comprende che i proprietari hanno una garanzia contro ogni possibile arbitrio od abuso.

Un ultima considerazione ci occorre di far qui sulla legge italiana: essa ammette il sistema del contributo, ma a proposito di espropriazioni per utilità pubblica. Parrebbe quindi che il suo campo d’ azione, la sfera della sua possibile applicazione fosse lim i­ tata. Tuttavia, se si considera che per l’ art. 82 della legge il benefizio del contributo non è limitato allo Stato, ma le disposizioni intorno ed esso possono

prende in considerazione l ’ incremento di valore de­ terminato dalla esecuzione di un’ opera pubblica, ma soltanto rispetto ai fondi soggetti aU’espropriazlone; basta considerare l’ art. 77 nel quale si parla di beni

confinanti o contigui per convincersi che le cose non

stanno come il Roncali ha affermato (Veggasi la R i­

form a sociale del 10 aprile 1896, pag. 524).

Sulle questioni sollevate intorno alla diversità di posizione fatta dalla nostra legge ai beni parzial­ mente espropriati c a quelli confinanti o contigui si può consultare il Commento del prof. Sabbatini, voi. 2° pag. 401 (2a edizione).

*) Vedi le citazioni fatte dal Sabbatini, Com­

mento ecc., Voi. 1°, pag. 32.

essere applicate anche alle opere che si intrapren­ dessero per conto delle provincie, dei comuni e dei consorzi si deve ammettere che il sistema dei con­ tributi può avere anche con la legislazione vigente larga applicazione, purché con leggi speciali venga concessa la facoltà di applicare a singoli casi le norme generali già sancite dal legislatore. V i sono certamente varie questioni da riprendere in esame per estendere la efficacia della legge ; ma il principio fondamentale, veramente, è stato posto in modo soddisfacente; se la sua applicazione fu scarsa di utili effetti, questo va attribuito alle difficoltà che presenta nella pratica.

L’ ARBITRATO INDUSTRIALE II FRANCIA

(L a v o ro eseguito n el L a b o r a to r io d i Econom ia P o lit ic a d e lla R . U n iv e rs ità d i T o rin o ).

I.

La tensione dei rapporti tra capitale e lavoro forma una delle preoccupazioni maggiori del legislatore moderno; i conflitti fra i rappresentanti dell’ uno e quelli dell’altro aumentano sempre più per intensità e frequenza ; descrivono una linea ascendente che nessuno può dire se sia quella di una parabola, e intanto si interroga I’ avvenire con occhio inquieto cercando indovinare gli avvenimenti che seguiranno. Ciò è generalmente ammesso come vero per la più gran parte delle nazioni civili. L a Francia, poi, la cui storia moderna è una sequela di gravissime e violenti agitazioni popolari scoppiate a brevi periodi di intervallo, è indotta da più forti ragioni a temere le conseguenze degli antagonismi di classe. Ivi il quarto stato, che già entrò tre volte in lotta e fu sempre vinto, prima all’ epoca della grande rivolu­ zione, in cui si vide ridotto a semplice istrumento di interessi non suoi, poi nel 1848 ed infine nel 1871, sta ora evidentemente organizzando le proprie forze per un altro tentativo.

In vista appunto di tale pericolosa preparazione la Francia ufficiale, che già da tempo ne è conscia, ha posto mano ad una opportuna legislazione sociale di cui è parte importante quella che riguarda il componimento pacifico e legale dei dissidii tra im­ prenditori e operai.

Coerentemente all’ indirizzo proprio delle nazioni latine lo Stato non si limitò ad eccitare e soccorrere le iniziative private, ma spiegò la sua azione con l’ opera legislativa creando nuovi Istituti di diritto pubblico. Due di questi, che hanno appunto per ¡scopo la soluzione delle divergenze industriali, sa­ ranno da noi brevemente esaminati, e sono il tri­ bunal» dei probiviri ed il comitato volontario per la conciliazione e l’ arbitralo. Il primo ha per ufficio di dichiarare il diritto nelle questioni riflettenti il rapporto di lavoro esistente in forza di contratto conchiuso ; il secondo mira a risolvere i conflitti collettivi tra imprenditori ed operai nel rapporto di lavoro avvenire, e cioè sulle condizioni dei contratti di locazione d’ opera da conchiudersi.

(7)

21 giugno 1896

L ' E C O N O M I S T A

391

dal 1806, in Prussia dal 1827 (esteso poi agli altri Stati formanti l’ Impero germanico), nel Belgio dal 1859, in Austria dal 1869, nella Svizzera dai 1882, in Ungheria dal 1884, nel Portogallo dal 1889, in Italia dal 1893.

La Francia pertanto occupa il primo posto in ordine di tempo. Nei paesi di razza anglo-sassone non esistono tribunali industriali propriamente detti, ma solo uffici di arbitralo volontario e uffici di con­ ciliazione.

Il concetto informatore di una magistratura spe­ ciale per l’ industria va ricercato in seno a quei nuclei organici di operai che formarono le antiche corpo- razioni di mestieri esistenti in Francia avanti il se­ colo X III e che spiegavano tanta attività nello svi­ luppare e difendere gli interessi del lavoro.

Il corpo di mestiere era come un piccolo Comune ; esso aveva la sua amministrazione interna, le sue leggi, i suoi magistrati, i suoi redditi. I capi e gli amministratori avevano vario nome : consoli, probi­ viri, baili, maestri del mestiere.

Questi capi della corporazione avevano il mandato di sorvegliare i lavori, verificare la quantità dei prodotti, denunziare le frodi e gli abusi, presiedere a tutte le solennità del corpo, ed avevano anche una certa potestà disciplinare sui maestri e sui gar­ zoni. Nella maggior parte dei mestieri erano due o quattro, alle volte tre o sei, od anche uno solo. Il modo d ’ elezione variava anche, ed ora erano eletti da uno dei grandi ufficiali della corona, ora dalla comunità stessa riunita in assemblea. L e attribuzioni loro poco a poco si allargarono e dal sindacato sull’osservanza dei regolamenti si estesero all’ inter­ vento nelle controversie tra i membri.

Questa speciale giurisdizione dei consoli della cor­ porazione costituisce 1’ origine storica degli attuali probiviri.

Come è noto, le corporazioni furono abolite, una prima volta per imposizione sovrana dal Parlamento di Versailles il 12 marzo 1776 ; ristaurate poi dallo stesso Luigi X V I , dopo la destituzione di Turgot, caddero definitivamente nella celebre notte del 4 ago­ sto 1789 insieme a lutti i diritti feudali e a tutti i privilegi. La riforma tuttavia non si attuò che in lorza del decreto 16 febbraio-2 marzo 1791, dopo gli studi fatti da una speciale Commissione.

Colla legge del 1803 (Germinale anno XI) la g iu ri­ sdizione sulle controversie relative al salario e all’ im­ perfezione del lavoro passò al prefetto di polizia in Pa­ rigi e ai sindaci nelle altre città. L ’ incompetenza dei nuovi giudici sollevò ben presto grave malcontento tra gli interessati, e Napoleone, durante una delle sue gite in Italia, fermatosi alcuni giorni a Lione, apprese da quegli industriosi popolani quali fossero gli inconvenienti del regime allora vigente e quanto sarebbe stato vantaggioso per la pronta ed econo­ mica soluzione delle controversie industriali l’ isti­ tuzione di un tribunale per così dire famigliare, pornposto di uomini del mestiere. Un provvedimento informato a tali desideri, riconosciuti più che giusti uall intuito sicuro del grande condottiero, non si fece attendere. La legge del 18 marzo 1806 istituiva a Lione il primo Consiglio di probiviri dèlia Francia, dando facoltà al governo di crearne altri dello stesso tipo nei vari eentri dell’ industria nazionale. Il Con­ ig lio doveva comporsi di nove membri, di cui cinque negozianti fabbricanti, cioè commettitori del lavoro e * capi officina

(chefs d’ atelier),

cioè operai a cottimo

che eseguiscono nel propria domicilio, soli o col­ l’ aiuto di uno o più dipendenti (

compagnone

), il lavoro commesso. L'elemento padronale è, come si vede, il solo chiamato alla funzione di probo-viro ed in altre la prevalenza è assicurata ai negozianti- fabbricanti, che sono i veri e proprii industriali. Un decreto successivo dell’ l l giugno 1809, ritor­ nando sulla composizione del nuovo tribunale, parla anche di

ouvriers,

ma vuole che siano soggetti alla contribuzione delle patenti, il che vale escludere l’ intera classe dei semplici salariati.

L ’ istituto dei

p ru d ’ hommes

così organizzati con­ tinuò senza ulteriori modificazioni la sua vita attra­ verso gli avvenimenti politici, estendendosi poco alla volta anche ai centri minori del movimento industriale. A lla fine dell’ Impero, esso già funzionava in 27 città e nel 1847 i collegi erano in numero di 69, spiegando un’ attività considerevole, quale è rappresentata dalla cifra di 19,271 affari trattati. Ormai la giustizia di pace dell’ industria aveva su­ perato il periodo difficile della giovinezza ed era già in grado di provare coi documenti del suo passato la praticità del principio a cui si informava. Gli uomini politici, che la temevano come un pericolo , e i dottrinari che per molte e varie ragioni la g iu ­ dicavano un’ utopia, furono smentiti dalla stessa realtà dei fatti.

Intanto continuava incessante il lavorio prepara­ tore di una importante conquista da parte della classe operaia; i salariati non muniti di patente, i quali, in base alla legge del 1806 e del successivo de­ creto del 1809, erano esclusi dall’ elettorato e dal­ l’eleggibilità, chiedevano di aver voce in quei con­ sigli in cui discutevansi lo controversie relative al lavoro. Traltavasi di riconoscere il diritto di rappre­ sentanza alla maggior somma di interessi, di porre cioè l’ istituzione dei probiviri su quelle basi di uguaglianza che sole potevano garantirne il retto funzionamento. Il momento opportuno per attuare la riforma tanto invocata giunse nell’ avvento della seconda repubblica ; la rivoluzione di febbraio, da tempo preparata dalle intemperanze di una borghe­ sia che abusava spensieratamente della sua forza, innalzò d’ un tratto il quarto stato alla direzione della cosa pubblica. La « Commissione di governo per i lavoratori » sedente al Lussemburgo avanzava e discuteva le più ardite innovazioni. D i questa si­ tuazione politica rispecchiante le aspirazioni eguali­ tarie del momento fu conseguenza un decreto r i­ guardante i probiviri che porta la data del 27 mag­ gio 1848.

In forza di questo decreto i consigli allora esi­ stenti venivano riorganizzati sulle basi seguenti :

(8)

392

L’ E C O N O M I S T A

21

giugno

1896

sempre uguale a quello dei probiviri padroni. Come

subito si rileva il progresso raggiunto era notevole e tale da soddisfare finalmente i voti dei più ap­ passionati fautori dell’ Istituto che stiamo esaminando. Tuttavia una disposizione, ed era quella dell’ art. 12, era vivamente censurata dai proprietari industriali, poiché venendo per essa inclusi i capi operai nella classe padronale ingeneravasi gravo disquilibrio nella composizione dei Consigli. Era troppo evidente, noi diciamo, che gli operai, convocati la seconda volta per eleggere i probiviri nella lista dei candi­ dati padronali avrebbero tra costoro scelti i capi-ope­ rai, i quali non sono affatto e per nessun verso ca­ pitalisti.

A queste censure i rappresentanti del lavoro ri­ spondevano che se i capi-operai non erano proprie­ tari di stabilimenti industriali comandavano però ai salariati ed erano legati con vincoli strettissimi agli interessi del capitale. Gli uomini della seconda repubblica non avevano dunque ecceduto.

Ma questa condizione di cose doveva durar poco e precisamente un quinquennio. Una legge del I o giu­ gno 1855, emanazione del secondo Impero, spinge a ritroso l'Istituto dei

prud'hommes

cancellando le conquiste della rivoluzione di febbraio. Richiama la elezione diretta dei probiviri padroni ai padroni e dei probiviri operai agli operai, pone i

contremaîtres

nella categoria degli operai e riserba a ll’ Imperatore la nomina del presidente e del vice-presidente, i quali possono scegliersi anche fuori della lista degli elettori e degli eleggibili. Tali disposizioni im pron­ tate a spirito reazionario durano intatte per quasi 30 anni, e cioè fino alla promulgazione della legge 7 febbraio 1880, !a quale torna ad ispirarsi ai prin­ cipi liberali, stabilendo all’ art. I che i membri dei Consigli dei probiviri, riuniti in assemblea generale, eleggano fra loro un presidente e un vice-presidente. L ’ art. 2 soggiunge poi che quando il presidente è scelto tra i

prud'hommes

padroni, il vice presidente lo deve essere tra i

prud’hommes

operai. Dopo la legge del 1880 nessun’ altra più è votata che ritocchi la costituzione e la composizione dei Consigli. La legge 23 febbraio 1881 dispone per la loro orga­ nizzazione in Algeria, quella del 24 novembre 1883 completa I’ art. 4 della legge I o giugno 1833 an­ noverando tra gli aventi diritto all’ elettorato gli as­ sociali in nome collettivo, la legge infine del 10 di­ cembre 1884 provvede ai casi di astensione collettiva da parte degli elettori, di elezione di candidati ine­ leggibili, di rifiuto di mandato e di astensione siste­ matica da parte dei membri eletti.

Quest’ ultima legge fu occasionata da un fatto abbastanza grave, per le sue conseguenze, occorso nella città di L illa e che preoccupò non poco le persone interessate al regolare funzionamento dei tribunali industriali. A lcu n i probiviri operai di quella città avevano nei loro avvisi elettorali assunto for­ male impegno di giudicare in favore dell’ operaio ogni volta che questi si trovasse di fronte ad un padrone. Una simile dichiarazione suscitò natural­ mente le proteste dei probiviri padroni, i quali non volendo tollerare che i loro colleghi avessero v in ­ colata la loro indipendenza, rassegnarono in massa le proprie dimissioni. Per più di un anno il collegio di L illa non potè funzionare. Per rimediare a questa situazione anormale e prevenire altri casi di questo genere, si emanò la legge sopraccennata composta di due articoli che riporteremo in seguito testualmente. In

sostanza si provvide in modo che se dopo una seconda elezione si ri presentano sotto forma di astensione o di rifiuto di mandato nuovi ostacoli alla formazione o al funzionamento del Collegio questo rimane senz’ altro legalmente costituito da quei probiviri che accettano I’ ufficio loro affidato e che intervengono alle se­ dute sotto condizione che il loro numero sia al­ meno uguale alla metà di quello complessivo dei membri del Collegio.

(

Continua)

Massimo Portalupi.

Rivista Bibliografica

Arthur Raffalovich. — T.emarclié financier en 1895-96. — Paris, Guillaumin, 1896, pag. 737 (fr. 7.50).

The Commercial Year Book. A statistical and histo- ri.nal record compiled by The Journal of Commerce

and Commercial Bulletin. — New York, 1896, pag. 430 (1 dollaro).

Pochi lib ri presentano tanta utilità per la cono­ scenza pratica del mercato finanziario internazionale, quanto questo del Raffalovich. Sono ormai otto vo­ lum i che l’ Autore ha pubblicato su cotesta materia, comprendendo nel numero anche i due volumi aventi il titolo di

Année économique,

e ogni anno il Raf­ falovich arricchisce la sua pubblicazione così che ormai è diventata un grosso volume non più suscet­ tibile forse di aumento di mole. Quello che è certo è che so n oriun iti numerosi documenti, dati e qua­ dri statistici sparsi in un numero considerevole di pubblicazioni officiali o privati, non sempre facili a rintracciarsi. Il Raffalovich, anche per questo volume, si è valso della cooperazione di alcuni scrittori, come per l’ Italia del Pareto, per l’ Austria-Ungheria del Horn, ecc. E per ciascun paese di cui il libro tratta, si hanno notizie intorno alle vicende del mer­ cato monetario e finanziario, ai progetti di legge che hanno importanza fiscale ed economica, al commercio e in genere ai fatti economici che in­ teressano la finanza e ai titoli pubblici. In un capi­ tolo dedicato ai metalli preziosi e alle questioni monetarie, l ’ Autore si occupa con molta competenza dei fatti più importanti avvenuti nel campo mone­ tario, delle discussioni sul bimetallismo e in gene­ rale di tutto ciò che riguarda la produzione dei metalli preziosi e la questione monetaria.

(9)

21 giugno 1896

L’ E C O N O M I S T A

393

una raccolta di statistiche d’ogni specie, relative però al movimento economico, specialmente degli Stati Uniti. Per I’ abbondanza dei dati è certo superiore ad altre pubblicazioni aventi il medesimo scopo, ma la materia è presentata piuttosto disordinatamente. V i sono molte notizie e statistiche relative agli Stati Uniti che offrono un reale interesse, e da questo aspetto l’Annuario che annunciamo torna anch’ esso utile.

Benjamin Kidd. — L ’évolution sociale. — Paris, Gruil-laumin, 1896, pag. 346 (7 fr. 50).

Questo libro ha sollevato un gran rumore in In­ ghilterra e forse per questo principalmente ne è stata fatta la traduzione Irancese. Esso non interessa direttamente gli studiosi delle scienze economiche che in piccola parte, perchè un solo capitolo, dedi­ cato al socialismo moderno (pag. 188 a pag. 237) ha importanza per l’economista. Ma è una òpera di un alto carattere filosofico o meglio’sociologico, che esamina un problema fondamentale per tutti gli stu­ diosi delle scienze sociali : quali sono le condizioni che devono verificarsi perchè nella società umana si abbia il progresso. Il progresso è sempre dovuto, secondo il Kidd, alla presenza di circostanze che permettano alla selezione naturale di esplicarsi sotto una forma o un’ altra; e tra le cause che tendendo a rendere più attiva ed efficace la selezione natu­ rale hanno maggiormente contribuito a dare im ­ pulso alla civiltà, egli pone anzitutto il graduale svolgersi dei sentimenti altruistici e il formarsi d’ un ideale sempre più elevato di giustizia sociale. Così viene implicitamente respinta la teoria materialista della storia, alla quale è sostituita la dottrina del graduale sviluppo in tutte le classi sociali (e spe­ cialmente, com’ è naturale, nelle classi meglio edu­ cate), d’ un sentimento sempre più elevato dei doveri di tutti verso ciascuno e di ciascuno verso di tutti, nella sempre crescente) esigenza di equità nei rap­ porti tra uomini e nella ripugnanza sempre mag­ giore per tutto ciò che è fonte di sofferenze umane. Non crediamo dopo ciò che occorra dire a lungo quali sono le tendenze economiche dell’Autore. La tendenza a migliorare la condizione degli infimi strati sociali a spese delle classi più agiate è secondo il Kidd, una condizione

sine qua non

di qualsiasi provvedimento atto a portarci un passo avanti, sulla via del progresso civile. E questa tendenza che forma il substrato delle domande che si fanno sem­ pre più insistenti a favore della progressività di certe imposte e della revisione del diritto successo­ rio. Egli crede che si renderà necessario un con­ trollo sempre maggiore da parte dello Stato sui rapporti economici, ma che le nuove funzioni che esso verrà così ad assumersi saranno dirette più a preservare e a garantire i vantaggi della concor­ renza che a sospenderne l’azione.

Il libro del Kid d presenta particolare interesse per le questioni fondamentali che vi sono agitate e per il punto di vista, in parte nuovo, dal quale l’Autore le ha esaminate; esso merita quindi di aver molti lettori, che v i troveranno certo un ten­ tativo ardito di applicare allo studio della storia e delle leggi di svolgimento delle società umane i metodi è "risultati che negli ultimi SO anni hanno tanto contribuito al progresso delle scienze biologiche.

Dr. Richard Ehrenberg. — Das Zeitalter der Fugger. — Volume I . Die Geldmächte des 16 Jahrhun­

derts. — Jena, Fischer, 1896, pag. XI-4'20.

II dr. Ehrenberg ha raccolto le più interessanti informazioni sull’alta Banca europea nel X V I secolo in un primo volume di un’ opera dedicata ai F u g ­ ger e al loro tempo. Avendo avuto la fortuna di poter consultare gli archivi particolari dei discen­ denti dei grandi banchieri tedeschi della Rinascenza ha potuto raccogliere molti dati di fatto finora igno­ rati o male conosciuti. Si ha così un quadro delle vicende delle potenze monetarie del secolo X V I in Germania, in Italia, in Spagna, nei Paesi Bassi. E poiché l’ alta finanza ebbe a quell’ epoca una parte assai rilevante negli affari politici si comprende l’in ­ teresse storico che presenta questo volume, frutto di ricerche geniali e di una vasta cultura economica. Poiché non potrà tardare molto il secondo volume, ci riserbiamo a opera completa di discorrerne con qualche ampiezza.

Léon De Seilhac. — L e monde socialiste ; groupes et

Programmen. — Paris, Colin, 1896, pag. 97, (1 franco).

Non è facile formarsi un concetto esatto dei gruppi e dei programmi socialisti che oggidì esistono in Francia e il libro del Mermeix sulla Francia so­ cialista, che certo fornì molte indicazioni, è già di­ ventato vecchio. Questo opuscolo non ha pretese scientifiche ; esso è una rassegna del personale so­ cialista e delle dottrine delle varie scuole. Premessi alcuni cenni sulla organizzazione socialista, l’Autore si occupa degli

Allemanistes

, dei

Broussistes,

dei

Guesdistes,

dei

Blanquistes

, degli indipendenti e dei sindacati rivoluzionari. Come indice delle varie scuole socialiste francesi e delle differenze che esistono tra loro, P opuscolo del De Seilhac riesce utile, ma come esposizione e analisi dottrinale esso è superfi­ ciale, insufficiente.

Rivista Economica

Condono di sopratasse per contravvenzioni alle leggi di registro e bolloL’oro e l ’ argento n e ll'e le ­

zione presidenziale a g li Stati UnitiLe « Joint-

Stock Banks » inglesi nei 1895I l movimento dei

m etalli p re z io s i in Francia.

Condono d i sopratasse per contravvenzioni a lle le g g i d i re g is tro e bollo. — Il Ministro delle finan­ ze ha presentato alla Camera un disegno di legge pel condono di sopratasse per contravvenzioni alle leggi sulle tasse di registro, bollo, assicurazioni e manomorta.

(10)

394

V

E C O N O M I S T A

21 giugno 1896

concedendo facilitazioni fiscali. Il che tornerà pure a vantaggio dell’ Erario, dappoiché, regolarizzati gli atti nei rapporti con le leggi, specialmente di regi­ stro, tanto maggiore sarà il numero delle formalità ipotecarie, che potranno essere chieste o rinnovate, e quindi il provento delle tasse stabilite per le dette formalità.

La seconda considerazione è che 1’ Amministra­ zione ha il proposito di raccogliere in unico testo le molteplici leggi ora vigenti sulle tosse di registro e su quelle di bollo, come ne fu chiesta facoltà dalla precedente Amministrazione. In previsione di ciò, è dunque conveniente che, prima dell’attuazione dei nuovi testi, siano liquidate tutte le pendenze del passato.

Non è inopportuno il condono delle sopratasse incorse, e non pagate, per contravvenzioni alla legge sulle tasse di assicurazione, stante le modifiche, ab­ bastanza importanti, che alla legge stessa furono apportate da quella d e ll’ 8 agosto 1896.

Che se a queste considerazioni un’ altra se ne aggiunga, quella cioè che ogni agevolazione per la regolarizzazione degli atti non registrati favorirà pure le operazioni di mobilizzazione agli Istituti di emis­ sione, si avrà altro argomento per giustificare l’ at­ tuale proposta.

Premesso ciò, notiamo che il disegno di legge in discorso contiene le seguenti disposizioni.

Sono condonate le sopratasse per le contravven­ zioni alle leggi sulle tasse di registro, di bollo e di assicurazione, incorse, e non pagate, fino al giorno della promulgazione della presente legge, purché entro tre mesi dalla detta promulgazione i contrav­ ventori paghino integralmente le tasse dovute, ed in quanto sia possibile, adempiano le formalità pre­ scritte.

Sono prorogati fino al 30 giugno 1897 i termini stabiliti dagli articoli 2 e 3 dell’allegato R alla legge 8 agosto 1893, per la concessione delle riduzioni di lasse e sopratasse di registro sugli atti di acqui­ sto, cessioni di credito o garanzie, indicati nei citati articoli. Le dette riduzioni sono concesse anche quando gli atti, dei quali si tratta, sieno stipulati a favore di Istituti diversi da quelli di emissione od a favore di privati, purché nell’ interesse degli Isti­ tuti di emissione medesimi.

È abrogata la disposizione, contenuta nell’ ultimo periodo dell’ articolo 13 della legge 13 settembre 1874, per la tassa di manomorta, e relativa all’ ob- bligo del preavviso da notificarsi al contribuente nei primi dieci giorni dopo la scadenza di ciascun semestre. Le sopratasse per le contravvenzioni alla detta legge, incorse e non pagale fino al giorno della promulgazione della presente legge, sono condonate, purché entro tre mesi dalla detta promulgazione, sia riparato alle contravvenzioni e siano pagate in ­ tegralmente le rate di tassa scadute.

L ’ oro e l ’argento n e ll’ elezione presidenziale a g li S ta ti-U n iti. — Non alludiamo al metallo giallo o bianco che sarà speso, insieme coi

greenbacks,

nella campagna per l’ elezione del Presidente degli Stati-Uniti la quale avrà luogo il prossimo autunno. Codesta cani- agna è tutta organizzata e diretta dai partiti i maneggi dei quali sono incontrollabili. Del resto, nella

roaring

democracy

d’oltre l’ Atlantico il

mìghty dallar

rap­ presenta una parte, diremo, legittimala dalle abitu­ dini politiche e della quale è puerile lo scandaliz­ zarsi. Noi intendiamo parlare del posto che I’ oro e

I’ argento avranno nelle

platforms

dei repubblicani e dei democratici. È certo, ornai, che nella Con­ venzione di S. Louis, che sta per riunirsi, i dele­ gati del partito repubblicano nomineranno loro can didato alla Presidenza il M ’ K inley, il cui nome è associato alla tariffa protettrice. S’ egli viene poi eletto Presidente — ed ha molta probabilità ili es­ serlo — s’ adoprerà, certo, per il ripristinamento della sua tariffa, ma non si sa ancora se favorirà il sistema monetario basato sul tipo unico, o la co­ niazione libera dell’ argento, poiché si mantiene nel silenzio sopra una quistione che è oggi la più im ­ portante agli Stati-Uniti. I

silverites

non sono pochi anche nel campo repubblicano, ed egli non vuole disgustarli col pronunziarsi per il tipo d’ oro. I de­ mocratici paiono in maggioranza inclinare all’argento e tutto fa presumere che nella Convenzione di C h i­ cago adotteranno una

platform

in cui si proclamerà il

freeeoinage.

Il loro candidato non si sa ancora quale sarà. Il Cleveland,- no, pare, non aspirando egli ad una terza Presidenza. E indubbio che la causa dell’ argento continua a far proseliti ed il voto recente del Senato, cassato poi dalla Camera, vie­ tante a I Pr •esidenle di emettere obbligazioni del te­ soro per procurarsi dell’ oro è una prova di quanto affermiamo. L ’ imminente lotta presidenziale è, quindi propriamente la lotta dei due metalli, ed ognuno in­ tende di quanta importanza per le finanze e per il credito, nonché per le condizioni economiche del- I’ Unione avrà la vittoria dell’ uno o dell’ altro.

L e « Jo in t-S to c k s Banks» in g le si nel 1895. — Il capitale versato degli Istituti di credito, i cui ti­ toli son quotati sul mercato, non ha variato sensi­ bilmente da un anno all’altro. Nel 1894 ascendeva a 73.279.000 lire ster. ed è attualmente di 73,401,000. A cagione del buon mercato eccezionale del denaro, i benefizi degl’ Istituti stessi neppure hanno variato in modo sensibile : da 7,557,000 lire sterline nel 1894 sono saliti solamente a 7,683,000 nel 1895.

Ciò non ostante, per effetto della pletora mone­ taria, il valore di piazza delle azioni delle

Joint

Stocks Banks

ha progredito di circa 8 milioni di lire sterline; è passato cioè da 213,120,000 a 220.908.000 lire sterline.

I depositi, che erano cresciuti di 31 milioni di lire sterline nel 1894, sono passati da 456,100,000 a 522 milioni di sterline nel 1895, con un aumento cioè di ben 66 milioni di lire sterline.

II movim ento dei m e ta lli p rezio si in F ra n cia . — Durante i primi quattro mesi dell’ anno corrente le importazioni in Francia di oro monetato e di verghe sono ascese a fr. 87,606,000 mentre le esportazioni si sono ragguagliate a fr. 62,675,000; quindi lo stock aureo è per questo lato aumentato di fr. 24,931,000. Nel solo mese di aprile ultimo vi è stata una ec­ cedenza dell’ importazione di oro di fr. 11,251,000.

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