zando gli allevatori di questo territorio e quali sono le criticità rispetto al rag- giungimento dello scenario migliore.
Dalla valutazione e combinazione dei vari driver, cioè i fattori di maggio- re infl uenza individuati da Innovalat- te 2030, lo scenario migliore è quello nel quale il mercato autoregolato, dove trova piena applicazione il Pacchetto Latte, si combina con un’alta capaci- tà di innovazione tecnologica; quello peggiore è quello di un mercato com- pletamente liberalizzato e con scarsa propensione all’innovazione, nel quale i produttori agricoli sono totalmente in balia dei fattori esterni.
Le domande agli allevatori
Per valutare le prospettive al 2020, è stato realizzato un questionario che è poi stato sottoposto a un campione di allevatori (vedi riquadro a pag. 24).
Otto le tematiche proposte:
● i cambiamenti dimensionali del- le aziende da latte nei prossimi an- ni, intese come numero di capi e su- perfi ci;
● la propensione al proseguimento dell’attività zootecnica;
● i rischi percepiti dagli allevatori per la propria attività;
● il livello di collaborazione con altre aziende da latte e la propensione alla collaborazione;
● il livello tecnologico aziendale e la propensione all’introduzione di nuo- ve tecnologie;
● la presenza e la ricerca di nuove fonti di reddito come fotovoltaico e biogas;
● la propensione a investire nell’attivi- tà zootecnica da latte o in altre attività;
● le proposte degli allevatori.
Risultato: cresceranno i grandi al- levamenti, spariranno i piccoli; au- menteranno le aziende in pianura e in montagna.
Vicenza: senza aggregazione distretto lattiero-caseario
a rischio
di
Alberto Menghi, Magda C. Schiff
E
ntro il 2020 nel distretto lat- tiero-caseario vicentino ces- serà l’attività circa il 26% de- gli allevamenti. Nonostante ciò crescerà la produzione di latte. Au- menterà l’uso delle tecnologie, men- tre ancora manca la comprensione dell’importanza dell’aggregazione/col- laborazione per non continuare a subi- re il mercato. Informazioni sostanzial- mente in linea con quanto prospettato per il sistema produttivo nazionale, ma che vale la pena valutare nel det- taglio, per capire effettivamente cosa si aspettano e cosa faranno gli allevatori di questa provincia fi nalmente liberati dal regime delle quote latte.È stato questo il tema dell’indagine promossa dal Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicen- za in collaborazione con il Crpa - Cen- tro di ricerca produzioni animali, per comprendere verso quale scenario, tra quelli individuati da Innovalatte 2030 (1), si stanno presumibilmente indiriz-
● INDAGINE PROMOSSA DAL CONSORZIO LATTIERO-CASEARIO DI VICENZA CON IL CRPA
La scarsa propensione degli allevatori
ad aggregarsi
è il punto di debolezza più importante che, unito a un carico burocratico pesante, rischia di pregiudicare la possibilità
delle aziende
di stare sul mercato
ECONOMIA
Come hanno risposto gli allevatori
Cambiamenti dimensionali e propensione a proseguire
l’attività
Circa un allevatore ogni quattro (26%) cesserà di produrre latte entro il 2020, l’8% ridurrà l’attività zootec- nica, il 29% proseguirà con lo stesso numero di animali, mentre il 37% con- tinuerà a produrre aumentando le di- mensioni aziendali (tabella 1A).
Le aziende che hanno manifestato l’intenzione di crescere sono già me- diamente più grandi delle altre (40 vac- che contro 34). L’ampliamento previsto in termini di capi è del 40%, per arri- vare a una consistenza media di 56 bovine. La maggiore propensione alla crescita è stata espressa dalle aziende di pianura (56%) mentre tra le azien- de che hanno intenzione di crescere il 29% è ubicato in montagna e solo il 15% si trova in collina.
In linea con il trend nazionale, le aziende che intendono chiudere sono in prevalenza di piccole dimensioni, con una consistenza media di 12 vac- che. Il 41% di coloro che smetteranno lo
Per defi nire il campione dell’indagine sono stati considerati i dati dell’ul- timo Censimento Istat sull’Agricoltura Italiana del 2010, dal quale emerge che Vicenza, con 1.534 aziende e 44.919 capi, è la provincia a maggiore vo- cazione lattiera del Veneto.
Da parte sua il Veneto, con 5.155 allevati e 151.863 vacche, rappresenta il 6% delle aziende da latte presenti sul territorio nazionale e il 7% del patri- monio bovino. Il questionario è stato recapitato a 950 aziende vicentine, cioè al 62% degli allevamenti operanti nel territorio nel 2010. Il tasso di ri- posta è stato piuttosto alto per questo tipo di analisi: circa un terzo delle aziende (305) ha restituito il questionario compilato, a testimonianza dell’e- levato interesse degli allevatori per gli argomenti trattati.
Dal punto di vista della distribuzione degli allevamenti del campione se- condo le classi Istat, la maggior parte delle aziende si concentra nelle classi comprese tra 20 e 49 vacche (39%) e 50 e 100 vacche (21,8%).
Riguardo al numero di vacche allevate, il totale per le aziende del campio- ne è di 10.428 unità. Questo valore rappresenta il 23% delle bovine rilevate nella provincia di Vicenza nel 2010. Più in dettaglio, le aziende comprese nella classe tra 50 e 99 capi sono le più rappresentate con il 38,4%, seguite dalle aziende nella classe tra 20 e 49 vacche, che rappresentano il 34% del patrimonio bovino. La dimensione media aziendale del campione analizza- to è di 34 vacche, di poco superiore alla media regionale 2010 di 29 vacche.
Per quanto riguarda la distribuzione altimetrica delle aziende il 32% è ubicato in montagna, il 43% in pianura e il restante 25% in collina.
La maggior parte degli allevatori del campione (62%) ha un’età media compresa tra 40 e 60 anni. Un ulteriore 18% degli intervistati ha un’età
compresa tra 60 e 80 anni.
•
CHI HA PARTECIPATO ALL’INDAGINE CHI HA PARTECIPATO ALL’INDAGINE
Risposte (%)
A - Cosa intendono fare gli allevatori Aumentare il numero di vacche
37Stesso numero di vacche
29Diminuire il numero di vacche
8Cessare la produzione
26B - Perché gli allevatori smettono di produrre latte (
1)
Vado in pensione e non ho successori
41Troppa burocrazia
31Produrre latte non dà reddito
19Non ho abbastanza terra
8Altro
1C - Quali sono le intenzioni
degli allevatori rispetto alla dimensione aziendale?
Aumentare le superfi ci aziendali
21Diminuire le superfi ci aziendali
8Avrò le stesse superfi ci
71(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020).
Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
TABELLA 2
- I principali fattori di rischio per le aziende da latte secondo gli allevatori (
1)
Risposte multiple
(n.) %
Diminuzione prezzo latte
243 80Aumento prezzi mangimi
187 61Diminuzione sussidi pubblici
169 55Leggi benessere animale
131 43Problemi manodopera
122 40Leggi protezione ambiente
103 34Leggi sicurezza alimentare
97 32Siccità, scarsità di acqua
80 26Proteste vicini/autorità locali
52 17Aumento tassi interesse
43 14Aumento competizione
attività non agricole
42 14Problemi salute mandria
39 13Altri fattori di rischio
38 12Aumento competizione
attività agricole
27 9(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020).
Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
farà per ragioni di età e per mancanza di successori, ma il peso del carico bu- rocratico è un altro motivo importante per un altro 31% (tabella 1B).
A differenza di quanto si potrebbe pensare, prevedono di chiudere in mag- gioranza le aziende di pianura rispetto a quelle di montagna, dove però le op- portunità di cedere l’attività sono me- no appetibili.
Tra chiusure e ampliamenti, il nume- ro di capi allevati aumenterà dell’8,5%
rispetto alla situazione attuale. A que- sto aumento dovrebbe corrispondere un incremento della produzione com- plessiva più che proporzionale, visto che a chiudere saranno principalmen- te le aziende di piccole dimensioni, in genere meno produttive.
L’aumento dimensionale interesserà anche le superfi ci aziendali, seppure in misura minore rispetto al numero di capi (tabella 1C).
Rischi percepiti dagli allevatori
Per capire quali siano i principali ri- schi percepiti dagli allevatori per il fu- turo della propria attività, è stato chie- sto agli intervistati quali elementi po- trebbero mettere in crisi la loro attività (tabella 2).
Per l’80% degli allevatori la maggiore preoccupazione è rappresentata dalla diminuzione del prezzo del latte, men- tre la seconda risposta più frequente è stata la paura di un aumento del prez- zo dei mangimi (61%).
Al terzo posto tra le preoccupazioni (55%), la riduzione dei sussidi pubblici.
Gli altri fattori di rischio sono stati in- dicati da meno della metà del campio- ne e interessano in primo luogo aspetti legislativi, in particolare la possibilità che possano essere emanate normative restrittive in materia di benessere ani- male, di protezione ambientale e sicu- rezza alimentare.
Livello di collaborazione e propensione alla collaborazione
L’applicazione del Pacchetto Latte, con l’aggregazione dei produttori in op è stata riconosciuta da Innovalat- te 2030 come una delle possibili solu- zioni per indirizzare il settore verso lo scenario migliore per il futuro. Per questo è stato sondato l’attuale livello di aggregazione e di collaborazione tra aziende da latte. Ne è emerso che 205 allevatori su 305 che hanno risposto (66%) non collabora in nessun modo con altre aziende da latte (tabella 3A).
Nonostante molte delle aziende in- TABELLA 3
- Livello e propensione alla collaborazione con altre aziende da latte (
1)
Risposte (n.) %
A- La sua azienda collabora con altre?
No
205 66Sì (collabora per)
- utilizzo macchine agricole
54 17- acquisto materie prime
46 15- altro (specifi care)
4 1- vendita di latte
1 0B - Pensa che sarebbe utile aumentare il livello di collaborazione con altre aziende da latte?
No
130 43Sì (per)
- acquisto materie prime
89 29- utilizzo macchine agricole
72 24- altro (specifi care)
8 3- vendita di latte
6 2(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020).
Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
tervistate siano membri di cooperative di trasformazione, solo un allevatore ha dichiarato di collaborare con altre aziende per la vendita di latte. Il 17%
ha risposto di collaborare per l’utiliz- zo della macchine e un altro 15% per l’acquisto di materie prime.
Il 43% degli intervistati (tabella 3B) non ritiene utile una collaborazione con altre aziende da latte. Il 57% di co- loro che ritengono utile collaborare lo farebbe solo per acquistare materie prime (29%) o per condividere l’utilizzo di macchine agricole (24%). La vendi- ta del latte in collaborazione con altre aziende, che è lo scopo fondante del- le op, viene indicata solo dal 2% degli allevatori.
Tra le «altre» possibilità di collabo- razione gli intervistati hanno indicato la condivisione di lavoro e di manodo- pera, i conferimenti collettivi di refl ui zootecnici a impianti di biogas, le at- tività promozionali dei prodotti fi nali.
Livello tecnologico e propensione all’introduzione di nuove
tecnologie
La capacità di introdurre innovazione negli allevamenti è un altro dei punti di forza individuati dal progetto Inno- valatte 2030 per un’evoluzione positiva del settore. Anche questo aspetto è sta- to monitorato nel distretto lattiero-ca- seario vicentino, sia chiedendo l’attuale dotazione tecnologica delle aziende (ta- bella 4A), sia la propensione a investire entro il 2020 (tabella 4B).
La situazione al momento dell’inda- gine ha evidenziato un basso livello di innovazione nelle aziende, con solo il 19% degli intervistati che ha adot- tato in stalla tecnologie recenti utili a migliorare la gestione e l’effi cienza aziendale.
Per il futuro, la tecnologia su cui la maggior parte pensa di investire è quella per la misurazione della qua- lità del latte, seguita dai pedometri e dai software gestionali e diagnostici aziendali. Solo il 7% acquisterà cer- tamente robot di mungitura, mentre oltre il 50% degli intervistati dichiara che di sicuro non lo farà.
Da tenere presente nella valutazio- ne di queste risposte il fatto che ha ri- sposto a questa domanda sia chi ha già una determinata tecnologia in azienda sia chi intende smettere l’attività sia gli allevamenti di montagna dove so- no diffuse le stalle fi sse.
Tra le «altre» tecnologie segnalate, un limitato numero di allevatori ha in- dicato i sistemi di ventilazione, i tap- petini per le cuccette, i sistemi di tra- sporto del latte. Alcuni hanno indica- to che costruiranno una stalla nuova o sostituiranno il sistema di mungi- tura, coerentemente con il fatto che molte aziende hanno in previsione di aumentare il numero di vacche e con- seguentemente di rinnovare le stalle.
Nuove fonti di reddito
La scarsa redditività dell’attività zootecnica ha convinto negli ultimi
ECONOMIA
anni molti agricoltori a indirizzare la propria attività ver- so fonti di reddito alternative. Per questo si è cercato di capire che livello di diffusione hanno al momento e che propensione c’è da parte degli allevatori a installare nuovi impianti fotovoltaici o di biogas entro il 2020.
Fotovoltaico.
Il 13% degli intervistati ha dichiarato di ave- re in azienda dei pannelli fotovoltaici. Entro il 2020 altre 57 aziende prevedono di installarli andando a interessare un ulteriore 19% del campione analizzato. Il restante 68%non è interessato (tabella A pubblicata in internet all’indi- rizzo riportato in fondo all’articolo).
Biogas.
Al momento dell’indagine solo un allevamento aveva un impianto di biogas. Il dato interessante è che al- tri 7 allevatori prevedono di costruirne uno nei prossimi 5 anni (tabella B pubblicata in internet all’indirizzo ripor- tato in fondo all’articolo).Propensione a investire nell’attività zootecnica da latte
Alla domanda su quale fosse la prevalente destinazio- ne d’uso del reddito aziendale (tabella 5A) un terzo degli intervistati ha dichiarato di utilizzarlo per remunerare il lavoro familiare. Un altro 30% ha affermato che parte del reddito verrà reinvestito nell’azienda. Tra coloro che han- no risposto «altro» ci sono alcune aziende che, nonostante la cessazione del sistema delle quote latte, dovranno fi ni- re di pagare le multe a seguito dei piani di rateizzazione.
Chi intende investire lo farà prevalentemente nell’atti- vità zootecnica, bassa la percentuale di chi diversifi cherà in un’ottica multifunzionale (tabella 5B).
Le proposte degli allevatori
A completamento dell’indagine è stato chiesto agli in- tervistati di indicare di quali servizi potrebbero avere bisogno per migliorare la propria attività zootecnica.
Ciascun intervistato poteva indicare almeno 3 priorità.
In questo caso il tasso di risposta è stato solo del 48%
(tabella 6).
Molti allevatori vorrebbero in generale meno burocra- zia, mentre altri, rimanendo più sul tema della domanda, hanno evidenziato che gradirebbero una maggiore assi- stenza in questo ambito, dove si trovano in grossa diffi - coltà. Per quanto riguarda consulenza/assistenza tecnica/
analisi, le riposte hanno evidenziato necessità tra le più varie. In molti casi alla richiesta di questo tipo di servizi viene associata la parola indipendente. Per cui la caren- za principale è un riferimento super partes che possa dare le indicazioni «affi dabili» sui vari temi che interessano la produzione zootecnica da latte.
In questo gruppo di risposte sono state inserite quelle relative alle diverse analisi (latte, foraggi, mangimi). In particolare si chiede una maggiore velocità nel ricevere i risultati delle analisi e in alcuni casi si richiede una ri- duzione dei costi di queste analisi. Solo pochi allevatori hanno affrontato il tema dell’associazionismo nell’ottica di un miglioramento del mercato e del prezzo del latte.
A - Quali delle seguenti tecnologie è presente nella sua azienda?
Risposte (n.) %
Sistemi automatici di pesatura
27 9Misurazione qualità latte individuale
22 7Podometri
16 5Software diagnostici gestionali
integrati
8 3Robot mungitura
7 2Robot alimentazione
7 2Software analisi economiche aziendali
5 2Sistemi rilevazione zoppie
4 1Altro (specifi care)
0 0Aziende con tecnologie
57 19TABELLA 4
- Tecnologie presenti in azienda e propensione all'introduzione di innovazioni tecnologiche in allevamento (
1)
B - Quali delle seguenti tecnologie pensa di installare nella sua azienda nei prossimi 7 anni?
Lo
installerò Non lo installerò risposte
(n.) % risposte(n.) %
Misurazione qualità latte individuale
39 13 108 35Podometri
31 10 121 40Software analisi economiche aziendali
28 9 128 42Software diagnostici gestionali
integrati
26 9 129 42Robot mungitura
20 7 159 52Sistemi automatici di pesatura
16 5 123 40Sistemi rilevazione zoppie
13 4 141 46Robot alimentazione
11 4 151 50Altro (specifi care)
9 3 1 0(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020). Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
TABELLA 5
- Propensione a investire nell'attività zootecnica e ambito di investimento (
1) A - Come pensa di investire il reddito aziendale nei prossimi 7 anni?
%
Spesa personale
33Investire nell'azienda da latte
30Pagare mutui
25Investire in altre attività
4Depositare in banca
4Altro (specifi care)
4B - Se pensa di investire in azienda, quali attività potrebbe sviluppare?
Risposte
(n.) %
Investimenti in strutture
e/o attrezzature
140 46Agriturismo, fattoria didattica
21 7Trasformazione diretta
del latte in formaggi
18 6Produzione biologica
15 5Vendita latte crudo con
distributori automatici
3 1Contoterzismo
3 1Altro (specifi care)
0 0Totale campione 305
(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020).
Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
TABELLA 6
- Servizi utili
a migliorare l’attività zootecnica aziendale (
1)
Prima risposta Seconda o terza Totale
Minore burocrazia
28 11 39Consulenze/
assistenza/analisi
26 7 33Contributi pubblici
11 14 25Strutture/impianti
16 9 25Maggior reddito/
prezzo
18 6 24Manodopera
12 1 13Terreni
6 6 12Trasporto latte
4 1 5Associazionismo
3 0 3Altro
24 20 44Totale 148 75 223
(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020).
Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
Scarsa propensione ad aggregarsi
Leggendo i risultati dell’indagine realizzata nel distretto lattiero-case- ario vicentino, alla luce delle indica- zioni emerse dal progetto Innovalatte 2030 si possono trarre alcune consi- derazioni.
Innanzitutto, la scarsa propensione degli allevatori intervistati a collabo- rare/aggregarsi rappresenta un forte punto di debolezza del sistema, che lascerà gli allevatori nelle condizioni di avere un basso potere contrattuale e di avere una scarsissima infl uenza sui ricavi aziendali. Probabilmente la presenza sul territorio di numerose co- operative a cui molti allevatori aderi- scono e conferiscono il prodotto pone un limite all’idea che il singolo alleva- tore possa agire sul mercato.
Anche la principale strategia di cre- scere in termini dimensionali e pro- duttivi può diventare una criticità, per- ché espone i produttori a una competi- zione basata esclusivamente sui costi di produzione.
Migliore la situazione sul fronte del- la capacità di innovare, che è l’altro fattore che infl uenzerà in modo de- terminante l’azienda da latte del fu- turo. Se infatti il livello tecnologico presente nelle aziende del campione al momento risulta limitato, esiste una buona predisposizione a introdurre in azienda nuove tecnologie supportate dalla volontà di reinvestire i redditi aziendali nella produzione del latte.
Questo processo andrebbe comunque
sostenuto da linee guida indipendenti che suggeriscano ai produttori e alla politica, che deve indirizzare le risorse pubbliche verso investimenti mirati, quali siano le tecnologie più utili. Ciò a maggior ragione, vista la generale volontà dei produttori vicentini di con- tinuare a produrre latte senza diversi- fi care la propria attività.
Per poter stare sul mercato, però, è necessario operare in un contesto che riduca il carico burocratico, defi nito insostenibile e indicato tra le cause di chiusura delle stalle da latte, e che offra consulenze e assistenza tecni- ca indipendenti, di cui potersi fi dare.
Alberto Menghi Magda C. Schiff Crpa spa, Reggio Emilia (1) Innovalatte 2030 (www.innovalatte2030.it) è la ricerca condotta dal Crpa in collaborazione con la Fondazione Rosselli e fi nanziata dalla Regione Emilia-Romagna e InterPuls che ha elaborato una visione, sotto forma di possibili scenari alternativi,
della confi gurazione delle aziende da latte in Italia. I risultati di Innovalatte 2030 sono stati pubblicati nel libro «Quale futuro per i produttori latte in Italia?» edito da Maggioli.
Per commenti all’articolo, chiarimenti o suggerimenti scrivi a:
[email protected] Per consultare gli approfondimenti
e/o la bibliografi a:
www.informatoreagrario.it/
rdLia/15ia15_7818_web
ECONOMIA
Vicenza: senza aggregazione distretto lattiero-caseario
a rischio
● ARTICOLO PUBBLICATO SUL SUPPLEMENTO A L’INFORMATORE AGRARIO N. 15/2015 A PAG. 23
TABELLA A
- Dotazione aziendale e propensione a installare impianti fotovoltaici (
1)
Risposte (n.) %
La sua azienda ha un impianto fotovoltaico?
Sì
41 13No
264 87Se no, prevede di costruirne uno fi no al 2020?
Sì
57 19No
207 68(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020). Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
TABELLA B
- Dotazione aziendale e propensione a installare un impianto di biogas (
1)
Risposte (n.) %
La sua azienda ha un impianto di biogas?
Sì
1 0,3No
304 99,7Se no, prevede di costruirne uno fi no al 2020?
Sì
7 2No
297 97(1) Nei prossimi 5 anni (fi no al 2020). Su un campione di 305 aziende.
Fonte: elaborazioni Crpa e Consorzio provinciale zootecnico e lattiero-caseario di Vicenza.
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