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ANIMA SGR SPA Capitale Sociale: Euro 23.793.000,00 interamente sottoscritto e versato. La SGR è soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’azionista unico Anima Holding S.p.A.

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ANIMA SGR SPA

Capitale Sociale: Euro 23.793.000,00 interamente sottoscritto e versato.

La SGR è soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’azionista unico Anima Holding S.p.A.

Consiglio di Amministrazione

Presidente: Livio Raimondi* (indipendente)

Amministratore Delegato Marco Carreri e Direttore Generale:

Consiglieri: Maurizio Biliotti*

Alessandro Melzi D’Eril (Condirettore Generale) Francesca Pasinelli* (indipendente)

Gianfranco Venuti Antonello Di Mascio

Collegio Sindacale

Presidente: Antonio Taverna

Sindaci effettivi: Marco Barassi Tiziana Di Vincenzo Sindaci Supplenti: Enrico Maria Mosconi

Carlotta Veneziani

Società di Revisione Deloitte & Touche S.p.A.

Depositario BNP Paribas Securities Services SA – Succursale di Milano

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INDICE

RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI DI ANIMA SGR ... 4

ANIMA CEDOLA ALTO POTENZIALE 2021 II ...19

ANIMA CEDOLA ALTO POTENZIALE 2021 III ...49

ANIMA CEDOLA ALTO POTENZIALE 2022 I ...79

ANIMA OBIETTIVO CEDOLA 2022 ...108

ANIMA SOLUZIONE CEDOLA 2023 ...137

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RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI DI ANIMA SGR SULLA RELAZIONE DI GESTIONE AL 31 DICEMBRE 2019

Forma e contenuto della Relazione di Gestione

La Relazione di Gestione (di seguito anche “Relazione”), è stata redatta in conformità al Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio, emanato con Provvedimento della Banca d’Italia del 19 gennaio 2015 e successive modificazioni ed è costituita dalla Situazione Patrimoniale, dalla Sezione Reddituale, dalla Nota Integrativa, accompagnata dalla Relazione degli Amministratori.

I dettagli della Nota Integrativa sono esposti esclusivamente per le voci valorizzate negli schemi della Relazione.

Mercati Finanziari

Nel corso del 2019, il significativo allentamento monetario globale ha alimentato un apprezzamento generalizzato delle diverse asset class di investimento. L’indice globale relativo alla classe azionaria ha fatto registrare una performance ampiamente positiva in valuta locale (prossima a +25%), mentre la volatilità è rimasta generalmente contenuta. Anche gli indici obbligazionari governativi (sia quello globale in valuta locale sia quello in area Euro), corporate bond ed emergenti, con misure di differente entità, crescenti all’aumentare del profilo di rischio, hanno espresso dinamiche complessivamente positive, in virtù del calo tendenziale dei tassi e della compressione degli spread. In flessione il cambio euro/dollaro.

Più in dettaglio, la partenza dei mercati nell’avvio del 2019 è stata positiva, favorita dall’approccio cauto e moderato della Federal Reserve sulla traiettoria dei tassi USA, confermato poi dall’impostazione espansiva mantenuta nel prosieguo del 2019. L’aumento di timori relativamente alla dinamica della crescita globale e alle tensioni commerciali aveva temporaneamente accresciuto l’avversione al rischio degli investitori, poi superata dalla prosecuzione della fase costruttiva che, complici le positive trimestrali delle società statunitensi ed europee, sino ad aprile, ha favorito la crescita dei mercati azionari ed il trend di riduzione dei premi per il rischio. Nel corso del secondo trimestre dell’anno, in particolare nel mese di maggio, è stato registrato un ritorno della volatilità sui mercati ed una sensibile flessione del comparto azionario, il crollo della borsa cinese, l’indebolimento dello yuan, e l’acquisto di beni rifugio, a causa del ravvivarsi delle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina e dell’annuncio di aumenti tariffari su entrambi i fronti. La debolezza dei mercati azionari è stata rilevante, in particolare per le aree geografiche ed i settori (ciclici, materie prime e tecnologia in primis) più esposti all’escalation della “trade war”.

Il clima di avversione al rischio ha intaccato in parte anche i crediti ed il debito emergente, che tuttavia da inizio giugno hanno beneficiato di una mitigazione dei pregressi effetti negativi, favorita dalla discesa dei tassi USA e da una fase di indebolimento del dollaro statunitense. A giugno le Banche Centrali dichiaratamente espansive e disponibili ad intervenire anche con tagli dei tassi, hanno favorito l’andamento positivo delle emissioni governative, la ripresa dei mercati azionari, il rientro della volatilità. Nel corso del terzo trimestre 2019 si sono verificate nuove fasi alterne di breve ma intensa avversione al rischio, alimentata dal riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra USA e Cina e da timori di dinamiche recessive. Le dichiarazioni costruttive in ordine alla ripresa dei negoziati nel periodo autunnale hanno in parte contribuito a contenere tali episodi.

Anche il fattore ascrivibile al rischio politico, su differenti fronti, ha contribuito a determinare fasi alterne sui mercati finanziari. Revisioni negative delle stime di crescita, incertezze e timori nel contesto geo-politico

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hanno contribuito, a novembre, ad innalzare i rendimenti governativi. Più contenuto l’impatto sul debito societario in virtù dei rendimenti positivi, in particolare sul comparto high yield.

Il BTP ha sofferto pressioni a fasi alterne. Le preoccupazioni emerse su crescita e conti pubblici (sfociate ad inizio giugno nei richiami sul debito e nelle raccomandazioni da parte della Commissione Europea sull’avvio di una procedura per debito eccessivo nei confronti dell’Italia) avevano riportato lo spread nei confronti del Bund decennale sui livelli massimi da inizio anno (febbraio), testando tra metà e fine maggio quote superiori a 280 punti base. Dopo l’avvio di luglio, la netta flessione sotto 200 punti base, in seguito agli annunci espansivi della BCE, e successivamente al mancato avvio della procedura d’infrazione da parte della UE, era stata interrotta da una nuova fiammata in agosto, poco sotto 240 punti base, concomitante con l’apertura della crisi di governo. La fiducia accordata dalle Camere al nuovo esecutivo “Conte-bis”, percepito più in linea del precedente con le politiche comunitarie UE, aveva poi nuovamente favorito la compressione del differenziale BTP/Bund in range 130-140 punti base, sino ai rimbalzi in area 160 di novembre e dicembre. In corso d’anno, durante le fasi di tensione ed avversione al rischio è stato registrato a più riprese il rafforzamento delle divise rifugio (yen, franco svizzero), specularmente penalizzate dall’emergere di un clima maggiormente costruttivo;

le fasi di ridimensionamento delle tensioni commerciali hanno altresì favorito le divise dei Paesi emergenti.

L’incertezza sugli sviluppi politici nel Regno Unito in relazione a Brexit a partire dalla primavera avevano determinato l’indebolimento ed un andamento altalenante della sterlina inglese, poi virato ad una netta ripresa a partire da agosto sino a toccare i massimi da inizio anno contro euro nella prima metà di dicembre. Il dollaro USA si è progressivamente rafforzato con fasi alterne di tonicità, a tratti interrotta in occasione della pubblicazione di dati macroeconomici sotto alle attese e di un aumento delle aspettative di un possibile taglio dei tassi da parte della Fed, materializzatosi con le riduzioni di un quarto di punto a luglio, settembre e fine ottobre. Il cambio euro/dollaro a fine 2019 si è attestato in area 1,12 (-2% circa da inizio anno).

Il prezzo del petrolio aveva tracciato una fase ascendente nel corso del primo quadrimestre 2019 proseguito in primavera con alcune penalizzazioni. Dopo l’avvio del secondo semestre 2019 si è assistito ad una dinamica laterale, temporaneamente interrotta da un isolato balzo registrato a metà settembre, in seguito all’attacco alle installazioni petrolifere in Arabia, cui ha fatto seguito, da ottobre, una moderata ripresa delle quotazioni che ha portato il contratto future sul WTI a guadagnare circa +35% da inizio 2019.

Dopo la dinamica positiva di inizio anno, anche le quotazioni delle materie prime hanno tracciato fasi alterne di debolezza tra il secondo e terzo quadrimestre sino a toccare i minimi di inizio giugno e ad agosto, e di ripresa nella prima metà di settembre e dall’inizio di dicembre 2019. La quotazione dell’oro, beneficiando del ruolo di bene rifugio, aveva segnato una progressiva crescita da fine maggio, con picchi tra agosto e settembre; dopo un autunno caratterizzato da un tracciato laterale è tornato a risalire a dicembre oltre quota +15% da inizio anno.

Scenario Macroeconomico

Lo scenario macroeconomico globale in corso d’anno ha accusato il rallentamento dei dati sulla crescita, segnando il passo, unitamente all’inflazione, sia in USA sia in Europa. Il Fondo Monetario Internazionale aveva evidenziato stime al ribasso, inserite in un contesto di rallentamento sincronizzato dell’economia mondiale.

Tensioni geo-politiche e provvedimenti protezionistici hanno gravato sullo scenario internazionale di breve e medio termine, minando il clima di fiducia ed aumentando la vulnerabilità dei mercati.

A questo si è accompagnato il calo degli investimenti e della produzione a livello mondiale, l’andamento cedente dell’industria automobilistica e più in generale la debolezza della manifattura, l’incertezza relativa agli sviluppi politici nel Regno Unito e alle implicazioni di Brexit, l’aumento di alcune tensioni nell’area medio- orientale.

A fronte di timori sul peggioramento delle condizioni cicliche, le Banche Centrali (Fed e BCE in primis) hanno adottato misure espansive mediante un significativo allentamento monetario. La tregua siglata in occasione del G20 tenutosi in Giappone a fine giugno, le dichiarazioni apparentemente concilianti e distensive da parte del presidente Trump in occasione del G7 di Biarritz a fine agosto e le iniziative di moratoria in ottobre avevano costituito il viatico per la ripresa dei negoziati commerciali volti ad evitare ulteriori escalation, a favorire una ricomposizione delle fratture e a ricercare soluzioni di compromesso. L’andamento dei colloqui, nel tempo, ha registrato fasi alterne tra costruttivo ottimismo e brusche frenate. L’accordo negoziale “Fase 1”

fra USA e Cina, poi siglato il 15 gennaio 2020, ha portato le trattative a raggiungere un esito positivo anche se parziale: a fronte dell’impegno cinese di acquistare merci USA per un controvalore di circa 200 miliardi di dollari nel prossimo biennio, Washington ha previsto un allentamento della stretta sulle importazioni dalla Cina mediante il blocco di ulteriori dazi e la riduzione graduale delle tariffe in essere, oltre ad accordi sulla gestione valutaria e sulla tutela della proprietà intellettuale. Sono emersi segnali di stabilizzazione del ciclo

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nella seconda parte dell’anno, alcuni indicatori anticipatori sembravano aver imboccato un sentiero di recupero, ed i fattori di rischio apparivano lievemente attenuati rispetto al passato.

Negli Stati Uniti i dati rilevati hanno fornito indicazioni eterogenee, convergenti verso un rallentamento dell’economia e della crescita interna (secondo le stime del FMI), stante il calo registrato sugli investimenti ed il permanere di rischi congiunturali. I consumi ed il mercato del lavoro hanno invece confermano una persistente solidità. Pregressi segnali di rallentamento avevano indotto la Federal Reserve a rivedere al ribasso le previsioni sul Pil, mentre l’inflazione, dopo aver attraversato alcune fasi di debolezza, si è collocata su livelli contenuti, ma non lontani dal target della Banca Centrale. La Fed già con l’avvio del 2019 aveva mostrato un orientamento decisamente espansivo e conciliante, dichiarando di non prevedere rialzi nel corso del 2019. Il Presidente Powell, nel rilevare come le incertezze sulle tensioni commerciali e sulla forza dell’economia globale gravassero sulle previsioni di crescita, si era espresso in ordine al rafforzamento dell’ipotesi di una politica monetaria più accomodante. Monitorando gli sviluppi sul fronte commerciale ed inflativo, e allo scopo di sostenere l’espansione economica statunitense, la Fed aveva ridotto i tassi di un quarto di punto in fascia 2%-2,25% in occasione del FOMC del 31 luglio e, dopo aver iniettato abbondante liquidità sul mercato del finanziamento a breve termine, nei FOMC del 18 settembre e di fine ottobre aveva operato due ulteriori riduzioni dei tassi, ciascuna di -0,25%, con collocazione finale in fascia 1,50%-1,75%. Malgrado le ripetute pressioni della Casa Bianca, la Fed aveva vincolato il futuro sentiero dei tassi esclusivamente alla qualità degli indicatori economici e all’eventuale materializzarsi di rischi per la crescita. Dopo il taglio dei tassi di fine ottobre è stato valutato appropriato un posizionamento espansivo in relazione al controllo dell’inflazione, ad uno scenario economico prospettico moderatamente positivo, alla forza del mercato del lavoro ed alle revisioni positive delle stime sul PIL (circa +2% nella rilevazione del terzo trimestre 2019). Mentre ha preso avvio la fase pubblica della procedura di impeachment nei confronti del presidente Trump (in relazione al dossier sulle interferenze politiche relative al caso Ucraina/Biden), è proseguito il dibattito politico in vista dell’approssimarsi dell’anno elettorale statunitense.

In Europa, il rallentamento in atto, ascrivibile principalmente ad una domanda estera progressivamente flettente ed alla debolezza del commercio internazionale e del comparto manifatturiero, ha frenato gli investimenti e fatto registrare una contrazione della produzione industriale dell’area. Le stime del FMI avevano evidenziato tagli nelle previsioni di crescita per l’Eurozona, mentre le previsioni economiche autunnali della Commissione Europea avevano confermato uno scenario di espansione modesta. Il Pil tendenziale su base annua si è collocato a 1,2%, la disoccupazione a 7,5%. Rischi orientati al ribasso, indicazioni segnalanti una debolezza persistente dell’economia europea, attese di inflazione modeste e sensibilmente discoste dall’obiettivo di lungo termine, avevano indotto la Banca Centrale Europea ad intervenire, invertendo il processo di normalizzazione della politica monetaria con la sospensione ed il rinvio del rialzo dei tassi almeno oltre alla prima metà del 2020, ed adottando un approccio espansivo. La BCE ha assicurato stimoli all’economia confermando la disponibilità ad adottare tutti gli strumenti disponibili. I provvedimenti in atto hanno previsto i reinvestimenti delle scadenze, l’estensione delle operazioni di breve termine ed il rinnovo dei rifinanziamenti per gli istituti di credito, la riattivazione del Quantitative Easing dal mese di novembre (per almeno un anno). Il taglio dei tassi di -0,10% si è concretizzato nella riunione del 12 settembre 2019 portando la remunerazione dei depositi delle banche c/o la BCE a -0,50%. A fine ottobre è terminato il mandato di Draghi alla guida della BCE. Lagarde, subentrata da inizio novembre, sembrerebbe confermare una linea d’azione espansiva ed accomodante, in sostanziale coerenza con quella del suo predecessore.

Il Consiglio direttivo della BCE nella riunione di dicembre ha mantenuto tassi invariati: le attese convergevano sul mantenimento di livelli uguali o inferiori a quelli attuali finché le prospettive di inflazione non si attestassero stabilmente su una misura sufficientemente prossima ma inferiore al 2% e si fossero riflesse

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Governo, rimangono comunque ostacoli per affrontare soluzioni sostenibili di correzione della traiettoria fiscale e di riduzione progressiva del rapporto debito/Pil attraverso un piano di rientro di medio termine, un programma complessivo di revisione della spesa corrente, e di investimenti infrastrutturali. L’esecutivo, nella nota di aggiornamento al DEF, aveva previsto un perimetro di risorse di circa 30 miliardi di euro, principalmente indirizzati a sterilizzare l’aumento dell’IVA e a ridurre il cuneo fiscale. In tale contesto si è sviluppato un acceso dibattito politico sia relativamente ai possibili emendamenti, sia sulle misure di contrasto all’evasione fiscale, sia sul meccanismo europeo di stabilità. La manovra ha ottenuto il via libera della Commissione Europea, la quale ha comunque sottolineato potenziali rischi di non conformità con il patto di stabilità e crescita nel 2020, di deviazione dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine e di inosservanza del parametro di riduzione del debito, rinviando la verifica su quest’ultimo alla primavera 2020.

Nel Regno Unito, dopo il fallimento dell’accordo di compromesso e le dimissioni di May, anche le spinte intransigenti espresse dal Governo del Premier Conservatore Johnson si erano scontrate con l’opposizione del Parlamento. Westminster si era espresso per un rinvio dell’uscita in caso di no deal, ridefinendo un’ulteriore proroga di tre mesi (al 31 gennaio 2020). L’intesa raggiunta in extremis tra UE e Governo britannico, l’indizione di nuove elezioni tenutesi il 12 dicembre, hanno prima ridimensionato e poi scongiurato il rischio di una Brexit senza accordo, anche alla luce dell’ampio successo conseguito alle urne dal partito Conservatore. Il Regno Unito è uscito dall’UE allo scadere del 31 gennaio 2020, tuttavia gli effetti reali del recesso verranno posposti nel periodo transitorio, durante il quale verrà negoziato il trattato per regolare i rapporti bilaterali, e si manifesteranno sul finire del 2020. Si segnala inoltre che la BoE l’11 marzo 2020 ha ridotto i tassi di mezzo punto portandoli a 0,25% da 0,75%.

In Giappone l’attività economica rimane modesta, le stime sulla crescita sono in flessione. Malgrado la resilienza dei consumi interni, gli investimenti delle imprese sono previsti in graduale rallentamento, sulla scia della debolezza della domanda estera. La disoccupazione a 2,4% è ai minimi ventennali. Le prospettive rimangono incerte a causa del calo dell’export, in primis verso la Cina. Il tracciato inflativo è sensibilmente distante dal target del 2% della Bank of Japan, la quale, confermando l’impegno a mantenere stabili tassi e stimoli di politica monetaria, ha aperto ad un approccio maggiormente flessibile, dopo aver registrato uno scenario congiunturale moderatamente positivo, ma con rischi in aumento, collegati alle dispute commerciali.

Dal 1° ottobre è stato attivato il rialzo dell’imposta sui consumi.

Per i Paesi Emergenti le stime di crescita del FMI (+3,9% nel 2019, +4,6% nel 2020) mantengono un passo decisamente più sostenuto rispetto ai Paesi Sviluppati. Il focus rimane prevalentemente concentrato sull’evoluzione apparentemente benevola delle relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, e sul coinvolgimento dei principali attori dell’area orientale. Dopo aver registrato nel 2019 un rallentamento dell’economia (PIL reale in area 6% su base annua), Pechino ha previsto stimoli (credito in espansione, agevolato dall’abbassamento dei tassi sui prestiti, ed investimenti infrastrutturali) che dovrebbero supportare una stabilizzazione prospettica della crescita. L’evoluzione della crisi ad Hong Kong ha infine portato a considerare l’incertezza e le possibili implicazioni connesse ad un eventuale intervento diretto della Cina e al coinvolgimento della politica statunitense.

Prospettive per il 2020

I rischi e gli squilibri indotti dalle iniziative protezionistiche, le criticità e le difficoltà riscontrate lungo il sentiero di crescita, hanno trovato un argine nelle reazioni delle Banche Centrali, le quali, alla luce di valutazioni non ottimistiche sulle dinamiche inflative e sulle condizioni finanziarie, hanno adottato azioni espansive, con l’obiettivo di fronteggiare il peggioramento delle condizioni congiunturali. Le reazioni agli stimoli sono state positive. Considerata l’intensità e l’efficacia degli interventi messi in campo, il superamento del supporto emergenziale fornito dalle politiche monetarie potrebbe favorire l’emergere di nuovi catalyst di crescita con l’eventuale introduzione di politiche fiscali, indirizzate all’ampliamento della spesa (ove sussistessero i margini di bilancio) e ad innescare supporti all’espansione economica. Le previsioni sullo scenario globale e sulla crescita rimangono condizionate dall’evoluzione delle relazioni commerciali e dalle indicazioni ambigue rinvenienti dal flusso dei dati macroeconomici, tuttavia le schiarite sul fronte geo-politico e l’allentamento delle tensioni potrebbero apparire idonei a supportare la ripresa dell’attività economica ed un miglioramento ciclico.

La direzione futura dei mercati continuerà ad essere condizionata dal flusso di informazioni relativo alle dinamiche della crescita economica globale, dalle politiche commerciali, dall’evoluzione delle relazioni tra i principali attori a livello globale (USA, Cina ed Europa in primis), e dalle periodiche revisioni degli utili societari.

L’evoluzione delle sopra citate variabili, in relazione alle dinamiche attese dei mercati ed ai possibili

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investimento, essendo potenzialmente atte a comportare variazioni del rischio percepito e movimenti di riequilibrio di differente intensità.

Nel corso del 2019 la rete di protezione delle Banche Centrali ha contribuito ad anestetizzare la volatilità: in prospettiva, le sopra citate incertezze sullo scenario macroeconomico e la rilevanza di alcuni appuntamenti e sviluppi politici potrebbero generare fasi di turbolenza e favorire l’emergere di opportunità da sfruttare per la creazione di valore, in uno scenario di minore direzionalità dei mercati. Di particolare rilevanza, l’attesa conclusione (a marzo 2020) della review relativa all’impostazione della futura politica monetaria statunitense, allorché la Fed renderà pubblici i risultati dell’analisi condotta nel corso del 2019 e le relative conclusioni. I mercati avranno modo di speculare sull’ipotetico cambio della funzione di reazione della Banca Centrale stessa, ove è ipotizzabile che l’atteggiamento possa permanere accomodante per un periodo di tempo considerevolmente esteso, a parità di condizioni economiche (crescita e inflazione).

In quest’ottica e in una logica di breve termine, il contesto di riferimento potrebbe rimanere favorevole per le attività più rischiose, portando ad avvalorare una visione positiva sulla classe azionaria nel suo complesso, unitamente all’opportunità di perseguire allocazioni moderate e prudenti sulla classe obbligazionaria.

Il comparto azionario è stato sostenuto dall’azione espansiva delle Banche Centrali, da tassi di interesse bassi e da politiche monetarie che mantengono un orientamento molto accomodante. Lo scenario geo-politico per quanto ancora incerto, potrebbe evolvere positivamente in direzione di un progressivo riavvicinamento tra Washington e Pechino, anche in previsione delle elezioni americane, appuntamento politico di massima rilevanza nel 2020 per le implicazioni cruciali sullo scenario economico finanziario. Il permanere di incertezze sul fronte geo-politico potrebbe limitare la direzionalità dei mercati, tuttavia, se la ripresa economica dovesse consolidarsi, la rotazione tra aree, settori e stili potrebbe essere foriera di nuove opportunità in un’ottica tattica. Il mercato azionario statunitense rimane selettivamente interessante sotto il profilo delle valutazioni aziendali, sulla base della cassa generata ed in relazione agli utili attesi.

In Europa, la fase di debolezza attraversata dalla Germania potrebbe costituire il presupposto per l’avvio di iniziative espansive di politica fiscale (sostenute anche dalle recenti indicazioni provenienti dalla Commissione Europea in fase di analisi delle leggi di bilancio).

Nell’ambito dei mercati emergenti, i timori sul rallentamento del ciclo economico sono stati contrastati da iniziative di financial easing da parte delle Banche Centrali. Al contempo, aumentano le attese per l’introduzione o per il potenziamento di stimoli fiscali atti a supportare la crescita, in risposta all’indebolimento dei dati macroeconomici. L’ottimismo sulla ripresa deriva anche da revisioni positive sulle stime degli utili, contestualizzati in un clima di relazioni commerciali ancora fluido ma maggiormente costruttivo.

Relativamente al comparto obbligazionario, i tagli dei tassi delle Banche Centrali e la riattivazione del quantitative easing si sono riflessi sui rendimenti attesi, contribuendo a comprimerli sensibilmente. Nell’ipotesi di un progressivo esaurimento delle potenzialità espansive della politica monetaria, l’adozione di iniziative a sostegno dell’economia e della crescita ascrivibili a politiche fiscali, potrebbe imporre un incremento delle emissioni al servizio del debito superiore a quanto attualmente scontato dai mercati. Sul fronte europeo le modifiche di guidance della BCE hanno fornito alcune indicazioni sul futuro sentiero dei tassi, che dovrebbero mantenersi bassi sino al raggiungimento del target di inflazione.

Rendimenti compressi deprimono l’appetibilità per posizionamenti su tassi nulli o negativi, ed al contempo predispongono le condizioni per un rallentamento della velocità di discesa dei medesimi. Un eventuale parziale rialzo dei rendimenti potrebbe essere interpretato come un rientro da valori estremi, ma non dovrebbe pregiudicare uno scenario futuro di tassi bassi per lungo tempo. L’eventuale miglioramento delle prospettive di crescita e l’aumento della propensione al rischio degli investitori potrebbero alimentare pressioni al rialzo sui tassi governativi, pur senza un marcato repricing, dal momento che sia la Fed sia la BCE hanno recentemente adottato un atteggiamento più attendista, ma sono lontane dal rimuovere gli stimoli in

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Le emissioni sovrane dei Paesi Emergenti continuano ad esprimere la possibilità di consegnare ritorni interessanti atti a soddisfare la ricerca di rendimento da parte degli investitori, tuttavia non è possibile escludere che possano subentrare penalizzazioni per prese di beneficio.

Avendo riguardo alle relazioni tra le principali divise, l’individuazione di una direzionalità del rapporto euro/dollaro è connessa a scenari mobili riguardo alle aspettative di crescita, alle iniziative adottate da Fed e BCE e alle pressioni di natura politica, anche in direzione di eventuali interventi di svalutazione; in tale direzione il biglietto verde potrebbe esprimere maggiori spazi.

Lo scacchiere mediorientale ha registrato una brusca impennata delle tensioni dopo l’attacco aereo USA portato all’inizio del nuovo anno all’aeroporto di Baghdad con l’eliminazione di una figura chiave della strategia politica/militare iraniana. Il rischio di un’escalation della crisi Usa-Iran richiede un attento monitoraggio in relazione ai possibili riflessi futuri sui mercati finanziari e sulle quotazioni petrolifere.

Dalla seconda metà di gennaio 2020, lo scenario è radicalmente mutato: la rapida diffusione dei contagi del coronavirus (Covid–19), diventato in pochi giorni un’emergenza sanitaria pubblica di portata mondiale, ha generato una brusca sterzata inducendo una forte avversione al rischio. A spaventare gli investitori i segnali di estensione dell’epidemia su scala globale, con un marcato aumento del numero di paesi coinvolti. Le decisioni e le azioni, prima di Pechino, poi diffuse a livello globale, di adottare misure radicali per contenere l’epidemia, anche alla luce della recente dichiarazione dell’OMS di riconosciuta pandemia, potrebbero costituire un fattore decisivo per arginare la crisi. Le ricadute negative sulla crescita economica, per quanto transitorie, saranno inevitabili, sia in Cina sia nel resto del mondo, ed incerte per durata ed entità. Quanto più aumenta l’estensione e la durata del contagio, infatti, tanto più si rende necessaria l’attuazione da parte delle autorità di misure di contenimento che limitino i contatti tra le persone, con impatti diretti su consumi e produzione di beni. L’impatto sul 2020 potrebbe essere significativo ed implicare condizioni potenzialmente recessive.

Malgrado gli stimoli attuati e futuri previsti dalle autorità nei diversi contesti geografici (iniezioni di liquidità, credito in espansione, agevolato dall’abbassamento dei tassi sui prestiti, ed investimenti infrastrutturali), la stabilizzazione prospettica della crescita è messa a rischio dal rallentamento delle attività. In particolare, con riferimento alle iniziative di supporto, i ministri delle finanze ed i banchieri centrali del G7 si impegnano ad agire in maniera appropriata per contrastare i rischi derivanti dall’epidemia.

Sono significative le penalizzazioni subite dalle borse mondiali con particolare riferimento al periodo a cavallo tra febbraio e marzo 2020: i flussi di vendita si sono concentrati dapprima sui titoli finanziari e sulle aziende operanti nel settore dei consumi per poi estendersi su tutti i principali indici con cedimenti diffusi ed impennate della volatilità.

L’attenzione è puntata su estensione e durata dell’epidemia, ma anche e soprattutto sulle ripercussioni economiche delle misure di quarantena implementate in modo sempre più massiccio su scala globale (con notizie di lockdown sempre più diffuse). Una risposta forte e tempestiva delle autorità appare quanto mai necessaria perché lo shock provocato dall’emergenza sanitaria, per quanto severo, possa essere percepito come transitorio. Le misure approvate finora non sembrano aver centrato l’obiettivo, per quanto, in alcuni casi, aggressive. Sono stati forti e prolungati i cedimenti registrati dalle borse mondiali: i flussi di vendita si sono concentrati dapprima sui titoli finanziari e sulle aziende operanti nel settore dei consumi per poi estendersi su tutti i principali indici con flessioni diffuse ed impennate della volatilità. Sono crollate le quotazioni petrolifere (complice il mancato accordo in seno all’OPEC+) ed è stato registrato un forte apprezzamento delle attività rifugio (l’oro ha toccato nuovi massimi storici prima di registrare uno storno sui livelli di fine dicembre 2019), mentre i rendimenti dei titoli governativi hanno subito forti pressioni.

Nell’ottica attuale continua a prevalere un newsflow fortemente negativo, essenzialmente dominato dalle preoccupazioni e dalle incertezze connesse alla diffusione dell’epidemia di Covid-19. Questo impone un attento monitoraggio in relazione alle rilevanti implicazioni immediate ed ai riflessi futuri sulla crescita, sui mercati finanziari, sulle quotazioni delle commodities.

La direzione futura dei mercati continuerà ad essere condizionata dal flusso di informazioni relativo all’evoluzione della situazione pandemica attuale, che condizionerà le dinamiche della crescita economica globale, le valutazioni sui fondamentali e le periodiche revisioni degli utili societari. L’impostazione allocativa deve necessariamente considerare gli squilibri che si stanno generando, temperando con cautela i condizionamenti prodotti da molteplici fattori e le spinte divergenti di differenti driver. Il timore è che le ricadute negative dell’emergenza sanitaria per la crescita globale possano essere più profonde e durature di quanto inizialmente previsto, con inevitabili ripercussioni per i risultati aziendali. Gli elevati margini di incertezza introdotti dalla diffusione dell’epidemia e l’assenza di un’adeguata visibilità prospettica suggeriscono la massima prudenza: ogni supposizione potrebbe essere caratterizzata da basi molto fragili e da forzature. Tali condizioni inducono ad evitare posizionamenti estremi ed impongono di adottare atteggiamenti tendenzialmente poco sbilanciati, ponendo particolare attenzione alla dislocazione delle differenti asset class e

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della composizione dei portafogli nei confronti dei benchmark e dei mercati di riferimento. Appare opportuno perseguire di un approccio gestionale tattico mutevole e all’occorrenza difensivo, generalmente indirizzato alla neutralità e alla moderazione su tutte le classi di investimento.

Gli sviluppi in corso e l’esperienza cinese nella gestione della crisi, portano ad ipotizzare che i paesi sviluppati maggiormente colpiti potrebbero riuscire, con tempistiche differenti, ad arginare il diffondersi del virus entro il primo semestre 2020, ivi inclusi anche quelli, come USA e UK, dove sia la presa di coscienza del problema sia la risposta delle autorità sono arrivate con maggiore ritardo. Sulla base di tale ipotesi, se le autorità monetarie e fiscali interverranno ancora più aggressivamente nelle prossime settimane, una fase di ripresa potrebbe iniziare a concretizzarsi in Q3. Tuttavia, a causa della diversa tempistica nelle risposte dei differenti governi, l’eventuale ripresa economica potrebbe risultare meno coordinata rispetto a quella attesa in precedenza:

quantomeno nelle fasi iniziali, è possibile che manifesti una certa debolezza fino a quando la libera circolazione delle persone, non solo all’interno dei paesi, ma anche fra paesi diversi, non tornerà alla normalità.

Tra i fattori che invece potrebbero supportare la fase di ripresa dell’economia ci sono i bassi prezzi del petrolio e il risparmio forzosamente accumulato. Sulla base di questi presupposti, ed in considerazione del fatto che i fondamentali economici (a livello di domanda domestica) rimangono ancora solidi a livello globale, che le risposte di politica monetaria e fiscale si intensificheranno ulteriormente nelle prossime settimane, che in Cina i segnali di ripresa si stanno rafforzando, è ipotizzabile che il quadro macro possa evolvere secondo le seguenti linee: al rallentamento della crescita reale in Q1, dovrebbe far seguito una severa contrazione dell’output in Q2, a sua volta seguita da stagnazione in Q3, da una debole e o moderata ripresa in Q4 e da un’accelerazione a partire da Q1 2021. In particolare, sulla base delle indicazioni provenienti dagli indici di fiducia PMI cinesi, è possibile che sia l’Area Euro sia il Giappone entrino in recessione tecnica in Q2, mentre gli USA potrebbero evitarla, pur rallentando considerevolmente. I rischi connessi a questo scenario sono comunque caratterizzati al ribasso per ragionevoli motivazioni: le stime di contrazione del PIL risultano essere già consistenti, contenere la pandemia in grandi paesi, come negli USA e nell’area europea, potrebbe richiedere più tempo del previsto, il rischio di ricadute non è escluso, e la circolazione delle persone all’interno degli stati, e fra stati diversi, potrebbe rimanere limitata a causa di un comportamento previdente di consumatori e governi; infine, più a lungo si protrae l’improvviso e repentino blocco della domanda più alta sarà la probabilità che la qualità dei bilanci delle imprese si deteriori e con essa la disponibilità a concedere credito da parte delle banche commerciali.

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NOTE RELATIVE A:

“AZIONI A TUTELA DEI DIRITTI DEI SOTTOSCRITTORI”

Esercizio del diritto di voto

Anima SGR nel corso del 2019 ha esercitato il diritto di voto per conto dei fondi gestiti, in relazione ai titoli azionari presenti nei portafogli dei fondi stessi, mediante il voto elettronico disposto tramite la piattaforma web di proxy voting gestita dalla Società provider ISS Institutional Shareholder Services, Inc., ovvero mediante apposita delega conferita ad hoc, sulla base di esplicite istruzioni vincolanti, a specifici soggetti incaricati. In qualità di società di gestione del risparmio, Anima SGR si è impegnata ad esercitare in modo ragionevole e responsabile, per conto dei propri clienti, i diritti di voto di pertinenza degli strumenti finanziari di natura azionaria presenti negli OICVM gestiti, nella consapevolezza che un uso attivo di tali diritti sia vantaggioso per i mercati finanziari e per la corporate governance delle società emittenti. Il voto é quindi stato esercitato nell’interesse esclusivo dei clienti e con la finalità di accrescere, nel lungo periodo, il valore dei loro investimenti. Non si portano ad evidenza situazioni di particolare rilevanza avendo riguardo al comportamento tenuto in assemblea in funzione dell'esercizio di voto. L’espressione di voto in sede assembleare sui diversi punti all’ordine del giorno è stato espresso coerentemente con la policy di voto di Anima SGR. Le linee guida della suddetta policy rappresentano dei criteri di carattere generale cui Anima SGR si attiene nell’analisi delle diverse risoluzioni. La valutazione delle pratiche di corporate governance tiene conto di fattori specifici dell’impresa oggetto di analisi, con particolare riferimento alle dimensioni ed al contesto operativo, avendo riguardo alla tutela dei diritti degli azionisti, alle modalità di nomina e composizione del Consiglio di Amministrazione (C.d.A.) e del Collegio Sindacale (C.S.), alle modalità di selezione ed ai compiti della società di revisione contabile, all’efficienza ed all’oggettività del sistema dei controlli interni, all’analisi della situazione finanziaria, all’approvazione dei conti, alle politiche retributive, ai sistemi incentivanti, alle eventuali modifiche statutarie, all’adozione di specifici programmi di corporate social responsibility. L’esercizio del voto è avvenuto sempre in maniera informata, sulla base delle informazioni pubblicate dalle stesse società oggetto di investimento, o dai mezzi di informazione di corrente utilizzo (a titolo esemplificativo: siti web delle società emittenti, stampa quotidiana e periodici, information-provider finanziari), nonché delle eventuali analisi condotte da primarie società di ricerca specializzate nel proxy voting. Con riguardo alle società italiane nelle cui sedi assembleari sia stata prevista l’elezione o il rinnovo delle cariche sociali (C.d.A., C.S., rappresentanti degli azionisti), generalmente il voto a supporto delle liste dei rappresentanti di minoranza è stato espresso coerentemente con le riflessioni maturate collegialmente in seno al Comitato Gestori (composto da rappresentanti delle SGR associate ad Assogestioni ed altri investitori istituzionali), quale espressione delle Società di Gestione detentrici di azioni. Non è stato esercitato il diritto di voto relativamente ad azioni di Società direttamente o indirettamente controllanti Anima SGR SpA eventualmente detenute nei portafogli degli OICR gestiti. Anima SGR, esercitando i diritti inerenti agli strumenti finanziari di pertinenza dei patrimoni gestiti nell’esclusivo interesse degli OICR gestiti, si è astenuta dal voto nelle situazioni in cui sussistono potenziali conflitti di interesse. All’interno della nota specifica riferita a ciascun Fondo partecipante è dettagliatamente riportato l’elenco delle Società quotate per le quali, nel corso del 2019, è emersa l’opportunità di esercitare il diritto di voto in sede assembleare. Si fornisce in questa sede l’elencazione complessiva di tali Società: ACSM-AGAM SpA, Aeffe SpA, Allianz SE, Alp.I SpA, Apple, Inc., Ascopiave SpA, Assicurazioni Generali SpA, ASTM SpA, AstraZeneca Plc, AT&T Inc., Atlantia SpA, Banca Farmafactoring SpA, Banca Generali SpA, Banco di Desio e della Brianza SpA, Banco Santander SA, Bankinter SA, Barclays Plc, BASF SE, BasicNet SpA, Bayer AG, Bayerische Motoren Werke AG, Bridgestone Corp., Buzzi Unicem SpA, Cairo Communication SpA, CaixaBank SA, Caltagirone SpA, Capital for Progress 2 SpA, Celanese Corporation, Cerved Group SpA, Chevron Corporation, Citigroup Inc., CNH Industrial NV, Covestro AG, Credito Emiliano SpA, Datalogic SpA, De'Longhi SpA, Deutsche Telekom AG, DiaSorin SpA, ENAV SpA, Enel SpA, Eni SpA, Equita PEP SPAC 2 SpA, ERG SpA, Fine Foods & Pharmaceuticals N.T.M. SpA, FinecoBank SpA, FNM SpA, Ford Motor Company, Fresenius SE & Co. KGaA, General Electric Company, Geox SpA, Gilead Sciences, Inc., GPI SpA, HeidelbergCement AG, Iberdrola SA, Infrastrutture Wireless Italiane SpA, International Business Machines Corporation, Intesa Sanpaolo SpA, Iren SpA, Italmobiliare SpA, Johnson & Johnson, KAZ Minerals Plc, Koninklijke Philips NV, Kyowa Hakko Kirin Co., Ltd., Leonardo SpA, Life Care Capital SpA, Mediobanca SpA, Muenchener Rueckversicherungs-Gesellschaft AG, Openjobmetis SpA, Pfizer Inc., Ping An Insurance (Group) Co. of China Ltd., Prima Industrie SpA, Prysmian SpA, RWE AG, Saipem SpA, Samsung Electronics Co., Ltd., SeSa SpA, Siemens AG, Signify NV, SNAM SpA, Sogefi SpA, SOL SpA, SprintItaly SpA, STMicroelectronics NV, Technogym SpA, Telecom Italia SpA, TERNA Rete Elettrica Nazionale SpA, The Boeing Company, The Coca-Cola Company, The Walt Disney Co., Tod's SpA, UniCredit SpA, Unipol Gruppo SpA, Verizon Communications Inc., Visa, Inc., Walgreens Boots Alliance, Inc., Zignago Vetro SpA.

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Stewardship & Engagement

Nel rispetto dei principi di stewardship approvati dal Comitato Direttivo di Assogestioni, Anima SGR svolge un’attività di monitoraggio relativamente agli Emittenti italiani finalizzata a tutelare ed incrementare il valore degli OICVM partecipanti. Nei confronti degli Emittenti Significativi Anima SGR adotta le misure e gli strumenti di monitoraggio che, in misura flessibile e proporzionale secondo valutazioni di opportunità, possono essere applicati ad altri emittenti partecipati. Il monitoraggio si indirizza principalmente all’analisi delle prospettive economico-finanziarie e alle tematiche di governo societario, in particolare in presenza di potenziali criticità. Il monitoraggio è condotto in via continuativa. Il principale strumento di engagement collettivo, finalizzato al monitoraggio di una sana e prudente gestione e al presidio dei rischi dell’emittente, consiste nel concorrere con altri investitori professionali, attraverso un Comitato dei Gestori, alla presentazione di liste di candidati per l’elezione di membri di minoranza degli organi di amministrazione e controllo dell’Emittente partecipato. L’engagement collettivo con altri investitori istituzionali è di norma ritenuto preferibile sia nei casi in cui Anima SGR ne sia promotrice, sia nei casi di adesione ad iniziative promosse da altri investitori. Tali iniziative possono riguardare, innanzitutto, la richiesta di (ulteriori) confronti collettivi con il management dell’Emittente, nel rispetto delle regole di best practice riconosciute in materia monitoraggio ed engagement.

Nel corso del 2019 Anima SGR ha condotto numerosi incontri (ivi inclusi quelli promossi dal Comitato Gestori) con il management di Società italiane rientranti nella consueta attività di monitoraggio della gestione delle Società le cui azioni sono presenti all’interno dei portafogli dei fondi gestiti. In particolare è emersa l’opportunità di promuovere alcune attività di engagement diretto nei confronti di esponenti indipendenti e/o del management di Società le cui azioni sono presenti all’interno dei portafogli dei fondi gestiti. Nell’ambito delle attività svolte con il supporto del Comitato Gestori rappresentativo delle Società di Gestione associate ad Assogestioni, si sono svolti incontri con le seguenti Società: SPAC Alp.I SpA, SprintItaly SpA, BPER SpA, IREN SpA, Atlantia SpA, ENI SpA, Inwit SpA, Garofalo Health Care SpA, IMA Industria Macchine Automatiche SpA e Gima TT SpA, SIAS SpA, ENAV SpA; Telecom Italia SpA.

Relativamente alla Società SPAC Alp.I SpA, SpA in seguito all’annuncio di “business combination” con Antares Vision SpA, era stato previsto l’incontro con i fondatori e la presentazione della Società, attiva nel settore nell’ispezione visiva, nelle soluzioni di tracciatura e nella gestione dei dati per il settore farmaceutico. Antares Vision e Alpi (spac promossa da Mediobanca) avevano raggiunto un accordo per l’integrazione delle due società allo scopo di accelerare il percorso di crescita. La società era stata ritenuta dotata di un ottimo posizionamento, con opportunità di mercato potenzialmente molto ampie e supportate da un forte commitment dei promotori della spac. Per tali motivazioni si era ritenuto opportuno appoggiare l’operazione in sede assembleare.

Relativamente all’engagement vs la Società SprintItaly SpA, era stato valuto l’annuncio della fusione per incorporazione di SICIT 2000 S.p.A., società attiva nel business dello smaltimento dei rifiuti della concia delle pelli, nella trasformazione dei grassi, nella produzione degli idrolizzati proteici destinati ai biostimolanti agricoli, nella produzione di biofuel e nel mercato dei ritardanti per il gesso, aveva comunicato obiettivi di ampliamento degli impianti atti a soddisfare le richieste dei clienti principali, grosse multinazionali chimiche (quali BASF, Syngenta). Nell'ambito dell'aggregazione aziendale, SprintItaly aveva previsto di contribuire con 100 milioni €, di cui 70 milioni € per acquistare azioni SICIT e 30 milioni € per sostenere il piano aziendale di SICIT. Le restanti risorse, da acquisire mediante raccolta sul mercato primario dei capitali da investitori professionali e istituzionali, per un totale di 50 milioni €, erano previste in distribuzione agli azionisti di SprintItaly (al netto di eventuali prelievi atti a finanziare eventuali recessi dei soci contrari alla “business combination”). La fusione si basava sulla valutazione di SICIT a 160 milioni € e di SprintItaly a 150 milioni €.

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razionale. Avendo riguardo alle iniziative di sviluppo della banca, era emersa l’indicazione dell’opportunità di procedere ad ulteriori consolidamenti del settore, per rendere il modello di banca commerciale profittevole anche in un contesto di tassi molto bassi. Rimaneva da valutare per il futuro il modello di banca-assicurazione.

Anche gli Amministratori indipendenti presenti, secondo la documentazione societaria resa pubblica, non avevano espresso un voto favorevole nella seduta del CdA che aveva approvato l’operazione di acquisizione di Unipol Banca, avvalorando l’ipotesi di alcune perplessità in merito all’operazione medesima (gli Amministratori non avevano comunque fornito valutazioni in merito, non essendo autorizzati a farlo, e nel rispetto dei principi di engagement). Era stato altresì sottolineato come operazioni alternative di consolidamento sarebbero state, al momento, difficilmente percorribili, mancando una reale alternativa per la crescita non organica.

Relativamente alla Società IREN SpA, l’incontro con un Consigliere indipendente si era focalizzato sulla struttura di governance, in seguito alla modifica dell’azionariato e al rinnovo del CdA. I partecipanti del Comitato Gestori intervenuti avevano espresso preoccupazioni per la governance, apparentemente indirizzata verso logiche territoriali e non attuata nel pieno interesse dell’azienda (relativamente alla possibilità di privilegiare gli investimenti solo nei comuni azionisti, e all’eventualità di partecipazione a gare interessanti in comuni limitrofi ma non azionisti). In merito al rinnovo di un amministratore, vista la struttura complessa della società, era emersa la necessità di puntare sulle competenze di governance e compliance. Sul tema della remunerazione (risultata inferiore rispetto alla media di azienda comparabili) era emerso un atteggiamento favorevole nel caso fossero stati proposti incrementi sia per i vertici aziendali sia per i consiglieri al fine di attrarre migliori talenti. Il Comitato Gestori aveva espresso l’auspicio della riconferma del CEO per l’ottimo lavoro svolto, pur non ritenendo opportuno alcun endorsment formale, potenzialmente a rischio di strumentalizzazione.

Relativamente alla società Atlantia SpA, (l’engagement vs Atlantia SpA condotto nel 2019 aveva fatto seguito ad un precedente engagement condotto nel 2018, alla luce delle criticità che avevano coinvolto la società in seguito alla tragedia del ponte Morandi di Genova) nell’incontro con il management (Presidente, CEO, Legale, CFO) erano stati esposti i risultati del 2018 ed un aggiornamento del piano strategico (indicazioni già note al mercato in seguito alla pubblicazione di un comunicato dedicato). Era emersa in particolare la priorità di riduzione del debito, anche attraverso la cessione quote di minoranza degli asset detenuti. Era stato ribadito inoltre l’interesse per una crescita sui mercati internazionali e per perseguire una maggiore diversificazione. Il dibattito si era poi focalizzato sulla vicenda del crollo del ponte Morandi, in merito alla prosecuzione delle indagini e al rischio di revoca della concessione. Il primo incidente probatorio svolto a Zurigo non aveva indicato nella mancata manutenzione degli stralli la causa del crollo, ma aveva evidenziato rilevanti difetti di costruzione. Il tema della revoca della concessione non sarebbe stato oggetto di chiarimento a breve, tuttavia sussisteva la convinzione di una forte tutela contrattuale che non avrebbe potuto ammettere modifiche unilaterali. Rimaneva aperto un tavolo di consultazione con il regolatore. Al tempo non risultavano possibili previsioni sulle durate e sugli esiti dell’incidente probatorio e della causa penale. Atlantia aveva rafforzato la comunicazione sui miglioramenti della sicurezza: il Presidente aveva ammesso che la tragedia di Genova avrebbe richiesto una gestione migliore, ma la drammaticità dell’evento era stata superiore a qualsiasi capacità di reazione. La società aveva subito un downgrade del rating ESG su cui aveva indubbiamente inciso la vicenda ligure, ma erano emerse preoccupazioni anche sul tema della governance (per le dimissioni di due consiglieri con ruolo all’interno del Comitato Remunerazione). Non erano poi emerse ulteriori criticità su altri progetti ed iniziative (dossier aeroporti). La situazione di tassi bassi appariva vantaggiosa in merito alla gestione del debito.

Era emersa qualche perplessità relativamente alla crescita, per il rischio di una forte onerosità delle operazioni di acquisizione all’estero. Il Comitato Gestori aveva osservato che in merito alle dimissioni di alcuni consiglieri evidentemente qualcosa non aveva funzionato nel Comitato Remunerazione, tuttavia i relativi comunicati societari, tenuti evidentemente al rispetto della privacy dei consiglieri dimissionari, erano apparsi esaustivi.

Un successivo engagement vs Atlantia SpA (con la presenza di Amministratori indipendenti e sindaci eletti nelle liste di minoranza) era stato richiesto dal Comitato Gestori (one-way) in seguito alla comunicazione di Atlantia SpA relativa all’indennizzo per cessazione del rapporto con l’AD Castellucci. I gestori avevano espresso una generale perplessità sull’opportunità di concedere una “buonuscita” ritenuta piuttosto generosa, in presenza di un procedimento penale ancora in corso, che vedeva coinvolto anche l’ex amministratore delegato di Atlantia (procedimento connesso al crollo del “ponte Morandi” relativo ad un tratto autostradale in concessione ad ASPI, Società controllata da Atlantia SpA). L’indennizzo, distribuito in più anni, avrebbe dovuto essere erogato posto che non fossero emerse condotte dolose da parte dell’ex AD (in tal caso Atlantia SpA si sarebbe riservata il diritto di annullare il beneficio e di rientrare in possesso di quanto già erogato). Il Comitato Gestori aveva espresso un’ulteriore perplessità per il fatto che nel comunicato di Atlantia SpA era stato menzionato il

“risarcimento” dell’indennizzo solo in caso di “dolo” e non anche di “colpa grave”. Gli amministratori indipendenti di Atlantia avevano preso atto delle considerazioni dei gestori, auspicando che in un futuro confronto (two-way), aperto anche al Presidente della Società, potessero essere chiarite le motivazioni che

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avevano portato il board a prendere le decisioni oggetto di attenzione. Il Comitato Gestori aveva infine espresso una sostanziale preoccupazione per la situazione di Atlantia SpA, auspicando di poter tornare al più presto ad una situazione di maggiore chiarezza e stabilità, e rilevando che, in seguito all’acquisizione di Abertis, la complessità del Gruppo era molto accresciuta, complicando, oltremodo per effetto dell’incertezza presente, anche la valutazione sul valore della Società. La Società, al momento, presentava l’assoluta necessità di riconquistare una situazione di minore incertezza sulla concessione di ASPI, anche per un migliore accesso alle diverse forme di funding: benché l’accesso al credito per gli operatori nel comparto delle infrastrutture avvenga a costi molto bassi, questa situazione di incertezza, innalzando il costo del finanziamento per Atlantia SpA, avrebbe potuto rendere la Società poco competitiva nel confronto con i principali competitors.

Relativamente alla Società ENI SpA, l’incontro con il management (Compensation&Benefit Executive Vice President, Investor Relations Manager) aveva avuto ad argomento la politica di remunerazione. Era stato presentato il documento sulla politica di remunerazione redatto dal Comitato Remunerazione composto da 4 amministratori indipendenti, di cui due eletti nella lista di maggioranza (tra cui il Presidente) e due eletti nella lista di minoranza. La remunerazione del CEO prevedeva a grandi linee 25% di retribuzione fissa, 25% variabile in denaro (65% immediata, 35% differita) su performance annuali, e 50% su LTIP (long term incentive plan) in azioni basato in particolare sulla performance rolling triennale. Le azioni (attribuito ogni anno un controvalore del 150% della retribuzione fissa) era previsto che venissero rilasciate in base a 2 indicatori equi-ponderati di performance: il primo riguardava il ritorno dell’investimento, confrontato con quello di un cluster di oil company comparabili a livello mondiale (total shareholder return corretto per andamento dell’indice di riferimento), il secondo riguardava la dinamica del NPV delle riserve, confrontata con la dinamica dello stesso cluster di riferimento. Il valore minimo delle azioni rilasciate (quantitativo minimo dell’80% e controvalore del 120%

della retribuzione fissa) si sarebbe ottenuto al raggiungimento della posizione mediana del cluster di riferimento, sulla base dei due indicatori di cui sopra; il valore massimo del LTIP che poteva essere rilasciato annualmente avrebbe potuto arrivare (nel caso di migliore performance all’interno del cluster di riferimento) fino a 2,7 volte la retribuzione fissa annuale. Appariva difficoltoso esprimere un giudizio complessivo poiché la politica di remunerazione nel suo complesso (come vale peraltro per molte società quotate) presentava un certo livello di complessità. Lo split tra fisso/variabile cash annuo/LTIP appariva ragionevole, sebbene al tempo non fossero presenti elementi di confronto. Non erano stati del tutto chiariti i parametri (almeno nella loro quantificazione) utilizzati come base per la retribuzione variabile sulle performance annuali (il riconoscimento immediato del 65% in denaro sarebbe potuto apparire elevato). Al tempo non vi era evidenza che la retribuzione potenzialmente derivante dal LTIP fosse in linea con quella di aziende oil comparabili sia nell’ammontare sia nella tempistica di erogazione. Non era stata citata nell’incontro la possibilità di rilasciare bonus discrezionali al verificarsi di operazioni straordinarie. La composizione del Comitato Remunerazione presentava un’adeguata rappresentatività dei consiglieri eletti dalle minoranze. Era stato apprezzabile lo sforzo dell’azienda volto a spiegare il razionale della politica, anche in vista dell’assemblea del 14 maggio 2019. Sebbene potesse ritenersi non “best practice” il rilascio di azioni anche dopo il termine della carica, era altrettanto vero che un rilascio puntuale e coincidente con il termine della carica avrebbe potuto indurre a comportamenti orientati più ad obiettivi di breve termine, che non di più lungo periodo. In generale alcuni aspetti potevano essere migliorabili, ma non erano emerse, nel complesso, criticità di grande rilevanza.

Relativamente alla Società Inwit SpA era stato richiesto un incontro con il Comitato Gestori c/o Assogestioni (one way, in conformità con il codice di autodisciplina era stato richiesto che non venisse rilasciata al Comitato alcuna informazione non pubblica, e che i rappresentanti legali dell’emittente fossero stati informati dell’incontro) in merito all’opinione del mercato in vista delle delibere consigliari che avrebbero dovuto approvare l’operazione di integrazione tra Inwit e le “torri” di Vodafone. Inwit Spa era rappresentata dal Lead Director, da Consiglieri di Amministrazione indipendenti, dal Presidente del Collegio Sindacale. Nel corso

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maggioranza delle minoranze. Gli Amministratori/Sindaci avevano espresso soddisfazione per l’utilità l’incontro, ed avevano reso noto che si sarebbero dotati di opportuni advisors, esprimendo piena condivisione sul fatto che l’aspetto relativo all’attribuzione delle sinergie avrebbe rappresentato il nodo centrale nella definizione del concambio.

Relativamente alla Società Garofalo Health Care SpA, l’incontro con il Comitato Gestori c/o Assogestioni (in conformità con il codice di autodisciplina era stato richiesto che non venisse rilasciata al Comitato alcuna informazione non pubblica) si era tenuto a fronte delle dimissioni rassegnate a fine aprile dai 3 amministratori indipendenti (eletti prima della quotazione e quindi nominati dalla maggioranza), il cui comunicato riportava l’impossibilità di svolgere adeguatamente le proprie funzioni. Erano presenti per Garofalo Health Care SpA il Presidente ed il CEO. La richiesta di chiarimenti da parte del Comitato Gestori era stata indotta dall’inusuale contestualità delle dimissioni, in presenza di una situazione operativa che non presentava evidenti criticità.

Presidente e CEO, compatibilmente con le informazioni rese pubbliche, e alla luce delle risposte fornite durante l’ultima Assemblea, avevano precisato che le dimissioni non risultavano imputabili a fatti o eventi specifici, ma trovavano prevalente spiegazione in generiche incomprensioni ed in una certa mancanza di dialogo, a loro avviso non imputabile alla Società. Entrambi avevano sottolineato che il business delle cliniche presentava forte specificità, trattandosi di entità autonome sotto la direzione ed il controllo dell’emittente quotato: un maggiore accentramento delle funzioni non avrebbe permesso un’efficiente gestione. Le informazioni sulle controllate erano state adeguatamente fornite a tutti i membri del CdA, tutti i bilanci delle cliniche erano stati certificati, e le attività di gestione erano sottoposte ad un audit esternalizzato ad un operatore di elevato standing (Marsh&Mclennan). Il Comitato Gestori pur sottolineando una certa preoccupazione sui presidi di governance, aveva espresso comunque un generale apprezzamento per i risultati della gestione, risultati del tutto coerenti con le linee strategiche rese pubbliche in sede di quotazione, apprezzando anche il fatto di essere stato coinvolto per ripristinare un adeguato presidio di amministratori indipendenti e consentire al mercato di esprimere un candidato da cooptarsi in occasione del primo CdA in agenda (gli altri 2 amministratori indipendenti sarebbero stati scelti dall’azionista di maggioranza: lo statuto prevede infatti che alla maggioranza spetti la nomina di tutti gli amministratori meno uno). Il Comitato, generalmente soddisfatto della reazione della società ad un evento così delicato, aveva incoraggiato il mantenimento di un dialogo aperto con il mercato.

Relativamente alla Società IMA Industria Macchine Automatiche SpA e Gima TT SpA, l’incontro richiesto dal Comitato Gestori si era sviluppato in relazione ad un’operazione straordinaria. IMA Industria Macchine Automatiche SpA aveva avviato l'acquisizione della quota di minoranza della controllata Gima TT SpA (transazione annunciata a giugno 2019, con previsione di completamento entro il 2019). I gestori avevano espresso perplessità sull’operazione che, senza prevedere recesso o white-washing, vincolava le minoranze di Gima TT ad accettare il concambio oppure a vendere i titoli. I detentori delle minoranze di Gima, operante in un business affine ma differente all’interno del mercato di riferimento rispetto a IMA (produzione di macchinari per packaging del tabacco vs macchinari per packaging food/pharma), si sarebbero ritrovati azionisti di un gruppo più diversificato, ma caratterizzato da dinamiche interne ed operative piuttosto diverse. Erano apparse deboli le argomentazioni sulle motivazioni dell’operazione, che non esprimeva un particolare razionale. Era stato reputato che la quotazione della controllata Gima TT, avvenuta meno di due anni fa, fosse o un’operazione non industrialmente valida (dal momento che dopo meno di 24 mesi veniva fatta marcia indietro), oppure opportunistica. L’operazione “blindata” (no white washing) non appariva rientrare nella best practice adottata per tutelare i diritti della minoranza (seppure fosse stata riscontrata la correttezza dei processi autorizzativi e formali).

Relativamente alla Società SIAS SpA, l’incontro richiesto dal Comitato Gestori era stato finalizzato ad informare i Consiglieri indipendenti eletti dalle minoranze sull’opinione del mercato relativamente all’operazione di fusione di ASTM (azionista di maggioranza) con SIAS (società operativa controllata). I gestori avevano espresso l’apprezzamento generale per la valenza strategica dell’operazione che rendeva più efficiente la struttura societaria ed eliminava una struttura holding/società operativa che aveva poche ragioni di esistere vista l’unicità del business. Allo stesso tempo avevano espresso un generale disappunto per il concambio proposto, che non offriva agli azionisti di SIAS nessun particolare riconoscimento.

Relativamente alla Società ENAV SpA, l’incontro richiesto dal Presidente, dopo la conferma ottenuta in Assemblea (aprile 2019), era stato finalizzato alla presentazione del percorso di Enav a partire dalla quotazione, in termini di governance/sostenibilità e per fornire indicazioni in merito all’obiettivo di sfruttare la capacità di finanziamento dell’azienda per crescere in business affini e non regolati. I gestori avevano ritenuto che l’apprezzamento del titolo, dal collocamento, riflettesse i buoni fondamentali, mentre un ulteriore elemento di up-side avrebbe potuto risiedere in una struttura del capitale idonea ad ottimizzarne il costo.

Relativamente alla Società Telecom Italia SpA era stato condotto un engagement in occasione di un incontro informativo esterno promosso dal research provider Intermonte Sim SpA (con la presenza di investitori diversi e dei vertici di Telecom). Il GM/CEO Gubitosi aveva presentato la trimestrale e le iniziative strategiche future,

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affermando che la riduzione del debito rimaneva l’obiettivo prioritario, che il contesto competitivo appariva meno aggressivo rispetto al passato, malgrado si registrasse la forte crescita del competitor Iliad, portando l’attenzione sull’entità rilevante del cash flow operativo e mantenendo un approccio elusivo in merito ai ricavi (affermando che le azioni intraprese probabilmente non avrebbero portato ricavi immediati ma sarebbero state indirizzate alla creazione di nuove fonti future di ricavo). Nelle parole del CEO il tema della Governance non sembrava più costituire una rilevante criticità prospettica. L’incontro era poi entrato nel merito del capitale azionario, in relazione alla non agevole valutazione di un ipotetico concambio tra azioni di risparmio ed azioni ordinarie. L’eventualità della conversione delle azioni di risparmio era stata ammessa in più occasioni dal CEO Gubitosi. Nel corso dell’incontro il gestore di Anima SGR aveva ipotizzato di ritenere non agevole la valutazione di un concambio tra un dividendo “statutario” interessante (circa 5%) ed un diritto di voto (dal momento che l’azione ordinaria, al momento, non distribuiva dividendo), considerando di più agevole valutazione un’eventuale conversione, nel momento in cui anche l’azione ordinaria fosse stata inclusa in una politica dei dividendi. Ipoteticamente, il piano industriale di marzo 2020 avrebbe potuto essere l’occasione per introdurre tale innovazione, tuttavia il CEO Gubitosi aveva affermato una posizione attendista ed interlocutoria, limitandosi a prendere atto della suddetta considerazione. Si era osservato, in separata sede, che al momento non era previsto dividendo nel 2020 sui conti 2019, e neppure nel 2021 sui conti 2020, poiché il dividendo non era previsto tout court dal piano industriale che copriva un orizzonte temporale sino al 2021. Posto che la pregressa valutazione dell’opportunità di posizionamento su azioni Telecom Italia SpA Risp.

non fosse legata all’eventualità di una conversione, bensì all’alto dividendo “statutario”, la richiesta esplicita sottoposta al CEO di Telecom Italia SpA di valutare una dividend policy per le azioni ordinarie avrebbe potuto semplificare una valutazione dell’eventuale concambio cui assoggettare la conversione risparmio/ordinarie.

Si segnala inoltre che si è inteso partecipare alla presentazione delle liste dei candidati per l’elezione dei membri rappresentativi degli azionisti di minoranza in previsione del rinnovo degli organi sociali (CdA, Collegio Sindacale, ovvero entrambi) delle seguenti società: ACSM-AGAM SpA, Assicurazioni Generali SpA, ASTM SpA, Atlantia SpA, BasicNet SpA, Buzzi Unicem SpA, Cerved Group SpA, Credito Emiliano SpA, Datalogic SpA, De'Longhi SpA, DiaSorin SpA, ENAV SpA, Enel SpA, ENI SpA, ERG SpA, Geox SpA, GPI SpA, Intesa Sanpaolo SpA, Iren SpA, Leonardo SpA, Prima Industrie SpA, Prysmian SpA, SNAM SpA, Sogefi SpA, SOL SpA, TERNA Rete Elettrica Nazionale SpA, Tod's SpA, UniCredit SpA, Unipol Gruppo SpA, Zignago Vetro SpA.

Anima SGR ritiene che l’adozione di specifici programmi di corporate social responsibility sia parte integrante delle più generali politiche di corporate governance delle imprese, contribuendo, di fatto, non solo al miglioramento dei rapporti con tutti i portatori di interessi interni ed esterni (cd. stakeholder), ma altresì all’accrescimento, in un’ottica di lungo periodo, del valore stesso delle aziende. Anima SGR è quindi favorevole all’adozione ed allo sviluppo, in seno alle singole società, di appositi programmi finalizzati a gestire e minimizzare i potenziali impatti di carattere sociale ed ambientale derivanti dalle attività poste in essere.

Class action

Informazioni relative alle iniziative di class action cui Anima SGR ha inteso aderire nel corso dell'esercizio 2019.

Nel corso dell'anno 2019, Anima SGR ha valutato positivamente l’opportunità di aderire, per conto dei propri Fondi gestiti, ad iniziative di class action supportate a cura del consulente legale statunitense Kessler Topaz Meltzer & Check LLP relativamente ai titoli azionari delle seguenti Società: Ali Baba Group Holding Ltd., Banco Bradesco SA, DeVry Education Group Inc., Walmart Inc..

Si rende inoltre noto che nel corso dell’anno 2019, relativamente all'esito delle class action precedentemente intraprese da Anima SGR per conto dei propri Fondi gestiti nei confronti delle Società American International

Riferimenti

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 Le differenze di cambio derivanti dalla conversione delle voci espresse in valuta estera sono contabilizzate in voci separate nella Relazione tenendo distinte quelle realizzate

 Le differenze di cambio derivanti dalla conversione delle voci espresse in valuta estera sono contabilizzate in voci separate nella Relazione tenendo distinte quelle realizzate

 Le differenze di cambio derivanti dalla conversione delle voci espresse in valuta estera sono contabilizzate in voci separate nella Relazione tenendo distinte quelle realizzate

 Le differenze di cambio derivanti dalla conversione delle voci espresse in valuta estera sono contabilizzate in voci separate nella Relazione tenendo distinte quelle realizzate

 Le differenze di cambio derivanti dalla conversione delle voci espresse in valuta estera sono contabilizzate in voci separate nella Relazione tenendo distinte quelle realizzate

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