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ANIMA SGR SPA Capitale Sociale: Euro 23.793.000,00 interamente sottoscritto e versato. La SGR è soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’azionista unico Anima Holding S.p.A.

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ANIMA SGR SPA

Capitale Sociale: Euro 23.793.000,00 interamente sottoscritto e versato.

La SGR è soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’azionista unico Anima Holding S.p.A.

Consiglio di Amministrazione

Presidente: Livio Raimondi* (indipendente)

Amministratore Delegato Marco Carreri e Direttore Generale:

Consiglieri: Maurizio Biliotti*

Alessandro Melzi D’Eril (Condirettore Generale) Francesca Pasinelli* (indipendente)

Gianfranco Venuti Vladimiro Ceci

Collegio Sindacale

Presidente: Antonio Taverna

Sindaci effettivi: Marco Barassi Tiziana Di Vincenzo Sindaci Supplenti: Enrico Maria Mosconi

Carlotta Veneziani

Società di Revisione Deloitte & Touche S.p.A.

Depositario BNP Paribas Securities Services SA – Succursale di Milano

*Membro del Comitato Remunerazione (Istituito ai sensi dell’art.39 del Reg. Banca d’Italia – Consob del 29/10/2007 e successive modifiche e integrazioni)

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INDICE

RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI DI ANIMA SGR ...4

ANIMA FORZA DINAMICO... 11

ANIMA FORZA EQUILIBRATO ... 42

ANIMA FORZA MODERATO ... 73

ANIMA FORZA PRUDENTE ... 103

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4 RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI DI ANIMA SGR

SULLA RELAZIONE DI GESTIONE AL 31 DICEMBRE 2018

Forma e contenuto della Relazione di Gestione

La Relazione di Gestione (di seguito anche “Relazione”), è stata redatta in conformità al Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio, emanato con Provvedimento della Banca d’Italia del 19 gennaio 2015 e successive modificazioni ed è costituita dalla Situazione Patrimoniale, dalla Sezione Reddituale, dalla Nota Integrativa, accompagnata dalla Relazione degli Amministratori.

I dettagli della Nota Integrativa sono esposti esclusivamente per le voci valorizzate negli schemi della Relazione.

Mercati finanziari

Nel 2018 l’indice azionario globale ha fatto registrare una performance sensibilmente negativa in valuta locale, con un cedimento prossimo a -10%. Gli indici obbligazionari hanno espresso nel 2018 un andamento negativo sia nella componente governativa globale (in valuta locale) sia in quella delle emissioni societarie. Solo l’indicatore relativo al comparto governativo in area Euro ha fatto segnare un segno lievemente positivo, in relazione alla discesa dei tassi nell’ultimo trimestre dell’anno. Nel 2018 l’Euro si è indebolito nei confronti di Dollaro Usa e Yen, mentre si è lievemente rafforzato verso la Sterlina inglese.

Dopo un inizio d’anno positivo per i mercati azionari, nel corso del primo trimestre 2018 si è innescata una correzione a livello globale. Le dichiarazioni di impronta protezionistica della politica statunitense, le iniziative tariffarie conseguentemente adottate, il rischio di un’escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, unitamente alle attese relative alle azioni di progressiva normalizzazione della politica monetaria da parte della banca centrale statunitense e della Bce, avevano concorso ad intaccare il clima di fiducia degli investitori, determinando sui mercati fasi alterne di avversione al rischio e di volatilità diffuse a tutte le classi di investimento.

I buoni dati sulla crescita globale e l’esito della reporting season del primo trimestre 2018 avevano poi consentito ai mercati azionari, nel periodo primaverile, di recuperare in parte le perdite sofferte, tuttavia il consolidamento delle borse globali aveva evidenziato una dispersione significativa delle performance fra le diverse aree geografiche: positivo l’azionario Usa, negativi quelli di Giappone ed Europa. Il listino italiano, in avvio d’anno tra i migliori mercati dell’Eurozona, dopo la prima settimana di maggio aveva iniziato ad erodere i guadagni realizzati portandosi in territorio progressivamente negativo, soprattutto per effetto delle pressioni sul comparto bancario.

Sino all’avvio del periodo autunnale l’indice azionario globale si era mantenuto nel quadrante positivo essenzialmente al traino del mercato statunitense: la borsa americana aveva beneficiato di un flusso di dati positivo sulla crescita economica e sui fondamentali aziendali, raggiungendo nuovi massimi storici. Europa e Giappone avevano invece perso progressivamente terreno rispettivamente per l’escalation del rischio geo- politico ed il rafforzamento del cambio. L’ingresso nell’ultimo trimestre del 2018 ha poi segnato correzioni importanti dei mercati azionari ed un brusco incremento della volatilità, riflessi di un progressivo aumento dei timori di rallentamento della crescita globale a causa dei fattori di rischio già emersi nei mesi precedenti.

L’aumento dei tassi di interesse (negli Usa) e crescenti evidenze dell’impatto delle tensioni commerciali sul contesto macro-economico e sui fondamentali aziendali hanno contribuito ad aggravare la fase di sell-off. Hanno progressivamente concorso ad indurre una significativa correzione di tutti i mercati anche la fine del Quantitative Easing in Europa, le trimestrali societarie che hanno mostrato una certa difficoltà a centrare le stime, un outlook più cauto per i trimestri a venire. L’andamento negativo dei mercati azionari dei Paesi sviluppati sono stati appesantiti principalmente dal cedimento generalizzato del comparto finanziario e di quello dei materiali di base, dalla correzione dei titoli tecnologici e del settore energetico. Negativi in questo contesto anche i Paesi Emergenti, con flessioni differenti tra le diverse aree geografiche, complici la forza del Dollaro Usa e la crisi dovuta alle imposizioni tariffarie.

Sui mercati obbligazionari, dal clima di diffusa incertezza e di avversione al rischio su scala globale hanno tratto beneficio essenzialmente gli asset rifugio, sostenuti dall’escalation del rischio politico. In tale contesto i rendimenti delle obbligazioni governative core hanno registrato sensibili pressioni al ribasso. Il prolungarsi della situazione di incertezza politica domestica nel periodo pre e post elettorale aveva indotto un incremento del premio per il rischio ed elevata volatilità sui titoli di Stato italiani, con particolare veemenza anche per le scadenze più brevi, ed un forte appiattimento della curva dei rendimenti nel corso dell’ultima decade di maggio. Sotto pressione i Btp sono stati a più riprese penalizzati dal focus degli investitori sui rischi politici. Il rendimento del Btp decennale si è mosso dalla soglia minima di aprile (1,70%) ai massimi registrati in ottobre (oltre quota 3,65%), mentre lo

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5 spread Btp/Bund decennale, dai minimi di aprile, in area 113 punti base, ha superato in ottobre e novembre 325 punti base, avvicinandosi ai picchi del 2013. Dopo metà novembre il Btp ha evidenziato alcuni segnali di ripresa (con la discesa dello spread BTP/Bund sotto 280 punti base e del rendimento BTP decennale in area 3%) grazie alle aperture maggiormente concilianti del Governo ed ai colloqui in sede UE in ordine ad una rimodulazione della legge di bilancio. La situazione politica italiana ha prodotto alcune ripercussioni anche sui mercati finanziari globali, con borse in flessione e fasi di progressivo indebolimento dell’Euro, mentre si è assistito ad un apprezzamento delle attività finanziarie percepite come rifugio (titoli di stato tedeschi e statunitensi, Yen e Franco svizzero). La fase di risk-off ha indotto nel corso del 2018 sensibili allargamenti degli spread sui titoli societari, producendo correzioni diffuse sui mercati corporate e cedimenti sia nella componente investment grade sia in quella high yield, con penalizzazioni di maggiore entità sofferte sul comparto finanziario subordinato ed una consistente riduzione della liquidità su tali mercati. Sono state registrate perdite significative anche per il debito emergente, penalizzato, oltre che dal rafforzamento del dollaro statunitense, da un incremento del rischio specifico su alcune aree.

Relativamente alle valute, nel corso del 2018 dopo l’avvio del periodo primaverile si è assistito al progressivo apprezzamento del Dollaro Usa, guidato da un rinnovato focus degli investitori sul tema del differenziale dei tassi e, specularmente, all’indebolimento dell’Euro, complice una Bce più conciliante del previsto, e a causa delle turbolenze politiche vissute in Italia e Spagna. L’Euro ha sofferto particolarmente tra aprile e maggio e ad agosto, nella fase acuta della crisi turca, indebolendosi nei confronti delle principali valute, ad eccezione della sterlina, sulla quale ha continuato a pesare l’incertezza per Brexit. Un parziale recupero dell’Euro sul dollaro Usa si era manifestato dopo il meeting di settembre della Bce, in occasione del quale veniva confermato l’ottimismo sul recupero dell’inflazione core grazie alla migliore dinamica salariale in Area Euro. Significativo l’apprezzamento di Yen e Franco svizzero, quali divise rifugio. In direzione opposta molte divise dei Paesi Emergenti hanno sofferto una perdurante debolezza, penalizzate dal vigore del biglietto verde e da un’escalation del rischio politico (in particolare in Argentina, Brasile e Turchia).

Gli indici delle materie prime hanno subito flessioni per le pressioni indotte sulle quotazioni dalle tensioni commerciali, dai timori sulla crescita globale e degli impatti sull’economia cinese. Il prezzo del petrolio aveva segnato una variazione positiva da inizio anno superiore al 25% sino all’avvio del quarto trimestre 2018, dopo aver registrato fasi alterne in relazione alle stime sulla domanda mondiale e sulla produzione OPEC. Nella parte finale dell’anno il greggio ha intrapreso un percorso di forte calo, chiudendo il 2018 con una flessione su base annua di circa -20%. Il prezzo dell’oro ha tracciato una fase volatile e laterale nel primo trimestre 2018, proseguendo con un progressivo calo delle quotazioni sino all’avvio dell’ultimo trimestre dell’anno, ove ha messo a segno un parziale recupero, chiudendo il 2018 con una perdita di circa un punto e mezzo.

Scenario macroeconomico

Lo scenario macroeconomico globale appare incerto: sono emersi segnali di rallentamento evidenziati dalla flessione di alcuni indicatori congiunturali e dai recenti deboli dati sulla crescita a livello mondiale. Il contesto attuale è caratterizzato dal permanere di fattori perturbanti che a diverso titolo concorrono ad alimentare potenziali rischi. L’acuirsi di tensioni geo-politiche, soprattutto legate ai provvedimenti protezionistici statunitensi e alle relative contromisure adottati da altri paesi, tendono a frenare il commercio mondiale, e con esso la crescita.

Il summit dei G7 di giugno in Canada si era concluso con lo strappo del Presidente Usa Trump, il quale aveva ritirato la firma dal documento finale, facendo emergere forti divergenze nelle relazioni tra gli Stati Uniti e gli altri sei Stati membri. Le iniziative di riavvicinamento e conciliazione tra i principali “contendenti” (Usa e Cina) sono riprese sulla scia della tregua siglata durante il G20 tenutosi a fine novembre 2018. Un ulteriore fattore di incertezza trae origine dal processo di normalizzazione delle politiche monetarie da parte dei principali Istituti Centrali, nel prosieguo del percorso di graduale rimozione dei pregressi interventi espansivi. Permane una forte incertezza relativa agli sviluppi e alle future implicazioni di Brexit.

Negli Stati Uniti la crescita si è confermata solida e diffusa, supportata da un mercato del lavoro che ha evidenziato occupazione e dinamiche salariali in accelerazione. Tra i fattori trainanti l’aumento del reddito e della ricchezza disponibili. Gli indicatori prospettici permangono ancorati all’area espansiva, ma si osserva che potrebbe venire meno la spinta propulsiva delle agevolazioni fiscali promosse dal governo Trump. L’inflazione core è contenuta in area 2%. La Fed ha attuato nel corso del 2018 quattro aumenti dei tassi (ciascuno di un quarto di punto a marzo, giugno, settembre, dicembre) passando da fascia 1,25%-1,50% a fascia 2,25% -2,50%, in coerenza con il previsto sentiero di progressiva riduzione degli stimoli e di graduali incrementi dei Fed Funds.

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6 Appare ipotizzabile un approccio più moderato per i futuri ulteriori rialzi previsti nel 2019. L’amministrazione Trump aveva fatto scattare nel 2018 l’imposizione di dazi all’importazione con previsione di progressiva estensione a diverse categorie merceologiche, colpendo principalmente le importazioni dalla Cina. Malgrado i ripetuti tentativi di conciliazione, permangono tuttora i timori di potenziali effetti distorsivi determinati da squilibri finanziari e dalle politiche commerciali. In Area Euro la dinamica del Pil ha evidenziato una fase di rallentamento e le indagini sulla fiducia hanno fornito segnali flettenti. Un fattore di debolezza insiste sulle esportazioni intra Euro. La Bce conferma comunque la solidità dei fondamentali per consumi ed investimenti, coerenti con un'espansione generalizzata dell'economia e con un graduale incremento dell’inflazione, malgrado un'evoluzione più debole rispetto alle attese. La Bce ha mantenuto un approccio prudente, persistente e moderato verso la normalizzazione della politica monetaria, basando la valutazione delle iniziative da adottare sull’evoluzione del tracciato di crescita ed inflazione. L’avvio verso l’uscita dalle misure non convenzionali con l’annuncio ufficiale della fine del Quantitative Easing e la chiusura del programma di acquisto di titoli pubblici ha fatto seguito ad una fase di tapering, mentre le attese sui tassi puntano al mantenimento sui bassi livelli attuali sin dopo l’estate del 2019, ovvero sino a quando sarà necessario, per favorire un ritorno dell’inflazione al target di medio periodo.

In Italia le stime sul Pil e le indagini di fiducia in flessione hanno fornito segnali di rallentamento. Lo scenario politico si configurava incerto, tenuto conto delle implicazioni connesse alla sostenibilità della convivenza dei partiti di maggioranza, alla disciplina fiscale, alle coperture finanziarie sui principali punti del contratto di governo, al consolidamento di bilancio e alle possibili tensioni sulle relazioni istituzionali in ambito UE. L’iniziale bocciatura del Documento Programmatico di Bilancio per non conformità alle regole UE del patto di Stabilità e Crescita era derivata dai rischi connessi alla sovrastima degli effetti espansivi sulla crescita e alla sottostima della spesa per gli interessi sul debito, tenuto anche conto di stime poco conservative sulla dinamica inflativa. Le più recenti aperture al dialogo con l’UE da parte del Governo hanno puntato ad evitare l’apertura di una procedura formale d’infrazione per debito eccessivo, giungendo ad un rinvio della valutazione dopo la rimodulazione delle proposte contenute nella legge di bilancio, con la previsione di una riduzione del deficit a 2,04% del Pil. Permangono elementi di vulnerabilità quali lo stock di crediti bancari deteriorati e le difficoltà di intraprendere un virtuoso percorso riformatore e di riduzione dell’elevato debito pubblico.

In Francia, le proteste sorte per osteggiare l’aumento delle tasse sui carburanti, poi estesesi più in generale alle manovre economiche del governo francese, hanno spinto il Presidente Macron a rivedere il budget previsionale per il 2019: le prime stime sulle nuove misure introdotte poterebbero sospingere il rapporto deficit/Pil oltre il limite previsto del 3%.

Nel Regno Unito il processo di Brexit ha vissuto alterne fasi di crisi e di stallo. La definizione dell’accordo tecnico con la UE sul trattato di recesso è stato ritenuto da più parti insoddisfacente. I ripetuti tentativi di promuovere una ratifica dell’accordo da parte del Governo May hanno riscontrato un’opposizione politica interna particolarmente vivace ed un’apparente chiusura a ulteriori negoziazioni da parte della UE. Tuttavia, gli sforzi rimangono volti al perseguimento di un accordo sul divorce-bill.

In Giappone la più recente stima del Pil ha registrato una contrazione delle attività, ma permane il trend positivo degli investimenti sottostante ad una crescita su ritmi moderati. L’inflazione è in crescita, ma rimane distante dal target della Banca del Giappone del 2%, non lasciando prevedere tempi di convergenza certi. L’istituto centrale nipponico ha confermato l’impegno persistente al mantenimento degli stimoli di politica monetaria e del controllo della curva dei tassi.

Un quadro d’insieme complessivamente incerto sui Mercati Emergenti mantiene il focus sull’evoluzione delle relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti: le attese sulle future azioni di Pechino sono rivolte alla riduzione dei dazi sulle auto importate e all’incremento di acquisti di prodotti agricoli dagli Usa. Recenti dati confermano un rallentamento dell’attività economica e del commercio estero cinese: le autorità stanno promuovendo interventi anticiclici con l’obiettivo di contrastare il rallentamento della crescita.

Prospettive future

Le previsioni sullo scenario macroeconomico globale e sulla crescita nel 2019 risultano condizionate dall’approssimarsi della fine di un ciclo economico di lunga durata. Gli indicatori anticipatori configurano un tendenziale rallentamento ed una successiva stabilizzazione dell’economia globale. All’interno dello scenario di medio periodo si collocano le azioni di normalizzazione delle politiche monetarie (e la conseguente progressiva restrizione delle condizioni finanziarie), i potenziali squilibri (a più lungo termine) indotti dalle politiche protezionistiche e fiscali dell’amministrazione Trump, le divergenze sull’andamento della crescita nelle diverse aree geografiche, le dinamiche inflative caratterizzate da un effetto base non favorevole per il calo delle quotazioni petrolifere, il periodico riemergere di focolai di tensione geopolitica, la Brexit, la politica economica

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7 italiana. Detti fattori potrebbero prospetticamente indebolire la crescita ed incidere negativamente sulla propensione al rischio e sul clima di fiducia degli investitori. Inoltre, la progressiva rimozione dell’easing monetario comporta il venir meno di un fattore atto a comprimere la volatilità dei mercati, rendendo molto difficoltoso individuarne la direzionalità.

Tale contesto suggerisce l’adozione di un approccio tattico modulato nel breve e brevissimo periodo. In termini relativi sulle diverse principali classi di investimento in una logica di breve termine prevale l’opportunità di mantenere un atteggiamento prudenziale sia sulla classe azionaria sia su quella obbligazionaria.

Sui mercati azionari un approccio più costruttivo potrebbe essere supportato da eventuali condizioni maggiormente equilibrate e benevole, nell’auspicio di una fase di ripresa dopo il recente ed ampio cedimento che ha portato gli indici su livelli valutativi interessanti. Tale impostazione richiede comunque la verifica continua dell’evoluzione dei diversi fattori atti a comportare brusche variazioni del rischio percepito, assume una connotazione tattica che impone frequenti revisioni ed appare la più appropriata a fronteggiare l’attuale fase di volatilità mantenendo un approccio prudente nella selezione dei titoli. In particolare, si impone un monitoraggio molto attento degli sviluppi relativi alle tensioni commerciali in essere, dal momento che toni sempre più concilianti potrebbero essere accolti con favore dai mercati azionari.

Relativamente ai comparti obbligazionari, il percorso di normalizzazione della politica monetaria che continuerà a caratterizzare le principali aree sviluppate ed i potenziali rischi di tasso e di credito, tenuto conto delle dinamiche di tendenziale e progressiva risalita dei tassi di interesse, si rifletteranno sui rendimenti attesi. Le azioni di rimozione dell’easing da parte delle principali Banche Centrali non dovrebbero comunque costituire fonti di sorprese, né portare a prefigurare azioni particolarmente aggressive. In considerazione del contesto macroeconomico ed inflativo in area Euro, la Bce risulta maggiormente prudente, conciliante ed espansiva, soprattutto in materia di tassi.

L’incertezza che permea la situazione politica ed economica italiana induce a mantenere un approccio prudente anche sul Btp: l’attenzione si focalizza sulle future aste da gennaio 2019, dopo i segnali non incoraggianti emersi dallo scarso successo del recente collocamento del Btp Italia. Sull’area core il Bund appare ancorato a livelli di tasso molto bassi e potrebbe sussistere lo spazio per una discesa dei corsi laddove la situazione di contesto si dovesse rasserenare, e venisse meno l’attuale sostegno dovuto all’effetto di scarsità, ai timori sul tema Brexit, al rischio Italia. I rischi connessi alla complessità e alla struttura attuale dei mercati suggeriscono quindi il mantenimento di una visione tattica indirizzata alla neutralità per le posizioni ritenute maggiormente sicure e conservative, sfruttando l’eventuale volatilità per incrementare la redditività su posizioni a breve.

Relativamente alle classi corporate bond investment grade ed high yield, l’aumento della volatilità e del premio al rischio che ha caratterizzato gli ultimi mesi ha spinto le valutazioni su livelli generosi tuttavia, l’incertezza presente sui mercati, impone una gestione tattica prudente e fortemente selettiva, con un orientamento volto a privilegiare strumenti con scadenze a breve termine. La volatilità dell’intero settore e l’ampliamento degli spread accusano i rischi derivanti dal prossimo tapering della Bce e l’illiquidità del mercato è al momento diffusa. Tali condizioni inducono a mantenere riserve di liquidità. L’approccio rimane costruttivo sui mercati governativi emergenti, sia in relazione alle possibili dinamiche delle valute locali, sia per l’apparente ripresa dei dialoghi tra Cina e Usa.

Sul fronte valutario, il Dollaro Usa appare sopravvalutato rispetto alle altre valute del G10. L’eventuale convergenza dei tassi di crescita tra Stati Uniti e resto del mondo potrebbe consentire il riassorbimento di questo disallineamento. Tuttavia si osserva che rimangono ancora aperti scenari in grado di modificare le aspettative di crescita: le vicende politiche italiane, la negoziazione Brexit, l’apparente riconciliazione USA-Cina in occasione del recente G20. L’Euro ha subito una forte pressione anche in relazione alle tensioni sul debito italiano e all’aggiustamento delle attese sulle future mosse da parte della Bce. Relativamente alla Sterlina britannica si ipotizza che i livelli attualmente espressi prezzino gran parte delle implicazioni connesse alle difficoltà di raggiungimento di eventuali accordi: l’eventuale discesa delle probabilità di un mancato deal Brexit, potrebbero favorirne il rafforzamento. Permane comunque una situazione di elevata volatilità e scarsa direzionalità, mentre lo Yen mantiene una connotazione protettiva. In subordine alle dinamiche del Dollaro Usa, potrebbero emergere fasi di repricing selettivo per alcune divise emergenti, a partire da quelle che offrono i tassi reali maggiori. È ipotizzabile che la direzionalità dei principali cambi valutari resterà limitata fino a quando non emergerà una maggiore chiarezza sullo sviluppo dei temi sopra citati.

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8 NOTE RELATIVE A:

“AZIONI A TUTELA DEI DIRITTI DEI SOTTOSCRITTORI”

Non si segnalano partecipazioni ad assemblee di azionisti delle società in cui ha investito il fondo.

Regime Fiscale

A decorrere dal 1 luglio 2011 i proventi derivanti dalla partecipazione a fondi comuni di investimento mobiliare di diritto italiano sono soggetti a ritenuta alla fonte al momento della percezione del provento da parte dei sottoscrittori. La ritenuta, pari al 20% fino al 30 giugno 2014, è stata elevata al 26% a decorrere dal 01 luglio 2014 in applicazione del Decreto Legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito con modificazioni, dalla Legge 23 giugno 2014, n. 89.

La ritenuta del 26% trova applicazione sui proventi distribuiti in costanza di partecipazione al fondo e su quelli compresi nella differenza tra il valore di rimborso, di liquidazione o di cessione delle quote e il costo medio ponderato di sottoscrizione o acquisto delle quote medesime al netto del 51,92% dei proventi riferibili alle obbligazioni e agli altri titoli pubblici italiani ed equiparati e alle obbligazioni emesse dagli Stati esteri che consentono un adeguato scambio di informazioni e alle obbligazioni emesse da enti territoriali dei suddetti Stati.

I proventi riferibili ai predetti titoli pubblici italiani e esteri sono determinati in proporzione alla percentuale media dell'attivo investita direttamente, o indirettamente per il tramite di altri organismi di investimento (italiani ed esteri comunitari armonizzati e non armonizzati soggetti a vigilanza istituiti in Stati UE e SEE inclusi nella white list), nei titoli medesimi. La SGR fornirà le indicazioni utili circa la percentuale media applicabile in ciascun semestre solare.

Relativamente alle quote detenute al 30 giugno 2014, sui proventi realizzati in sede di rimborso, liquidazione, o cessione delle quote e riferibili ad importi maturati alla predetta data si applica la ritenuta nella misura del 20%

(in luogo di quella del 26%). In tal caso, la base imponibile dei redditi di capitale è determinata al netto del 37,5%

della quota riferibile ai titoli pubblici italiani e esteri.

Tra le operazioni di rimborso sono comprese anche quelle realizzate mediante conversione delle quote da un comparto ad altro comparto del medesimo fondo.

La ritenuta è applicata anche nell'ipotesi di trasferimento delle quote a rapporti di custodia, amministrazione o gestione intestati a soggetti diversi dagli intestatari dei rapporti di provenienza anche se il trasferimento sia avvenuto per successione o donazione.

La ritenuta è applicata a titolo d'acconto sui proventi percepiti nell'esercizio di attività di impresa commerciale e a titolo d'imposta nei confronti di tutti gli altri soggetti, compresi quelli esenti o esclusi dall'imposta sul reddito delle società. La ritenuta non si applica sui proventi spettanti alle imprese di assicurazione se relativi a quote comprese negli attivi posti a copertura delle riserve matematiche dei rami vita. Inoltre, la ritenuta non si applica nel caso in cui i proventi siano percepiti da soggetti esteri che risiedono, ai fini fiscali, in Paesi che consentono un adeguato scambio di informazioni nonché da altri organismi di investimento italiani e da forme pensionistiche complementari istituite in Italia.

Nel caso in cui il risultato di gestione sia negativo, detto risultato è imputato direttamente ai sottoscrittori sotto forma di minusvalenza. Pertanto, nel caso in cui, in ipotesi di cessione delle quote, si determini una differenza negativa fra corrispettivo percepito e costo di acquisto, anche nel caso in cui questa derivi dal risultato di gestione del fondo e non dalla negoziazione, la stessa rappresenta una minusvalenza compensabile, con le eventuali plusvalenze realizzate su altri titoli o strumenti finanziari nei quattro anni successivi. Le minusvalenze non sono compensabili con i redditi di capitale derivanti dalla partecipazione al fondo.

Nel caso in cui le quote siano detenute da persone fisiche al di fuori dell'esercizio di attività di impresa commerciale, da società semplici e soggetti equiparati nonché da enti non commerciali sulle perdite derivanti dalla partecipazione al fondo si applica il regime del risparmio amministrato di cui all'art. 6 del D.Lgs. 21 novembre 1997, n. 461, che comporta obblighi di certificazione da parte dell’intermediario. È fatta salva la facoltà del sottoscrittore di rinunciare al predetto regime con effetto dalla prima operazione successiva.

Nelle ipotesi in cui le quote non siano inserite in un rapporto di custodia, amministrazione o deposito in relazione al quale sia operante il regime del risparmio amministrato, è rilasciata - dalla SGR o dall'intermediario più vicino al sottoscrittore - una certificazione delle minusvalenze realizzate. La certificazione è rilasciata anche in occasione delle operazioni di rimborso anche parziale delle quote del fondo.

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9 Non sono soggetti al regime di tassazione sopra descritto i redditi derivanti dall’investimento nelle quote di fondi comuni di investimento mobiliare detenute nell’ambito dei Piani Individuali di Risparmio a lungo termine (PIR) esclusivamente da persone fisiche residenti nel territorio dello Stato italiano al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, nei limiti di cui alla legge 11 dicembre 2016 n. 232. L’investitore può usufruire dei benefici fiscali riconosciuti dalla legge citata solo se tutti i requisiti previsti dalla stessa sono soddisfatti.

Nelle ipotesi di donazione o altri atti di liberalità aventi ad oggetto le quote, l'intero valore delle stesse concorre alla formazione della base imponibile dell'imposta sulle donazioni.

Nell'ipotesi in cui le quote siano oggetto di successione ereditaria, la parte del loro valore corrispondente al valore dei titoli, al lordo dei proventi maturati e non riscossi, emessi o garantiti dallo Stato o ad essi assimilati, nonché dei titoli del debito pubblico o ad essi equiparati emessi dagli Stati dell’UE e dagli Stati SEE, e detenuti dal fondo alla data di apertura della successione, non concorre alla formazione della base imponibile dell'imposta di successione. Il trasferimento a causa di morte delle quote di fondi comuni di investimento mobiliare detenute nell’ambito dei PIR non è soggetto all’imposta sulle successioni di cui al decreto legislativo n. 346/1990.

Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 97/E del 17 dicembre 2013, la quota parte della commissione pattuita con la banca depositaria riferibile alle attività di controllo e sorveglianza, analogamente alle commissioni riguardanti la custodia e l’amministrazione dei titoli, è imponibile ai fini IVA.

Con riferimento ad annualità pregresse, l’IVA eventualmente dovuta a seguito di accertamenti condotti sulle banche depositare in relazione ai corrispettivi incassati per l’attività di controllo e sorveglianza e definita dalle banche stesse sulla base dei criteri individuati nella risoluzione n. 97/E citata, è stata e potrà essere oggetto di rivalsa ai sensi dell'art. 60, settimo comma, del D.P.R. n. 633 del 1972 e addebitata al fondo.

Canali distributivi utilizzati

Anima SGR S.p.A. colloca le quote dei propri Fondi sia direttamente, che mediante i soggetti collocatori convenzionati (banche, sim, imprese di investimento comunitarie), i quali possono utilizzare gli sportelli, i promotori finanziari e tecniche di collocamento a distanza (Internet), nel rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari vigenti.

Per il dettaglio delle reti utilizzate si rimanda al Prospetto dei relativi Fondi.

Eventi che hanno interessato la Società di Gestione

Con efficacia 1° ottobre 2018, Monte Sicav, Società d’Investimento a Capitale Variabile (“Sicav”) di diritto lussemburghese, ha nominato Anima SGR quale propria management company in sostituzione della precedente management company Anima AM Ltd.

Con efficacia 1° novembre 2018 si è perfezionato l’atto di scissione parziale proporzionale di BancoPosta Fondi S.p.A. SGR a favore di Anima SGR S.p.A., con conseguente efficacia, dalla medesima data, della scissione parziale delle attività di gestione di attivi sottostanti a prodotti assicurativi di Ramo I di Poste Vita da BancoPosta Fondi SGR in favore di Anima SGR.

Con efficacia 1° dicembre 2018 si è perfezionata la fusione per incorporazione di Aletti Gestielle SGR in Anima SGR. Da tale data quindi Anima SGR prosegue, senza soluzione di continuità, nella gestione dei fondi di investimento già gestiti da Aletti Gestielle SGR, compresa l’attività di management company che Aletti Gestielle SGR svolge in favore della Gestielle Investment Sicav, Società d’Investimento a Capitale Variabile di diritto lussemburghese.

Con efficacia 1° gennaio 2019, Anima Funds Plc, Sicav di diritto irlandese, ha nominato Anima SGR quale propria management company.

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10 Eventi che hanno interessato i fondi

Il Consiglio di Amministrazione nella riunione del 4 aprile 2018 ha istituito il “Sistema Forza” a seguito della trasposizione della disciplina dei fondi appartenenti alla “Linea Profili” (cinque) in un Regolamento dedicato e ha contestualmente deliberato la fusione del Fondo “Anima Forza 1” in “Anima Forza 2”.

Ha, inoltre, deliberato la modifica della denominazione dei fondi come di seguito illustrato:

Attuale denominazione Nuova denominazione

Anima Forza 2 Anima Forza Prudente

Anima Forza 3 Anima Forza Moderato

Anima Forza 4 Anima Forza Equilibrato

Anima Forza 5 Anima Forza Dinamico

Le modifiche hanno acquisito efficacia a far data dal 30 maggio 2018 contestualmente all’operazione di fusione di cui è stata fornita adeguata comunicazione ai partecipanti interessati.

Composizione del Gruppo di appartenenza e rapporti con le società del Gruppo

Alla data del 31 dicembre 2018 il gruppo di appartenenza della SGR, con relativi rapporti partecipativi, è il seguente:

ANIMA HOLDING S.P.A. Capogruppo

Anima SGR S.p.A.

Anima Asset Management ltd (società di diritto irlandese)

Controllata direttamente Controllata indirettamente tramite Anima SGR S.p.A.

Si precisa che i rapporti intrattenuti e le operazioni effettuate nel corso dell’esercizio con le altre Società del Gruppo vengono descritti nell’ambito della Nota Integrativa cui si rimanda.

Tali rapporti e operazioni sono stati regolati in base alle condizioni di mercato.

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ANIMA FORZA DINAMICO

Nel corso del 2018 il fondo ha realizzato una performance negativa in termini assoluti e inferiore rispetto al benchmark.

Gestito con uno stile multimanager, il fondo, fino al 31 maggio 2018, si è avvalso della consulenza di un advisor esterno (Russell Investments) per le decisioni di asset allocation e la selezione dei fondi target. A partire da quella data, decaduta l’attività di advisory, il processo di selezione degli asset manager degli Oicr è stato condotto da Anima SGR, sulla base della tipologia di specializzazione/strategia di ogni asset manager, del relativo stile di gestione, nonché delle caratteristiche degli strumenti finanziari oggetto d’investimento. Con decorrenza 29 giugno è entrato in vigore un nuovo benchmark per il fondo.

Nel corso dell’anno, gli indici obbligazionari hanno espresso una dinamica complessivamente flettente sia nella componente governativa globale (in valuta locale) sia in quella delle emissioni societarie. Solo l’indicatore relativo al comparto governativo in area Euro ha fatto segnare un ritorno di segno lievemente positivo, in relazione alla dinamica flettente dei tassi nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno. La fase di risk-off ha inoltre indotto nel corso del 2018 decisi allargamenti degli spread sui titoli societari, producendo correzioni diffuse sui mercati corporate e cedimenti sia nella componente investment grade sia in quella high yield. Sono state registrate perdite significative anche per il debito emergente, penalizzato, oltre che dal rafforzamento del dollaro statunitense, da un incremento del rischio specifico su alcune aree. Per quanto riguarda i mercati azionari, dopo un inizio d’anno positivo, sino all’avvio del periodo autunnale l’indice azionario globale si è mantenuto nel quadrante positivo essenzialmente al traino del mercato statunitense. Fra i listini dei Paesi Avanzati, Europa e Giappone avevano invece perso progressivamente terreno. L’ingresso nell’ultimo trimestre del 2018 ha poi segnato correzioni importanti dei mercati azionari ed un brusco incremento della volatilità, riflessi di un progressivo deterioramento della propensione al rischio sui timori di rallentamento della crescita su scala globale a causa dei fattori di rischio già emersi nei mesi precedenti.

Il fondo ha sofferto sia nel primo che nel secondo semestre. Nel primo semestre, il fondo è stato penalizzato in particolare per una posizione in sottopeso sull’area Usa e sovrappeso sull’area emergente. Nella seconda parte dell’anno, il fondo ha subito in particolar modo la volatilità dei mercati azionari, con un contributo negativo della componente allocativa, oltre che della selezione fondi in ambito azionario europeo ed emergente.

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12

RELAZIONE DI GESTIONE DEL FONDO ANIMA FORZA DINAMICO AL 31/12/2018

SITUAZIONE PATRIMONIALE

ATTIVITA'

Situazione al Situazione a fine

31/12/2018 esercizio precedente

Valore complessivo In percentuale del

totale attività Valore complessivo In percentuale del totale attività

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI 53.966.914 91,116% 55.517.126 89,193%

A1. Titoli di debito 1.981.934 3,346%

A1.1 Titoli di Stato 1.981.934 3,346%

A1.2 Altri

A2. Titoli di capitale

A3. Parti di OICR 51.984.980 87,770% 55.517.126 89,193%

B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI

B1. Titoli di debito

B2. Titoli di capitale

B3. Parti di OICR

C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI 195.591 0,314%

C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia 195.591 0,314%

C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati

C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

D. DEPOSITI BANCARI

D1. A vista

D2. Altri

E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE

F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA' 5.203.115 8,784% 5.999.777 9,639%

F1. Liquidità disponibile 6.428.988 10,854% 6.019.198 9,670%

F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare 17.360.832 29,311% 338 0,001%

F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare -18.586.705 -31,381% -19.759 -0,032%

G. ALTRE ATTIVITA' 58.955 0,100% 531.309 0,854%

G1. Ratei attivi 23.646 0,040% 527 0,001%

G2. Risparmio d'imposta 522.982 0,840%

G3. Altre 35.309 0,060% 7.800 0,013%

TOTALE ATTIVITA' 59.228.984 100,000% 62.243.803 100,000%

(13)

13

PASSIVITA' E NETTO

Situazione al Situazione a fine 31/12/2018 esercizio precedente Valore complessivo Valore complessivo

H. FINANZIAMENTI RICEVUTI

I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE

L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI

L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati

L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI 92.122 175.687

M1. Rimborsi richiesti e non regolati 92.122 175.687

M2. Proventi da distribuire

M3. Altri

N. ALTRE PASSIVITA' 109.245 79.624

N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati 86.385 77.880

N2. Debiti di imposta

N3. Altre 22.860 1.744

TOTALE PASSIVITA' 201.367 255.311

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO 59.027.617 61.988.492

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO CLASSE A 58.514.214 61.346.596

Numero delle quote in circolazione CLASSE A 10.146.800,239 9.488.766,141

Valore unitario delle quote CLASSE A 5,767 6,465

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO CLASSE B 501.560 628.745

Numero delle quote in circolazione CLASSE B 87.039,049 97.321,918

Valore unitario delle quote CLASSE B 5,762 6,460

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO CLASSE Y 11.843 13.151

Numero delle quote in circolazione CLASSE Y 1.866,629 1.866,629

Valore unitario delle quote CLASSE Y 6,345 7,045

Movimenti delle quote nell'esercizio - Classe A

Quote emesse 2.767.315,821

Quote rimborsate 2.109.281,723

Movimenti delle quote nell'esercizio - Classe B

Quote emesse

Quote rimborsate 10.282,869

Movimenti delle quote nell'esercizio - Classe Y

Quote emesse

Quote rimborsate

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RELAZIONE DI GESTIONE DEL FONDO ANIMA FORZA DINAMICO AL 31/12/2018

SEZIONE REDDITUALE

Relazione al 31/12/2018 Relazione esercizio precedente

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI -5.561.945 3.725.933

A1. PROVENTI DA INVESTIMENTI 28.144 54.288

A1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito 12.213

A1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale

A1.3 Proventi su parti di OICR 15.931 54.288

A2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI -533.139 340.629

A2.1 Titoli di debito

A2.2 Titoli di capitale

A2.3 Parti di OICR -533.139 340.629

A3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE -5.056.950 3.331.016

A3.1 Titoli di debito -17.167

A3.2 Titoli di capitale

A3.3 Parti di OICR -5.039.783 3.331.016

A4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI

STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI

Risultato gestione strumenti finanziari quotati -5.561.945 3.725.933

B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI

B1. PROVENTI DA INVESTIMENTI

B1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito

B1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale

B1.3 Proventi su parti di OICR

B2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI

B2.1 Titoli di debito

B2.2 Titoli di capitale

B2.3 Parti di OICR

B3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE

B3.1 Titoli di debito

B3.2 Titoli di capitale

B3.3 Parti di OICR

B4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI

STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI

Risultato gestione strumenti finanziari non quotati

C. RISULTATO DELLE OPERAZIONI IN STRUMENTI FINANZIARI

DERIVATI NON DI COPERTURA -496.730 912.431

C1. RISULTATI REALIZZATI -496.730 912.431

C1.1 Su strumenti quotati -496.730 912.431

C1.2 Su strumenti non quotati

C2. RISULTATI NON REALIZZATI

C2.1 Su strumenti quotati

C2.2 Su strumenti non quotati

(15)

15

Relazione al 31/12/2018 Relazione esercizio precedente

D. DEPOSITI BANCARI

D1. INTERESSI ATTIVI E PROVENTI ASSIMILATI

E. RISULTATO DELLA GESTIONE CAMBI -73.082 -564.219

E1. OPERAZIONI DI COPERTURA -497.105 56.244

E1.1 Risultati realizzati -532.414 56.244

E1.2 Risultati non realizzati 35.309

E2. OPERAZIONI NON DI COPERTURA 393.270 -248.897

E2.1 Risultati realizzati 407.129 -248.897

E2.2 Risultati non realizzati -13.859

E3. LIQUIDITÀ 30.753 -371.566

E3.1 Risultati realizzati 128.438 -30.404

E3.2 Risultati non realizzati -97.685 -341.162

F. ALTRE OPERAZIONI DI GESTIONE

F1. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRONTI CONTRO TERMINE E ASSIMILATE

F2. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRESTITO TITOLI

Risultato lordo della gestione di portafoglio -6.131.757 4.074.145

G. ONERI FINANZIARI -7.186 -1.543

G1. INTERESSI PASSIVI SU FINANZIAMENTI RICEVUTI -7.186 -1.543

G2. ALTRI ONERI FINANZIARI

Risultato netto della gestione di portafoglio -6.138.943 4.072.602

H. ONERI DI GESTIONE -984.631 -983.670

H1. PROVVIGIONE DI GESTIONE SGR -892.614 -897.511

Commissioni di gestione OICR collegati Classe A 172.798 179.492

Provvigioni di gestione Classe A -1.056.964 -1.064.898

Provvigioni di gestione Classe B -10.027 -14.491

Commissioni di gestione OICR collegati Classe B 1.640 2.446

Commissioni di gestione OICR collegati Classe Y 30 29

Provvigione di gestione classe Y -91 -89

H2. COSTO DEL CALCOLO DEL VALORE DELLA QUOTA -28.161 -28.640

H3. COMMISSIONI DEPOSITARIO -47.125 -43.502

H4. SPESE PUBBLICAZIONE PROSPETTI E INFORMATIVA AL PUBBLICO

-4.861 -5.541

H5. ALTRI ONERI DI GESTIONE -11.870 -8.476

H6. COMMISSIONI DI COLLOCAMENTO (cfr. Tit. V, Cap. 1, Sez II, para. 3.3.1)

I. ALTRI RICAVI E ONERI -638 -8.367

I1. INTERESSI ATTIVI SU DISPONIBILITA' LIQUIDE 10.937 527

I2. ALTRI RICAVI 7.961 260

I3. ALTRI ONERI -19.536 -9.154

Risultato della gestione prima delle imposte -7.124.212 3.080.565

L. IMPOSTE

L1. IMPOSTA SOSTITUTIVA A CARICO DELL’ESERCIZIO

L2. RISPARMIO DI IMPOSTA

L3. ALTRE IMPOSTE

Utile/perdita dell’esercizio -7.124.212 3.080.565

Utile/perdita dell’esercizio Classe A -7.060.494 3.038.165

Utile/perdita dell’esercizio Classe B -62.410 42.656

Utile/perdita dell’esercizio Classe Y -1.308 744

(16)

16

NOTA INTEGRATIVA

Parte A – Andamento del valore della quota

Nel grafico seguente è illustrato l’andamento del valore delle classi di quota e del relativo benchmark.

I valori sono ribasati a 100 all’inizio dell’anno. L’andamento delle classi di quota include il reinvestimento di eventuali proventi distribuiti durante l’anno, ove previsto dal regolamento dello stesso.

(17)

17 Nel grafico e nella tabella seguente sono illustrati i rendimenti del fondo.

Classe A Classe B Classe Y Benchmark

Performance annuale -10,8% -10,8% -9,9% -4,4%

Performance ultimi tre anni 0,5% 0,5% 1,4% 3,3%

I rendimenti del fondo/classe, ove previsto dal regolamento dello stesso, includono il reinvestimento di eventuali proventi distribuiti durante l’anno, ma non includono gli eventuali costi di sottoscrizione e rimborso a carico dell’investitore.

(18)

18 A partire dal 1° luglio 2011, la tassazione è a carico dell’investitore.

Nella tabella seguente sono riportati i valori della Tracking Error Volatility delle classi di quota del fondo degli ultimi tre anni. Tali valori sono calcolati come deviazione standard annualizzata della differenza fra il rendimento settimanale del fondo/classe e quello del relativo benchmark nell’anno di riferimento.

Tracking Error 2016 2017 2018

Anima Forza Dinamico - Classe A 8,08% 2,00% 4,50%

Anima Forza Dinamico - Classe B 8,06% 2,00% 4,50%

Anima Forza Dinamico - Classe Y 8,06% 1,99% 4,51%

Nella tabella seguente sono riportati i valori minimi e massimi della quota delle classi di quota del fondo raggiunti durante l’anno.

Per quanto riguarda i principali eventi che hanno influito sul valore della quota, si rimanda al commento gestionale.

Classe A

Descrizione Esercizio 2018 Esercizio 2017 Esercizio 2016

Valore massimo della quota 6,631 6,511 6,235

Valore minimo della quota 5,717 6,084 4,980

Classe B

Descrizione Esercizio 2018 Esercizio 2017 Esercizio 2016

Valore massimo della quota 6,626 6,506 6,231

Valore minimo della quota 5,712 6,080 4,977

Classe Y

Descrizione Esercizio 2018 Esercizio 2017 Esercizio 2016

Valore massimo della quota 7,230 7,093 6,729

Valore minimo della quota 6,289 6,609 5,330

Il differente andamento delle classi di quota è dovuto al diverso profilo commissionale.

Le quote del fondo non sono trattate in mercati regolamentati.

Nel corso del periodo non sono stati rilevati errori rilevanti di valutazione delle quote.

(19)

19

RISCHI ASSUNTI NELL’ESERCIZIO

Il monitoraggio del rischio è assicurato dalla funzione di Risk Management, alle dirette dipendenze del Consiglio di Amministrazione, che ha il compito di calcolare e monitorare il profilo di rischio rendimento del fondo.

Il Risk Management provvede alla stima del rischio utilizzando un modello di rischio interno implementato mediante l’applicativo Risk Manager della società MSCI Inc. (RiskMetrics). Il modello di rischio è basato su una simulazione storica, con riferimento ad un orizzonte temporale di breve periodo (osservazioni giornaliere e fattore di decadimento 0.99).

Il fondo è monitorato prevalentemente in termini di Delta Volatility, intesa come differenza, in valore assoluto, tra la volatilità del fondo e quella del benchmark. Il fondo è altresì monitorato in termini di esposizione ai principali fattori di rischio, con particolare riferimento all’esposizione per asset class.

La struttura di gestione, nell’assunzione delle scelte di investimento, verifica costantemente la coerenza delle decisioni assunte con il profilo rischio rendimento del fondo e con i limiti prudenziali interni deliberati dal Consiglio di Amministrazione della società, con particolare riferimento al livello di Delta Volatility e alla esposizione ai principali fattori di rischio, come sopra indicato.

Ai fini del monitoraggio dei limiti normativi sull’esposizione complessiva in strumenti finanziari derivati è utilizzato l’approccio degli impegni.

Il fondo è esposto principalmente, per il tramite delle parti di OICR nei quali è investito, al rischio di tasso d’interesse, di credito, azionario e valutario.

Sono state tatticamente poste in essere, durante l’anno, politiche di copertura e/o mitigazione del rischio azionario e valutario tramite strumenti finanziari derivati. Non sono, invece, state adottate, durante l’anno, politiche di copertura e/o mitigazione del rischio di tasso d’interesse e di credito.

La seguente tabella illustra le principali risultanze del modello di misurazione del rischio da modello al 31/12/2018.

Fondo Benchmark Differenza

Totale 8,8 9,6 0,8

(20)

20

Parte B – Le attività, le passività e il valore complessivo netto

Sezione I - Criteri di valutazione

Nella redazione della Relazione di Gestione del Fondo, ANIMA SGR S.p.A. ha applicato i principi contabili di generale accettazione per i fondi comuni di investimento e i criteri di valutazione previsti dal Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio emanato con Provvedimento della Banca d’Italia del 19 gennaio 2015 e successive modificazioni.

Si segnala che Anima SGR S.p.A. ha delegato il calcolo del NAV in regime di outsourcing al Depositario BNP Paribas Securities Services.

Tali principi e criteri, che sono conformi a quelli utilizzati nel corso dell’esercizio per la predisposizione dei prospetti giornalieri di calcolo del valore della quota e della Relazione semestrale, invariati rispetto all’esercizio precedente, sono qui di seguito riportati.

Registrazione delle operazioni

 Gli acquisti e le vendite di strumenti finanziari sono contabilizzati nel portafoglio del Fondo sulla base della data di effettuazione dell’operazione, indipendentemente dalla data di regolamento dell'operazione stessa.

 Nel caso di sottoscrizione di titoli di nuova emissione, la contabilizzazione nel portafoglio del Fondo avviene invece nel momento in cui l’attribuzione dei titoli è certa, ovvero, in ogni altro caso, nei termini previsti dal programma di offerta o dagli usi e consuetudini di Borsa.

 Il costo medio di acquisto ed il cambio medio di acquisto sono calcolati sulla base del valore di libro degli strumenti finanziari alla fine del periodo precedente modificato, rispettivamente, dal costo degli acquisti del periodo e dal loro cambio.

 Le plusvalenze e le minusvalenze sugli strumenti finanziari riflettono gli scarti tra il costo medio di carico ed il valore derivante dalla valorizzazione del portafoglio alla data della Relazione.

 La differenza tra il cambio medio di carico e il cambio alla data della Relazione origina le plusvalenze e le minusvalenze da cambio sugli strumenti finanziari in valuta detenuti e sulla giacenza di liquidità in divisa estera. Tali importi andranno a rettificare i valori di carico degli strumenti finanziari in portafoglio all’inizio dell’esercizio successivo.

 Gli utili e le perdite sui realizzi sono costituiti dalle differenze tra i costi medi di carico ed i relativi prezzi di vendita degli strumenti finanziari alienati nel corso del periodo, tenendo conto delle commissioni di negoziazione.

 Gli utili e le perdite da realizzi su cambi per operazioni in strumenti finanziari sono determinate dalla differenza tra il cambio medio degli acquisti effettuati nel periodo, come sopra indicato, ed il cambio del giorno dell’operazione.

 Gli utili e le perdite su negoziazione di divise sono originati dalla differenza tra il controvalore della divisa in giacenza, modificato dal controvalore medio degli acquisti effettuati nel periodo, ed il controvalore della divisa effettivamente negoziata.

 Le compravendite di divisa a termine concorrono alla determinazione del valore netto del fondo in termini di plusvalenza o minusvalenza in base al valore nominale valutato confrontando il cambio a termine pattuito con un cambio di riferimento, cioè il cambio a termine che si verrebbe a pattuire alla data della valutazione per un’operazione avente le stesse caratteristiche e stessa scadenza, calcolato utilizzando una curva tassi di mercato. Gli utili o le perdite da realizzi su cambi sono determinati quale differenza tra il cambio a termine del contratto di copertura ed il cambio di chiusura dell’operazione.

 Le differenze di cambio derivanti dalla conversione delle voci espresse in valuta estera sono contabilizzate in voci separate nella Relazione tenendo distinte quelle realizzate da quelle di valutazione; sempre nella sezione riguardante il risultato della gestione cambi sono state registrate le componenti reddituali delle operazioni di copertura del rischio di cambio.

 Le operazioni di deposito bancario sono registrate alla data di effettuazione. Il rateo interessi viene distribuito proporzionalmente lungo tutta la durata del deposito.

 Le operazioni di “pronti contro termine” e assimilabili sono registrate alla data di effettuazione delle operazioni e non influiscono sulla movimentazione di portafoglio, mentre i movimenti della liquidità a pronti trovano corrispettivo in movimenti di pari importo della liquidità da consegnare o da ricevere.

 La differenza tra i prezzi a pronti e quelli a termine viene distribuita, proporzionalmente al tempo trascorso, lungo tutta la durata del contratto come componente di reddito.

Riferimenti

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