L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIM ANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
REDAZIONE: M. J. d e Jo h a n n is — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a l e o n i
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Firtnii-Romi, 9 maggia 19151 ESKf5?u, 5 4 S . Ì w *
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« L ’Economista » esce quest’anno con 8 pagine di più e quindi il suo contenuto più am pio dà m odo di introdurre nuove rubriche e nuovi p erfe zionamenti.
Il prezzo di abbonamento è di i>. l o annue anticipate, per l’Italia e Colonie. Per l’Estero (unione postale) !.. ss. Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci colo separato i„ «.
S O M M A R IO : PARTE ECONOMICA.
S u lla situazione presente.
Le Casse d i risparm io ordinarie nell'Im pero Austro-Ungarico. - Ro
b e r to. A. Mu rr a y.
L e finanze della G recia, - m.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
I Rentengliter in Prussia. — L a ripartizione della terra e dalla proprietà fondiaria in Bulgaria. — Statistica giudiziaria penale: - L a delinquenza apparente in Italia nel 1911.
EFFETTI ECONOMICI BELLA GUERRA.
L'abbandono del tipo aureo. — Come gli inglesi si accingo no a sostituire il commercio tedesco. — Il carbone e il ferro nel Belgio prima e durante la guerra. — Ciò che frutta la guerra agli Stati Uniti. — L a situazione finanziaria in Inghilterra. GUERRA E DOGAME.
L’aumento delle tariffe doganali in Russia. — Possibile impul so al nostro commercio al Cile. — I consorzi per le importazioni. — Divieti di esportazione dalla Bulgaria. — I permessi di espor tazione. — Divieti di esportazione dalla Grecia.
STATISTICHE COMUNALI.
Statistica del Comune di Roma nel 1914. — Statistica dej Comune di Firenze nell’anno 1914. — Censimento della città d| Buenos Ayres.
LEGISLAZIONE.
II limite di macellazione modificato pei vitelli di montagna. IL PENSIERO DEGLI ALTRI,
L ’in flu en za d e lla guerra su i consum i attraverso le cifre del dazio. — L ’a ltra guerra - Di e s o An g e l i. — L a Grecia e il cam bio coll’estero - L. Lu zza tti.
FINANZE DI STATO.
Finanze spagnuole. — Finanze brasiliane. — Misure finanzia rie in Spagna.
NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.
Gli ingenti depositi di grano in Italia. — I depositi presso le Casse di risparmio. — Un nuovo prestito di guerra in Ungheria.
— Produzione del carbone in Russia. — Le Casse Raffeisen sviz zere. — L’esportazione del cacao dall'Equatore. — La fabbrica zione dei colori di anilina in Inghilterra. — La produzione agraria degli Stati Uniti — I lavori del censimento. — Banco di Napoli. Relazione del D irettore Generale. — Società Italiana per le strade ferrate meridionali: ordine del giorno.
MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE
Situazione degli Istitu ti di Credito mobiliare, Situazione degli Istitnti di emissione italiani, Sitnazione degli Istituti Nazio nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Unito, Tasso dello sconto ufficiale, Situazione del Tesoro italiano, Debito Pubblico italiano, Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Riscossioni deilo Stato nell’esercizio 1914-1915, Riscossioni doganali, Importa zione ed esportazione riunite, Importazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per mesi).
Quotazioni di valori di Stato italiani, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Prezzi c ita ti a Milano.
Cambi in Italia, Cambi a Milano, Cambi all’Estero, Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’a rt. 39 del Cod. civ., Rivista dei cambi di Londra, Rivista dei cambi di Parigi.
Indici economici ita lia n i.
Porto di Genova, Movimento del carico. Indici economici d e ll’ « Economist * . Credito dei principali Stati.
Numeri indici annuali di varie nazioni. Pubblicazioni ricevute.
Per abbonam enti, richiesta di jascicoli ed inser
zioni, rivolgersi all’Amministrazione : Via della
Pergola, 3|( Firenze.
I manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser dirette all avv. Ai. /. d e Johannis, 56, Via Gregoriana, R om a.
PARTE ECONOMICA
Sulla situazione presente
Quando la guerra Europea scoppiò nell’agosto decorso, ci occupammo della posizione d’Italia nel la politica internazionale per approvare incondizio natamente la opportuna deliberazione del governo per una neutralità vigile e armata.
Da allora ci siamo deliberatamente astenuti dal far parola sull’argomento ad eccezione di brevi richiami che abbiamo creduto di dover rivolgere al paese per una rigida disciplina ed osservanza della condotta dal Governo segnata.
Non era già desiderio di sfuggire il delicato argo mento che ci ha indotto a mantenere un silenzio da noi ritenuto doveroso, e neppure è stata man canza di argomenti su cui dissertare e ragionare che ci ha consigliato ad un riserbo, del resto a noi abituale; bensì sopratutto un senso di rispetto di noi stessi e di osservanza di quella stessa disciplina nazionale alla quale facevamo richiamo.
E se oggi, dopo nove mesi di guerra, riprendia mo l’argomento, che nell’agosto scorso avevamo toccato per affermare la nostra piena approvazione della neutralità vigile ed armata, non è già per di scutere o consigliare intorno alle direttive che il no stro paese deve seguire, ma soltanto per constata re la variata posizione del paese, in rapporto alle circostanze, in rapporto ai fatti, in rapporto all'a zione positiva e negativa della sua neutralità.
Affermammo e sostenemmo che l’Italia, astenen dosi dal partecipare attivamente al conflitto euro peo, non compiva soltanto un atto negativo, ma, per i vantaggi tangibili e valutabili che da tale neu tralità derivavano ad alcune nazioni, la neutralità stessa aveva un valore positivo, preciso e calcola bile.
Indubbiamente un tale valore deve essere stato ed è stato computato nelle laboriose trattative che durante i nove mesi decorsi si sono svolte fra il nostro governo ed i governi esteri, dei quali, quelli che hanno tratto vantaggio dalla nostra direttiva debbono averci assicurati corrispondenti benefìci, quelli che possono od hanno potuto temere della nostra uscita dalla neutralità, debbono aver fatte equivalenti proposte per farci desistere da ogni eventuale bellicoso proposito.
Ora tutto ciò, tutto un tale complesso problema, nelle sue risultanze finali, nella somma cioè dei be nefìci assicurati o promessi all’Italia, può essere riuscito esauriente e soddisfacente? Può, in altre parole, essere stato così completo e così ampio da corrispondere interamente a tutte quelle aspi razioni che il nostro paese, nazione ammessa fra le grandi potenze, ha diritto di vedere realizzate?
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di necessità che rendeva quasi interamente super flui preventivi impegni, dal momento che saremmo stati costretti ad agire o prima o poi nella direzio ne dalle medesime desiderata; le potenze che pos sono temere di averci nel campo avverso per la realizzazione dei nostri ideali politici, avranno cer to tentato di far argine alla temuta nostra forza, ma evidentemente non possono avere nel campo delle concessioni raggiunta quella estensione che forma il limite giusto e ragionevole delle mire ita liane. Sarebbe stato spogliarsi senz’altro di valori morali e materiali pei quali può ancor loro conve nire di tentare la sorte delle armi. Dall’una parte adunque e dall’altra il campo delle trattative non poteva offrire per 1 Italia che un risultato inferiore a quello cui essa può pretendere, sia unendo le sue armi coi popoli già combattenti, sia portando loro aiuti materiali di forze armate in regioni di conquista che stanno per aprirsi, sia spingendosi verso quelle nazioni che non amano cedere, per occupare e conquistare i territori ai quali non può rinunciare.
La situazione politica, ora, chiuso il periodo del le trattative del nostro paese, si delinea quindi in modo preciso ed inderogabile. Reali, sicuri e tan gibili benefìci duraturi non possono derivare nella condizione presente, che da una azione più attiva e più efficace che non possa essere quella della semplice neutralità. Questa pertanto ci ha dato mo do di considerare con calma e con vantaggio la no stra precisa posizione; di misurare le nostre forze; di saggiare le intenzioni e le disposizioni delle al tre potenze; di stipulare accordi e stabilire le even tualità delle nostre direttive. Adesso non rimane più che l’azione, oculata e decisa.
All’attuazione di quest’ultima ineluttabile fase del presente momento storico, stanno di fronte op portunità ed occasioni che si svolgono col decor rere degli eventi. Non sappiamo quale di tali even tualità od occasioni il nostro Governo sarà per sce gliere come la più propizia e la più favorevole, ed anche se lo sapessimo non vorremmo certo ren derci colpevoli di annunziarla intempestivamente. Ci basta di avere affermato il nostro assentimento, perchè il paese al giusto momento compia intera mente gli ulteriori passi verso i suoi destini, che au guriamo prosperi e gloriosi.
Le Casse di risparmio ordinarie
nell’ Impero Austro-Ungarico
Mentre si dilunga ancora la grande guerra e sembra attendere da qualche decisivo intervento ulteriore la sua risoluzione definitiva, diamo uno sguardo retrospettivo sul funzionamento e lo svi luppo che le Casse di risparmio ordinarie avevano nella vicina monarchia absburghese, sguardo che potrà essere un elemento di giudizio sulle condizioni di resistenza economica che può ancora presentare quella provata nazione.
Ge ne offre occasione un volume recente, nel quale, pur fra un’eccessiva disadatta poeticità della for ma, si trovano molti dati interessanti (11.
Premesso che si intendono per Casse di risparmio ordinarie quelle fondate dai Distretti, dai Comuni o da Associazioni private, cioè tutte quelle non fon date dallo Stato; ricordiamo che l’organizzazione amministrativa di esse diverge assai nell’Austria e nell’Ungheria. La ragione sta forse nel fatto che le Casse ungheresi e bosniache han principalmente carattere bancario, quelle austro-bc-eme prevalente mente filantropico, per cui cueste soffrono di quei maggiori gravami burocratici, che generalmente regolano gli istituti di pubblica beneficenza. Così per quanto gli iniziatori di quelle austriache è boeme abbiano resistito fieramente ad ogni parte cipazione ai lucri provenienti dal movimento eco nomico del risparmio; laddove le ungheresi e slavo- serbe spesso riservano interessi ai" loro, azionisti,
fi) V. Arduino Fa b b r i, h e Casse d i R isparm io o rdin arie n ella
M onarchia A ustro-U ngarica; Mantova, 1915.
1 oltre al rimborso delle quote versate per costituire ; il' capitale d’esordio, la vita di queste ultime si è j sviluppata in modo assai più rigoglioso delle prime, tanto che in Austria ne esiste una ogni 458 kmq. di superficie e ogni 43.245 abitanti, mentre in Ungheria havvene una ogni 318 kmq. e ogni 20.409 abitanti. Sono così divise per regioni e per diversa origine :
R e g i o n i Casse di risparmio AUSTRIA: Bassa Austria . . . Alta Austria . . . . Salisburghese . . . . S t i r i a ... Carinzia . . . . Carniola . . . . Tirolo e Vorarlberg . . Trieste e Littorale . . Boem ia. , . . _ . . M o r a v i a ... Slesia ... G a liz ia ... Bucovina ... D alm azia... T otale . D istret-
1 tuali Comunali Private Totale
54 29 83 — 42 4 46 — 9 — 9 15 38 4 57 — 9 4 13 , — 11 1 12 — 10 11 21 — 2 1 3 3 224 9 236 — 83 4 87 — 27 — 27 26 23 2 51 — 5 — 5 — 3 2 5 44 540 71 ' 86à Casse di risparmio D istret
tuali Comunali Private Totale UNGHERIA : Riva destra D a n u b i o ... 2 171 173 Riva sinistra . ... — — 67 67 Regione D anubio-Tiszana . , . . — 6 188 194 Riva destra T is z a ... — — 72 72 Riva sinistra T i s z a ... — 3 125 128
Regione fra Tisza e M aros . . . — 5 143 148
T ra n silv a n ia ... ... — — 103 100 Territorio F iu m a n o ... — 1 1 2 ___ 17 867 884 C roa z ia -S la v o n ia ... — 137 137 T otale . , . — 17 1004 1021 * * *
Per dire brevemente degli ordinamenti ammini strativi delle Casse austriache e di quelle ungheresi, ricordiamo anzitutto che se v’è per tutte una rela tiva liberalità tanto per fondarle quanto per sce gliere la via più conveniente da seguire per procu rare il miglior collocamento alle somme depositate a risparmio, quelle austriache subiscono al riguardo dell’attività dei loro Consigli o Comitati ammini strativi l’assoluta dipendenza dal Governo che in terviene mediante l’opera,di un Commissario impe riale avente larghissimi poteri negativi; quelle un gheresi, invece, come vedremo dopo, godono, anche nella loro gestione, molta libertà.
Infatti, il Governo si riserva sulle Casse austria che la facoltà di:
a) approvare o respingere gli statuti e le suc cessive modificazioni;
b) dare il placet all’opzione per questa o quella forma di investimenti;
c) . acconsentire alla misura dell’interesse sta bilito dal Consiglio;
d ) sanzionare i conti annuali resi dal Consiglio; e) confermare le disposizioni di interna ammi nistrazione relative all’assunzione o revoca degli impiegati (1).
Si capisce facilmente che — date tali restrizioni — l’opera del Consiglio o Comitato direttivo di tali casse — il quale emana dal corpo fondatore — è molto ristretta. E n’è riprova lo scarso numero di Casse private di fronte alle comunali che si ri scontra in Austria, al contrario di quanto accade in Ungheria.
Qui, le Casse di risparmio, come si è già notato, hanno carattere prevalentemente di veri e propri istituti bancari e assumono quasi sempre la forma delle, nostre società anonime'.
Così, in tal caso, nello stadio che prelude al ri conoscimento di una Cassa di risDarmio, qualun que iniziativa spetta ai prom otori i quali restano garanti della perfetta osservanza delle disposizioni che la legge stabilisce al riguardo ».
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Costoro si spogliano di ogni incombenza davanti aIV A ssem blea generale costituente che decide o re spinge di fondare l’ente proposto, e, nel caso affer mativo, conferisce le cariche ai membri della Dire zione e del Consiglio di vigilanza, organi attivi ed ispettivi mediante i quali vengono esercitate le a- zioni patrimoniali.
L’Assemblea generale costituente è pure organo transitorio, in quanto si scioglie appena ha con fermato l’opera dei promotori: coisì, chiusa la prima fase della vita della società, ad essa si sostituisce l'Assemblea gen erale <dei soci, che agisce per mezzo di una Direzione e di un Consiglio di vigilanza. 1
poteri di tale assemblea ¡sono contemplati nello articolo 179 del Codice di Commercio ungherese, e si possono così riassumere :
1°) nomina e revoca i membri della Direzione e del Consiglio di vigilanza, ai quali accorda o nega il voto di fiducia;
2°) verifica i conti, il bilancio e controlla il ri parto- degli utili;
3°) consente le eventuali trasformazioni (tanto per fusione, che per assorbimento) dell’azienda;
4°) ratifica i compromessi suscettibili di impri mere un certo indirizzo aH’amministrazione;
5°) stabilisce le variazioni del fondo iniziale; 6°) modifica, se -crede, lo statuto.
I lavori dell’Assemblea constano da processi ver bali che si depositano, originali o autenticati, presso la Curia forense, nella cui giurisdizione funziona la Cassa.
* * *
Quanto alle operazioni attive compiute dalle Casse di risparmio austriache, esse sono, per legge, limitate alle specie seguenti:
a) mutui ipotecari stimatati con speciali garan zie; b) anticipazioni su titoli di rendita austriaca e su azioni della Banca Austro-ungarica; c) sovven zioni ai Comuni per spese regolarmente impegnate in dipendenza dell’esercizio finanziario in corso; d) sconto di buoni del Tesoro, di valori pubblici na zionali quotati alla Borsa di Vienna, e di effetti muniti di almeno tre firme; e) anticipazioni a Monti di pietà; f) aperture di credito a favore di sodalizi di mutuo soccorso, di cooperative, ecc.; g) acquisto di obbligazioni fondiarie dei demani deilo Stato e dei distretti.
Per le ungheresi invece non si ha « nessuna coa zione- al libero manifestarsi delle loro attitudini, nessun vincolo nella scelta dei fatti amministrativi; auindi una grande varietà di forme ». Cessa il pre dominio assoluto del deposito a risparmio, svilup pandosi accanto ad esso il deposito in conto cor rente.
Con ciò, come si vede, le Casse di risparmio un- ffheresi si avvicinano di molto alle nostre Banche di deposito- e sconto, e non sapremmo davvero ral legrarci del faftto. Similmente nella buiropratica rigorosa regolamentazione delle austriache, vi son forme di operazioni attive, come quelle contrasse gnate dalle lettere a) e g) -che non -ci sembrano af fatto opportune nei riguardi di Casse di riparmio. Di questa reciproca invadenza confusionistica delle varie specie di Istituti di credito nei -campi di azione -che a ciascuna dovrebbero essere propri, sono gravissimi i danni. Meglio, che da ogni altro furono riassunti luminosamente dal Pantaleoni in una nota aggiunta al patriottico libro del Preziosi: La Germania alla conquista delVItalia. Per amor di brevità, ad essa rimandiamo coloro che per av ventura non l’aves-sero già letta.
* * *
Termineremo con alcuni dati statistici.
Le Casse di risparmio ordinarie austriache ave vano, alla fine del 1911, in cii'colazione ben 4.385.064 libretti rappresentanti un credito di 6.359.080.964 corone, con una media di 152 libretti ogni 1000 abi tanti, con nn taglio di corone 1450 per ogni libretto e di 221 corone di credito per ogni* abitante.
Quelle ungheresi avevano un totale di depositi di 2.284.078.000 corone, distribuito fra 1.217.012 libretti, il -che porta a 58 libretti per ogni 1000 abitanti, con un credito di corone 1877 per libretto e di corone 109.40 per abitante.
L'incremento del risparmio, tuttavia, fu ben alto negli ultimi anni, anche in Ungheria: quasi quanto lo fu in Austria.
I libretti in rapporto al loro ammontare possono così venir raggruppati:
Classificazione dei libretti di Risparmio austriaci
Anno Fino a 200 corone da 2001 c o m e a 4000 da 4001 a 10000da 10001 a 20000 oltre 20001 corone Somma comples siva 1907 1908 1909 1910 1911 1.522.051 1.585 609 ]. 635.067 1.692.975 1.779.608 [ 1.686.634 358.909 1.724.768 374.859 1.760,478 391.960 1.805.546 409.787 1.811.395 419.372 I 227 0211 49.772 239.563 53.157 254.2011 57.354 268.511 62.828 282.456 62.479 1 16.518 18.592 20.235 22 461 24.754 3.860.935 3.996.548 4.119.295 4.262.108 4.385.064 Classificazione dei libretti di Risparmio ungheresi 1890 1894 1900 1905 1910 69.069 216 735 244.185 300.665 ! 220.954 309.520 461.328 66.448 555.960 82.260 699 856 100 978 58.638 43.447 53-166 70.388 37.467 16.353 20.676 28.085 19.416 9.495 12 838 17.040 550.037 715.064 813 806 969.075 1.217.012 *
Riguardo infine alia natura degli investimenti, abbiamo pel 1911 al riguardo delle casse austria che, le seguenti cifre (assolute e relative) :
Pre-stiti ipotecari Prestiti a comuni Prestiti cambiari Prestiti su titoli e valori Credito personale Valori mobiliari Stabili
Depositi presso terzi Cassa
Altre attività Differenze corso titoli
Per contro i principali ungheresi -sono i seguenti, Effetti scontati
Effetti di unioni di credito Anticipazioni su pegno Prestiti ipotecari Prestiti a Enti pubblici Prestiti .con garanzia C/. C/.
Titoli e valori pubblici Valori commerciali Debitori
Immobili Partite varie Depositi per Istituti Fondo in cassa 3.966.267.732 = 57.25 % 329.215.879= 4.80 » 271.128.471= 3.72 » 84.951.318= 1.23 » 4.212.433 = 0.66 » 1.646.100.643 = 25.40 » 103.436.800= 1.50 » 279.369.457= 4.07 » 39.447.619= 0.57 » 89.648.067= 1.30 » 9.537.088= 0.10 » 6.852.323.504 100 investimenti delle Casse per l’anno 1910: 1.154.687.000 = 29. 17.208.000 = 0. 130.711.000= 2. 1.587.984.000 = 34, 263.893.000 = 63.791.000= 401.039.000= 392.904.000 = 74.310.000=? 103.715.000 = 103.692.000= 63.613.000 = 49.098.000 = 60.243.000 = 29 .40 .80 .10 70 40 60 40 60 20 20 30 00 30 4.663.948.000 100 >!<
Evidentemente la somma dei risparmi austro-un garici era assai ragguardevole, e si era venuta ra pidamente svilupnando anteriormente alla -crisi ini ziatasi nei 1913. Ma dopo questa e dopo l’attuale di sastro della monarchia degli Absburgo, a quale basso livello saranno discese le . cifre, che noi ab biamo sopra riportate? E se, per avventura, fos-sero ancora nominalmente le stesse o quasi, quale cam biata situazione starebbero esse però a fronteggiare?
Roberto A. Mu rr a y.
Le finanze della Grecia
416 L’ECONOMISTA 9 maggio 1915 - N. 2140
Edmond Théry: L a Grece au point de vue écono- m ique et financier, (Paris, 1905). Ma queste opere sono anteriori agli avvenimenti del 1912-1913 che hanno trasformata la situazione politica ed eco nomica del paese.
Degne di essere conosciute sono specialmente le finanze della Grecia che possono considerarsi co me rindice più sicuro dello stato prospero della sua economia. Si tratta di una trasformazione operatasi lentamente, ma in maniera continua e mirabile.
Nel Journal des Econom istes del 15 aprile l’econo mista greco Andréadès pubblica la prima parte di uno studio sulle condizioni finanziarie del suo paese fino alla guerra balcanica, ed un altro egre gio scrittore, il Georgiades, nell’ultimo numero della R iform a Sociale si ferma a considerare il corso dei cambi della Grecia eoll’estero.
Tralasciando il periodo che va dal 1843 al 1897, che è quello di uno Stato che tra enormi difficoltà interne ed esterne cerca di affermarsi politica- mente e di consolidarsi, possiamo studiare breve mente per ora quello che corre dal 1898 al 1912 ca ratterizzato, specialmente a partire dal 1910, da e- normi progressi, malgrado che questioni gravis sime, come la cretese e la macedone, abbiano con tinuato ad agitare il paese turbandone il corso re golare della vita.
Esaminiamo molto brevemente alcuni degli indici più caratteristici di tali progressi.
Il commercio estero presenta il seguente anda-Anni Importazioni Esportazioni
Valore in franchi Valore in franchi 1898. . . . . 138.267.392 88.221.601 1900. • . . . . 131.815.592 102.089.518 1 902. . . . . 137.229.364 79.663.473 1 9 0 4 . . . . . 137.016.282 90.569.557 1 906. . . . . 144.636.162 123.525.906 1908. . 110.713.003 1910. . . . . 160.536.471 144.571.070 1912. . . . . 157.656.7:6 146.162.901 Come si vede la situazione v,a migliorandosi non solo per l’aumento del commercio globale, ma an che per la diminuita sproporzione fra le impor tazioni e le esportazioni. Mentre la differenza era di Ir. 50.045.791 nel 1898, nel 1912 era appena di 11.493.855.
Le entrate pubbliche da 96.931.7 fr. nel 1896 sono passate nel 1911 a 142.519.3; sono aumentate cioè quasi del 50 per cento, e quel che è notevole in base a plus-valori naturali anziché ad inasprimento di imposte. Fra le imposte dirette, infatti, quella complementare sul reddito e l’altra sulle aree ur bane non fabbricate sono bassissime e l’aumento dell’imposta sulle successioni è compensato dalla soppressione dell’imposta fondiaria sulle vigne. Se Ile entrate dell© imposte dirette sono accresciute da 18 milioni e mezzo a 23 milioni e mezzo, lo si deve al considerevole aumento dei fabbricati ed ai metodi migliorati di esazione. Lo stesso deve d irs i! a proposito delle imposte indirette: l’aumento di alcuni diritti di dogana, della tassa sull’alcool, eoe. non bastano a giustificare il rendimento raddop piato: da 34 a 52 milioni; è nell’aumento del con sumo che bisogna ricercare il segreto del fenomeno. Anzi se i diritti di dogana sullo zucchero, malgrado la diminuzione del 50 q/„ hanno dato lo stesso get tito, si deve credere che sia di altrettanto aumen tato il consumo.
In un risveglio generale di attività © di traf fico si deve se alcune entrate speciali, come quelle delle poste e telegrafi, delle tasse di registro in ge nere sono in ascesa continua. Si può affermare, in base alle cifre del bilancio dello Stato, che il paese va continuamente migliorando le proprie con dizioni economiche.
La marina mercantile si è sviluppata conside revolmente ed ha formato una sorgente di reddito in oro importantissima ed una forza nazionale pre ziosa. Contava nel 1883 soltanto 23 piroscafi per 24000 tonnellate © ne vanta ora più di 474 di un tonnel laggio netto di 549.000 tonnellate. Nel 1914 il Lloyd Register registrava 365 piroscafi di più di 100 tonn. per un insieme di 705.897 tonnellate ed ogni giorno
gli armatori greci fanno costruire per loro conto o comprano delle nuove unità navali.
Nel corso del periodo che ci occupa il governo ellenico fu costretto a conchiudere parecchi pre stiti, i primi nel 1900-1902 per la costruzione di grandi line© ferroviarie, e gli altri, in seguito alle complicazioni estere che determinarono enormi spese di preparazione militare e civile.
Il totale di questi debiti, eh© per un quarto furono fatti all’interno e per il resto fuori del paese, am monta a 200 milioni in cifra tonda. La somma non sembrerà considerevole, se una metà del debito fu consacrata in lavori di utilità pubblica, e l’altra è gradualmente ammortizzata, in modo che la parte improduttiva del debito greco può conside rarsi normale.
Ma il fenomeno del cambio è caratteristico per la Grecia e di grande importanza per chi voglia dare un giudizio sulle reali condizioni finanziarie del paese.
Stupì il fatto che dopo la lunga crisi finanziaria del 1911, e dopo le disastrose guerre balcaniche del 1912 © del 1913 i cambi esteri in Grecia si fossero mantenuti al pari o quasi sempre al di sotto del pari, ed è aumentato questo stupore quando, allo scoppio della guerra europea, mentre da pertutto regnava un’anarchia completa nei cambi esteri, si è veduta la Grecia presentare un’oasi in cui il credito non era scomparso ed i corsi presentavano questo andamento:
18-31 luglio 1914 Dal 21-3 ag. al 23-6 ott. 1914
Lettera Denaro Lettera Denaro
Chèque su Parigi , » » Londra. » » Berlino. » » V ien n a. 100 '/a 25.21 123.— 104 1/4 99 Va 25.14 l/a 122 V» 103 »/, 100 <u 25.29 123 % 103 1/4 da 99 */a a 99 =/< » 25 a 25.10 » 122 a 113 » 104 a 87
E dal 23-6 ottobre 1914 sino ad oggi:
Lettera Denaro
Chèque su Parigi . . . 100 V, 99 » » Londra . . . 25.45 25 » » Berlino . . . 118 Va 107 > » Vienna . . . 98 80
La sorpresa è giustificata per chi conosca in quali enormi difficoltà si trovava la Grecia dopo le guerre di indipendenza e nei primi anni della sua vita di nazione. Le spese di organizzazione interna e quelle necessarie per sovvenire ai bisogni degli elleni che restavano sotto' il “giogo turco, avevano costretto i governi ad imporre a più riprese il corso forzoso (1848-1868-1877-1885) sotto di cui il paese si trova ed a sospendere il servizio dei suoi prestiti in oro nel 1895. Il corso dei cambi è l’indice più sicuro di que sto critico periodo:
1876 ... 1880 ... 1886 ... 1890 ... 1895 ... 1898 ...
Dopo il 1898 fu intrapresa l’opera di consolida mento e di riorganizzazione. Si cominciò col regola mento dei debiti pubblici. Secondo la legge relativa a questo regolamento uno dei primi provvedimenti relativi alla circolazionp monetaria era di diminuire i biglietti di banca di 2 milioni di dramme all’anno. I foglietti in circolazione erano nel 1898 di dr. 139 milioni 925.761 per una popolazione di 2.469.034. Dopo questo regolamento il paese cominciò a risol levarsi lentamente ed il commercio specialmente ebbe una buona ripresa.
I
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milioni di dramme a ll’anno, la Banca si dedicava ad operazioni di cambi su vasta scala e teneva il con trollo del mercato monetario. Era questa la chiave di volta della questione del cambio in Grecia.
Appena la Banca ebbe cominciato a comprare e vendere liberamente a sportelli aperti a contanti od a termine, l’aggiotaggio si eclissò e gli scarti fra la lettera ed il denaro diminuirono. Nel tempo stesso la Banca ebbe cura di formare dei depositi all’estero presso Banche di primissimo ordine, da principio comprando sul luogo le somme necessarie, in seguito accettando depositi a vista ed a scadenza fìssa in oro effettivo o in chèques su l’estero restituibili pari- menti in oro, od in chèque.
D’altro canto non trascurò di rafforzare le riserve metalliche, malgrado il corso forzoso dei suoi bi glietti. Così vediamo che mentre nella situazione al 31 dicembre 1898 i conti correnti all’estero si elevava no solo a fr. 8.016.970, progrediscono fino a 72.222.365 fr. al 31 dicembre 1913, oltre a fr. 155.100.610 di di sponibilità all’estero, secondo la legge del 1910 cui ora accenneremo, ed un incasso metallico di fr. 16 milioni 094.287 per suo conto e di fr. 10.725.000 pre visti dalla legge del 1910.
Appena la Banca nazionale consentì a ricevere dei depositi a interesse in monete estere, tutti i greci residenti a ll’estero si affrettarono ad affidarle i loro risparmi i quali si elevarono a 52.282.706 nel 1911 ed a più di 90 milioni di fr. nel 1913.
Tutte le risorse del paese, progredivano rapida mente; il ribasso del cambio, cominciato nel 1905, continuò regolarmente: 1899 . . . . 1905 . . . . 1908 . . . . 1910 . . . . 1912 . . . . . . . 99.97 1913 . . . . 1914 . . . . \ 99 V» il più basso i 100 'It il più alto .
Nel 1910, dietro l’iniziativa della Banca Nazionale, il Governo fece votare una legge collo scopo di dare alla circolazione monetaria maggiore elasticità; que sta legge diede alla Banca il diritto di procedere alla emissione dei biglietti di banca contro l’acquisto in oro effettivo al pari, ovvero di cambio sull’estero al di sotto del pari o tutt’al più al pari. Per converso la Banca deve contro biglietti consegnare a vista l’oro così ottenuto al pari ed i cambi sull’estero al corso di 100 1/2. Sopratutto a partire dal 1912 si vide l’utilità preziosa di questa legge. Nel momento della dichiarazione della guerra, se il Governo o la Banca non avessero avuto del disponibile in oro effettivo sarebbe stato oneroso o impossibile procurarsene. La difficoltà è stata sormontata con questa legge. Il 31 dicembre 1912, dopo le due guerre balcaniche la circolazione ammontava a dramme 293.604.185 di cui dramme 165.825.610 emesse in virtù della legge 1910 senza alcun aumento dei biglietti emessi in virtù del corso forzoso e con cambio al pari.
Grazie al precedente lavoro di organizzazione eco nomica e monetaria, la Grecia ha potuto sostenere e continua a sostenere l’urto dell’immane conflitto. La disponibilità in oro della Banca Nazionale in tutti i grandi centri di Europa e di America ha reso pos sibile i pagamenti. I depositi hanno servito e ser vono a facilitare il pagamento di tutte le provviste di cui il paese è tributario all’estero, come pure dei cuponi del debito pubblico, senza alcuna perturba zione dei cambi dovuti a compere sregolate ed a dre naggio di oro.
Seguendo le istruzioni del Governo la Banca ha posto a disposizione dei produttori e dei clienti tutti i mezzi adatti ad attivare l’esportazione dei di versi raccolti dell’anno.
Così, malgrado lo scompiglio generale, la moneta greca è al pari 0' meglio fa premio, una volta che si pagano 25.10 dramme per avere una lira sterlina inglese, 90 leptas (centesimi) per avere una lira ita liana, 99.75 o 100 leptas per un franco francese, 107 per un marco da 123.50 cent, e 80 leptas per una corona austriaca da 105 centesimi.
m.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
1 Rentengüter in Prussia
Si tratta di una di quelle istituzioni tedesche che interessano da vicino, ora particolarmente che il grosso problema della colonizzazione interna e di una più intensa e profìcua agricoltura è all’ordine < del giorno.
La legge cosidetta del Rentengüt data dal 7 lu glio 1891. Che cosa è questa legge? E ’ una legge de mocratica e' benefica, per la quale chiunque può, vo lendolo, col suo piccolo risparmio passare dallo sta to di nullatenente a quello d’abbiente. Rentengut vuol dire acquisto di terreni a rate.
Ecco in poche parole il meccanismo di questa leg ge. Lo Stato, convinto che soltanto la suddivisione
del latifondo in unità più o meno piccole, può de terminare ed affrettarne la buona coltura e la co lonizzazione, con questa legge s’è fatto autorizzare ad acquistare entro certi limiti — ed in casi estre mi ricorrendo anche alla espropriazione forzosa — dei latifondi, suddividendoli poscia in unità cultu rali di varia estensione e cedendoli a rate mercè un canone annuo, ai contadini od a chiunque voglia investire i propri risparmi in quest’opera di previ denza. Diverse essendo le condizioni dei richiedenti, il Governo prussiano non ha mantenuta uguale per tutti la quota di terreno, ma essa varia da un mi nimo di un ettaro ad un massimo di 25 ettari, come pure varia a seconda delle provincie e della qualità dei terreni il canone annuo da pagarsi. Questo in massima lo schema della legislazione dei Rentengü ter, la quale —• come abbiamo detto — vige dal 1891.
Quali ne sono stati i risultati? In principio, nei primi anni cioè della sua applicazione, la legge eb be un certo sviluppo. Nella sola Prussia orientale dal 1892 al 1896 si costituirono 6188 Rentengüter — per 69.293 ettari — ed in quella occidentale e nel Po sen 3266 per 43.191 ettari. I proprietari stessi di grossi fondi si prestavano volentieri a cederli allo Stato; onde questo rarissimamente ricorse all’espro priazione. Ma in seguito il rincaro delle terre insie me ad altre cause produsse un arresto. Però dal 1903 in poi la costituzione di questi piccoli fondi ri prese nuovo vigore e dal 1903 al 1911 si costituirono Rentengüter per oltre 100 mila ettari coll’aumento annuo di circa 15 mila.
La superficie totale dei Rentengüter creati con l’intervento delle Commissioni generali dal 1891 al 1911, ammonta a ettari 207.496. Tale superficie è co stituita per 2723 ettari da spazi per aie e giardini, per 148.198 ettari da campi, per 35.769 ettari da pra terie e pascoli, per 13.142 ettari da boscaglie e per 7664 ettari da strade, acque e terreni inutilizzabili. Si suddivide in 17.187 proprietà distinte. Il valore di tutti i Rentengüter, secondo la stima delle Commis sioni generali, è di 218 milioni di marchi, cioè di 1054 marchi l’ettaro. Al momento dell’acquisto sono stati versati dai compratori 32.8 milioni di marchi in contanti. Le « R estypotheken » e le « R estren ten » ammontano a 11.8 milioni di marchi. Tutta la parte residue, del prezzo di compera è stata assunta sotto forma di canone (Renten) dalle Rentenban ken, che a tale scopo hanno emesso dei titoli di ren dita (R entenbriefe) pel valore nominale di 146.5 mi lioni di marchi. Inoltre sono stati concessi altri 15 milioni di marchi di prestiti per costruzioni, in ti toli di rendita. La somma complessiva dei titoli di rendita emessi per la costituzione di Rentengüter raggiunge così 161.5 milioni di marchi. Per gli in teressi e l’ammortamento di tale somma i coloni devono pagare annualmente marchi 6.513.537 corri spondente al 4 q/ circa.
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di colonizzazione, in regioni dove manchino pro prietà di piccoli agricoltori, può essere utile quanto la creazione di nuovi fondi, ed offre inoltre il van taggio che si ricollega a delle condizioni già pree sistenti.
Per quanto riguarda la distribuzione delle par celle a seconda delle loro dimensioni, circa un terzo del numero totale dei Rentengiiter ha una super ficie tra i 10 e i 25 ettari. E probabilmente, come per quelli costituiti dalla Commissione di coloniz zazione, anche qui le proprietà più frequenti sono tra i 10 e,i 15 ettari. Le proprietà inferiori ai 5 et tari sono principalmente destinate agli artigiani di campagna e le più minuscole — inferiori ai 2 J — ettari sono in genere per gli operai ed hanno subito da alcuni anni a questa parte un forte incremento.
Come si vede, in questa operazione è intervenuta anche la banca, la quale è stata autorizzata dallo Stato ad emettere titoli di rendita. La banca è in tervenuta come intermediaria fra il colono renten giiter e lo Stato, assumendosi essa l’incarico di pa gare i venditori di fondi e di esigere i canoni renten dai singoli quotisti.
La banca a questo modo funziona da società di colonizzazione, portando ai coloni ogni altro aiuto, colla garanzia dello Stato, senza che questo siasi trovato esposto a verun onere.
Il meccanismo adunque, che pur sembra com plessò, è semplice: è una catena che dal proprietario va al colono è da questo alla banca o società di co lonizzazione, il tutto col pieno consenso e coll’aiuto diremmo quasi morale, dello Stato.
Il metodo adunque ci pare che meriti di essere ben esaminato e ben ponderato da noi che ci avvia mo finalmente verso la via_ della sospirata coloniz zazione interna! Tra tutte le. legislazioni estere de stinate a creare e conservare la piccola proprietà rurale, questa del Rentengiiter, che pure è la meno nota, ci sembra fra le più commendevoli.
La ripartizione della terra e della proprietà fondiaria in Bulgaria
Lo speciale interessamento che oggidì vien rivolto ai paesi balcanici c’induce a riportar© come degni di nota i dati seguenti sulle condizioni dell’agricol tura nella Bulgaria.
Il Regno, di Bulgaria occupa un territorio di una superficie totale di 96.346 km. quadrati. Dal punto di vista orografico, il paese rappresenta una felice combinazione di alte catene di montagne circondanti pianure vaste e fertili. Anche le condizioni idrogra fiche sono del pari eccellenti, tanto che circa i! 70 per cento della, superficie del paese è suscettibile di una coltura assai intensiva.
La popolazione, di circa 4 milioni d’anime, è quan to mai eterogenea; essa comprende non meno di 31 gruppi etnografici parlanti 23 lingue differenti. La classe agricola ha qui una parte assolutamente pre ponderante, comprendendo essa sola oltre tre mi lioni ,e centomila anime, cioè il 77.04 % della popo lazione totale del paese.
Organizzazione dei servizi statistici
L’organizzazione dei servizi statistici è eccellente: una cura particolare viene dedicata alla statistica agraria e fondiaria. I dati che riportiamo sono prin cipalmente basati sui due censimenti della proprie tà fondiaria, eseguiti il primo nel 1897, e il secondo nel 1908. Il paragone fra i dati corrispondenti a cia scuno di questi censimenti dimostra i progressi considerevoli compiuti durante il breve lasso di tempo che li separa.
Nel 1897 la superficie totale delle terre non colti vate si elevava in Bulgaria a 2.156.701 ettari, cioè [ il 21.54 q/ della superficie totale del Regno. Nel 1908 j le terre incolte non coprivano più di 1.652.099 ettari, ¡ cioè il 17.15 q/ della superficie del paese. In altre pa
role, durante questi dieci anni, il popolo, bulgaro ha conquistato sulla natura 504.602 ettari ed ha aumen tato la sua terra coltivabile per una estensione uguale al 5,24 q/ della superficie del Regno.
Ripartiti per genere di coltura i 9.634.550 ettari coltivati nel 1908 comprendevano 3.628.016 ettari di campi, 399.412 ettari di prati, 112.080 di frutteti, di roseti e vigne, 913.081 ettari di pascoli, 2.834.493
et-■ tari di boschi e foreste e finalmente 95.365 ettari di terre coltivate d’altre categorie.
Comparate con quelle del censimento fondiario del 1897, queste cifre rappresentavano un aumento del 21.93 % per la superficie dei campi, del 13.34 qg per quella delle praterie, dell’83.87 % per quella dei frutteti e del 62.31 o/n per quella dei roseti. E questi sono risultati tanto più notevoli in quanto che lo sviluppo quantitativo ha progredito con pari passu con quello qualitativo e che i progressi realizzati nel campo della tecnica agraria e d'ella vendita dei prodotti agricoli hanno considerevolmente rialzato il rendimento medio dei diversi generi delle colture usate nel paese.
Divisione della proprietà fondiaria
Dal punto di vista delle diverse categorie di pro prietari, le terre coltivate delia Bulgaria si dividono come segue :
Proprietà fondiaria privata 57.99 q/ della super ficie coltivata.
Id. fondiaria pubblica 30.20 q/, id. id. id. Id. delle Istituzioni 9753 % id. id. id. Id. dello Stato 2.28 % id. id. id.
Paragonate con dati del censimento del 1897, que ste cifre indicavano una diminuzione di 25.14 % delle terre dello Stato ed un aumento variabile di tutte le altre categorie di possessi. Per la proprietà privata in particolare, questo aumento era del 16.30 q£
Questa ultima categoria della proprietà fondiaria, la più importante dal punto di vista sociale, occu pava nel 1908 una superficie totale di 4.625.787 ettari, ripartiti in 933.367 proprietà diverse. In quanto alla loro estensione, queste proprietà private potevano essere classificate come segue :
Parcelle (di meno di 2 ettari) : 6.6 q/ 7.0 % della proprietà privata.
Piccole proprietà (da 2 a 5 ettari) : 15.7 q/ 15.4 % della propr. priv.
Proprietà media (5 a 20 ettari): 53.0 q/ 54.4 % della propr. priv.
Grandi proprietà rurali (da 20 a 100 ettari): 18.1 per cento 17.7 % della propr. priv.
Latifondi (di più di 100 ettari) : 6.6 q£ 5.5 o/n della propr. priv.
Econom ia rurale e legislazione
Date le condizioni generali, la categoria delle pro prietà la quale, in rapporto alla estensione, me glio si presta allo sviluppo razionale deH’econo- mia rurale, è in Bulgaria quella delle proprietà coltivatrici d’estensione media, cioè dai 5 ai 20 et tari circa.
Ora, dalle cifre che precedono, risulta che già al l’epoca del primo censimento fondiario, più delia metà della proprietà fondiaria privata, apparteneva appunto a quella categoria. E queste stesse cifre ci mostrano che, durante i dieci anni trascorsi fra i due censimenti, la proporzione non fece che aumen tare. Tutto sommato, dal punto di vista della ri- partizione della proprietà fondiaria, il Regno si tro va in condizioni abbastanza favorevoli. Forse il di fetto più grave che presenta il regime agrario della Bulgaria è lo sminuzzamento eccessivo della pro prietà privata. Nel 1897, per es., la media del nu mero degli appezzamenti separati che costituivano nel loro complesso una proprietà privata s’elevava, per tutto il Regno, a dieci; le proprietà di uno e due ettari erano frazionate in 5 appezzamenti in media, i domini di vasta estensione in media in 38.
Il censimento fondiario dell’anno 1908 ha consta tato un aggravamento ulteriore di queste condizioni. La media del numero degli appezzamenti costituenti un’unità di possesso si è elevata da 21 a 24 per le proprietà da 10 a 15 ettari, da 31 a 38 per quelle da 100 a 200 ettari, da 28 a 46 per quelle oltre i 500 ettari. Per l’intero Regno questa media è passata da 10 a 11.
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loro rispettive proprietà, e lascia alle partì interes sate piena libertà di farsi mutuamente tutte le con cessioni che possano reputar utili per il rimembra- mento dei loro fondi.
In parte per l’influenza di questa legge ed in parte per le difficoltà continue alle quali dà luogo lo smi nuzzamento delle proprietà fondiarie, si constata oggi presso i più intelligenti agricoltori bulgari una tendenza di giorno in giorno più generale verso un rimembramento fatto in via amichevole dei loro fondi. Il Governo non potrà alla lunga rimanere estraneo a questo spontaneo movimento ed è forse vicino il giorno nel quale una misura legislativa definitivamente regolerà la questione, eliminando così l’ostacolo forse più grave che si oppone oggi allo sviluppo definitivo dell’economia rurale in Bul garia.
Statistica giudiziaria penale
La delinquenza apparente in Italia nel 1911
La Commissione di statistica e Legislazione pres so il Ministero della Giustizia, dopo aver chiuso la sessione invernale, ha preso ad occuparsi del movimento delle delinquenza, esaminando i reati contro la persona e la proprietà.
Della, relazione — la più recente su tale argo mento — riassumiamo le principali notizie, che diranno agli studiosi della materia se vi sia pro gresso o regresso morale nella popolazione ita liana.
I reati denunciati (delitti e contravvenzioni) sui quali fu provveduto dai Pretori e dagli Uffici del P. M, furono 935.802 con la proporzione di 2.677,69 ogni 100.000 abitanti.
Questa cifra proporzionale, che pur rappresenta una notevole diminuzione sulla media massima di 2711 verificatasi per il triennio 1908-1910, è sem pre assai superiore alle medie dei trienni prece denti.
Ma l’aumento numerico dei reati, annualmente giunto a conoscenza della autorità, può derivare da più cause di differenti specie, senza che per sè stesso possa significare vero e proprio aggrava mento della delinquenza o peggioramento nelle con dizioni morali del paese.
Può infatti contribuire a tale aumento un mi gliore ordinamento e maggiore attività della polizia, che giunga alla più frequente e più sicura scoperta dei reati e dei loro autori, che prima rimanevano sconosciuti.
Nuove leggi di interesse generale e di tutela so ciale, maggiore e sempre più facile e più rapida frequenza di rapporti sociali, nuove abitudini, nuovi mezzi di comunicazione, lo stesso aumento della popolazione, il suo agglomeramento nelle città e intorno ai grandi opifici, una maggiore attività economica o industriale, l’aumento e la diffusione dei traffici offrono nuove e più frequenti occasioni di infrazioni soggette a sanzione penale.
Le suddette cifre rappresentano soltanto la mas sa grezza degli elementi, sovra i quali dovrà svol gersi l’indagine per arrivare a riconoscere la vera e propria delinquenza nelle süe principali mani festazioni e nei suoi caratteri.
Esse rappresentano dunque soltanto la cosidetta « delinquenza apparente » — poiché, in fatto, molte denuncie risulteranno infondate, molte querele sa ranno ritirate, molti saranno i prosciolti, onde as sai minore risulterà, come vedremo in seguito, il numero dei reati giudizialmente accertati. In Fran cia provvede il Pubblico Ministero ad una preli minare eliminazione in ragione del 56 °/..
I delitti denunciati nel 1911 furono 541.435: cifra : inferiore à quella di 545.834 relativa al 1910.
In questo anno appunto si ebbe il massimo nu mero dei delitti denunciati, ma che in rapporto con la popolazione (1579) non fu il più elevato (nel 1898 fu di 1675), ravvicinandosi a quello avutosi nel 1903 (541.102) che però diede la minor proporzione j di 1.575: numero- di poco superato da quello per fanno 1911 (541. 435) ma con una proporzione anche minore.
1 Anche nelle contravvenzioni per tutto il triennio 1909-1911 dove si è manifestata la inclinazione ge nerale all’aumento per quanto non costante, si nota la solita diminuzione dell’anno 1911 (394.367) ri
spetto al al 1910 (408.127). E’ però da tenere presente che in ogni anno nuove leggi e nuovi regolamenti di tutela sociale presentano nuove occasioni di in frazioni e quindi di aumento nel numero delle con travvenzioni, conseguenza di una maggiore osser- . vanza della disciplina sociale.
Il delitto più grave — l'omicidio — che ha spe ciale importanza nella nostra delinquenza, com prende tutte le forme di questo delitto : anche l’o micidio oltre l’intenzione, che nel precedente Codi ce penale era considerato come semplice lesione personale.
Gli omicidi denunciati nel 1911 furono 3061 con la proporzione di 8.76 per ogni 100.000 abitanti. C’è una diminuzione rispetto al 1910 (3494 con la pro porzione di 10,11) nel quale anno si era già verifi cata una grande diminuzione rispetto al 1909
(4290), che segnò il punto culminante, superando anche la media di 4260 nel famoso triennio 1880- 1886.
Ma è subito da avvertire, anche giusta quanto già si è detto sul valore relativo di queste -cifre, che all’aumento degli omicidi denunciati non corrispon de eguale aumento di omicidi giudicati e così giu dizialmente accertati come tali. Questi seguono- in vece una costante diminuzione.
Le lesioni personali volontarie, denunciate nel 1911, furono 88.018 mentre n-el 1910 si era raggiunta la cifra massima di 98.673. E sarebbe da distinguere fra lesioni gravi, lievi e lievissime, essendo notorio che queste ultime rappresentano circa i due terzi del totale.
Per esaurire l’argomento- dei delitti contro le per sone, accenneremo alle diffam azioni e alle ingiùrie. Nel 1911 esse diminuiscono sino a 69.968, quasi riavvicinandosi al primo triennio 1890-1892 da cui appunto si iniziò un notevole e progressivo au mento che durò tino al 1906.
Per i furti nell’anno 1911 si verificò un notevole accrescimento. In que-H’anno appunto il numero di furti denunciati raggiunse il massimo: 156.420. E’ però da ricordare che i furti, come 1-e lesioni per sonali, sono i reati per i quali è più facile la que rela o la denuncia sotto T,impulso della prima rea zione anche per reato- di lievissima importanza, spesso seguita da remissione.
Le truffe e le frodi n-ell’anno 1911 raggiunsero il numero di 22.063 con un lieve peggioramento ri spetto al precedente 1910.
L’aumento nei reati -contro- il buon costume e l'ordine delle fam iglie durante il sessennio 1906- 1911, raggiunse il massimo numero di 9.321 nel 1910 cui segue una lieve diminuzione (9076) nel 1911. Anche di fronte a questo aumento che potrebbe ap parire quale -conferma di peggiorati costumi, è da ripetere l’avvertenza che questi aumenti possono corrispondere ai differente uso della querela della parte offesa, cui è subordinata l’azione giudiziaria, indipendentemente da ogni vero ed effettivo muta mento nel numero di questi r-eati.
Per le violenze, resistenze e oltraggi all'autorità la cifra di 16.291 raggiunta nel 1911 è di poco infe riore a quella di 16.387 del 1910 -e assai al disotto dei numeri 19.314, 17.301 e 17.057 rispettivamente segnati dalle statistiche del 1909, 1898 e 1907, nei quali anni l’Italia fu travagliata da grandi agita zioni politiche.
Questi delitti non presentano individualmente molta gravità, ma il numero può anche attestare come non si diffonda u n maggior rispetto all’au
torità, nè questa vada acquistando prestigio e può dubitarsi della sanzione penale se il numero di questi delitti per avventura aumenti.
Per i reati -contro la fede pubblica mentre nel triennio 1907-1909 si affermò un rapido aumento perchè ogni anno si contavano oltre 17.000 di questi reati denunciati, si giunse di sbalzo a 25.453 nel 1910 e a 30.931 nel 1911.
420 L’ECONOMISTA 9 maggio 1915 - N. 2140
EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA
L ’abbandono del tipo aureo (1)Collo scoppiar della guerra, universale fu l’ab- b'andono della base aurea nelle due forme di incon vertibilità o di moratoria, che però sono uguali nella loro essenza. La prima si applica alle ban conote, e può essere a) de jure, oppure b) ma scherata : la seconda permette ai debitori di posporre tutte le loro obbligazioni monetarie. La Germania usò la inconvertibilità, la Francia tutti e due i sistemi, lTnghilterra applicò la mora toria e la inconvertibilità mascherata. Perchè le banche inglesi non vollero dare oro contro banco note, e si scoperse il nuovo peccato, la tesaurizza zione dell’oro, e la nuova virtù : il portarlo alle ban che, che dovevano tesaurizzarlo come luogo natu rale, mentre la Tesoreria faceva circolare degli as segni postali. L’Inghilterra cornei creditrice do veva ricevere molti pagamenti, e mancando altri mezzi di rimesse occorreva l’oro, ma i paesi debi tori non volevano darne : benché le riserve banca rie siano tenute per i momenti di tensione eccezio nale (sono inutili nei momenti ordinari) le banche di Francia e di Russia e Germania sei mesi dopo la guerra avevano «aumentato» il loro oro!
Fino al 1870-71 l’oro e l’argento erario allo stesso piede monetario quale tipo; in India e nell’Oriente l’argento era l’unico medio circolante tipo, mentre l’Unione latina aveva i due metalli, e solo il Regno Unito si ¡serviva del tipo aureo. In tutto il mondo una data quantità di argento era scambiabile con tro una data quantità di oro (durante tutto il secolo al rapporto 15 i ad 1), ed il sistema di fatto godeva di grande stabilità. Ma la Germania dopo la guerra del 1870-71, pensando che il predominio del mercato monetario di Londra dipendesse dalla base aurea, volle imitare l’Inghilterra e demonetizzò l’argento e così lo deprezzò. Anche le altre nazioni vollero allora passare all’oro, ponendo l’argento in una re lazione coll’oro : e il passaggio avvenne durante un periodo di prezzi calanti e di grande depressione commerciale, che fu massima nel 1896. Le difficoltà nell’adottare un solo tipo crebbero per la offerta d’oro diminuita: solo -dopo il 1896 questa crebbe molto sicché non solo l’oro bastò,, ma causò anche un generale aumento dei prezzi. Come la caduta dei prezzi prima dipendeva pure da scarso oro, così dell’abbondanza sua dipese poi il rincaro.
Ma l’oro divenne meno effettivo quale base mo netaria, perchè si adottò il principio della conver tibilità differita o sospesa o slocalizzata o snazio nalizzata. Tutte le obbligazioni dovrebbero essere pagate in oro, ma si adottarono tutti gli espedienti per « economizzarlo »; ed ora si giunge al massimo introducendo la inconvertibilità legale. Durante la controversia bimetallistica si disse che nel corso naturale delle cose l’argento deprezzava, e perchè i debitori potevano pagare in argento, i creditori ne sarebbero danneggiati. I banchieri inorridivano al pensiero che promesse di pagare in oro potessero essere soddisfatte in argento, o medio circolante, oppure credito basato sull’argento-; per essi la sta bilità del mercato di Londra, e quindi -del commer cio britannico, dipendeva dal mantenere stretta- mente la base aurea. Questo fu facil-e nellTnghil- [ terra, bastando « quota non movere »; ma dove l’argento era il metallo tipo, era difficile passare all’oro quale tipo unico. In Francia si venne al bi metallismo zoppo, nell’India al sistema del cambio aureo.
Il metodo della convertibilità imperfetta fu adot tato da molto tempo : nella massa d’oro c’era una apparente forza monetaria, ma ogni domanda ecce zionale di oro — specie se per rimesse alFestero — trovava delle limitazioni: in tempi normali questa imperfetta convertibilità non si notava. Ma il signi ficato della convertibilità immediata non era solo che la gente può avere tanto oro quanto ne vuole, ma anche che delle limitazioni sono poste alle ecces
sive espansioni del credito.
La più semplice forma di credito sostituita all’oro è la banconota, che avendo nell’oro una base è in
(1) Quarterly Review, aprile 1914, p. 409-23.
esso convertibile fino a che ve ne è la possibilità pratica. Ordinariamente la domanda di -conversione viene esercitata entro limiti ristretti, ma nei casi straordinari non è più così, e perciò si limitarono le emissioni di banconote per essere pronti a queste evenienze. Per la Banca d’Inghilterra le limitazioni sono anche più rigorose che per le altre banche, e allo scoppio della guerra le sue banconote erano assicurate fino al punto ridicolo dell’80 %.
Però oltre alle banconote, sono convertibili in oro a domanda pure le altre forme di credito, anche se la data del pagamento ne è differita. E rispetto alla Banca d’Inghilterra il Paigrave dimostrò -che non è l’ammontare della riserva, ma la sua proporzione che conta: ed il Bagehot aveva spiegato che essa doveva tenere una riserva proporzionalmente più grande che le altre banche-, essendo incerta la gran dezza ed il momento delle domande estere. Allo scoppio della guerra Londra era più che mai il cen tro del mondo finanziario, e p-oichè ogni promessa di pagare è in sostanza il diritto in chi la possiede di ottenere oro dalla sua banca, questa deve aver l’oro o tener un credito presso la Banca d’Inghil terra che è la banca delle banche. Per questo la riserva -deve imporre dei limiti all’espansione del credito.
Negli altri paesi diversi dallTnghilterra c’era im perfetta convertibilità dei crediti in oro, cioè il cre dito era eccessivamente espanso.
Negli Stati Uniti lo si era provato nel 1907 quando per un certo tempo non si poterono incassare gli chèques, cioè il medio-circolante non era converti bile. Allora in tutti i paesi si contrasse il credito, e caddero i prezzi dei titoli. A rimedio per il futuro, negli Stati Uniti si stampò e si tenne pronto del « medio-circolante per le necessità ». Allo scoppio della guerra l’oro era nominalmente adottato come base universale dei valori : anche là dove l’argento aveva illimitatamente -corso l-egale, lo si considerava come delle banconote stampate in argento; ma le differenti specie di moneta rappresentativa solo in modo imperfetto erano convertibili in oro, perchè alla minima tensione si facevano infinite difficoltà alla conversione. Solo a Londra rimaneva libero mercato dell’oro, pur nei momenti di crisi, mentre le altre banche d’emissione pel culto del vitello d’oro accumulavano enormi masse di oro, ma le immobl- lizzavano.
Con tal sistema di imperfetta convertibilità il credito fu esteso in modo eccessivo, e si spezza rono i limiti all’espansione mediante l’uso di ogni specie di delicati sostituti, e dando poca importanza al tempo -e-d al luogo della convertibilità. La teoria [del cambio aureo] -disse che la carta conveniva meglio dell’oro all’interno, e che bastava conservare una riserva da impiegarsi occasionalmente per bi lanciare i pagamenti internazionali. Però anche per questi si fece ogni sforzo per rendere minime le trasmissioni inutili d’oro. La troppa economia con dusse all’inconvertibilità nei momenti di strettezze, e così il mondo finanziario si trovò in un’inflazione di credito e di prezzi, come nel 1907. In alcuni paesi c’era pronto dèi medio-circolante straordinario (Stati Uniti, Gerlnania, Francia) non in altri: e si era preparati a sospendere e sostituire le leggi im paccienti. Questa finanza facile diede maggiore ela sticità; ma col vecchio sistema il tasso di sconto della Banca d’Inghilterra era la miglior misura della stabilità del sistema di credito mondiale. Nelle gran di crisi era salito al 10 %. In questa vi salì a Lon dra, ma per i soli cinque giorni di « vacanza ban caria ».
Chiusa la Borsa di Londra il consolato che si riteneva -come oro e barometro del credito pubblico divenne invendibile : anche dopo riaperta la Borsa i prezzi minimi erano ancor troppo alti per atti rargli compratori, ed il « prestito di guerra » diven ne più conveniente. L’enorme amissione di « Carta del Tesoro » rese la legge bancaria violata di fatto.
Con la guerra ci si attendeva una serie di falli menti, mentre nell’agosto-dic. 1914 furono minori che nello stesso periodo 1913: invece delFattesa di soccupazione si -ebbe scarsità di lavoro, boom per alcune industrie, e porti congestionati dall’arrivo di merci. Apparentemente non c’è pressione economica in Inghilterra.