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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.42 (1915) n.2141, 16 maggio

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(1)

L’ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

REDAZIONE: M. J . d e Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a l e o n i

Anno XLII - Yol. XLYI

Firenze-Roma, 16 maggio 1915 {

vi.VQ Ä « . r80la

N- 2141

« L ’ Economista » esce quest’anno con 8 pagine

di più e quindi il suo contenuto più ampio dà modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfe­ zionamenti.

Il prezzo di abbonamento è di !.. *o annue anticipate, per l ’Italia e Colonie. Per l'Estero (unione postale) I*. *5. Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci­ colo separato i .

SOMMARIO:

PARTE ECONOMICA.

L a scienza economica, la patria e ia g u err a - Ro b e r t o A . Mu r r a y, Sulla m arina mercantile - Se n. Erasmo Pia g g io.

Lezioni di Guerra - Pr in c ip e d i Ca s sa n o,

L ’importanza dell’ industria della seta secondo i dati statistici. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

La coltiv a zion e del tab a cco in Italia — Il b ila n cio del ch i­ nino di S tato — Le im poste indirette sui consum i nei prim i dieci m esi d ell’ eserciz io 1914-1915. — G li scioperi nelle industrie nel m arzo 1915— L ’ assistenza degli em igranti italiani in Francia. LEGISLAZIONE.

Il decreto legge per reg olare il servizio del P orto di ¡Genova — P er il m iglioram ento dei pa scoli — Per gli infortuni degli op e­ rai delle solfare.

FINANZE DI GUERRA.

L ’ em ission e di buoni del tesoro in F rancia — N uovo prestito interno ru sso — Il n u ov o prestito di guerra austriaco — Le ri­ serve auree in Germ ania — li prestito svedese per la difesa nazionale —

NOTIZIE DOGANALI.

L ’ im porta zion e dei m edicinali in Cina — E sportazion e dei tessuti d a ll’ Italia — D ivieti spa gn u oli di esportazione — D ivieti e con cession i di esporta zion e in Italia.

IL PENSIERO DEGLI ALTRI,

L a polìtica monetaria del gruppo austro-tedesco - L. Ein a u d i — L ’ industria cotoniera nei mesi di guerra - R. Br o g l io d’ Aja n o — Gli aspetti econom ici della guerra - W . E — H anno il senso del loro dovere! — L, Lu z z a t t i— Gli Italiani residenti in Germania di fron te ad un eventuale con flitto - L. Pi c c ia t i.

FINANZE E STATISTICHE COMUNALI.

Il C on sig lio dei Com uni a Firenze — Note s o d a t i milanesi sui dati statistici di m arzo — Il rincaro della vita a M ilàno. NOTIZIE • COMUNICATI - INFORMAZIONI.

La situ a zion e econ om ica e finanziaria del V enezuela — La req u isizion e d el gran o in Francia per evitare le incette — La su­ p erficie di cu ltura del ta b a cco in Rumenia — L 'a lco o l vietato in Inghilterra — Il m ovim ento dei porti inglesi va sem pre intensi­ fica n dosi — I depositi delle C asse di risparm io — O perazioni delle Casse di risparm io postali — La situazione econ om ica fi­ nanziaria del Paragu ay. — C om m ercio estero della Russia MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE

Situazione d e g li Is t it u t i d i C redito m o b ilia r e , Situazione d e g li I s t it u t i d i em ission e it a lia n i, S ituazione d e g li Is t it u t i N azio­ n a li E ste ri, C ir co la zio n e d i S tato n el R egno U nito, Tasso d e llo scon to u fficia le, S ituazione d el Tesoro ita lia n o , D ebito P u b b lic o ita lia n o , P ro d o t t i d e lle F errovie d e llo S tato, R is co s s io n i d e llo S ta to n e ll’ e s e r c iz io 1914-1915, R is c o s s io n i d og a n a li, Im porta ­ zion e ed esporta zion e riu n ite , Im portazione (p er ca teg orie e per m e s i), E sportazion e (p er ca te g o rie e per m e s i).

Q uotazioni d i v a lo r i d i S tato it a lia n i, B orsa d i P a r ig i, B orsa di L on dra, P rezzi c it a t i a M ila n o.

Cam bi in It a lia , Cam bi a M ilano, Cam bi a l l ’ E stero, Media u ffic ia le d ei ca m bi a g li e ffe t ti d e ll’ a rt. 39 del Cod. c iv ., R iv is t a dei ca m bi d i L on dra, R iv is ta dei cam bi d i P a r ig i.

I n d ic i e co n o m ici it a lia n i.

P orto d i Genova, M ovim ento d el c a r ic o . I n d ic i e co n o m ici d e l l ’ « E con om ist » . C redito d ei p r in c ip a li S ta ti.

Numeri indici annnali di varie nazioni. Pubblicazioni ricevute.

Per abbonamenti, richiesta di jascicoli ed inser­ zioni, rivolgersi all’Amministrazione : Via della Pergola, 31, Firenze.

I manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser dirette all avv. M . ]. de Johannis, 56, Via Gregoriana, Pom a.

PARTE ECONOMICA

La scienza economica, la patria e la guerra

Rispondendo ad alcune critiche mosse alla scien­ za economica in nome della pratica degli affari e delle necessità dei commerci e delle industrie, eb­ bi facile giuoco per l’insufficienza delle critiche medesime.

Ma, come ognuno che ama d’ amore puro e profondo il proprio lavoro, il proprio campo d a­ zione; io non mi sento pago d’ aver ragione verso coloro che lo devastano invadendolo senza discer­ nimento, ma debbo anche rivoltarmi contro coloro che bistrattano la scienza con tutta la buona vo­ lontà di trattarla in via trascendentale, come deb­ bo plaudire a quelli che la pratica compiono razio­ nalmente.

Solo a questo prezzo si può essere e ci si può mantenere equilibrati.

*

E sarò brevissimo come si conviene in tempi di guerra, nei quali occorre sapete agire piti che par­ lare.

Orbene « bistrattatori » — li chiamo così per­ chè questa parola m’ è prima capitata sotto la pen­ na — della scienza economica riescono oggi coloro che se ne servono semplicemnte per esercitarsi nei loro studi elementari di matematiche.

Non credo affatto che questa jattura debba farsi risalire, come volle il Prof. Jannaccone, al Pa­ reto; ma a taluno dei suoi seguaci indubbiamente. Orbene — e l’ avvertimento non può apparire so­ spetto per la fonte dalla quale viene — non v’ è di peggio, per la buona fama di una corrente di studi, di una scuola, che il volere perpetuarla, o sia pure anche continuarla semplicemente, per partito pre­ so.

Così il trattare matematicamente certi determi­ nati problemi economici per snobismo e non per necessità riesce la cosa più bizantina e ridicola immaginabile, allo stesso modo che il tentar di trattare con la logica comune un problema com­ plesso, pel quale gli artifici del calcolo sono indi­ spensabili; e ciò tanto più se — per non adeguate cognizioni matematiche degli autori — si commet­ tono anche dei grossolani spropositi, come ad e- sempio quando si tenta di procedere a delle inte­ grazioni senz’ essersi presi neppure la cura di ac­ certarsi di qual specie sieno le serie dei fenomeni osservati. Chi ricorda ai troppo volenterosi mate­ matici improvvisati tutte le cautele — infinite, dav­ vero! — che occorre avere per potere applicare a fenomeni concreti i procedimenti del calcolo in­ finitesimale? Chi ricorda loro che altro è l’ avere imparate le formule più elementari e generali di differenziazione e di integrazione, e altro è l’ appli­ care il calcolo in via concreta? Chi ricorda loro tut­ te le difficoltà, i dubbi, che si incontrano per sta­ bilire quali specie di serie costituiscono le mani­ festazioni osservate di dati fenomeni concreti?

(2)

438 L’ECONOMISTA 16 maggio 1915 - N. 214i e non per la propria carriera o per l’ ambizione di

un’ effimera rinomanza di specialisti di fronte a quattro o sei Tizi e Caii, che non ne sanno proprio nulla — dovrebbero stare guardinghi contro la loro stessa tendenza di vedere la necessità delle applicazioni del calcolo anche dove non vi sono, per non dar ragione a coloro che non arrivano mai a vederla per la buona e semplicissima ragione che non conoscono neppure dove la matematica superiore stia di casa.

Occorre — insomma — non cadere mai, nel combattere un errore, nell’ errore opposto.

*

D ’ altro canto è pur bene avvertire che non tutti i pratici dell’ attività economica sono dei « botte­ gai ».

Vi son ben degli intellettuali fra loro, persone di coltura (di scienza vorremmo dire, se scienza significasse semplicemente « conoscenza », « sape­ re », e non già anche emporio di conterie e ninnoli in genere); orbene, quando individui di questa categoria ci insegnano aspetti particolari che, per l’ intrecciarsi delle correlazioni, possono assumere dati fenomeni economici, dandocene di colpo — per esperienza acquisita — quella nozione sinte­ tica che altri non saprebbe dettare da un lungo e faticoso procedimento preventivo di analisi; non v ’è che da inchinarsi a loro ed esser lieti del loro contributo alle nostre conoscenze, anche se — ! per avventura — essi posson mostrarsi (e hanno ' forse tutti i torti?) poco rispettosi per la scienza ufficiale o quasi.

11 ripagarli della stessa cattiva moneta — e cioè col disprezzo — anche per quanto essi possono esserci utili, sarebbe un abbassarsi fino a loro per quel che hanno di non buono, anziché di tratte­ nerli presso di noi per quanto di buono a loro è dato di fornirci.

*

La guerra attuale potrebbe aver — fra altri — questi utili effetti : uccidere per inerzia lo snobi­ smo scientifico, e, d’ altro canto, avvalorare la os­ servazione pratica dei fenomeni. Sarebbe un tanto di guadagnato per tutti : scienziati veri e pratici.

Non sia vana la speranza.

Roberto A . Murray.

Sulla Marina Mercantile

Ringraziamo il chiarissimo Senatore Erasmo Piaggio di avere risposto col seguente articolo alla nostra richiesta. Non abbiamo bisogno di conjer- nare che convidiamo pienamente le idee da lui esposte.

V . S. nel richiamare cortesemente la mia atten­ zione sull’ articolo comparso nell'Economista del

14 febbraio u. s. col titolo « Pericoli e Speranze », mi chiede qualche idea sull’ importante argomento ivi trattato, e cioè quello della « Marina Mercan­ tile ».

Per chiunque abbia seguito l'andamento di que­ sta nostra industria di principale importanza non può essere difficile soddisfare la Sua richiesta; è arduo invece convincere Paese e Legislazione della necessità di svegliarsi da quel letargo che ha fatto perdere alla nostra Marina Mercantile un primario posto nella gara delle Nazioni e 1 ha fatta scendere ad uno degli ultimi.

Superfluo è ripetere per la millesima volta che, data la posizione geografica dell’ Italia, i numerosi suoi porti e le sue forti attitudini marinare, l'indu­ stria del mare dovrebbe prosperarvi con vita ri­ gogliosa; ed è per contro maggiormente dolorosa la constatazione che, pur con alcune rare iniziati­ ve, la nostra graduatoria in quest ultimo decennio non è riuscita a migliorarsi di fronte ai progressi delle bandiere estere.

>!<

Quali le cause di questo deplorevole stato di cose, che tanti danni ci ha già procurati e ci pro­ cura più specialmente in questo periodo di guerra?

*

Ho più sopra accennato alla supina e colpevole indifferenza nella quale è tenuta questa industria, da parte del Paese in senso generale, e da parte dei Governi e del Parlamento in modo speciale. Ne è prova evidente il grave errore fin qui com­ messo di affidarne le alte direttive governative a persone non adatte alla bisogna benché egregie fin che si vuole.

Apparentemente sembrerebbe il Ministero della Marina il più adatto a governare una industria che si svolge sul mare, mentre ciò è causa di ab­ bandono per l’industria stessa o quanto meno di non sufficienti e non competenti cure. Poiché la ve­ rità vera è che di comune fra la Marina da Guerra e la Marina Mercantile non vi è che il mare : e d’ al­ tronde un Ministro della Marina, per quanto vo­ lenteroso, non potrebbe mai posporre le gravi cu­ re che deve rivolgere alla Marina Militare, che importa la difesa della Patria a quelle d’ ordine industriale che riguardano la Marina Mercantile.

Nè vale il dire che gli interessi della Marina Mercantile sono più specialmente trattati da un Sottosegretario di Stato; egli d’ordinario giunge al Ministero, non a motivo della sua competenza nell’ importante materia, ma in grazia all’ alchimia politica, parlamentare o regionale, e per valen­ tuomo che sia e malgrado la maggiore buona volontà non potrà mai esercitare convenientemen­ te la sua attività come potrebbe esercitarla in un campo più idoneo alle sue attitudini. Ciò ha na­ turalmente immediata ripercussione dannosa sui più vitali interessi del Paese, con danno dell’ auto­ rità morale che il Governo deve esercitare sui suoi Amministrati e tanto più sui suoi Funzionari.

E come se ciò non bastasse, dobbiamo assistere al triste spettacolo di un miserevole dualismo, pro­ dotto forse dalla mancanza di attribuzioni ben definite, che si è saputo creare tra le Amministra­ zioni dei diversi Dicasteri interessati, specialmente per quanto concerne i servizi sovvenzionati.

Quanta miseria, e quali gravi conseguenze a danno del nostro povero Paese! E ’ forse con que­ sti mezzi che si intende raggiungere la prosperità della nostra Marina Mercantile?

E ’ ovvio che le sorti della Marina Mercantile debbano essere affidate a persona competente che senta l’importanza di questo grande fattore de­ stinato a produrre prestigio e ricchezza, che ab­ bia l’ autorità di collegare i diversi ingranaggi scon­ nessi che nei loro movimenti stridono e s’ arre­ stano con danno enorme per il funzionamento della già troppo tarda e pachidermica macchina Ministeriale.

(3)

16 maggio 1915 - N. 2141 L’ECONOMISTA 439 una Marina Mercantile che possa farsi valere nel­

le pacifiche lotte dei traffici.

*

Dopo quest’ opportuna divagazione, ritornando sul nostro argomento, e prima di entrare nel cam­ po economico, voglio rammentare come un ter­ ribile colpo venne apportato ultimamente alla no­ stra Marina Mercantile col Regolamento per la Gente di Mare che dal Ministero del tempo si volle imporre alle Compagnie di Navigazione sovven­ zionate e che ha minacciato e minaccia di imporsi anche agli Armatori liberi, i quali dovettero rea­ gire colla rovinosa serrata dell’anno scorso. Non intendo alludere alla parte economica di questo Regolamento, benché anch’ essa non sia immune da difetti, ma intendo parlare della parte disci­ plinare che ha scosso nelle sue fondamenta la vita marinara di bordo; e occorre por mente che più che in qualunque altra industria, nel caso no­ stro, la disciplina a bordo della nave è elemento supremo per il regolare funzionamento di essa che si svolge fra cielo e mare.

Da jin Ministro Militare non era da aspettarsi tanto!

Questo sarà il primo malanno al quale si dovrà porre riparo.

Colle agitazioni artifiziose della gente di mare non si mira soltanto al miglioramento economico della classe, ma sopratutto all’ abolizione della pro­ prietà. Con tale prospettiva non v’è chi non veda come il capitale rifuggirà sempre più dall’investir­ si nell’industria marittima.

Un principio di resipiscenza spunta però all’ o­ rizzonte ; un recente Decreto del Ministro della Marina Ammiraglio Viale rimette in onore il pre­ stigio della legge per quanto riguarda le condi­ zioni di arruolamento degli equipaggi, condizioni che erano state arbitrariamente violate dal pre­ cedente Ministro Ammiraglio Millo.

*

Ho detto che l’ indifferenza nella quale ha vis­ suto la Marina Mercantile in Italia (se pure altre occulte influenze non vi abbiano contribuito) è la causa precipua della sua decadenza e le cifre che più sotto espongo lo provano.

Non parlerò di maggiore protezione apportante oneri al Tesoro, no, dirò soltanto che non si sciupi quello che è nostro patrimonio.

Quale è quella Nazione che almeno non ha ri­ servato alla sua Marina i propri traffici? nessun’ al­ tra che l’ Italia la quale da gran Signora permette che chiunque venga a banchettare alla propria mensa e così i nostri veri traffici, quelli per i quali i noli escono dalle nostre tasche, si lasciano sfrut­ tare in gran parte dalla Bandiera estera. A com­ provare quest’ asserto, citerò due soli casi per 1

quali mi è più facile avere gli elementi : traffici colle due Am eriche, e trasporti di carbone per nostro uso.

Come si vedrà, auesti due soli traffici costano all’ economia nazionale molte diecine di milioni | all anno in modo che, oltre ad essere tolti alla no­ stra Marina Mercantile, costituiscono un debito verso l’ estero per corrispondente esportazione d’ oro.

*

E quest’ argomento è trattato in una notevole pubblicazione che proprio ora mi viene posta sot- t occhio (Relazione del Comm. Giovanni Bernardi Ispettore Superiore dei Servizi Marittimi ). Il pregevole lavoro, ricco di cifre e di dati, è meri­ tevole di tutta l’ attenzione degli studiosi del grave problema che s’impone al Paese.

Senonchè in taluni punti importanti, non posso dichiararmi d’ accordo col chiaro scrittore, onde che su di essi esprimerò il mio pensiero.

Mi varrò pertanto dei dati in essa relazione esposti perchè provenienti da fonte ufficiale.

*

Cabotaggio. — Su questo argomento io sono di avviso che la reciprocità assoluta nei trattati di Navigazione non sia affatto consigliabile nel caso nostro. Sappiamo infatti già a priori che noi ri­ schiamo di pagare a caro prezzo questa liberalità, essendoché i nostri numerosissimi porti saranno sfruttati dalla bandiera estera assai più di quanto potremo noi ricavare dagli scarsissimi porti esteri sui quali eventualmente potrebbe mirare la M a­ rina Italiana. (Esempio tipico ne è l’ Austria).

Comunque dobbiamo rallegrarci che la nostra Marina abbia preso in questo traffico una solida posizione.

Il problema sarà posto nella prossima rinnova­ zione dei trattati di commercio e di navigazione.

*

Per quanto riguarda i traffici colle due .Ame­ riche :

Media annuale emigranti partiti nel decennio 1904 - 1913

da porti italiani N. 310.000 Media emigranti partiti Via

Havre » 20.000

N. 330.000 di dui il 42 % con bandiera

estera N. 138.600

Passeggieri di 3a clsse arri­ vati nel 1912 (non ho dati sottomano per costituire

una media) N. 177.311

Applicando la stessa propor­

zione del 42 % » 74.400

Totale passeggieri di 3a clas­ se trasportati in un anno dalla bandiera estera (con

prevalenza la germanica) N. 213.000 Calcolando su questi 213.000 passeggeri di 3a classe il nolo di L. 200 caduno (perchè è quel­ lo sborsato dal passeggierò) si ha la cifra di

oltre L. 42 milioni

I passeggieri di Ia e 2a clas­

se partiti sono N. 41.030 e quelli arrivati sono » 33.000 N. 74.030 di cui il 48 % con bandie­

ra estera N. 35.500

ad un nolo medio di Lire

500.— si hanno circa » 18 milioni Noli merci andata e ritorno

si calcolano almeno in » 4 milioni La bandiera estera ha

dunque lucrato per noli spettanti ai traffici nazio­ nali con le due Americhe

in un anno L. 64 milioni

A queste risultanze che si riferiscono a tra­ sporti eseguiti con piroscafi adibiti ai passeggieri, debbono aggiungersi i noli lucrati dalla bandiera estera per trasporti di merci con cargo boats, spe­ cialmente per i’America del Nord.

Merita speciale menzione il fatto che il Governo d’ Italia. non contento di lasciar sfruttare i nostri porti, facilita da anni anche l’ emigrazione Via Havre che si può calcolare in una media annua di 20.000 emigranti, e ciò contrariamente allo spi­ rito ed alla lettera che ha informato la Legge sull’ Emigrazione.

*

(4)

440 L’ECONOMISTA 16 maggio 1915 - N. 2141 soltanto quelli in partenza, perchè i ritorni si com­

piono con gli stessi piroscafi, trovarono alimento, prendendo come tipo un piroscafo da 1.300 emi­ granti, numero 106 viaggi circa; e supposto che essi siano compiuti da piroscafi di 8.000 tonnel­ late lorde e che questi possano compiere 5 viaggi per anno, vi trovarono impiego 21 piroscafi con 168.000 tonnellate di bandiera estera per un va­ lore che si può calcolare in L. 130 milioni.

* '

Veniamo ora al trasporto del carbone neces­ sario alla R. Marina, alle Ferrovie dello Stato ed alle nostre industrie.

La Relazione della Direzione Generale della Marina Mercantile ci dà notizia che nel 1912 ne furono trasportate in Italia 10 milioni di tonnel­ late, delle quali l’85 % con bandiera estera col pagamento da parte nostra di tanti noli ».in media L. 10.— per t) per l’ importo di 85 milioni.

*

Per trasportare dette 8.500.000 t. con piroscafi da 6.000 t. di portata media, si sarebbe dato luogo a 1417 viaggi in 12 mesi, e calcolato che un piroscafo adibito esclusivamente a tali tra­

sporti dall’ Inghilterra possa compiere in media 9 viaggi all’ anno, sarebbero occorsi 156 piroscafi della stazza lorda di 3.600 t. (calcolata al 60 % della stazza di portata effettiva) stazzanti comples­ sivamente t. 560.000 per un valore approssima­ tivo di L. 180 milioni.

*

Riepilogando queste cifre, che riguardano sol­ tanto, come ho già accennato sopra, due soli fat­ tori dei nostri traffici si avranno le seguenti risul­ tanze j

1°) Che la bandiera estera ha tolto a quella nazionale in un solo anno

per trasporto viaggiatori L. 68 milioni per trasporto carboni ') 85 milioni

Complessivamente L. 153 milioni 2°) Che se tale traffico fosse stato effettuato dalla bandiera nazionale, la nostra flotta si sareb­ be aumentata di N. 21 unità a 15 nodi e più di velocità in media con tonn. lorde 168.000 e di 156 unità a 10 nodi di velocità con

tonn. lorde 560.000

Complessivamente tonn. lorde 728.000 ossia più che duplicata in relazione all’ attuale ton­ nellaggio della nostra Manna l'bera.

3°) Che le nostre Compagnie ed i nostri Arm a­ tori avrebbero trovato un congruo impiego per ol­ tre 300 milioni di lire, e la gente di mare avrebbe trovato lavoro per 7000 uomini.

Da questo specchietto possiamo valutare i dan­ ni che ci vengono arrecati dall’ esserci lasciati sfrut­ tare supinamente dalla bandiera estera, danni che in parecchi anni raggiungono molte centinaia di milioni.

*

Tutto ciò costituirebbe una generosità colposa che, così esposta, dovrebbe trovare nella coscien­ za del Paese e nei Governanti una salutare e pronta reazione. M a come fare? Quali mezzi per raggiungere lo scopo? lo non voglio chiedere al­ l’ Erario sacrifici di sorta, io chiedo soltanto che si trovi quel tanto di energia cosciente che valga a mettere la nostra Marina in grado di sfryttare ciò che le appartiene.

Non penso affatto che tutto questo traffico possa e debba essere completamente riservato alla no­ stra bandiera, ma penso che le cifre su espo­ ste siano troppo eloquenti perchè la nostra

Ma-rina possa aspirare ad una ben più rilevante par­ tecipazione in questi traffici.

E lo stesso dicasi degli altri traffici importantis­ simi, oltre quei due che ho portati come esempio e indice della nostra inferiorità.

11 liberismo ha teoricamente i suoi pregi, ma di fronte alla realtà, prende la posa curiosa, se non ridicola, di colui che, in costume adamitico, si propone di lottare con gente munita di elmo e corazza.

Del resto io non so nè voglio inventare nulla, chieggo che si abbia il coraggio di imitare ciò che fanno gli altri paesi, che tanto bene hanno sa­ puto applicare il principio del « sacro egoismo » a danno degli Stati ignavi, inetti e deboli, sfrut­ tandoli.

*

E qui cade a proposito un aneddoto :

Impressionato, parecchi anni or sono, dell’inva­ denza della Marina Germanica nei nostri traffici, mi parve che la migliore difesa fosse quella di attaccarla nei propri porti, ed a tale intento, mu­ nito di commendatizie e dei più fieri propositi, mi recai ad Amburgo, per gettare le basi di un servizio, che dai porti del Nord andasse all’ A m e ­ rica del Sud. Ma, ahimè, sin dai primi momenti mi avvidi che quei porti non erano fatti per la bandiera estera; mi vennero fatte presenti le con­ dizioni di grave inferiorità in cui ci saremmo tro­ vati per il solo fatto che non avremmo potuto usufruire di tutte le facilitazioni di cui gode quella Marina e che le permettono di frugare in tutti i centri meridionali di emigrazione : in Austria, in Svizzera ed in Italia, mentre sorgevano difficoltà di ordine vario per mettere in assetto una nave estera secondo i loro regolamenti, per il trasporto di emigranti; ed infine, i caricatori, per quanto desiderosi di liberarsi dal patrio giogo degli Arm a­ tori, chiedevano che si assumesse verso di loro un impegno per molti anni, onde non essere poi boicottati dalla Lega degli Armatori, la quale pos­ siede a tal uopo un cospicuo fondo detto di... guerra.

Superfluo dire che dovetti abbandonare l’ im­ presa, addolorato per un simile stato di umiliante servaggio.

*

Come dissi, a noi non rimane che imitare, senza venire meno ai trattati di commercio e naviga­ zione, che, fortunatamente, sono di prossima sca­ denza, coloro che, con tanta abilità ed utilità, sep­ pero fare i loro affari.

Potrebbe intanto il Governo completare l’iscri- ! zione di tutti i Piroscafi aventi più di 14 miglia di velocità, al naviglio ausiliario, ed imporre per essi tutti quegli adattamenti necessari a ricevere un adeguato armamento (abbiamo veduto quanto ha giovato questo sistema alla Germania in que­ sta guerra).

I compensi di tali oneri, che dovrebbero essere commisurati alla velocità, debbono trovarsi in al­ cuni ritocchi alla Legge sulla Marina Mercantile ed a quella sull’ Emigrazione, nonché ad oppor­ tune modifiche per quanto riguarda i trasporti fer­ roviari. Ma tutto ciò credo opportuno di non dover precisare per ora.

*

(5)

16 maggio 1915 - N. 2141 L’ECONOMISTA 441

qualche frazione di lira in più per tonnellata, se ne troverà largamente compensato sotto forma di molteplici tasse dirette ed indirette.

Ho parlato soltanto della Marina Mercantile li­ bera, cioè di quella non sovvenzionata, perchè quest’uitima ha un carattere del tutto differente e diversi ne sono i fini.

Della Marina sovvenzionata ho scritto altre volte. In oggi riuscirebbe interessante illustrare, in base ai risultati positivi, gli effetti e le risul­ tanze politico-economiche che già vengono disa­ strosamente alla luce dalle vigenti convenzioni, effetto della fobìa partigiana ed interessata contro un progetto che aveva l’ unico torto di assicurarne l’ indirizzo in mani italiane.

Signori Legislatori, Signori Governanti, il pro­ blema è di scotatnte attualità; la sua soluzione s’impone urgentemente; è ora di provvedere.

Erasmo Piaggio.

Lezioni di guerra

La catastrofe della « Lusitania » non è meno deplo­ revole di Quella di cui rimasero vittime tante altre navi affondate dai sottomarini tedeschi. Ciò non per­ tanto, essa ha suscitato più orrore e provocherà forse più proteste di quelle già elevate in simili casi, ma non credo che sarà capace di far uscire il Go­ verno degli Stati Uniti da quella assoluta neutralità che si è imposta fin dall’inizio della guerra e che ha mantenuta, così davanti alla relazione della Com­ missione d’inchiesta belga, come ai reclami rivolti­ gli dalla Germania per le forniture di materiale da guerra ai paesi in lotta con essa. Su quest’ultimo punto l’articolQ 7 della Convenzione dell’Aja « ri­ guardante i diritti e i doveri delle Potenze e delle Persone neutre in caso di guerra per terra » le dà assolutamente ragione (1). La morte di un più gran numero di passeggeri e di qualche più cospicuo viag­ giatore non potrà certo far mutare le direttive della politica americana, la quale può parere e forse è troppo mercantile, ma, diplomaticamente, non può essere criticata. Pertanto lo scopo di quest’articolo non è quello di esaminare ancora una volta lo stato giuridico internazionale che molto imperfettamente hanno creato le conferenze dell’Aja, sibbene di mo­ strare quanto sarebbe diffìcile alla grande repubbli­ ca americana di uscire dalla riserva che si è imposta e di lanciarsi anch’essa nell’avventura.

La dottrina di Monroe non è ancora sconfessata in America e finché durerà un concetto limitativo del dovere che ha l’umanità di pigliar le difese del di­ ritto naturale, ovunque, esso sia violato, a rigor di logica la reciprocità della dottrina di Monroe si deve ammettere anche a favore dell’Europa. Ora, se gli Americani possono essere accusati di molti difetti, bisogna riconoscere loro il merito della logica e del­ la coerenza e quindi, finché non sarà proclamata la dottrina umanitaria, essi rimarranno fedeli a quella che rappresenta già una conquista verso un più grande ideale. Ma vi sono altre ragioni, più intime, e non meno importanti, che renderebbero difficile, se non impossibile, ogni intervento degli Stati Uniti nel conflitto attuale, tanto più se tale intervento dovesse pronunziarsi a danno della Ger­ mania.

Queste ragioni, di ordine formalmente etnogra­ fico, sono da studiarsi,"quando si vuole spiegare e, fino ad un certo punto, prevedere quale sarà la linea di condotta degli Stati Uniti verso i paesi bel­ ligeranti.

La popolazione della Repubblica Federale si è ac­ cresciuta come ognun sa, mercè una forte emigrazione europea che è andata sempre aumentando. I primi coloni che popolarono quel paese e quelli che li se­ guirono fino alla metà del secolo scorso: o tornaro­ no in Europa dopo aver fatto fortuna, oppure si

(1) L ’ a rticolo dice testu a lm en te: « U ne puissance neutre n ’ est Pas tenue d ’ em p êch er l ’ ex p orta tion ou le tra n sit, pou r le com pte de l ’ un ou de l ’ autre des b ellig éra n ts, d ’ arm es de m u n ition s et, en gen eral, de tous ce q u i p e u t être u tile à une arm ée o u à une flotte ».

naturalizzarono, diventando Americani di cuore e di diritto; ma dopo il 1860, sia per le leggi che im­ pongono la naturalizzazione per conseguire certi vantaggi, sia per altre cause, di cui parlerò appres­ so, i naturalizzati hanno in massima parte conser­ vato legami d’interessi e d’affetti colla madre patria, affetti che si possono anche tradurre in odio politico, come è avvenuto per la maggioranza degli Irlandesi e come si verifica per i Russi e i Filandesi partiti per cause politiche. Quindi la politica del Governo Federale nell’attuale momento deve tener conto dei nuovi elementi che compongono la nazione e spe­ cialmente di quelli che sono venuti ad aggiungersi in quest’ultimi cinquant’anni agli antichi, i quali soltanto possono considerarsi come indigeni scévri di ogni pregiudizio di razza e di origine.

Una lettura accurata , dei vari censimenti. dimo­ strerà quali possono essere le correnti che agli Stati Uniti influirebbero sulle decisioni del governo nel caso in cui esso volesse dichiararsi a favore dell’u­ no o dell’altro gruppo di belligeranti.

Senza risalire agli anni precedenti il 1860, poiché le statistiche fino a quell’epoca erano incomplete,non è forse inutile far conoscere che fin dal 1830 si con­ tavano 8000 tedeschi (1) su 151.000 stranieri, cioè poco più del 5 ofa che nel 1840 gl’individui di tale nazionalità ascendevano a 152.000 su 500.000 stra­ nieri, cioè più del 30 e che nel 1850 ne.esistevano 435.000 sopra 1.713.000 stranieri, ciò che rappresen­ tava più del 25 o/, della popolazione straniera. Col 1860 le statistiche cominciarono ad essere più accu­ rate ed è quindi facile seguire i mutamenti che si sono verificati nei vari elementi che son venuti formando quella popolazione.

Il seguente specchietto indica le cifre dei nati nei diversi paesi belligeranti dal 1860 in poi:

S T A T I 1860 1870 1880 1890 1900 1910 G rmania . . . 1.276.075 1.690.533 1.966.742 2.784.894 2.813.028 2.501.333 A u s tria . , . . 25.061 70.797 124.024 241.377 491.295 1.174.973 Ungheria . . , <*) 3.737 11.526 62.435; 145.714 495.609 T u rch ia . . . 128 302 1.205 1.839 9.910 91.959 T o t, Imp. alleati. 1.301.264 1.765.369 2.103.497 3.090.545 3.460.547 4.263.874 Irlanda . . . . 1.611.304 1.855.827 1.854.571 1.871-509 1.615.459 1 1 325.251 (*) C om presa n e ll’ A ustria. S T A T I 1860 1870 1880 1890 1900 1910 R ussia . . . . 3.160 4.644 35.722 182.644 640.745 1.732-462 Gran Brettagna. 588.775 770.414 917.598 1.251.402 1.167.623 1.221.383 Canadà . . . 249.970 493.464 717.157 980.938 1.179.922 1.204.637 Francia . • • 109.870 116.402 106.971 113.174 104.197 117 418 P o rto g a llo . . 4.116 4.542 8.138 15.990 30.608 59 360 B elgio . . . . 9.072 12.553 15.535 22.639 29.757 49.400 M ontenegro . . <*) — — — — 5.374 Serbia . . . . (*i — — — — 4.639 1 T ot. naz. alleate. 964.963 1.402.019 1.801.121 2 566.793 3.152.650 4.394.673

G ia ppon e . . . - ' 73 401 2.292 24.788

,1.

67.744 (* ) P rim a del 1910 non erano is c r itt i a parte.

Non si creda che l’iscrizione a parte dell’Irlanda e del Giappone sia stata fatta ad arte, onde ottenere l’equipollenza dei gruppi rappresentanti i paesi, che sono attualmente in lotta. Non era possibile com­ prendere nel Regno Unito gl’irlandesi e la miglior prova di ciò che affermo risiede nelle notizie pub­ blicate dai giornali americani, i quali ci fanno sa­ pere che le ragazze Irlandesi sono tra le più ar­ denti propagandiste a favore dei tedeschi e distri­ buiscono opuscoli Pro-Germania nelle vie e nelle officine. In quanto ài Giapponesi, la cui importanza numerica non risale oltre il 1900, essi non hanno una grande influenza, poiché vivono lontani dai centri dove si svolge la politica americana (2).

Il numero dei tedeschi, fin dal 1860 superiore a tut­ ti gli altri immigrati, eccetto glTrlandesi, che ha sorpassato nel 1880, diventa anche più caratteristico,

(1) E ra n o isc ritti com e ted esch i i su d d iti dei va ri stati com - p on en ti la federa zion e germ anica.

(6)

442 L’ECONOMISTA 16 maggio 1915 - N. 2141 quando lo si osserva nelle statistiche disposte per

<( divisioni », corrispondenti ai nostri « comparti- menti ». In sette delle nove divisioni, in cui sono ag­ gruppati i 48 stati che compongono la Repubblica Federale, essi occupano il primo posto, in uno sono distanziati soltanto dalTInghilterra che li supera di poco e solo nel New England si trovano in evidente inferiorità (1).

Se poi si considera l’importanza della popolazione tedesca ed .austriaca nelle città aventi più di 250.000 abitanti, si vedrà che essa occupa il primo posto a Baltimora, Bufalo, Chicago, Cincinnati, Detroit, Jersey City, Los Angeles, Milwaukee, Newark, Pit­ tsburg, S. Louis e S. Francisco; il secondo posto a Cleveland, dopo l’Austria; a Washington, dopo l’Irlanda; a New Orleans, dopo l’Italia. Le sole città dove è indietro sono: Philadeiphia, dove occupa il 3° posto, dopo la Russia e Tlrlanda; Minneapolis, dove occupa egualmente il 3° posto, dopo la Svezià e la Norvegia; Boston, dove occupa il 6° posto dopo l’Ir- landa, il Canadá, la Russia e l’Italia (2), ma per quest’ultima città è bene dare le cifre delle varie co­ lonie rappresentanti i paesi belligeranti:

Germania . . . . 278.137 Russia . . . . . 491.603

Austria . . . . 190.246 Gran Brettagna Francia , . . . . 103.385 18:293

Ungheria . . . . 76.627 Canada . . . . 26.320

Giappone . . . 957

Turchia . . . . 9.855 Portogallo . . 431

Totale. . . 554.865 Totale. . . 640.989

Irlanda . . . . 252.672

La superiorità numerica del gruppo ostile agl’in- peri centrali nella grande metropoli americana, non deve impressionare oltre misura, giacché senza con­ tare gl’irlandesi, di cui ho già segnalato l’antipatia pel paese d’origine, i 550.000 Russi non sono da pa­ ragonarsi ai 270.000 Tedeschi, non solo perchè ar­ rivati tardi, ma ancora perchè non sono ben mesco­ lati. alla popolazione americana (3).

Se poi si osserva la statistica degli abitanti di ori­ gine straniera, immigrati e figli d’immigrati, si vedrà che l’aumento dei Russi è avvenuto in questi ultimi anni mentre i Tedeschi hanno uno sviluppo assai più antico: Al riguardo ecco le cifre delle varie colonie dei paesi belligeranti negli anni 1900 e 1910, com­ prendenti gl’immigrati ed i nati in America da pa­

ORIGINE 1900 \ 1910 A u m ento per 100 Germania Austria ... U n g h e r i a ... T u r c h ia ... 7.961 315 850 884 218.447 (*) 8.282 618 2.001.559 700 227 113.945 4 0 135 2 220.5 T ota le . . . 9 030.646 11.098 349 I r l a n d a ... 4.826.904 4 504.360 - 6 7

ORIGINE 1900 1910 Aum ento

per 100 R u s s i a ... Gran B r e t t a g n a ... Canadà ... F r a n c i a ... B e l g i o ... • P ortoga llo . . . . 903 435 3.021.083 2.467.938 268 292 (*) (*) 2.752.675 3 231 052 2 754 015 292.389 89.264 111 122 204. 6.8 11.8 9.0 T ota le . . . 6 «60.748 9.231.117 G i a p p o n e ... — 72.157

li Montenegro e la Serbia non sono riportati nella statistica di cui ho tratto i dati che precedono, ma una pubblicazione più dettagliata indica il numero dei rappresentanti di quelle popolazioni, includen­ dovi i Bulgari (1). Esso è di 22.685.

Un ultimo argomento a favore dell’influenza po­ litica degli elementi di razza austro-ungarica-germa- nica su quelli di razza franco-austro-britannica è for­ nito dalle cifre delle naturalizzazioni dei maschi bianchi dell’età di 21 anno e al di sopra, avvenute fra il 1900 ed il 1910 (2).

In istanza di

Paesi d’origine Naturalizzati naturaiizzaz. Totale

G e r m a n ia . 889.007 92.030 981.037 A u s t r i a .. 149.914 58.636 208.550 U n g h e r i a . 36.610 25.756 62.366 Totale . . . 1.075.531 176.422 1.251.953 I r l a n d a ... 405.190 34.383 439.973 Regno Unito . . . . 364.504 42.285 406.789 F r a n c i a .. 29.613 4.852 34.465 Russia ... 213.933 106.841 320.774 Totale . . . 608.050 153.978 162.028

In tali condizioni e, data l’enorme attività dei Te­ deschi e degli Austriaci nel commercio e nell’indu­ stria agli Stati Uniti, la loro infiltrazione nei pubbli­ ci servizi e nelle università e l’influenza dei loro giornali non sarà possibile al governo americano di abbandonare la politica della neutralità assoluta, finché non venga commesso un vero atto di guerra a danno del Paese o sianò messi in pericolo i suoi interessi per colpa degli imperi centrali. Se questi non saranno tanto stupidi da mettersi ancora un nemico addosso, il quale comincerebbe per impadro­ nirsi delle isole Samoa e per confiscare le navi te­ desche che si trovano nei suoi porti, dopo di che potrebbe aspettare gli avvenimenti, sicuro di non essere disturbato finché dura la guerra. Quindi le speranze di coloro, che contano sulla grande Repub­ blica Federale per affrettare la conclusione della pace, mercè un intervento armato, sono ancora una volta deluse.

Del resto il famoso- « ultimatum » tanto strombaz­ zato dai giornali francesi è ridotto ad una semplice domanda d’informazione senza dar luogo neppure ad una platonica deplorazione.

Pr i n c i p e d i Ca s s a n o.

L’importanza dell’industria della seta secondo I dati statistici

Il raccolto dei bozzoli in Italia prima del 1860 era valutato intorno a 50 milioni di kg., ciò che corri­ sponde ad un dipresso alla produzione attuale. Fu intorno a quelFepoca che apparve la pebrina, im­ mane flagello, che ridusse a misere proporzioni la nostra produzione di bozzoli, la quale scese, nel 1865, a poco più di 11 milioni di kg. Vinta la pe­ brina per opera di Comalia e di Pasteur, la pro­ duzione crebbe così da raggiungere, verso il 1880, una media di 25-26 milioni. Nel trentennio 1884-1913 essa subì le oscillazioni seguenti:

cati a parte n e l censo del 1910.

1910. (1) C fr. « Therteen C ensus o f thè U n ited States « A b stra ct ». p . 204.

(2) P e r verificare e precisa re le cifre, a cu i si allude in questo pa ra gra fo cfr. o p . cit. pag. 210.

(3) N el 1870 si con tavano g ià 176.407 citta d in i a m erica n i di orig in e tedesca, rappresen tan ti il 5.6 % d ella p op ola z ion e totale, m entre g l’in g le s i ne form a va n o l ’ S l.l % , g li S coz esi 1*1.9 % e gli Irla n d esi il 5.6 % . Nei 1850 le p ro p o rz io n i d e ll’ em ig ra zion e erano : G ran B reta g n a 16.8, Irla n d a 42.8, G erm a n ia 26.8.

Nel 1910 i T ed esch i erano d im in u iti in q u a n to a prop orzion e, m a tenevano la t§sta co l 18.5, con tro la G ran B reta g n a col- l ’ i l . 3 e l ’Irla n d a col 10.

(4) C fr. Op. cit. p. 194.

Anno Kg. Anno Kg. Anno Kg.

1884 36.464.000 1894 58.000.000 1904 56.607.000 1885 32 266.000 1895 56.000.000 1905 51.940.000 1886 41.399.000 1896 55.000.000 1906 53.838.000 1887 43.625.000 1897 49.000.000 1907 57.058.000 1888 43.899.00 i 1898 53.000.000 1908 53.193.000 1889 46.000.000 1899 56.0C 0.000 1909 50.760.000 1890 54.000.000 1900 57.000.000 1910 47.964.000 1891 51.000.000 1901 53.527.000 1911 41.951.000 1892 45.000.000 1902 55.531.000 1912 47.470.000 1893 61.000.000 1903 44.598.000 1913 38.490.000

La campagna bacologica del 1913 è stata la più infelice che si ricordi da un trentennio. La defi­ cienza del raccolto in confronto del 1912 risultò del

(1) C fr. « T h irteen C ensus o f th e U n ited States taken in the yea r » 1910. V o l. 1° p . 875.

(7)

16 maggio 1915- N . 2141 L’ECONOMISTA 443 21 % nell’Italia Settentrionale, del 14 % nella Cen­

trale e del 10 % nella Meridionale. Essa non dipese soltanto' da condizioni atmosferiche sfavorevoli, ma anche dalla diminuita attività agricola nella colti­ vazione del baco da. seta.

Riportiamo dall 'Industria del 25 scorso mese i dati riferentisi alla produzione dei bozzoli nell’anno 1914 raffrontati con quelli del 1912 e del 1913 e del quinquennio 1907-1912.

Com partim enti Piemonte e Liguri; Lombardia. . . Veneto . . . . Emilia . . . . Marche ed Umbria Toscana e Lazio Italia Mer. ed Ins.

1913 Kg. Media Calcolo 1912 quinquen. 1907-1912 provvis. 1914 Kg. Kg. Kg. 8.265.000 6.460.000 7.570.000 18.414.000 17.415.833 17.000.000 11.734.000 11.597.000 11.000.000 2.899.000 3.593.166 4.000.000 1.948.000 2.579.667 1.800.000 22.69.300 2.511.667 3.050.000 1.941.000 2.544.500 2.'.80.000 47.470.000 49.702.667 47.000.000

Il quantitativo di bozzoli che si renderebbe neces­ sario per alimentare le bacinelle delle nostre fi­ lande in piena attività non sarebbe gran che supe­ riore a 100 milioni di kg. In via normale, il numero delle bacinelle attive è di poco superiore a 52.000; e poiché la nostra produzione in bozzoli non eccede di molto, nelle migliori annate, 50 milioni di kg., ci tro­ viamo nella necessità di acquistarne una. grande

quantità all’estero.

-Infatti, la importazione e la esportazione dei boz­ zoli negli anni 1912-1913 risultarono le seguenti:

Da questi dati si deduce che il raccolto bozzoli italiano va suddiviso, per regioni, approssimativa­ mente, come segue:

Italia Setten trio n ale...78 %

» C e n t r a l e ...17 »

» Meridionale ed Insulare . . . 5 »

Da calcoli più recenti risulterebbe che il raccolto italiano nel 1914 fu alcun po’ superiore a 48 milioni di kg.

All’andamento del raccolto bozzoli sopra riferito si conformarono i prezzi della materia prima e delle sete greggie, che salirono, verso il 1875, a lire 4-5-6 al kg. pei bozzoli e fino a L. 100 per le sete. Nel periodo 1875-1900 i prezzi dei bozzoli oscillarono da un massimo di L. 3,92 ad un minimo di L.2,27, e quelli delle sete da L. 54.50 a 44,60. Dopo il 1900 i prezzi dei bozzoli culminarono nel 1907 con lire 4.054 e quelli delle sete greggie con L. 50,50, ma poi i primi scesero nel 1908 e nel 1909 a L. 2.997 e L. 3.484 e le altre a L. 43,50 e L. 46. Tale ribasso dei prezzi era determinato dalla formidabile con­ correnza, ognora crescente, delle sete asiatiche, le quali, pur essendo di molto inferiori per bontà alle sete italiane, le vincevano per il prezzo assai mi­ nore.

Il reddito medio in bozzoli per oncia di seme, cal­ colato nel 1888 a kg. 32-34, nel quinquennio 1900-1905 si aggirò intorno a kg. 38-40 e nello scorso anno raggiunse i 45 kg.: ed è lecito sperare che cotesti risultati lusinghieri, frutto di studi pazienti e te­ naci, potranno accentuarsi vieppiù se, oltre a pro­ durre buona semente, si riuscirà a diffondere l’ap­ plicazione delle norme che la tecnica delTalleva- mento del baco oggi consiglia. Molto si deve, infatti, ai migliorati sistemi di allevamento se il reddito in bozzoli di alcune regioni che, nei riguardi agrari e meteorologici si trovano in condizioni meno favo­ revoli della maggior parte delle regioni sericole italiane, fu negli ultimi anni di gran lunga supe­ riore al medio raccolto nel nostro paese. Nel Tren­ tino, ad es., dove l’allevamento del baco si effettua secondo le norme dettate dall’Istituto bacologico di Trento, il quale distribuisce direttamente ai colti­ vatori l’ottima semente che esso produce, il reddito medio in bozzoli per oncia di seme raggiunse, nel 1914 kg. 75, sopra una produzione totale di kg. 1 milione 646.276. E’ notevole il fatto che, mentre da noi non si coltivano che le razze pure gialle o gli incroci bianco-gialli chinesi, nel Trentino ha fatto buona prova il bigiallo chinese, al quale sembra vada orientandosi la produzione locale.

Secondo i rilievi del Circolo d’ispezione di Milano deiruffìcio del lavoro, nel settembre dello scorso anno il numero delle bacinelle per la filatura della seta, esistenti in Italia, era di 61.863, mentre, du­ rante la campagna 1911-12, ne esistevano 73.992, di­ stribuite su 1397 filande nelle proporzioni seguenti:

Lom bardia...56,— o/° V e n e t o ...»

Piemonte... 19,60 » T o s c a n a ... 3,35 * E m ilia ... boa » L i g u r i a ... b.8o s> Italia Centrale e Meridionale . . . 12, — »

1913 1912 Importazione : Kg. Kg. Bozzoli vivi 188.100 268,200 » secchi

...

4.866.100 4.518.000 Esportazione : Bozzoli vivi . 148.300 131.600 » secchi 214.900 138.100

Importazione netta (importazione meno esportazione) :

Bozzoli vivi 39.200 136.600

» secchi

...

4.6 tl 200 4.409.900

Importazione netta calcolata in boz-zoli vivi . .

L a n ostra im portazione .annuale di bozzoli treschi va suddivisa n el modo seguente

1911 1912 1913 Kg- Kg. Kg. A u s t r i a ... 50P.700 726.000 623.400 F r a n c i a ... 954.501 97.400 13 000 Turchia Europea . . 1.564.500 571.800 955.300 » Asiatica . . 372.900 320.600 1.119.700 B u lg a r ia ... 240.500 161.600 176.800 R u s s i a ... 1.016.000 1.317.100 1.298.300 G r e c ia ... 28.000 149.300 98.700 Serbia ... 126.500 91.600 37.700 P e r s i a ... 12.000 525.500 28.000 India 2.600 96.800 56.900 Altri paesi . . . . °13.8C0 487.300 552.200 Totali 5.04'/0 0 4.548.000 4.861.000

L a produzione della seta, g re g g ia in Ita lia si ag-girò, negli u ltim i anni, intorno a b m ilioni di kg., com e ap p a re dai seguenti dati:

1910 1911 1912 1913

Kg. Kg. Kg. Kg.

con bozzoli nostrani. 3.9-17.000 3.490.000 4.105.000 3.540.000 Seta greggia prodotta

con bozzoli import. . 944.000 1.224.000 1.102.000 1.162.000 Totale seta greggia

prodotta in Italia . 4.891.000 4.714.000 5.207.000 4.702.000

Si è calcolato che il 95 % della seta greggia pro­ dotta in Italia negli ultimi anni venne esportato: ed intorno a 4 milioni di kg. fu la esportazione delle sete ritorte, per la cui produzione si impiegò l’BO % di seta greggia importata.

Nella tabella che segue sono riferiti ì dati con­ cernenti la importazione e la esportazione della seta cruda, greggia e ritorta negli anni 1912-13.

Importazione : Seta greggia Seta ritorta. Esportazione : Seta greggia Seta ritorta 1 asiatica . 1913 Kg. 2.300.400 1912 Kg. 2.051.700 > europea . 305.400 236.200 239.400 210.900 In totale . 2.845.200 2.498.800 4.562.400 4.445.500

...

2.833.100 3.506.600 In totale . 7.395.500 7.952.100

La nostra esportazione complessiva di sete greg­ gie e ritorte-nel 1913 va suddivisa come segue:

(8)

444 L’ECONOMISTA 16 maggio 1915 - N. 2141 Riportiamo nello specchietto che segue le cifre

che si riferiscono alla importazione-esportazione del­ le materie prime greggie (bozzoli, cascami), semi- lavorate (seta tratta, cascami filati e pettinati, seta 'artificiale) e manufatti per gli anni 1912-13:

1913 1912

Im portazione : Kg.

Lire Kg. Lire

M aterie greggie . . 5.537.000 58.539.680 5.574.600 46.368.240 M aterie sem ilavorate. 3.336.800 119.231.675 2.933.000 94.223.487 T e s s u t i...

A ltri manufatti (sete cu cirin e, m aglie,

na-297.900

44.789.022

328.000

48.252.360

stri, tulli, p izzi, ecc.) 220.100 256.000

222.560.377 188.856.087

E sporta zion e :

M aterie greggie . . 3.127.500 22.067.885 3.060.700 18.589.485 M aterie sem ilavorate. 8.888.800 398.016.488 9.460.800 349.979.610 T e s s u t i...

A ltri manufatti (sete cu cirine, m aglie,

na-1.477.900

109.887.151

1.399.100

1■ 03.763.380

stri, tulli, p izzi, ecc.) 278.900 237.900

259.971.524 517.332.475

L’importanza di tali cifre risulta chiaramente dal raffronto con i valori della nostra esportazione totale: A nno 1913 1912 E sportaz. totale Lire 2.511.000. 000 2.396.000. 000 E sportaz. serica in % della totale 20,60 22,50

Secondo le statistiche pubblicate dall’« Union des marchands de soie », di Lione, la produzione serica mondiale nel 1913 risultò la seguente:

Bozzoli freschi Seta greg.

Europa occidentale : Kg. Kg. Italia... .... 38.490.000 3.540. 00 F r a n c i a ... 4.417.000 350.000 Spagna ... 1.060.000 82.000 Austria... 1.640.000 143.000 U n gh eria... 1.470.900 1.20'.000 47.077.000 4.235.000

Bozzoli freschi Seta greg.

Levante ed Asia Centrale : Kg. Kg.

Turchia A sia tica ... 11.710.000 1.030.000 Turchia Europea... 1.000.000 85.000 Balcani (Bulgaria, Serbia,

Ru-m e n i a ) ... 1.500.000 125.000 Grecia, Salonicco, Creta . . . 2.500.000 210.000

Caucaso, Turkestan, Persia . . ? 820.0C0

2.270.000

Estremo Oriente : In balle

China (Esportaz. di Shangai) . 102/104.000 5.800.000

» » di Canton . . 58.000 2.780.000

Giappone (Espor. di Yokohama) 195/200.000 11.850.000 Indie (Espor. del Bengala e

Ka-stronir) - . , ... 1.480 100.000

Indocina (Esportazione) . . . ? 100.000

20.545.000 Totale Kg. 27.050.000

Il consumo di seta greggia nel 1912 fu

approssi-■nativamente di:

Europa... Kg. 14.522.000 Stati Uniti... » 11.208.000 Paesi diversi. . . . » 2.031.000 Totale Kg. 27.761.000

La produzione mondiale della seta greggia è in continuo aumento, come rilevasi dai dati seguenti:

Q u in q u en n i: 1885-89 1899-903 1907-911 1912 Kg. 10.939.000 18.685.000 23.943.000 26.915.000

Ma l’enorme incremento verificatosi nella produ­ zione mondiale delle sete greggie non apportò all’I­ talia che un beneficio assai scarso. Infatti, l’aumento di tale produzione nel venticinquennio 1888-1912 fu del 230 % : e mentre il raccolto italiano non è aumen­ tato in tale periodo che dell’l l <%, quello della pro- duzio complessiva cinp-giapponese aumentò del 270 %.

La produzione totale di bozzoli del Giappone è valutata di 172 milioni di kg. di bozzoli vivi. La esportazione di seta dal Giappone, che nel 1905 fu di 4.619.000 kg., salì nel 1912 ad 11.620.000.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

L’importazione degli Stati Uniti d’America in seta greggia, espressa in dollari e suddivisa secondo le provenienze, è calcolata pel 1913 nelle cifre seguenti:

Europa...Dollari 9.507.033 Giappone. . . . » 66.780.346 Canton... » 5.689.823 C h in a ... » 8.407.701 Tussali e doppi . » 2.562.633 Totale Dollari 92.947.538

La coltivazione del tabacco in Italia

Il prof. Ernesto Pannain ha pubblicato nel Bol­ lettino Internazionale di Agricoltura un notevole studio analitico sui tabacchi coltivati in Italia. Stan­ te l’importanza dell’argomento crediamo utile rias­ sumerlo nelle sue linee generali.

L’autore premette che la coltivazione del tabacco fra noi h.a avuto fino ad ora uno sviluppo limitato. Un pò d’incremento si verificò nel decennio 901-911: la superficie coltivata a tabacco per il Monopolio ascendeva nel 911 a ettari 7.989,87 che nel 1912 si ri­ duceva a 7,427.41. Ed anche la superficie coltivata per la esportazione da ettari 1,515.70 nel 909, nel 1912 discendeva ad ettari 283.32.

Tabacchi indigeni. — Dopo un accenno ai tabacchi

in genere l’autore elenca i tabacchi di razza nostra­ na. Essi sono una ventina: una metà di razze nostra­ ne come il Brasile Beneventano, il Brasile Leccese, il Brasile Selvaggio, il Cattaro di Lecce, l’Erbasan- ta, il Moro di Cori, il nostrano del Brenta, il Bi­ gadio, il Secco, le Spadone; e le altre di semi esotici, talune americane Burley, il Keniucky, il Mariland, il Virginia: e altre di Levante come l’Ayasoluc, ¡’Er­ zegovina, il Porsuciam, il Sansum, il Xanty Y.akà.

Tra i tabacchi italiani di razze indigene il più importante è il Nostrano del Benta, incrocio di Bra­ sile, 'avana e purpurea analogo al Segedin di Un­ gheria, dal quale forse ebbe origine.

Il Secco di Sardegna è un ibrido di brasile, avana e purpurea, in cui predominano i caratteri del bra­ sile.

Lo Spadone di Chiaravalle è un incrocio di brasile e avana, in cui predomina il brasile, ma contiene anche traccie di purpurea.

Il Brasile Beneventano è un incrocio di brasile avana e virginia, con predominio di brasile. Si coltiva particolarmente in Benevento, San Giorgio nel Beneventano Pontecorvo in Terra di Lavoro e Barcellona di Sicilia. Ha buon aroma e serve per trinciati sigari e sigarette.

Il Moro di Lori è un ibrido di avana e purpurea: ha oltre il 5 per cento di nicotina; ha aroma di man­ dorla. Serve per polveri di fiuto’.

Lo spagnolo di Comiso è un incrocio di avana, bra­ sile e purpurea con predominio dell’avana. Serve per polvere da fiuto; ha soave aroma ma non può servire per prodotti da fumo, mancando di combusti­ bilità.

Il Cattaro di Lecce è un meticcio di brasile e vir­ ginia con predominio del primo-: contiene dal 4 al 7 per cento di nicotina, ha ottimo aroma e serve per tabacco da fiuto; le famiglie più fini servono pure per trinciato.

Il Brasile leccese, il Brasile Selvaggio e l’Erba- santa si coltivano: il primo- si coltivava a Nardo (nel Leccese); ora la sua coltivazione è abbando­ nata: il Selvaggio si coltiva a Palermo e Partinico, l’Erbasanta nel Salernitano, a Cava dei Tirreni e Nocera Inferiore.

Tabacchi indigeni a semi esotici. — Tra i tabac­

chi indigeni a semi esotici, tra quelli di origine americana si notano il Kentucky, il Virginia, il Burley; e tra i levantini l’Erzegovina, il Xanti Yakà, il Porsucian, l’Ayasòlouc e il Sansum.

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