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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.05 (1878) n.214, 9 giugno

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G A Z Z E T T A . S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno'V - Yol. IX

Domenica 9

Dello sviluppo del socialismo radicale tedesco

del suo stato presente e della sua repressione

« Turbolento o pacifico il socia­ lismo non si discute, si schiaccia.

Fe r r a r a, Lettere al Lampertico.

I due attentati commessi contro Sua Maestà l’ Im­ peratore Guglielmo di Germania e la connessione di causa die s’ è veduto esistere fra i due assassini ed il socialismo tedesco, hanno richiamato l’ attenzione di "tutto il mondo civile sulle mene del socialismo che risiede principalmente in Germania e precisa­ mente a Berlino ed a Lipsia. Il mono del socialismo

è si fecisti nega; perciò è impossibile; di combattere

una lotta onesta e cavalleresca contro ili esso, bisogna schiacciarlo. Ma per giungere a questo è necessario conoscere lo sviluppo storico di quel partito e questo sarà il tema che svolgeremo io una serie d anico.i. Nel primo di essi, che pubblichiamo oggi, tratteremo dell’ operato del Lassalle, passeremo quindi a Carlo Marx, alla fondazione deh’ Internazionale alle sue consegu nze, allo stato presente del socialismo ed alla necessità di reprimerlo.

La prima organizzazione del socialismo tedesco data fino dal 1801. In quel tempo fu fondata a Lipsia la prima « Società per I insegnamento dei mestieri, » nella quale fino da principio spiegò I at­ tività sua il tornitore Augusto Bebel che adesso siede al Beichslag. Fu pure a Lipsia nel 1811:2, che il Frilsche e il Vahlteich fondarono la società « Il progresso » che interessa vasi specialmente per P idea di un congresso generale operaio chia­ mato a discutere sulla situazione delle classi operaie, sul libero cambiamento di domicilio, sulla liberta d’esercitare i mestieri, sulle società cooperative di consumo e di risparmio. La società non progredì, e trovandosi prossima a sciogliersi, il Comitato cen­ trale di essa, alla metà di febbraio del 18(15, si ri­ volse, per aver aiuto e consiglio, a Lotliar Bucher, che è oggi il braccio destro del cancelliere germa­ nico, al Rodbertus ed a Ferdinando Lassalle, che aveva richiamato sopra di sè 1’ attenzione del pub­ blico per le sue conferenze sulla situazione degli operai.

II 1° marzo il Lassalle rispose colla sua celebre « Lettera aperta » nella quale esponeva il programma politico-sociale della agitazione operaia da lui pro­ gettata. Egli svolgeva nel programma la cosidetta legge di ferro del salario, secondo la quale, sotto il dominio dell’ offerta e della domanda di la­ voro , la media del salario veniva sempre ri­ dotta a ciò che ad un popolo ordinariamente porco è necessario per campare e per generare ;

g iu g n o 1878

N. 214

egli cercò inoltre di provare colle statistiche che dall’ 89 al 96 per cento della popolazione di tutto lo stato prussiano viveva più o meno sotto il peso ili quella legge. Appoggiandosi a ciò, egli dichiarò insufficiente l’ aiuto individuale, la teoria del rispar­ mio, e chiese che il credito dello Stato venisse in soccorso alle associazioni produttive che man mano dovevano abbracciare tutto il mondo operaio. Così soltanto egli credeva si potesse pensare a rialzare veramente la quarta classe, intellettualmente, moral­ mente e materialmente e come solo mezzo, ma in­ fallibile, per raggiungere lo scopo in via pacifica e legale, egli designò il suffragio universale. La con­ seguenza di ciò si fu che non soltanto la borghesia condannò Lassalle, ma anche dalle file degli operai, partirono non poche voci a lui ostili. Si dubitò della verità della legge sul salario e fu condannata. Un mese e mezzo dopo la pubblicazione della sua « Let­ tera aperta, » Lassalle pensò di recarsi a Lipsia, per difendervi dinanzi agli operai la massima fonda- mentale della sua dottrina, il discorso che fece com- ponevasi principalmente di citazioni sull’ ordinamento economico del salario, tratte dalle opere dello Smith, del Say, del Ricardo, del Mili e del Roscher. L’adu­ nanza approvò il suo discorso, e così fu sancito il primo resultato della sua agitazione e furono poste in movimento le masse.

Dopo diversi viaggi, fatti appunto per agitare le classi operaie, egli riuscì finalmente a fondare, il 25 maggio di quello stesso anno (1865) a Lipsia la « Società generale degli operai tedeschi. » Gli sta­ tuti designavano quale unico scopo della società, di adoprarsi in via legale e pacifica per ottenere il suffragio universale. Inoltre contenevano circa quanto segue : L ’ associazione componesi di un presidente e di 2 Í membri sparsi per tutta la Germania. Essi sono eletti dall’ assemblea generale che si aduna una volta ali’ anno. La tassa d’ entrata è di 20 pfen- nig (25 centesimi), la contribuzione settimanale è di' 6 pfennige ; il presidente nomina dei plenipoten­ ziari per tutte le classi, nelle quali la società recruta i suoi membri. In tal guisa fu concesso al presi­ dente, cioè al Lassalle, una specie di potere ditta­ toriale.

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conflitto fra lui ed il jVlarx: dopo la morte del Las- salle soltanto il Marx nella sua opera sul Capitale si pronunziò contro il Lassalle. Si fece sentir pure la mancanza di giornali politici che lo sostenessero, perchè quei fogli che presero le sue parti, erano poco diffusi.

La società non contava allora più di 1000 membri, il Lassalle stesso intricato nei processi ed in pole­ miche coi giornali era stanco; si verificò un cam­ biamento in lui pure, e fu il resultato di amare esperienze la risposta che dette ad un attacco diret­ togli: « l o sono il p rim o a d ch iaroreegli disse —,

che non meriterebbe il conto d i lav orare p e r il m iglio­ ram ento sociale, qu alora dopo che fosse avvenuto gli operai rim anessero personalm ente ciò che sono adesso nella loro gron de m aggioranza ».

I rappresentanti delle idee lassalliane nella « So­ cietà generale degli operai tedeschi » erano uomini che non le capivano, che non erano per nulla in grado di assimilarsi le sue idee. Nell’ aprile del 1864 era intenzione sua di lasciar l’ ufficio di presidente se non lossero cessali i dissidii nel seno della società. Nonostante, i liligi non fecero altro che aumentare e per ultimo gli attacchi furou diretti contro lo stesso Lassalle. Già nei primi moti del socialismo si ma- ndestò que 1’ odio contro la cultura ed il sapere che è un distintivo del comunismo presente. E cosa assai caratteristica certo che il Lassalle, l’ autore « dell’ Era-

clito » e del « Sistema dei diritti acquisiti» l’ avver­ sario dello Schulze — Delltzsch dovesse scrivere un voluminoso opuscolo — l’ ultimo dei suoi lavori let­ terari! — affinchè ¡I cassiere della società fosse cacciato dalla medesima.

hi

sette mesi, dal 7 ottore 1863, fino agli 8 mag­ gio 1864, il Lassalle ebbe a sostener lotte, a soffrir dolori ed angoscie. Ciò che ha effettuato in quel breve periodo di tempo è cosa incredibile. Alla metà di giugno del 1864 passò in Svizzera ed il 31 luglio di quell’ anno perì in duello contro un signor di Ra- kowitz.

Alla morte del Lassalle la « Società generale degli operai tedeschi » era rappresentata, o per meglio dire era stata rappresentata in 32 città. In tutto e per tutto sulle liste di essa figuravano i nomi di 4610 mem­ bri e fra questi v’ erano solo due uomini intelligenti e dotti: lo Schweitzer ed il Liehknecht. Quest’ ultimo è adesso deputato al Reiclistag ed è capo del socia­ listi tedeschi. Ma nessuno di questi ha seguito le orme del Lassalle, essi non volevano capire uè soste­ nere ciò che egli voleva e devesi ringraziare soltanto il Liehknecht se anche in seguito i migliori elementi come il professore Enrico Wuttke ed altri trascura­ rono completamente la questione sociale. Devesi pure ascriver soltanto all’ agitazio e del Liehknecht che la dottrina erronea, il principio del comunismo abbia posto radici fra gli operai tedeschi.

Poche settimane dopo la morte del Lassalle un uomo che era stato un tempo suo amico, Carlo Marx comparve sulla scena politica. Il Marx ed il Lassalle hanno alcunché di comune: l’ origine israelitica, la comoda e splendida situazione nella vita sociale, la smisurata ambizione e l’ immensa potenza di lavoro. Nel resto i caratteri dei due agitatori socialisti erano del tutto diversi.

N U O V A F A S E

del trattato di Commercio italo-fraucese

Esponemmo nell' ultimo numero 1’ origine e le vicende- delle difficoltà che il nuovo trattalo di com­ mercio con la Francia incontra nelle sfere legisla­ tive di quel paese. Il nostro governo si è voluto mostrare conciliante ed ha acconsentito di prorogare ancora di un mese, cioè fino a tutto giugno, il vecchio trattato, onde lasciare il tempo di discuterlo alle assemblee di Versailles. Speriamo che questa sua condiscendenza giovi a rendere un poco più benevole alla nuova convenzione le disposizioni dei ! rappresentanti della nazione francese. Indicammo la settimana scorsa quali fossero gli articoli sopra i quali la commissione della Camera dei deputati in Francia desiderava di veder modificato il nuovo trattalo; aggiungiamo oggi alcuni altri particolari che : togliamo dai giornali francesi.

L a relazione della commissione suddetta, redatta dal signor Rerlet constata che il gabinetto del 16 | maggio, fissando nella tariffa d’ entrata in Francia dei diritti sui filati e tessuti di lino o dì canapa, sui tessuti di cotcne e di lana, come tutta la nomem-la tura di questi filati e tessuti, con un grande lusso di dettagli, mentre è accertato che l’ Italia non ne esporta, intendeva impegnar la Francia in una via pericolosa verso le altre potenze più interessate a stabilire tale nomenclatura e ad adottare la proposta tariffa. Le concessioni fatte ni prodotti italiani, sa­ rebbero in realtà accordate agli articoli inglesi. La relazione enumera quindi gli articoli, dei quali biso­ gna modificare le tariffe e che sono quelli che già menzionammo.

Aggiunge che gli agricoltori del Varo e delle Alpi | Marittime si lamentano della moderazione del diritto I sugli olii d’ oliva italiani. Constata che l’Italia tende a mantenere od a ribassare leggermente i dritti sugli I articoli eh’ essa non fabbrica, ma di cui ha bisogno, per elevare i dritti su quelli che fabbrica ed ac­ crebbe la maggior parte di tali dritti che eccedono | sovente il 10 per cento del loro valore. Essa non accorda reciprocità pei prodotti similari,, nè compen­ satori per altri generi. Col trattato del 1863 che manteneva l’ equilibrio fra le due nazioni, le espor­ tazioni francesi in Italia declinarono da 255 a 217 milioni di franchi, mentre che le importazioni ita­ liani in Francia aumentarono da 201 a 415 milioni. Il nuovo trattato aggraverebbe questa situazione e servendo di base ai trattati da concludersi colle altre potenze, chiuderebbe alla Francia i mercati europei.

Dopo queste affermazioni a cui rispondono otti­ mamente le cifre addotte dal Sig. Newmareh alla Società di Statistica in Londra, che noi riproducemmo la settimana scorsa e la conclusione da esso trattane che l’Inghilterra cui stanno massimamente a cuore gl’iuteresse dei consumatori si è arricchita « colti­ vando le importazioni e lasciando alle esportazioni la cura di se stesse» dopo di avere adunque con­ siderata la questione con vedute così ristrette ed unilaterali la relazione soggiunge.

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Ita-9 giugno 1878 L* E C O N O M I S T A 355 lia, di serbarci la sua simpatia e di stringere sem­

pre più i vincoli che ci uniscono ad essa. Spe­ riamo che, animata verso di noi dai medesimi sen­ timenti e dalle medesime intenzioni, lTlalia non ri' fiuterà di esaminare di nuovo col nostro Governo un trattato che distrugge l’equilibrio delle relazioni commerciali ed industriali dei due paesi. » Conclude che la Camera inviti il Governo ad intavolare nuove trattative coll’Italia per modificare il trattato,

Ma i ministri Say, Waddington e Teisserenc de Boit non si mostravano ugualmente persuasi che l’ Italia sarebbe stata disposta a rimaneggiare da capo a fondo tutta la sua tariffa ed a modificare i due terzi delle voci in essa comprese; ed oltre a far no­ tare la sconvenienza di una simile proposta special­ mente dopo la condiscendenza mostrata dal Governo Italiano nell’aderire ad una nuova proroga del v e c -; chio trattato, facevano inoltre osservare alla Commis­ sione che ancorché ciò potesse indursi, questo lavoro benché fatto sollecitamente avrebbe portato via una buona parte del mese corrente ed alla fine di esso le assemblee di Versailles non continuerebbero an­ cora le loro sedute, nè sarebbero in tempo ad ap­ provare la convenzione modificata. Essi presentavano adunque il progetto di sollecitare l’approvazione del nuovo trattato con la clausola che esso non sarebbe posto in esecuzione se non quando fosse intervenuto un accordo fra il governo francese ed il governo italiano; 1° per staccare i quadri A e B, concer- neti i fili e tessuti che avrebbero dovuto continuare a godere nei due paesi il trattamento della nazione la più favorita; 2° per riservarsi rispettivamente la facoltà di far cessare gli effetti di quésto trattato alla fine del secondo anno, denunziandolo 12 mesi prima. La Commissione presi in esame i trattati o tariffe che legano l’Italia con le altre potenze, cioè quelle con l’Austria, con la Svizzera e col Belgio, (limi­ tandosi tutti gli altri a stipulare il trattamento della nazione più favorita), e accertatasi che tutti scade­ vano col giugno corrente respinse queste proposte temendo che i filati ed i tessuti francesi venissero a cadere sotto il regime della tariffa generale italiana mentre l'Italia avrebbe goduto del benefizio del trat­ tato anglo francese. Il governo non pertanto vi per­ sistette e la Camera di Versailles era sul punto di trovarsi di fronte a due diverse proposte: quella della Commissione che chiedeva la modificazione del trattato e quella, che rigettata da essa, le veniva presentata dal Governo, quando affine di evitare una scissura nella maggioranza la Commissione stessa dietro un discorso del sig. Gambetta o, dopo aver udito dai ministri che il Governo italiano avrebbe preso l’ impegno di prorogare i trattati esistenti con l’Austria e con la Svizzera, o di sostituirvene dei nuovi sulle stesse basi, consenti ad associarsi al proget.to presentato dal Governo accordandosi con esso di modificarlo nel senso che In durata di due anni fosse il termine massimo, ma non dovesse es­ sere obbligatorio e che il trattato potesse essere de­ nunziato in qualunque tempo dodici mesi innanzi l’epoca in cui dovessero cessarne gli effetti. È su queste basi che sembra sarà definita questa lunga questione del trattato italo-francese di cui è comin­ ciata la discussione giovedì scorso alle Camere di Versailjes ed è così che questa povera convenzione uscendo monca e malconcia da quella assemblea non farà che sostituire un nuovo regime provvisorio a quello eminentemente precario esistente: regime che

da un momento all’altro potrà essere abrogato senza quasi avere avuto il tempo di ricevere la prova dei resultati dell’esperienza.

All’ ora di andare in macchina ci giunge telegra­ ficamente la notizia che nella seduta di venerdì la camera dei deputati di Versailles ha respinto con 5 voti di maggioranza il progetto presentatogli dal mi­ nistero d’ accordo con la Commissione di approvare provvisoriamente il trattato, ed ha invece approvato un contro progetto, presentato dal deputato Neline, che riproduce le primitive conclusioni della Com­ missione, ed invita il governo ad entrare in nuove trattative coll’ Italia per modificare il nuovo trattato in vari punti..

Il Congresso Selle Camere Si Commercio

Uno dei nostri ordinarj Collaboratori ci manda da | Genova un pieno e particolareggiato resoconto delle i sedute del Congresso delle Camere di Commercio

apertosi a Genova il 3 del mese corrente.

Siccome però esso non riguarda, e non potrebbe | esser altrimenti, che le prime sedute del Congresso e riuscirebbe quindi necessariamente incompleto, cosi preferiamo rimandare al prossimo numero la pub­ blicazione di questo importante lavoro, onde aver | agio di vederlo completato e poter presentare cosi ai nostri lettori un quadro d’ insieme dell’ opera fe­ conda a cui in questo momento attendono i Delegati di quasi tutte le Camere di Commercio del Regno.

Intanto e per soddisfare alla legittima curiosità dei lettori ci limitiamo a porgere loro come a titolo di cronaca un resoconto sommario dei lavori compiuti nelle prime adunanze dei Delegati.

Il Congresso si è aperto il 3 ad 1 ora pomeridiana nel vasto ed elegante salone del Ridotto del Teatro Carlo Felice. — Cominciò la seduta un lungo ed ela­ borato discorso del comm. Millo nel quale erano rias­ sunte le questioni sulie quali la Camera di Commercio di Genova, alla quale egli presiede invocava lo studio ed i voti dei congregati, ed erano svolti i concetti che hanno determinata la convocazione del Congresso.

Prendeva dopo di lui la parola il Prefetto della provincia, applaudendo a nome del Governo alla nobile iniziativa della Camera di Commercio di Ge­ nova e facendo voti ardentissimi perchè le discus­ sioni delle Camere di Commercio procedano serie e ordinate e siano apportatrici di bene al paese.

Parlò ultimo il comm. Calvino come delegato al- I’ amministrazione temporanea del Comune per salu­ tale i rappresentanti a nome di Genova, questa terra ospitale che come fu generosa con lui nel tempo durissimo dell’ esiglio, così sarà ospite gentile pei rappresentanti del commercio italiano.

Compiute queste prime formalità si procedette alla nomina dei varii uffìcii, e il comm. Millo, Presidente della Camera di Commercio di Genova fu nominato Presidente del Congresso con 46 voti sopra 47 vo­ tanti ; furono poi eletti Vice-Presidenti i signori :

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Tivoli di Torino, Timon di Cagliari, Rovere di Piacenza e Minesso di Treviso.

Il signor Albertini, di Ancona propose poi un or­ dine del giorno col quale ritenutosi che la riunione delle Camere di Commercio non può che riuscire utile e vantaggiosa al benessere economico della na­ zione, il Congresso rendeva grazie al presidente della nostra Camera di commercio della sua, nobile ini­ ziativa ed alla città di Genova per la sua gentile ospitalità.

L'ordine del giorno fu approvato al! unanimità. Dopo di che la seduta si é sciolta.

Radunatisi il giorno dopo i delegati nelle varie sezioni cominciano ad occuparsi dello studio dei di­ versi problemi sottoposti al loro studio.

La l a di queste sezioni alla quali era affidato l’esame dei due punti seguenti:

i.° Sulla utilità e.d attribuzione del Ministero d ’A gricoltu ra In d u stria e Commercio ; 2° sugli o r ­ dinam enti della M arin a M ercantile, fu unanime nel dichiarare l’utilità di quel dicastero e nel far voti perchè le attribuzioni ne vengano estese e gli sia affidata tutta la sorveglianza dell’ istruzione tec­ nica. Presiedeva questa sezione l’on. Padovani.

La 2 a sezione sotto la presidenza del sig. Curro esaminò il problema ferroviario mostrandosi favore­ vole all’esercizio governativo, mentre la terza intra­ prendeva l’ esame del gravissimo problema che ri­ guarda l’organizzazione Bancaria.

L ’indomani, cioè il cinque, i delegati si riunivano in Congresso plenario per intendere la relazione della 2a sezione sul problema ferroviario, relazione che si concludeva cosi:

l .° Nell’ interesse dello Stato e del commercio e delle industrie sia il servizio ferroviario devoluto allo Stato.

2° Si fa voto che il servizio ferroviario sia re­ golato da tariffe uniformi.

5° Che sulle tariffe uniche e sul regolamento da attuarsi vengano sentite le Camere di Commer­ cio riunendole occorrendo in Congresso.

Le conclusioni della Commissione combattute dal sig. Albertini e dal sig. Mazzoni ma sostenute da Curro, da Giacomnzzi, da Martinengo furono appro­ vate alla unanimità, meno due.

Anche la terza sezione nello stesso giorno a giu­ gno dopo una lunga e animata discussione sul que­ sito se sia preferibile l’unità, o la moliplicità delle

Banche, si pronunciava per una Banca Unica, anche che il paese versi, come il nostro in condizioni anor­ mali di circolazione monetaria

I lavori del Congresso si chiudevano probabilmente snbbato, e Domenica i Delegati si recheranno a Nervi per assistere ,ad un banchetto, offerto loro dalla Ca­ mera di Cnmmercio di Genova.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

La monnaie dans 1* antiquité. Leçons professées dans la chaire d ’ Archéologie près la Bibliothèque Nationale en 1875-1877 par François Lenormant. —- Paris, A. L évy libraire éditeur; Maison neuve et C.° li­ braires éditeurs ; Rollin et Fenardent, libraires édi­ teurs, 2. vol.

Quest’ ottimo libro è destinato ad essere classico nell’ argomento che tratta e chi si vorrà occupare

| della moneta ne’ tempi antichi dovrà certo prenderne ! conoscenza. Per ora non sono pubblicati che due volumi, ma dallo schema della tavola delle materie I messo a principio dell’ opera si vede che questa deve essere assai più estesa e riuscire un trattato com­ pletissimo.

ì due volumi pubblicati contengono il libro I e II e parte del 111: rimangono da pubblicarsi il comple­ mento di questo ed altri cinque libri.

Ci dispiace che l’ indole di questo periodo non ci permetta di dare un sunto della parte prettamente numismatica dell'opera del sig. Lenormant, la quale naturalmente, è la più importante e viene esposta con rara lucidità e chiarezza, ma stimiamo fare cosa grata ai nostri lettori presentando loro un succinto resoconto di quanto in quel libro ha attinenze collo scienza economica.

Il libro I s’ intitola P rolegom m i, l’ autore vi tratta dei monumenti numismatici che non sono monete, dei nomi generici delle monete presso gli antichi, dell’ origine e della propagazione della moneta nel

mondo antico.

L’ Egitto, la Caldea, l’ Assiria per migliaia d’ anni con un commercio estesissimo si sono valsi de’ me- | talli preziosi senza che avessero forma di moneta, I erano verghe che si pesavano ad ogni scambio in i cui servivano di medio. Per esempio nell’ Asia Se­

mitica il siclo per lungo tempo non fu una moneta, bensì un peso ed il valore delle merci esprimevasi coll’ indicare quanti sicli ponderali di oro o d’ argento si poteva avere in cambio di queste.

In Egitto l’ unità ponderale era I ’ outen o il ten

\ (è dubbio come si debba leggere) che si divideva

in IO kite. Il peso più probabile dell ’outen pare fosse ; da 94 a 96 grammi.

Ecco i valori di alcuni oggetti, in outendi rame che si leggono su documenti dell’ antico Egitto, del | tempo dei Faraoni.

cliil. chil. Un bove... 119 outen 11,186 a 11,484 Un capretto. . . . 2 )) 0,188 a 0,192 Un paio d’ oche . . 114 » 0,0233 a 0,324 Un coltello . . . . 3 » 0,282 a 0,288 j Un rasoio . . . . 10 » 0,940 a 0,960

Cinque pezze di stoffe 23 » 2,350 a 2,400

5 M as(2 lit. 30) miele. 4 )» 0,376 a 0,384

; 11 hius(51it.06) d’olio. IO )) 0,940 a 0,960 Gli operai si pagavano cinque outen di rame (0, cliil. 470 a 0,480) al mese ma si dava loro in più una certa quantità di grano.

L ’ oro e il rame abbondavano in Egitto, non così l’ argento, ed il rapporto commerciale tra l’ oro e 1’ argento era 5 : 5. Non bisogna peraltro credere che questo rapporto fosse generale nell’ antichità. Nell’ Asia anteriore sin dai tempi più remoti tro­ viamo il rapporto 1 : 13 1[3.

Presso gli egizii il rame, il ferro, il piombo"erano in verghe che avevano la forma di mattoni. L’ oro e 1’ argento qualche volta erano in verghe, più spes- j so avevano la forma di anelli, come al presente si

trova I’ oro nel centro dell’ Africa.

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9 giugno 1878 L ’ E C O N O M I S T A 357 Alcuni documenti singolarissimi sono i chèques o

lettere di cambio in terra cotta degli Assiri, eccone due :

Due talenti di rame

(credito) di Mannu-Ki-Àrbai'l

sù Samasakheisallim

Questi pagherà al mese di ab

In caso di non pagamento del terzo (il debito) crescerà

Il 11 sivan, eponimia de Banba (anno 676 avanti lì. C.). Quattro mine d’argento

(credito) di Ardu-Nana, figlio di Lakin sù Mardukahalussur, figlio di Mardukhalatirib, nella città di Orclioé,

Mardukbatirib pagherà nel mese di tebet,

quattro mine quindici sicli d’argento a Belabaliddin, figlio di Sinnnid. Our, il 14 arakheamna

1’ anno 2 di Nabonide re di Babilonia

(Seguono i nomi dei testimoni)

Quest’ ultimo documento presenta evidentemente i carat eri di una cambiale, salvochè manca l’accet­ tazione.

L ’ invenzione della moneta pare avesse luogo sul principio del VII secolo avanti G. C. per opera o dei Greci o dei Lidii e da essi passò nel rimanente del mondo civile antico.

Il libro li tratta della materia nelle monete an­ tiche e si divide in tre capitoli: I tre metalli mo­ netari presso gli antichi. La moneta fiduciaria senza valore intrinseco. Procedimento di fabbricazione della moneta.

I ire metalli monetari erano nell’ antichità come al presente: l’ oro, l’ argento ed il rame. In Grecia prima delle conquiste di Alessandro il rapporto tra l’ oro e l’ argento pare fosse di 1 :1 2 1 (2, dopo le conquiste asiatiche del Principe macedone questo rapporto diventò 1 : IO. In Asia invece si mantenne più elevato e circa 1 :1 2 1 | 2 .

II rapporto dell’ argento al rame in Grecia si de­ termina più difficilmente verso le metà del V. secolo avanti l’ Era cristiana: ad Atene questo rapporto era di 1 : 7 2 1[3. Nelle monete di Alessandro il grande troviamo che la dramma d’ argento vale 60 calchi,

la dramma pesa 4 gr. 32 ed il calco 7 gr. il che dà

un rapporto tra l’ argento ed il rame ìli 1 :9 6 . In Egitto dopo Alessandro, troviamo il rapporto di 4 :161 e ciò si spiega per l’ abbondanza relativa del me­ tallo rame in Egitto. In Sicilia sino ai tempi di Dio­ nisio l’ antico: il rapporto dell’ argento al rame era, a Siracusa: 1 :2 5 0 e pare fosse in quel tempo ap­ prossimativamente lo stesso nel rimanente d’ Italia.

A Roma il rapporto dei due metalli preziosi provò variazioni a similitudine di quanto accade nei tempi moderni verso il secolo VI di Roma era di 1 :11,91 al principio del VII secolo la .scoperta di miniere d’ oro fece rinvilire di 1|3 il valore di questo me­ tallo sui mercati italiani, al tempo della dittatura di Siila il rapporto dell’oro all’argento ritornò a 1 :1 1,91. Le conquiste di Cesare nelle Gallie fecero nuovamente rinvilire l’ oro, considerato come: merce ma presto si ristabilì nuovamente il rapporto citato.

Gli antichi non ebbero nessuna circolazione mo­ netaria a doppio tipo. L’ oro fu il tipo monetario

| nell’ Asia minore al principio della circolazione mo­ netaria ed in tutto l’ impero della Persia. L ’ argento servì di tipo ai Greci. In Italia sino all’ anno 485 di Roma il tipo fu il rame, indi l’ argento sino alla line della repubblica, e, poscia, l’ oro sotto l’ impero.

Gli Ateniesi lasciavano generalmente l’ oro in cir­ colazione sotto forma di verghe le monete d’ oro ateniesi sono poche e coniate in circostanze speciali, di più queste monete non avevano col tipo di argento un rapporto esatto di valore ma bensì di peso'.

Questo sistema venne pure seguito da Alessandro il grande. In generale nella Grecia ed in Asia prima della conquista di Alessandro il titolo delle monete di oro e d'argento è assai elevato (0,94 a 0,96 di metallo prezioso) e vi sono pochissime eccezioni.

Una lega monetaria in uso presso gli antichi era quella a cui i numismati hanno dato il nome di elettro e che consta di oro unito a più del 20 0[0 d’ argento.

L ’ aureo imperiale romano rimane sino a Vespa­

siano di titolo elevato circa 0,991 ma dopo quell’ im- ralore il titolo si rinvilisce specialmente nella gran orise monetaria del HI secolo. In quanto alla moneta d’ argento le alterazioni crescenti la riducono a rame argentato.

I popoli antichi ebbero una circolazione di monete fiduciarie analoghe alle nostre monete di bronzo. In Egitto, nella Gallia, ai tempi della dominazione ro­ mana troviamo una moneta fiduciaria di piombo. In Egitto vi fu pure una moneta fiduciaria di vetro il cui uso seguitò sotto l’ impero Bizantino e la domi­ nazione degli arabi.

il ferro che serviva ai cambi in Sparta non ave­ va forma di monete, bensì quello di sbarre del peso di una mina eginetica.

Le monete false abbondano tra quelle romane, alcune sono costituite di un’anima di ferro o di rame ricoperta d’argento, altre sono di bassissimo titolo e qualche volta di puro rame con una pellicola di metallo prezioso.

Le monete di Atene prima della dominazione ro­ mana sono tutte quante di un ottimo titolo ma se ne incontrano molte con un’ anima di metallo di poco prezzo ricoperta d’ oro o d’argento.

Si è creduto un tempo che le prime monete fos­ sero fabbricate per mezzo della fusione e gettate in forme di terra cotta o di pietra ma invece pare po­ sitivo che le monete le più antiche fossero fabbri­ cate con uno stampo battuto col martello.

L ’ autore espone tutti i particolari che ci sono

j

noti sulla fabbricazione delle monete antiche, sia di ! buona lega, sia di quelle falsificate ed è singolare l’ abilità degli operai nel falsificare le monete per conto dei governi, i quali, specialmente quello ro­ mano, ricorrevano spesso sù larga scala a questa operazione.

II libro III tratta della legge nelle monete antiche. Jl solo primo capitolo è stato pubblicato e s’intitola : Del diritto di emettere la moneta nell’ antichità. Gli altri tre capitoli dovranno trattare : della dottrina monetaria e delle sue conseguenze pratiche nell’an­ tichità. Dei magistrati monetari. Dell’ organamento delle officine monetarie e dei loro operai.

L ’ abbondanza delle materie ci costringe a limi­ tarci a dare il titolo dei paragrafi del capitolo I già pubblicato:

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Emissione della moneta nelle provincie sotto la re­ pubblica romana. — Emissione della moneta nelle provincie sotto l’ impero romano. — Emissione di monete nelle colonie romane. — La moneta di stato della repubblica romana. — Diritto monetario spet­ tante ali'imperium militare. — La moneta impe­

riale romana.

NOSTRA CORRISPONDENZA

Vienna, 6 giugno. Alla metà di giugno spirano i trattati di com­ mercio colla Francia, coll’Italia e colla Germania che furono prolungati di sei mesi. Perciò il governo presenterà quanto prima un progetto di legge che 10 autorizzi a prolungare di altri sei mesi il trat­ tato di commercio concluso colla Francia il giorno TI dicembre 1860, quello di commercio e naviga­ zione concluso coll’Italia il 23 aprile 1867 e final­ mente il trattato commerciale e daziario stipulato colla Germania il 9 marzo 1868. Relativamente al trattato di commercio colia Germania si annunzia che sarà in breve prolungato sino alla fine dell’anno. La politica dei trattati ha di nuovo molte probabi­ lità dalla sua e siamo autorizzati a credere che finirà per trionfare. Per l’accoglienza che ha tro­ vato la nuova tariffa doganale nella Camera dei Si­ gnori, appunto riguardo alla politica dei trattati, ‘p notevole il fatto che colà il relatore fece risaltare espressamente che la commissione annetteva impor­ tanza a ciò che l’accettazione del progetto della ta­ riffa non escludesse per nulla la conclusione di nuovi trattati di commercio internazionali « ed os­ servò inoltre in altro luogo. » La nuova tariffa doganale, secondo il parere della Commissione pren­ derà il medesimo posto che occupava la tariffa del 1833 e non è esclusa la probabilità di una di­ minuzione nei dazi doganali, stabiliti nella me­ desima. »

I fatti comproveranno certo la giustizia di queste previsioni.

1 delegati delie ferrovie austro-ungariche hanno tenuto una conferenza nella quale si è discussa la scissura avvenuta colla Germania riguardo alla ta­ riffa, senza però che siasi ottenuto un risultato de­ finitivo. Anzi hanno stabilito di introdurre certi cambiamenti nella così detta tariffa di Praga che significano un riavvicinamento al punto di vista tedesco, ma siccome il Ministero prussiano del com­ mercio insiste perchè siano accettate le classi ge­ nerali del carico dei vagoni, cosi non è stato ancora conchiuso un accordo. Le ferrovie austriache dello Stato sono state incaricate di proseguire le tratta­ tive colle ferrovie tedesche e per il momento non sarà alterato lo stato presente della lega per il traf­ fico. Nell’ interesse del quale devesi sperare che l’arrendevolezza reciproca, impedisca che sia rotta la lega.

Sembra che anche il nostro governo abbia in­ tenzione di prendere severi provvedimenti contro 11 socialismo. I capi di quel partito che risiedono qui hanno stabilito, per evitare una proibizione go­ vernativa, di non convocare un comizio operaio che avevano in mente di riunire per la Pentecoste e consigliano ai loro giornali di tenere un linguaggio

moderato per non provocare una collisione col pro­ curatore di Stalo.

La commissione del compromesso della Camera j dei deputati ha accettata la legge relativa all’accordo | colla Banca pel debito degli 80 milioni di fiorini, nella forma stessa già approvata dalla Camera dei signori. Cosi sono state accolte tutte le proposte re­ lative al compromesso dalle commissioni, secondo gli ultimi accordi fra i due governi, eccettuati due punti che sono: la questione della restituzione ed un insignificante cambiamento che riguarda più lo stile che altro, nello statuto della Banca. La discus­ sione della legge del compromesso, è già incomin- ciata alla Camera dei Deputati.

Al pari di quelle corporazioni e società da me notate nella mia corrispondenza del 15 maggio che presero una deliberazione nell’ affare del congresso internazionale pei brevetti che si terrà a Parigi, anche l’ottavo congresso delle società artigiane boeme riunitosi a Teplitz il 12 maggio pose questa faccenda all’ordine del giorno e furono prese le seguenti de­ liberazioni, incaricando la presidenza di portarle a cognizione dell’ I. e R. ministero, esprimendo pure il desiderio di vedergli reclamare la sua partecipa­ zione al Congresso.

Le deliberazioni che possono esser citate qui nel- I’ interesse della questione sono la seguenti:

Considerando ch e: t° nell’ interesse deli’ incre­ mento dell’ industria e del commercio deve apparire estremamente importante che sieno presi degli ac- I cordi fra i diversi governi degli Stati che stabiliscano l’eguaglianza fra le condizioni sotto le quali trovasi una protezione per ottenere e conservare la pro­ prietà intellettuale nel campo dell’ industria e dei mestieri, e 2° una dimostrazione iu questo affare sarebbe già avvenuta dal momento in cui delle per­ sone competenti delle diverse nazioni discutessero estesamente la qnistione della legge che protegge le invenzioni — il congresso delle società artigiane della Boemia nord-ovest delibera di appoggiare valida­ mente ogni movimento che tenda a raggiungere lo scopo sopraccennato. Esso raccomanda specialmente ai delegati ed ai membri di un secondo congresso pei brevetti che si terrà a Parigi di riconoscere tutte le deliberazioni prese dal primo congresso, tenuto a Vienna nel 1873, meno quelle dei paragrafi relativi : alla questione della licenza, del rimanente però di prendere a base di ulteriori discussioni quelle deli­ berazioni che sono qui appresso riprodotte, e che iu generale sono state accolte favorevolmente da quasi tutte le persone competenti.

1. È giusto che all’ inventore, così nell’ interesse proprio come in quello dell’ industria, sia accordato il privilegio per un certo periodo di tempo per as­ sicurargli un guadagno pei suoi lavori ed il mezzo , di rifarsi delle spese.

2. La durata di questo privilegio dovrebbe essere eguale in tutti gli Stati e dovrebbe essere estesa alla maggior durata, accettata da una legge vigente sui brevetti.

3. Le tasse dovrebbero essere possibilmente eguali e progressive e pagabili in rate annuali, queste tasse che esige lo Stato sui brevetti non dovrebbero su­ perare di molto le spese necessarie per mantenere una efficace amministrazione dei brevetti.

(7)

as-9 giugno 4878 L’ E C O N O M I S T A 359 sicurare le loro pretensioni colla presentazione di |

domande provvisorie. La presentazione delle domande ! deve potersi fare contemporaneamente alle autorità locali ed ai consolati delle nazioni estere.

5. Un esame preliminare della domanda per il brevetto d’invenzione deve esser fatto dentro i se­ guenti limiti e sotto le condizioni qui accennate. L ’esame preliminare deve occuparsi soltanto delle quistioni, se: a) la descrizione e chiara: b) il ritro­

vato non offende la morale pubblica; e) l’oggetto in­

ventato è nuovo: questa ultima questione deve sol­ tanto esser relativa ad anteriori pubblicazioni oppure a prove dell’uso pubblico che s’è già fatto dell’oggetto inventato, dentro i limiti accennati dalla domanda; d)

una pubblicazione anteriore può solo nuocere alla decisione relativa alla domanda di brevetto, quando corrisponde perfettamente ad una delle seguenti con­ dizioni: 4. la pubblicazione anteriore non deve con­ tare più di 21 anno e deve contenere una descri­ zione estesa che sia identica a quella di colui che domanda il brevetto, oppure 2. se la descrizione an­ teriore conta più di 21 anno deve esser provato che quella invenzione che reclama colui che chiede il Brevetto, fu di uso pubblico durante gli ult mi 21 anni.

6. Qualunque sia il resultato dell'esame riguardo alla novità (sia pure che la domanda urli nel caso contemplato dalla lettera d) pure colui che là la do­

manda, se lo esige, può ottenere un brevetto pre­ supposto che egli ritenga nuova la sua invenzione, nonostante che le autorità abbiano provato che era già nota.

7. In conseguenza delle citate deliberazioni do­ vrebbe esser negato il brevetto qualora soltanto vi fosse defraudazione o se il ritrovato offendesse la morale pubblica.

8. Spirato il termine per tener segreto la descri­ zione sono conferiti i brevetti e se ne pubblica la descrizione. Il conferimento dei brevetti non pre­ giudica i diritti dei terzi.

9. I cosidetti brevetti d'introduzione possono esser conferiti soltanto all’ inventore od al suo successore legale.

40. Non deve esistere solidarietà di sorta fra i brevetti dei diversi paesi, così che lo spirare di un brevetto, lo faccia spirare contemporaneamente in tutti gli altri paesi.

41. Non v’ è ragione d’ introdurre delle licenze obbligatorie o di mantenere il cosidetto esercizio for­ zato, 11 principio dell’ espropriazione nell’ interesse del bene generale, può essere impiegato soltanto pei brevetti in conseguenza di leggi speciali.

Non bisogna dimenticare che le basi delle dispo­ sizioni da attuarsi su terreno internazionale, deb­ bono essere ben diverse da quello che sono com­ prese nella legge sui brevetti d’ un solo Stato indu­ striale. Un numero considerevole delle attuali leggi contiene più o meno pronunziate delle misure di previdenza atte a proteggere l’ industria nazionale.

Del resto le disposizioni del programma di Teplitz sono del tutto conformi alle deliberazioni del primo congresso di Vienna ed alle riforme che hanno cer­ cato d’ introdurre da quel momento in poi l’ In­ ghilterra, la Francia, la Svizzera, la Danimarca e la Norvegia. Sarebbe utile che fra ¡circoliinteressati al congresso di IJarigi si stabilisse un attivo scambio d idee per porsi d’ accordo in principio su ciò che deve poi deliberare il congresso.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Milano.

- Nell’adu­ nanza del dì 10 maggio ultimo scorso il presidente spiega il concetto a cui si ispira la proposta da lui latta nella seduta precedente di nominare una com­ missione per studiare e riferire quali proposte con­ verrebbe di fare allo scopo di una migliore orga­ nizzazione delle Camere di Commercio. La qual cosa sembra più opportuna ora che il ministero del com­ mercio sta per ricostituirsi e considerato che quel voto lu emesso da una apposita commissione mini­ steriale.

Ne segue una discussione, in cui i vari oratori pongono in chiaro il vantaggio che si otterrebbe allargando in certe direzioni la sfera d’azione delle Camera di Commercio. Il presidente aveva preso nota di vari temi che sarebbero i seguenti : Ridu­ zione del numero delle Camere di commercio per accrescerne, l’importanza e rendere praticamente me­ glio attuabile il desiderio di vederle consultate. — Obbligatorietà delle notifiehe delle ditte per dar mezzo ad esse di conoscere esattamente le condizioni del rispettivo distretto. — Obbligatorietà di notificare alla Camera di Commercio i protesti cambiari, del che già la Camera di Milano si è altre volte occupata. — Obbligo nel governo di sentire il voto delle Camere in ordine alle leggi sulle tariffe doganali e ferroviarie. — Collegamento delle rappresentanze agricole e com ­ merciali, suddividendole in sezioni per la trattazione di argomenti di interessi speciali a ciascuna. — Co­ stituzione dei consigli superiori dell’agricoltura e del commercio, in modo che i componenti siano nel'a più parte delegati delle rappresentanze locali. — Fa­ coltà delle Camere di assumere la decisione amiche­ vole di contestazioni, in seguito ad arhitramenti, e ciò per risparmiare alle parti disturbi e spese infi­ nite, con vantaggiosa diminuzione di lavoro anche pei tribunali. — Passaggio alle Camere di quella parte del servizio per le privative e marche di fabbrica, oggi spettanti alle prefetture.

La commissione venne nominata.

La Camera prende atto di lettere e informazioni favorevoli alle trattative per la costruzione della d o­ gana unica.

Si prende in esame una istanza dei fratelli Gon- drand diretta allo scopo di ottenere che il governo acconsenta alla reintroduzione nello Stato, esenti da dazio delle merci esportate e non vendute.

Ha luogo una discussione, in seguito alla quale la Camera delibera di invitare il ministero a stu­ diare il modo di facilitare senza danno dell’erario la reimportazione gratuita delle merci nazionali inven­ dute all’estero.

Si dà in seguito lettura dell’ invito e dei quesiti proposti in occasione del Congresso delle Camere di Commercio. Si obiettta che su varii argomenti le ri­ soluzioni del congresso giungeranno tardive, ma da ultimo si delibera di partecipare al congresso me­ diante due delegati da nominarsi in una prossima seduta, nella quale si dovranno anche discute i vari temi proposti, onde del voto della Camera su ciascuno dì essi possano i delegati stessi essere sicuri interpreti.

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ai singoli consiglieri per trattarne poi nella seduta prossima.

Nella seduta del 27 maggio riguardo alla nomina ! dei delegati al Congresso, la Camera decide che il mandato sia da considerarsi non come imperativo, ma come direttivo, salvo ai delegati di esprimere poi alla Camera i motivi pei quali non avessero stimato j di potere attenervisi, dato il caso che ciò avvenga.

Sul i ° quesito riguardante la utilità che venga ricostituito il Ministero del Commercio la Camera conferma la sua precedente deliberazione. Si passa a trattare del rapporto per un nuovo ordinamento della Camera di Commercio presentato dalla Com­ missione nominata nella passata seduta. Discussi i quesiti, si propone di limitare la registrazione ai protesti delle cambiali non accettate, confermando voti precedenti ; si ammette la convenienza di avere in Italia un servizio ferroviario regolato con ta­ riffe e prezzi di trasporto uniformi.

Sorge una animata discussione intorno al 5° que­ sito che è del tenore seguente.

Conviene meglio nell’ interesse dello Stato e del Commercio, tenuto conto del nostro regime di corso forzoso, che in Italia sia istituita una sola Banca italiana di emissione, oppure si crede più utile la isti tuzione di molte Banche, e con quali norme e re­ golamenti dobrebbero essere governate ?

Su questo quesito si fa animatissima discussione. Le opinioni sono diverse e vengono sostenute. con molta copia di argomenti. Alla line la Camera de­ libera di riconfermare il voto già espresso nella se­ duta lo marzo 1877 su rapporto elaborato da spe­ ciale Commissione e incarica i suoi delegati di comunicare al Congresso detto rapporto che fu approvato ad unanimità.

Vuoisi notare che questo rapporto era stato oc­ casionato dalla domanda della Banca Toscana di potere fondersi colla Banca Nazionale, e aveva con­ cluso per la fusione come reclamata da particolari circostanze.

. La Camera lascia ai delegati facoltà di prender parte ai quesiti pei trattati di commercio e le ta­ riffe doganali, tenendo a mente i rapporti presentati in passato dalla Camera al Governo.

Si delibera di T’accomandare al Ministero, perchè la prenda in considerazione, una istanza di fabbri­ canti di cartoni e carta d’ involto perchè non ven­ gano stipulati coll’ Austria dazi minori di quelli già convenuti colla Francia per la importazione in Italia degli articoli suddetti.

Camera di Commercio di Torino.

— Nella adu­ nanza del 17 maggio 1878 si deliberò di mettere all'ordine del giorno della prossima adunanza una interpellanza del sig. Peyrot sul signilicato che dal Ministero si vorrebbe dare al filato della s to p p a ;

questione assai grave sulla quale il Ministero secondo la legge del 1862 avrebbe potuto procurarsi il parere di qualche Camera di Commercio.

Si nominano due Consiglieri come delegati al Congresso di Genova. Si prende in considerazione la istanza avanzata da una casa commercialo per istituire esperimenti semi-ufficiali sui saggi di boz­ zoli secchi, e si accoglie la proposta di addivenire alla revisione delle istruzioni siuora seguite per la pubblicazione di un bollettino centrale giornaliero

del prezzo dei bozzoli dichiarato sui principali mer­ cati italiani.

La Camera respinge unanimemente la proposta della Camera di Cosenza diretta ad ottenere provve­ dimenti contro l’ usura commerciale. Approva le ri­ sposte ai quesiti ministeriali intorno agli Scioperi, formulate dai Consigliere Lasagne e delibera infine di instare presso il Governo a che venga col minor ritardo possibile data esecuzione all’ ordine del giorno, che dopo avere approvato la legge aboliti va dell ar­ resto personale per debiti, il Senato del Regno, prese in considerazione le rimostranze di molte Ca­ mere di Commercio del Regno, nella sua adunanza del 4 di dicembre 1874 votava nei seguenti termini. « Il Senato invita il Ministero a presentare nel « più breve termine possibile colia riforma delle « leggi commerciali e penali quelle disposizioni che « valgano a garantire con maggiore speditezza ed « efficacia gli interessi del credito e del commercio. »

Camera di Commercio di Genova,

— Nella Se­ duta del 29 aprile 1878 si da lettura di una lettera della Commissione Reale d’ Inchiesta per gli Scio peri, la quale domanda diverse informazioni alla Camera, e dopo brevi osservazioni si delibera di incaricare una Commissione da nominarsi dal Pre­ sidente, perchè studii questa pratica e rilerisca.

Si legge una lettera della Camera di Commercio di Lucca in data del 9 aprile corrente nella quale domanda alla Camera il suo parere sulla proposta fatta dalla Camera di Commercio di Lecce di im­ porre un forte dazio di introduzione sugli olii di semi oleosi specialmente di cotone.

Si dà pure lettura della deliberazione presa dalla detta Camera di Lecce nella quale si accenna alle miscele che, si fanno degli olii di cotone cogli olii d’ oliva e il danno che ne risentirebbe il commer­

c io di quest’ ultimo olio, quando non si cercasse di frenare tali operazioni cotì mettere un ostacolo al- l’ introduzione in paese degli olii di cotone.

Il Consigliere Casaretto dice che quando si am­ mettesse la proposta della Camera di Lecce si an­ drebbe incontro ad un sistema di protezionismo che adottato per un prodotto non vi sarebbe ragione di non applicare per altri, cosa che ridonderebbe a danno generale del Commercio; che poi quando anche si adottasse una tale proposta non si impedi- j rebbero le miscele degli Oli perchè non potendole più fare in Italia si andrebbero a lare all’ estero; quindi egli propone alla Camera di emettere un pa­ rere contrario alla deliberazione della Camera di Lecce.

Il Presidente esprime opinioni consunti a quelle del sig. Casaretto ed aggiunge che si deve anche tener conto delle numerose fabbriche di oli di semi che già si trovano in Italia che sarebbero forte­ mente danneggiate quando fossero imposti i forti dazi sugli olii proposti dalla Camera di Lecce per­ chè dovrebbero essere aumentati in proporzione i diritti sui semi oleosi.

Dopo di ciò la Camera delibera di rispondere alla Camera di Commercio di Lucca nel senso delle cose dette dal sig. Casaretto e dal Presidente.

(9)

9 giugno 1878 L ’ E C O N O M I S T A 561 La Commissione in seguito ad incarico avutone

nella seduta del 9 marzo esaminò la lettera della Camera di Commercio di Lucca che comunica un ricorso dell’ Ingegnere Cosentini secondo il quale si dovrebbe modiiicare la legge sulle privative in- | dustriali, nel senso di subordinare la validità ed efficacia del Brevetto d’ Inventore alla condizione che il lavoro sia eseguito nel Regno ritenendo che sono da noi con soverchia facilità accordati tali brevetti ad industriali stranieri, i quali poi esegui­ scono l’ industria dei loro prodotti all’ estero.

La Commissione a qi^sto riguardo considerò che l’ interesse principale di una Nazione consiste n e - i’ agevolare l’ importazione di nuove industrie, e che è secondario l’ interesse che il lavoro sia più eseguito all’ estero che in paese.

Ora quando fosse adottata la proposta della Ca­ mera di Commercio di Lucca se ne avrebbe più danno che vantaggio, imperocché la conseguenza sarebbe di allontanare dal nostro paese i prodotti di nuova invenzione, quando, I’ esecuzione di questi lavori in paese incontrasse gravi difficoltà e di­ spendi.

Per coùseguenza la Commissione crede che la proposta della Camera di Commercio di Lucca non possa essere accolta. La Cimerà approva all’ una­ nimità.

Camera di Commercio di Bologna.

— Nella se­ duta del 16 aprile 1878 fece plauso al voto della Commissione parlamentare e della Camera dei depu­ tati, il quale mando esenti dal dazio di uscita le canapi lavorate, e prese qualche temperamento a difesa delle concio dei pellami.

Augurò che il Governo sollecitasse la presentazione della legge votata dalla Camera dei deputati per vietare ai Comuni di estendere il dazio di consumo sulle materie prime, ausiliari delle patrie industrie.

Nella seduta del 28 aprile 1878, la Camera deli­ bera di introdurre a sue spese un insegnamento economico-educativo-morale nelle scuole Aldini Va- leriani a favore dei giovinetti operai.

Delibera inoltre di far opera per accordarsi col Municipio perchè venga tradotto in atto il voto della costituzione di una Borsa agrieolo-commerciale. Il presidente dice di sperare che il Banco di Napoli possa persuadersi della utilità di impiantare una sede a Bologna, e la Camera lo incarica di continuare le pratiche opportune.

Sulle risposte ai quesiti intorno agli scioperi, la Camera approva le conclusioni della Commissione economico-industriale della Camera stessa. Poste in chiaro le condizioni di fatto, discusse le cagioni degli scioperi con molta larghezza, tratta dei rimedi. Oltre ad alcuni rimedi d’ indole universale e morale, pensa che non debba offendersi la libertà delle industrie e del movimento del commercio per diritti di dogana, per soverchie imposte o favori. Gl’ industriali stu­ dino ogni progresso e si affratellino cogli operai. Soprattutto si combatta I ignoranza e i pregiudizii. La Camera rinnova il suo voto per la istituzione di una scuola più educativa che tecnica. Quanto alla ¡soluzione dei p n b i tiri, non crede ve ne sia bi­

sogno e sia conforme alle condizioni nostre. Ingiunta per legge, potrebbe derivarne maggior danno che vantaggio ; se si provi il bisogno, nascerà da sé e

basterà che la legge ne riconosca gli effetti giu­ ridici.

Camera di Commercio di Venezia-

— Nella se­ duta del 23 aprile 1878 il Presidente ricorda come sia stato già parlato fra vari consiglieri del Trattato di commercio colla Francia; accenna ad uria memoria presentata dagli importatori di manifatture e da altri industriali. Dice che su questa questione si fecero alcuni studi in fretta, richiamando però pertratta- zioni precedenti e dettagliate, e che a questi studi, il cui risultato venne comunicato alla Commissione parlamentare scelta dalla Camera dei Deputati per esame e relazione, a mezzo dell’ onor. Maurogonato; giovò molto l’ opera del collega Ricco che recatosi a Roma in rappresentanza speciale dei manifatturieri ebbe campo di sostenere maggiormente, di presenza, le rimostranze fatte dal commercio di Venezia. Fa quindi accenno, in relazione all’ argomento, all'ordine del giorno che venne presentato alla Camera dei deputati dall’ onor. Minghetti per un più mite trat­ tamento doganale per alcuni tessuti, ordine del giorno accettato dalla Camera stessa e dal Ministero.

Il Presidente stesso annunzia pure essere perve­ nuta una memoria della Camera di commercio di Lucca relativa all’ obbligo che vorrebbesi fatto agl’ in­ ventori esteri, che ottengono un privilegio in Italia, di dover ricorrere per l’ attuazione del privilegio stesso all’ industria nostrale anziché alla straniera. Egli propone che per ciò venga eletta una Com­ missione competente di studio prima di emettere un voto. La Camera approva.

Annunzia poi essere stata indirizzata una memoria circostanziata al Ministero del Tesoro e a quello dei lavori pubblici, in replica ad una risposta del primo, sulla vertenza relativa alle tariffe ferroviarie del ser­ vizio italo-franco-svizzero, di cui la Camera da gran tempo si è occupata coll’ interesse che merita l’ ar­ gomento.

Prima di parlare delle ultime pratiche fatte a Roma per le linee di navigazione, fa un breve cenno re­ trospettivo su quanto le precorse.

Come pròva dei buoni risultati di dette pratiche viene data lettura di una lettera del sig. I. Fiorio, il quale assicura che la sua compagnia nei limiti della sua impresa di navigazione non mancherà di contribuire al bene dell’ Italia e di Venezia, non che di due lettere della Direzione generale delle poste.

Nella prima conferma che le concertate variazioni da introdursi nei servizi, dell’ Adriatico verso Marsi­ glia e gli Scali Levantini avranno tutte effetto col 1° maggio e aggiunge che trasmetterà alcuni esem­ plari dei nuovi itinerari ed orari dai quali risulterà i che Venezia è il porto capo-linea delle corse verso le isole Jonio, il Mediterraneo e il Levante. Colla seconda lettera trasmette alcuni documenti.

La Camera approva dipoi il seguente ordine del giorno:

« allo scopo di salvaguardare, in quanto è pos­ sibile, per sua parte, gl’interessi dei terzi nei casi di simulate volture, la Camera di commercio ed arti come misura precauzionale

adotta

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pubblicare un avviso richiamando il commercio a prendere conoscenza delle domande prodotte, che saranno sempre esposte in una tabella all’ albo di uffizio. »

Camera di Commercio di Potenza.

— Nell’adu­ nanza del l i marzo 1878 si appoggia un’ istanza della Camera di Commercio di Verona diretta a far classificare nella identica categoria per ciò che ri- llette la imposta di ricchezza mobile, gli stipendi degli impiegati delle Camere medesime con quelli degli impiegati dello Stato, delle Provincie o dei Comuni.

Camera di Commercio di Arezzo.

— Nell’adu­ nanza del 14 maggio 1878 la Camera prese la sè- guente deliberazione ;

Vista la circolare della Consorella di Lucca, colla quale chiede il parere di questa Camera di Com­ mercio sulla proposta avanzata dall'ingegnere G. M. Casentini tendente a modilicare la legge in vigore sulle privative industriali la rigetta:

Considerando che la proposta modificazione con­ sistente nel subordinare la validità ed efficacia del Brevetto d’ Inventore alla condizione che il lavoro sia eseguito nel Regno, può essere di ostacolo, come altre Consorede ritennero, alla applicazione di nuove invenzioni nel nostro paese.

Considerando che in fatto d’ invenzioni l’ inte­ resse generale deve prevalere a quello speciale dei costruttori.

Considerando che per molte ragioni non può ade­ rirsi alla proposta modilicazione, principale quella di lasciare piena libertà all'inventore di costruire i suoi j apparecchi in quei paesi e a quegli anelici che of­ frono migliori facilitazioni sia a riguardo della spesa che al modo d’ esecuzione.

L ’Inchiesta Finanziaria

Questa è la deliberazione proposta alla Camera dall’ onorevole deputato Crispí :

Il sottoscritto propone alla Camera la seguente deliberazione :

« La Camera ordina un’ inchiesta parlamentare sulla gestione finanziaria dello Stato dal 1 gennaio 1861 al 31 dicembre 1877, e specialmente per inda­ gare e conoscere :

« 1. Il valore d ’ emissione ed il netto prodotto della rendita 5 per 100, in conseguenza :

« a) degli imprestiti contratti con le leggi del 17 luglio 1861. N. 9 8 ; dell’ 11 marzo 1863, N. 1166 e dell’ 11 maggio 1865, N. 2280.

« ¿) dello acquisto delle Obbligazioni della Società delle ferrovie romane ;

« c) della costruzione delle ferrovie per conto dello Stato;

« 2. I pesi arrecati al bilancio dello Stato con g l’ imprestiti assunti in virtù delle leggi del 1 mag­ gio 1866, N. 2973 ; dell’ 11 e 28 agosto 1870, N. 5785 e 5833; del 16 giugno 1871, N, 260; del 19 aprile, del 30 giugno e del 22 dicembre 1872, N. 759, 865 e 1160 ; del 21 e del 24 dicembre 1873, N. 1731 e 1745 e del 23 dicembre 1874, N. 2284.

« 3. L ’ alienazione dei beni demaniali decretata con la legge del 24 novembre 1864, N. 8006 e delle Obbligazioni relative ;

« 4. L ’ alienazione dei beni demaniali avvenuta

prima e dopo la promulgazione della legge del 25 no­ vembre 1864, è indipendente della medesima ;

« 5. L ’ esecuzione del Decreto legislativo del 7 lu­ glio 1866, N. 3036 e delle leggi del 15 agosto 1867, N. 3048 ; dell’ 11 agosto 1870, N. 5783, Allegato P , e del 10 giugno 1873, N. 1402 ;

« 6. L ’ amministrazione del patrimonio devoluto al Fondo pel culto in conseguenza delle leggi indicate nel precedente articolo ;

« 7. L ’ uso dei beni e delle rendite amministrati | dagli economati generali;

« 8. Gli effetti della rendita dei beni passati al Demanio dello Stato in forza delle leggi di soppres­ sione dei Corpi morali religiosi e di conversione dei beni degli altri Enti ecclesiastici, ed il valore della

j

rendita 5 per cento iscritta in correspettivo di cote- ! sti beni ;

« 9. L a negoziazione delle obbligazioni dell’ Asse : ecclesiastico create con la legge del 15 agosto 1867,

N. 3848 ;

« 10. L ’ esecuzione del contratto per la Regia coin­ teressata dei tabacchi, approvato con la legge del 24 agosto 1868, N. 4544 e la negoziazione delle ob­ bligazioni create con lo stesso contratto ;

« 11. L a negoziazione delle Obbligazioni emesse in eccesso a quelle di cui ai precedenti N. 3, 9 e IO ; « 12. L ’ esecuzione dei contratti di concessione delle ferrovie, ed il costo di quelle costruite a spese dello Stato ;

i 13. L a vendita delle ferrovie dello Stato seguita

per effetto della legge del 14 maggio 1865, N. 2279, ed il riscatto delle ferrovie dell’ Alta Italia, appro­ vato^ con la legge del 30 giugno 1876, N. 3181, con la distinzione per queste ultime di quelle che altra volta erano state di proprietà dello Stato ;

« 14. Il modo, secondo il quale furono amministrate le ferrovie dello Stato, ed i benefizii che se no ri­ trassero, prima che fossero state vendute ;

« 15. L ’ acquisto delle navi da guerra 6 le forni­ ture d ’ ogni genere all’ esercito ed all’ armata !

« 16. L a destinazione data alle decorazioni equestri dell’ ex Regno delle due Sicilie, state mandate al 1862 da Napoli al Governo centrale in Torino.

« 17. L a destinazione data agli ori ed agli argenti tolti alle chiese ed alle soppresse case religiose della Sicilia ;

« 18. L ’ alienazione dei buoni del Tesoro; « 19. L ’ acquisto di valori o di moneta per paga­ mento all’ estero nell’interesse dello Stato;

« 20. L ’ autorizzazione, data alle Banche di emis - sione, di operazioni di credito non consentite dagli Statuti, con o senza garanzie del Governo;

« 21. Qualunque altra operazione di credito stata fatta dai Ministri.

« La commissione d ’ inchiesta constaterà lo stato del patrimonio dello Stato.

« Riassumerà i suoi studi in una Relazione e pro­ porrà le norme, secondo le quali si potrà con un con­ trollo efficace assicurare per 1’ avvenire, la riscossione e l ’ erogazione del pubblico danaro, il maneggio dei valori pubblici e l’amministrazione dei beni dello Stato.

« La Commissione sarà composta di 15 deputati e potrà dividersi in sottocommissioni per 1’ adempi­ mento degli incarichi che le vengono affidati.

« Tutti i funzionari pubblici saranno obbligati a rispondere ai quesiti che lor verranno fatti dalla Com­ missione parlamentare ed a rimetterle i documenti che allo scopo d’ inchiesta verranno domandati.

« L a Commissione compirà il suo mandato e pre­ senterà la sua Relazione alla Camera entro otto mesi dal giorno della sua costituzione.

Roma 27 maggio 1878

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