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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.05 (1878) n.216, 23 giugno

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G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA. ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno Y - Yol. IX

Domenica 23

Il Trionfo dei protezionisti italiani

Parlando del voto con cui l’assemblea di Versailles ha mandato a monte il trattato di commercio italo- trancese il deputato Luzzatti così conclude un suo articolo pubblicato a difesa della mal capitata con­ venzione nell ultimo fascicolo della Nuova Antologia. « La ripulsa del trattato, egli dice, ha offeso il « sentimento nazionale degli italiani, il quale irri - « tato dagli interessati, che sfruttano persino la « p iù santa delle passioni, il patriottismo, può con- « durre il giovane regno a impaludarsi nella morta « gora della protezione con grave iattura dei due « paesi. La guerra di dogane nella seconda metà « del secolo XIX0 è un brutto sogno che sta per « avverarsi, se dall’altra parte delle Alpi governo e « popolo non si ravvedano a tempo e non sentano « l’effetto di quei salutari provvidi pentimenti i « quali purgano e salvano la coscienza delle na- « zioni. •»

Sembra impossibile che chi si esprimeva in tal guisa potesse farsi con la parola, con gli scritti ed in Parlamento il principale istigatore del governo italiano ad applicare col prossimo luglio la tariffa generale alle importazioni dalla Francia ed a respin­ gere le proposte che venivano fatte da olir’ Alpi per prorogare il vecchio trattato. Eppure è così.

L’autore dello stesso articolo so v rastato a cui non dispiace di mettere spesso innanzi la propria personalità, mostra meravigliarsi della diversità dei giudizi che si fanno all’estero sul suo conto, tac­ ciando alcuni le sue tendenze protezioniste, altri quelle troppo proclivi verso il libero scambio e ne conclude confermandosi della giustezza delle proprie vedute. La conclusione sarebbe logica per chi nu­ trisse la coscienza di aver sempre mostrato saldezza di opinioni e non potesse rimproverarsi di aver so­ stenuto due tesi opposte.

Dopo le dichiarazioni che il Presidente del Con­ siglio faceva alla Camera dei Deputati il i l eorr., gl’interessati che come dice il Luzatti sfruttano per­

sino la p iù santa delle passioni, il patriottismo

hanno vinto, ed hanno trovato vittoria presso quello stesso Ministero che ha tante volte dichiarato di serbarsi geloso e severo custode degl’interessi ge­ nerali, dei veri interessi della nazione. Quegli uo­ mini stessi a cui il sospetto e la diffidenza faceva respingere le convenzioni ferroviarie, stipulate con i soli banchieri ed uomini di finanza che abbia l’Ita­ lia, si piegano oggi alle pressioni e ai maneggi or­ ganizzati dagli interessi mal compresi degli indu­ striali di Biella e dQ Schio. I principali argomenti die da questi industriali si sono fatti valere diret- '

giugno 1878

N. 216

tamenente mediante una pioggia di manifesti indi­ rizzati al Ministero o indirettamente mediante solle­ citazioni personali per indurlo a cedere alle loro vedute sono falsi e la loro falsità è così manifesta che sorprende e addolora il pensare che abbiano potuto trovare facile accoglienza presso il Governo e presso il paese.

E falso ed è assurdo l’asserire che l’applicazione della tariffa generale Valga ad assicurare al com­ mercio quella stabilità di cui da tanto tempo risente il bisogno, ad allontanare quella condizione d’incer­ tezza che travaglia le nostre industrie, ed anzi è tutto il contrario che è vero, poiché solo la proroga di un anno del vecchio trattato avrebbe potuto of­ frire ad esse la sicurezza di un periodo di calma e di respiro. È falso ed è assurdo l’asserire che l’ap­ plicazione della tariffa generale fosse richiesta dalle esigenze della nostra dignità nazionale e che essa si rendesse necessaria per rafforzare la posizione dei futuri negoziatori di nuovi trattati. E tutte queste asserzioni possono facilmente combattersi.

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386 L’ E C O N O M IS T A 23 giugno 1878

di Versailles; verrà, dietro i resultati di questa, di­ scussa in Parlamento la nuova tariffa generale, affine di dare sfogo alle tendenze protezioniste, affine di dare maggior forza alla tariffa generale che si era abituati a considerare quasi come un arnese fuori d’uso si accresceranno uotevolinentei dazi che figurano nel nuovo progetto, il quale non dista molto dal re­ gime convenzionale stabilito nel 1860. Ed il commer­ cio italiano dovrà risentire l’influsso di queste vicissitu­ dini. Finalmente il nostro governo mostrandosi deciso a non rinunziare al sistema dei trattati, ciò che equi­ varrebbe a far retrocedere di un quarto di secolo la politica commerciale dell’Italia riprenderà nuove trattative; nuovi, negoziati saranno conclusi ed un nuovo regime convenzionale si sostituirà non senza nuove scosse pel nostro commercio, alle fasi di questa instabile situazione. Ecco la sicurezza che gli industriali di Biella e di Schio, col consigliare l’ap­ plicazione della tariffa generale, presentano al com­ mercio dell’Italia. Essi ne risentiranno meno di ogni altro le funeste conseguenze poiché non esportando i loro prodotti poco a loro importa la mutabilità delle tariffe estere, e basta loro di conseguire per un certo periodo di tempo la sicurezza di una forte protezione all’interno; ma i loro interessi per quanto [ rispettabili, lo sono assai meno degli interessi dei nostri esportatori che devono assicurare all’ estero uno sbocco ai prodotti della nostra agricoltura ed aumentandone la ricerca devono migliorare la con­ dizione dei nostri agricoltori. Il protezionismo dei nostri industriali è un protezionismo aggravato; tutto intento a pereipere una ingiusta contribuzione dai consumatori italiani, per raggiungere questo scopo non bada a conculcare e metter in pericolo gl’ in­ teressi più vitali della nostra produzione nazionale. Ad ottenere la sicurezza che giustamente recla­ mavano gl’industriali di Biella e di Schio bastava prorogare di un anno il vecchio trattato, il cui re­ gime seppure vizioso, aveva durato abbastanza per potere durare, senza inconve'nienti un anno di più ; questo solo era il sistema che avrebbe conciliato tutti gl’interessi senza danno di alcuno.

È difficile stabilire il calcolo dei danni che risen­ tirà l’ Italia dalla crudele situazione in cui la pon­ gono i suoi fabbricanti di tessuti di lana e di cotone.

Bastino alcuni cenni per farsene un’ idea. Col 1° di ! luglio, i nostri produttori di vino, di eui l’ Italia

j

esportò in Francia, nel 1876, per 12 milioni di lire, j dovranno rinunziare al tenue dazio di' 30 centesimi 1’ ettolitro, di cui avrebbero goduto fino al lo luglio j 1879, in virtù del trattato francese col Portogallo, e dovranno pagare invece 3 franchi pei vini ordinari e 20 per quelli di liquore ; più i diritti sull’alcool, cioè 1 franco e 56 centesimi per grado per i vini che oltrepassano i 14 gradi centigradi. Le nostre arance non pagheranno più 2 franchi al quintale ma 12, le nostre frutta secche ne pagheranno 19 | invece di 30 cent, come pagano attualmente, o di 4 : franchi cóme avrebbero pagato col nuovo trattato ; i marmi segati pagheranno 48 franchi al quintale in­ vece del dazio attuale di 1 franco e 50 centesimi ; i filati di lino grossi 57 franchi e 60 centesimi in­ vece di 20 franchi; ed aumenti consimili si trove­ rebbero in quasi tutte le categorie delle merci che maggiormente interessano le nostre esportazioni.

Quando andrà in vigore la nuova tariffa generale, se sarà mantenuto il progetto attuale, alcuni di que- i sti dazi si troveranno ridotti ; così ad esempio gli

agrumi e le frutta secche pagheranno ugualmente 6 franchi,, più un altro fr. e 5Ò cent pei 24 centesimi addizionali che vi andranno aggiunti, ma non per­ tanto questi dazi saranno sempre abbastanza elevati per far preferire ai nostri prodotti quelli che la Francia potrà trarre da altri paesi dell’ Europa meridionale, poi ;hè s’ ilude o cerca d’ illudere altrui chi va as­ serendo che la Francia non abbia scelta per fare acquisto dei prodotti che le manda l’Italia. La Spa­ gna, la Grecia e le coste settentrionali dell’Affrica faranno a gara per offrirle ciò che non le converrà più di trarre dalla Liguria o dalla Sicilia. All’incon­ tro poi il riso, la semola, 1’ amido, le paste, le uova ecc. saranno nella nuova tariffa generale gravemente tassate.

A questi danni si aggiungono poi quelli che do­ vranno subire i consumatori nazionali che dovranno in alcuni articoli pagare dazi del 20 0[0 come pei tessuti di ’cotone , del 25 o del 33 0[0 come sulle macchine o del 50 0|0 come sulle pelli, maggiori di quelli che venivano stabiliti nel nuove trattato , e che erano già per la maggior parte rialzati fór­ mente sopra i dazi attuali ; ma di questi nou par­ liamo, poiché sembra oramai ammesso che gl’ inte­ ressi del consumatore non debbono esser tenuti a calcolo , e che esso debba considerarsi una preda che i produttori hanno diritto di spennare a loro talento. Ci basti soltanto l’ aver dimostrato che alla ingordigia dei pochi produttori che non esportano si sono sagrificati gl’ interessi più rispettabili dei moltissimi che esportano e da cui aspetta salute il nostro paese.

Per appagare le loro bram e, per conseguire i loro avidi intenti gl’ industriali di Biella e di Schio hanno trovato lo strattagemma di toccare la suscet­ tibilità degli italiani e di evocare il sentimento della dignità nazionale; spettava per altro al governo il riconoscere che questa questione di dignità non esi* steva. Allora soltanto che la deliberazione presa dal­ l’Assemblea di Versailles fosse stata mossa da man­ canza di simpatia o di riguardo per l’Italia sarebbe stato stretto debito del governo italiano di tutelare energicamente la nostra dignità. Ma tutti sanno che se i ministri francesi avevano lasciato nell’Assemblea di Versailles naufragare il nuovo trattato, essi v’erano stati costretti' da necessità di politica interna e dal- 1’ avversione che 1’ Assemblea nutriva per il mini­ stero che lo aveva sottoscritto ; tutti sanno che la repugnanza dei deputati francesi, oltre a questa, non aveva altra cagione, politica, e proveniva pel rima­ nente da motivi puramente economici, dall’ eleva­ mento soverchio ed affatto illiberale, il quale, chec­ ché dir si voglia, si riscontrava nella tariffa italiana, riconosciuta anco dal Minghetti nel nostro Parla­ mento ; dal non trovare abbastanza buono raccomo­ damento proposto dal governo che riponeva in balia delle future trattative dell’Italia con altre potenze il regime dei filati e dei tessuti, e dal venir meno con questo accomodamento nel nuovo trattato, ridotto, ad un’opera monca e provvisoria, quelle attrattive che avrebbe avuto il progetto di una convenzione stabile e completa. •

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ac-25 giugno 1878 L’ E C O N O M I S T A 587

cettare le proposte dell’ Italia, riconosciamo altresì ch’essa si è in alcuni punti ingannata relativamente * alla portata delle medesime; ma da uno sbaglio ad un’offesa corre ben lungo trotto, uè per combattere un errore sono i mezzi coercitivi ma i persuasivi a cui ricorre chi abbia a cuor'e il proprio prestigio e la propria dignità. Poiché non giova il dissimularlo un provvedimento della natura di quello a cui ha dichiarato volersi attenere il governo italiano pro­ duce sempre dell’asprezza e del rancore più o meno latente, ed il trattare con asprezza chi senza animo d’ offenderci ci chiede di discutere di nuovo una questione d’interessi, non mostra amore della propria dignità ma dispregio del procedere calmo ed assen­ nato. La dignità non può mai consistere nel disco­ noscere ciecamente gli interessi propri e gli altrui. Quando poi in queste condizioni ci si spinge fino al punto di recare a sè stessi un danno più grave di quello che si vuole inferire ad altri I’ atto rag­ giunge allora i confini della follia. E di sicuro s’in­ ganna chi mostra credere che la Francia risentirà dall’applicazione della tariffa generale un danno pa­ ragonabile al nostro; poiché anco prescindendo dalla considerazione che le nostre spedizioni in Francia formano i 2|5 di tutte le nostre esportazioni, men­ tre la Francia non c’invia nemmeno la -!5a parte della somma tolale delle sue spedizioniall’estero, ha sta a convincersi del contrario il riflettere che gli articoli che noi riceviamo da lei formano parte dei consumi delle classi più agiate, le quali senza sco­ modo si sottopongono ad una spesa maggiore per procurarseli, mentre gli oggetti che noi le inviamo sono consumati da tutte le classi ed anco dalle meno ricche ondo è sufficiente un piccolo aumento del prezzo perchè queste si astengano dal farne uso, o se ne provvedano altrove, o cerchino ad esse dei succedanei.

Che la misura presa fosse poi necessaria a render possibile nuove stipulazioni e che senza di essa nes­ sun negoziatore avrebbe potuto accingersi a nuovi accordi è questa un’ altra asserzione gratuita cui nessuna prova conforta. Non è col mostrare rigida mente attaccati -alle proprie ragioni e ostinatamente persistendo nelle proprie pretese che si può trovare un mezzo acconcio per indurre altri a mostrarsi pieghevoli e condiscendenti ; ma è all’incontro col far nascere in altri quasi un obbligo morale di largheg­ giare nelle concessioni dandogliene per i primi l’esempio.

L’ Italia che ha conseguito tanti risultati dai mezzi morali avrebbe dovuto riconoscere l’importanza di collocarsi sotto una buona luce in una situazione che le attirasse l’approvazione ncn il biasimo uni­ versale.

La condiscendenza da essa usata nell’ accordare una nuova proroga del vecchio trattato sarebbe stata compensata ad usura nelle future trattative, mentre col nostro modo di agire i delegati italiani troveranno invece di fronte a loro i negoziatori fran­ cesi impassibili, forti della loro posizione e della cer­ tezza di poter durare a lungo e senza spossarsi in una lotta che è tutta a nostro carico.

Ecco quanti errori gl’interessati moverti degli industriali di Biella e di Schio hanno saputo fare accogliere dai governanti e dal popolo d’Italia ed il compito ne è stato ad essi agevolato dacché chi nella stampa ed in Parlamento si spaccia sincero amante dei principi liberali e devoto agli interessi

generali del paese ha consentito a farsi minislro delle loro pretese.

Frattanto è sull’ Italia che cade tutta la responsa­ bilità della prima polvere bruciata in questa guerra di tariffe la quale comincerà col I luglio. L'Italia è stata la prima a mettere lo scompiglio in quel sistema dei trattati che negli ultimi 18 anni si era andato esten­ dendo fra quasi tutti gli Stati di Europa, sistema che una volta scompaginato non può prevedersi quanto sarà facile di ricomporre.

Dna nuova fase della crisi finanziaria di Firenze

Parlando in questo periodo del progetto, oggi con­ vertito in legge, per una nuova inchiesta parlamen­ tare sul l’amministrazione del Comure fiorentino noi deplorammo cotesto nuovo ritardo die si frapponeva alla soluzione di una questione che, sebbene di ca­ rattere locale, si impone per la sua gravità a tutta la nazione, non potendo negarsi che in essa è im­ pegnata qualcosa più che l’onore della sola città di Firenze. Era facilmente da prevedersi che quei tre mesi di proroga fìssati dalla Giunta Municipale fio­ re..tina per la ripresa normale dei pagamenti dovuti dal Comune sarebbero inutilmente decorsi senza che si fosse provveduto dallo Stato alla determinazione dei compensi richiesti per il fatto della capitale. Cotesta previsione si è pur troppo avverata, giacché allo scadere della proroga era appena avvenuta la nomina della Commissione d’inchiesta, e l’on. Dele­ gato Regio incaricato dell’amministrazione del Co­ mune fiorentino non ha saputo e potuto far di meglio che prorogare ancora per un tempo indeterminato la ripresa dei pagamenti. — Fin qui tanto, il guajo era poco'sensibile, perchè facilmente preveduto, e gli stessi creditori del Comune si erano già in pre­ cedenza rassegnati a questa nuova proroga come ad una ineluttabile necessità, veduto che fin ad oggi il Parlamento non ha deliberato su quel compenso che si attende ansiosamente come mezzo indispen­ sabile a sollevare dalle presenti angustie la finanza comunale — Ma la ordinanza del R. Delegato del 15 giugno corrente non si contenta di prorogare senza limite fisso il pagamento dei capitali dovuti dal comune, ma sospende pure il pagamento di tutti gl’ interessi di capitali delle somme dovute in di­ pende: za di opere pubbliche non obbligatorie per legge; e di tutte le spese ordinarie e straordinarie che non hanno carattere di obbligo per leggi ge­ nerali o speciali, o per inpegni sanzionati dall’ au­ torità superiore. Vi è di peggio ancora ; giacché, stando ai termini di codesta ordinanza, dal 18 giugno corrente sono pur sospesi « gli accolli e le ordinazioni « di lavori anche ordinarti e di mantenimento che « non sieno reclamati da ragioni dì igiene e sicurezza

« pubblica, o del quali non sia provata I’ urgente

« necessità. »

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588 L’ E C O N O M I S T A 25. giugno 1878

virtù di leggi speciali o di impegni sanciti dalla Deputazione'provinciale. Pure, anche senza scendere a minute ricerche è facile argomentare dal senso di cotesta deliberazione che molti dei pubblici servigi ai quali spontaneamente provvedeva il Comune di Firenze, ed in specie quello della pubblica istruzione, rimarranno sospesi almeno in parte quando si ap­ plichi a rigore codesta ordinanza.

La crisi finanziaria del Comune fiorentino è en trata adunque in una nuova fase anche più dolorosa; ora non sono più soltanto i rapporti giuridici fra il Comune ed i suoi creditori che sono compromessi e violentemente alterati, ma ben anche qnelli fra gli amministrati e gli amministratori. Lo scopo del con­ sorzio comunale, che è quello di provvedere col denaro degli abitanti del comune a certe necessità della vita civile alle quali non può provvedere lo Stato, verrebbe quasi a mancare in virtù di cotesta ordinanza; essa arresta la vita amministrativa del Comune fiorentino e per contraccolpo paralizzza quella economica e civile della stessa città di Firenze.

Non è meraviglia se all’ annunzio di cotesta mi­ sura, senza esempio fin qui nei nostri comuni benché collocati in triste condizioni finanziarie, si sor.o com­ mossi i cittadini e lo stesso Governo che ne ha fatto soggetto di discussione in seno al Consiglio dei Mi­ nistri. Se si prolungasse ancora questo stato di cose non potrebbe esso condurci davvero all’ anarchia amministrativa nel più lato senso della parola? Come, ad esempio, potrebbe procedere la esazione delle imposte comunali quando si dimostri col fatto ai contribuenti che delle gravi tasse estorte da loro non è ché una parte insignificante quella convertita in prò dei servizi pubblici i quali per la massima parte restano trascurati e sospesi ?

Eppure è così ; e di fronte a tutti i ragionamenti che potrebbero mettersi fuori a combattere cotesta risoluzione sta il fatto doloroso della sua esistenza. Crediamo affatto inutile e fuori di luogo il discutere sulla legalità di cotesta ordinanza; essa non è niente più legale di quella della Giunta del 17 marzo de­ corso con la quale si negava ai creditori il paga­ mento dei debiti scaduti. Da qualche tempo in qua è diffìcile citare leggi o regolamenti a proposito del­ l’amministrazione del Comune fiorentino, giacché a qualunque argomento legale può opporsi quella ra­ gione perentoria che non ammette repliche, la man­ canza di denari !

E cotesta suprema ragione è pur quella invocata dal R. Delegato di Firenze a giustificazione delle straordinarie misure deliberate nel 15 del mese cor­ rente. Ora cotesta ragione, non solo ci sgomenta col dimostrarci la necessità assoluta di coteste misure ma, quel che è peggio, ci allarma anche di più dacché ci prova che le condizioni della finanza del Comune fiorentino sono di gran lunga peggiori di quelle che apparirebbero dal bilancio 1878 che pure avevamo ragione di credere compilato con tutta se­ rietà. — Il R. Delegato ci dice che le riscossioni

possibili dal 18 giugno al 51 dicembre 1878

sono di gran lunga inferiori ai pagamenti in scadenza,

anche deduzione fatta da quelli per capitali e in ­ teressi; ed aggiunge che gli introiti previsti non sono sufficienti neppure a provvedere d’ urgenza

all’andamento dei pubblici servizii. Coteste asserzioni difficilmente potrebbero mettersi in dubbio, e d’al­ tronde è ovvio considerare che le misure gravissime deliberate dal R. Delegato debbono essere richieste

] da un assoluto bisogno. — Ma allora, domandiamo, cosa dobbiamo credere del bilancio del Comune fiorentino del 1878?

Cotesto bilancio, senza parlare delle partite di giro che non alterano ia situazione finanziaria, porta | una entrata ordinaria di L. 11,112,217,59 ed una straordinaria di L. 5,652,544,oo nella quale entrano L. 5,609,461,00 di mutui da contrarsi e che co- I stituiscono un deficit del bilancio. Le spese ordinarie | e straord. obbligatorie ammontano a L. 15,855,460,40 e le facoltative a L. 951,091,74. — Nelle spese obbligatorie entrano L. 8,116,598,07 destinate al servizio del debito comunale, senza calcolare la par­ tita speciale delle spese per l’ occupazione austriaca che va compresa nelle partite giro. Intendiamo be­ nissimo che non siasi realizzata nè possa realizzarsi la entrata straordinaria prevista per mutui da con­ trarsi, giacché il credito del Comune è completamente, perduto. Ma, se si sospende il servizio del debito comunale che da se solo forma più che il 60 per­ cento di tutte le spesa del bdancio, come può essere che le riscossioni restino inferiori ai pagamenti tal­ ché occorra sospendere anche altre spese rilevantis­ sime come quelle del mantenimento delle strade ? Sospeso che'sia il pagamento del debito e relativi interessi, ed ammesso pure che non si verifichi af­ fatto l’entrata straordinaria segnata in bilancio, non dovrebbe aversi un avanzo di cassa di più che quattro milioni anche facendo tutte le altre spese bilanciate ? Ma qual’ è dunque la situazione vera dell le finan­ ze del Comune di'Firenze? Dobbiamo dire che le misure adottate dal R. Delegato furono suggerite da esagerato timore o da un sentimento di precauzione eccessiva tantoché egli voglia trovarsi di gran lunga lontano dal pericolo di restar senza mezzi per le spese più necessarie? Oppure è stato constatato da i lui che gran parte delle entrate figuranti in bilancio sono illusorie e che non è presumibile che si realiz­ zino nella misura prevista ? Oppure sono state già fatte nei primi mesi dell’ anno corrente spese non

i

segnate in bilancio che abbiano assorbito già una parte rilevante delle entrate ordinarle?

Quantunque a noi sia ignota la vera ragione di cotesta contradizione fra i resultati del bilancio co munale del 1878 e le asserzioni del R. Delegato pure ci sembra abbastanza chiaro il fatto desolante ! che la finanza del Comune è in condizioni anche peggiori di quanto veniva rivelato dal rammentato bilancio. Or bene a noi non piace che si combatta il male senza che sia ben conosciuto ed in tutta quanta la sua gravità ! Tutti pur troppo in Firenze saranno inesorabilmente costretti a riparare a questo male e perciò tutti hanno diritto a conoscerne la j estensione, ed è per questo che, dal canto nostro, reclamiamo luce meridiana sui guaj che si lamentano. Oggi le condizioni eccezionalissime dell’amministra­ zione comunale fiorentina giustificano ed autorizzano anzi un modo eccezionale per la trattazione degli affari comuni. Non è più fra quattro mura che deb­ b an o discutersi i rimedii, se pur si può, adatti a ' sanare la piaga, ma alla piena luce del giorno per mezzo della pubblica stampa, e per parte nostra in­ tendiamo farlo con piena libertà di giudizio, emet­ tendo il nostro parere, valga quel che valga, sulle questioni di cosi vitale interesse per la nostra città.

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23 giugno 1878 L’ E C O N O M I S T A 389

Vista la deliberazione consiliare del 17 marzo 1878 relativa alla proroga dei pagamenti capitali;

Visto il bilancio di previsione delle entrate e spese per l’anno corrente;

Viste le previsioni fatte limitatamente al tempo a decorrere dal giorno 18 giugno 1878, scadenza della proroga dei pagamenti dei capitali, al 31 dicem­ bre 1878 ;

Considerando che lo riscossioni possibili in questo periodo di tempo dal 18 giugno al 31 dicembre sono di gran lunga inferiori ai pagamenti in ¡scadenza, anche deduzione fatta da quelli per capitali ed in­ teressi ;

Considerando essere precipuo dovere dell’ ammini­ strazione straordinaria del Comune il provvedere anzitutto e d’urgenza al regolare andamento dei pubblici servizi, pei quali neppure sono sufficienti gli introiti previsti ;

Per questi motivi;

Il E. Delegato

Visti gli articoli 151 e 94 della legge comunale e provinciale.

Delibera :

Col giorno 18 giugno corrente sono sospesi i ' pa­ gamenti seguenti :

a) Dei capitali rappresentati da obbligazioni e

premi del Comune, dei capitali passivi al Comune per contratti, conti correnti e per cambiali, tanto sull, amministrazione comunale che su quella speciale delle spese per l’ occupazione austriaca e di tutti gli altri capitali sotto qualunque forma e per qual­ sivoglia titolo dovuti dal Comune;

b) Degl’interessi scaduti e da scadere su tu tti i

capitali sopra indicati ossia su tutti i capitali passivi all’ amministrazione comunale ed a quella speciale per l’occupazione austriaca;

c) Degl’ interessi promessi con deliberazione con­

siliare del 17 marzo 1878 sui capitali il cui paga­ mento fu prorogato;

d) Dei capitali dovuti per dipendenza di opere

pubbliche e lavori non obbligatori eseguiti a tutto il 17 giugno 1878 e di tutte le spese e concorsi a spese ordinarie e straordinarie non obbligatorie in forza deila legge comunale e provinciale, e non di­ venute obbligatorie in virtù di leggi speciali e di impegni sanciti dall’ autorità e dal governo.

Coi giorno stesso sono sospesi gli accolli, le ordi­ nazioni di lavori anche ordinarii e di mantenimento che non siano reclamati da ragioni d’ igiene e sicu­ rezza pubblica, o dei quali non sia provata 1’ urgente necessità.

Ed all’effetto che possa in miglior modo essere provveduto alle spese dei pubblici servizi.

ORDINA

Ai tesoriere comunale signor Ugo Borchi, al com­ messo signor Eduardo Sguanci, riscuotitore dell’uffi­ cio dei beni immobili, alla Banca nazionale toscana ed all’esattore delle imposte dirette di non■ disporre delle somme che hanno incassate e che saranno per incassare nei modi prescritti rispettivamente pel te­ soriere dai contratti del 28 maggio 1875, e 14 feb­ braio 1878 rogati Morelli; per il commesso riscuoti­ tore dell’ufficio d’ amministrazione dei beni immobili del Comune, dal contratto del di 16 agosto 1877 rogato Guerri; per la Banca nazionale toscana dal contratto 25 settembre 1871 rogato Morelli; e per 1’ esattore delle imposto dalle deliberazioni consiliari 4 dicembre 1878 e 7 marzo 1878 e dalle delegazioni da esso accettate, se non dopo prelevato quanto oc­ corre per supplire alle spese dei pubblici servizii.

Le presenti disposizioni saranno comunicate al Consiglio a termini di legge.

Il li. Delegato.

Eeiohmn.

Il Segretario del Municipio

C. A. Morelli.

Il Congresso delle Camere di Commercio

tu G e n o v a

Come per fermo i lettori dell 'Economista non hanno dimenticata molti e diversi erano i quesiti che la Camera di Commercio, di Genova avea preparato per chiamare sovr’ essi lo studio ed i voti dei Delegati che sarebbero intervenuti al Congresso.

Si trattava innanzi tutto di esaminare se convenga al paese'che esista un Ministero d'’ agricoltura indu­ stria e commercio, o data questa convenienza se sia bene che sotto la sua direzione si riuniscano la ma­ rina mercantile, la pesca e l’ istruzione tecnica, in altri termini se convenga di adottare intiero quel piano d’un Ministero dell’economia nazionale del quale il senatore Boccardo in un suo recente rap­ porto ha dato il piano e determinato a priori tutte le attribuzioni.

Il problema ferroviario, quell’altro gravissimo dei trattati di commercio e delle dogane, il sistema ban­ cario, i bisogni in cui versa la Marina mercantile italiana ed i mezzi onde alleviarne le sofferenze, e renderne meno acuta la crisi, erano altrettante ma­ terie che il Congresso dovea discusse e sulle quali la Camera di Commercio invocava un voto, che ci auguriamo non rimanga dimenticato negli archivii governativi, ma sia un faro che guidi nei provve­ dimenti futuri, sia luce che rischiari il cammino a chi è dalle leggi chiamato a risolvere nel campo dei fatti le gravi questioni che le Camere han sciolto in quello dei principii e delle idee.

Riunitisi la mattina dal 3 nella grande e magnifica sala del Ridotto presso il teatro Carlo Felice, i De­ legati della più gran parte delle Camere di Com­ mercio del Regno furono salutati dal comm. Millo, presidente di quella di Genova, con un lungo, ela­ borato discorso, improntato a quel buon senso, ed a quella chiarezza d’idee che sono la dote migliore d’ un commerciante.

Se la tirannia dello spazio non ce lo vietasse ripro­ durremmo qui intiero il discorso dell’ottimo presi­ dente, od almeno quella parte veramente felice, nella quale ei tratteggia la nostra attuale e punto pro­ spera condizione economica, e ci indica quello che l’ Italia potrebb’essere se ostacoli d'ogni natura non ne attraversassero il cammino a quanti cercano col lavoro di arricchire se stessi e la patria. « Per un « fatale destino, egli ha detto, per un concorso di « circostanze inesplicabili, una gran parte di questi « ostacoli, di queste difficoltà viene appunto di là « ove, come non è a dubitarsi, si ha tutto l'interesse « e la buona volontà di promuovere in tutti i rami « lo produzione ed il lavoro del paese, vale a dire « lo Stato ! » Pur troppo, ha proseguito fo n . Millo, non sempre il Governo avea la scelta ed il mezzo per evitare questi mah, ma è fuor di dubbio che le continue incertezze, le lunghe remore frapposte alla soluzione dei più importanti problemi economici hanno aggravate le condizioni dell’ industria e del traffico, han generato quell'ammanco di fiducia nel­ l’ avvenire che spezza le braccia ai più ardimentosi, che ci intristisce al presente, per farci trovare domani impotenti.

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390 L’ E C O N O M IS T A 23 giugno 1878

Delegati, e tutti questi quadretti sfilar.do man mano dinnanzi alla mente degli intervenuti, riuscivano me­ glio di qualunque prolissa dimostrazione a provare quanto il bravo oratore avea detto da principio, che cioè le questioni alle quali essi ci riferiscono son tutti urgenti e gravissime e che dipende in gran parte dal scioglierle presto e bene, il far rifluire un po’ di vita in questo languido corpo che è il com­ mercio italiano.

Alle nobili parole del Millo tenne dietro un breve discorso del. Prefetto della provincia, ed un cordiale saluto ai Delegati per parte del Delegato all’ ammi­ nistrazione del Comune, comm. Calvino, dopo di che fu dichiarato aperto il Congresso e si diede opera alla regolare costituzione delle tre diverse sezioni nelle quali si intendeva di ripartire ogni lavoro pre­ liminare.

La prima di queste sezioni scelse a materia dei primi suoi studii, la questione del ripristinamento e delle attribuzioni del Ministero d’agricoltura, indu­ stria e commercio, mentre la seconda si occupava del grave tema dell’ esercizio ferroviario, e la terza finalmente dell’ ordinamento bancario.

Chi ha assistito alle discussioni che sui varii ar­ gomenti si fecero nelle sezioni è rimasto graditamente impressionato della calma, dell’ampiezza e della vera competenza con cui vi procedevano le discussioni.

Nessuna disputa infeconda, nessuna di quelle ar­ ringhe ampollose che riescono per avventura a strap­ pare gli applausi al buon pubblico nei còmizii e nelle assemblee, ma che in ultima analisi lasciano il tempo che trovano e non fan progredire d’ un passo una questione.

Entrando in quelle sale, assistendo a quelle serene e dignitose dispute d’ uomini pratici, si capiva d’un tratto che la rettorica non vi avrebbe colti di molti fiori, ma che in compenso i lavori eran serii, e serie ne sarebbero state le deliberazioni.

Il primo tema che fu portato alla discussione del Congresso in adunanza plenaria fu quello riguardante l’ esercizio ferroviario, sul quale la sezione seconda aveva dato un voto e preparato un rapporto, lavoro de) sig. Nicastro (Siracusa) in cui si concludeva dando la preferenza all’ esercizio governativo.

Contro questa decisione si levò prima a parlare I’ on. Albertini, (Ancona) dimostrando tutti gli in­ convenienti ai quali darebbe luogo l’ invocato sistema; accennò al fiscalismo ed alle soverchie formalità che la burocrazia non mancherebbe d’imporre, ai pericoli d’un grande accentramento, al timore che in mano al Governo l’esercizio sia più dispendioso e ci con­ duca per conseguenza a nuovi aggravii.

A combattere l’Albertini, prese la parola il Curro (Genova) che confortandosi degli esempii del Belgio, dell’Allemagna e della Francia, concluse essere pos- i sibili coll’esercizio governativo le basse tariffe e le larghe rendite delle linee, mentre le società private men poderose e più avide di guadagni, riescono di ordinario ad aggravare il commercio senza per que­ sto migliorare il servizio.

Dopo di lui parlò il Mazzoni di Teramo, rinfor­ zando con pratici esempii gli argomenti dedotti dal- l’Albertini, ma le sue dimostrazioni, combattuto vi­ rilmente dal Giacomazzi di Trapani e dal Martinengo di Savona, non mutarono l’aura che spirava al Con­ gresso, e dopo un lungo e lucido riassunto del Curro ed una breve discussione sopra un emendamento

' proposto dal delegato Cabella all’ articolo 2, si è deliberato a gran maggioranza:

1° Nell’ interesse generale della nazione, nonché del commercio e dell’ industria, si ritiene conve­ niente che le ferrovie dello Stato siano esercitate dal Governo anziché essere date in esercizio a società private.

2° Si fa voto al Governo che il servizio ferro­ viario sia regolato con tariffe uniformi per tutto il .Regno, abrogando le facilitazioni e ribassi, di cui all'articolo 274 della legge 20 marzo 1865 sui lavori pubblici.

3° Che sulla tariffa unica e sul regolamento da attuarsi vengano sentite le Camere di commercio riunendole, occorrendo, in Congresso.

La seduta del 6 fu consacrata all’esame del prò-, blema relativo alla ricostituzione del ministero d’agri­ coltura, industria o commercio. — Era relatore su questo tema il signor Tivoli di. Torino, segretario della prima sezione, alla quale, come dicemmo, era toccato l’ incarico di studiare l’ interessante argo­ mento.

La relazione constata come a rigor di termine dopo lo uniformi e motivate rimostranze presentate al Go­ verno da tutte le Camere di commercio sulla sop­ pressione di quell’ importante dicastero, che è come centro della vita economica della nazione, e dopo la presentazione alla Camera del progetto di legge che lo ricostituiva, possa parere soverchio insistere e ria­ prire sulla materia una discussione ampia e com­ pleta, ma che però tanti interessi materiali si rian­ nodano alla quistione, e tanto preme che nella rico­ stituzione del ministero medesimo si provveda ad un razionale assetto delle sue attribuzioni, che il Con­ gresso non può prescindere d’ occuparsene e di emettere sulla quistione un voto autorevole.

Il relatore entrò quindi ad esaminare quali avreb­ bero ad essere, secondo l’ avviso della prima se­ zione, le attribuzioni del ministero, che 1’ onorevole

Depretis, in un momento di abbandono aveva sa­ crificato e che ora tutti sono concordi nel volere ricostituito. E qui, accennando ai bisogni della nostra marina, agli ostacoli che al suo sviluppo ne vengono sovente da assurde disposizioni regolamentari, da ignoranza ed incompetenza di chi forma questi regolamenti, od ha T incarico non sempre facile d’ interpretarli, avvertì come sarebbe conveniente che la sanità marittima, il servizio delle spiaggie e dei fari, e tutto quanto riguarda la marina mer­ cantile, passassero alla dipendenza del ministero del commercio.

Anche la pesca dovrebbe, secondo il parere della sezione, essere posta sotto la sorveglianza del rico­ stituito ministero, al quale poi dovrebbe affidarsi la direzione piena degli Istituti tecnici, e quella parte della pubblica istruzione, che ha attinenza alle arti, alle industrie e al commercio.

Il Congresso che avea ascoltata con molta atten­ zione la relazione del delegato signor Tivoli, vedendo come la sezione si fosse reso perfetto conto di tutti i bisogni e di tutto le difficoltà che presenta la que­ stione, credette inutile di rinnovare una discussione che non avrebbe potuto condurre ad un risultato diverso, e siccome in fondo eran tutti d’ accordo sui punti principali, così approvò i tre seguenti or­ dini del giorno :

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23 giugno 1878 L’ ECONOMI STA 391

stenza di un ministero di agricoltura, industria e commercio che riassuma l’ indirizzo economico della nazione in una sola mente di persona versata nel- I’ economia pubblica, che, esaminando tutti i pro­ blemi dello Stato dal punto dello svolgimento delle

forze vive del paese, possa nei consigli del Governo

propugnare quei provvedimenti che si riterranno fa­ vorevoli sotto il suaccennato punto di vista, emette un parere favorevole al 'sollecito ristabilimento di un tale ministero : E fa voti che tale ristabilimento ab bia luogo su basi tali che esso possa efficacemente promuovere l’ introduzione di unità di principio nelle leggi che riguardano l’ agricoltura, l’ industria ed il commercio, ed abbia i mezzi per sorvegliare alla loro applicazione, elio esso possa, seguendo il movimento economico delle altre nazioni, favorire lo stabilimento ed il progresso di quelle istituzioni che possano dar vita ed impulso a tutti gli elementi della prosperità pubblica.

2. ° Che la marina mercantile assieme a tutte le attribuzioni ad essa relative sia passata alla dipen­ denza del ministero di agricoltura e commercio.

3. ° Cile la pesca sia posta sotto la dipendenza del ministero di agricoltura, industria e commercio.

Il quarto comma deliberato dalla sezione ed indi­ cato nel bel rapporto del signor Tivoli, fu 1’ unico a dare materia ad una breve discussione. Esso ri­ guardava l’ istruzione tecnica, cagione prima ed in­ volontaria dell’abbandono dell’onorevole Depretis, al quale si deve il decreto che ha soppresso il mini­ stero d- agricoltura, industria e commercio. — Il signor Tivoli, relatore, aveva insistito sulla necessità di riunire intero questo ramo di pubblica istruzione nella dipendenza d’ un solo dicastero, onde rendere impossibile il rinnovarsi di quel dualismo deplorato in passato, e del quale è gran mercè se non si hanno a constatare finora 'che. leggerissimi danni. Ma il signor Giacomazzi (Trapani) non si è su questo punto trovato d'accordo col signor Tivoli. A lui parea che il voler troppo e tutto ad un tratto im pinguare le attribuzioni del ri uscente ministero co­ stituisse un pericolo, e eredea quindi meno oppor­ tuno faccettare l’ ultima decisione della sezione, dovendosi lasciare al tempo la cura di defluire que­ sta quistione. Gli rispose il signor Repetto (Genova) e a nostro credere gli rispose vittoriosamente, dimo­ strando come in realtà, sia le scuole elementari e gli istituti tecnici, vi fra un salto, sicché in Italia, mentre abbiamo buoni operai e buoni ingegneri, manchiamo affatto di quella classe intermedia dei capi-fabbrica, che si potrebbe formare nelle scuole tecniche ; Che quindi, onde l’ insegnamenao profes­ sionale risponda a un solo piano e ad un solo con­ cetto, è opportuno che uno solo cesia l’ordinatore, e che per riuscire a questo, sia bene affermare sin d’ora questa necessità e questo desiderio delle Ca­ mere di commercio.

Dopo una discussione, alla quale presero parte il relatore, il Massimo (Teramo) il Girolami (Foligno) il Curro (Genova) il Martinengo (Savona) il Con­ gresso ha deliberato :

3° Il Congresso delle Camere di Commercio es­ prime il parere che sieno poste sotto la dipendenza del Minisiero d’Agricoltura, Industria e Commercio gli Istituti tecnici e tutta quella parte della pubblica istruzione che ha attinenza alle arti, alle industrie e al commercio.

La seduta del giorno 8 fu per avventura la più importante e la più animata di quante se ne ten­ nero nel Congresso. Il tema posto all’ ordine del giorno era il seguente: Conviene meglio nell’ inte­ resse dello Stato e del commercio tenuto conto del nostro regime di corso forzoso, che in Italia sia istitituita una sola banca italiana di emissione, op­ pure si crede più utile a conseguire lo scopo l’is­ tituzione di molte banche e con quali norme e re­ golamenti dovrebbero essere governate ?

La terza sezione alla quale era stato affidato lo studio preliminare dell’ arduo problema s’era tro­ vata talmente divisa di opinioni da consigliare la formazione di due relazioni distinte, di quella cioè della maggioranza e dell’ altra della minoranza. Era I autore della prima il sig. Emanuele Martinengo (Sa­ vona) che conchiudeva per una unica banca ; avea scritta l’altra il Cav. Cesare Bartolini (Siena) favore­ vole alla pluralità delle banche.

Nella prima era ampiamente dimostrato che col- F attuale regime, tutti gli istituti d’emissione trag­ gono una vita stentata e che la regolarizzazione e la semplificazione della circolazione cartacea sareb­ be un primo passo all’abolizione del corso forzato, giacché un biglietto unico che circolasse dovunque perderebbe meno di quello che perde un altro in compagnia di tanti; che d’altronde il Governo pro­ muovendo la fondazione di questa banca unica po­ trebbe tener conto di tutti gli interessi, rispettare tutti i diritti e che il cambiamento di sistema po­ trebbe cosi verificarsi senza danno dei terzi.

La relazione Bartalini invece trovava nella plura­ lità delle banche un mezzo di estensione del credito e di maggior valore del biglietto circolante, e rim- ; beccando gli esempi addotti dai contraddittori, esem- pii tolti dall’ Inghilterra, dalla Francia ecc., dove funziona un’unic.a banca, ricordava come mezzo se­ colo fa nella sola Toscana fossero tre banche, a Siena, a Firenze, a Pisa e come i biglietti ivi salis­ sero a 200 0,q.

Il delegato Padovani (Firenze) che già nella se- I zione s’era schierato colla minoranza, dichiarava al congresso che in tesi astratta e tecnica ei si sa­ rebbe pronuncialo per la banca unica, ma che nelle condizioni attuali una fusione, un assorbimento cree­ rebbero gravi scosse ed il voto anticipato che in que­ sto senso potrebbe dare il congresso riuscirebbe pur troppo a gettare lo sconforto in quelli istituti ai quali la fusione è impossibile. Che in questo sta­

to pertanto ei credeva preferibile la sospensiva, ri­ mandando a tempi migliori la decisione dell’arduo problema.

Il Bartalini relatore per la minoranza si unisce al Padovani per combattere le idee della maggio­ ranza, e ad atforzare gli argomenti di questi dele­ gati, parlò il Giacomazzi di Trapani che con un dotto discorso mostrò tutti gli inconvenienti di una banca unica confortandosi con esempii tratti dalla

l- moderna storia delle finanze. Voi volete, esso ha

(8)

essen-392 L’ E C O N O M I S T A 23 giugno 1878

dochè il progresso si può compendiare in una bre­ ve forinola: il movimento dall' uno verso il molte­ plice; citò in prova sviluppi categorici di fatti e di idee, in natura, nel pensiero, nelle industrie, nel commercio, nella politica; ijuindi riepilogando con- chiuse invitando il congresso a votare contro la banca unica.

A difesa dell’unicità della banca, ha parlato, e parlato benissimo il banchiere Cataldi delia Camera di Commercio di Genova. Egli crede ha detto che convenga ricondurre la quistione in più ristretti contini, convenga cioè esaminare gli inconvenienti che si lamentano sotto il regime della legge 30 aprile 1874 e studiarne i rimedii, senza lasciarsi andare a discussioni accademiche. Questi inconvenienti da lui minutamente studiati si riassumono cosi: — 1. La inoltiplicità dei biglielti porta confusione, difficoltà e talora spesa pel cambio. 2. Non tutti gli istituti sono in grado di procedere regolarmente al cambio e questo nuoce al credito, scuote la fiducia. 5. La legge limitando la circolazione per ciascun istituto va incontro a permetterne una soverchia, od una insufficiente a seconda che variano i bisogni del commercio.

La limitazione all’emissione dei biglietti va cer­ cata non in un limite di somma ma nella natura della carta che scontasi col biglietto. — Questo (e qui si fa astrazione da quella somma di biglietto forzoso emessa per le necessità linanziarie e poli­ tiche dello Stato) deve sempre rappresentare un valore vero commerciale che garantisca la precisione del puntuale pagamento della cambiale contro la quale è stato emesso. — Il biglietto rappresenti un valore non un debito. — Se severamente si tenga questa regola la limitazione dell’emissione risulterà uai bisogni reali del commercio, avremo limitato il biglietto con vantaggio del cambio; avremo il commercio servito secondo il suo bisogno.

A questo scopo una banca unica può meglio ser­ vire d un consorzio, e basta a provarlo ia natica di Francia che col regime forzoso aver:, !a sua carta alla pari, mentre molte banche del iNjrd America hanno una perdita sul dollaro certa di SO

0|0-Il sig. Galanti ili Verona che ha parlato dopo il Cataldi, si è schierato anche lui tra i difensori d’un unica banca e il suo discorso come quello dell’ora­ tore che lo avea preceduto, fu ascoltato con vivo interesse da tutti i presenti al congresso. — Parlò ancora l'Odetti (Cuneo) nello stesso senso e repli­

carono il Minesso sostenendo la sospensiva, il Gia-

vtnnazzi ed il Bartalini difendendo nuovamente

le loro tesi, ed affermando principi! e fatti che chia­ marono altre risposte di Odetti, Cataldi e Galanti ; finalmente dopo un lungo battagliare fu messa ai voti la proposta della maggioranza formulata nel seguente modo:

« Il Congresso ritiene che convenga meglio nel- T interesse dello Stato e del Commercio, tenuto conto del regime del corso forzoso, che in Italia sia istituita una sola banca Italiana d’emissione. » — 20 Votanti accettarono l’ordine de! giorno, 22 lo respinsero.

Fu messa ai voti la seconda parte dell’ordine del giorno proposta dalla maggioranza e che era del tenore seguente: ■

« 11 Congresso esprime però il voto al Governo « acciocché nel divenire all' istituzione di un’ unica « Banca di Emissione proceda con tutti quei

ri-« guardi che valgano a favorire gli interessi d’ogiii « parte dello Stato, rispettando quelli degli stabi- « amenti ai quali verrebbe meno la facoltà di emis- « sione, mediante quei temperamenti che siano del caso « e quelli in ¡specie per agevolare anziché contra- «. dire a quelle proposte di fusione che potessero « per avventura essere accette a taluni degli sta- « bili meati minori, acciò non abbiano a risentire « perturbazioni e pericoli per la propria esistenza. » La proposta fu approvata con 39 voti favorevoli 7 astensioni.

Malgrado la lunga discussione sul problema ban­ cario, il Congresso si è riunito un altra volta lo stesso giorno otto, onde discutere il tema relativo ai trattati di Commercio ed alle riforme doganali. — Era relatore il Oav. Argento (Genova) che con una felicissima ed ampia relazione, dimostrati i vantaggi del libero scambio e la necessità per avvicinarsi a quella meta di ricorrere ai trattati di Commercio, entrò a parlare della necessità nel Governo di non dimenticare nella stipulazione di questi trattati la nostra marina e la navigazione di Cabotaggio, ina di assicurarne la tutela con saggie e prudenti stipu­ lazioni.

Sulla proposta quindi del relatore, e senza che occorresse una discussione al riguardo, il Congresso ha deliberalo i seguenti ordini del giorno:

1° Si esprime il parere che si paria dal prin­ cipio di perfetta reciprocità di trattamento commer­ ciale e marittimo, comprendendo in questo anche le provenienze indirette e di cabotaggio.

2° Nella conclusióne dei trattati di commercio colle altre nazioni si abbiano presenti le condizioni delle industrie nazionali, onde non ne sia impedito 10 sviluppo.

11.

i° Il Congresso riconosce esistere'pur troppo soverchio cumulo di formalità nella legislazione do­ ganale che inceppano lo sviluppo commerciale, che si svolge a mezzo delle ferrovie, della navigazione a vapore e dei telegrafi.

Opina che sia necessario una radicale revisione delle vigenti leggi ,e regolamenti doganali da stu- diarsi col concorso di persone speciali ed anche delegate dalle Camere di Commercio.

2° Deplorando la piaga del contrabbando che 11 commercio onesto desidera di veder cessare, opina che sia necessaria una riorganizzazione del corpo delle guardie doganali, che corrisponda in miglior modo al servizio e di ridurre saggiamente il dazio su alcune merci estere, gravate in modo da dare incentivo al contrabbando con danno del pubblico erario.

Ha dato luogo ad un vivo incidente una proposta del Delegato Odetti (Cuneo) tendente ad ottenere un esplicito voto del Congresso al Governo perchè di fronte al contegno della Camera Francese, l'Italia adottasse senz’altro il regime della Tariffa Generale. — Dopo una discussione animata sopra questa pro­ posta, il signor Padovani domanda l’ordine del giorno puroe semplice sulla mozione Odetti, e la sua proposta è approvata.

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23 giugno 1878 L’ E C O N O M I S T A 393

1° Se e come si possa promuovere in Italia lo sviluppo delle costruzioni in ferro, specialmente con prodotti di miniere italiane.

2° Quali sarebbero le riforme da suggerirsi al Governo nell’ interesse della marina italiana.

La relazione sull’importantissimo tema era stata preparata dai signor Fiaschi d ie si è mostrato com­ petentissimo a trattarne.

Egli cominciò dal fare un quadro della deca­ denza della nostra Marina e delie cause che l’hanno determinata, tra le quali principalissima la preva­ lenza delle costruzioni in ferro su quelle in legno, disse come il Governo potrebbe col minerale del­ l’Elba avere eccellenti materiali per la marina mi­ litare: come i nostri porti siano di molto inferiori | a quelli degli altri Stati marittimi, e come final­ mente a far prospera la marina occorra liberarla da tasse e da fiscalità senza numero che la opprimono oggi; e provvedere con leggi severe onde si abbia un personale onesto, intelligeate, essequioso ai pro­ pri doveri.

La discussione sulla relazione Fiaschi si impe­ gno tra i signori Timon (Cagliari), Martinengo (Savona), Curro (Genova), Repetti, Gabella, Alber-

tini, Qirolami, Tivoli, Cozzi e Giaeomazzi ed

esaurito così l’argomento furono approvati i seguenti ordini del giorno :

Sul 1° Quesito

11 Congresso convinto della necessità dell’ istitu­ zione di uno o più stabilimenti metallurgici e del maggior sviluppo di quelli esistenti, esprime il pa­ rere che, il Governo accordi tutte le agevolezze ed incoraggiamenti possibili ai medesimi.

Che il Governo fissi un premio per ogni quantità di tonnellate di costruzioni di bastimenti in ferro eseguite in Italia.

Che il Governo stesso nomini sollecitamente una Commissione tecnica per tradurre in atto le nostre proposte.

Che il Governo stesso nomini sollecitamente una Commissione tecnica per studiare ed utilizzare le nazionali miniere di ferro già esistenti, esplorando sino a ragionevoli e scientifiche profondità i bacini carboniferi esistenti per indagare se sotto ai giaci­ menti delle ligniti, si trovi un combustibile atto alla fusione del ferro.

S u l I I 0 Quesito

1° Si propone al Congresso che esprima il proprio avviso che nei lavori dei porti si ■ proceda con maggiore energia, migliorandone le condizioni, inispeeie lo sbarco ed imbarco, sull’esempio delle altre Nazioni.

2° Che sieno se non soppressi assolutamente, ridotti i diritti d’esportazione sui prodotti nazionali, su quelli in ¡specie dai quali può emergere un van­ taggio sensibile alla nostra marina mercantile.

3° 11 -Congresso riflettendo ai molti gravami che sopporta la marina mercantile e considerando che quello della ricchezza mobile potrebbe per avventura rappresentare una duplicazione, invita il Governo a voler istituire opportuni studii al riguardo nell’ in­ teresse della giustizia.

4° Che sieno emanate disposizioni legislative più severe a reprimere i vergognosi, quanto rari casi di baratteria, stabilendo per massima, oltre alle altre pene, quelle della perdila del grado e della

patente ai Capitani, che fossero incorsi in tali mi­ sfatti, rimettendo anche a speciali Tribunali di co­ noscere dei medesimi sull’esempio di altre nazioni. Colla votazione di quest’ordine del giorno i la­ vori del Congresso ’ eran compiuti ed il Presidente della Camera di Genova prima di sciogliere la se­ duta volle in brevi termini riassumerne l’ opera, ringraziando commosso i rappresentanti di tutte quelle Camere che tennero l’invito delle Consorelle di Genova, e rallegrandosi con loro del lavoro com­ piuto per il bene e nell’interesse di questa patria che tutti vogliamo grande e felice e simbolo di pace fra le Nazioni.

Al saluto deli’ On. Millo rispondeva commosso il

Padovani di Firenze, ed il primo Congresso delle

Camere di Commercio del Regno radunato all’ in­ fuori dell’ingerenza governativa si è chiuso lasciando nell’animo di tutti i più grati ricordi.

A questo succinto resoconto dei lavori, ai quali si è dedicato il Congresso non faremo succeder per ora alcun commento, che lo spazio ce lo proibisce. Soltanto constateremo come in quella riunione di uomini pratici, rotti agli allòri più che alle discus­ sioni, il lungo lavoro si sia compiuto con calma, con serenità e con una prontezza veramente ammi­ rabile se si considera che la fretta non è entrata per nulla nè nelle dispute, nè nelle deliberazioni.

In quanto ai voti emessi dal Congresso diremo francamente che non tutti rispondono perfettamente a quei sacri principii scientifici che formano la ban­ diera e la gloria dei seguaci di Smith, ma che ad ogni modo sarà sempre nelle discussioni avvenire d’una grande importanza il conoscere con sicurezza come, su certi punti vitali la pensi il fiore della classe Commerciale, perchè anche questa è un ele­ mento del quale conviene tenere gran conto quando si tratta di toccare la legislazione economica d’una Nazione.

La Situazione delle Bande d’Emissione

al 30 aprile 1878

Il Ministero del Tesoro (Direzione dell’ Industria e Commercio) ha pubblicato in questi giorni il bol­ lettino mensile delle situazioni dei conti degl’istituti d’emissione al 30 aprile 1878. Secondo il consueto, esamineremo le principali cifre esposte in questa pregievole pubblicazione e porremo in confronto i dati del mese di aprile con quelli corrispondenti alla fine del precedente mese di marzo.

L’ attivo delle sei banche d’emissioue esistenti nel regno si riassume nelle cifre seguenti alla fine dei due mesi posti a confronto :

(10)

394 L ’ E C O N O M IS T A 23 giugno 1878

Spese del corrente

esercizio . . » 4,833,614 » 3,886,108 Totale generale L. 2054,382,813 L. 2,060,277,023 . Nel mese di aprile il movimento generale delle banche d’emissione presenta una diminuzione di quasi 4 milioni di lire in confronto al movimento verificatosi nel precedente mese di marzo.

Dall’ esame dei titoli speciali dell’ attivo si scorge che la cassa e riserva diminuirono di 3 milioni e mezzo e il portafoglio diminui in complesso di quasi 9 milioni e mezzo. Nelle anticipazioni si ha invece un aumento di oltre un milione e mezzo di lire. Nei crediti abbiamo il maggiore aumento (32 mi­ lioni di lire) dovuto principalmente ai conti cor­ renti attivi, ove si ha una differenza in più di quasi 14 milioni, e nella conversione del prestito nazio­ nale, la quale porta un aumento di oltre 21 milioni nel mese di aprile. I depositi all’ incontro presen­ tano la maggiore diminuzione (23 milioni e 700m . lire) e per oltre 21 milioni concorrono in questa differenza i buoni e i fondi pubblici ricevuti dal tesoro.

Ecco l’ammontare del portafoglio di ciascuna delle banche d’emissione alla line de’due mesi in esame:

Aprile

Banca Nszion. ital. L. 170,673,419 B .neo di Napoli . . » 79,624,861 Banca Nazion. tose. » 23,007,630 Banca Romana . . > 31,466,963 Banco di S ciba . . » 17,937,579 Banca tose, di cred. » 6,140,121

Marzo L. 183,001,032 » 74,994,305 » 24,967,375 « 31,901,862 » 17,622,081 » 5,901,660 Totale . . L. 328,910,573 L. 338,988,315 Come si vede da queste cifre la situazione del portafoglio della banca nazionale italiana presenta alla line di aprile una diminuzione di oltre 12 mi­ lioni, mentre in quella del banco eli Napoli abbia­ mo un aumento di 4 milioni e mezzo di lire. Nel portafoglio della banca nazionale toscana abbiamo una diminuzione di quasi 2 milioni di lire. Nella situazione del portafoglio degli altri istituti non si hanno notevoli differenze

La parte passiva delle Banche d’ emissione alla fine de’ due mesi in esame, si riassume nelle cifre seguenti :

Cap. e mas. di risp. L.

Aprile 339,853,507 L. Marzo 339,155,571 Circolazione . . . » 597,907,949 » 610,776,981 Debiti a vista . . » 142,557,093 » 134,839,949 Debiti a scadenza. » 108,649,533 » 92,450,037 Depositi . . . . » 736,804,799 120,547,353 » 762,524,431 Partite varie . . » ». 114,059,902 Totale L. 2,046,320,234 L. 2,053,806,871 Rendite del corrente

esercizio . . . » 8,012,579 » 6,470,152 Totale generale . L. 2,054,332,813 L. 2,060,277,023 La circolazione dei biglietti di Banca diminuì in complesso di quasi 13 milioni di lire durante il mese di aprile. 1 biglietti della Banca nazionale italiana concorsero in questa diminuzione per quasi 5 mi­ lioni, quelli del Banco di Napoli per 5 milioni e mezzo, e quelli del Banco di Sicilia per 2 milioni e 700 mila lire.

Nel mese di aprile le operazioni di sconto e quelle

di anticipazione, eseguite da ciascuno Istituto, am­ montarono come appresso :

Sconti Anticipazion i

Banca naz’onale itab B.nco di Napoli . . Banca nazion. Toscana Banco Romana. . . Banco di Sicilia . . Banca Tose, di credito

L. 71,146,477 14,765,637 10,290,658 8,224,377 3,768,357 1,831,254 L. 5,845,041 6,377,517 637,905 181,660 939;230 2,391,792 L. 110,026,760 L. 16,373,145 Nel precedente mese di marzo gli sconti erano ascesi a lire 122,674,129 e le anticipazioni a lire 13,303,163.

Nel mese di aprile 1878, le maggiori operazioni di sconto furono effettuate nelle seguenti provinole : Firenze per L. 15,798,129 Bari. . » 4,377,041 Roma . . » 11,104,285 Livorno. » 2,692,216 Milano. . » 10,665,733 Bologna » 2,491,084 Napoli . . » 8,266,570 Ancona. . » 2,146,486 Genova. . L. 7,017,536 Venezia . » 1,860,267 Torino. . ■» 6,080,972 Perugia. » 1,838,577 Le anticipazioni furono eseguite principalmente» nel mese di aprile, nelle provinole di Firenze (lire 4,594;441) e di Napoli (lire 4,216,816).

Al 30 aprile 1878 la circolazione complessiva am­ montava a lire 1,337,907,949 e si costituiva per lire 940,000,000 in biglietti del Consorzio, e per lire 597,907,949 in biglietti degl’istituti d’emissione.

Alla fine dei due mesi in esame, ¡1 prezzo cor­ rente delle azioni delle quattro Banche d’ emissione costituite in Società anonime, era la seguente:

Aprile Marzo

Banca Nazionale ititi. L. 1,969 00 L. 1,940 00 Banca Nazionale toscana > 620 00 » 700 00 Banca Romana . . . » 1,155 00 > 1,212 50 Banca tose, di credito . » 545 00 » 545 00 Il prezzo corrente delle azioni della Banca nazio­ nale italiana crebbe di lire 29 ; in quello delle azioni delia Banca nazionale toscana, si verificò una diminuzione di lire 80. Anche nelle azioni della Banca romana si ebbe una diminuzione di L. 57.50. Le sole azioni della Banca toscana di credito non ebbero alcuna variazione nel loro prezzo corrente durante il mese di aprile. •'

R. Accademia dei Georgofili

La B. Accademia economico-ngraria dei Georgo­ fili, sempre studiosa della giusta repartizione delle pubbliche imposte e della influenza di queste sulle sorti dell’agricoltura, non che sulle condizioni dei lavoranti, non manca mai di procurare che tali que­ stioni siano, ad ogni occasione, largamente discusse e nel più conveniente modo risolute.

Ciò ha mosso il Consiglio accademico a convocare una pubblica Conferenza per discutere i seguenti quesiti :

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