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Biblioteca digitale sella Società Ligure di Storia Patria

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(1)

ATTI

D E L L A SOCIETÀ L I G U R E DI S T O R IA PATRIA

N U O V A S ERI E

I I

( L X X V I ) F A S C . I I

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J G ì* * , i

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GENOVA — MCMLXII

NELLA SEDE D E L L A SOCIETÀ L IG U R E DI STORIA PA T R IA PALAZZO TURSI

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A T T I

D E L L A SOCIETÀ L I G U R E DI STORIA PATRIA

G E N O V A - M C M L X I I

N E L L A S E D E D E L L A SOCIETÀ L I G U R E DI ST ORIA P A T R I A PALAZZO TURSI

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ATTI S O C I A L I

II 13 ottobre 1962 si è tenuta, presso la sede della Società Ligure di Storia Patria, 1 assemblea generale dei soci per il rinnovo delle cariche sociali. Sono stati eletti:

Presidente: Onorato Pastine.

Vice-presidenti: Leonida Balestreri, Giuseppe Piersantelli.

Consiglieri: Corrado Astengo, Vittorio Boido, Franco Borlandi.

Luigi Bulferetti, Nilo Calvini, Giorgio Costamagna, Claudio Costan­

tini, Gian Carlo Doria, Luigi Marebini, Giuseppe Oreste, Geo Pistarino, Dino Puncuh.

II 14 novembre 1962 si è riunito il Consiglio direttivo per la distribuzione delle cariche di sua competenza. Sono stati eletti:

Segretario: Dino Puncuh.

Bibliotecario: Nilo Calvini.

Delegato alla contabilità: Vittorio Boido.

Tesoriere: Corrado Astengo.

Nella stessa riunione il Consiglio ha proceduto, per il riordina­

mento della Società e a norma delTart. 11 dello statuto, alla costi­

tuzione di un Comitato scientifico per la pubblicazione degli Atti e di un Comitato tecnico per il riordinamento della sede. Sono stati nominati membri del primo: F. Borlandi, L. Bulferetti, G. Costa- magna. L. Marchini, G. Oreste, G. Pistarino. Sono stati nominati membri del secondo: L. Balestreri, F. Borlandi. G. Piersantelli.

Entrambi i comitati sono presieduti dal Presidente della Società con l’assistenza del Segretario.

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L*8 dicembre 1962 il Consiglio direttivo ha fo rm ulato il pro­

gramma per l'anno 1963: in particolare ha deliberato di dare alle stampe tre fascicoli di Atti , di cui uno per il 1962 ( I I fascicolo del vol. L X X V I) e due per il 1963 (vol. L X X V II). N ella stessa riunione è stato predisposto il bilancio preventivo; è stato nom inato vice- segretario. a nonna dell art. 12 dello statuto, il dott. C laudio Costan­

tini : è stato nominato coadiutore del bibliotecario, a norm a deH’art.

23, il dott. Giovanni Rebora.

Il 26 gennaio 1963 il Consiglio direttivo ha ammesso a far parte della Società i seguenti nuovi membri: Gianni Aonzo, G ino Bianco, Alberto Gaetti, Edoardo Grendi, Maria Teresa M orano, E dilio Pare­

to. D anilo Presotto, Liana Saginati, Giovanni V allebella. Nella stessa riunione sono stati approvati definitivamente il program m a e il bilan­

cio preventivo per il 1963, che TAssemblea generale dei soci ha ratificato nella riunione del 9 febbraio 1963.

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G E O P I S T A R I N O

QUESTIONI DI TOPONOMASTICA: LA SPEZIA

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In una nota recente ci siamo occupati del problema, assai con­

troverso, dell’origine e del significato del nome della Spezia 1. A b­

biamo rilevato che il toponimo non riguarda soltanto il maggiore centro cittadino della Lunigiana, ma esiste anche in altre località dell’area italiana centro-settentrionale: esso risulta, infatti, docu­

mentato, — attraverso numerose varianti grafiche, che ne attestano sia l’antichità sia la difficoltà di trascrizione fonetica da parte di scribi e notai medievali, — a partire dal secolo X I con la Spexa di

una carta veronese del 1028 2, che riteniamo debba identificarsi con

! attuale Spessa in comune di Cologna Veneta, e con la Spexia di

un documento monferrino del 1071, corrispondente all'odierna Spessa in comune di Agliano d’Asti 3.

Mentre per il nome della città si sono dibattute numerose inter­

pretazioni 4, per gli altri toponimi del medesimo tipo gli etimi, sin

1 G. PiSTARINO Polemiche su due toponimi: la Spezia e l'Aulla. in Annali di ricerche e studi di geografia, XVI, 1960, pp. 93.108.

“ P. T o r e lij, Regesto mantovano. I, Regesta chartarum Italiae. Roma.

1914, n. 54.

3 A I.il.P.. Chartarum. 1. Torino. 1836. col. 626. n. 372. Nel nostro studio precedente, attenendoci ad U. Formentini ( Note per lo studio della topografia fondiaria e della toponomastica etrusco-romana nel golfo della Spezia , in Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze « G. Capellini », IX. 1928, p. 93), abbiamo riferito a Tortona la voce Spexia del documento sopra citato. Una rinnovata ana­

lisi del testo ci convince che la località non doveva distare molto da Calosso e ci induce a rettificare l’identificazione. Si noti che l'edizione dei M .H .P . identifica erratamente con la Spezia.

4 Oltre alla bibliografia da noi riferita in merito alla discussa questione si tendano presenti : U. FoRMENTiM. Monumenti e memorie della Spezia antichis­

sima , in II Comune della Spezia , V ili, 1930, p. 21 e sgg. : id.. Ancora sulla de­

nominazione ufficiale della città, ibidem, V ili, 1930. pp. 59-60; id.. Una testi­

monianza d'arte romanica alla Spezia, in Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze « G. Capellini ». XVI, 1935, pp. 58-60: e la recensione di N. Lam- boglia allo studio di R. Fokmentini, Sull’origine e significato del nome della Spezia (in La Spezia. Rassegnu municipale , XX, 1951. n. 3, pp. 1.3). in Rivista di

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q u i generalmente accolti dagli studiosi, si riducono a due: quello proposto da S. Pieri per le voci « Spetio » e « Spezi », nel territorio di Massarosa in Versilia, clic Fautore collega alla presunta esi­

stenza di un hospitium nel senso di luogo pubblico di ricovero itine­

rario 5, e quello sostenuto da D. Olivieri e da P. S. Pasquali per le voci Spescio, « i Spess », Spessa, Spesseda, Spessetta e sim ili, ricon­

dotte ad ipotetiche precedenti locuzioni del genere di spissa [silva]

e « spesso bosco » 6.

Due passi del Cìironicon Ymaginis Muncli di Iacopo d Acqui, nei quali si accenna a Tortona, indicata come A lba Spetia seu Petra ,

sono parsi invece a noi determinanti per stabilire il significato ge­

nerale del toponimo, da collegarsi alle condizioni orografiche del luogo, cioè all'esistenza in sito del tipo di rilievo montuoso che viene definito, negli usi del latino medievale, con la voce petra.

Per quanto riguarda l’etimo del nostro nome ci siamo rifatti al tedesco « Spitze », considerando che la diffusione d una termino-

Studi Liguri, X V III, 1952, p. 312. Nell’ultimo dei lavori sopra citati U. Formen- tin i ha formulato definitivamente la propria tesi circa I origine del nome della Spezia dal nome di un omonimo idronimo (ciò che, tuttavia, anziché risohere il problem a, lo sposterebbe semplicemente a llin d atin e sull etim o di quest u ltim o ).

« ... io credo che la strada romana transitante sul ponte scoperto dal Mazzini abbia continuato ad essere frequentata nell alto medioevo e che un frantoio, o m o lin o , o un ospedale, una cappella sorgessero presso il ponte; e questa fosse, da prim a, la Spezia, tutta la Spezia. Confermo inoltre il m io avviso che il nome

« Spezia » spettasse allora all antico corso d acqua di cui 1 am pia luce del ponte romano rivela resistenza; e penso che una forma [ pons \ od Spediani, o fors anche [S. Maria | ad Spediani, riferita alla cappella, ci fornisca la più precisa e atten­

dibile spiegazione grammaticale e fonetica della forma articolata con la quale ab immemorabili il nome ci è stato trasmesso» (p. 59).

5 S. P i e r i , Toponomastica delle valli del Serchio e della L im a, in Supple­

menti periodici all'Archivio Glottologico Italiano, V, 1898, p. 182. E necessario rilevare, in merito alla tesi dell autore, che non si ha nessuna prova storica del*

resistenza di un hospitium nelle località da lui indicate.

6 D . O l i v i e r i , Saggio di una illustrazione generale della toponomastica ve­

neta, Città di Castello, 1914; id., Dizionario di toponomastica lombarda, I ediz.

M ilano, 1931, II ediz. Milano, 1961. alle voci «Spescio», « S p e s s a » ; P. S. Pa­

s q u a l i , 1 nomi di luogo del comune di Filattiera, Milano, 1938, p. 113, n. 278.

Si noti, tuttavia, come l etimo da spissa/spissus mal si accorda con il toponimo di forma plurale « i Spess » e con la voce composta « Guspcssa », ricordati dallo stesso O livieri ( Dizionario cit., alle voci «Spescio» e «Spessa»).

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logia di origine germanica nella zona dell'attuale golfo della Spezia risulta suffragata dalla relativa frequenza degli stanziamenti longo­

bardi in quel territorio, secondo i recenti studi di P. M. Conti 7.

Un saggio di Clelio Goggi, sulla Toponomastica ligure - latino - germanica della diocesi di Tortona , venuto in luce pressoccbè con­

temporaneamente alla nostra ricerca, reca un ulteriore contributo all’argomento con interessanti osservazioni8. Nella rassegna dei nomi locali del Tortonese di sicura o probabile origine ligure, 1 au­

tore riferisce che « sono molte le Spezie » e ricorda, tra gli esempi storici, oltre alla voce citata da Iacopo d Acqui, le località di Spixa

(oggi Spessa in comune di Parodi Ligure), nominata in un atto del 1202 9, e di Spigola ( Spixola, Spisola , Spissola , tra Tortona e \ o- ghera), che compare in documenti del 1269 e del 1296-99 i0; tra i toponimi attuali, Spescie o Spezia nella valle Trebbia, in comune di Ottone (Piacenza), al confine col territorio genovese di Fontana- rossa in comune di Gorreto u .

Sicché la lista dei nomi da noi dati a scopo esemplificativo può integrarsi, per quanto riguarda Farea italiana centro-settentrionale, con queste e con altre indicazioni, ricavate tanto dalle fonti storiche quanto dalFodierna toponomastica. Abbiamo infatti le non identi-

7 P. M C o n t i , Ricerche sulla organizzazione sociale e giuridica della Luni- giana nord-occidentale nell'alto medioevo, in Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze « G. Capellini ». XXXI. 1, 1060: id., Note sulla toponomastica d i epoca longobarda nella Lunigiana nord-occidentale, in Atti e memorie del ì l i Congresso internazionale di scienze onomastiche , I. Toponomastica, parte I. Firenze. 1962, pp. 363-374.

8 C l . G o c c i . Toponomastica ligure - latino - germanica della diocesi di Tor­

tona , in Julia Dertona. V III, 1960, fase. 19-20 (dicembre), p. 32.

9 M .H .P., Liber iurium Reipublicae Genuensis , I. T orino, 1854, col. 15, n.

V II (con data errala del 1102): A . F e r r e t t o . Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia , I, Pincrolo, 1909, BSSS L I, n. C L X X X I.

10 A . T a l l o n e , Le carte dell'archivio comunale di Vogherà fino al 1300 ,

Pincrolo, 1918. BSSS XL1X, nn. XCVI-XCIX, CI-CIII, CV-CX.

11 11 Goggi riferisce «S pezia», a Spescie » è invece la dizione della carta d’Italia al 25.000 dcllI.G .M ., f. 83. tav. I N.O. Non escludiamo la possibilità ('he il toponimo Petia Maiori di un documento tortonese del 1270 fosse in realtà Spetia mai ori : cfr. F. G abotto - A. C o l o m b o - \ . L ece - C. P a t r u c c o , Le carte dell'archivio capitolare di Tortona. Pincrolo, 1906, BSSS X X X . n. D C L X X X II. 28

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ficate Spesia della carta reggiana del 1111 e S p e d a ( S p e c ie , SpeJ/a) delle carte genovesi del 1160-61 12; la valle di Guspessa in provincia di Brescia 13 ; Moglia Spescia in comune di Rovegno (Genova)*

Spescia in comune di Santa Sofia (Firenze); Spescie in comune di Ottone (Piacenza); Spescio in comune di Pertica Bassa (Brescia);

« i Spess ». presso Ardesio (Bergamo) 13; Spessa in com une di Bosio (Alessandria); Spessa in comune di Parodi Ligure (Alessandria);

Spessa in comune di Agliano (Asti); Spessa, com une della provincia di Pa\ia. con il casale di Spessetta, la frazione di Speziana e la bru­

ghiera. le due rogge e la cascina di questo medesimo u ltim o nome;

Spessa in comune di \ al di Nizza (Pavia); Spessa in comune di Lologna Veneta ( \ erona) ; Spessa in comune di C iv id ale del Friuli (U d in e ); la valle Spesseda a nord di Lecco; Spetio e Spezi in co­

mune di Massarosa (Lucca); Spettine in comune d i Bettola (Pia­

cenza) ed il torrente omonimo, che scorre accanto al centro abitato e confluisce nel Nure; Spettino in comune di San Pellegrino (Ber­

g am o ); Spettoleria in comune di Minerbio (B ologna); Spezia in comune di Arquata Scrivia (Alessandria); il monte Spezia nella vai Sabbia (A lp i delFAdamello); il torrente Spezia, che nasce sopra i colli di Ga\ orrano (Grosseto) e dà il nome alla propria valle: Spe­

ziala nel territorio di Massa M arittima; Speziara in comune di Ca- stellucchio (Mantova); Speziera in comune di Rivolta d ’A dda (Cre­

m ona); Spezieria in comune di Pella (Novara); Spezza nella valle del Riglio (Piacenza); Spezzano in comune di hiorano (M o d e n a )14.

L esempio tipico dell'equivalenza Spixa - Spessa, relativa alla località in comune di Parodi Ligure, e la notizia d e ll’esistenza della variante spissa, accanto alle voci speda, spessa, spezia, di cui il Goggi

12 G. PlSTARINO Cit.. p. 100.

I). O l i \ ieri c*it, II. ediz.. alla voff « Spessa ».

14 Non soltanto nelle fonti più antiche e non soltanto per il maggiore centro cittadino, che è oggetto precipuo della nostra ricerca, ma anche nella recente

nomenclatura ufficiale dei centri minori c r id a n te l'oscillazione tra le voci « Spe­

scia ». «Spessa», a Spezia ». riferite ad una medesima località. Si confrontino, ad es., le voci di A. A m a t i, Dizionario corografico doli'Italia. M ilano, s. d. r 1868 e

sgg. j, con quelle del Nuovo dizionario dei comuni e delle frazioni di comune , X X I I I ediz. a cura di A. B r i no, Roma. 1959, c con quelle delle carte al 25 000 del- PI.G.M.

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ha trovato traccia neirodierna parlata del Tortonese, ci fanno rite­

nere che debbano annoverarsi nella serie sopra elencata alcuni dei toponimi con radicale in i anziché in e, quali, ad esempio, Spissi (in comune di Macugnaga - Novara), Spisso (in comune di Bagnara -

Pavia)15.

Un’analisi condotta caso per caso potrà inoltre fare includere nella medesima categoria del nome della Spezia anche u n ’aliquota delle numerose voci dell’intera area italiana, che mancano della s impura iniziale, ed al cui proposito si sono tentate da varie parti diverse interpretazioni etimologiche: ad esempio, Pessano, Pessina, Pezza, Piziale, Pizza, Pizzano, Pizzi...

Circa il significato del termine il Goggi ci fornisce u n ’indica­

zione preziosa, che suffraga la testimonianza di Iacopo d’Acqui e conferma la nostra tesi: « Spezia , spessa, speda , spissa sono la stessa parola, ancora viva nella bocca dei montanari, ed indicano una grande roccia sporgente, piana alla sommità... Per analogia, sulla sponda sinistra del Po è chiamato spissa un lembo di terra isolata da una sacca del fiume ».

Not iamo. a riprova di quanto il Goggi asserisce, che i toponimi della serie « Spezia », che abbiamo sopra elencato, riguardano loca­

lità situate in zone di rilievo orografico oppure lungo percorsi flu­

viali antichi od attuali. E' anche notevole la frequenza del nome come oronimo o idronimo o toponimo vallivo: dove è ben visibile il noto fenomeno della progressiva diffusione del nome montano al fondovalle ed al corso d'acqua. Particolarmente significative, infine, le voci plurali « i Spess » e « Spezi », le quali accennano ad un antico paesaggio di grandi massi rocciosi, e la forma composta « Guspessa », il cui primo componente, come rileva l'Olivieri, deriverebbe dal­

l'aggettivo acuta 16.

Dunque, l'equivalenza stabilita da Iacopo d'Acqui tra spetia e petra è completamente corretta, e rientra nel novero di quelle

notizie che risultavano ancora chiare al tempo dell autore. A

15 A . A m a t i cit., alle voci.

16 D. O l i v i e r i cit., I I ediz.. alla voce « Spessa ». Si tenga presente anche la voce « Spesi », nel territorio di Filattiera, che il Pasquali (1. cit.) fa invece derivare da spissu.

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«

favore delTattendibilità del quale si presenta l’esistenza, a ridosso del vecchio agglomerato cittadino tortonese, del rilievo orografico del « Castello », che emerge dalla pianura come un grande terrazzo roccioso ed al quale riteniamo si riferisse originariamente il nome attestato dal cronista trecentesco 17.

Per quanto riguarda la Spezia, in Lunigiana, è evidente che la prim itiva località di questo noine va identificata, come ha già sostenuto il Formentini. nelTodierna altura del Poggio, la cui deno­

minazione attuale deve considerarsi come l ’equivalente o, meglio, come la tarda traduzione, con significato topografico particolare, della prim itiva voce Spetia. Aggiungiamo che. se l ’altura ci appare oggi di modesto rilievo, non così doveva essere quando, in età antica ed altomedievale, essa era lambita direttamente dalle onde del mare.

Giustamente osserva il Goggi: a Poiché non si badava al dia­

letto, inutilmente furono cercate altre etimologie di questo nome ».

I glottologi potranno stabilire se si tratta di voce germanica, come noi abbiamo proposto, sia pure dopo molte esitazioni, o ligure, come pensa il Goggi; se indoeuropea o preindoeuropea. I n a circostanza notevole non potrà tuttavia trascurarsi, in un ulteriore approfon­

dimento del tema: la presenza del nostro toponimo anche nell Italia

17 Un preciso punto eli riferimento, per localizzare Y Alba Spetia di Iacopo d'Acqui, ci è offerto dallo stesso cronista. là dove egli accenna a ll’assedio della

città in monte ubi dicitur Scholca ed alla chiesa di Santa Maria de Scholca , che sarebbe stata edificata in quella occasione e che ancora esisteva ai suoi tempi:

I aco po d ' a c q UI, Clironicon Y ma gin is Mundi, in M.H.P., Scriptorum. I l i , I orino.

1848, coll. 1493 e 1506. Effettivamente abbiamo notizia, nel secolo X I I I , di una Petrasculta e di una chiesa di Santa Maria Sculta che sorgeva « sul castello, fra le mura e lOssona, sopra un poggio verso Vho »: cfr. F. G a b o t t o - A. C o l o m b o - V . L e c e - C. P a t r u c c o cit.. nn. C CCXXXII. CDLV, C D LV II, D C . D C L X X X II. 52;

C l . G o c c i , Per la storia della diocesi di Tortona , II, Chicri, 1915. p. 51. Rite­

niamo che la leggenda, riportata dal cronista, circa il conflitto tra Carlo Magno ed i Saraceni in Lombardia, abbia riferito a Tortona, come toponimo, il nome comune usato in loco per indicare il colle che sovrasta l'attuale città e sul quale esisteva il più antico centro abitato L'identificazione di Alba Spetia con Tortona è accettata senz'altro dalla tradizione locale: cfr. C l . G o cc i, Per la storia cit., I, Alessandria, 1943, p. 27; Guida Tortonese , Tortona, 1954. p. 11 ; C l . G o c c i , Topo­

nomastica cit., p. 32.

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centro-meridionale, che registra i nomi di Spetina in comune di Belmonte Castello (Frosinone), di Speziale in comune di Fasano (Brindisi), del monte Speziale nella Sicilia nord-occidentale, di Spezzano Albanese, Spezzano Grande e Spezzano Piccolo in pro­

vincia di Cosenza, di Spisciano in comune di Presicce (Lecce).

Comunque, possiamo considerare come ormai acquisito il fatto che il significato del nome della Spezia va riportato alle antiche condizioni ambientali. Esso preesiste, come toponimo rurale, alla formazione del nucleo urbano da cui ha tratto origine l'odierna città; si estende dal monte alla pianura di formazione alluvionale,

quando tra Funo e l ’altra si costituisce il primo raggruppamento demico che trova nella pieve di San Venerio in Antoniano il suo capoluogo religioso ; perde il proprio valore semantico, fino a di­

ventare incomprensibile, a mano a mano che si identifica con lo sviluppo del centro abitato e dell'area di influenza di quest'ultimo.

Fatta eccezione, forse, per qualche sporadico caso precedente, il nostro toponimo compare nella documentazione scritta, quasi con improvvisa fioritura, intorno alla metà del secolo X III, in una note­

vole varietà di designazioni geografiche: abbiamo infatti il nucleo abitato di Speza. Yaquaricium de Speça , il gulfum Specie , il mare Specie vel Sancti Venerii. Si tratta della manifestazione esterna, sul piano dell'onomastica locale, di un fenomeno di notevole pro­

fondità: l’ascesa alla storia del golfo di San Venerio, in concomi­

tanza ed in correlazione con il declino e la scomparsa dell antico porto di Luni.

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t

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D I N O P U N C U H

I PIU' ANTICHI STATUTI

DEL CAPITOLO DI SAN LORENZO DI GENOVA

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1- - H recente riord inam e nto d e ll’A rchivio C a p ito la re d i San L ore nzo h a permesso d i m etterne in luce i l ricchissim o m a te ria le co nte nutovi. 1 ra le tante carte d i rilevante interesse storico si tro-

\ano gli a n tic h i statuti del C a p ito lo : se consideriam o che n o n m o lte

!'° n o n ° tiz ie sicure sulle vicende della cattedrale d i G enova 2 e che solo recentem ente ne è stato posto in rilievo il fo n d o a r c h iv i­

stico p iù im p o rta n te 3, non ci sem bra in u tile p u b b lic a re le n o rm e che d is c ip lin a v a n o la vita canonicale.

I l m anoscritto, cartaceo, degli statuti, — n. 1 d e lla carte lla 399 d e ll A r c h iv io C apitolare, — è com posto d i due fascicoli d i q uattro fogli ciascuno: le carte sono pertanto 16; la p rim a e l ’ottava carta di e n tra m b i i fascicoli sono staccate 1‘u n a d a ll’altra p e r lace razio n e del foglio lung o la ripiegatura. I l foglio m isura m in . 344 X 243:

la carta m in . 172 X 243. La filig ran a, del tipo a fo rb ice , c o r r i­

sponde al n. 3725 del dizionario del B r iq u e t4.

Sono v is ib ili le tracce della squadratura e d e lla rig a tu ra a

D . P u n c u h . L Archivio Capitolare di San Lorenzo ed i l suo nuovo ordi­

nam ento, in Bollettino Ligustico. 1956. pp. 13-20.

T. N e G r o t t o , Notizie istoricke della chiesa metropolitana d i San Lorenzo di Genova, ms. del sec. X V III (1796) in B i b l i o t e c a U n i v e r s i t a r i a d i G e n o v a , R- V I, 19; G. R a n c h e r ò , I l Duomo di Genova. Genova. 1855: l.a cattedrale d i Genoi-a. 1118-1918. Genova, 1918; G. S a l v i , La cattedrale di Genova ( San Lorenzo). Torino. 1931. Meno organico. ma ricco di materiale prezioso, desunto

«lai documenti deU'Arehivio Capitolare, è A. M a r a n a . Notulario capitolare, ms.

del sec. X V I I in A r c h i v i o C a p i t o l a r e ni S a n L o r e n z o , nn. 436-437; im por­

tante, anche se non dedicato esclusivamente alla Cattedrale, è F. M . A c c i n e l l i . Stato presente della metropolitana di Genova, di tutte le parrocchie tanto in c it tì che nella diocesi, ms. del sec. X V III in B i b l i o t e c a c iv ic a B e r i o . I I . 4. 10.

3 D. P u n c u h , Liber privilegiorum ecclesiae Ianuensis. Genova. 1 9 6 2 . 4 Per quanto il Briquet (Les filigranes, I I ediz., Lipsia. 1923. I I . p. 235) affermi che tale tipo di filigrana è peculiare del Quattrocento genovese, riteniam o, in base alle considerazioni che verremo traendo dall'esame del testo desìi statuti, che possa essere anticipata di un buon secolo.

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secco: Io sp azio d e ll'in te r lin e a è d i n in i. 5 5 ; o g n i c a r ta c o n tie n e 36 righe d i testo; sono b ia n c h e le carte 13 v ., 14, 15 e 16 r. U n a m an o ig no ta lia scritto a c. 16 v., a g u isa d i a p p u n t o , + 1 5 2 9 , d ie 18 fe b ru a rii. L iv e llu m C h ris to ffa ro C a v a llo s a r to r i e t n o m i n i b u s in actis N ic o la i P a lla v ic in i de C o r o n a to n o t a r i i 6. F i n o a c. 13 esiste u n a c a rtu la zio n e , in n u m e r i a r a b ic i, d i m a n o m o d e r n a . I l tu tt o è c om p le tato da u n a carta b ia n c a , d i g u a r d ia a n te r io r e , la c u i f i l i ­ grana co rrisp on d e al n . 3263 d e l B r iq u e t, e d a d u e c a r te p o s te r io r i, grossolane e non filig ra n a te , c o n te n e n ti a n n o ta z io n i c o n t a b i l i d i ne s­

sun interesse.

I l m an o scritto è stato rile g a to in e p o ca m o d e r n a , p r o b a b i l ­ m ente nel 600. con cartone spesso e g ro sso lan o , c o m u n e a d a ltr e rile g ature d e llo stesso a rc h iv io . L a p r im a p a g in a d i c o p e r t in a reca diverse isc rizio n i che r ip o r tia m o p e rc h è u t i li p e r la s to r ia d e lla trad izio n e de l m a n o s c ritto : le p iù a n tic h e , se ce nte sche, s o n o R I S tatuta a n tiq u a R e v .m i C a p it u li p e r a r c h ie p is c o p u m B e r n a r d u m a P a rm a , c a p e lla n u m p a p e In n o c e n ti (sic) V , c re a tu m a b e o d e m l n u o ­ centi o e la data 1 2 7 8 ; p iù in basso, se m p re d i m a n o se ce n tesca è ripe tuto S tatu ta a n tiq u is s im a con la sig la P . ; d a m a n o r e c e n te è stato a p p lic a to u n n . 1, in alto a s in is tra , e n . 3 0 p o i c a n c e lla to , a p iè d i p a g in a , oltre a 1201, 30 m a g g io v e d i fo g lio X I I I . I n te rz a p ag in a d i co p e rtin a v e 1 a n n o ta z io n e p iù im p o r ta n te p e r la t r a d i­

zione del m an o scritto : q u e ab in n u m e r a b ili te m p o r e d e p e r d it a , opera M a rc i A n to n ii M a r a n a c a n o n ic i c a p itu lo re s titu ta s u n t 1 6 7 4 , d ie... a p rilis .

Sombra utile dare anche questa indicazione che permette di fare u t ili raf­

fronti con testi o scritture analoghe: cfr. D . P u n c u h , F r a m m e n ti d i co dici d a n ­ teschi liguri, in Miscellanea storica ligure I I , M ilano, 1961, p. 118.

6 Purtroppo non ci è stato possibile andare oltre tale annotazione perchè gli atti del notaio Nicolò Pallavicini, conservati n e ll’Archivio di Stato di Genova, appartengono ad una sala (la settima) attualm ente in fase di rio rd in a m e n to , E ’ possibile, pertanto, che tale annotazione si riferisca a un livello concesso dal C a p i­

tolo, e in tal caso il nostro manoscritto sarebbe stato n ell’Archivio C apitolare alla data dell annotazione o pochi anni appresso; e altrettanto possibile, però, che il livello non abbia niente a che fare col Capitolo, e in tale caso il m anoscritto sarebbe stato in altre m ani. Delle due possibilità, ci sembra che la prim a aderisca m eglio a quanto si trova nei manoscritti del Capitolo, che frequentemente contengono annotazioni varie, non pertinenti strettamente alla natura degli argom enti conte, nutivi.

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I l M a r a n a è u n personaggio che si incontra spesso n e llo stu d io dei d o c u m e n ti c a p ito la ri del te m p o : egli consultò sistem aticam ente le carte d e ll arch iv io d i San Lorenzo alle q u a li dette, p r o b a b il­

m ente, un p rim o o r d in a m e n to 7. Sua è sicuram ente l ’a n n o ta zio n e ìe la tiv a a B e rn a rd o da P a r m a ; sue sono tutte le a n n o ta z io n i secen­

tesche di cop e rtin a.

N o i n o n conosciam o le vicende del m anoscritto, che non a p p a re m a i citato esplicitam ente negli statuti posteriori al n o s tr o 8;

s a p p ia m o , co m u n q u e , che il M aran a ritrovò e restituì a lla sua sede il m anoscritto che egli cita nel N o tu la rio con la sigla R I 9. L a sigla P / , invece, starebbe ad indicare il definitivo o rd in a m e n to , attuato d a l M a ra n a stesso 10: la sigla P ind icav a la serie dei d o c u m e n ti sta- lu t a n c a p ito la r i, il num ero il posto che spettava al d o cum e n to in q uestio ne nell à m b ito della serie. I I nostro m anoscritto era pe rtanto, nel secolo X V I I , e lo è tuttora, il testo p iù antico d egli statuti c a p i­

to lari. T ale o rdin am e nto è rim asto in vigore fin o al 1817 u .

7 D . P u n c u h . Frammenti cit.. p . 117.

8 A c. 27 v. degli statuti, posteriori al 1510. n. 3 della cartella 399 dello Archivio Capitolare, si fa riferimento alle feste liturgiche, di cui al cap. 3 del nostro statuto, in cui il preposto di San Lorenzo officiava all'altar maggiore. I l documento è tratto de libro antiquo privilegiorum et statutorum C apituli Ianuensis.

la ie documento è riprodotto anche nei codici PA e PB (D . PUIVCUIT. Liber cit., doc. 175). comprendenti numerosi frammenti di carattere statutario; riteniam o qu in di che la fonte dello statuto cinquecentesco vada ricercata piuttosto nei codici

PA e P B che nel nostro statuto.

n A. Ma r a n a cit., all’anno 1278.

10 Allo stesso anno 1278 il Marana cita anche come P 9 lo statuto già citato del secolo X V I: e con sigla P. seguita da un numero, sono segnati altri statuti capitolari. Le sigle sono sempre scritte dalla stessa mano e con lo stesso inchio­

stro, probabilmente di mano del Marana stesso. Ci sembra allora di poter affermare che il nostro manoscritto fu segnalo R I in un primo momento, e che siano com­

parse le relative annotazioni nel N otulario; procedendo il riordinam ento dell*Ar­

chivio, il Marana avrebbe preferito la sigla P per gli statuti e con tale segnatura li avrebbe citati nel manoscritto che andava componendo m an m ano che tro­

vava i documenti. II Notulario, infatti, conserva qualcosa di diaristico; ha cioè il sapore di un testo venuto fuori quasi spontaneamente, senza u n piano predeter­

m inalo e regolare.

1 1 Cfr. la pandetta del 1817, opera di T. Negrotto. in A r c h i v i o C a p i t o l a r e ni S a n L o r e n z o , cartella 381, 19.

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L e a n n o ta z io n i n u m e r ic h e p o s te rio ri si r ife r is c o n o a ll o r d in a ­ m e n to gen e rale che si fece d i tu tto i l m a te r ia le a r c h iv is tic o d o p o il 1817. D e ll’o r d in a m e n to d i q u e ll'a n n o si co n servò s o lo q u a n to si r ife r iv a ai registri e ai v o lu m i ; i d o c u m e n ti s c io lti o i m a n o s c r itti d i p icco le d im e n s io n i fu r o n o d iv is i p e r m a te r ia e p o s ti in scatole A d o g n i d o c u m e n to sare b b e to ccato, in sede d i r io r d in a m e n t o , u n n u ­ m e ro d i serie, so s titu ito , in se g u ito , a r io r d in a m e n t o u lt im a t o , da u n n u m e r o p rogressivo n e l l ’à m b it o d e lla serie. Si s p ie g h e re b b e r o così i l n . 30, a p iè d i p a g in a c a n c e lla to (p re s e n te in d iv e r s i testi di arg o m e n to s ta tu ta rio ), e i l n . 1, posto in a lto a s in is tr a , d e lla stessa m a n o d e l p re c e d e n te ; ta le o r d in e è stato c o n serv a to d a ll u ltim o r io r d in a m e n to d e ll’A r c h iv io C a p ito la r e .

L ’in c h io s tro usato p e r il testo, fo rte m e n te m e ta llic o , h a oscu­

rato le p r im e carte senza g u a sta rle : in se g u ito , d ilu it o , d im in u is c e d in te n s ità sin o a ra g g iu n g e re u n a to n a lità fo rte m e n te s b ia d ita . LeC5 r u b r ic h e d e i c a p ito li, in in c h io s tro rosso, sono s e m p re in se rite d ir e t­

ta m e n te n e l testo, q u a si a v o le r im p e d ir e s o lu z io n i d i c o n t in u it à nel co rp o d e llo stesso. Lo scrittore d e g li sta tu ti h a scritto il lesto d e g li stessi la sc ia n d o poco sp a z io p e r le r u b r ic h e : ta le p r o c e d im e n to e a m p ia m e n te p ro v a to d a l fre q u e n te sporgere d e lle stesse o ltre la s q u a d r a tu ra e d a g li a r tific i o d a i tro n c a m e n ti d i p a r o la resi neces­

sari d a lla m a n c a n z a d i s p a z io . M a n c a se m p re la p r im a le tte ra di og ni c a p ito lo : lo sp azio b ia n c o c o rrisp o n d e n te era d e s tin a to al suc­

cessivo c o m p le ta m e n to de l testo con lettere disegnate o con p ic c o le m in ia tu r e .

L a scrittu ra usata d a ll’ ig n o to am an ue n se a p p a r tie n e al tip o d e lla m in u s c o la n o ta rile . I l tracciato ch iu so e v e rtic a le , la m a n ­ canza d i a n g o lo sità e la presenza, a n z i, d i to n d e g g ia m e n ti d e lle curve, gli scarsi svolazzi de lle aste e la m an c a ta a c c e n tu a z io n e dei segni a b b re v ia tiv i, 1 osservanza d e lla regola del M a y e r s u ll ’uso d e lla t gotica e su lle opposte convessità riv e la n o la te n d e n za v o lu ta m e n te lib r a r ia d e lla nostra scrittura. P u r p resentando essa fo rm e c o m u n i alle scritture n o ta r ili genovesi dei secoli X III- X V , il tra c c ia lo p iu t ­ tosto grosso, a lie n o cioè da q u e lla tendenza, tip ic a d e l Q u a ttro c e n to

12 Cfr. cartella 381 cit., n. 20.

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Ocnovese, ad assottigliare e allu n g are le aste, la a v v icin a p iuttosto a u n a scrittu ra trecentesca.

L alfab e to gotico appare p ienam ente form ato, senza p e c u lia r ità degne d i p artico lare rilie v o ; pe r le lettere m aiuscole valgono le n o r m e d e l te m p o : regolate s u ll’uso d i lettere c a p ita li, o n c ia li o m i­

nuscole.

T u tti i caratteri esterni del m anoscritto, filig ra n a esclusa, con­

sentono d i a ttrib u irlo alla p rim a m età del secolo X IV . L ’esame in ­ terno de l testo non farà che conferm are tale ipotesi.

2. - Occorre precisare anzitutto, p rim a di e sam inare il testo degli sta tu ti, che se le notizie sulla Chiesa genovese ava n ti il M ille sono scarse o fram m entarie, ancora p iù frag ili sono g li elem enti

«e lativi a lla storia della cattedrale e dei suoi can o n ic i. A ncora e si dovrà riprendere l ’argom ento in altra sede, — n o n ci se m b ran o sufficientem ente docum entati date o p e rio d o d i fo r m a ­ zio ne del C a p ito lo di San L orenzo: che p rim a del M ille esistessero i c a n o n ic i (o cardinales) Sancte lanuensis Ecclesie è fu o r d i d u b b io ; m e n o certo ap pare che in essi debbano riconoscersi i c a n o n ic i d e lla chiesa d e d icata al m artire Lorenzo, anche se questi saran n o i le g it­

t im i successori dei p r im i. Lo stanziam ento dei c a n o n ic i ad u n a sede com e 1 attu ale cattedrale appare certo solo tra il 1052 e i l 1087 13;

in questo pe rio do i canonici della Chiesa genovese cedono i l posto a q u e lli S ancti L aure ntii. Sem bra p ro b a b ile p e rta nto , an c h e se queste a ffe rm a zio n i non vogliono esprimere che u n a se m p lice ip o ­ tesi d i la v o ro , che in questo periodo d i rilassam ento d e lla d is c ip lin a ecclesiastica e come conseguenza delle vertenze re lativ e a lla lo tta d e lle investiture, la mensa canonicale sia venuta d istaccand osi d i Tatto da q u e lla del vescovo (co l quale i canonici avre b b e ro fatto v ita in co m un e nei secoli precedenti) assumendo p e rs o n a lità e veste

13 I clerici o canonici de ordine sancte lanuensis Ecclesie com paiono per l ’ultim a volta in un documento del 1052: G. R a n c h e r ò , I l Duomo cit., pp. 291-297;

un canonico, Ronamato, clic compare anche in un documento del 1083, assicura la continuità col Capitolo di San Lorenzo, chiaramente riconoscibile in u n documento del 1087: L, T. B e lg r a n o , I l registro della Curia Arcivescovile, in A t t i della So­

cietà Ligure di Storia Patria. I I , parte II , p. 308; D. P u n c u h , L iber cit., doc. 6 .

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g iu r id ic a p r o p r ie . Le v ic e n d e d e l te m p o n o n p e rm is e r o ai c a n o n ic i la v ita re g o lare d i u n a c o m u n it à re lig io s a : il C a p ito lo n o n p o tè a n d a re esente d a llo s c io g lim e n to e d a lla successiva d isp e rsio n e . M e n tre m o lt i c a n o n ic i genovesi, p r o m a lis et o p p r e s s io n ib u s q ue s ib i in fe r e b a n tu r , e ran o stati costretti a r im a n e r e lu n g o te m p o fu o r i c ittà p o ic h é , d a i t e m p i d e l vescovo O b e rto fin o a l l ’o r d in a z io n e di A ir a ld o , a lio s p ro c u b ito re s , a lio s vero b a rb a ro s , e ran o stati a capo d e lla C h ie sa genovese 14, a n d a r o n o p e r d u ti d e c im e e b e n i ecclesia­

stici ch e c o s titu ir o n o ric c h i p a t r im o n i p e r m o lte fa m ig lie genovesi I n ta l m o d o cessava la v ita c o m u n e , — n o n s a p p ia m o con q u a le re g o la p r a tic a ta , — e m u ta v a p r o fo n d a m e n te la fis io n o m ia d e lla c o m u n ità re lig io sa .

L a fine d e l secolo X I I pre se nta u n m o m e n to d i p a r tic o la r e in te ­ resse p e r la sto ria d e l C a p ito lo d e lla c a tte d ra le : la sua pre se nza in T erra S an ta e in S ard e g n a 16, se ne a lla rg a e, forse, ne d is p e rd e le

14 Si veda u n docum ento di Innocenzo I I . del 1134. relativo ad una causa tra il monastero di San Siro (antica cattedrale) c il Capitolo di San Lorenzo, A . OLIVIERI, Serie de i consoli del comune di Genova, in A tti della Società Ligure di Storia P atria. I , p. 310. D ei vescovi che precedettero A iraldo , alm eno due, Oherto (1052-1078) e Corrado (1080-1087). sarebbero stati scismatici. Oberto u coinvolto nella scom unica del Concilio Lateranense del 10.6 fontro i % d e ll'Ita lia settentrionale: L. G r a s s i. Serie dei vescovi ed arcivesc oi i d i Geni Settim ana religiosa. 1871, p. 32 dell estratto. Di Corrado sono note le simp<

filoim periali, evidenti nel documento già citato del 108. ; egli stesso fu un o elettori d e ll’antipapa Clemente I I I nel 1080: M . G. IL , Legnili, I L p- 5~.

15 Anche di queste perdite si hanno notizie posteriori attraverso 1 opera ^d"

recupero che terrà impegnato per diversi an ni 1 arcivescovo Siro 11 (1130 prefazione al registro della Curia, da lu i ordinalo, è assai eloquente in prop facendo essa diretti riferim en li a ll’accaparramento di decime e boni ecclesia che sic in iqu e et confuse a laicis possidebantur: L. T. ReLGRANO cit., p.

16 Si vedano le donazioni di Boem ondo del 1098, «li Taner< di del 1101, Bertrando d i S aint Gilles del 1109: cfr. ultim a ediz. in D. P u n c u ii, L i

docc. 23, 24, 26. Tali beni erano dati in gestione a privati che potevano a oro volta investirne altre persone, purché idonee, soprattutto se trattatisi di c lie.

A . F e r r e t t o , L iber magistri Salmonis, 1222-1226, in A tti della Società Ligure S toria P a tria , X X X V I, doc. 550. Per i beni sardi donati da Torchitorio di Lacom cfr. u ltim a ediz. in D. PUIVCUH, Liber cit., docc. 33-39, per q ue lli di Cornila di Arborea cfr. Codice diplom atico della R epubblica di Genova, a cura di

r i a l e di S a n t’A n g e lo , in Fonti per la storia d Itedia dell Istituto storico italiano per il Medio Evo, I , R om a, 1936, doc. 58.

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energie, favorisce d ’altra parte la costituzione di q uel p a tr im o n io necessario a lla ripresa della vita co m u n ita ria . In r e a ltà , la p ote n za d i u n organism o ecclesiastico doveva fondarsi p re v a le n te m e n te n e l­

l’à m b ito diocesano o, m eglio ancora, citta d in o : com e u n ic a pieve c itta d in a , e non tutte le chiese erano disposte a riconoscere ta le u n i ­ cità }7, San Lorenzo doveva trarre i m ezzi di sostentam ento d a lle rendite de lla chiesa stessa o dalle o b la z io n i dei fe d e li. Solo a ttra ­ verso il recupero dei beni ecclesiastici locali, alcuni dei q u a li secola­

rizzati, era possibile riprendere quel ruolo e quel p restigio che u n tem po erano stati di San Siro.

E ’ questo il com pito di un grande presule, del vescovo, — a rc i­

vescovo dal 1133, — Siro I I che in iz iò il recupero d e l p a tr im o n io d e lla Chiesa genovese e nello stesso tem po , beneficando la rg a m e n te il C a p ito lo della cattedrale, ne riconobbe esp licitam e nte la p r e m i­

nente d ig n ità . Ex presulatus nostri officio, nobis auctore D eo in iu n c to .

— si noti la solennità del testo, consueta nei d o cum e n ti d i S iro . — decet nos providere ut ecclesia lanuensis. a lia ru m m ater e c c le sia ru m , e sia arricchita d i beni ed onori perchè il suo clero sia a u m e n ta to e possa, libero da molestie di qualsiasi n atura, soddisfare p ie n a m e n te ai suoi d o v e r i18; seguono q u in d i larghe d o n a zio n i d i de cim e che fann o del C apitolo di San Lorenzo l ’organism o ecclesiastico p iù ricco d e lla diocesi.

Le preoccupazioni d e ll’arcivescovo sono d u p lic i: a u m e n ta re , da u n a parte, il num ero dei canonici per soddisfare le n u m e ro se neces­

sità della chiesa, dall'altra dotare la stessa d i ta li b e n i d a re n d e rn e i m e m b ri in d ip e n d e n ti dai p a trim o n i fa m ilia r i. S iro te n de , cioè, a ripo rtare nelle m ura del chiostro i canonici asso rb iti, in gran parte, d a lle numerose chiese che officiavano o d a lle c u re f a m ilia r i e politiche . Il deprecabile sistema d e ll' a m m in is tra z io n e d i p iù chiese, sul quale tornò nel 1178 1 arcivescovo Ugo d e lla \ o lta 39. è certam ente im p u ta b ile alla decadenza del p a tr im o n io ecclesiastico

17 Prima fra tulle l'antica cattedrale di San Siro con la quale rim ase pen­

dente (ino al 1131 una questione relativa a decime, risolta per l'intervento di Innocenzo I I : A. O l i v i e r i . Serie dei consoli cit.. pp. 309-312.

18 22 novembre 1115: D. P u n c u i i , Liber cit., doc. 13; cfr. anche i docc.

12, 14. 49.

19 1). P u n c u i i , Liber cit., doc. 17.

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e a l d is o r d in e d e l p e r io d o g re g o ria n o . I l r im e d io p o te v a essere im o s o lo : v ie ta re , co m e fece d e l resto U g o n e l 1178, i l possesso d i p iù chiese. S ir o p e rò sapeva b e n e che n o n era p o s s ib ile r ic o n d u r r e sic et s im p lic ite r il suo c le ro a l l ’a n tic a d is c ip lin a . A n im o p iù d u ttile d e l suo successore, — a n c h ’e g li d e l resto fin e p o litic o , — conscio s o p ra ttu tto che n o n si p ote va o p e ra re u n a d rastica r ifo r m a senza p r e p a r a r n e le b asi, q u e lle e c o n o m ic h e in p r im o lu o g o , e g li la scia n e l registro d e lla c u r ia arcive scovile i l segno d u r a tu r o d e lla sua o p e ra , fo rte m e n te pervasa d i u n o s p ir ito p ro fo n d a m e n te ed in t im a ­ m e n te re lig io s o . P iù fa c ile sarà il c a m m in o del suo successore che p o tr à im p o r r e la sua v o lo n tà r ifo r m a tr ic e : con la p re se n za d i U go, g ià a r c id ia c o n o d e lla c a tte d ra le , i l C a p ito lo tro v a s t a b ilit à : sono d i questo p e r io d o le p r im e tracce d e g li sta tu ti c a p ito la r i.

I l d o c u m e n to de l 1178 è i l p r im o , a llo stato a ttu a le d e lle r i­

cerch e , che ci r im a n g a su g li a n tic h i o r d in a m e n ti d e l C a p ito lo . A n c h e U go, b u o n a llie v o d i S iro , d e s id e ra n d o prov ve de re a lla p ace e a lla q u ie te d e lle sue chiese e, so p ra ttu tto , a l l ’o n o re d e lla ch ie sa m a tric e , a lla q u a le sono riservate le m a g g io r i cure in v ir tù d ei p r iv ile g i d i c u i è rivestita- r ip r e n d e i d ise g n i de l suo predecessore p o r t a n d o li a te r m in e . F in it a l ’op e ra d i r ic o s tru z io n e , e g li s tim a necessario p o rre su s o lid e basi la s tru ttu ra d e l co rp o c a n o n ic a le . « N o n si accettino d u n q u e n u o v i c a n o n ic i fin c h e g li a ttu a li n o n sia n o r id o tti a d i­

c io tto » con p r o ib iz io n e d i a u m e n ta r n e il n u m e ro n is i e v id e n s causa subesset et h o c c o m m u n i c o n c o rd ia et ele ction e fr a tr u m ~°. La d e c i­

sione p iù g rave, tu tta v ia , a lla q u a le è d o v u ta , p r o b a b ilm e n te , la is titu z io n e d e i c a p p e l l a n i 21, rig u a r d a v a il possesso d i p iù chiese.

E r a questa la c h ia v e d i tutto il sistem a d i r ifo r m a , 1 o b ie ttiv o del*

20 E* questo uno dei casi in cui sembra richiedersi 1 u n an im ità dei cano nici;

nelle altre questioni di norm ale am m inistrazione era richiesta la maggioranza. Lo statuto de num ero canonicorum fu confermato nel 11 84 da Lucio I I I e riconfer­

mato. nel 11 9 3 , da Celestino I I I , nisi forte in tantum augeri contigerit ecclesie facultates ut merito possit et debeat etium canonicorum numerus a u g m e n ta ri: D.

P u n c u h , L iber cit., docc. 1 1 9, 1 2 2.

21 U n docum enlo di Gregorio IX . del 1233, c informa che due prebende erano stale destinate al m antenim ento di sei m ansionari o cappellani deputati al funzio­

nam ento della cattedrale in assenza dei canonici: F. U c h e l l i, Ita lia sacra. II ediz., Venezia, 1717. IV , col. 885; L. A u v r a y , Les registres de Gregoire I X , Parigi,

1890-1910, n. 1249.

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T opera di S iro : i canonici avrebbero dovuto occuparsi d i u n a sola ch ie sa, la cattedrale, per potersi dedicare esclusivam ente ai suoi u ffic i 2. N on si potevano tollerare gli officio m u tila ta , che, a causa d e lle lo ro assenze, sorgessero sca nd ali, aum entassero i m o tiv i d i m o r m o r a z io n e ; considerato, soprattutto, che le chiese d e lla diocesi vivevano piuttosto delle elemosine dei fedeli che dei lo ro p ro p r i re d d iti, visto lo stato della chiesa presso D io e c o nsid erati i d a n n i s p ir itu a li causati agli u o m in i, si passa a ll'o r d in e nuo v o cui si ag­

g iu ng e , — e sem bra una decisione personale d e ll’arcivescovo, — che nessuno dei canonici p uò assentarsi d a lla chiesa senza lice n za d e l C a p ito lo . D a quest’u ltim a disposizione deriva sic u ram en te lo statuto de absentiis canonicorum con la relativa o rd in a tio ... p u n ie n d i canonice fratre m suum q u i se in u tilita tib u s ecclesie p e rtra c ta n d is a c o m m u n ita te c a p itu li nequiter segregaverit cui si fa cenno in u n d o ­ c u m e n to p a p a le del 1184 23, e che, p e rd u to , si ricava p a rz ia lm e n te d ag li statuti p e rv e n u tic i24.

D ue sono ancora le pre occup azioni d i U go: garan tire le esigenze de l m in iste ro sacerdotale in tutte le sue fu n z io n i, d a lla p a rte c ip a ­ zio ne collegiale a lla officiatura in cattedrale, al m in istero p astorale vero e p ro p rio ; garantire ai canonici, cu i certam ente n o n b asta­

vano le rendite acquisite negli a n n i precedenti, i p ro v e n ti d e lle ele ­ m osine che afflu iv an o in gran copia solo in u n a chiesa bene o f­

ficiala 25.

22 A proposito di questo documento si rileva che niente permette di du b i­

tare della sua data; tuttavia, la proibizione del cumulo delle prebende, consa­

crata dal canone X I I I del I I I Concilio Lateranense del 1179. svoltosi nel marzo, mentre il documento in questione è del giugno, fa sospettare che esso possa essere posteriore di un anno o che, comunque, il Capitolo si sia allineato in precedenza a quanto sarebbe stato discusso in concilio: C. J. v. H e fe le T I. Leclerc.q, Histoire (les Conciles, Parigi, 1907-21, V, p. 1098.

23 D . P u n c u i i , Liber c it., d o c. 119.

24 Cap. 3.

25 Su questa seconda preoccupazione potrebbero aver in fluito ragioni p iù serie, collegate direttamente al problema comunitario. I l sistema della prebenda, favorito particolarmente dall'economia agraria, poteva aver allontanato i cano­

nici dal chiostro verso le loro terre; l'aumentata circolazione m onetaria nelle città del tempo avrebbe favorito di nuovo la pratica della vita comune svincolando i canonici dalla servitù della terra: cfr. G. Duby, Les chanoines réguliers et la vie économique des X I et X I I siècles, in La vita comune del clero nei secoli X I e X I I , M ilano, 1962, I , pp. 72-81.

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N o n si p u ò d ire d ie a lle d e c is io n i d i U g o sia s e g u ita la p ra tic a attu a z io n e d e lle stesse26: la fre q u e n te r ip e t iz io n e d i d o c u m e n t i r e la ­ tiv i a lle assenze d ei c a n o n ic i, al n u m e r o d e g li stessi e la se c o la re q u e ­ stione dei c a p p e lla n i d im o s tr a n o fin o a q u a l p u n t o fossero d if f ìc ili i te n tativ i p e r r ic o n d u r r e a lle s tr u ttu r e e ccle siastich e t r a d i z i o n a l i u n m o n d o sfuggente, scarsam ente r id u c ib ile a fo r m e c h e i t e m p li tende-

27

'a n o a su pe rare in u n a n u o v a p ro s p e ttiv a r e lig io s a e s to ric a “ . C on la r id u z io n e a d ic io tto de l n u m e r o d e i b e n e fic i c a n o n ic a li si p re c lu d e v a , a lm e n o in te o ria , la via a l c u m u lo d e lle p r e b e n d e ; 1 a u m e n to d e lle stesse, con conseg uente c o n tr a z io n e d e lle en trate de i s in g o li b e n e fic ia ti, avreb be s p in to i c a n o n ic i a r ic e r c a r e fu o r i d e lla catte d rale q u e lle re n d ite che la lo ro d ig n ità e il lu s tr o d e lle lo ro fa m ig lie im p o n e v a n o . E fin q u i il ris u lta to d o v e v a essere, a l­

m e n o n e g li in te n d im e n ti d e lF arciv escovo, s p ir itu a le e r e lig io s o : esso, p e rò, d iv e n ta v a an ch e u n ’a rm a con la q u a le il C a p it o lo d ife se la stru ttu ra ch iu s a ed o lig a rc h ic a del suo o r d in a m e n to , a n c h e c o n tro gli in te rv e n ti d e lla Sede A p o s to lic a . E p e r ra ffo rz a re m e g lio la lo ro p o sizio n e i c a n o n ic i, il 15 d ic e m b r e 1222. c o n s id e r a ti a n c h e gli M a n d a li e gli o d ii che p o te vano d e riv a re d a lla p ro m e ss a d i p re b e n d e no n v acan ti ~8, c h iu d o n o la p o rla a n c h e a l l ’e v e n tu a lità , p r e v is ta n e l 1 11 8. d i deroga a llo statuto, im p e g n a n d o s i, sotto g iu r a m e n t o , a n o n accttare, p e r veni a n n i, a lc u n c a n o n ic o o lir e i 18 p re v is ti, salv a a u c to rita te d o m in i p a p e 29.

Il fatto , p e rò, che d i q u e ll’a u to r ità n o n si sia te n u to g ra n co n to

Non pare infatti che i canonici si siano preoccupati, negli a n n i seguenti, di osservare le prescrizioni di U go; favoriti da lla larghezza di concessioni di benefici ecclesiastici, tipica d d l'e tà di Gregorio IX e di Innocenzo IV , essi erano tito lari contemporaneamente di diversi benefici; nel 1226. per esem pio, il cano­

nico Dondedco è anche canonico di Bergamo e rettore della chiesa di S. A n to ­ n ino (li Casam avari: A . F e r r e t t o , Liber magistri Salmonis cit., docc. 1 '187-88.

Si vedano su questi problemi le suggestive pagine di C. Vi o l a n t e, I ro- spettile e ipotesi ili lavoro, in L a vita comune cit., I , pp. 1-15.

Evidentemente non bastavano le disposizioni del canone V i l i del I I I Concilio lateranense del 1179 (He f e l e-Le c l e r c q, H istoire cit., V , p. 1094) a impedire le promesse di benefici non ancora vacanti con conseguenze facilm ente in tu ib ili.

A. F e r r e t t o , Liber magistri Salmonis cit., doc. 667.

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n e g li a n n i seguenti starebbe a dim ostrare che il decreto era riv o lto , forse, p ro p r io contro d i essa che, nel secolo X I I I , avocava tro p p o spesso a sè la collazione dei benefici vacanti o d is trib u iv a benefici a p ie n e m a n i, non sem pre per m o tiv i re lig iosi. E p ro v a ne sia, a lm e n o n e l nostro caso, il rifiuto opposto d a l C a p ito lo , n e l 1229 e n e l 1232, alT am m issione di G iacom o C ig ala , frate llo de l trovato re L a n fra n c o , e d i Ugo da P o n tre m o li, rettore d e lla chiesa d i San G io rg io d i G e n o v a, e n tram b i presentati d a l pontefice G re g o rio I X 30.

D e llo stesso Gregorio IX è il docum ento 31 che c 'in fo r m a che nel 1233 i benefici canonicali in San L orenzo erano o r m a i r id o tti a sedici, due dei q u a li erano assegnati al sostentam ento d e i eap-

30 A. F e r r e tto . Carteggio inedito del pontefice Gregorio I X coi Genovesi, 1227-1235. in Giornale storico e letterario della Liguria. IX . 1908. docc. \ I I e X IX . Che la richiesta di ammissione per Giacomo Cigala avesse un valore poli­

tico si ricava palesemente dalla lettera del papa: cfr. anche A. M . Bo l d o r i n i, Per la biografia del trovatore Lanfranco Cigala. in Miscellanea di storia lig u re in onore d i Giorgio Falco, M ilano, 1962. p. 177. Riteniamo che alle ragioni statutarie del rifiuto non fossero estranee anche ragioni di natura politica: un Cigala in Ca­

pitolo avrebbe rotto l'equilibrio politico dello stesso? N è si deve dim enticare che il preposto del tempo, Rubaldo Fieschi, fratello del cardinale S in ibaldo, ap­

parteneva a famiglia che in quel tempo faceva opera di mediazione tra Papato e Impero. Sintomatico ci sembra, infatti, che Giacomo Cigala sia entrato in Ca­

pitolo solo verso il 1241 quando Genova era apertamente schierata in campo papale. Non mancano, tuttavia, altri esempi di rifiuto del Capitolo anche nei confronti di Innocenzo IV che nel 1254 ordina perentoriamente di concedere un beneficio canonicale a Giovannino de C.ruce, nonostante tutte le consuetudini della chiesa genovese: F. G u e r e llo , Lettere di Innocenzo IV dai cartolari n o ta rili ge­

novesi. in Miscellanea historiae pontificiae. X X III. Roma. 1961, doc. 102. La m an ­ cata presenza dello stesso, non ancora chierico nel 1254, nei docum enti posteriori induce a credere che anche questa richiesta, pur venendo dal pontefice genovese, sia andata delusa. In altro caso la volontà dello stesso pontefice era stata ri­

spettata. I l 26 ottobre 1250 Innocenzo IV aveva ordinato di concedere u n bene­

ficio in cattedrale a Nicolò Lercari, canonico di Reims: F. G u e r e llo . Lettere cit., doc. 58; la presenza di un Nicolaus diaconus negli anni seguenti ( D . P u n c u h , Liber cit., docc. 3, 4) farebbe ritenere, anche se l'identificazione è dubbia, che la richiesta sia stata accolta: ma quanto per far piacere al pontefice o non p iu t­

tosto perchè il predetto Nicolò era nipote di Nicolò Lercari, vescovo di Tiro e già magiscola della cattedrale genovese? Cfr. A. F e r r e tto , / genovesi in oriente nel carteggio di Innocenzo IV , in Giornale storico e letterario della L ig u ria, I, 1900, p . 362.

31 Cfr. nota 21.

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p e lla n i. Si g iu ng e così al c a p . 48 d e i n o s tr i s ta tu ti c h e , n e l 1244, accertati in 15 i c a n o n ic a ti e sistenti, l i d iv id e in q u a t t r o p re s b ite ­ r a li. q u a ttro d ia c o n a li e a ltr e tta n ti s u d d ia c o n a li, o ltr e le d ig n ità m a g g io ri del p re p o sto , d e lF a r c id ia c o n o e d e l m a g is c o la 32.

3. - D a q u a n to si è detto in p re c e d e n z a , a p p a r e e v id e n te 1 esi­

stenza d i n o r m e sta tu tarie in alto g ià n e l secolo X I I ; t u tt a v ia , 1 im ­ pressione generale che si ricava d a i d o c u m e n ti d i c a r a tte re s ta tu ta r io fin q u i cita ti è la m a n c a n z a d i s is te m a tic ità e d i o r g a n ic it à . G li stessi sta tu ti che p u b b lic h ia m o , il c u i o r d in a m e n to a p p a r t ie n e a lla seconda m e tà del secolo X I I I , n o n h a n n o a n c o ra a s s u n to q u e lla fo r m u la z io n e g iu r id ic a che sarà p r o p r ia d e g li s ta tu ti p o s te r io r i. La a b b o n d a n z a d e i r ife r im e n ti a lle c o n s u e tu d in e s, l'a lt e r n a r s i d i c a p i­

to li g ià e la b o ra ti a d is p o s iz io n i, ch e conservano a n c o r a la s tr u ttu r a d i u n a d e lib e ra z io n e c a p ito la re , fa n n o fe d e ch e essi r if le tto n o u n processo d i e v o lu zio n e ancora in corso.

I nostri statuti dovevano d iv id e r s i, n e lle in te n z io n i d e g li o id i n a to ri, in tre p a rti, r ig u a r d a n ti, ris p e ttiv a m e n te la c h ie s a , i l c h io s tr o , gli u ffic i dei c a n o n ic i e le p r e b e n d e 33. Sono p e r ta n to d a r if e r ii si a lla p r im a parte i c a p p . 1-4, 6-9; a lla seconda p arte i c a p p . 10-15 , 46, 4 9 ; a lla terza parte i c a p p . 5 35, 16-45 36, 47, 48, 50 ; a lla stessa terza parte sarebbero r ife r ib ili an ch e i c a p p . 51 e 52 c h e ci i l l u ­ m in a n o su specifiche m a n s io n i de l sacrista e dei c u s to d i.

G iu n ti a questo p u n to , resta il p r o b le m a d e lla d a ta z io n e d e i

32 In caso di vacanza di u n beneficio, esso veniva assegnato solo a un re­

ligioso appartenente allo stesso ordine di ehi lasciava il beneficio stesso: e ( io per rispettare il numero dei preti, diaconi e suddiaconi previsto da llo statuto.

Tale ordine di cose fu modificato nel 1249 con l ’aum ento a sei del n um ero dei preti, poiché quattro preti non bastavano ad sacerdotale benefactum officium exequendum : F. Gu e r e l l o, Lettere cit., doc. 43.

33 Tradizione che si riflette anche negli statuti posteriori: cfr. gli statuti del 1490 in Ar c h i v i o Ca p i t o l a r e d i Sa n Lo r e n z o, cartella 399, n . 5.

34 I capp. 13 e 15 sarebbero riferibili anche alla terza parte.

3d II cap. 5 si riferisce più giustamente alla terza parte, alla quale appar­

tengono anche certe disposizioni del cap. 3 relative alle funzioni del preposto.

30 II cap. 35 si riferisce anche alla seconda parte.

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