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Biblioteca digitale sella Società Ligure di Storia Patria

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Μ · · · Η · · · Β · · · · ϋ · · · Ι Ι Ι Η · · · 1

A N N O X I I I - 1937 - X V Fascicolo I - Gennaio-Marzo

R. D E P U T A Z I O N E D I S T O R IA P A T R IA PER L A LIGURIA

G IO RNALE STORICO E LETTERARIO

DELLA LIGURIA

P U B B L IC A Z IO N E TR IM ESTR A LE

D i r e t t o r e : A R T U R O C O D IG N O L A

(2)

S O M M A R I O

R om olo Q uazza, Tommaso di Savoia- Carignano nella guerra con­

tro Genova, pag. 1 — R en zo B a ccin o , L a strada romana A u re­

lia, pag. 15 — G aetano P a p p a ia n n i, N otizie sulla manifattura dei cappelli in Massa di Lunigiana (s?c. X V I I - X I X ) , pag. 26 — A n ton io G iu sti, A ppu n ti sul dialetto ligure, pag, 35 — VARIETÀ:

R iccard o M aineri, Pellegrino Broccardo, pag. 42 — R en ato G iard elli, Saggio di una bibliografia generale della Corsica, pag. 45

— C om u n icazion i d ella R. D ep u ta zio n e d i s to r ia p a tr ia p er la L iguria, pag. 50 — R A SSEG N A BIBLIOGRAFICA: L. B o r e llo e M. R osazza, Storia d'Oropa; Oropa storica, preistorica e proto- cristana — L. B o rello e M. R osazza, Oropa : Santuario, Celti, Streghe ed altre cose ( Carlo Bornate) — A tti della Sezione di Savona della i£. Deputazione di storia patria per la Liguria (Renzo Bac­

cino) — L udovico G iordano, Vie Liguri e Romane tra, Vado e Ven- timiglia (Renzo Baccino) ™ L u d ovico G iord an o, I l Castelvecchio d'Oneglia (Renzo Baccino) — Ita lo Scovazzi* I l prim o romanzo di A . G. B arrili — Italo S co v a zzi, Due inedite poesie d i A . G.

Barrili — I. S co v a zzi, A . G. B arrili — I. S co v a zzi, Confidenze giovanili di Pietro Sbarbaro (Leona Ravenna) — A tti della Società economica di CMavari (Leona Ravenna) — A rtu ro C o d ign ola, La monarchia di Savoia e VInghilterra nelVultimo periodo del pre­

dominio tiapoleonico (Leo?ca Ravm na) pagg. 56-74 — R en zo B a c ­ cino, Spigolature e notizie, pag. 75.

CASSA DI RISPARMIO E MONTE DI PIETÀ' DI G EN O VA

RICEVITORE PROVINCIALE PER LA PROVINCIA DI GENOVA

F I L I A L I “ ^—

GENOVA - CENTRO

(Agenzia

A)

(Agenzia B ) G ENOVA - SAMPIERDARENA GENOVA -SESTRI

G EN O V A -P EG LI G EN O V A -V O LT R I G ENOVA -R IV A R O LO GENOVA - B0LZANET0 GENOVA - PONTEDECIMO G E N O V A -N E R V I GENOVA -VALB1SAGN0

ALASSIO PIETRA LIGURE

ALBENGA PIEVE DI TECO

AREN7.AN0 SAPAlLO

B0R0K3HERÀ RECCO

RUSALLA R EZZO AG LIC

CAM POUGURE S. REMO

CHIAVASI s. m a r g h e r i t a l i g u r e FINALE LIGURE SESTR! LEVANTE

IMPERIA II t a g g i a

LO A N O TORRIGLIA

MONTCGGIO V AR AZZL

NOVI LIGURE VARESE LIGURE

CREDITO ITALIANO

LOCAZIONE CASSETTE DI SICUREZZA

DEPOSITI DI TITOLI A CUSTODIA

a l i e c o n d i z i o n i p i ù m o d i c h e

SERVIZI SPECIALI PER TITOLI DI

STATO E OBBLIGAZIONI DIVERSE

(3)

Anno XIII - 1937-XV Fascicolo I - Gennaio-Marzo

GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

Di r e t t o r e: ARTURO CODIGNOLA

C o m ita to d i r e d a z io n e : CARLO BORNATE - PIETRO NURRA - VITO A. VITALE

TOMMASO DI SAVOLA-CARIGNANO NELLA GUERRA CONTRO GENOVA

1) Tommaso coadiutore d e ll7opera paterna.

Nella· vasta attività, politica del governo cin quantennale d i C ar­

lo Emanuele I. Topera del duca fu sempre integrata da quella dei principi suoi figliuoli, non appena questi furono g iu n ti ad u n ’età conveniente; ed il loro carattere, la loro personalità ebbe modo di foggiarsi e di m anifestarsi, con linee ben determ inate, m entre il padre era ancora vivente e mentre ancora esercitava in d iritto e in fatto la sua autorità suprema. D ei numerosi figli m aschi (F ilip p o Emanuele, V ittorio Amedeo, Em anuele F iliberto, M aurizio, T om ­ maso) — morto giovinetto il primo, passato al servizio di Spagn a i l terzo, che morì poi nel 1624, avviato per la via ecclesiastica il p e­

nultim o — solo Tommaso rimase in realtà a fianco del principe ere­

ditario a svolgere con lui opera di diplom azia e di guerra.

L'animo ardito e la fermezza di Tommaso adolescente s i erano m anifestati già nella prima lotta per il M onferrato e contro la S p a ­ gna, e nella energia, con la quale in essa aveva adem pito a m ission i difficili e delicate. Più tardi aveva fatto ottim a prova come gover­

natore della Savoia ed aveva rivelato buone doti di prudenza e di a c ­ corgimento.

Prima che la difficile situazione politica e l ’aspra guerra del 1628-30 gli dessero occasione di m anifestare am piam ente il suo a c u ­ to e sano criterio e la larghezza delle sue vedute, anche la guerra contro Genova gli permise di m ettere in evidenza il valore personale

e la serietà, con cui eseguiva g l’incarichi affidatigli.

Come studio dello sviluppo di una interessante personalità e per gli elem enti, che l ’epistolario di Tommaso fornisce alla conoscenza delle particolari vicende di una guerra poco nota, correggendo n o ti­

zie inesatte, l ’opera svolta dal principe di Carignano in quel periodo di tem po è degna di essere rievocata, pur non essendo ap p a ren te­

mente di primaria importanza.

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R O M O L O QUA ZZA

2 ) P re μη razione d ip lo m a tic a a lla guerra.

L 'intervento m ilita re austro-spagnu olo in V a ltellin a dopo il S a ­ cro M acello (lu g lio 1620) e il tr a tta to di M ilano (gennaio 1622), m odi­

ficando l ’equilibrio generale, spinsero Venezia a ordinare al suo am ­ basciatore a P a r ig i di propugnare una vigorosa azione francese con­

tro la Spagna e di m antenersi perciò in istr e tto con ta tto con l’in viato sabaudo (*). 1112 novembre 1622 Luigi X III s ’incontrò con Carlo E m a­

nuele I ad A vignone. Conferenze a ttiv issim e si tennero tra il duca, l 'am basciatore veneto a Torino, M orosini, l ’am basciatore veneto in F ra n cia , P esaro, il gu a rd a sigilli C aum artin, il P u isieu x , lo Schom- berg, il B u llio n , l ’am basciatore fran cese a Torino, C laudio M arini.

A i colloqui di A vignone ne seguirono a ltr i ten u ti a Lione. Ma per l ’asten sion e degli Svizzeri e per le esita zio n i della diplom azia vene­

ziana la lega antispagn uola ideata doveva subire in pratica m olte lim itazion i.

Il m ovim ento contrario a casa d ’Asburgo, disegn atosi in F rancia, in I ta lia , in G erm ania, era di en tità ragguardevole; ma troppo d i­

spa rati erano gli elem enti, che a quell’azione avrebbero dovuto c o l­

laborare : il papa e i principi evangelici di G erm ania, il re di F ra n ­ cia e quello d 'In gh ilterra, il re di D anim arca e gli Svizzeri, le P ro­

vince ITnite, i G rigioni e V enezia, il duca di Savoia e il duca di M an­

tova. I membri di una siffatta vasta alleanza avrebbero avuto in te ­ ressi troppo discordi per raggiungere vera efficacia.

Nondim eno, anche nelle sue proporzioni ridotte, la lega franco- veneto-savoiarda, firm ata il 7 febbraio 1623 a P arigi, destò vive a p ­ prensioni a V ienna e a Madrid. L ’O livares, il 14 dello stesso mese, preoccupato d alle contem poranee tra tta tiv e francesi coi Paesi B a ssi e col M ansfeld, si decise a firm are una convenzione, per la quale le fortezze della V altellin a e la contea di Chiavenna dovevano essere consegnate al papa, che le avrebbe ten u te fino alla conclusione di un accordo (2). Le cose erano a ta l punto, quando morì Gregorio ΧΛ e fu eletto papa U rbano V i l i (23 agosto 1623). Questo, nel novem-

0 ) A n h o r n B a r t h , Gra-Biinter K rieg (1603-1629) , C oira, 1X7^; A . Z e l l e r . E ludes critiques sur le règne de Lowîs XIII. Le connétable de Limites. Montau- 6an et la V altelline, P a r ig i, 1879; Richelieu et Ics m inistres de Louis de 1621 à 162.'f, P a r ig i, 1880; Luzzi, La S. Bartolomeo della V altellina, F ir e n z e , 1885;

G. F a g n ie z , Le pere Joseph et Richelieu, P a r ig i, 1894; G. H anotaU X , La crise européenne de 1621, in Revue des deux Mondes. g en n .-feb b . 19(12.

(2) L . A r e z io , La politum della S. Sede rispetto alla Valtellina dal concor­

dato di Avignone alla morte di Gregorio XV (12 tiov. 1622-8 luglio 1623), C a­

g lia r i. 1899; R . Q u a zza , Politica europea nella questione Vaiteliinica. (La lega franco-veneto-savoiarda e la pace di Monçon), in N. A rd i. Veti., N . S. X L II (1921) e La politica di Carlo Em. 1 durante la guerra dei tre n ta n n i, in m ise. Carlo Emanuele / della Soc. st. sub., v . I, 1930.

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TOMMASO D I SAVOIA -CA RI G N A K O N E L L A G U E R R A C O N T R O GE N O V A

bre, riprese le trattative dirette per la questione v a lte llin ic a , o tte ­ nendo che al Pastrana, am basciatore spagnuolo a R om a, ven issero conferiti ampi poteri e inducendo il debole S illery , am b asciatore fr a n ­ cese, a concedere che fosse assicurato libero p assaggio per il te r r i­

torio valtellinese alle truppe che tornavano dalla G erm ania, con la sola· riserva che la libertà religiosa della valle fosse g a ran tita da d e ­ term inati patti.

Ma, caduto il fiacco governo dei B ru larts in F rancia (febbraio 1624) ed entrato poco dopo nel consiglio reale il R ichelieu, il giuoco diplom atico si fece serrato e intenso. Il 10 giugno 1624 L uigi X III firmò il trattato franco-olandese e le istruzion i per il m archese di ('oeuvres, destinato in V altellin a : così in uno stesso giorno ap p a­

rivano compendiati gli effetti di una vasta manovra p olitica . Però il Morosini, succeduto al P esaro l ’agosto 1624 nella carica di ambasciatore presso Luigi X III, dichiarò che V enezia non in te n ­ deva turbar la pace d ’Italia e che giudicava C arlo E m anuele in ­ tento più a conseguire i propri fini che ad ottenere la restitu zion e della, V altellina. Nonostante la freddezza della R epubblica, il R i­

chelieu ritenne opportuno assecondare almeno una parte delle depi­

lazioni del duca sabaudo. Il o settembre 1624 a S. Germ ano, pre-- sente, ma non assenziente, l ’am basciatore veneto, si sta b ilì dunque che a metà novembre sarebbero stati pronti i con tin g en ti s ta b iliti dalla Lega; qualche giorno dopo, si precisò che era conveniente f a ­ vorire una diversione del M ansfeld nel P a la tin a to e u n ’azion e s a ­ bauda in Liguria.

Venezia, che in quel momento era rappresentata a Torino d a G i­

rolamo P riuli, succeduto al defunto Lorenzo P a ra ta , scon sigliava al duca l'impresa di Genova, facendogli osservare che, occupato in quella non facile campagna, egli avrebbe lasciato il Piem onte in mano ai l· rancesi. Ma Carlo Em anuele confidava di poter ricavare qualche cosa d a ll’impresa, anche se ardua.

Gli accordi concernenti Fazione furono presi a Susa dal 20 al 22 ottobre 1624, e i patti furono tenuti segreti. Col pretesto di so ste ­ nere i suoi d iritti sul feudo di Zuccarello, Carlo E m anuele avrebbe inviato verso la Liguria 25.000 fanti e 3000 ca v a lli; una poderosa flotta, della quale le Province U n ite, l ’Inghilterra e il duca di G u i­

sa, governatore della Provenza, avrebbero fornite le un ità, in c ro ­ ciando tra Albenga e Rapallo, avrebbe ostacolate le com unicazioni della Spagna coi porti liguri.

Intanto, sollecitati dal marchese di Coeuvres, i G rigioni ave­

vano preso le armi e con l ’aiuto delle riserve francesi e svizzere avevano rioccupato Coirà, M eyensfeld, Steig ed altri paesi verso il l'irolo e continuavano ad avanzare. 11 Coeuvres nel novembre ricon ­ quistò Tirano, Sondrio, Borm io; ma ben presto ricom inciarono le

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4 R O M O L O QUA ZZA

difficoltà (M. A bbandonata a sè, la spedizione francese non poteva che fa llir e ; perciò il 20 dicem bre 1624 il R ichelieu rimproverò lo S c a g lia , am basciatore sabaudo, in presenza del M orosini, pei· la m ancata diversione a lla fron tiera occidentale della Lombardia. Car­

lo E m anuele non aveva, invero, garanzie sufficienti per intrapren­

dere una lo tta , nella quale, per la freddezza di Venezia, avrebbe d ovu to sopportare da solo il peso m aggiore.

3) Conversazioni politiche di Tommaso a Parigi.

M entre si intensificavano i preparativi di guerra, a P arigi il 6 gennaio 1625 si celebravano con grande solennità le nozze tra Tom­

m aso di Savoia-C arlgnano e Maria di B orbone-Soissons (2) : questo m atrim onio, com e già quello di C ristina con V ittorio Amedeo, do­

veva cem entare l ’unione franco-sabauda, e g li si attribuì lo scopo di arrecare al governo di Torino l ’appoggio particolare di una delle più grandi e p o ten ti fa m ig lie di F rancia, rientrata nelle grazie so ­ vrane.

I l principe sabaudo, durante il suo soggiorno nella capitale fran cese, approfittando delle circostanze favorevoli, non mancò di svolgere opera v ig ile in favore del programma paterno. Partecipan­

do a lle quotidian e riunioni prescritte dal cerim oniale della corte, sp ecialm en te al circolo ten u to tu tte le sere dalla regina madre, egli aveva m odo di venire a conoscenza di molti avvenim enti e di sentire come questi venivano v a lu ta ti.

Spesso gli accadde di strappare indirettam ente dalla bocca stessa di M aria de’ M edici dichiarazioni di notevole interesse. Da poche ore, ad esem pio, il 12 gennaio 1625 si era diffusa la notizia d e lla rivolta del Soubise, fortificatosi n ell’isola di Ré e im padro­

n ito s i di Tal m on, quando la regina madre, alla presenza del l'am ­ basciatore in glese con te di Carli le, dichiarò a Tommaso, recatosi la sera ad osseq u iarla, che la pericolosa novità non avrebbe distolto il re d alle deliberazioni già prese riguardo a ll’armamento del Man- sfeld e a l l ’in v io del L esdiguières in Piem onte. Ella assicurava che L u igi X III sarebbe sta to contem poraneam ente in grado di punire i r ib elli e di aiu tare gli a lle a ti d 'Ita lia , contrariam ente alla voce d i­

v u lg a ta si, secondo la quale gli sarebbe stato necessario trattenere le forze a l l ’in tern o. Le stesse cose confermò anche il Richelieu, reca­

to si dal principe il 13 gennaio in visita di rallegram ento per le a v ­ venute nozze. C o ll’a stu to Cardinale la conversazione si trasformava in vivace scherm aglia ed assum eva m aggior valore politico. Biso-

(!) Γ . M a r t i n e l l i . Le guerre per la Valtellina nel see. XVII. Viirese, lil.Ti.

(2) R . Q u a zza , Come ebbe origine la Casa di Carignano, in Conri riunì, n. 2, 1937.

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TOMMASO D I S A V O IA -C A R IG N A N O N E L L A G U E R R A C O N T R O G E N O V A 5 gii ava essere sempre presenti a se stessi ed accorti, poiché l ’ab ile u o­

mo di stato non mancava di tendere le sue reti ogni volta g li si o ffri­

va l ’occasione. Ma nel principe sabaudo non venivano m eno il c o n ­ trollo e la vigilanza.; la sincerità vigorosa delle sue a sserzion i r e n ­ deva spesso vane le arti del furbo interlocutore. S fu g g ì così a lle in ­ sistenti premure del Cardinale, che, offrendogli con parvenza di molta generosità di anticipare una forte somma per il p agam ento di m ilizie assoldate, voleva indurlo a firmare in nom e del padre un ’altra convenzione, nuovo pesante legam e.

Pur ricusando, Tommaso non om ise di rilevare le grandi spese sostenute dal duca e si lagnò del ritardo del C onestabile a entrar re in azione, per cui si aggravava il dispendio. Ebbe anche l ’a cc o r ­ tezza di provocare significative, im plicite rivelazioni sul program ­ ma, che il governo francese intendeva a ttu are. In vitan d o il m in istro francese a riflettere che « nella grand’im presa conveniva pensare come potervi impegnare li signori V enetian i, li quali, non a tta c c a n ­ dosi lo stato di M ilano, staranno a lla finestra a risguardare l ’ope- ratione dell’altri », riuscì in fa tti a fa rg li am m ettere che L u ig i X III non escludeva l ’eventualità di un a ssalto al M ilanese, ma che per il momento non « era n ell’intiera necessità di farlo ». D a questi c o llo ­ qui il principe si formò dunque la» convinzione che l ’in ten d im en to francese non era di far guerra aperta contro la Spagn a, ma di agire, se mai, contro quest’ultim a solo in form a in d iretta . N e lla com p lessa serie dei negoziati, che si svolgevano sotto i suoi occhi n e lla c a p i­

tale francese, dove si aggiravano agen ti olandesi e dove U rbano V I I I con l ’invio di Bernardino Nari cercava invano una sod d isfacen te s o ­ luzione dei problemi v a ltellin esi, Tommaso e l ’abate S caglia doveva­

no vegliare e manovrare, affinchè non si abbracciassero riso lu zio n i contrarie agl’interessi sabaudi (*).

(*) Tommaso al padre Carlo Emanuele I, Parigi, 14 gennaio 1625, Arch.

di st. Torino, Lett. Principi Savoia, mazzo 4!). Riportiamo la prima parte della lunghissima lettera : « Con l ’occasione, ch'il Bellagione se ne passa dal Sig. Contestabile con la capitolatione da lu i accordata con gli Olandesi, della quale con l’ultimo spaccio fatto a V. A. se n’è mandata copia, giudico mio dovere di darle conto di quanto m’è occorso doppo l'ultim e lettere mie. Ha- vendo però continuato d’essere tutte le sere a compire con la Regina al ga­

binetto, trovandovisi anche talvolta il Re secondo l ’uso di questa Corte, ha- vendo impiegato il remanente del giorno nel render le visite a questi Pren- cipi e Prencipesse, come pure tuttavia vado continuando di fare: hieri avanti alla sera essendo dalla Regina madre, et in compagnia sua il Conte di Car­

line Ambasciatore Inglese, si occorse trattare della nova ch’a il medesimo gior­

no gionse delle novità di Sobise, le quali consistono, ch'essendo imbarcato sopra vaselli, che s ’erano radunati nel basso Poitù verso Sable d’Hollona s’era transportatto nell’isola di Retz et ch’ivi si fortificava havendo da otto a novecento huomini con quali haveva anche sorpreso Talam one; sopra la qual nova la Regina madre assicurò, che non occorreva che si dubitasse, ch’il Re cambiasse cos’alcuna sopra le resolutioni prese tanto dell'armamento de

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6 R O M O L O QUAZZA

In quel d elica to m om ento acquistava notevole valore proprio Γο- Itera personale del principe di Carignano, poiché il Richelieu ci te ­ neva a m ostrare in lui particolare confidenza e lo m etteva via via a parte dei colloqui del N ari e del nunzio pontificio (*). Lo informò M ansfeld, che per le cose d ’Italia, dove il Contestabile andarebbe per l'ese- qutione di quello s ’era concertato, aggiungendo, che ninna cosa mai saprà impedire le resolutioni già prese, et che saprà molto ben il Re castigare li soi Rebelli, et assistere alli soi confederati. D isse che questa novità era stata fomentata da Spagnoli, ma però con denaro che poteva anche essere venuto da finanzieri malcontenti di Francia. Il card. Richelieu fu hieri sera a visitarm i, et doppo haver compito con un ufficio pieno di cortesia et d'af­

fetto per l'occasione di questo mio viaggio; m'ha largamente testificato la dispositione di Sua Maestà nel voler proseguire tutti gli concertati, dicendo che Spagnoli non havranno avanzato per le novità, che fanno far a Sobise con 400 m ila franchi, che hanno fatto pagare al medesimo: che il Re haveva datto ordine per la levata d’alcuni terzi, et per la provisione de vaselli per andare a reprimere gli dissegni di Sobise, et che questo non impedirebbe che si sollecitasse sempre d'avantaggio la calata del contestabile con le troppe or­

dinate et che Sua Maestà non mancherebbe a cos’alcuna necessaria a quello concerne il dissegno della grand’e principal impresa.

« M’ha grandemente pressato per il danaro di Mansfeld, dicendo che il Re l'havrebbe avanzato del suo, ogni volta che io mi fussi obbligato, che V. A. lo restituirebbe accennando di farne compensatione con quello che do­

vranno quà, et di più sollecitavano, perchè dovessero approntarsi al più presto gli V aselli d'Ollanda.

« Ho rapresentaco in risposta di tutto questo le spese molto grandi fatte da V. A., et il statto nel quale si trova, di non poter tardare ad operare, ha- vendo ogni cosa pronta: ho esagerato il pregiuditio, che porta la tardanza del Contestabile a non passare con le troppe, e promesso che la trovaranno molto più forte, che non è obbligata per la capitolatione fatta : che nella grand'impresa, conveniva pensare come potervi impegnare gli SS.ri Venetiani ; li quali non attaccandosi lo stato di Milano staranno alla finestra, a risguar- dare l'operationi dell'altri. Il detto Sig. Cardinale ha in risposta detto, che questi hanno promesso d’attacare la Valtolina ogni volta che il Contestabile sii in Piemonte, che conviene cominciare ad impegnarli in questo, et per il resto di più. che converrà che V. A. vaddi destreggiando ; ch’il Re non diceva già di non ha versi a condurre ad attacar il statto di Milano, ma che sin'hora, non era nell'intiera necessità di farlo.... ».

i 1) « M'ha il Cardinale anche detto l'arrivo di Bernardino Nari, il quale sarà dim ani a ll’audienza di S. M. Assevera che per quello risguarda la Val- tollina, che non si sortirà da la continuatione dell’esequtione, essendosi in questa conformità ordinato a Coure d’ellegere uno del li doi partiti o di fare il forte incontro a quello di Fuentes, e poi andar aH’acquisto di Bormio, o vero d ’attaccar Chiavenna e Riva e che per quello che risguarda il Papa, hanno le loro risposte pronte, con le quali credono di molto ben sodisfarlo et apagarlo, havendo in tutti li soi discorsi testificato una generosa resolu­

tione in S. M. circa l ’assistere in tutte le parti vigorosamente e senza la­

sciar luogo a trattatione alcuna.

« L'Abbate Scaglia havendo già veduto questo Nuntio, e nel medemo tempo Bernardino Nari, che gionse l ’altra sera; egli ha in conformità del co­

mando di V. A. procurato di render gli uni e gli altri certi dell’interesse che V. A. prenderà sempre come proprio d’ogni sodisfatione del Pontefice, et havendo procurato d ’aquistar ogni maggiore confidenza con essi, acciò gli possi servire per penetrare con quali concerti siano qua per negotiare. Nel

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TOMMASO D I S A V O IA -C A R IG N A N O N E L L A G U E R R A C O N T R O G E N O V A

così di aver cercato di attirare anche il papa nella lega, insin u an d o che « potendo forse le cose andar più avanti di quello risguarda la V altellina, poteva anche la S a n tità Sua pensare a far il suo profitto, poiché Spagnuoli tenevano m olto di quello de la Chiesa et che non era gran tempo che era sta tto di essa, come l ’Abruzzo ». Ma questo suo accenno non aveva destata nei rappresen tanti papali nessuna eco; e l ’asprezza· delle conversazioni cresceva, così che lo S caglia in ­ tervenne presso di loro, esortandoli a « prender il negotio con d o l­

cezza » P).

Anche Luigi X III, a corte o durante le partite di caccia, p a r la n ­ do col principe di Carignano entrava spesso in argom enti p o litici.

Ripetutamente dichiarò che l ’azion e degli U gon otti non lo preoccu­

pava, poiché riteneva che, pur ricercando a iu ti fo restieri, avessero forze ridottissim e. L’inattesa ribellione non avrebbe quindi avuto i n ­ fluenza su ll’impresa d ’Ita lia . A ppunto durante una caccia intorno alla metà di gennaio, avendo il re ripreso l ’argom ento, Tom m aso colse l ’occasione per dire che il Lesdiguères non era ancora disceso in Piemonte. « Subito Sua M aestà, vo lta ta si verso di me — scrive il principe il 23 gennaio — mostrò con qualche alterazion e m eraviglia e disse che a punto se ne m eravigliava et liaveva cau sa di dolersi d ’esso, ch’anco retardasse, doppo haver havuto tu tti li recap iti n e ­ cessari, et essere statto tante volte com andato di p artire, oltre che quando si trovava esso Contestabile qua, a la corte, non faceva che sollecitare la- sua partenza, per passarsene in P iem on te, e t bora, che vi si trova sopra le porte, non era modo di incam inarlo ». P o ch issim i giorni dopo, tanto il sovrano quanto il Cardinale si affrettarono ad informare il principe che era pervenuto l ’annunzio d e ll’in g resso

del Canestabile in territorio sabaudo (2).

Non restavano ormai a Tommaso che pochi giorn i di dim ora in Francia, poiché l ’intensificarsi della, preparazione m ilita re in P ie ­ monte e l ’inizio della guerra l ’avrebbero ben presto richiam ato in patria. Ricevette la visita del padre Monod, che era allora al p r in ­ cipio della sua carriera; ma, non essendone stato preavvisato da Torino, non gli accordò confidenza, ascoltando tu tta v ia i g iu d izi sul modo di spingere Luigi X III ad aperta guerra contro lo sta to longo discorso ch’ebbe con loro non ricavò altro, salvo che il Papa manda

a fare larga esageratione sopra le attioni di Coure, e mostra desiderio della pace fra le due Corone, ma però senza ch’habbino propositioni particolari per quest’effetto, sì come anche per la sodisfattione ch'il Pontefice possi pre­

tendere per se. Gli dissero che questa doveva sortire da qua ; egli continuarà a trattare con essi loro, tanto più essendo il Nari suo amico vecchio di Roma, e V. A. sarà avisata di quello si penetrarà di qua, e si starà avertiti perchè non eschi di quello che si deve al disegno di V. A. sopra quest’effetto.... ».

Tommaso al padre, Parigi, 14 gennaio 1625, cit.

(1) Tommaso al padre, Parigi, 16 gennaio 1625. Ivi.

(2) Tommaso al padre, Parigi, 23 gennaio 1625. Ivi.

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8 RO M O L O QUAZZA

di M ilano. R accolse ancora, trasm ettendole al padre, le notizie a m ano a m ano più gravi su llo sviluppo d e ll’im presa ugonotta e su ­ gli ordini d a ti al duca d i Guisa per cooperare con la flotta di P ro ­ venza alla spedizione contro Genova (*).

R icevu to il 25 gennaio l ’ordine di richiam o, notificò al padre che sarebbe p artito per Cliambéry, dove sperava di « trovar qualche suo com ando ». In caso negativo, aggiungeva, « passerò di longo per tro ­ varmi a tem po in così buona occasione » (2).

4) L 'in iz io d e lla c a m p a g n a c o n tr o G e n o v a .

L asciata la sposa a P arigi, affinchè potesse più comodamente fare i preparativi per la partenza, il principe Tommaso i prim i di febbraio raggiu nse Cambéry, m entre l ’esercito del Lesdiguières en ­ trava in Piem onte per le due vie del M onginevro e del M oncenisio.

Il primo giorno di febbraio 1625 il C onestabile e il Créqui erano a Torino, il 13 a V ig o n e; il 4 m arzo sotto A sti si fece la rassegna generale d ell’esercito : 23.000 uom ini, de’ quali un terzo F rancesi (3).

Nacquero to sto d issen si fra i capi per la com pleta diversità di v e­

dute intorno al piano d ’atta cco. P er irrom pere nel Genovesato, si offrivano due vie : l ’una attraverso il M onferrato, l ’altra per lo s ta ­ to di M ilano. I l L esdiguières, il Créqui ed a ltri proposero di a sse ­ diare subito Savona ; ma il duca di Savoia in sistette per penetrare nel territorio della R epubblica, seguendo la via di Acqui e Capria­

ta. Il 0 marzo s i in iziò la m arcia attraverso il M onferrato. I l Colie- stab ile chiese al duca di M antova e M onferrato, Ferdinando Gon­

zaga, a llo g g io in San D am iano e N izza; rifiutatesi di cedere, Niz- (*) a .... È gionto corriero mandato dal S. D ic a di Guisa a S. M., con aviso che vedendo egli, che le otto galere de’ Genovesi, che si sono cacciate nelle isole di Yeres non si levano da quelle, mentre ponno pigliar porto nelli lochi vicini, Esso Duca di Guisa loro aveva mandato a dire che il starsene in dette Isole con le gelosie che davano non era termine di buon amico, et che perciò li convitava di prender porto, non havendo ragione di fugirlo, poi­

ché sarebbero sfatte ben ricevute e trattate, come sempre s ’era fatto verso di loro; che per risposta le havevano mandato, di non voler partire da quel posto, per prender porto, e che cossi havevano ordine di fare; per il che esso Duca di Guisa, vedendo che non compliva a la reputatione di S. M., il sop­

portare dette galere colà, haveva commandato alla Capitana delle galere di S. M. di mettersi al mare e necessitare con la forza la partenza di quel­

le.... ». Ibidem. Ma vedi sopratutto la lettera di Tommaso al padre del 22 gennaio. Ivi.

(2) Tommaso al padre, Parigi, 25 gennaio 1625. Ivi. Altra al fratello Vit­

torio Amedeo, stessa data.

(3) L'esercito del Lesdiguières si componeva dei reggimenti di Normandia, di Sault, Chappes, Trémon, Bonne, Blancon, Sancy, Tallard, Vaubecour, Beaufort, La Grange : tutti considerati sceltissim i. Dufayard, Le connétable de Lesdiguières, Parigi, 1892, pag. 539 e segg.

(11)

TOMMASO D I S A V O IA -C A R IG N A N O N E L L A G U E R R A C O N T R O G E N O V A 9 za, Rocchetta P alafea e Mombaruzzo furono sacch eggiate con e s tr e ­ ma violenza. Anche Capriata fu m essa a sacco; ma per le p roteste del Gonzagna (*), Carlo Em anuele ordinò che, per quanto era p o s s i­

bile, si restituissero gli averi so ttr a tti ai leg ittim i p rop rietari. A d Acqui e a Strevi si iniziarono fortificazioni e si sottop o sero gli a b i­

tanti a contribuzione; Novi fu occupata dal m archese d ’U x e lle s, Carlo Emanuele e V ittorio Am edeo avanzarono su Creinoli 110 e su Ovada, in direzione di V oltri. Geronimo D oria aveva rin u n zia to a difendere Ovada, ma aveva innalzato forti difese a R o ssig lio n e e si era diretto su V oltaggio per sbarrare il passo al L esd igu ières, lasciando libero il col Masone ai Sabaudi. O ccupata Ovada, Carlo Emanuele assalì R ossiglione, che fu occupata il 17 m arzo grazie al valore del principe V ittorio Am edeo. Vennero rapidam ente presi Campoligure e M asone; la m inaccia, orm ai, incom beva su V o ltr i.

In Genova intanto, alle prime n otizie d e ll’avanzata nemica., si era diffuso un vero panico. Gli anim i però si risollevaro n o appena si fece strada la convinzione che il col Masone non sarebbe sta to superato. R estava tu ttavia il pericolo di u n ’avanzata pel co lle d e l­

la Bocchetta, m inacciato dal L esdiguières; in oltre il 0 a p rile i G e­

novesi subirono una grave sconfitta a V oltaggio, dove pure il m a ­ stro di campo generale Tommaso Caracciolo e il co lo n n ello G uasco si erano fortemente m uniti (3).

A tutta questa, prima fase della guerra il principe di C arignano non potè prender parte, poiché, giunto a Torino, era cad u to s e r ia ­ mente ammalato. Solo il 27 m arzo fu in grado di scrivere a l padre e al fratello che le forze com inciavano a tornargli e che sperava di rim ettersi presto « per poter far la parte » sua (3).

Infatti, la. sera· del 5 aprile, lo troviam o ad A sti, secondo gli ordini paterni ; colà ricevette arm i e m unizioni ed avviò alla volta del campo le compagnie, che a mano a mano erano affluite in c ittà (4).

Due giorni dopo ebbe con 1’am basciatore veneto, recatosi da lu i, un lungo colloquio, durante il quale si sen tì ripetere con in sisten za

J1) Quazza, M antova e M onferrato nella politica europea alla vigilia delia guerra per la successione, Mantova, 1922, pag. 65 e sgg.

(2) Dufayard, cit., pag. 542 e sgg. È da rilevare il modo pietoso, col quale il D ufayard storpia i nomi dei nostri paesi. Cfr. anche R i c o t t i , S t. della m o­

narchia piemontese. voli. 6, Firenze, 1864-69, IV, pag. 194.

(3; Al padre scrisse : « Se prima d ’hora le mani mi havessero servito, non liaverei tardato sin a questo ponto a fargli humilissima riverenza, hora piglio questa occasione di augurare a V. A. felicissim e queste prossime sante feste et; colme di quelle vittorie che le posso desiderar maggiori et mentr'io pro­

curo rimettermi per poter esser al più presto ai piedi di V. A. la suplico a favorirmi dell’honore della sua gratia». In sede cit., mazzo 50. Il C la r e tt a . S t. della reggenza di Cristina di Francia duchessa di S a vo ia , 3 voli. Torino, 1S6S-69, I, 76, confondendo le date, crede Tommaso in Asti fin dalla rassegna del 4 marzo.

(4) Tommaso al padre, Asti. 5 aprile 1625. Sede cit., mazzo 50.

(12)

10 RO M O L O QU AZZA

che, se il C onestabile e il D u ca entravano nello sta to (li M ilano, i V en ezian i col m archese di Coeuvres si sarebbero m ossi im m ediata­

m ente a com piere tu tte quelle operazioni, che fossero giudicate op­

portune.

A ll'im p resa contro Genova invece la Repubblica di S. Marco si m ostrava sem pre o stile. La scelta di quella città come mèta d e ll'a ­ vanzata pareva determ inata dalla prevalenza delle forze sabaude su quelle del L esdiguières. Ma non bisogna dim enticare che la F ra n ­ cia, non volendo rompere aperta guerra alla Spagna, preferiva ad u n ’azione contro lo sta to di M ilano l'a ssa lto alla Superba.

Però il Coeuvres non tralasciava di adoperarsi in V a ltellin a per rendere sem pre più difficile il p asso a g li Spaglinoli e faceva co stru i­

re pontoni, arm ati di cannoni, da m ettere nel lago di Como a ll’im ­ bocco d e ll’A dda. Il forte di F uentes veniva ad essere seriam ente bloccato così che g li Sp agn u oli l ’avrebbero volentieri ceduto a p at­

ti onorevoli. Ma invano pregavano il papa di promuovere un a c ­ cordo. Mentre notizie in g le si davano come già deliberata un’azione concorde dei p rin cip i p rotesta n ti, entravano in Genova rinforzi sp a g n u o li; così si conservava, in com plesso, l ’equilibrio fra le parti avverse (1).

5) C a r a tte r e dell'ufficio assegnato da principio a Tommaso.

P er parecchi giorni l ’opera d i Tommaso fu interam ente rivolta alla preparazione logistica (2) ; appresa il 12 aprile la felice occu­

pazione di V o lta g g io , si ram m aricò col padre di non aver avuto la fortuna di esser presente al glorioso fa tto d ’arme. Comunque egli avrebbe v ig ila to su lle m osse degli Spagn uoli, regolandosi in confor­

m ità, e anche se il nem ico si avanzava fino a N izza, contava di poter ugualm ente fa r passare i viveri. I l 13 fece la rassegna della

i 1) Tommaso al padre. Asti, 7 aprile 1025. Ivi.

(2) Distribuì nei vari paesi gli alloggi e i luoghi di raccolta dei vari reg­

gim enti. Il 7 aprile il suo reggimento era a Revigliasco; quello del Fleehet a Serravalle; quello del Valencay a S. Damiano. L’indomani quello del Fleehet fu chiamato ad A sti; quello del marchese d’Urfé fu destinato ad Agliano.

I Vallesani dovevano stanziarsi a Montanaro. A Castelnuovo dovevano essere alloggiate le Guardie del principe; ma il furiere, che era giunto i>er preparare gli alloggiamenti, fu minacciato da molte persone armate « che gli hanno detto che non vi venissero perchè gli dariano delle archibugiate et che non cono­

scevano altro che il governatore di Milano ». Fu attribuita la cosa a malvo­

lere verso la gente di Agliano. Ad ogni modo Tommaso sospese la partenza della Compagnia delle Guardie per non esporla ad affronti.Altri intoppi sor­

sero a causa dei Vallesani, che non si volevano muovere da Crescentino se non pagati. Tommaso al fratello Vittorio Amedeo, Asti, 7 aprile 1625; al pa­

dre, Asti, 9 aprile; al fratello, Asti, 12 aprile; altra allo stesso, stessa data.

Sede cit., mazzo 50.

(13)

TOMMASO D I S A V O IA -C A RIG N A N O N E L L A G U E R R A C O N T R O G E N O V A 1 1

cavalleria di Savoia; tutte le altre truppe erano orm ai d islo c a te in modo da poter esser raccolte entro una mezza g io rn a ta (*). Q u a l­

che giorno dopo, scriveva al fra tello che aveva fa tto sp ed ire le v e t ­ tovaglie richieste e che erano pronti i m edicam enti ; inform ava il padre che stava eseguendo gli ordini per la rip artizion e d elle f a n ­ terie e dei cavalli e la costruzione di fortificazioni, m a g li s fu g g iv a ­ no parole, che mal celavano l’interno ram m arico: « e t poiché io

non lio la fortuna di poter esser a servirla, pregarò il S ig n ore c o n d u ­ ca a buon line il principiato assedio et ogni a ltra cosa c h ’ella sia per intraprendere » (2).

Perdurava in fa tti l ’assedio di Gavi, che il L esdiguières non a v e ­ va voluto abbandonare, ricusando di m arciare, subito dopo la c a ­ duta di Voltaggio, contro Genova, come avrebbe d esid erato C arlo Emanuele.

La notizia della presa di Gavi e d ell’im m inente con q u ista del c a ­ stello — cadde quattro giorni dopo — venne a l p rin cip e il 1S a p r i­

le (3). Lo svolgim ento della cam pagna destava quindi le più gran d i speranze; pareva che la via di Genova fosse ormai ap erta. T om m a­

so, che era impaziente di com battere, tornò ad esprim ere il d e sid e ­ rio di poter « anco esser a parte di quello s i farà da qui in n a n zi » (4).

Egli era intim am ente dolente sia perchè d estin a to ad un com p ito secondario, il che poteva in parte spiegarsi per la m a la ttia recente e per la necessità di avere persona di piena fiducia a d d etta a l m o­

mento delle truppe e dei rifornim enti, sia perchè non del tu tto soddisfatto degli onori resi alla m oglie e della residenza a que­

sta assegnata (s). Ma il i maggio avendo essa o tten u to di recarsi (») Tommaso al padre, Asti, 12 aprile 1025. Ivi.

(2) Tommaso al fratello, Asti, 15 aprile 1625. Altra al padre, stessa data.

Ivi. Il giorno precedente era ritornato presso Tommaso Fam basciatore veneto, e mentre si era rallegrato dei felici successi dell’impresa, aveva in sistito nel giustificare la condotta della Repubblica e aveva ricordato che a Capriata sia il Duca sia il Conestabile avevano condiviso il parere che Venezia dovesse, non assalendosi il ducato di Milano, lim itarsi a fornire aiu ti al Coeuvres. Tom­

maso al padre. Asti, 14 aprile 1625. Ivi.

(3) In D ufayard, op. cit., pag. 547, le date riguardanti Gavi sono confuse.

(4) Tommaso al padre. Asti, 18 aprile 1625. Questa lett. è pubblicata in parte dal C la r e tta , op. cit., p. i, pag. 7(5.

(5) Fin dal 2?» marzo Maria di Borbone aveva fatto il suo ingresso negli stati sabaudi (Lett. di Tommaso al fratello, Torino, 24 marzo 1625, sede cit..

m. 50). In lettere posteriori di Tommaso (Asti, 8 e lo aprile, a l padre) sono accenni di malcontento, temperati da proteste di ubbidienza, per la residenza nella quale la sì era fatta sostare. Xe appare un'eco in una lettera di Cri­

stina a Vittorio Amedeo del ‘21 aprile 1625: la principessa dice al m arito di aver comunicato a Tommaso gli ordini del duca riguardo alla precedenza :

ì' et lui a été tout étonné de cela, toutefois il dit qu’il n'a point d ’autre vo­

lonté que celle de Son Altesse, et que pour Millefleurs cela se fera comme il le comande, mais que de demeurer toujours à Turin comme cela sans autre résolution, qu'il aimera bien mieux que sa femme aille avec lui en Ast. ou

(14)

12 ròmolo quazzA

ad A sti presso il consorte, parve rinascere in Tommaso m aggiore serenità (r).

6) Fase d i a tte s a .

Le liete fortune in iz ia li della guerra si erano in ta n to già ari-esta­

te. Dopo la presa di G avi, Carlo E m anuele con la m aggior foga ave­

va proposto l ’atta cco im m ediato d i G enova, ma il L esdiguières, a d d u ­ cendo che g li a iu ti p a ttu iti a Susa e a Torino erano m ancati e che il rischio d e ll’im presa era trop po grave date le forze di cui disp on e­

vano, non aveva volu to saperne. Il ritegno del C onestabile fu dal d u ­ ca sabaudo im putato al fa tto che il L esdiguières, notoriam ente avido, si fosse la scia to corrom pere d a ll’oro, per mezzo d e ll’am basciatore fran cese, C laudio M arini, genovese d ’origine. Ma anche prescinden­

do da ciò, la situ a zio n e d ella F ra n cia , indebolita d alle discordie delle fazioni e dai m oti u gonotti, era * ufficiente a spiegare la r i­

pugnanza del m aresciallo a im pegnare a fondo le arm i del suo re.

I l fa tto che i vascelli prom essi dal duca d i G uisa non si fossero m ossi dai porti e che quelli olandesi avessero dovuto com battere alla R o ­ chelle era m olto sign ificativo e denotava che il R ichelieu aveva d o­

vuto sospendere la lo tta contro casa d ’A u str ia per sedare la rivolta interna (2).

L 'interruzione della travolgente avanzata rianim ò i G enovesi, e contem poraneam ente, essendo nella V a lte llin a il Coeuvres arrestato dalla resistenza di Riva, il duca di F eria potè raccogliere notevoli forze ad A lessan dria. Perciò la situ a z io n e d e ll’esercito fran co-sa­

baudo, chiuso nelle v a lli del Lemme e della S crivia , si modificò a s ­ sai sfavorevolm ente. Se g li Spagn uoli si fossero ava n za ti verso Cre- scen tino e V ercelli, Tom m aso non avrebbe potuto disporre di forze adeguate (3i. Inoltre le sold atesche, specialm ente fran cesi, pesa­

vano enorm em ente su lle risorse dei paesi occu p ati, suscitando da p arte delle popolazioni fo rtissim e lagnanze. Le diserzioni si fece- vraiment qu'elle demeure ou h Raeonis ou à Cariguan, et * qu’il est bien fâché qu'on montre peu de cas de lu i» (in C la r e t t a , op. cit., III. pag. 7. doc. III).

Cristina conveniva che il cognato aveva ragione e suggeriva che le si permet­

tesse di recarsi ad Asti, conducendo con se la principessa di Carignano, dopo una dimora di qualche giorno a Mirafiori. Sollecitava Vittorio Amedeo a voler intromettersi a favore del fratello presso il padre, qualora nutrisse speranza di poter ottenere qualche cosa ; in caso diverso era meglio che non se ne m ischiasse affatto.

(A) Lettere di Tommaso al padre e al fratello, da Mirafiori e da Asti, dal 28 aprile al 7 maggio 1625. Sede cit., mazzo 50.

(2) D u fa y a rd . op. cit., pag. 548 e sgg.

(3) « .... Compreso il Reggimento di M.r Marvel che si è mandato (con qual­

che cavalleria) per assicurar le strade et li Valesani Svizzzeri non ho più di 3 mila fanti ». Tommaso al padre, Asti, 7 maggio 1625. Sede cit., mazzo 50.

(15)

TOMMASO D I S A V O IA -C A R IG N A N O N E L L A G U E R R A C O N T R O G E N O V A 13 1*0 assai numerose, nonostante pubblici esem pi di sev erità d a ti a p ­ piccando agli alberi delle Larighe a cen tin a ia i fu g g ia sc h i dai reg­

gimenti.

Modificato il primo disegno di guerra, V itto r io Am edeo ebbe rincarico di ricuperare Oneglia, cad u ta nelle m ani d egli Ispano-ge- novesi, e di impadronirsi della R iviera di P onente. P a ssa n d o a t tr a ­ verso il col di Nava, il principe d i P iem onte 1’8 m aggio 1625 a s s a lì il nemico nelle posizioni dom inanti e il giorno segu en te potè c o n ­ quistare Pieve di Teco. Con avanzata rapida e fo rtu n a ta occupò A l- benga, A lassio, Loano; ottenne la resa d i O n eg lia ; e infine, c o n ti­

nuata la marcia, riuscì il 21 m aggio a occupare anche V e n tim ig lia . A Villafranca, in un colloquio col duca di G uisa, ebbe la prom essa, ancora una volta fallace, delPaiuto della flotta fran cese.

Si avvicinava finalmente il m om ento in cui T om m aso, che a v e ­ va già pregato il padre di non lasciarlo « più Otioso tra q u a ttro m u ­ raglie » (*), sarebbe stato chiam ato a partecipare d iretta m en te a lla lotta. Il movimento di truppe nel M onferrato s i fa cev a sem pre p iù intenso; circolavano anche so ld a ti del duca di M antova, che, v iv a ­ mente preoccupato, voleva conservarsi neutrale (2) ; il duca d i F eria tra il 10 e il 20 maggio raggiungeva A lessan dria ; in vocava dal G on ­ zaga, ma invano, la consegna delle piazze e im partiva o rd in i a i su o i, dislocati qua e là. La fanteria spaglinola era ferm a a V alen za e a Bassignano ; la cavalleria era divisa nelle terre di là d a l P o , tra Sar- tirana, Sale, Voghera ; la compagnia di guardia del F eria era a Ca- stelceriolo; di qua dal Po invece, cioè a Q uargnento, S o lerio, Qua- tordio, Felizzano e Refi-ancore non si vedeva g en te arm ata (3). In seguito ad avvisi contraddittori la cavalleria sabauda fu più v olte spostata ad A gliano e altrove (4), mentre le fu gh e, g li sb an d am en ti rendevano difficile in conservare le unità in efticenza (5).

Il 27 maggio, Tommaso, scrivendo da A sti a l fra te llo , esp resse ancora una volta lagnanze per essere la sciato in d isp a rte q u asi inoperoso; ma tre giorni dopo comunicò al m edesimo di aver ricevu to dal padre l’ordine di raggiungerlo con la cavalleria (6). La s itu a z io ­ ne, invero, andava facendosi m olto seria. A vvisi d el 20 m aggio a n ­ nunziavano l'arrivo ad Alessandria di barche piene di m unizioni e di armi e l ’entrata in città di 10 m ila tren tin i circa « bella e buona gente ». Si riteneva che essi dovessero dirigersi a rinforzo dei G e­

novesi ; ad Alessandria, fra m ilizie napoletane, lu cch esi e spagnuo- f1) Tommaso al padre. Asti, 15 maggio 1025. Ivi.

(2) Quazza, Mantova e Monferrato, cit.. pag. S5 e sgg. Anche lett. di Tom ­ maso al padre, Asti, 16, 21 e 24 maggio 1025. Sede cit., mazzo 50.

(3) Avvisi del principe Tommaso al padre, 27 maggio 1625. Ivi.

(<) Tommaso al padre, Asti, 28 e 24 maggio 1625. Ivi.

(5) Tommaso al padre, Asti, 20 maggio 1G25. Ivi.

(®) Tommaso al padre, Asti. 30 maggio 1025. Ivi.

(16)

14 · R O M O L O QUAZZA

le. si calcolavano presenti circa 18.000 uom in i; e si credeva d ie in breve sarebbero u scite in cam pagna, parte verso Gavi e parte verso N izza (*), che si riteneva abbandonata dal Gonzaga in m ani sp a ­ glinole. Inform azioni segrete avvertivano il duca di guardarsi bene

in A cqui, dove il nem ico aveva segrete in telligen ze (^.

Tom m aso aveva però ordine di non m uoversi, fino a quando gli Spagnuoli non avessero incoiiiiciata u n ’azione. B oetto gli recò il '2 giugno nuove istruzion i : « Io sto con im patientia aspettando — scrisse il principe il giorn o stesso — aviso che costoro si m ovino per poter al più presto esser ai piedi d i V. A. et ricuperar in qualche buona occasione il tem po perso » (3). V enne sta b ilito che V ittorio Amedeo, richiam ato dalla R iviera, si recasse ad A sti e d i là si v o l­

gesse in com pagnia di Tommaso contro gli Spagnuoli, appena questi si m ettessero 111 marcia (4). L'avviso giunse il 4 giugno e quasi contem poraneam ente arrivò ad A s ti anche V itto rio Am edeo (5).

( con t i n m1 ) Ro m o l o Qu a z z a

(’) Avvisi del 29 maggio 1625. Ivi.

(2) Tommaso al padre, Asti, 30 maggio Ki25. Ivi.

(3) Tommaso al padre, A sti. 2 giugno 1625. Ivi.

(4) Tommaso al padre; altra al fratello. Asti, 3 giugno 1625. Ivi.

(5) Tommaso al padre, Asti, 4 giugno 1625. Ivi.

(17)

LA STRADA ROMANA AURELIA

(DA P IS A A V A D O )

V ic in o a l tem p io d i S a tu r n o c 'e r a a llo r a un cip p o r is p le n d e n te d ’oro d o n d e R o m a la n c iò p e r t u t t o l'orb e*

s u e v ie s e lc ia te di s o n a n t i s a s s i . . . . ( G . P a s c o li , P o e m. c r is i., V 1-1).

I. - IL M ILIARIO AUREO

Nel foro di Roma immortale, non lontano d a ll’« U m bilicus U r ­ bis » centro simbolico della città, e propriam ente in vicin an za del tempio di Saturno i1) sorse, per opera di A ugusto (2- il celebre « Mil- liarum Aureum » ( Dio n e Ca s s i o, L. 1V-8) sul quale stava n o in c isi i nomi delle superbe scie della grandezza di Roma : le stra d e che gli industri legionari avevano aperto per il mondo, m onum enti d ’una g lo ­ ria senza ti ne. .

Non da esso però muovevano le vie che da R om a s ’irra d ia va n o pulsanti di vita, arterie di civiltà, ma d a ll’antica cin ta delle mura·

serviane (.Agger Kervianus) (3).

Il Miliario Aureo, colonna marmorea rivestita di bronzo, dovette essere come il monumento, l ’esaltazione, ed insiem e l ’in d ice di tu tte le strade che da Roma muovevano, con l’indicazione delle d ista n ze

(!) Iordan, Sui, rostri del Foro Romano, in a Annali dell'Ist. di corrispon­

denza Archeol. », voi. 55, Roma, 1SS3.

(2) Il «Miliarium Aureum» sorse nell’anno 724 di Roma, allorché Cesare Augusto fu eletto « curator viarum ». (Vedi : C anina L., La I p a rte della ria Appia antica, Stab. Tip. di G. A. Bertinelli, vol. I, app. II, Roma, 1853, pag. 232). Prima di tale data era il censore che si occupava delle strade

(Cic., De Leg., I li, 3).

(3) Lungo le vie militari ed anche lungo quelle di minore im portanza, come dimostreremo in seguito, si ponevano, alla distanza di un miglio l'una d all'al­

tra, delle pietre che si elevavano dal suolo e recavano incisa la distanza da un luogo importante : in genere da un « oppidum ». La cifra era spessissim o seguita dalla sigla M P (milia passuum), con scolpito il nome degli imperatori, consoli, censori pretori o magistrati che avevano curata l ’apertura della via o l ’avevano riattata. Le pietre oltre il nome di « miliarium » prendevano anche quello generico di « lapis », tanto che si diceva più spesso, ad esempio. « ad sextum lapidem » o più semplicemente « ad sextum » che non « ad sextum m i­

liarium » (P o lib io , III, 39, S), (P lu ta r c o -C . Gracco, XI).

(18)

1 0 R E N Z O B A C C IN O

fra le varie R e a lità . In to rn o a l M iliario, e v icin issim o al F oro, per ordine d i A grippa, era stata· d isegn ata la m appa d e ll’im p ero : c o ­ me un im m enso a tla n te , superbo m onum ento di potenza ( Ta c i t o,

H i s t , I, 27) ( Sv e t o n i o, O tho, 6) ( Pl i n i o, I s t . N a t , I I I , 6 , 9). Qui i generali potevano m editare i loro piani di cam pagna calcolando in precedenza su lle seg n a te distanze, le m arcie degli eserciti e l ’u ­ bicazione del nem ico.

I I . - LE G R A N D I A R T E R IE D E L L ’IT A L IA SE T T E N T R IO N A L E D a lle 37 porte di Rom a come

.... d a rd i di im gigantesco s a g itta rio ten d en te in giro Varco suo f a t a t o , si lanciarono fiere ta n te vie

per conquistare il m ondo....

Erano 246 le strad e: 31 m ilita ri e 215 strade m aggiori (*). S tr a ­ tegiche si possono chiam are le vie m ilitari « consulares » o « pre- toriae » che in origine avevano finalità esclu sivam en te ta ttic h e e belliche. E sse erano ta n to spesso opera di quelle legion i di ferro che seppero lasciare im pronte in can cellab ili per il m ondo an tico . A rch i­

te tti, ingegneri, pontieri, costru ttori, colon izzatori erano i le g io ­ nari e si volgevano v ersatilm en te a q u alsia si opera che potesse far grande il nome di Rom a. Q ueste vie delle quali l ’onere gravava su llo S tato, erano m antenute in piena efficienza da funzion ari a l ­ l'uopo n om in ati: il « c u r a to r v ia r u m » che stava generalm ente a Roma ed i « m ancipi » che dirigevano le sta zio n i principali (2).

Apprendiam o da Cicerone (F ilipp. X III) che tre vie conducevano a lla G allia C isalpina da Rom a : la F la m in a , la Cassia e 1’A urelia.

La F lam inia, che usciva dalla P orta R atum ena o F o n tin a lis della cinta Serviana e conduceva a ll’a lto A d riatico e alla C isalp i­

na, tolse il rango di « R egina V iarum » a l l ’A ppia, quando la po­

tenza espansion istica di Rom a si trovò insen sibilm ente sp ostata a Nord. F u costruita nel 187 a. C. dal Censore F lam inio, morto poi nella battaglia del T rasim eno, e s i spingeva sino a R im ini (Arimi-

(>) C e le s ia E ., P o rti e v ie s tra te dell’antica Liguria. Coi tipi della Tipo­

grafia sociale, Genova, 1883, pag. 28. (Pur monca ed erronea in molti punti, quest’opera del Celesia è quanto abbiamo di più compiuto sull’argomento).

(2) C e le s ia E ., Op. c it., pag. 52. Le altre vie invece via e com m unales, vici­

nales. transversae erano aperte e conservate dai cittadini dei pagi e dei vici interessati all’efficienza di esse. A queste strade di comune transito presiede­

vano i m agistri pagorum di antichissim a istituzione.

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