Capitolo 1
Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
(Dpp)
Premessa
Con l’entrata in vigore nel luglio 2000, del D.P.R. 554/99, “Regolamento di attuazione della legge 109/94”, è divenuto operativo il nuovo ordinamento in materia di lavori pubblici che, oltre ad introdurre nuove figure quali il responsabile del procedimento (project manager), i coordinatori dei gruppi di progettazione (design leaders), gli analisti del valore, ecc., prevede che il responsabile del procedimento rediga e/o faccia redigere il Documento preliminare all’avvio della progettazione, Dpp.
Il Dpp è il documento che contiene gli obiettivi che si intendono raggiungere con l’opera programmata, le esigenze del committente/utilizzatore, le prestazioni attese ed i requisiti per l’ottenimento di un prodotto che soddisfi le esigenze manifestate all’interno delle risorse economiche del committente per quanto attiene la produzione e dell’utilizzatore per quanto riguarda la gestione nel ciclo di vita ipotizzato per il prodotto in esame.
Oltre a rappresentare una linea guida per la progettazione fino alla scala di dettaglio della scelta dei materiali e dei componenti, il Dpp è al contempo una lista di controllo per le verifiche della completezza del progetto e della rispondenza funzionale degli elementi in esso riportati, verifiche da compiersi in fase progettuale internamente al gruppo di progettazione (design review) e al termine, nella validazione degli elaborati esecutivi da parte del responsabile del procedimento.
La progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di costruzione, manutenzione e gestione ed è per questo motivo che il
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Progettista deve redigere il Dpp , cosi da poter avere sotto controllo la fase progettuale che deve rispettare le categorie d’intervento
L’art. 15 comma 5 del D.P.R. n°554 riporta fra l’altro le indicazioni:
a) della situazione iniziale e della possibilità di far ricorso alle tecniche di ingegneria naturalistica ;
b) degli obiettivi generali da perseguire e delle strategie per raggiungerli; c) delle esigenze e bisogni da soddisfare ;
d) delle regole e norme tecniche da rispettare ;
e) dei vincoli di legge relativi al contesto in cui l’intervento è previsto; f) delle funzioni che dovrà svolgere l’intervento ;
g) dei requisiti tecnici che dovrà rispettare ;
h) degli impatti dell’opera sulle componenti ambientali e nel caso degli organismi edilizi delle attività ed unità ambientali ;
i) delle fasi di progettazione da sviluppare e della loro sequenza logica nonché dei relativi tempi di svolgimento ;
l) livelli di progettazione e degli elaborati grafici e descrittivi da redigere; m) dei limiti finanziari da rispettare e della stima dei costi e delle fonti di
finanziamento ;
n) del sistema di realizzazione da impiegare .
A questi punti il Progettista del Documento preliminare alla progettazione può far riferimento come linee guida ed adattarli alla propria opera e non necessariamente approfondire tutti i punti ma solamente quelli che sono ritenuti essenziali .
Ne deriva la necessità di ricorrere ad un rigoroso approccio metodologico interdisciplinare. Uno degli strumenti operativi più efficaci è l’Analisi del Valore (AV) introdotto, anche se in fase facoltativa, anche all’art. 15 del regolamento di attuazione della legge 109/94 e all’art. 11 del capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici come metodo e tecnica operativa per verificare se un processo, un progetto, un prodotto o un servizio siano in grado di esplicare o meno le funzioni primarie corrispondenti al soddisfacimento delle esigenze esplicite ed implicite del
committente/utilizzatore o utente e di offrire le prestazioni attese in rapporto alle risorse disponibili e ai costi globali programmati.
L’analisi del valore si basa su un’attività organizzata di gruppo, interdisciplinare, svolta per conto del committente e/o utilizzatore/utente da esperti di varie discipline e da non esperti, sotto la guida di un coordinatore esperto di AV. Tale attività è finalizzata a stabilire il coefficiente o l’indice di valore delle funzioni esplicate dall’entità nella soluzione prospettata e nelle soluzioni alternative. Secondo la definizione di Miles il (Coefficiente di) Valore è il rapporto tra l’utilità della funzione presa in considerazione ed il costo globale del componente che la esplica, all’interno delle risorse disponibili per la produzione e la gestione nel ciclo di vita programmato. Il valore è quindi un concetto che si riferisce al servizio reso dall’entità in esame, valutato in termini dinamici in quanto non ci si limita a considerarne l’efficienza e l’efficacia al momento in cui si inizia ad utilizzare l’opera, bensì per tutto l’arco di tempo della sua vita utile. Progettare un’opera e verificarne la validità in termini di valore è quindi un passaggio culturale importate, specialmente quando si tratti di un intervento pubblico. Questo non vuol dire, ovviamente, che fino ad oggi non siano stati redatti progetti validi, ma significa che da quando è entrato in vigore il nuovo ordinamento sui lavori pubblici la verifica della validità del progetto, condizione necessaria anche se non sufficiente per la validità dell’opera, è richiesta per legge. Una altrettanto ovvia considerazione porta a mettere in evidenza che nel concetto di utilità e quindi di valore, c’è anche la richiesta della massima considerazione da dare alla qualità estetico compositiva delle opere. Tra i bisogni da soddisfare, richiamati nelle classi di esigenze, oltre all’efficienza dell’opera per garantire l’efficacia del servizio da rendere, c’è infatti anche quello che l’opera sia esteticamente valida oltre che godibile in condizioni di benessere e sicurezza. Si richiede quindi di soddisfare contestualmente alle tre categorie vitruviane: utilitas, firmitas e venustas. Il concetto di valore presuppone pertanto che la chiave di lettura di un progetto si basi sulla globalità degli aspetti, con le componenti tecniche e tecnologiche, struttura e impianti, integrate quindi con quelle funzionali, dovendo l’intervento
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nel suo insieme, corrispondere alle condizioni tipiche di uno sviluppo sostenibile, rispettoso cioè di tutte le esigenze dell’attuale e delle future generazioni.
L’Analisi del Valore – value analysis –
Il regolamento di attuazione all’art.15, comma 11, cita: “La redazione dei progetti delle opere o dei lavori complessi ed in particolare di quelli di cui all’articolo 2, comma 1, lettere h) ed i), è svolta preferibilmente impiegando la tecnica dell’‘analisi del valore’. In tale caso le relazioni illustrano i risultati di tali analisi”. L’analisi del valore (Av) – value analysis - è un’attività organizzata di gruppo
svolta per conto del committente e/o utilizzatore finale di una entità (progetto, prodotto o servizio) da esperti di varie discipline e da non esperti, sotto la guida di un coordinatore, esperto.
Tale attività consiste nell’individuare gli ambiti di maggiore incidenza funzionale dell’entità presa in esame, nel definire le funzioni e selezionare quelle necessarie richieste (primarie), in grado di soddisfare le esigenze espresse ed implicite del committente e/o utilizzatore finale e nel suggerire, in rapporto agli indici di valore delle funzioni, soluzioni alternative a quella esaminata contenendo il costo globale nei limiti compatibili con i livelli prestazionali richiesti e all’interno delle risorse disponibili per produrre e gestire l’opera nel ciclo di vita per essa ipotizzato.
L’indice di valore di una funzione è definito[1.1] invece come il rapporto fra il
valore d’uso o utilità W che viene attribuito ad una funzione ed il costo di produzione o globale C del componente che esplica la funzione presa in esame
V = W / C [1.1]
Con l’applicazione di Av si può verificare la completezza e l’efficacia del
progetto ed arrivare alla validazione dello stesso in rispondenza agli input iniziali forniti e contenuti nel Dpp.
Le attività svolte da un gruppo Av si possono elencare come di seguito: a) attribuire un indice di valore alle funzioni esplicate dalla soluzione proposta dai progettisti;
b) preventivare il costo globale (Cg) dell’opera
c) proporre soluzioni alternative con maggiore indice di valore.
LA VALUTAZIONE ECONOMICO - FINANZIARIA
La 109/94 nell’articolo 4, comma 16, introduce un riferimento economico che viene adottato per vigilare, ma al quale si potrà ricorrere anche per preventivare l’entità dell’investimento da mettere in gioco per la realizzazione di un’opera : è il “costo standardizzato per tipo di lavoro in relazione a specifiche aree
territoriali” la cui determinazione è di indubbia utilità anche per chi è chiamato a
programmare le iniziative (responsabile del procedimento), a compiere le scelte (committente) e per chi è chiamato a verificare la rispondenza fra gli elaborati del progetto ai contenuti del Dpp.
Nella stesura del programma triennale, e nel successivo elenco annuale, è
determinante un’esatta conoscenza della stima dei costi dei lavori pubblici per la buona riuscita dell’iniziativa e per conoscere con esattezza quale investimento si deve mettere in preventivo.
A tal proposito, la legge prevede che nel Dpp sia riportata fra l’altro l’indicazione riguardo ai “limiti finanziari da rispettare e della stima dei costi e delle fonti di finanziamento”.
Prendendo in esame un intervento da realizzare e le n unità funzionali che rendono il servizio richiesto, assunto come riferimento per l’unità funzionale ima, il fruitore imo, si definisce “costo standardizzato imo per ogni fruitore (Csi)” il prodotto di due fattori: il primo costituito da una misura di un elemento fisico significativo della costruzione (mc. di costruzione o mq. di superficie pavimentata) e il secondo costituito dal costo di produzione a unità di misura del parametro preso a
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riferimento (mc. o mq.), relativamente all’ambito della costruzione di cui all’unità funzionale ima presa in esame.
La formula del costo standardizzato
Il costo standardizzato, per unità funzionale ima, con riferimento al fruitore imo è dato dalla seguente formula:
Csi = (misura dell'elemento fisico di riferimento dell'unità funzionale ima / N°
fruitori dell'unità funzionale) * (costo di produzione relativo all'unità funzionale ima / misura dell'elemento fisico di riferimento dell'unità funzionale ima)
Il costo standardizzato totale medio CStm[1.2] di opere omogenee per territorio, categoria, dimensione e prestazioni attese è pertanto dato da:
N
CStm = ∑ CSi * fi
i=1
Il costo standardizzato totale CSt[1.3] di opere omogenee, sarà quindi dato da:
CSt = CSm * c1 * c2 * c3 * c4
Dove:
Csi = costo a fruitore dell'unità funzionale ima
fi = numero fruitori dell'unità funzionale ima n = numero delle unità funzionali dell'opera
c1 = coefficiente dell'area geografica in cui l'opera sarà realizzata c2 = coefficiente della categoria dell'opera (edificio, strada, ponte, ecc.)
[1.2]
c3 = coefficiente funzione della “dimensione” dell'opera c4 = coefficiente funzione delle prestazioni attese
Il primo fattore del costo standardizzato verrà a costituire la base scientifica per verificare la “qualità” degli standard assunti mentre per la determinazione del secondo fattore, relativo al costo di produzione unitario riferito all’unità funzionale, si dovrà tenere conto dei seguenti aspetti:
dislocazione geografica; in rapporto alla presenza o meno in sito di materie prime,
centrali di betonaggio, pozzi, acquedotti, che influenzano il costo dei mezzi di trasporto;
b) infrastrutture locali; incidenti anch’esse sul costo di trasporto; c) costo dell’energia;
d) costo del lavoro;
e) situazione economico- finanziaria dell’ente committente e del gestore e dalla possibilità o meno di disporre di capitali propri o di ricorrere a istituti di credito per il prestito;
f) attività metaprogettuale, progettuale, esecutiva e gestionale in quanto direttamente proporzionati all’importo delle opere.
Il costo standardizzato, nelle opere pubbliche, è utile in fase di programmazione
per preventivare il loro costo in relazione alle funzioni esplicate e può essere
assunto nel Dpp come vincolo per i progettisti.
Esso può rappresentare pertanto il parametro di riferimento nell’eventuale attività di verifica in fase di progettazione.
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Il Dpp
1.1 Obiettivi
Obiettivo Generale
Il progetto si propone, congiuntamente ad una serie di altri progetti ed iniziative, di fornire una risposta il più adeguata possibile al problema dell’emergenza abitativa che caratterizza, in modo purtroppo sempre più prepotente, il territorio della città di Viareggio e delle zone limitrofe.
Obiettivi Particolari
Delle varie problematiche legate all’emergenza abitativa il progetto si propone di dare una risposta alle seguenti:
• Fornire una sistemazione abitativa temporanea a nuclei familiari in attesa di altra collocazione residenziale
• Favorire l’integrazione o la reintegrazione sociale di famiglie e soggetti marginali o resi tali dalla privazione di alloggio
• Rispondere con un progetto educativo al problema dell’alienazione sociale e alla tendenza degli ospiti ad un atteggiamento assistenzialistico passivo
• Promuovere l’autonomia e l’autostima al fine di favorire un atteggiamento positivo della risoluzione del problema
• Promuovere l’integrazione sociale e le relazioni con le reti territoriali Il progetto intende rispondere tramite:
• La costruzione di 12 alloggi da rendere disponibili all’utenza tramite il pagamento di un canone controllato
• La costruzione di un polo uffici Socio-Assistenziali che avrà una stretta connessione con i suddetti alloggi al fine di fornire un adeguato supporto agli utenti degli stessi, nell’ambito di un percorso di reintegrazione sociale
• La costruzione di negozi al dettaglio ed aree di svago a servizio sia degli utenti della struttura, sia degli abitanti della zona che delle zone limitrofe, al fine di evitare l’isolamento sociale di soggetti già di per sé parzialmente marginali
1.2 Vincoli progettuali
- Lo stato di fatto dell’area e degli edifici esistenti L’area
L’area della Bozzana (Dati di identificazione catastale: Foglio 38, Mappale 1386), oggetto dell’intervento, si trova in località Bicchio, piccola località posta fra Viareggio e Torre Del Lago; essa è facilmente raggiungibile percorrendo la statale Aurelia o la Via Della Ferrovia, principali strade di collegamento fra le due città; si presenta di forma lievemente trapezoidale, e raggiunge una superficie di 12000 mq; completamente pianeggiante e coperta da prato, è delimitata, su due lati, da Via della Bozzana e Via Della Ferrovia, e sui due rimanenti lati da terreni a destinazione agricola o residenziale.
Il terreno è circondato da rete e siepe di recinzione, e l’ingresso principale all’area è individuato dalla presenza di un cancello in ferro, dal quale si diparte un viottolo sterrato che conduce all’edificato esistente, costituito da due fabbricati: un Ex Fienile ed una Ex Casa Colonica.
La documentazione fotografica di seguito riportata testimonia lo stato attuale dell’area in esame[Fig.1.1-Fig.1.6].
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[Fig.1.2] Foto dell’area
[Fig.1.4] Foto dell’area
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[Fig.1.6] Foto dell’area
Gli edifici esistenti
Descrizione e documentazione fotografica
Come già accennato gli edifici attualmente presenti sull’area, sono: una ex casa colonica ed un ex fienile; entrambi presumibilmente databili intorno alla prima metà del novecento, hanno subito una diversa evoluzione: per quello che riguarda il fienile, una volta conclusosi il suo sfruttamento come fabbricato agricolo, è stato utilizzato solo per brevissimo tempo a scopo abitativo, e quindi versa attualmente in uno stato di abbandono piuttosto marcato; al contrario, la ex casa colonica, è stata protagonista di un cambio di destinazione piuttosto rilevante: dopo essere stata normalmente utilizzata per scopi legati alle attività agricole, ha visto svolgere al suo interno numerose attività socio – culturali legate alla solidarietà e connesse alla Diocesi posta nelle immediate vicinanze; lo sfruttamento dell’immobile per gli scopi succitati, si è protratto fino a tempi relativamente recenti, e questo ha fatto si che la costruzione sia attualmente in uno stato di manutenzione nettamente migliore rispetto a quello in cui si trova l’Ex fienile. Costruttivamente e architettonicamente i due immobili sono un esempio tipico di architettura rurale toscana; si riporta di seguito documentazione fotografica [Fig.1.7-Fig.1.13]:
Documentazione fotografica dell’esterno degli immobili
[Fig.1.7] Indicazione dei punti di stazionamento da cui sono state scattate le foto
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[Fig.1.9] Ex casa colonica
[Fig.1.11] Ex casa colonica
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[Fig.1.13] Ex fienile
Analisi delle tecniche costruttive degli edifici Ex casa colonica
Il fabbricato principale è costituto da una struttura a muratura portante disposta su due piani la cui superficie lorda complessiva è di circa 260 m2; la pianta ha una forma rettangolare con un piccolo corpo annesso.
La struttura delle pareti è a muratura portante così definita: i muri perimetrali sono definiti con una maglia di mattoni pieni a tre teste, mentre i muri interni sono costituiti sempre da mattoni pieni ma con maglia a due oppure a tre teste.
I setti interni non portanti sono costituiti da murature in mattoni forati, così come sono completamente in mattoni forati tutte le pareti che compongono il corpo annesso (destinato attualmente a servizi). Tutte le murature, portanti e non, sono completate con intonaco di spessore di circa 1,5 cm e tinteggiatura di colore bianco.
Gli orizzontamenti fra piano terra e piano primo sono costituiti da solai con struttura portante in legno a doppia orditura con travi principali e secondarie su cui sono posizionati mezzane, soletta e pavimentazione. Gli orizzontamenti del
piccolo corpo annesso sono costruiti da solai in acciaio-laterizio composti con travi a doppio T e tabelloni. Tutti i solai sono completati con pavimentazione a piastrelle o parquet in legno, spesso mancante e comunque danneggiata in modo diffuso.
La copertura dell’edificio è a capanna con linea di colmo passante per l’asse di simmetria longitudinale dell’edificio ed è realizzata anch’essa tramite orditura in legno identica a quella utilizzata per i solai e manto ad embrici e coppi in laterizio. Le foto seguenti [Fig.1.14-Fig.1.18] sono state scattate all’interno dell’edificio e ritraggono l’intradosso dei solai e della copertura dell’edificio
[Fig.1.14] Ex Casa colonica – intradosso dei solai
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[Fig.1.16] Ex Casa colonica – Intradosso della copertura
[Fig.1.18] Ex Casa colonica – Intradosso della copertura con controsoffittatura in listelli di legno
Ex Fienile
Il secondo fabbricato è costituito da un corpo principale suddiviso in due vani sovrapposti e da un corpo secondario realizzato lungo uno dei due lati, al piano terra, costituito da una tettoia a spiovente chiusa sui tre lati esterni. L’accesso all’edificio, posto in corrispondenza del primo piano, è realizzato tramite una scala esterna. La superficie lorda complessiva è circa 140 m2.
La struttura portante è in muratura realizzata con muri a tre teste in mattoni pieni disposti per il piano terra ed in muri a due teste in mattoni pieni per il piano primo. Le murature sono completate con intonaco di spessore di circa 1,5 cm.
Gli orizzontamenti al piano terra sono costituiti da solaio su vespaio, mentre il solaio fra piano terra e piano primo[Fig.1.19] è costituito da travi principali e secondarie in legno sopra le quali sono posizionati le mezzane, la soletta e la pavimentazione finale. Gli orizzontamenti del piccolo corpo di fabbrica annesso sono costruiti da solai in acciaio-laterizio composti da travi a doppio T e tavelloni.
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La copertura dell’edificio[Fig.1.20] è a capanna con linea di colmo passante per l’asse di simmetria longitudinale dell’edificio ed è realizzata tramite capriata in legno e manto ad embrici e coppi in laterizio.
[Fig.1.19] Ex fienile – Piano terra
[Fig.1.20] Ex Fienile – piano primo
Maggiori dettagli geometrici e costruttivi sullo stato di fatto di area ed immobili, nelle Tav. 1 – 5 (Rilievo dello stato di fatto).
- Leggi e Norme Cogenti
In questo paragrafo si vogliono mettere a fuoco quelli che sono stati i vincoli presi in considerazione nell’elaborazione di questo progetto.
Strumenti urbanistici:
Essi costituiscono i primi documenti da consultare per capire quali sono le prescrizioni che l’amministrazione ha fatto per la zona in esame e quali sono le modalità di attuazione delle stesse.
L’area è attualmente classificata a destinazione agricola, pertanto il progetto di tesi si propone come un variante al piano regolatore
Si è tenuto conto, nella progettazione, anche dei seguenti vincoli legislativi di carattere urbanistico:
- Parcheggio: I parcheggi, opere di urbanizzazione primaria, devono essere previsti in misura non minore di:
- Parcheggi pubblici di insediamenti residenziali : 2,50m2/ab - Parcheggi pubblici in insediamenti commerciali e direzionali:
40% della superficie lorda di pavimento degli edifici - Parcheggi privati: 1m2/10m3
- Allineamento : Si intende per allineamento quella linea a distanza fissata dai regolamenti vigenti a protezione dei beni ed opere pubbliche su cui i può effettuare l’edificazione, in pratica la distanza minima da mantenere dalle opere e beni pubblici.
- Distanze dalla sede stradale: 5 m per lato, per le strade di larghezza non superiore a 7 m; 7,5 m per lato, per le strade di larghezza compresa fra 7 e 15 m; 10 m per lato, per le strade di larghezza superiore a 15 m.
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- Distanze dalle ferrovie: E’ vietato costruire, ricostruire o ampliare edifici a una distanza non minore di 30 m dal limite della zona di occupazione della rotaia più vicina; tale distanza dovrà essere aumentata in modo tale che le anzidette costruzioni non si trovino mai a distanza minore di 2 m dal ciglio degli sterri o dal piede dei rilevati. Sempre ad una distanza minore di 6 m dalla più vicina rotaia è vietato far crescere piante, siepi o erigere muriccioli di cinta, steccati o recinzioni. Anche in questo caso la distanza dovrà essere aumentata in modo che le anzidette opere non risultino a distanza minore di 2 m dal ciglio degli sterri o dal piede dei rilevati. Gli alberi per i quali è previsto il raggiungimento di un’altezza massima superiore a 4 m devono essere piantati ad una distanza non minore della altezza massima raggiungibile aumentata di 2 m, e nel caso in cui il tracciato della ferrovia si trovi in trincea o rilevato, tale distanza deve essere calcolata dal ciglio degli sterri o dal piede del rilevato.
Oltre a questo vincolo di tipo legislativo devono essere rispettati altri tipi di vincolo che riguardano il superamento delle barriere architettoniche , la sicurezza, l’illuminazione , l’acustica , impianti termici :
Superamento delle barriere architettoniche :
- D.P.R. n° 503 del 24/07/1996 “Regolamento norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici , spazi e servizi pubblici”
- Legge n° 13 del 9/01/1989 “ Disposizione per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”
- D.P.R n° 348 del 27/04/1978 “ Norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche”
- D.M. n° 236 del 14/06/1989 “ Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità , l’adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sorveglianza e agevolata ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”
- Legge n° 104 del 5/02/1992
Sicurezza interna :
- Decreto Legislativo 19 settembre 1996 n° 626 “ Adeguamento delle direttive 89/392/CEE , 89/654/CEE , 89/655/CEE , 89/656/CEE , 90/269/CEE , 90/270/CEE , 90/269/CEE , 90/394/CEE , 90/679/CEE , 93/88/CEE , 97/42/CE ,e 199/38CE riguardanti il miglioramento durante il lavoro “
- D.P.R n° 37 del 12/01/1998
Illuminazione :
- Norme UNI 10380A1 “Illuminazione di interni con luce naturale”
Acustica :
- D.M dl 16 marzo 1998 “Tecniche di rilievo e di misurazione dell’inquinamento”
- Legge n° 447/95 “ Legge quadro sull’inquinamento acustico”
Impianti termici :
- Legge del 9 gennaio 1991 n° 10 “Norme per l’adattamento del Piano Energetico Nazionale in materia di uso dell’energia , di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili”
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- D.P.R. n° 412/93 “Regolamento recante norme per la progettazione degli impianti termici , l’installazione , l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi energetici , in attuazione dell’articolo 4 , comma 4 della L. 10/91”
Sicurezza statica :
- D.M. 09/01/1996 – “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche”
- D.M. 16/01/1996 – “Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzionie dei carichi e sovraccarichi”
- D.M. 20/11/1987 per le verifiche statiche sulle strutture in muratura portante
- Ordinanza 3431 per le verifiche sismiche su tutte le strutture
- Regole e Norme Tecniche
Al fine di ottenere un risultato in linea con le aspettative , faremo riferimento sia in fase di progettazione che in fase di controllo alle normative vigenti come Decreti , norme UNI , norme UNI EN ISO ed ai manuali di progettazione più comuni ed utilizzati, evidenziando al momento dell’utilizzo delle suddette, i richiami e i riferimenti, così da lasciare traccia delle motivazioni progettuali.
1.3 Classi di esigenze
Le classi di esigenze sono trattate dalla norme UNI 8289 e sono viste come esplicitazione dei bisogni dell'utenza finale tenendo conto dei vincoli che l'ambiente naturale , pone all'ambiente costruito.
Per l’individuazione delle classi di esigenza facciamo riferimento ai bisogni da soddisfare , sia nei confronti dell’ambiente che dal punto di vista culturale ed economico .
La norma UNI 8289 individua 7 classi di esigenza :
1. Sicurezza : “ insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti , nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali , nell’esercizio del sistema edilizio” ;
2. Benessere : “ insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita , alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti”;
3. Fruibilità : “ insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività” ;
4. Aspetto : “insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti”;
5. Gestione : “ insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio” ;
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6. Integrabilità : “ insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro”;
7. Salvaguardia : “ insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte”.
Per ogni Classe di Esigenza possiamo individuare delle esigenze specifiche che entrano più nel dettaglio dell’edificio in esame ed attraverso la loro soddisfazione ed il loro controllo, possiamo operare le modifiche necessarie per una migliore ottimizzazione dell’opera.
Sicurezza : l’edificio per essere sicuro e garantire l’incolumità dei fruitori dovrà
assicurare :
- Sicurezza da agenti atmosferici e naturali ; - Sicurezza statica ;
- Sicurezza in caso di incendio;
- Sicurezza nel normale utilizzo degli impianti ; - Sicurezza dei materiali ;
- Sicurezza antifurto e antintrusione .
Benessere : questa è una dell’esigenze che è più facile riscontrare nella
soddisfazione dei fruitori e perciò merita una particolare attenzione , il benessere può essere :
- termoigrometrico ( si opera sulla temperatura , umidità relativa 50-60% , velocità aria < 0,5 m/s) ;
- acustico ( utilizzando accorgimenti e materiali al fine di abbattere il livello sonoro , portando l’isolamento acustico a 50 – 60 db e tempo di riverbero ottimale > 0.16 V / ΣSα ) ;
- visivo ( definire gli spazi, sfruttare la luce naturale e evitare gli abbagliamenti ) ;
- luminoso ( si interviene progettando un impianto di illuminazione adatto al tipo di locale presentando valori tra 300 e 1000/1500 lux );
- igienico – olfattivo ( ricambi d’aria costanti con 15/20 m3/h persona).
Accessibilità e fruibilità : l’ottenimento di questa esigenza si deve basare sul
principio di realizzare ambienti che permettano , integrazione ,comodità d’uso e manovra in qualsiasi condizioni .
Quindi opereremo :
- sulle unità spaziali ; - sui collegamenti ;
- sugli arredi atti a garantire l’accessibilità e la fruibilità
Aspetto : l’edificio si dovrà presentare di facile lettura così da rendere la fruizione
più semplice anche da parte dei visitatori occasionali ed in caso di emergenza sia percepibile nel minor tempo possibile le via di fuga più brevi e sicure .
Gestione : rappresenta un elemento importante sull’economia di un’attività in
quanto prevede molti punti critici :
- manutenzione ordinaria preventiva - manutenzione straordinaria
- pulibilità degli elementi - riparabilità degli elementi
- sostituibilità di parti o completa degli elementi
La gestione è una di quelle fasi che merita una progettazione a se, infatti l’articolo 15 comma 1 del D.P.R. 554 prevede che: “La progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di costruzione,
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
manutenzione e gestione . La progettazione è informata, tra l’altro, a principi di minimizzazione dell’impegno di risorse materiali non rinnovabili e di massimo riutilizzo delle risorse naturali impegnate dall’intervento e di massima manutenibilità , durabilità dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi,compatibilità dei materiali ed agevole controllabilità delle prestazioni dell’intervento nel tempo ”
Questo sta ad indicare ( cosa per altro scontata ) che i costi di gestione per alcune attività sono superiori ai costi di realizzazione e per questo devono essere utilizzati degli accorgimenti costruttivi e tecnologici per ridurre questa voce nei costi globali.
Integrabilità : l’edificio dovrà presentarsi come un’insieme di elementi tra loro
uniti e omogenei , mostrando una certa logica nel loro assembramento .
Salvaguardia dell’ambiente : realizzare un’opera che utilizzi materiali riciclabili
in fase di smaltimento e prevedere sistemi atti alla riduzione di agenti inquinanti ed infine mantenere l’identificazione dei valori storico culturali , morfologici dell’opera .
Grado di rilevanza ESIGENZA
Nullo Basso Medio Alto Molto alto
SICUREZZA x BENESSERE x FRUIBILITA’ x ASPETTO x GESTIONE x INTEGRABILITA’ x SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE x
L’elevata particolarità, e soprattutto delicatezza di un intervento che si propone di fronteggiare le emergenze abitative, giustifica il fatto che tutte le esigenze abbiano un grado di rilevanza[Tab.1.1] molto alto.
Particolare interesse ed attenzione devono essere rivolti alle classi di esigenza: • Gestione
• Salvaguardia dell’ambiente
Intendendo infatti “ambiente”, non solo come ambiente “fisico”, ma anche “sociale”, risulta evidente come gli aspetti problematici che possono preoccupare la comunità locale di fronte ad un insediamento di questo tipo siano assolutamente plausibili e condivisibili: emerge il timore che l’integrazione di soggetti marginali rimanga inevasa, ed anzi, se ne incrementi la contrapposizione con conseguenti pesanti ricadute sulla comunità locale, isolandoli, o peggio, ghettizzandoli in un luogo privo di legami con i luoghi della convivenza civile.
Alla luce delle precedenti considerazioni risulta evidente come soltanto una particolare attenzione delle tre esigenze specificate possa quantomeno rendere scongiurabile il verificarsi delle incresciose situazioni descritte.
1.4 Attività e Aree Funzionali Omogenee (AFO)
Le funzioni derivano dalle aspettative che ci siamo posti con il tipo di intervento che vogliamo realizzare .
L’analisi funzionale viene fatta per limitare opportunamente il campo d’azione nella progettazione ; attraverso essa si definiscono e chiariscono i requisiti così da classificare e organizzare le idee modo sistematico e qualitativo.
Individuando le aree funzionali possiamo omogeneizzare le funzioni così da poter distinguere all’interno del nostro spazio diverse unità , che rispondono a loro volta ai requisiti dati dalle indicazioni di carattere tecnico, approfondite nelle fasi successive.
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
Definendo gli ambiti spaziali omogenei in relazione alle funzioni che il prodotto finale dovrà assolvere, è possibile nelle fasi successive determinare le dimensioni migliori degli ambienti , anche basandoci semplicemente sugli ingombri degli arredi , degli utenti e delle attrezzature , in modo da ottenere una riduzione degli scarti, cioè quei mq in eccesso e male utilizzati.
Elenco delle funzioni e delle attività
Si deve operare una distinzione tra le attività che saranno svolte da:
- utenti regolari della struttura: fruitori delle unità abitative e degli uffici Socio - Assistenziali
- utenti occasionali della struttura: fruitori delle attività commerciali e dell’area destinata a parco pubblico
- Gestore della struttura : Uffici Servizi Socio – Assistenziali
Utenti regolari della struttura: fruitori delle unità abitative e degli uffici Socio – Assistenziali
Sono le normali attività di fruizione di unità abitative, si elencano le essenziali: • Dormire
• Riposare • Cambiarsi abiti • Riporre abiti
• Espletare bisogni fisiologici • Lavarsi • Pulirsi • Conservare cibi • Preparare cibi • Cuocere cibi • Lavare stoviglie • Riporre stoviglie
• Lavare indumenti, tovaglie etc… • Consumare cibi
• Raccogliere rifiuti derivanti dalla consumazione/preparazione dei cibi o altro • Conversare
• Parcheggiare mezzi di locomozione
Utenti occasionali della struttura: fruitori delle attività commerciali e dell’area destinata a parco pubblico
Sono le attività normali di fruizione della clientela degli esercizi commerciali, nonchè dei fruitori del parco pubblico; questo tipo di attività possono peraltro essere esercitate anche dagli utenti regolari della struttura.
Gestore della struttura : Uffici Servizi Socio – Assistenziali
Alle normali funzioni di ufficio aperto al pubblico, se ne affiancano alcune tipiche delle attività a carattere Socio – Assistenziale, per le quale si rende necessario un chiarimento:
• Direzione della struttura • Vigilare la struttura
• Attività di segretariato sociale • Attività di orientamento al lavoro • Attività di mediazione culturale • Attività di mediazione familiare
• Attività di sostegno educativo e scolastico • Consultare documentazioni
• Produrre documentazioni • Conservare documentazioni • Leggere
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
• Conversare
• Parcheggiare mezzi di locomozione
Specificazione delle attività complesse del gestore della struttura:
Segretariato sociale/Comunicazione sociale/Orientamento al lavoro
La funzione di segretariato sociale risponde alla esigenza primaria di: - avere informazioni complete in merito ai diritti, alle prestazioni, alle modalità di accesso ai servizi;
- conoscere le risorse sociali disponibili nel territorio in cui vivono le persone, che possono risultare utili per affrontare esigenze personali e familiari nelle diverse fasi della vita.
In particolare l'attività di segretariato sociale è finalizzata a garantire: unitarietà di accesso, capacità di ascolto, funzione di orientamento, funzione di filtro, funzioni di osservatorio e monitoraggio dei bisogni e delle risorse, funzione di trasparenza e fiducia nei rapporti tra cittadino e servizi, soprattutto nella gestione dei tempi di attesa nell'accesso ai servizi.
Assume la funzione di punto unico d'accesso alla rete dei servizi.
Le azioni di comunicazione sociale comprendono attività e servizi quali: informagiovani, informanziani, carta per la cittadinanza sociale, etc.
Mediazione culturale
Il servizio consiste nel promuovere attività sul territorio allo scopo di rimuovere gli ostacoli culturali e riempire i gap linguistici e comunicativi delle distanze culturali, tramite la traduzione, oltre che linguistica anche della cultura di appartenenza dello straniero, intesa come complesso delle consuetudini, abitudini, modelli educativi e comportamentali, norme sociali e religiose, facilitando la comunicazione e la comprensione, sia a livello linguistico che culturale.
Mediazione familiare
Si tratta di interventi di supporto alla genitorialità volti alla valorizzazione delle risorse e delle competenze genitoriali, al superamento autonomo delle difficoltà e alla risoluzione e/o gestione della conflittualità tramite l'offerta di un supporto qualificato.
Ha, in generale, l'obiettivo di fornire agli utenti indicazioni "pratiche" volte al superamento dell'impasse che in un momento particolare blocca il naturale processo evolutivo della vita familiare.
In particolare il servizio "si occupa delle problematiche che sorgono nel corso della separazione e del divorzio con i seguenti obiettivi:
- promuovere l'approccio consensuale;
- proteggere gli interessi e il benessere dei figli;
- minimizzare le conseguenze negative della rottura familiare e della dissoluzione del matrimonio
- sostenere la continuità nelle relazioni fra i membri della famiglia - ridurre i costi economici e sociali della separazione
Sostegno educativo e scolastico
Consiste nell'attivazione di servizi ed interventi rivolti alla generalità della popolazione minorile finalizzati alla prevenzione del disagio, della devianza e dell'esclusione sociale, tramite la promozione delle comunità locali e delle risorse presenti nel tessuto sociale e attraverso azioni di mediazione tra soggetto in difficoltà e contesto di riferimento, al fine di favorire la crescita personale e l'accesso alle opportunità presenti sul territorio, prevedendo interventi individuali e/o di gruppo e comunitari con obiettivi definiti in un territorio specifico e attuati in una logica di rete che fa leva sulle risorse e sulle responsabilità della comunità. Gli interventi possono essere svolti in ambiti domiciliari, in appositi spazi sociali e in luoghi aperti di aggregazione spontanea.
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
Individuazione ambiti funzionali omogenei
Come già descritto, l’intervento oggetto di tesi, consta di una parte destinata ad uffici, una residenziale – commerciale, ed una relativa alle sistemazioni esterne (spazio di connessione fra uffici e residenze, oltre che spazio con importanza intrinseca).
Per la molteplicità degli aspetti interessati dall’intervento, si è scelto di operare su due livelli, suddividendo l’intervento in tre grandi ambiti funzionali omogenei:
AFO Uffici Servizi Socio Assistenziali
E’ costituito dall’insieme degli ambienti dove si svolgono le funzioni, precedentemente descritte, di gestione della struttura, rapporto con l’utenza, riferimento socio – assistenziale per il territorio circostante.
Il locale impianti della struttura dovrà essere localizzato esternamente alla struttura stessa, ed adeguatamente integrato con le sistemazioni esterne.
AFO Residenziale – Commerciale
E’ costituito dall’insieme degli ambienti fruiti dagli utenti fissi della struttura (soggetti con un temporaneo problema di emergenza abitativa), nonché dagli utenti occasionali della struttura (avventori degli esercizi commerciali).
AFO Sistemazioni esterne
E’ costituito dall’insieme degli ambienti esterni rispetto alle due strutture edificate; questo ambito funzionale omogeneo è importante sia come spazio di connessione e unione fra i due precedenti, sia come spazio dall’importanza intrinseca: obiettivo principale è quello che diventi un luogo di svago fruibile e fruito sia dagli utenti fissi della struttura, che dagli utenti occasionali, al fine di conferire al luogo la funzione integrativa con il tessuto urbano e sociale preesistente.
1.5 Requisiti derivati dai vincoli
Estratto NORMA UNI 8290 Parte 2°
1. Scopo
Scopo della norma è di fornire un elenco dei principali requisiti del sistema tecnologico, classificato dalla UNI 8290 Parte 1°, al fine di:
• unificare l’esposizione nelle attività normative, programmatorie, progettuali, operative e di comunicazioni relative al processo edilizio
• definire il quadro di riferimento dei requisiti rispetto agli agenti che li motivano, alle esigenze a cui sono trasposti e agli oggetti del sistema tecnologico cui sono riferibili.
2. Criteri di identificazione dei requisiti
2.1 I requisiti sono considerati come trasposizione a livello tecnologico delle
esigenze, in connessione con l’approccio generale al processo edilizio.
La loro individuazione passa attraverso l’analisi delle esigenze stesse, confrontate con i sistemi di agenti, ovvero dell’insieme dei fattori ambientali ed economici che interessano gli edifici.
2.2 La norma non indica tutti i requisiti possibili, bensì i principali requisiti
attribuiti ad un sistema tecnologico per l’edilizia residenziale, così come essi sono noti alla data della stesura della norma.
Nota – Pertanto l’elenco dei requisiti è suscettibile di espansione o variazione nel tempo.
E’ inoltre prevedibile che, attraverso approfondimenti delle conoscenze e secondo finalizzazioni specifiche rispetto agli oggetti edilizi, nonché alle loro condizioni e destinazioni d’uso, siano definibili a livello normativo i quadri di gerarchizzazione dei requisiti.
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
I requisiti di cui alla presente norma non sono associati ad unità di misura in quanto esse saranno conseguenza dei parametri utilizzati per quantificare il requisito stesso.
Ai parametri saranno attribuiti i relativi livelli ammessi nelle singole specificazioni e nel contempo dovrà essere indicato il metodo di verifica.
2.3 Per fini operativi, altri requisiti possono essere individuati e definiti in norme
aventi scopo specifico, a condizione che essi non siano sinonimi dei requisiti contenuti nella presente norma ed a condizione che i parametri che li misurano siano né inversi, né complementari, né correlati attraverso costanti ai parametri che quantificano i requisiti di cui alla presente norma.
2.4 Ciascun requisito analizzato è definito in forma descrittiva e linguistica, e
mentre, quando siano richieste definizioni contestualizzate ed esplicitamente legate alle esigenze da soddisfare,. queste saranno costruite in forma normalizzata, secondo la cadenza formale che segue:
- un determinato oggetto - sotto l’azione degli agenti - nelle condizioni d’uso - deve soddisfare il requisito - al fine di rispondere alle esigenze
3. Lista dei requisiti ( in ordine alfabetico)
3.1 Affidabilità
Capacità di mantenere invariata nel tempo la propria qualità in condizioni d’uso determinate
3.2 Anigroscopicità
Attitudine a non subire mutamenti di aspetto e/o morfologia, di dimensione e comportamento in seguito ad assorbimento di acqua o di vapor d’acqua
Attitudine ad impedire l’impianto e lo sviluppo dei germi patogeni
3.4 Assenza dell’emissione di odori sgradevoli
Attitudine a non produrre né riemettere odori giudicabili come sgradevoli
3.5 Assenza dell’emissione di sostanze nocive
Attitudine a non produrre o riemettere sostanze tossiche, irritanti o corrosive
3.6 Assorbimento acustico
Attitudine di un oggetto a trasformare parte dell’energia di una radiazione sonora si di esso incidente, in altre forme di energia
3.7 Assorbimento luminoso
Attitudine di un oggetto a trasformare parte dell’energia di una radiazione luminosa, su di esso incidente, in altre forme di energia
3.8 Attitudine all’integrazione impiantistica
Possibilità di completare funzionalmente oggetti edilizi non impiantistici con oggetti edilizi impiantistici accostati, fissati od incorporati
3.9 Attrezzabilità
Attitudine a consentire l’installazione di attrezzature ed arredi
3.10 Comodità d’uso e manovra
Comodità d’uso e manovra
3.11 Comprensibilità della manovra
Attitudine a presentare manovre e comandi facilmente comprensibili sia direttamente sia attraverso istruzioni
3.12 Controllo del contenuto energetico intrinseco
Contenimento entro determinati livelli della quantità di energia accumulata in un oggetto con riferimento sia alla sua natura, sia al suo ciclo produttivo
3.13 Controllo del fattore solare
Attitudine a consentire un adeguato ingresso di energia termica raggiante attraverso superficie in funzione delle condizioni climatiche
3.14 Controllo del flusso luminoso
Attitudine a consentire l’ingresso di energia luminosa
3.15 Controllo del rumore prodotto
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
3.16 Controllo dell’aggressività dei fluidi
Limitazione del contenuto di sostanze incrostanti, corrosive, irritanti e tossiche nei fluidi
3.17 Controllo della combustione
Realizzazione e mantenimento di condizioni tali da produrre processi di combustione a massimo rendimento di trasformazione e minima produzione di scorie e sostanze inquinanti
3.18 Controllo della condensazione interstiziale
Attitudine ad evitare la formazione di acqua all’interno degli elementi
3.19 Controllo della condensazione superficiale
Attitudine ad evitare la formazione di condensa sulla superficie degli elementi
3.20 Controllo dell’inerzia termica
Attitudine ad attenuare entro opportuni valori l’ampiezza di oscillazione della temperatura e a ritardarne di una opportuna entità l’effetto
3.21 Controllo della portata
Attitudine a garantire valori (minimi) di portata dei fluidi circostanti
3.22 Controllo della pressione di erogazione
Attitudine ad assicurare un’opportuna pressione di emissione dei fluidi
3.23 Controllo della scabrosità
Attitudine a presentare superficie di irregolarità e ruvidezza adeguate
3.24 Controllo della temperatura dei fluidi
Possibilità di mantenere la temperatura dei diversi fluidi utilizzati entro opportuni livelli
3.25 Controllo della temperatura di uscita dei fumi
Attitudine ad espellere fumi a temperature adeguate
3.26 Controllo delle dispersioni (fluidi, gas, elettricità)
Idoneità ad impedire fughe
3.27 Controllo delle dispersioni di calore per rinnovo di aria
Contenimento entro determinati delle perdite di calore per riscaldamento dell’aria esterna di ricambio
Contenimento entro determinati livelli delle perdite di calore per conduzione, convezione e irraggiamento
3.29 Controllo delle tolleranze
Contenimento entro opportuni livelli degli scostamenti massimi ammissibili tra valore nominale e valore effettivo di una grandezza
3.30 Degradazione biologica dei liquami
Possibilità di riduzione del carico inquinante dei liquami effluenti da un organismo abitativo prima dell’ingresso nel sistema fognante
3.31 Efficienza
Capacità costante di rendimento del funzionamento
3.32 Facilità di intervento
Possibilità di operare ispezioni, manutenzione e ripristini in modo agevole
3.33 Idrorepellenza
Attitudine a non essere penetrato dai fluidi liquidi
3.34 Impermeabilità ai fluidi aeriformi
Attitudine a non essere permeato da fluidi gassosi
3.35 Impermeabilità ai liquidi
Attitudine a non essere permeato da fluidi liquidi
3.36 Integrazione
Attitudine alla connessione funzionale e dimensionale
3.37 Isolamento acustico
Attitudine a fornire un’adeguata resistenza al passaggio dei rumori
3.38 Isolamento elettrico
Attitudine a formare un’idonea resistenza al passaggio di cariche elettriche
3.39 Isolamento termico
Attitudine ad assicurare un’opportuna resistenza al passaggio di calore in funzione delle condizioni climatiche
3.40 Limitazione dei rischi di esplosione
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
3.41 Manutenibilità
Possibilità di conformità a condizioni prestabilite entro un dato periodo di tempo in cui è compiuta l’azione di manutenzione
3.42 Pulibilità
Attitudine a consentire la rimozione di sporcizia e sostanze indesiderate
3.43 Reazione al fuoco
Grado di partecipazione di un materiale combustibile ad un fuoco al quale è sottoposto
3.44 Recuperabilità
Attitudine alla riutilizzazione di materiali o di elementi tecnici dopo demolizione o rimozione
3.45 Regolabilità
Attitudine a subire variazioni, indotte intenzionalmente da un operatore attraverso dispositivi tecnici, di un valore o di una funzione
3.46 Resistenza agli agenti aggressivi
Attitudine a non subire dissoluzioni o disgregazioni e mutamenti di aspetto a causa dell’azione di agenti aggressivi chimici
3.47 Resistenza agli attacchi biologici
Attitudine a non subire riduzioni di prestazioni a seguito di organismi viventi
3.48 Resistenza al fuoco
Attitudine a conservare, entro limiti determinati, per un intervallo di tempo determinato, le prestazioni fornite
3.49 Resistenza al gelo
Attitudine a non subire disgregazioni e/o mutamenti di dimensione ed aspetto a causa della formazione del ghiaccio
3.50 Resistenza alle intrusioni
Attitudine ad impedire, con appositi accorgimenti, l’ingresso ad animali nocivi o persone indesiderate
3.51 Resistenza all’irraggiamento
Attitudine a non subire mutamenti di aspetto e caratteristiche chimico fisiche a causa dell’esposizione di energia raggiante
3.52 Resistenza meccanica
Idoneità a contrastare efficacemente il prodursi di rotture o deformazioni gravi sotto l’azione di determinate sollecitazioni
3.53 Riparabilità
Attitudine a ripristinare l’integrità, la funzionalità e l’efficienza di parti o di oggetti guasti
3.54 Smaltimento dei gas nocivi
Attitudine ad evacuare gli aeriformi tossici, nocivi, irritanti
3.55 Sostituibilità
Attitudine a consentire la collocazione di elementi tecnici al posto di altri
3.56 Stabilità chimico reattiva
Attitudine di un determinato materiale a mantenere invariate nel tempo le proprie caratteristiche chimico-fisiche
3.57 Stabilità morfologica
Attitudine di un elemento tecnico di mantenere invariata nel tempo la sua forma
3.58 Tenuta agli aeriformi
Attitudine ad impedire l’ingresso d’aria ed altri aeriformi
3.59 Tenuta all’acqua
Attitudine ad impedire l’ingresso dell’acqua
3.60 Tenuta alla grandine
Attitudine ad impedire l’ingresso di acqua anche in presenza di momentanei ristagni dovuti ad accumuli localizzati di grandine
3.61 Tenuta alla neve
Attitudine ad evitare l’ingresso di acqua in seguito ad accumuli anche localizzati di neve
3.62 Tenuta alle polveri
Attitudine ad evitare l’ingresso di polveri
3.63 Ventilazione
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
Le norme UNI definiscono quindi il requisito come la “traduzione tecnica di un’esigenza in fattori atti a individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali o tecniche, in determinate condizioni d’uso e/odi sollecitazione”
I requisiti, precedentemente elencati in ordine alfabetico vengono di seguito classificati in: - funzionali spaziali; - ambientali; - tecnologici; - di durabilità - di manutenibilità.
Requisiti funzionali spaziali
Il requisito funzionale spaziale è la “traduzione di un’esigenza in fattori geometrico dimensionali e di organizzazione degli spazi, atti a individuarne le condizioni di soddisfacimento da parte di un elemento spaziale”.
All’interno di questa classe di requisiti possiamo individuare alcuni aspetti che verranno di seguito chiariti:
- flessibilità e adattabilità; - accessibilità;
- sicurezza.
Flessibilità e adattabilità
La struttura dovrà essere progettata anche con caratteristiche di flessibilità, in modo da consentire la pratica del maggior numero di attività di svago da parte dei fruitori occasionali della struttura: questo al fine di creare nell’area motivo di interesse per la collettività, ed evitare così fenomeni di emarginazione di soggetti già di per sé potenzialmente emarginati
Accessibilità
Per barriere architettoniche si intendono:
a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti;
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.
d) Per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l'edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.
e) Per visitabilità si intende la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi di soggiorno o pranzo dell'alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed incontro, nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta.
f) Per adattabilità si intende la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.
Gli spazi pubblici dovranno essere accessibili e visitabili da tutti gli utenti, senza discriminazioni e con pari possibilità di uso di tutti gli ambienti.
Dovrà inoltre essere garantita il più possibile la massima autonomia ad un ampia fascia di utenti che, in maniera permanente o temporanea, presenti problematiche psico-fisiche. Ciò in modo da consentire a tali utenti di poter svolgere con continuità e senza gravi disagi la normale attività di fruizione degli ambienti.
A garanzia di quanto sopra sono state, negli ultimi anni, introdotte una serie di norme prescrittive. Il semplice rispetto di tali norme non può però esulare il
progettista dal ricercare soluzioni distributive che, oltre al naturale rispetto delle leggi, creino soluzioni di maggior benessere nei fruitori.
Il non rispetto dei requisiti di accessibilità può portare alla creazione di barriere architettoniche e, nei casi più gravi, a soluzioni di pericolo inaccettabile.
In particolare verranno adesso individuate le caratteristiche che dovrà presentare l’edificio per soddisfare ai requisiti di accessibilità.
All’esterno dell’edificio e fino al raggiungimento dell’ingresso della struttura dovrà essere realizzato almeno un percorso con caratteristiche tali da consentire la mobilità delle persone con ridotte capacità motorie.
Il percorso pedonale dovrà avere le seguenti caratteristiche: - larghezza uguale o superiore a 90cm;
- andamento il più possibile lineare e semplice; - pavimentazione antisdrucciolo;
- allargamenti del percorso, almeno ogni 10 m, per consentire l’inversione di marcia;
- se il percorso pedonale è adiacente a zone non pavimentate dovrà presentare un ciglio con sopraelevato di 10 cm dal piano di calpestio, dovrà essere differenziato dal percorso per materiale e colore, non avere spigoli vivi, avere un adeguato dislivello fra la zona pavimentata e quella non pavimentata (valore ottimale 2.5 cm);
- pendenza di norma inferiore al 5% (sono consentiti brevi tratti di raccordo, in caso di accessi a strade o passi carrabili, con una pendenza massima del 15% purchè il dislivello non superi i 15 cm);
- presenza di un ripiano orizzontale di sosta della lunghezza minima di 1.5 metri ogni 15 metri di percorso (in caso di pendenza dell’8% la distanza massima fra i ripiani si dovrà ridurre a 10 metri).
Al fine di agevolare l’ingresso all’edificio dovranno essere rispettate alcune condizioni:
- la porta di ingresso dovrà essere allo stesso livello del percorso pedonale; - la porta dovrà avere un a luce minima di 1.5 metri con un’anta di almeno
Capitolo 1 - Il Documento preliminare all’avvio della progettazione
- le zone adiacenti al vano porta dovranno essere allo stesso livello della soglia di ingresso per una distanza di almeno 1.5 metri:
- la porta d’ingresso dovrà essere protetta, per una distanza di 2 metri, dagli agenti atmosferici in modo da consentire un accesso protetto ad anziani o portatori di handicap che necessitano di un pò di tempo per transitare attraverso l’ingresso.
Dovranno inoltre essere previste delle piattaforme di distribuzione, tali piattaforme sono dei piani orizzontali di adeguate dimensioni e di collegamento tra i percorsi orizzontali e verticali che possono coincidere con i vani d’ingresso e i ripiani di arrivo dei vani scale o ascensore. Tali piattaforme avranno le seguenti caratteristiche:
- superfici minime di 6 m2; - lato non inferiore a 2 metri;
- dovrà consentire l’accesso agli ascensori e ai vani scale;
- dovrà avere opportuna segnaletica indicante i percorsi e gli ambienti raggiungibili.
Le scale presenti all’interno dell’edificio dovranno presentare le seguenti caratteristiche:
- andamento il più possibile regolare e uniforme per tutto lo sviluppo;
- per ogni rampa i gradini dovranno avere uguale alzata e uguale pedata al fine di evitare situazioni di disagio e di perdita di equilibrio;
- pedata antisdrucciolo;
- pedata con forma preferibilmente rettangolare; - pedata minima di 30 cm;
- corretto rapporto tra alzata e pedata ; - larghezza minima di 1,2 metri;
- presenza obbligatoria del parapetto con altezza minima di 1 metro;
- presenza obbligatoria di un corrimano senza soluzione di continuità fra una rampa e l’altra.
L’ascensore all’interno della struttura dovrà rispettare le seguenti caratteristiche: - essere in grado di trasportare disabili in perfetto comfort;
- dimensioni minime della cabina: lunghezza 1.4 metri, larghezza 1.1 metri - porta con luce netta di 0.8 metri;
- il ripiano antistante la porta deve avere larghezza superiore a 1.5 metri e lunghezza superiore a 1.5 metri.
Per la circolazione interna i corridoi dovranno avere le seguenti caratteristiche: - larghezza superiore a 1.2 metri
- variazioni di direzione ben precisata;
- non sono ammesse sporgenze di pilastri o colonne dalle pareti; - le variazioni di livello vanno superate con rampe
- pavimentazione antisdrucciolevole;
I servizi igienici dovranno consentire agli utenti portatori di handicap un normale accesso e utilizzo senza l’ausilio di personale specializzato. In particolare dovranno essere garantite le seguenti caratteristiche:
- in ogni gruppo di servizi igienici almeno uno dei gabinetti dovrà essere reso accessibile ai disabili tramite un percorso continuo orizzontale o raccordato con rampa;
- dovranno essere garantiti adeguati spazi di manovra[Fig.1.21] su di una sedia a ruote per l’utilizzo di apparecchi sanitari ed adeguate attrezzature, in particolare sarà garantito: adeguato spazio per l’accostamento della sedia a ruote alla tazza e, ove previsti, al bidet, alla doccia, alla vasca da bagno (100 cm misurati dall’asse dell’apparecchio); adeguato spazio per l’accostamento frontale della sedia a ruote al lavabo che dovrà essere a mensola (80 cm dal bordo anteriore del lavabo); dotazione di opportuni corrimano; dotazione di un campanello di emergenza posto in prossimità della tazza e dell’eventuale vasca da bagno; porta di ingresso con luce netta minimo di 85 cm (ottimale 90cm) sempre apribile verso l’esterno.
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Sicurezza
1. Sicurezza statica
Dovrà essere garantita la sicurezza ai carichi, ai sovraccarichi e ai carichi eccezionali tenendo conto delle seguenti sollecitazioni, e delle loro possibili combinazioni:
- peso proprio;
- sovraccarichi accidentali e permanenti; - azioni sismiche;
- cedimenti del terreno, azione del vento; - vibrazioni;
- dilatazioni termiche.
Tutte le parti dell’organismo dovranno essere verificate o progettate nel rispetto delle vigenti norme tecniche per le costruzioni in zona sismica.
2. Sicurezza al fuoco
Le definizioni dei parametri sono riportate nel D.M. del 30/11/1983, che stabilisce una terminologia di base che mira a uniformare il linguaggio di tutte le normative emanate.
Tale decreto non reca specifiche dimensionali o prestazionali, demandando tale compito alle normative specifiche relative alle varie destinazioni degli edifici. I parametri fondamentali sono riportati di seguito:
- Densità di affollamento
Viene usualmente definita come il numero massimo di persone ammesse sull’unità di superficie lorda di pavimento (persone/m2) in base alla destinazione d’uso del locale o dell’edificio considerato; non può comunque essere superiore a 0,4 persone/m2.
- Indice di affollamento
Indica la superficie che ogni persona deve avere a disposizione, è l’inverso del parametro precedente e si misura in m2/persone.
- Modulo
È la larghezza, stabilita dalla normativa pari a 60 cm occupata da una persona normale e costituisce il modulo base della larghezza delle vie di esodo.
- Massimo affollamento ipotizzabile
Numero massimo di persone ammesse in un compartimento; è determinato dal prodotto della densità di affollamento per la superficie. Questa grandezza assume valori diversi a seconda della specifica destinazione dell’edificio. - Capacità di deflusso
Numero massimo di persone consentito che possono defluire attraverso un’uscita di modulo uno; le capacità di deflusso sono stabilite con i seguenti valori:
- 50 per locali al piano terra; - 37,5 per locali ai piani cantinati;
- 33 per locali in edifici a più di tre piani fuori terra; - 37,5 per locali in edifici a tre piani fuori terra. - Ubicazione delle uscite
Le uscite dai locali o dal fabbricato devono condurre direttamente all’esterno o in luogo sicuro e devono risultare efficacemente segnalate.
- Lunghezza delle vie d’uscita
La lunghezza del percorso, da un punto interno dell’edificio fino a un luogo sicuro, non deve essere superiore a 30 metri da qualsiasi punto dei locali serviti. È consentita una lunghezza di 40 metri se i locali sono protetti da impianto di spegnimento automatico ad acqua frazionata.
- Larghezza delle uscite
La larghezza totale delle uscite è in ogni piano determinata dal rapporto tra il massimo affollamento ipotizzabile nel piano e la capacità di deflusso. Nel computo della larghezza delle uscite possono essere conteggiate anche le porte d’ingresso a condizione che siano dotate di battenti apribili nel senso dell’esodo. La larghezza di ogni uscita non può comunque essere inferiore a due moduli (1.20m).