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Capitolo 2: Il Documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp)

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Academic year: 2021

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Capitolo 2: Il Documento preliminare all’avvio

della progettazione (Dpp)

2.1 Premessa

Il Decreto Legislativo Dlgs163/2006, che rende superata la legislazione sulle opere pubbliche e sui lavori degli ultimi 12 anni(Legge quadro - L.109/94; Regolamento - Dpr.554/99), sottolinea la necessità di tradurre efficacemente nel progetto quelli che sono gli obiettivi posti dalla committenza pubblica in fase di programmazione, e quindi di definire i requisiti tecnici in base alle esigenze stabilite.

Il Documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp), deve delineare un quadro conoscitivo di base, costituito oltre che dagli obiettivi e dalle prestazioni attese, dall’elenco dei vincoli, delle norme e delle procedure tecniche da rispettare, dalle classi di esigenze da soddisfare, dai requisiti tecnici, nonché dalla stima sui costi globali dell'opera per il ciclo di vita ipotizzato. Il progetto del nuovo liceo Buonarroti si inserisce (nell'area in cui era prevista la nuova sede del tribunale) nel più vasto progetto della nuova sede della Provincia di Pisa e del "parco centrale" di Cisanello, tema di concorso internazionale di progettazione, per giungere ad una riqualificazione ambientale ed urbana dell'area di progetto.

2.2 La situazione iniziale e lo stato di fatto

L'area complessiva interessata dalla trasformazione nel tema di concorso è compresa tra via I. Bargagna, Via di Padule, Via Cisanello e via Monsignor A. Manghi (fig. 2.1).

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Sul lato ovest sono situati gli edifici della Pubblica Assistenza, mentre il resto dell'area è adibito ad uso agricolo o è in stato di abbandono. La superficie complessiva oggetto di trasformazione è di 118.800 mq. L’intervento relativo al complesso scolastico è organizzato su due grandi aree definite dalla nuova viabilità (Fig 2.2).

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L'area più a sud (verso la rotatoria) viene destinata alla realizzazione del complesso architettonico dove i parametri urbanistici sono una SLU di 16000 m2 ed una Sf di 11500 m2 (Piano

Attuativo UMI4). Si prevede un’area destinata a verde pubblico lungo Via Paradisa ed una fascia verde alberata lungo Via Monsignor Manghi. Al fine di realizzare con soluzione di continuità dei percorsi pedonali che consentano il superamento della viabilità esistente si è realizzato un collegamento mediante un ponte pedonale tra la scuola ed il lotto nord dei servizi.

Gli obiettivi generali della trasformazione di tutto il parco Cisanello, consistono nella realizzazione di un centro di servizi pubblici e privati, organizzato intorno ad una viabilità pedonale, in grado di configurare quest'area come centro della periferia est di Pisa.

2.2.1 Cenni storici

Le ampie zone paludose della pianura di Pisa sono state oggetto di bonifica da parte dell'uomo nel corso degli anni. Lo scopo di tali interventi riguardava la possibilità di rendere abitabili le aree periferiche e proteggere le zone bonificate dall'avanzamento delle dune sabbiose litoranee.

Tra i documenti reperibili relativi alla cartografia, è importante osservare la pianta della città di Pisa di Matteo Carboni, pubblicata nel 1834 (Fig 2.3).

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In questa acquaforte di 130 x 173 mm, il contesto cittadino è rappresentato da un tessuto agricolo uniforme, tramato di fossi e strade vicinali secondo maglie rettangolari orientate secondo gli assi cardinali. Il fiume Arno è rappresentato secondo l'attuale conformazione, non si rileva invece l'area oggetto dello studio. L'acquaforte intitolata "Città di Pisa", realizzata da Carlo Rancini e pubblicata nel 1849 da una rappresentazione più completa degli insediamenti nell'area presso Cisanello. Si osserva nella carta la completa realizzazione dell'argine nord dell'Arno e della relativa viabilità inclusa la rotatoria detta " il tondo ". La viabilità parallela all'Arno si può ricondurre all'attuale via di Cisanello.

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La maggior parte delle illustrazioni cartografiche è riconducibile agli anni 1850-1900 grazie ai viaggi di studio e ricerca da parte di molti studiosi del nord Europa. Già in queste rappresentazioni il complesso di canali di drenaggio e fossi, posto parallelamente alla costa o alle sponde dei fiumi, rappresenta un elemento chiave per la lettura del territorio a scala urbanistica. (Fig. 2.5)

Figura 2.4 Citta di Pisa, C. Rancini in (Zampieri 1994)

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2.2.2 Il clima

Il clima dell'area compresa tra i monti Pisani a nord e la zona collinare livornese a sud, risulta influenzato dalla presenza del mare che ne attenua le escursioni termiche.

L' ampia pianura in direzione est-ovest facilita l'ingresso alle perturbazioni mentre la presenza dei monti pisani ha un effetto protettivo verso nord nei confronti delle correnti di aria fredda, ma determina un aumento di piovosità da sud verso nord.

Il soleggiamento risulta di 2127 ore nel corso dell'anno distribuite in 328 ore in inverno, 518 in autunno, 618 in primavera e 885 in estate, con valore di intensità della radiazione solare rispettivamente di 283

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cal/cm2/gg in luglio e 96 cal/cm2/gg in dicembre.

La temperatura media annua è di 14,7°C con un minimo medio mensile di 7°C a gennaio e un massimo a luglio con 23,3 °C.

Le precipitazioni risultano perlopiù omogenee e a Pisa raggiungono

il valore di 900 mm annui di pioggia, con un massimo ad ottobre con 16,5 mm/gg ed un minimo a luglio con 6,3 mm/gg. Per queste

caratteristiche pluviometriche la pianura pisana può essere classificata nella zona submediterranea, estesa dalla Liguria fino alla Calabria settentrionale [Rapetti 1994].

La direzione dei venti sull'asse est-ovest è stabilito dai monti pisani quindi i venti più importanti come intensità e frequenza sono il Levante e il Ponente, seguiti dallo Scirocco. Il vento dominante per intensità, così come su tutta la costa tirrenica, risulta il Libeccio, che a Pisa raggiunge velocità medie di 4,6 m/s. Come velocità massima la punta più elevata è stata invece toccata dal Ponente con 25,7 m/s (aprile 1977). Il surriscaldamento della pianura provoca inoltre un regime di brezze termiche da ovest verso est che hanno inizio verso le ore 9 al mattino e terminano intorno alle 24. Nonostante ciò sono frequenti nel periodo invernale periodi di assenza di brezze o venti, i quali facilitano lo stabilizzarsi di nebbie e foschie.

Raramente nell'area si riscontrano periodi di gelo, anche se nel corso degli anni si sono registrati eventi in cui la temperatura a toccato i -16°C. Analogamente nella stagione calda la punta massima risulta relativamente bassa, con un picco di 40°C. Nonostante quanto detto si possono percepire condizioni di afa estiva considerando la presenza consistente di umidità. In questo contesto si trova una variabilità di condizioni proporzionale alla

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distanza dal litorale (Fig. 2.7 e Fig 2.8).

Figura 2.7 Isoterme estive (Luglio) nella pianura di Pisa [Rapetti 1994

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2.2.4 Aspetti geomorfologici

Per la valutazione degli aspetti geomorfologici facciamo riferimento a due aree importanti, oggetto di analisi per la realizzazione della nuova sede dell'ACI (zona A Fig.0.0) e della protezione civile ( zona b fig.0.0) e una terza area secondaria (zona C Fig 2.9)

I carotaggi della zona B hanno evidenziato una successione di strati di limi di 1 o 2 metri, anche misti a sabbie, e strati ampi di argille. Nelle prove penetrometriche condotte fino circa 15 metri di profondità è stata rilevata una resistenza massima di punta attorno ai 4 metri di profondità, con valori dell'ordine dei 18 Kg/cmq, mentre il piano di falda si è posizionato a soli 1 - 1,5 m dal piano di campagna. Si è osservato inoltre un discreto ristagno d'acqua piovana nell'area di interesse.

La relazione geologica relativa alla realizzazione della sede ACI di via Cisanello ha evidenziato una stratigrafia conforme alla

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precedente, determinata dalla presenza di sabbie limose, argille limose e argille, tipica degli ambienti lagunari. Infine il sito (C) di minore interesse ha presentato la stessa stratigrafia ed inoltre la presenza di infiltrazioni da falde sotterranee d'acqua a soli 1,2 metri di profondità dal piano di campagna.

In prossimità del sito, alcuni edifici con fondazioni superficiali hanno evidenziato cedimenti differenziali e si sono osservati fenomeni simili anche in alcune strutture con fondazioni rigide. Per quanto riguarda l’acquifero freatico superficiale, localizzato negli esigui livelli sabbiosi compresi nelle argille , il tetto della falda si trova mediamente intorno a circa -1,00/-1,50 m dal p.c.

Nella zona sono possibili locali fenomeni di subsidenza per emungimenti degli acquiferi superficiali e dovuti alla naturale costipazione dei terreni caricati dall’edificato.

La zona è in classe di pericolosità 3a definita quindi classe di pericolosità medio – bassa.

Dal punto di vista geotecnico gli interventi previsti fino a tre piani fuori terra sono attuabili senza particolari condizioni ferma restando la applicazione della normativa vigente (classe di fattibilità 2)

Per edifici a carattere pubblico si dovrà provvedere ad effettuare indagini di dettaglio condotte a livello di area complessiva (classe di fattibilità 3). Per realizzare le opere in interrato si dovrà procedere allo scavo falda a seguito di indagini di dettaglio sull'area complessiva (classe di fattibilità 3).

Comunque per i locali interrati per il previsto parcheggio sotterraneo dovranno essere applicate le prescrizioni contenute nelle Norme del Regolamento urbanistico (Prescrizioni specifiche per opere sotto p.c.).

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2.3 Funzionalità ed obiettivi

Con il Documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp) si cerca di tradurre con la massima efficacia all’interno del progetto, tutti gli obiettivi definiti dal committente pubblico in fase di programmazione, in modo da rispondere con requisiti tecnici prestazionali alle esigenze individuate. Il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) deve occuparsi della redazione del Dpp,di trovare aiuti per redigere il documento, proporre a chi commissionare il progetto e controllare l’opera dei progettisti sia in itinere attraverso verifiche, sia con controlli esterni e quindi validazioni.

Il Dpp deve comprendere oltre alle indicazioni riguardo la situazione iniziale, obiettivi e prestazioni attese definendo le strategie per raggiungerli, le esigenze e i bisogni da soddisfare nel rispetto dei vincoli e delle norme tecniche da rispettare, le funzioni che dovrà svolgere l'intervento, gli impatti dell'opera sulle componenti ambientali ed i requisiti tecnici, nonché i limiti economici per la produzione e gestione dell’opera che dovrà essere realizzata, per tutto il ciclo di vita ipotizzato.

La redazione, tende a definire le Linee Guida per la progettazione, raggiungendo una scala di dettaglio della progettazione che prevede la scelta delle tecnologie, dei componenti e dei materiali adottati.

Il miglior metodo a supporto del processo decisionale è rappresentato dall’Analisi del Valore (Lawrence D.Miles 1943). L’Analisi del Valore si definisce come un approccio organizzativo e creativo, basato su un’attività interdisciplinare, che utilizza un procedimento funzionale ed economico con lo scopo di

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aumentare il valore (soddisfazione delle esigenze in rapporto ai costi globali) di una entità.

Il valore è un concetto legato all’utilità che viene attribuita alla funzione esaminata assunta tra quelle esplicate dall’entità presa in considerazione, in rapporto al costo globale del componente che la esplica, all’interno delle risorse disponibili per la produzione e la gestione nel corso di vita programmato. Il valore è quindi un concetto che si riferisce prima ancora che all’entità materiale presa in esame, al servizio da essa reso, riferendosi alle funzioni in termini dinamici, in quanto non si limita a considerare l’efficienza e l’efficacia al momento in cui si comincia ad utilizzare l’opera, bensì per tutto l’arco di tempo della sua vita utile. Il Dpp e il progetto prendono in esame il comportamento dell’opera nel tempo, verificandone quindi la validità in termini di valore.

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2.4 Vincoli: leggi, norme tecniche da rispettare e

prestazioni attese

L’Unità Territoriale Cisanello – Parco Centrale rappresenta una delle trasformazioni strategiche nelle previsioni del Piano Strutturale e del successivo Regolamento Urbanistico del Comune di Pisa.

Si riportano di seguito le principali norme specifiche per gli edifici scolastici.

Edilizia scolastica:

- D.M. del 18 Dicembre 1975, "Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica";

- Legge n. 23 dell’ 11 Gennaio 1996, "Norme per l’edilizia scolastica".

Superamento delle barriere architettoniche: - Legge n.13 del 1989

- D.M. Lavori Pubblici n. 236 del 14 Giugno 1989, "Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, 1'adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del Superamento e dell'eliminazione delle barrire architettoniche";

- D.P.R. n. 503 del 24 Luglio1996, "Regolamento recante norme per 1'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici".

Prevenzione incendi e sicurezza edilizia scolastica:

- Decreto Ministeriale Interno del 26 Agosto1992, "Norme di prevenzione incendi per 1'edilizia scolastica";

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- Decreto Legislativo n. 493 del 14 Agosto 1996, (relativo alla segnaletica sulla sicurezza) "Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica e/o la salute sul luogo di lavoro";

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2.5 Analisi Funzionale

2.5.1 Premessa

Per individuare gli spazi necessari allo svolgimento delle singole attività all’interno del liceo oggetto del presente lavoro, risulta utile aggregare in gruppi omogenei mediante l’analisi funzionale, le attività che studenti, personale docente e non docente compiono nella struttura.

Nella fase informativa della progettazione sono stati raccolti dati relativi all’ipotesi di organizzazione funzionale e al contesto ambientale di localizzazione dell’opera, grazie alla collaborazione degli uffici amministrativi dell’attuale Liceo Buonarroti ed alle indicazioni fornite dalla Provincia di Pisa.

Attraverso le informazioni raccolte e mediante lo studio delle esigenze del nuovo liceo sono state individuate le funzioni primarie principali (necessarie e richieste), primarie complementari (non prescritte ma richieste) e secondarie (non necessarie ne richieste).

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2.5.2 Definizione delle funzioni/attività

In una classificazione di massima delle funzioni (Fig.2.10) si distinguono le attività scolastico-tecniche, definite come attività principali e quindi in grado di garantire il regolare funzionamento della scuola e le attività di servizio, secondarie, di supporto delle prime.

CODICE FUNZIONI/ATTIVITA' FUNZIONI/ATTIVITA'

F1 AMM INISTRARE LA STRUTTURA

F2 AMMINISTRARE LA DIDATTICA

F3 ACCEDERE ALLE STRUTTURE

F4 SPOSTARSI M EDIANTE

COLLEGAMENTI ORIZZONTALI

F5 SPOSTASI MEDIANTE

COLLEGAMENTI VERTICALI

F6 EVACUARE LE STRUTTURE

F7 SVOLGERE ATTIVITA' DI SEGRETERIA

F8 RICEVERE I GENITORI

F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE

F10 SVOLGERE LE LEZIONI SCOLASTICHE

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO

F13 CAM BIARSI

F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI

F15 SVOLGERE ATTIVITA' FISICA

F16 RIPORRE ATTREZZI GINNICI

F17 ESPLETARE BISOGNI FISIOLOGICI

F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

PULIZIA E MANUTENZIONE

F19 CERCARE E CONSULTARE LIBRI

F20 SVOLGERE STUDIO E RICERCA INDIVIDUALE

F21 FARE RAPPRESENTAZIONI O ASSEMBLEE

F22 PRODURRE DOCUM ENTAZIONE PER LA DIDATTICA

F23 RIUNIRSI E COLLABORARE TRA INSEGNANTI

F24 USARE IL COMPUTER

F25 FARE ESPERIMENTI E LEZIONI SCIENTIFICHE

F26 DISEGNARE

F27 MANGIARE E BERE

F28 SERVIRE ALIMENTI

F29 STOCCARE GLI ALIMENTI

F30 RIPORRE STRUMENTAZIONE PER LABORATORI

F31 VEDERE FILMATI E PROIEZIONI

F32 USARE STRUMENTAZIONI MULTIMENDIALI

F33 FARE OPERAZIONI DI PRIMO SOCCORSO

F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA'

F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE

F36 GESTIRE L'IMP IANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI

F39 CARICARE E SCARICARE MERCI

F40 PARCHEGGIARE

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2.5.3 Ambiti Funzionali Omogenei (AFO)

All’interno della struttura si possono individuare aggregazioni di attività compatibili o finalizzate all’espletamento di una stessa funzione. Gli ambiti delineati si definiscono Ambiti Funzionali Omogenei (AFO), e attraverso una successiva progettazione di forme e dimensioni, si traducono in Ambiti Spaziali Omogenei (ASO).

AM B IT I FU N ZIO N ALI O M OG EN EI A F O UN ITA ' A M BIEN TA LI F UN ZION I

S PAZ I RELATIV I ALL'UNIT A' P EDAG OG IC A AFO 1 AULE F10-F11- F12-F 14-F34 F 35-F 36-F37-F38 SPAZI RELAT IVI ALL'INS EGN AM EN TO

SPE CIALIZZATO AFO 2

AULE SP EC IAL I SPAZI DI SER V IZIO

F 10-F 11-F12-F14-F18-F 20 F24-F26- F30-F 31-F32

F37-F38

SPAZI RELAT IVI A LABO RATO RI AFO 3 AULE LABOR ATO RIO SPAZI D I SE RV IZIO

F 10-F 11-F12-F14-F18-F 20 F24-F25- F30-F 31-F32

F34-F35-F36F37-F38 S PAZI RELATIV I ALLA C O M UNIC AZIO N E,

INFO RM AZIO NE

E ALLE ATTIV ITA’ PARASC O LAS TIC HE

AFO 4

AUD ITORIU M DEP OSITO AU DITOR IUM

BIBLIO TEC A D EP OSITO BIBLIO TECA

F9-F11-F 12 -F 14 -F1 8-F19 F 20-F21-F31-F34 F 35-F36-F37-F38

SPAZI PER LA D IST RIBU ZIO NE AFO 5

C OR RID OI E DISIMPE GN I ATRIO SCAL E ASC EN SO RI CO LLEG AMEN TI ESTE RN I

F3-F 4-F5-F6-F9-F11-F34 F35-F36- F37-F 38-F39

S PAZI PER L’AM M IN ISTR AZIO NE AFO 6

PRESID ENZA UFF IC IO VIC EPR ESIDE

UF FIC IO AMM IN ISTR . PRE SO NALE UFF IC IO SEGR ETA RIA U FF ICIO PR OTO CO LLO

ACC ETTAZIO NE ATTE SA SALA IN SEG NAN TI SALA FOTO CO PIE

SE GRE TE RIE AR C HIVIO

F 1-F 2-F7-F8-F9-F14-F22-F23 F 24-F 34-F35-F36-F37-F 38

S PAZI PER L’ED UCAZIO NE FIS ICA, S PO RTIV A

ED IL S ERV IZ IO S AN IT AR IO AFO 7

P ALESTR A SERVIZ I PALE STRA

D EPO SITO

SPAZ I PER IL SERVIZ IO SAN ITAR IO (INF ERM IERIA)

F9-F11-F 12 -F 15 -F1 6-F18 F 33-F 34-F35-F36-F37-F 38

S PAZ I PE R I S ERVIZ I IG IENIC O SANITARI

E PER G LI SPO G LIATO I AFO 8

SER VIZI ALUN N I/E SER VIZI D OC EN TI SE RVIZI P ERSON ALE

SERVIZ I H SE RVIZI IG IEN ICI (PALESTRA, AM MINISTRAZIO NE , ATRIO) SPO GLIATO I PALESTRA (ALUNN I/E, INSEG NAN TI) SPO GLIATO I PER SO NALE

F13-F14- F17-F 18-F34 F 35-F 36-F37-F38

SPAZI DI V IAB ILITA' C ARRABILE E PED O NALE AFO 9

ACC ESSI ALL'AREA P ARC HE GG I PER CO RSI C ARRABILI P ERC OR SI P EDO N ALI

F3-F4-F6-F9-F 11-F34 F37- F39-F 40 S PAZ I P ER IL B AR AFO 10 BAR MAG AZZIN O AR EA ESTERN A F9-F11-F 14 -F 27 -F2 8-F29 F34-F35- F36-F 37-F39

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2.5.4 Ambiti Spaziali Omogenei (ASO)

A seguito dell’identificazione delle Aree Funzionali omogenee si può definire l’edificio nel suo complesso dal punto di vista dimensionale attraverso gli Ambiti Spaziali Omogenei e successivamente individuare i requisiti per ogni ASO in relazione alle classi di esigenza descritte.

CODICE DI AGGREGAZIONE

ELEMENTARE

AMBITO SPAZIALE OMOGENEO

(AS0i) CODICE FUNZIONE FUNZIONE/ATTIVITA'

F3 ACCEDERE ALLE STRUTTURE

F4 SPOSTARSI MEDIANTE

COLLEGAMENTI ORIZZONTALI F5 SPOSTASI MEDIANTE COLLEGAMENTI VERTICALI F6 EVACUARE LE STRUTTURE

F11 SOCIALIZZARE

F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F39 CARICARE E SCARICARE MERCI F3 ACCEDERE ALLE STRUTTURE F6 EVACUARE LE STRUTTURE

F8 RICEVERE I GENITORI

F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE

F11 SOCIALIZZARE

F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F19 CERCARE E CONSULTARE LIBRI F20 SVOLGERE STUDIO E RICERCA INDIVIDUALE F22 PRODURRE DOCUMENTAZIONE PER LA DIDATTICA

F24 USARE IL COMPUTER

F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F10 SVOLGERE LE LEZIONI SCOLASTICHE

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI INGRESSI E COLLEGAMENTI

ORIZZONTALI E VERTICALI ASO 1

AULE DIDATTICA NORMALE ASO 4

ATRIO ASO 2

BIBLIOTECA ASO 3

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CODICE DI AGGREGAZIONE

ELEMENTARE

AMBITO SPAZIALE OMOGENEO

(AS0i) CODICE FUNZIONE FUNZIONE/ATTIVITA'

F10 SVOLGERE LE LEZIONI SCOLASTICHE

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

PULIZIA E MANUTENZIONE F20 SVOLGERE STUDIO E RICERCA INDIVIDUALE

F24 USARE IL COMPUTER

F26 DISEGNARE

F30 RIPORRE STRUMENTAZIONE PER LABORATORI F31 VEDERE FILMATI E PROIEZIONI F32 USARE STRUMENTAZIONI MULTIMENDIALI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F10 SVOLGERE LE LEZIONI SCOLASTICHE

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

PULIZIA E MANUTENZIONE F20 SVOLGERE STUDIO E RICERCA INDIVIDUALE F25 FARE ESPERIMENTI E LEZIONI SCIENTIFICHE

F24 USARE IL COMPUTER

F26 DISEGNARE

F30 RIPORRE STRUMENTAZIONE PER LABORATORI F31 VEDERE FILMATI E PROIEZIONI F32 USARE STRUMENTAZIONI MULTIMENDIALI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F1 AMMINISTRARE LA STRUTTURA F2 AMMINISTRARE LA DIDATTICA F7 SVOLGERE ATTIVITA' DI SEGRETERIA

F8 RICEVERE I GENITORI

F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F19 CERCARE E CONSULTARE LIBRI F22 PRODURRE DOCUMENTAZIONE PER LA DIDATTICA

F24 USARE IL COMPUTER

F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F3 ACCEDERE ALLE STRUTTURE

F8 RICEVERE I GENITORI

F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F2 AMMINISTRARE LA DIDATTICA

F8 RICEVERE I GENITORI

F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F19 CERCARE E CONSULTARE LIBRI F22 PRODURRE DOCUMENTAZIONE PER LA DIDATTICA F23 RIUNIRSI E COLLABORARE TRA INSEGNANTI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE F38 SORVEGLIARE I LOCALI SALA INSEGNANTI SALA FOTOCOPIE ASO 9 PRESIDENZA UFFICIO VICEPRESIDE UFFICIO AMMINISTR. PRESONALE

UFFICIO SEGRETARIA UFFICIO PROTOCOLLO SEGRETERIE ARCHIVIO ASO 7 ACCETTAZIONE ATTESA ASO 8

AULE INSEGNAMENTO SPECIALIZZATO ASO 5

LABORATORI ASO 6

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CODICE DI AGGREGAZIONE

ELEMENTARE

AMBITO SPAZIALE OMOGENEO

(AS0i) CODICE FUNZIONE FUNZIONE/ATTIVITA'

F17 ESPLETARE BISOGNI FISIOLOGICI F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

PULIZIA E MANUTENZIONE F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE

F11 SOCIALIZZARE

F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

F27 MANGIARE E BERE

F28 SERVIRE ALIMENTI

F29 STOCCARE GLI ALIMENTI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F39 CARICARE E SCARICARE MERCI F6 EVACUARE LE STRUTTURE

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO F15 SVOLGERE ATTIVITA' FISICA F16 RIPORRE ATTREZZI GINNICI F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

PULIZIA E MANUTENZIONE F33 FARE OPERAZIONI DI PRIMO SOCCORSO F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI

F13 CAMBIARSI

F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F6 EVACUARE LE STRUTTURE F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

PULIZIA E MANUTENZIONE F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER F33 FARE OPERAZIONI DI PRIMO SOCCORSO F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F3 ACCEDERE ALLE STRUTTURE F6 EVACUARE LE STRUTTURE F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE F10 SVOLGERE LE LEZIONI SCOLASTICHE

F11 SOCIALIZZARE

F12 SVOLGERE ATTIVITA' DI GRUPPO F14 RIPORRE OGGETTI PERSONALI O ABITI F18 RIPORRE ATTREZZI E PRODOTTI PER

PULIZIA E MANUTENZIONE F21 FARE RAPPRESENTAZIONI O ASSEMBLEE F31 VEDERE FILMATI E PROIEZIONI F32 USARE STRUMENTAZIONI MULTIMENDIALI F34 DISTRIBUIRE ELETTRICITA' F35 RISCALDARE-RAFFRESCARE F36 GESTIRE L'IMPIANTO IDRAULICO E ANTINCENDIO

F37 PULIRE

F38 SORVEGLIARE I LOCALI F3 ACCEDERE ALLE STRUTTURE

F4 SPOSTARSI MEDIANTE

COLLEGAMENTI ORIZZONTALI F9 ACCOGLIERE PERSONE ESTERNE

F37 PULIRE

F39 CARICARE E SCARICARE MERCI

F40 PARCHEGGIARE ASO 16 AUDITORIO ASO 17 PARCHEGGI INFERMIERIA ASO 15 SPOGLIATOI ASO 13

LOCALE TECNICO (CENTRALE TERMICA) ASO 14 BAR ASO 11 PALESTRA ASO 12 SERVIZI IGIENICI ASO 10

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2.6 Le classi di esigenze (

UNI 8289:1981)

2.6.1 Introduzione

L’intervento riguarda la realizzazione di un Liceo costituito da 41 classi con un numero di studenti per classe variabile da 17 a 30 e quindi capace di ospitare un totale di circa 900 alunni.

Al suo interno dovranno potersi svolgere tutte le attività previste nel percorso formativo, si avranno quindi aule speciali, laboratori multimediali, scientifici e linguistici e strutture adibite all’attività sportiva.

I nuclei e gli spazi funzionali previsti sono: • spazi esterni con verde e cortili fruibili

• ampio atrio di accoglienza con bar annesso o direttamente collegato, collocato centralmente rispetto alla struttura

• spazi relativi all’unità pedagogica composti da 41 classi ciascuna con spazi e servizi annessi

• spazi per l’amministrazione con spazi e servizi annessi; • ambulatorio/infermeria;

• spazi relativi all’insegnamento specializzato e laboratori; • spazi comuni e per la distribuzione;

• spazi relativi alla comunicazione, informazione e alle attività parascolastiche;

• spazi per l’educazione fisica, sportiva ed il servizio sanitario. La norma UNI 8289:1981 definisce sette classi di esigenze come esplicazione dei bisogni dell’utenza finale tenuto conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito e delle norme cogenti e raccomandazioni tecniche.

Le classi di esigenze nella redazione del Dpp verranno successivamente tradotte in requisiti tecnici specifici e misurabili,

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da riscontrare in sede di collaudo ed in fase di esercizio.

Si riportano le classi di esigenze come definite dalla UNI 8289:1981:

1. Sicurezza: insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio;

2. Benessere: insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti;

3. Fruibilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività;

4. Aspetto: insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti;

5. Gestione: insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio;

6. Integrabilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro;

7. Salvaguardia dell’ambiente: insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte.

2.6.2 Classe di esigenza: Sicurezza

Per la Classe di esigenza della Sicurezza riguardo l’edilizia scolastica si richiede che vengano rispettate le seguenti sottoclassi di esigenza:

• sicurezza statica (resistenza carichi statici, dinamici ed agli urti);

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• sicurezza antincendio; • sicurezza dei materiali;

• sicurezza agli agenti atmosferici e naturali; • sicurezza degli impianti;

• sicurezza nei luoghi di lavoro.

Dovranno essere attuate le norme vigenti in modo da garantire la sicurezza intrinseca dell’edificio e nell’uso di ogni sua parte.

Particolare attenzione merita la valutazione della vulnerabilità sismica, per definire la possibile perdita o riduzione di efficienza, e la capacità residua a svolgere ed assicurare le funzioni in caso di sisma.

Per ogni tipologia edilizia si hanno specifiche norme sulla sicurezza antincendio passiva e attiva e cioè sulla prevenzione degli incendi e sull’intervento dei soggetti coinvolti dopo lo scoppio. La progettazione dello spazio sarà condizionata dalla possibilità di accadimento di questi eventi soprattutto riguardo i tempi di fuga degli utenti.

La sicurezza dei materiali si ottiene adottando nella scelta criteri che garantiscano un corretto utilizzo degli stessi, valutando le effettive condizioni impiego. E’ indispensabile in questa fase la valutazione dell’eventuale rilascio di sostanze tossiche nella vita utile, nella messa in opera o in particolari condizioni come nel caso di incendio.

La scelta deve avvenire a seguito di una corretta valutazione delle caratteristiche di componenti e manufatti, contestualizzando l’applicazione in funzione della destinazione d’uso, della volumetria dell’ambiente, della prossimità dell’utente al materiale e dell’effettiva ventilazione dei locali.

In fase progettuale si può verificare il rispetto dei requisiti igienico-sanitari vigenti in materia e attuare misure specifiche contro

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particolari forme di inquinamento già note.

Nel mantenimento di un ambiente salubre si conta sull’efficienza dei ricambi d'aria, sulla ventilazione e sulla corretta filtrazione e quindi risulta importante la stesura di indicazioni o direttive contenenti procedure di manutenzione.

La sicurezza agli agenti atmosferici deve essere garantita sia nella fase di realizzazione dell’opera (dove il rischio per gli addetti ai lavori è alto) che durante l’uso dove l’opera finale deve essere protetta da vento, grandine, neve, pioggia e scariche elettriche. In materia di impianti le disposizioni di legge specificano le misure per una corretta progettazione, uso e manutenzione. Per garantire la sicurezza però, si deve fornire un’efficace informazione agli utenti riguardo il corretto utilizzo degli stessi. La sottoclasse sicurezza nei luoghi di lavoro riguarda prima di tutto la fase di cantiere durante la realizzazione dell’opera e successivamente la gestione dell’opera, seguendo in ogni caso le varie norme e regolamenti in vigore.

2.6.3 Classe di esigenza: Benessere

La classe di esigenza relativa al Benessere, riguarda tutte quelle condizioni che rendono l’ambiente adeguato alla salute ed allo svolgimento delle attività.

All’interno della classe di esigenza si individuano 5 sottoclassi: 1. benessere termoigrometrico;

2. benessere igienico e olfattivo; 3. benessere visivo;

4. benessere luminoso; 5. benessere acustico.

La percezione del comfort ambientale dal punto di vista termoigrometrico è influenzata da temperatura, umidità relativa

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e velocità dell’aria. Questi fattori dipendono a loro volta dal clima in cui si inserisce l’edificio e dal microclima interno all’organismo edilizio e quindi dalle attività svolte. L’obiettivo del progettista, in questo ambito, diventa far raggiungere all’individuo uno stato di neutralità termica, in cui il soggetto non sente né caldo né freddo.

Il benessere igienico-olfattivo è strettamente legato alla purezza dell’aria e al numero dei ricambi d’aria. Si devono prevenire eventuali emissioni inquinanti o odorose e lo stesso svolgimento delle attività richiede che nell’ambiente vi sia una sufficiente aerazione e purezza dell’aria.

Il benessere visivo e legato alla percezione umana della realtà visiva. Dipende dalla definizione degli spazi (proporzioni, altezze e distanze) dal tipo e livello di sfruttamento della luce naturale (illuminazione senza abbagliamenti).

Il benessere luminoso degli ambienti si definisce in funzione del livello di illuminamento del pavimento e del piano di lavoro, del fattore di luce diurna e dell’assenza o meno di fenomeni di abbagliamento, a seconda del tipo di locale.

Il Benessere acustico degli ambienti si divide in 2 aspetti:

- ISOLAMENTO DAI RUMORI ESTERNI (traffico, rumori da impatto, vibrazione delle strutture , rumori di calpestio o rumori attraverso le pareti di separazione tra ambienti adiacenti) dove si agisce schermando l’involucro in funzione del livello acustico del contesto e delle attività che si svolgono nell’ambiente da proteggere.

- GARANZIA DI QUALITA’ DELL’ACUSTICA INTERNA (evitare rimbombo, eco, riverbero e zone sorde o con intensità troppo elevate, assicurare un livello sonoro adeguato in tutti i punti dell’ambiente): Si agisce sulla geometria del locale e sul tipo di

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materiali utilizzati.

I parametri fisici da valutare per ogni ambiente e destinazione d’uso sono:

- Il tempo di riverberazione, cioè il tempo, in secondi, necessario affinché, in un punto di un ambiente chiuso, il livello sonoro si riduca di una certa entità rispetto a quello che si ha nell’istante in cui la sorgente sonora ha cessato l’emissione e dipende dalla geometria degli ambienti e dal potere fonoassorbente delle superfici interne.

- L’intensità sonora, definita come quantità di flusso dell'energia sonora in una certa direzione nell’ambiente .

- La presenza o meno dell’eco, cioè del fenomeno prodotto dalla riflessione di onde sonore contro un ostacolo, a loro volta nuovamente "percepite" dall'emettitore più o meno immutate e con un certo ritardo rispetto al suono diretto. In questo caso le variabili in gioco sono la geometria degli ambienti ed il potere fonoassorbente delle superfici interne.

2.6.4 Classe di esigenza: Fruibilità

La Classe di esigenza relativa alla Fruibilità, include tre importanti sottoclassi:

1. L’ACCESSIBILITA’: la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l'edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.

2. LA VISITABILITA’ : la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi di soggiorno o

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pranzo dell'alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed incontro, nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta.

3. L’ADATTABILITA’: la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.

2.6.5 Classe di esigenza: Aspetto

L’Aspetto è la classe di esigenze connessa a tutto ciò che caratterizza l’aspetto percettivo del sistema edilizio da parte degli utenti. Ciò che condiziona la percezione dell’utente può essere ad esempio il tipo edilizio stesso con il quale il fruitore ha a che fare, la qualità dei materiali, la soluzione architettonica o la forma.

L’edificio oggetto di progettazione dovrà comunque presentarsi: 1 gradevole esteticamente, sia per tecnologia costruttiva che per composizione architettonica dei volumi;

2 di facile lettura, così da rendere semplice e piacevole la fruizione anche da parte di visitatori occasionali; è soprattutto importante che in caso di emergenza siano percepibili nel minor tempo possibile le via di fuga più brevi e sicure.

2.6.6 Classe di esigenza: Gestione

La Gestione è un’importante classe di esigenza per l’economia di un’attività, gli elementi che la caratterizzano sono:

a) manutenzione ordinaria preventiva; b) manutenzione straordinaria;

c) pulibilità degli elementi; d) riparabilità degli elementi;

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e) sostituibilità parziale o completa degli elementi.

La gestione è una fase che merita una progettazione a parte, come prevede il DPR 554/99: "La progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di costruzione, manutenzione e gestione. La progettazione è informata, tra l'altro, a principi (…) di massima manutenibilità, durabilità dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi (…) ed agevole controllabilità delle prestazioni dell'intervento nel tempo".

Di conseguenza, poiché i costi di gestione per alcune attività sono superiori ai costi di realizzazione, la normativa sottolinea che devono essere utilizzati specifici accorgimenti costruttivi e tecnologici per ridurre questa voce nei costi globali.

2.6.7 Classe di esigenza: Integrabilità

La classe di esigenza relativa all’integrabilità deve comprendere l’analisi dei seguenti elementi:

a) rapporto con il contesto antropologico e con gli elementi naturali;

b) rispetto dei valori paesaggistici e dei caratteri fondamentali del territorio;

c) legami tra le varie unità ambientali;

d) compatibilità tecnica e funzionale tra i materiali e gli elementi tecnici.

Una particolare attenzione a questa classe di esigenze è relativa ai vincoli imposti dal committente, poiché uno degli obiettivi dell’intervento è l’eliminazione di forme di disgregazione urbanistica allo scopo di rendere omogeneo il tessuto urbano. Per la classe di esigenza della salvaguardia ambientale è necessario conseguimento dei seguenti risultati:

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a) costruire un’opera che preveda sistemi atti alla riduzione di agenti inquinanti;

b) realizzare un'opera che utilizzi materiali riciclabili in fase di smaltimento;

c) contribuire nelle fasi sia di realizzazione che di gestione alla riduzione dello sfruttamento delle risorse terrestri.

2.7 Definizione dei requisiti tecnici dell’organismo edilizio

2.7.1 Introduzione

Il Requisito è definito secondo la norma UNI 10838: 1999 come la traduzione di un’esigenza in fattori tecnici e fisici misurabili, atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali o tecniche, in particolari condizioni d’uso e/o di sollecitazione; in pratica è ciò che si richiede ad un elemento edilizio perché abbia caratteristiche tali da soddisfare determinate esigenze nel contesto in cui si trova. I requisiti si classificano in:

1. requisiti funzionali spaziali: traduzione di un’esigenza in fattori geometrico dimensionali e di organizzazione degli spazi, atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento di un elemento spaziale;

2. requisiti ambientali;

3. requisiti tecnologici: traduzione di un’esigenza in fattori tecnico- scientifici atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un subsistema tecnologico e/o di un elemento tecnico;

4. requisiti tecnici: traduzione di un requisito nelle caratteristiche intrinseche (chimiche, fisiche, meccaniche…) che devono connotare le parti componenti di un elemento tecnico per il

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soddisfacimento del requisito stesso;

5. requisiti operativi: traduzione di un requisito tecnico in caratteristiche tecnico dimensionali e di relazione che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso;

6. requisiti di durabilità: traduzione di un requisito tecnologico nelle caratteristiche funzionali alla durata e alla sua affidabilità che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso;

7. requisiti di manutentibilità: traduzione di un requisito tecnico nelle caratteristiche di operabilità manutentiva che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso.

2.7.2 Requisiti dell’area destinata alla costruzione di edifici scolastici

In riferimento al DM 18/12/1975 si riportano i principali criteri di progettazione relativi all’edilizia scolastica con particolare attenzione al tipo scuola secondaria superiore ( nello specifico liceo scientifico).

L’area deve avere le seguenti caratteristiche specifiche:

a) deve essere generalmente di forma regolare e possibilmente pianeggiante; qualora non siano disponibili suoli di tali caratteristiche l’ampiezza minima (di cui al punto seguente) dovrà essere congruamente aumentata;

b) non deve insistere su terreni umidi o soggetti a infiltrazioni o ristagni e non deve ricadere in zone franose o potenzialmente tali; inoltre le caratteristiche meccaniche devono essere tali da non esigere fondazioni speciali che possano incidere eccessivamente sul costo totale della costruzione;

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e le caratteristiche di cui al punto precedente, la commissione provinciale prevista dall’art.10 della legge 5 agosto 1975, n.412, prima di pronunciarsi, potrà richiedere che siano svolte le necessarie indagini geologiche e geotecniche e che sia sentito, eventualmente, il parere di esperti, per la programmazione di necessarie opere di consolidamento, sistemazione e fondazione, da attuare nel rispetto delle istruzioni riportate nella circolare del Min. dei lavori pubblici n.3797 del 6 novembre 1967;

d) deve avere accessi sufficientemente comodi e ampi muniti di tutte le opere stradali che assicurino una perfetta viabilità;

e) deve consentire, l’arretramento dell’ingresso principale rispetto al filo stradale in modo da offrire sufficiente sicurezza all’uscita degli alunni;

f) non deve avere accessi diretti da strade statali e provinciali. L’area non coperta dagli edifici deve essere congruamente alberata, sistemata a verde, e attrezzata per consentire un permanente svolgimento, anche all’aperto, delle attività educative e ginnico-sportive; la sistemazione, prevista in sede di progetto, dovrà essere tale da consentire una sua facile e idonea manutenzione.

2.7.3 Requisiti generali area di accesso e organismo edilizio (DM 18 Dicembre 1975)

1 LOCALIZZAZIONE

La scuola può essere raggiunta con mezzi di trasporto scolastici o autonomi, pubblici o privati; (...) quando la scuola è raggiungibile a piedi, il percorso casa-scuola deve essere agevole ed effettuabile nelle condizioni di massima sicurezza e, possibilmente

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senza attraversamenti di linee di traffico (stradale, tranviario, ferroviario, ecc.); quando gli alunni provengono da un più vasto ambito territoriale, l'ubicazione deve essere tale da garantire, nelle condizioni di massima sicurezza, un rapido collegamento tra la scuola e il territorio servito.

Il tempo di percorrenza con mezzi di trasporto può essere di 20-45 minuti senza limiti sulle distanze massime percorribili.

2 DIMENSIONI DELLA SCUOLA

La dimensione minima è di 10 classi (250 alunni) e quella massima di 60 classi (1500 alunni).

3 AREA

L’area di forma regolare e possibilmente pianeggiante, (...) non deve insistere su terreni umidi o soggetti a infiltrazioni o ristagni e non deve ricadere in zone franose o potenzialmente tali; inoltre le caratteristiche meccaniche devono essere tali da non esigere fondazioni speciali che possano incidere eccessivamente sul costo totale della costruzione, (...) deve avere accessi sufficientemente comodi ed ampi muniti di tutte le opere stradali che assicurino una perfetta viabilità, (...) deve consentire l'arretramento dell'ingresso principale rispetto al filo stradale in modo da offrire sufficiente sicurezza all'uscita degli alunni, non deve avere accessi diretti da strade statali e provinciali (...) l’area non coperta dagli edifici deve essere congruamente alberata, sistemata a verde.

4 AMPIEZZA

Per un numero di 40 classi la superficie totale minima consigliata per alunno è 23.80 m2.

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L'area coperta dagli edifici non deve essere superiore alla terza parte dell'area totale (...).

Il rapporto tra l'area dei parcheggi e il volume dell'edificio deve essere non inferiore ad un m2 su ogni 20 m3 di costruzione.

5 CARATTERISTICHE DELL’OPERA IN GENERALE

(...)L’organismo architettonico deve essere omogeneo e non come una semplice addizione di elementi spaziali, (...)L'edificio deve essere progettato in modo che gli allievi possano agevolmente usufruire, attraverso gli spazi per la distribuzione orizzontale e verticale, di tutti gli ambienti della scuola, nelle loro interazioni e articolazioni ed, inoltre, raggiungere le zone all'aperto. Ciò comporta che le attività educative si svolgano per la scuola secondaria di secondo grado, normalmente su tre piani.

L’organismo architettonico della scuola, per l’introduzione nei metodi didattici di attività varie e variabili in un arco temporale definito (un giorno, una settimana ecc.), deve essere tale da consentire la massima flessibilità dei vari spazi scolastici, anche allo scopo di contenere i costi di costruzione;

(...)Sarà consentito ubicare in piani seminterrati solamente locali di deposito e per la centrale termica o elettrica.

La distanza libera tra le pareti contenenti le finestre degli spazi ad uso didattico e le pareti opposte di altri edifici, o di altre parti di edificio, dovrà essere almeno pari ai 4/3 dell'altezza del corpo di fabbrica prospiciente; tale distanza non dovrà, comunque, essere inferiore a 12 m. Orientativamente la superficie lorda per classe (su 40 classi) è 221 mq/classe, mentre per alunno 8.36 mq/alunno. (Fig. 2.11 e Fig. 2.12)

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Tipo di spazio A lte zza m in im a ric hie sta

(c m ) No te

30 0 Con soffitto p ia no 27 0 S e so ffitto inclin atoa lte zza m inim a 24 0 Parti per il lavoro

d i gr upp o 30 0 C o n pa vim ento e

sof fitto piano 24 0

S e con g rad in ate lim ite rife rito a lla p arte più ba ssa Sp azi p er la bo r ator i e offic ine p rescrizioni p articolari

Sp azi p er la com unicazione e l'info rm azio ne :

i) bibliote ca 30 0

zo na p e r c arrels 21 0

24 0

S e con gra dinate lim ite riferito a lla p arte p iù b assa 42 0 Lim ite della p arte p iù a lta

42 0 S e nza grad inate

Sp azi p er l'edu cazio ne fisica :

pa lestr a tipo A 54 0

pa lestr a tipo B 72 0

Sp azi p er la distrib uzio ne 24 0 Sp azi a m m in istra tivi e visita m ed ica 30 0 Sp azi p er l'in segn am en to sp ecia lizza to

ii) a ud itorio e sa la attiv ità integra tiv e Sp azi p er l'unità p ed agog ica (c la sse)

Descrizione degli spazi Indice standard di supeficie netta Attività didattiche: 1- normali 1,96 2- speciali: 1,37 fisica 540 mq chimica 390 mq disegno 400 mq Attività collettive: 1-integrative e parascolastiche 0,6 2-biblioteca alunni 0,26

3-mensa e relativi servizi 375 mq

Attività complementari:

1-atrio 0,2

2-uffici, ecc 0,18

Indice di superficie netta globale 6,62

Somma indici parziali 4,94

Connettivo e servizi igienici

(40% della somma precedente) 1,97

Spazi per l'educazione fisica: Palestra tipo B1,

servizi palestra, ecc. 830 mq netti

Figura 2.11 Classificazione delle funzioni

(35)

2.7.4 Requisiti generali di sicurezza Sicurezza statica

1 Deve essere garantire la stabilità della struttura portante e di tamponamento dell’opera nell’intero ciclo di vita e deve essere garantita una adeguata risposta all’azione sismica della stessa. • Deve essere valutata la stabilità delle parti non strutturali nell’intero ciclo di vita e deve essere garantita una adeguata risposta all’azione sismica delle stesse.

Sicurezza antincendio

Dal DM 26/08/1992 “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica” ricaviamo le principali prescrizioni relative all’accesso e all’esodo rispetto alla struttura.

Le scuole vengono suddivise, in relazione alle presenze effettive contemporanee in esse prevedibili di alunni e di personale docente e non docente, nei seguenti tipi:

• tipo 0: scuole con numero di presenze contemporanee fino a: 100 persone;

• tipo 1: scuole con numero di presenze contemporanee da 101 a 300 persone;

• tipo 2: scuole con numero di presenze contemporanee da 301 a 500 persone;

• tipo 3: scuole con numero di presenze contemporanee da 501 a 800 persone;

• tipo 4: scuole con numero di presenze contemporanee da 801 a 1200 persone (caso di studio)

• tipo 5: scuole con numero di presenze contemporanee oltre le 1200 persone.

I percorsi esterni devono consentire in ogni punto l’accostamento con autoscala, i parametri minimi di riferimento sono:

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- larghezza 3,50 m - altezza libera 4,00 m

- raggio minimo di volta 13 m - pendenza massima 10%

- resistenza minima al carico 20 t

La lunghezza massima delle vie di esodo fino a un luogo sicuro è pari a 30 m e la larghezza delle vie di uscita non deve essere inferiore a due moduli ( 1,20 m ).

La capacità di deflusso, intesa come il numero massimo di persone che in un sistema di vie d'uscita possa defluire attraverso un'uscita di "modulo uno" (larghezza pari a 60 cm), è pari a:

⇒ 37.5 (PIANO INTERRATO) ⇒ 50 (PIANO TERRA)

⇒ 37.5 (PRIMO, SECONDO) ⇒ 33 (TERZO)

I requisiti di resistenza al fuoco degli elementi strutturali vanno valutati secondo le prescrizioni e le modalità di prova stabilite dalla circolare del Min. dell’interno n.91del 14 settembre 1961.

Reazione al fuoco dei materiali

Per la classificazione di reazione al fuoco dei materiali, si fa riferimento al DM 26 giugno 1984:

a) negli atri, nei corridoi, nei disimpegni, nelle scale, nelle rampe, nei passaggi in genere, è consentito l’impiego dei materiali di classe 1 in ragione del 50% massimo della loro superficie totale (pavimento + pareti + soffitto + proiezioni orizzontali delle scale). Per le restanti parti debbono essere impiegati materiali di classe 0;

b) in tutti gli altri ambienti è consentito che le pavimentazioni compresi i relativi rivestimenti siano di classe 2 e che gli altri

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materiali di rivestimento siano di classe 1; oppure di classe 2 se in presenza di impianti di spegnimento automatico asserviti a impianti di rivelazione incendi.

I rivestimenti lignei possono essere mantenuti in opera, tranne che nelle vie di esodo e nei laboratori, a condizione che vengano opportunamente trattati con prodotti vernicianti omologati di classe 1 di reazione al fuoco, secondo le modalità e le indicazioni contenute nel DM 6 marzo 1992;

c) i materiali di rivestimento combustibili, ammessi nelle varie classi di reazione al fuoco debbono essere posti in opera in aderenza agli elementi costruttivi, di classe 0 escludendo spazi vuoti o intercapedini;

d) i materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambe le facce (tendaggi ecc.) devono essere di classe di reazione al fuoco non superiore a 1.

Compartimentazione

Gli edifici devono essere suddivisi in compartimenti anche costituiti da più piani, di superficie non eccedente quella indicata nella tabella A.

Gli elementi costruttivi di suddivisione tra i compartimenti devono soddisfare i requisiti di resistenza al fuoco sopra indicati.

Scale

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essere congrue con quanto previsto nella reazione al fuoco dei materiali.

La larghezza minima delle scale deve essere di 1,20 m.

Le rampe devono essere rettilinee, non devono presentare restringimenti, devono avere non meno di tre gradini e non più di quindici; i gradini devono essere a pianta rettangolare, devono avere alzata e pedata costanti, rispettivamente non superiore a 17 cm e non inferiore a 30 cm; sono ammesse rampe non rettilinee a condizione che vi siano pianerottoli di riposo e che la pedata del gradino sia almeno 30 cm, misurata a 40 cm dal montante centrale o dal parapetto interno.

Il vano scala, tranne quello a prova di fumo o a prova di fumo interno, deve avere superficie netta di aerazione permanente in sommità non inferiore a 1 m2. Nel vano di aerazione è consentita

l’installazione di dispositivi per la protezione dagli agenti atmosferici.

Affollamento

Il massimo affollamento ipotizzabile è fissato in:

• aule: 26 persone/aula. Qualora le persone effettivamente presenti siano numericamente diverse dal valore desunto dal calcolo effettuato sulla base della densità di affollamento, l’indicazione del numero di persone deve risultare da apposita dichiarazione rilasciata sotto la responsabilità del titolare dell’attività;

• aree destinate a servizi: persone effettivamente presenti +20%; • refettori e palestre: densità di affollamento pari a 0,4 persone/m2.

Nel caso di palestre e refettori, qualora le persone effettivamente presenti siano numericamente diverse dal valore desunto dal calcolo effettuato sulla base delle densità di affollamento

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indicate, l’indicazione del numero di persone deve risultare da apposita dichiarazione rilasciata sotto la responsabilità del titolare dell’attività.

Sistema di via di uscita

Ogni scuola, deve essere provvista di un sistema organizzato di vie di uscita dimensionato in base al massimo affollamento ipotizzabile in funzione della capacità di deflusso ed essere dotata di almeno 2 uscite verso luogo sicuro.

Gli spazi frequentati dagli alunni o dal personale docente e non docente, qualora distribuiti su più piani, devono essere dotati, oltre che della scala che serve al normale afflusso, almeno di una scala di sicurezza esterna o di una scala a prova di fumo o a prova di fumo interna.

Limitatamente agli edifici a tre piani fuori terra è ammesso che, in luogo della scala esterna o a prova di fumo, sia realizzata una scala protetta a condizione che tutte le scale siano protette e che adducano, attraverso percorsi di esodo, all’esterno.

Nella gestione dell’emergenza si deve tenere conto della realtà dei predetti percorsi. Ai fini del computo della lunghezza del percorso, non deve essere considerato il percorso interno ai vani scala protetti. Per gli edifici a due piani fuori terra è ammessa la realizzazione di una sola scala, protetta, alle seguenti condizioni: • il numero di persone complessivamente presenti al secondo piano sia commisurato alla larghezza della scala, considerando la capacità di deflusso non superiore a 50;

• il percorso di piano non sia superiore a 15 m. Sono ammessi percorsi di lunghezza non superiore a 25 m se corridoi e scale sono provvisti di rivestimenti e arredi di classe 1 di reazione al fuoco in ragione di non più del 50% della loro superficie totale

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(pavimenti, pareti, soffitti e proiezione orizzontale delle scale) e di classe 0 per le restanti parti e ove ritenuto necessario, di impianto automatico di rivelazione e allarme incendio;

• il percorso da ogni punto dell’edificio fino a luogo sicuro non superi i 45 m.

⇒ Larghezza delle vie di uscita

La larghezza delle vie di uscita deve essere multipla del modulo di uscita e non inferiore a due moduli (1,20 m).

La misurazione della larghezza delle singole uscite va eseguita nel punto più stretto della luce.

Anche le porte dei locali frequentati dagli studenti devono avere, singolarmente, larghezza non inferiore a 1,20 m.

⇒ Lunghezza delle vie di uscita

La lunghezza delle vie di uscita deve essere non superiore a 60 m e deve essere misurata dal luogo sicuro alla porta più vicina allo stesso di ogni locale frequentato dagli studenti o dal personale docente e non docente.

La larghezza totale delle uscite di ogni piano è determinata dal rapporto fra il massimo affollamento ipotizzabile e la capacità di deflusso.

⇒ Numero delle uscite

Il numero delle uscite dai singoli piani dell’edificio non deve essere inferiore a due. Esse vanno poste in punti ragionevolmente contrapposti.

Per ogni tipo di scuola i locali destinati a uso collettivo (spazi per esercitazioni, spazi per l’informazione e attività parascolastiche, mense, dormitori) devono essere dotati, oltre che della normale porta di accesso, anche di almeno una uscita di larghezza non inferiore a due moduli, apribile nel senso del deflusso, con sistema a

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semplice spinta, che adduca in luogo sicuro.

La realizzazione, sia dell’uscita che adduca direttamente in luogo sicuro che di strutture REI 60 è necessaria nel caso di spazi per esercitazioni nei quali il materiale presente costituisca rischio per carico di incendio o per caratteristiche di infiammabilità ed esplosività o per complessità degli impianti.

Pertanto si chiarisce che non rientrano in tali fattispecie, ad esempio, le aule di disegno, informatiche, di linguistica, per esercitazioni musicali o similari.

Le aule didattiche devono essere servite da una porta ogni 50 persone presenti; le porte devono avere larghezza almeno di 1,20 m e aprirsi nel senso dell’esodo quando il numero massimo di persone presenti nell’aula sia superiore a 25 e per le aule per esercitazione dove si depositano e/o manipolano sostanze infiammabili o esplosive quando il numero di persone presenti sia superiore a 5.

Le porte che si aprono verso corridoi interni di deflusso devono essere realizzate in modo da non ridurre la larghezza utile dei corridoi stessi.

SPAZI A RISCHIO SPECIFICO

Gli spazi a rischio specifico si classificano secondo le seguenti funzioni:

• spazi per esercitazioni; • servizi tecnologici; • spazi per depositi;

• spazi per l’informazione e le attività parascolastiche; • autorimesse;

• spazi per servizi logistici (mense, dormitori).

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scolastica si basa sullo svolgimento di prove, esercitazioni ed esperimenti.

Gli spazi per le esercitazioni ed i relativi locali deposito devono essere ubicati ai piani fuori terra o al 1° interrato, fatta eccezione per i locali ove vengono utilizzati gas combustibili con densità superiore a 0,8 che devono essere ubicati ai piani fuori terra senza comunicazioni con i piani interrati.

Le strutture di separazione devono comunque garantire una resistenza al fuoco REI 60.

Le comunicazioni tra il locale per esercitazioni e il locale deposito annesso, devono essere munite di porte dotate di chiusura automatica aventi resistenza al fuoco almeno REI 60.

Nel caso di spazi per esercitazioni nei quali il materiale presente costituisca rischio per carico di incendio o per caratteristiche di infiammabilità ed esplosività o per complessità degli impianti si deve avere un’uscita che adduca direttamente in luogo sicuro. Gli spazi per le esercitazioni dove vengono manipolate sostanze esplosive e/o infiammabili devono essere provvisti di aperture di aerazione, permanente, ricavate su pareti attestate all’esterno di superficie pari a 1/20 della superficie in pianta del locale.

Nel caso in cui i gas abbiano densità superiore a 0,8, rispetto alle aperture di aerazione, almeno 1/3 della superficie complessiva deve essere costituito da aperture, protette con grigliatura metallica, situate nella parte inferiore della parete attestata all’esterno e poste a filo pavimento.

Le apparecchiature di laboratorio alimentate a combustibile gassoso devono avere ciascun bruciatore dotato di dispositivo automatico di sicurezza totale che intercetti il flusso del gas in mancanza di fiamma.

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utilizzano sostanze esplosive o infiammabili devono essere dotati di impianti di ventilazione idonei a evitare il ristagno e/o l’accumulo di gas e vapori (tossici e/o infiammabili) e di apposite cappe di aspirazione.

Gli spazi per deposito destinati alla conservazione di materiali per uso didattico e per i servizi amministrativi dovranno avere caratteristiche diverse rispetto al tipo di materiale da stoccare. I depositi di materiali solidi combustibili possono essere ubicati ai piani fuori terra o ai piani 1º e 2º interrati.

Indipendentemente dal tipo di materiale impiegato nella realizzazione le strutture di separazione dovranno comunque garantire una resistenza al fuoco di almeno REI 60. L’accesso al deposito deve avvenire tramite porte almeno REI 60 dotate di congedo di autochiusura. La superficie massima lorda di ogni singolo locale non può essere superiore a:

• 1.000 m per i piani fuori terra; • 500 m per i piani 1º e 2º interrato.

I suddetti locali devono avere apertura di aerazione di superficie non inferiore a 1/40 della superficie in pianta, protette da robuste griglie a maglia fitta.

Il carico di incendio di ogni singolo locale non deve superare i 30 kg/m2; qualora venga superato il suddetto valore, nel locale

dovrà essere installato un impianto di spegnimento a funzionamento automatico.

Ad uso di ogni locale dovrà essere previsto almeno un estintore, di tipo approvato, di capacità estinguente non inferiore a 21 A, ogni 200 m2 di superficie.

I depositi di materiali infiammabili liquidi e gassosi devono essere ubicati al di fuori del volume del fabbricato; lo stoccaggio, la distribuzione e l’utilizzazione di tali materiali devono essere

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eseguiti in conformità delle norme e dei criteri tecnici di prevenzione incendi. Ogni deposito dovrà essere dotato di almeno un estintore

di tipo approvato, di capacità estinguente non inferiore a 21 A, 89 B, C ogni 150 m di superficie.

Per esigenze didattiche e igienico-sanitarie è consentito conservare complessivamente, all’interno della struttura, in armadi metallici dotati di bacino di contenimento, 20l di liquidi infiammabili.

Gli archivi e le biblioteche in cui è prevista la presenza continuativa di personale durante l’orario di attività scolastica sono esclusi dalla definizione di deposito. Solo nei locali con carico di incendio superiore a 30 kg/m2 in cui non sia prevista la

presenza continuativa di personale si dovranno realizzare gli impianti automatici di rivelazione di incendio (locali fuori terra) o di estinzione (locali interrati). Nei depositi, inoltre, è fatto divieto fare uso di fiamme libere.

Per gli impianti di produzione di calore valgono le disposizioni di prevenzione incendi in vigore.

È fatto divieto di utilizzare stufe funzionanti a combustibile liquido o gassoso, per il riscaldamento di ambienti.

Gli eventuali impianti di condizionamento e di ventilazione possono essere centralizzati o localizzati. Le strutture di separazione devono presentare resistenza al fuoco non inferiore a REI 60 e le eventuali comunicazioni in esse praticate devono avvenire tramite porte di caratteristiche almeno REI 60 dotate di congegno di autochiusura. Le condotte non devono attraversare:

• luoghi sicuri, che non siano a cielo libero; • vie di uscita;

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• locali che presentino pericolo di incendio, di esplosione e di scoppio.

L’attraversamento può tuttavia essere ammesso se le condotte sono racchiuse in strutture resistenti al fuoco di classe almeno pari a quella del vano attraversato. Qualora le condotte debbano attraversare strutture che delimitano i compartimenti, nelle condotte deve essere installata, in corrispondenza degli attraversamenti almeno una serranda resistente al fuoco REI 60. I dispositivi di controllo previsti sono:

a) Comando manuale

Ogni impianto deve essere dotato di un dispositivo di comando manuale, situato in un punto facilmente accessibile, per l’arresto dei ventilatori in caso di incendio.

b) Dispositivi automatici termostatici

Gli impianti, a ricircolo di aria, di potenzialità superiore a 20.000 mc/h devono essere provvisti di dispositivi termostatici di arresto automatico dei ventilatori in caso di aumento anormale della temperatura nelle condotte.

Tali dispositivi, tarati a 70 ºC, devono essere installati in punti adatti, rispettivamente delle condotte dell’aria di ritorno (prima della miscelazione con l’aria esterna) e della condotta principale di immissione dell’aria.

Inoltre l’intervento di tali dispositivi, non deve consentire la rimessa in moto dei ventilatori senza l’intervento manuale.

c) Dispositivi automatici di rilevazione dei fumi.

Gli impianti, a ricircolo d’aria, di potenzialità superiore a 50.000 mc/h devono essere muniti di rilevatori di fumo, in sostituzione dei dispositivi termostatici previsti nel precedente comma, che comandino l’arresto dei ventilatori. L’intervento di tali dispositivi non

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deve consentire la rimessa in marcia dei ventilatori senza l’intervento manuale dell’operatore.

È consentito il condizionamento dell’aria a mezzo di armadi condizionatori a condizione che il fluido refrigerante non sia infiammabile.

Gli impianti centralizzati per la produzione di aria compressa se di potenza superiore a 10 kW, devono essere installati in locali aventi almeno una parete attestata verso l’esterno ovvero su intercapedine grigliata, muniti di superficie di sfogo non inferiore a 1/15 della superficie in pianta del locale.

Gli spazi destinati all’informazione e alle attività parascolastiche (auditorio, aula magna, sala per rappresentazioni) devono essere ubicati in locali fuori terra o al 1º interrato fino alla quota massima di -7,50 m; se la capienza supera le cento persone e vengono adibiti a manifestazioni non scolastiche, si applicano le norme di sicurezza per i locali di pubblico spettacolo.

Nelle autorimesse si fa riferimento alle specifiche norme tecniche in vigore.

Gli impianti elettrici del complesso scolastico devono essere realizzati in conformità alla normativa vigente. Ogni scuola deve essere munita di interruttore generale, posto in posizione segnalata, che permetta di togliere tensione all’impianto elettrico dell’attività; tale interruttore deve essere munito di comando di sgancio a distanza, posto nelle vicinanze dell’ingresso o in posizione presidiata.

Le scuole devono essere dotate inoltre di un impianto di sicurezza alimentato da apposita sorgente, distinta da quella ordinaria che deve alimentare le seguenti utilizzazioni, strettamente connesse con la sicurezza delle persone:

Figura

Fig. 2.1 Area oggetto del concorso
Figura 2.3 Pianta della citta, M.Carboni  (Zampieri 1994)
Figura 2.4 Citta di Pisa, C. Rancini in  (Zampieri 1994)
Figura 2.6 Uso del suolo al 1988, modificato da [AA.VV. 1991]
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