L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI. FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
REDAZIONE: M. J. d e ’Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a l o n i
Anno XLI - Voi. XLV
Firenze-Roma, 26 Luglio 1 9 1 4 )'”
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N. 2099
S O M M A R IO : Crisi economica?. T. — Le condizioni finanziarie dei principali comuni italiani, Rober to A . Mu r r a y. — Consumo delle classi operaie - Il rincaro della vita (continua) . — La circolazione cartacea n e ll’esercizio 1912-1913
(continua — Le imposte di fabbricazione del 1° semestre 1913 (continua). — L ’emigrazione italiana per l’estero nell anno 1 9 1 3 .— IN F O R M A ZIO N I: Banco dì Cambio Bergamasco.— Banco di Napoli. — 11 Credito Provinciale a Pietrasanta. — Per un grande Istituto di anticipazione edilizia. — A proposito della recente emissione di Buoni del Tesoro. — La vigilanza sulle banche d'emissione - Il progetto sulle garanzie dei depositanti. — Per le case popo lari. — RIVISTA ECONOMICA : 1 vini in Germania. - Il monopolio dei fiammiferi e dei tabacchi in Francia
MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE. - PROSPETTO QUOTAZIONI. VALORI. CAMBI SCONTI E SITU A ZIO N I BANCARIE.
Crisi eco n o m ica ?
Anche quest’anno, nei mesi della stagione calda si dibatte su pe' giornali e le gazzette, la •onsueta polemica diretta a scoprire se il nostro paese si trova piti o meno o non si trova in crisi. Anche quest’ anno, pur variando in parte gli scrit tori, le idee rimangono pressoché le stesse, i punti di confronto pressoché identici, gli elementi di fatto accresciuti in genere soltanto da un anno di piii di statistiche.
Ne consegne, che se si continuasse ogni anno nella discussione, bisognerebbe dichiarare la crisi nella scienza, che non sa risolvere la questione, porche, ove si fosse do vii lo prestar fede all’ una ed all’altra delle teorie esposte, uno o due anni or sono, oggi si sarebbe dovuto almeno vedere dalle risultanze dei fatti la veridicità di quanto era stato precedentemente annunciato; invece la disputa continua indecisa e, a nostro vedere, la sua continuazione sta appunto a provare sol tanto che crisi vera e propria non si ha, come non si hanno ragioni di ammettere un vivace e prosperoso progresso nei tempi più recenti delie nostre condizioni economiche.
% Uno stato dunque indefinibile, forse di stasi, forse di ristagno, fors’anco di un tal quale r i flesso malessere, ma non certo quelle decise ma nifestazioni critiche o inen che mai quegli e le menti di catastrofiche previsioni, che pur l ’ anno scorso, alla uscita dell'Annuario del Bachi, il quale sembra essere il seme inconsapevole deila discordia, apparivano per taluni autorevoli scrit tori, come ad esempio l’ Einaudi, inconfutabili. Stando cosi le cose non ci rimarrà che rias sumere o meglio ricordare le opinioni dei diversi scrittori per trarre a vantaggio dei nostri lettori una conclusione, il più possibile conforme al vero.
Abbiamo un economista, il Lnzzatti, che batte
AVVERTENZA.
Nel fascicolo 2098, li) luglio 1914 pag. 450 f u omessa la
firma M. J. de Johannis all'articolo: « Analfabetismo e Nazio nalismo » ; al contentato ed alla compilazione del quale fu total
mente estraneo il concorso degli altri redattori. (N. d. A.).
come un martello il chiodo della economia. Egli ripete il ritornello, lo suffraga cogli esempi degli altri paesi, e getta di frequente il grido di al larme contro i pericoli dei debiti, contro quello delle emissioni; contro lo allargamento degli as- segnamenti per le spese. Il Luzzatti è uomo ancora troppo parlamentarmente attivo, per poter lasciar conoscere dalla sua parola quanto sia l’elemento politico che la guida e quanto sia l’ ele mento scientifico.
Per tanfo il Pantaleoni, che è principalmente dedito alla scienza, con tutta la chiarezza che lo distingue, mostrava, nella nostra stessa rivista, di non aver timore alcuno se il nostro bilancio finanziario si trovasse in disavanzo, e, sebbene nella giusta misura, incoraggiava nello aumento delle spese, e nei prestiti, ritenendo non esservi pericolo che i gettiti finanziari abbiano a ren dere nel futuro in misure minori che non ren dano ora. E come egli ammette la più stretta vicendevole influenza fra la economia del paese e la economia finanziaria, non vi è ragione di credere che egli non sia convinto che la econo mia nazionale non sappia mantenersi per lo meno ferma nel suo cammino, quanto l’ econo mia finanziaria.
I discorsi più recenti del Governo non furono improntati a diversa fede, ma anzi stettero non tanto a mostrare, quanto a dimostrare che le condizioni della finanza si possono ritenere as sai migliori di quello che pei- un momento non erano apparse. Un notevole avanzo nel bilancio è assicurato ed il gettito dei tributi, lo abbiam o indicato anche noi nei passati fascicoli, si è mantenuto, salve lievi oscillazioni, quasi stilla base d e ll’ incremento normale.Ciò in dispetto alle costanti e dobbiamo pur dirlo tendenziose affer mazioni contrarie dell’ Eeonoinist e di alcuni periodici francesi, i quali, di quando in quando regalano ai loro lettori sul conto del nostro paese, delle notizie non esatte e degli apprez zamenti conseguentemente non attendibili per chè partono appunto da basi erronee.
466 L' ECONOMISTA 26 luglio 1914
è stata prontamente ed efficacemente ribattuta
da\V E conom ista d’ Italia. Il fatto che alcune
industrie italiane dal 1909 ad oggi hanno do vuto procedere alla liquidazione e non del tutto restauratrice, del precedente periodo di depres sione, sta a nostro credere a provare non solo del loro funzionamento in un ambiente sano, che diversamente sarebbero state travolte, ma anzi bene pronosticante per il prossimo avvenire, quando le piaghe del passato saranno del tutto, ove non lo siano già, risanate. Nè discorde fu a suo tempo la voce autorevole dello Stringhe!1.
Il fatto che a lcu n e industrie abbiano avuto un certo periodo di sofferenze, non autorizza ad af fermare che tu tta l ’ economia nazionale sia af fetta da una crisi. L ’agricoltura infatti, che è, e dovrebb’ essere ancor più che non sia la base fon damentale della nostra economia, anche nell’ ul- timo quadriennio ha dato risultanze decisive in aumento ed il Colajanni lo ha ben dimostrato. E gli indici economici del Mortara, che totalizza dieci dei principali elementi statistici della pro duzione, dei trasporti, dei consumi dei risparmi, del credito ecc,, stabiliscono in modo irrefutabile, che il progresso generale del paese non si è arre stato, neppure nei primi mesi del 1914, i quali pure segnalano un lieve miglioramento. La G a z
zetta di Colonia conchiude nello stesso senso.
Rimane a favore degli avversari un campo, e giova dirlo un vero campo di debolezza: la va lutazione dei titoli sul mercato dei capitali. E qui dobbiamo confessare: la stasi degli affari indu striali, cominciata nel 1909 c’ è e perdura insi stente. Le nostre borse e le relative quotazioni offrono e da tempo uno spettacolo mai visto, do loroso, sebbene non impressionante. E diciamo non impressionante, perchè esso non è caratteri stico del nostro paese.
E’ troppo noto, per aver bisogno di essere pro vato, che la stasi degli affari è generale, è u n iv er
sale. Non è male specifico che travaglia l’ Italia,
ma tutti, assolutamente tutti i paesi del mondo. E si pretenderebbe forse dagli scrittori del
VEconomist o dai deliziosi fogli parigini, così
prossimi allo spettacolo offerto da una delle più importanti borse europee, che mentre tutto il mondo degli affari giace immobile ed inerte, solo in Italia esso dovesse correre la ridda delle paz zie, come nel 1905, nel 1906!
E’ naturale che anche l’ Italia risente come tutti i paesi, ma non più degli altri, della atonia gen erale; ma da questo al dire che il nostro paese si trova in una crisi, od in una crisi spe cifica diversa o più intensa o pili acuta, di quella che affligge tutti i paesi europei ed extra-euro pei, ci corre assai.
L ’ Italia, come tutte le altre nazioni non ha affari industriali; essi sono, si può dire, scom parsi dal campo delle attività, come a Parigi, a Londra, a Berlino, a New York. Ma il bilancio finanziario è solido e promettente, quanto lo era precedentemente, e forse più che non lo sia quello di nazioni v icin e ; la sua economia nazionale, batte il passo cadenzato e sicuro del l’essere fiducioso e sano che non corre, ma cam mina senza arresti, sicuro di arrivare. E l’ Ita lia, checché ne dicano i denigratori esteri ed interni, arriverà !
L e condizioni finanziarie
dei principali comuni italiani.
L ’argomento delle finanze locali e specialmente delle comunali, è fra quelli che tornano sempre in discussione ogni volta che si parli di riforme tributarie. Ma, per ora, siamo sempre fermi al
d ire e non ci si muove al fa re . Ciò nonostante
siccome il « dire » quando non sia pura accade mia, ma incitamento e preparazione al « fare », è già di per sè qualcosa, e noi — per oggi al meno — ci contentiamo — una volta più — di
dire.
Ce ne offre occasione la recente pubblicazione del V Annuario statistico delle città italiane che sotto la sapiente direzione del prof. Giu sti, di anno in anno fa progressi veramente notevoli.
Nel n. 2079 di questa Rivista noi, sulla scorta del precedente Annuario <‘) rilevam m o le condi zioni finanziarie di 72 fra i principali Comuni italiani: oggi siamo in grado di confermare ta lune nostre osservazioni sulla basie di un mate riale statistico senza confronto più ricco, dispo
nendo dati dettagliati su ben 467 Comuni. Nella seguente lunga tabella diamo: nella colon na (2) il totale delle entrate effettive; nella (3) il totale delle spese effettive; nella (4) gli avanzi economici derivanti dalla differenza positiva fra entrate e spese effettive; nella (5) i disavanzi economici conseguenti alle differenze passive fra entrate e spese effettive; nella (6) le attività ( + ) nette patrimoniali e le passività (— ) nette pa trimoniali (tutto in m igliaia di lire).
Piem onte. Acqui . . . . 543 449 94 — — Alba... 568 597 — 31 — Alessandria . . 1700 1893 — 193 + 246 Aosta . . . . 112 109 3 — — A s ti... 1054 1079 — 25 + 1535 Borgomanero 141 317 — 176 — Boves . . . . 96,5 92,3 4,2 — — B r a ... 362 495 .-- 133 — Carmagnola . . 154 168 — 14 — Casale Monferr. 808 829 — 21 Chieri . . . . 240 241 — 1 Cuneo . . . . 993 1044 — 51 + 2228 Domodossola . . 129 128 1 — — Fossano . . . 323 333 — 10 — Ivrea . . . . 315 363 — 48 — Moncalieri . . 212 244 — 32 — Mondovì . . . 421 383 38 — — Novara . . . . 1336 2045 — 709 + 2329 Novi Ligure . . 611 557 54 — — Pallanza . . . 174 161 13 -- . — Pinerolo . . . 825 769 56 — . --Saluzzo. . . . 469 639 — 170 — Savigliano. . . 386 268 118 - — Susa... 101 95,9 5,1 — — Torino . . . . 22405 26005 3600 +17285 Tortona. . . . 442 474 — 32 — Trino . . . . 169 182 13 — Varallo. . . . 185 142 43 — — Vercelli. . . . 1125 1387 262 + 1788
‘26 luglio 1914 L’ ECONOMISTA 469 (’afiua . . . . 385 352 33 Taranto . . . 1640 2012 87° Caserta . . . . Cassi-io. . . Castellammare di Stallia . . . . 690 711 - 21 — Terlizzi . . . . 278 250 28 197, 1072 161 1231 86 161 -Torremaggiore . Trarii . . . . Triggìano . . . 158 588 87 166 593 85,8 1 9 8 5 —
Cava dei Tirreni 255 248 7 _ Cerreto Sannita. E boli... 22155,1 55,6 233 — 0,5 12 — Basilicata. Elena . . . . 163 163 ■— — — A vigliano . . . 81,1 86,3 trattamaggiore . Gaeta . . . . 166 188 250 156 32 84 — Lauria . . . . Matera . . . . 23158,3 61,2 226 5 2,9 — Giugliano . . . 213 205 8 — — Melfi 144 144 Gragnano . . . 239 259 — 20 — , Potenza . . 331 333 9 Maddaloni. . . 364 355 9 _ _ Rionero in
Vul-Marano. . . . 106 104 2 _ _ ture . . . . 81,3 70,9 10,4 Marcianise . . 251 184 67 __ _
Mercato S. Seve- Calabria.
rino... 73,6 88,8 — 15,2 _
Minturno . . . 89,9 85,8 4,1 _ __ Castrovillari . . 170 193 _ 23
_
Napoli . . . . 25775 25782 _ 7 _ Catanzaro . . . 893 1435 _ 542 - 1876 Nocera Inferiore 382 382 - _ _ _ Corigliano. . . 161 235 _ 74 _ Nola... 350 416 — 66 ; — ' ¡1 Cosenza 708 728 __ 20 + 879 Pagani . . . . 139 148 _ 9 _ Cotrorie . . . 231 256 __ 25 Piedimonte . , 102 110 _ 8 _ Gioiosa J. . . . 87,2 86,5 0,7__
Pomigliano . . 79,4 125 313 56,2 1^1 23,24 Nicastro . . . 251 542 2528 177 291 Reggio C. . . . Rossano . . . 2528 + 2658 Portici . . . . 488 175_
181 4_
Pozzuoli . . . 469 433 36 Salerno. . . . 903 1073 _ 170 __ Sicilia. S. Bartolomeo . 118 100 18 Acireale . . . S. Gius. Vesuv.. 90,3 92,7 2,4 1 537 593 -- . 56 ¡-U_’ S. M. Capua V. 135 436 Agira . . . . 109 109 — — ■— 1 Sarno . . . . 196 211 15 Al camo. . . . 354 639 — 285 — Scafati . . . . 211 643 432 Augusta . . . 210 195 15 — —1 Secondigliano Sora... 180 173 190 186 I 1013 — Bagheria . . . Barcellona . . 264280 225 337 39 57 Torre Annunz. . 936 1095 159 Barrafranca . . 85,9 78,7 7,2 — — Vico Equense . 104 107 3 Bivona . . . .Bronte . . . . 66,2 65,8 0,4 — — 163 160 3_
/ -__ Caccamo . . . 122 105 17_
Puglie. Calatafimi . . . 117 112 5_
Altamura . . . 398 376 22 — — Caltagirone . .Caltanissetta . . 1198835 1115795 4083 + 2611 Andria . . . . 753 926 — 173 — 796 Campobello . . 118 459 341
B a ri... 4214 7603 — 3389 — Cari ¡catti . . . 290 386 96 Barletta . . 868 1372 — 504 — Carini . . . . 114 102 12 Bitonto . . . . 417 499 — 82 — Castellammare
Brindisi . . . 488 499 — 11 — del Golfo. . . 131 123 8 * Castellana. . . 88,8 102 — 13,2 — Castelterniìiii. . 147 147
Ceglte Messapica 115 118 — 3 — Castelveti ano 280 311
_
31 Cerignola . . . 784 810 — 26 Castiglione di S. 114 136_
22 Corato . . . . 800 714 86 — — Castrogiovanni . 270 297_
27 + 690 Fasano . . . . 137 161 — 24 — Castroreale . . 181 180 1 Foggia . . . . 1416 1320 96 — — Catania. . . . 4849 5969 1120 — 8757 Calati u a . . . 161 160 1 — — Cefalù . . - . 153 197_
44 Gallipoli . . . 245 235 10 — — Comiso . . . . 164 ¡58 6 Grottaglie . . . 109 101 8 — — Fioridia . . . 87,8 100 12,2 Grumo Appaia . 94,1 103 — 8,9 — Francoforte . . 92,5 102 _ 7 5 Lecce . . . . 932 878 54 — — Girgenti . . . 684 684_
— 470 Lucerà . . . . 342 415 — 73 '-- Grammichele. . 86,2 143_
66,8 Manduria . . . -101 104 — 3 — Lercara. . . . 128 110 18 Manfredonia . 184 189 — 5 — Licata . . . . 399 631 232 Massafra . . . 133 136 — 3 — Linguaglossa 79,7 101_
21,3 Mesagne . . 124 121 3 — — Marineo . . 78,9 77,7 1,2 Minervino M. 240 247 — 7 — Marsala . . . 650 758 108 + 1739 Mola... 1°4 170 — 16 — Mazzara . . . 259 249 10 Molfetta . . . 543 603 — 60 Mentì . . . . 156 162 6 Monopoli . . . 348 380 — 32 — Messina 22906 22899 7 Monte S'Ai.giolo 310 286 24 — — Misilmeri . . . 107 103 4 N o ci... 135 124 9 — — Mistretta . 241 226 15 Palo del Colle . 129 387 — 258 — Modica . . . 460 487_
27 Putignano. . . 100 120 — 20 — Monte S. Giuliano 190 181 9 Ruvo . . . . 376 410 • — 34 — Naso . . . . 59,6 43,9 15,7 S. Marco in Lamis 200 222 — 22 - Nicosia . . . . 186 200 14 S. Nicandro . . 141 143 -- - 2 — Niscemi . . . 114 112 2 S. Bavero . . . 598 555 43 — — Noto. 287 239 48Sante ramo. . . 127 158 — 31 — Palermo . . . 12852 18703 5851
_.
470 L’ ECONOMISTA 26 luglio 1914 Partannia . . . 104 120 — 16 — Petralia S. . . 113 108 5 — — Piazza Armerina 291 291 — — '— Porto Empedocle 331 328 3 — — Frizzi . . . . 83,6 83,6 — — .— Raffadali . . . 84,2 81 3,2 — — Ragusa. . . . 245 298 — 53 — Randazzo . . . 113 113 — — Ravanusa . . . 85,7 91,4 — 5,7 — Regalbuto . . . 123 80,6 42,4 - - — Riesi . . . . 153 154 — 1 — Riposto . . . 179 175 4 — — Salemi . . . . 111 127 — 16 — S. Cataldo . . . 165 135 30 — — Sciacca . . . . 331 351 — 20 — Scicli . . . . 154 161 — 7 — Serradifalco . . 70,9 77 _ 6,1 — Sortino . . . . 90,7 89,8 0,9 — — Spaccaforno . . 119 132 — 13 — Terranova . • 361 1569 — 1208 — Tortorici . . . 47,9 48,3 — 0,4 — Trapani. . . . 1287 1233 54 — + 3143 Villarosa . . . 116 104 12 — — Vizzini . . . . 183 178 5 —' : ' ■ Sardegna. Alghero . . . 210 171 39 —- — Cagliari . . . 2071 2094 — 23 — Iglesias . . . 359 388 — 29 — Tempio . . . . 267 169 98 — _ .
Secondo i dati sopraesposti, che si riferiscono a ll’ anno finanziario 1911, sopra 467 comuni, solo 162 erano ili condizioni di avanzo economico, 8 avevano il pareggio e gli altri 293 erano in disavanzo.
Allorché precedentemente (v. articolo cit.) pren demmo a studiare le condizioni di 71 fra ¡p r in cipali comuni italiani, la proporzione di quelli in avanzo rispetto a quelli in disavanzo era di 14 a 58. Numericamente quindi si deduce che, considerando un numero piu grande di Comuni, la proporzione di quelli in condizione di disa vanzo diminuisce di fronte a quelli in avanzo. Ciò non toglie però il carattere di gravità alle osservazioni, che in base alle statistiche, ci è dato di tare sul teina delle condizioni finanzia rie dei Comuni, specialmente quando si rilevi l’ ampiez'za assoluta e relativa di taluni disa vanzi.
In via assoluta troviamo Genova con 6.494.000, Palermo con 5.851.000, Bologna con 4.673.000, M ilano con 4.352.000, Bari con 3.389.000, To rino cou 3.600.000, ecc.
in via l’elativa troviamo Terranova di Sici lia che di fronte ad 1.569.000 lire di spese ef- i fettive, ha 361.000 lire di.entrate effettive, Cam- ; pobello rispettivamente con 459.000 e 118.000 lire .... è gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Come si sa, il dazio consumo costituisce, pel la maggior parte dei Comuni, la fonte di entrate più cospicua; cui tengono dietro, specialmente n ell’ Italia meridionale i concorsi governativi.
L ’ nna e l’altra forma di entrate sono pregiu- dicevoli a ll’ economia del paese: i dazi per la loro organizzazione generalmente ad altro non inspi- ¡ rata che dagli impellenti bisogni dei bilanci, e perciò economicamente ca ttiv a ; i concorsi gover nativi che, nella loro sostanza di elemosine ma scherate, son la prova più evidente dell’ insuffi cienza e dell’autonomia.
Dalle poche situazioni patrimoniali che ab biamo riportate per taluni Comuni, poco v ’ è da dedurre, per la loro incomparabilità derivante dai criteri di classificazione e di valutazioni sva riatissim i— e in ogni caso diffìcilissimi a deter minarsi — segniti. Ad ogni modo dei deficit di 80 e 30 milioni rispettivamente, quali si hanno per Milano e Firenze, debbono essere oggetto di molta ponderazione.
E noi vorrem m o— contentarci oggi di esporre fatti, senza spingerci a formular desideri e tanto meno progetti — che le proposte che inspirarono la nota riform a del W ollem borg, tornassero ad esser riprese in esame dagli studiosi e dagli uomini di governo, in questa, vigilia che precede la riforma tributaria ; non si pensasse solamente alle finanze statali, ma anche alle locali, e per chè non ci si limitasse a variarne le « etichet te », ma si tendesse a correggerne l’ accertamento e quindi la distribuzione.
Ro b er to A . Mu r r a y.
Consumo delle classi ope aie.
Il rincaro della vita.D a lla rela zio n e ch e il dott. B a tter p r e s e n terà a l C ongresso In te rn a z io n a le Socialista di V ienna, togliam o a lcu n i elem enti in teres sa n ti :
Influenza dello Stato sulla formazione dei prezzi.
A). Im poste e debito pubblico. — In tutti i paesi capitalistici le spese dei governi e dei co muni sono salite negli ultimi decenni straordi nariamente.
L ’aumento delle spese pubbliche è in parte una conseguènza delle aumentate esigenze am ministrative, derivate dal generale rincaro e dall’accentramento della popolazione nelle grandi città e nelle regioni industriali ; esso è però an che l’effetto dello enorme aumento verificatosi nelle spese militari e della marina. Le spese per l'esercito e per la flotta delle sei grandi potenze europee e degli Stati Uniti d’ America (eccettuate le spese straordinarie derivate dalla guerra bal canica) ammontano a quanto segue:
n e l 1891 n e l 1912
M ilioni di Marchi
Esercito . . . . 2.664.2 4.661.5 Flotta... 882.0 2.878.0 T otale 3.546.2 7.539.5 Le grandi spese per militarismo e per la ma rina vengono in parte coperte dall’aumento delle imposte. L’aumento delle imposte indirette ha come conseguenza immediata l’ aumento dei prez zi delle merci. Però anche una parte delle im’ poste dirette può essere riservata dai capitalisti, che ne vengon colpiti, sui compratori delle loro merci.
L’ ECONOMISTA
tuati quelli degli Stati federali tedeschi e dei paesi della Corona Austriaca) sono saliti da 57.409 a 76.625 milioni di marchi. L ’affluire delle cartelle del debito pubblico sui mercati rende più diffìcile l’esito delle cartelle ipotecarie, sottrae i denari alle casse di risparmio, rende più diffìcile il credito ipotecario e di conseguenza l’attività edilizia resta paralizzata; la penuria degli alloggi aumenta, il caro degli affìtti viene più acuito. Non solo, la difficolià del credito per bonifiche rallenta anche l ’aumento di produtti vità nell’ agricoltura. Anche l’aumento del debito pubblico contribuisce quindi al rincaro degli alloggi e dei viveri.
B). D a zi e divieti d 'im portazion e. — In se guito ai rivolgim enti economici degli ultimi de cenni gii effetti dei dazi d’ importazione sono completamente mutati.
Quando, negli anni intorno al 1870 e al 1880, gli Stati Uniti e la Russia gettarono sui mer cati europei le loro forti eccedenze di frumento, gli Stati europei cercarono con i dazi d’entrata di proteggere la loro agricoltura con una con correnza tanto più temibile da che poteva offrire il suo frumento a prezzi interiori allo stesso costo di produzione del frumento europeo. I dazi sul grano, apparvero allora necessari a preser vare dalla rovina la coltivazione del frumento. L ’effetto dei dazi sul prezzo del frumento non fu allora sensibile; i prezzi nazionali superarono dell’ importo del dazio quelli dei mercato inter nazionale, ma poiché i prezzi dei mercato dim i nuirono, diminuirono anche i prezzi interni degli Stati protezionisti, pur rimanendo inalterati i dazi.
Oggi le cose sono essenzialmente mutate. 11 pericolo americano non minaccia più l’ agricol tura europea.
1 prezzi del mercato internazionale sono così saliti, che l’ agricoltura europea non ha più bi sogno del protezionismo per sostenersi, il costo di 1000 kg. di frumento fu in media di marchi :
Chicago Londra Odessa Parigi Berlino Vienna
1903 120 135 113 186 161 149 1904 153 144 121 180 174 175 1905 148 149 126 191 175 168 1906 121 143 120 192 180 152 1907 137 155 178 195 206 190 1908 150 160 177 184 211 222 1909 173 186 173 198 233 264 1910 159 157 147 213 211 214 1911 144 155 146 212 204 220 1912 153 172 162 235 217 215 Dopo 10 anni il prezzo del frumento a Chi cago, a Londra e a Odessa, è pari a quello che era 10 anni fa a P arigi, a Berlino e a Vienna. I prezzi del mercato internazionale hanno rag giunto og g i i prezzi interni di pochi anni fa degli Stati protezionisti. L’ agricoltura dell’Eu ropa centrale non sarebbe oggi danneggiata dal l ’ abolizione dei dazi sul grano. M a se da un lato essi non sono più necessari, dall’ altro la loro influenza sui prezzi del frumento è oggi molto più sensibile di prima. La nostra tabella mostra che il costo del frumento nei paesi protezionisti è molto più elevato del prezzo del mercato in ternazionale.
In quest’ epoca, in cui gli stessi prezzi del mer cato internazionale sono eccezionalmente elevati
è gravoso sopportare un prezzo del frumento superiore ancora a questo prezzo internazionale.
Se prima i dazi hanno soltanto rallentata la diminuzione dei prezzi, oggi essi ne affrettano l’ aumento.
1 divieti d'im portazione di carni e bestiame introdotti da,alcuni Stati gravano sul consumo ancor più dei prezzi del frumento. E se i prezzi dei generi alimentari animali sono saliti ovunque ancora più rapidamente di quelli del frumento (1) nei paesi dove è vietata l’ importazione del be stiame e della carne, l’aumento è più che mai gravoso:
Cento chilogrammi di bestiame costarono:
Londra Londra Parigi Berlino Vidimi
carne carne (peso po so
a.rgontina (peso di inglese carne) di carne) M A R C H I del bestiame macellato vivo 1903 — — 115.2 129.0 62.8 1904 — 101.9 113.3 131.5 63.4 1905 47.6 99.0 114.5 137.5 69.1 1906 49.3 97.5 103.5 147.7 69.1 1907 53.1 101.7 122.0 146.6 71.4 1908 58.0 104.3 127.2 139.6 66.3 1909 52.4 106.4 125.3 131.6 68.3 1910 58.2 112.8 1 2 0 .1 145.0 74.7 1911 51.1 107.1 135.7 153.7 86.2 1912 60.5 117.0 136.3 166.2 *91.8 I prezzi del bestiame aumentano ovunque, ma specialmente nell’ Impero Germanico e in Austria dove, col pretesto di proteggere il bestiame dai contagi, è stata proibita l’ importazione del be stiame e della carne.
Tyszka pone in evidenza nel suo lavoro nel modo seguente gli effetti dei dazi del grano e dei divieti d’ importazione della ca rn e e del be stiame.
E gli fissa in lOO la spesa media di una fa m iglia pei’ pane e carne nel quinquennio 1896- 1900 e calcola poi di quanto è aumentata questa spesa a parità di consum o;
R ane Impero Germanico Austria Gran Bretagna Paesi Bassi 1896-1900 100.0 100.0 100.0 100.0 1901-1905 102.2 92.8 101.8 96.9 1906-1910 124.4 114.6 110.8 114.1 1911-1912 127.7 117.0 113.8 114.5 C a r n e di m a n z o Impero Germanico Austria Gran Bretagna Paesi Bassi 1896-1900 100.0 100.0 100.0 100.0 1901-1905 108.3 102.4 106.0 121.3 1906-1910 122.0 117.1 109.2 125.4 1911-1912 130.0 138.5 117.8 126.9 L ’aumento della spesa per il pane, e special- mente p e r la carne, è, come si vede, molto più forte in Germania e in Austria che non in Gran Bretagna e in Olanda, più forte negli Stati pro tezionisti che non nei paesi liberisti.
Come è mutato l’ effetto dei dazi agrari, così si è modificato anche quello dei dazi industriali. G li Stati europei del continente e gli Stati Uniti d’America introdussero i dazi industriali per proteggere le loro industrie ancora giovani dalla
472 L ’ ECONOMISTA 26 luglio 1914
concorrenza di Stati industriali più vecchi e so pratutto dell’ Inghilterra. Il dazio non doveva pesare che per un periodo limitato sul prezzo delle merci, si sperava che la concorrenza avrebbe diminuito i prezzi man mano che l’ industria si fosse sviluppata sotto il regim e di protezione. I dazi non sarebbero stati neanche permanente mente necessari; si sarebbero anzi aboliti, non appena le giovani industrie si fossero tanto raf forzate da poter sostenere la lotta di concorrenza con l’ industria estera.
Da quando però lo sviluppo del capitalismo moderno ha, portato a ll’ istituzione dei cartelli, dei sindacati e dei trusts, l’effetto dei dazi in dustriali è completamente mutato. Nella mag gio!' parte dei casi sono appunto i dazi che ren dono possibile la formazione di monopoli privali capitalistici Un confronto fra l’ economia nazio nale inglese e quella dell’ Impero Germanico, degli Stati Uniti e dell’Austria mostra subito che il numero e la potenza dei monopoli privati capitalistici è più grande nei paesi protezionisti che in quelli di libero scambio. 1 dazi determi nano contemporaneamente anche il prezzo che i cartelli e i trusts possono raggiungere per le loro merci sul mercato interno, e, poiché i car telli e i trusts possono sempre sfruttare comple tamente il dazio, ne viene di conseguènza che quanto più elevato è ii dazio, tanto più alti pos sono essere i prezzi. 1 dazi finalmente non ser vono più soltanto alla difesa del mercato interno, ma anche a ll’offesa sul mercato m ondiale; i gua dagni maggiori che i cartelli ed i trusts possono ottenere sul mercato interno grazie ai dazi di entrata, permettono loro di incoraggiare l’espor tazione a mezzo di premi d’ esportazione.
(Continua).
Confrontando la consistenza della circolazione complessiva al 30 giugno 1912 in L. 492 375.805 con quella al 30 giugno 1913 in » 498.072.405 si ha una differenza in più di . . L. 5.696,600 Tale aumento, determinato dall’ esecuzione della legge 29 dicembre 1910, nu
li. 888, per...L. 7.500.000 deve essere diminuito dell’ammon
tare dei biglietti di Stato da L. 5 ritirati dalla circolazione residua per conto del Banco di Napoli durante l ’esercizio
1912-1913 i n ... » 1.803.400 per riprodurre la differenza sud
detta d i ... L. 5.696.600 Durante l’ esercizio finanziàrio di cui tratta la presente relazione per effetto dei provvedimenti adottati con il R egio decreto 8 marzo 1908, n. 103, furono sostituiti con biglietti da L. 5 ri. 13.253 biglietti da L. 25 per l’ importò di L. 331.325; per cui alla fine dell’esercizio 1912- 1913 rimanevano ancora da sostituire n. 38.909 biglietti pei' l ’ importo complessivo di L. 972.725. Di fronte alla circolazione complessiva sopra accennata d i ... L. 498.072.405 si aveva una riserva comples
siva di...L, 116.017.955 così distinta :
'P ien a copertura della circola zione residua per conto del
Banco di Napoli . . . L. 15.072.405 Piena copertura della circola
zione per conto dello Stato . » 83.000.000 Copertura parziale per i 400 mi
lioni di circolazione per conto
dello Stato 17.945.550 In totale . . L. 116.017.955
La (inalazione cartacea nell’ eseitìzio 1912-913.
Dalla Relazione, della Direzione Generale del Tesoro si rileva che la circolazione cartacea com plessiva a debito dello Stato alla chiusura del precedente esercizio ammontava a L. 492.375.805 ed era ripartita per tagli nel modo seguente:
Biglietti da L. 5 n. 50.214.851 per L. 251.071.755 » » 10 » 24.000.000 » » 240.000.000
» » 25 » 52.162 » » 1.304.050 N. 74.266.513 per L. 492.375.805
Al 30 giugno 1913, e cioè alla chiusura del l’ esercizio 1912-913 la circolazione predetta, am montava a L. 498.072.405 e troVavasi costituita come appresso:
Per conto dello Stato:
a piena copertura . . . L. 83.000.000 a parziale copertura . . . » 400.000.000 Per conto del Banco di Napoli » 15.072.405
In complesso . . L. 498.072.405 ed era ripartita per tagli come segue :
Biglietti da L. 5 n. 51.419.936 per L. 578.099.680 » 10 » 24.000.000 » » 25 » 38.909 » » 240.000.000 » 972.725 N. 75.458.845 per L. 498.072.405
li però da, tener presente che la copertura parziale per i 400 milioni di circolazione per conto dello Stato, che fu diminuita di L. 125 mi lioni per effetto del R egio decreto 20 novem bre 1912, n. 1206, dovrà essere ricostituita entro il periodo massimo di otto anni, a cominciare dal 1° luglio 1913, mediante stanziamento di una somma annua non inferiore a L. 15.000.000 nello stato di previsione della spesa del Mini stero del Tesoro.
Si aggiunge che, allo scopo di aumentare la riserva aurea per i biglietti di Stato in circo lazione, l ’articolo 2 della legge 19 giugno 1913, n. 637, che convertì in legge il citato R egio decreto 20 novembre 1912, n. 1206, dà facoltà al Ministro del Tesoro d’ impiegare una somma non superiore alla metà degli stanziamenti di cui sopra in conti correnti fruttiferi a ll’estero o in buoni fruttiferi del Tesoro di Stati esteri, pagabili in oro, tanto gli uni che gli altri sot toposti al vincolo di riserva per i biglietti di Stato e dispone che gli interessi dei predetti conti correnti e buoni fruttiferi siano devoluti ad accrescere il fondo di riserva dei biglietti di Stato depositato presso la Cassa dei depositi e prestiti.
L’ ECONOMISTA 473
biglietti di Stato in circolazione è cosi com posta :
L. 22.500.000 per le emissioni autorizzate con i R egi decreti 27 marzo 1913, n. 99, e 31 agosto 1910, n. 621 ; » 28.000.000 per quelle di cui aU’art. 2 della legge 29 dicembre 1910, n. 888; » 32.500.000 per le altre di cui a ll’art. 3 della
__ legge stessa. L. 83.000.000
Officina g o v e rn a tiv a delle c a r te -v a lo r i. —
I lavori eseguiti dall’ Officina governativa delle carte-valori, durante l’ esercizio 1912-913, si di stinguono in lavori di stampa, in lavori di mec canica e di incisione.
Oltre i lavori obbligatori, che le sono affidati per legge, l’ Officina continuò ad assumere ed eseguire, con la migliore perfezione e precisione consentita nelle lavorazioni del genere, lavori diversi per conto delle pubbliche amministra zioni, con notevole risparmio sui prezzi che do vrebbero pagarsi per gli eguali lavori, in ap parenza di poca entità, all’ industria privata.
Tali sono i bolli e timbri a calendario per gli uffici demaniali e delle imposte dirette, in cisione in punzoni e fabbricazione di riporti g a l vanici, portanti il fac simile di firme pei’ titoli di Stato e delle banche di emissione, piastrine di ottone numerate per la identificazione degli apparecchi distillatori, ece
L’esecuzione di tali lavori riveste una speciale importanza sia dal lato economico, per il bene fìcio che ogni anno ne deriva a ll’erario, sia per l’ indole delicata e riservata dei lavori stessi.
Le stampe prodotte dall’ Officina durante l’eser cizio finanziario 1912 913, in confronto a quelle dell’anno precedente, presentano, tanto nel nu mero dei fogli che nel numero carte-valori, una lieve diminuzione, dovuta al m igliorato sistema di distribuzione della carta bollata di ordinaria dimensione, munita del distintivo della provin cia, sistema avente lo scopo di evitare l’a g g lo merarsi della carta stessa nei magazzini provin ciali in quantità sproporzionate ai bisogni.
N ell’esercizio in esame per altro si ebbero a produrre, in qantità considerevolmente superiore a quella dell’esercizio precedente, carte-valori di maggior pregio per perfezione e finitezza di disegno, e quindi di maggiore difficoltà di stampa, quali i biglietti di Stato da L. 5, i Buoni del T e soro quinquennali al portatore e nominativi, le Cartelle del Debito pubblico, le Cartelle fon diarie del Banco di Napoli, ecc.
Il numero dei fogli stampati durante l’eser cizio 1912 913 fu di 56.660.244'|a, con una di minuzione di fogli 197.927 [|2, in confronto del l’ esercizio 1911-912, e corrispondente ad una pro duzione giornaliera di fogli 188.674, calcolando a 300 circa nell’ anno i giorni lavorativi.
Questa lieve diminuzione sui fogli di stampe prodotte non è però indizio di minor lavoro, es sendo che le carte-valori di m aggior pregio pro dotte, come sopra è detto, richiedono tirature multiple per ciascun foglio.
In corrispondenza della minore produzione o t tenutasi, si ha pure una lieve diminuzione nel
valore industriale della produzione dell'eserci zio 1912 913 di L. 210.188,10.
A complemento dell’esame delle lavorazioni eseguite dall’ Officina nell’ esèrcizio 1912-913 giova rilevare le seguenti, che rivestono un carattere di speciale importanza e non sono comprese nelle ordinarie forniture:
Tesoro. — Buoni del Tesoro quinquennali, 3 a em issione al portatore, creati con la legge 29 di
cembre 1912, n. 1352, in sostituzione dei titoli redim ibili 3,50 e 3 ° /0 netti, per provvedere a spese per le ferrovie dello Stato e per riscatti di debiti onerosi.
Buoni dol Tesoro quinquennali nominativi, emessi in base al R. Decreto 8 giugno 1913, n. 700, pel tramutamento al nome dei Buoni del Tesoro quinquennali di 1% 2% 3a emissione, ed emissione 1913.
Debito 'pubblico. —- Per conto dell’Amministra
zione del Debito pubblico furono eseguiti i la vori :
a) di stampa dei moduli da servire per il
rilascio di certificati provvisori di rendita mista per i consolidati3,50 già 3 ,7 5 % (emissione 1901) e 3 V2 % (emissione 1902);
b) di allestimento degli stampati da servire
pei- il rilascio dei certificati nominativi, senza firme, per lunghe annotazioni, per tutti i conso lidati 3, 3,50, 3 7 ? e 4 > / / / „ ;
c) riguardanti i nuovi titoli al portatore
«O b b lig a zion i della ferrovia C avallerm aggiore- Alessandria » da emettersi in sostituzione di quelle detoriate, nèn più accettabili nelle con trattazioni di borsa, e per operazioni di tramu tamento chieste dai portatori a tenore di le g g e ;
d) di allestimento di stampati per certifi
cati nominativi unitari delle obbligazioni ferro viarie 3 % » emesse dalle Società già esercenti le R eti Adriatica, Mediterranea e Sicula, distinte in cinque serie A , lì, C, D, E, passate a debito dello Stato con la legge 8 agosto 1895, n. 486;
e) di incisione di un punzone e preparazione in galvano delle relative piastrine, p e rla rip ro duzione a fac-sim ile della firma del ca p o-ra g io niere reggente la Divisione V ili.
(Continua).
Le imposte di iabbrioazione nel 1° semestre 1913.
i.
Il dir. gen. delle Gabelle, comm. Luciolli, ha presentato all’ on. Ministro delle finanze la re lazione semestrale sul movimento delle imposte di fabbricazione dal M u g lio al 31 dicembre 1913, da cui desumiamo alcuni dati riguardanti il pronento allo erario da questo interessante ce spite di entrata.
Comineeremo dalle tasse sulle fabbriche di spiriti, notando come per l ’applicazione della tassa interna di fabbricazione, le fabbriche siano di vise in due categorie.
474 L' ECONOMISTA 26 luglio 1914
La seconda categoria invece comprende le di stillerie che estraggono lo spirilo, dalle trutta, dal vino, dalle vinacce, dal miele, dalle radici diverse e dalle altre miscele, non comprese nella prima categoria.
Esaminando il movimento delle fabbriche di spirito i i prima categoria e il movimento della tassazione relativa, cominciamo col notare come nel semestre in esame siano aumentate di due, le fabbriche che lavorarono, in confronto delle fabbriche che lavorarono nel corrispondente pe riodo del 1912, pur tuttavia si deve constatare una diminuzione sul prodotto di litri 5.955, di minuzione che si deve ascrivere in parte alla crisi saccarifera che in questo periodo si è a\ nta, e, non ostante l ’ ultimo aumento di tassa di L. 70, si è dovuta lamentare una diminuzione anche negli introiti erariali di L. 16.074,30.
Passando ad esaminare le fabbriche e il mo vimento della tassazione dello spirito di seconda categoria, soggetto aH’aceertamenio diretto del prodotto, cominciamo col notare che v ’ è un aumento di 46 fabbriche che lavorarono, produ cendo alla loro volta un aumento di prodotto di 632.315 litri e un corrispondente aumento di L. 1.489.741,41 essendo stato l’ incasso comples sivo, nel semestre in parola, di L. 7.011.759,41 contro L. 5.522.017,50 del semestre corrispettivo del 1912.
Le fabbriche poi di seconda categoria, eser citate da società cooperative, che hanno un trat tamento fiscale particolare, essendo liberate del 45 o 30 % il seconda che distillano vino o vinacce, ebbero una diminuzione di 14, latto che si ripercosse anche nella produzione che ri- gistrò anche essa una diminuzione di 27.424 litri e di L. 66.778,90 sulla tassa corrispondente.
Resta a esami ilare il movimento delle fabbriche di seconda categoria, di quelle tassate a seconda della produttività dei lambicchi.
Le fabbriche di tal genere diminuirono di 925 e la produzione di conseguenza di 91.374 litri.
La tassa subi aneli'essa una diminuzione di L. 234.924,69.
Riepilogando nel semestre luglio-dicem bre è stata prodotta dalle fabbriche di seconda cate goria una quantità di litri 17.073.637 contro litri 16.566.075 del semestre corrispettivo dei 1912, con un aumento di 507.562 litri.
La tassa corrispondente è stata complessiva mente di L. 44.996.729,43, contro 43.824.765,41 del semestre luglio-dicem bre 1912, con un au mento di L. 1.171.964,02.
Per lo spirito adulterato si nota una produ zione di litri 6.975.043 con un aumento di litri 670.923 essendo stata la produzione del seme stre corrispettivo, luglio-dicem bre- 1912, di litri 6.304.111.
La tassa abbonata per l’adulterazione e per il calo è stata di L. 19 348,355,80, nel semestre in esame, contro L. 16.540.722,70, con un au mento di L. 2.807.633,10.
#
* *
Passando ad esaminare, a proposito degli alcool, le tasse abbonate dobbiamo notare, prima di darne specificatamente le cifre riassuntive, che sugli spiriti esportati all'estero, aggiunti ai vini
comuni od ai mosti, oppure alle frutta, è concesso l’abbuono o l’ accreditamento dell’ intera tassa di fabbricazione per ogni ettolitro di alcool, median te destrazione dagli accertamenti della fabbrica o del magazzino da cui gli spiriti provengono.
E’ concesso tuttavia l’abbuono dell’ intera tassa fino al limite complessivo di 100.000 ettanidri agli spiriti di vino o di vinacce esportate a ll’estero in natura.
L ’erario dà altresì l’ abbuono d’ un terzo della tassa sullo spirito doperato per l’industria del l ’aceto e di tutta la tassa per lo spirito adope rato nella preparazione del Verm out e dei li quori, sempre però che siano destinati a ll’estero.
Diamo dopo queste brevi notizie la quantità di tassa abbonata: Essa nel semestre in esame è stata di L. 1.095.184,10 per lo spirito adoperato in aggiunta ai vini comuni o ai mosti ed alle frutta esportate, con un aumento di L. 702.260,75 sul semestre corrispondente del 1912; di lire 613.150,20, con una diminuzione di L. 56.249,90 per lo spirito im piegato per la fabbricazione dell’ aceto e di L. 3.611.182,50, con una diminu zione di L. 1.143.130,20 per lo spirito impiegato per la preparazione del Vermont e dei liquori.
Resta ad esaminare ora la quantità delle tasse restituite per lo spirito esporcato in ag giunta ai vini tipici marsala, vermout, e ai vini liquorosi.
La legge infatti per queste qualità di spirito concede la restituzione dell’ intera tassa di fab bricazione e della, soprattassa, per ogni etto litro di spirito anidro, impiegato nella prepara zione dei vini tipici marsala e vermout, dei li quori, vini liquorosi, aceto, profumerie ed estratti alcoolici, esportati all’ estero e conciati fuori della sorveglianza dell’ amministrazione finanziaria.
La quantità della tassa restituita per. lo spi rito adoperato è stata nel semestre di L. 356 mila 437,56, contro L. 602.963,62 del semestre rispettivo del 1912, con una diminuzione di I, 246.562,06.
# # #
Un cespite non trascurabile, neH’esami-nare il movimento della tassazione sugli spiriti, è co stituito dai proventi eventuali e dalle contrav venzioni che, nel semestre luglio-dicem bre 1913, salirono alla cifra di L. 30.153,59 contro lire 15.311,45 dell’ eguale semestre nel 1912, con un aumento quindi di L. 15.824,19.
{Continua).
L’emigrazione italiana per l’estero
n e ll’anno 1913.
Le notizie seguenti sono state raccolte dalla Direzione generale- della statistica e del lavoro che ha totalizzato e ordinato le cifre assunte per ogni circondario dagli Uffici di pubblica sicurezza locali che le hanno desunte dal registro dei pas
sap orii da essi tenuto, escludendo dal computo
sa-26 luglio 1914 L’ ECONOMISTA
Iute, per studio o per affari di commercio già av vinti in patria.
Oltre che dai passaporti rilasciati a persone che si trovavano nel Regno, le autorità di pub bliea sicurezza hanno tenuto conto, nella compi lazione della statistica, anche dei n u lla osta richiesti dai R R . Consoli a ll’estero per individui che erano già usciti dal Regno senza passaporto. Per ciascuna provincia, per ciascun comparti mento e pel complesso del Regno, le correnti di emigrazione sono distinte, nella tav. I, secondo che si sono dirette verso l’Europa ed altri paesi del bacino del Mediterraneo, ovvero verso paesi transoceanici e nella tav. V secondo i singoli paesi di destinazione.
Nell’ anno 1913 i passaporti rilasciati per l’ Eu ropa ed altri paesi del bacino del Mediterraneo riguardavano 313.032 individui e quelli per paesi transoceanici 559.566, in complesso 872.598 indi vidui. Nel 1912 vi erano stati invece 308.140 in dividui del primo gruppo e 403.306 del secondo gruppo; in complesso 711.446 individui. Fra gli emigranti del primo gruppo furono compresi nel 1912 7428 individui andati in Tripolitania, men tre, a cominciare dal Io gennaio 1913, gli italiani che si recarono nella Libia non vennero più com presi nella statistica dell’ emigrazione italiana per l’ estero, e ciò in conseguenza del R . decreto 5 novembre 1911, n. 1247 col quale la T rip oli tania e la Cirenaica furono poste sotto la sovra nità piena ed intera del Regno d’ Italia. Ciò no nostante, la cifra dei passaporti rilasciati per l’ Europa ed altri paesi del bacino del M editer raneo è salita da 308.140 nel 1912 a 313.032 nel 1913 ma tale aumento è dovuto quasi com pletamente all’ emigrazione per l’ Europa, poiché quella per gli altri paesi del Mediterraneo è ge neralmente diminuita, tranne lievi aumenti per l'A lgeria e la Turchia asiatica.
11 numero degli emigranti per gli Stati d’ Eu ropa aumentò durante il 1913 in misura minore che nel 1912. Infatti mentre il 1912 aveva recato, in confronto al 1911 un aumento di 30.405 em i granti, l’aumento del 1913 sul 1912 non fu che di 13.255. Tale aumento si verificò particolar- menle nelle partenze per la Francia e la Ger mania e fu lieve in quelle per la Gran Bretagna e Irlanda, per la Svizzera, per il Portogallo e la Spagna; mentre diminuì sensibilmente l’ em i grazione pei' l’ Austria, e l’ Ungheria.
Devesi pure notare pel 1913 un aumento di 468 emigranti per l’Oceania in confronto al 1912, nel quale anno invece si era notata una diminu zione di 394 in confronto al 1911.
Un aumento più forte si è verificato durante il 1913 nell’ esodo per le A m eriche, verso cui volgono sempre le più larghe correnti della no stra emigrazione. Ed invero mentre nel 1912 le partenze per quei paesi erano state 399.713 nel
1913 salirono a 556.326, determinando così un aumento di ben 156.613 emigranti pari al 39 per cento. L’emigrazione per gli Stati Uniti del Nord continua a tenere il primo posto, ed au mentò ancora da 267.637 nel 1912, a 376.776 nel 1913. In aumento sono pure le cifre dell’ em i grazione per l’ Argentina, salita da 72.154 nel Í912 a 111.550 nel 1913, del Canadá da 18.991 a 30.699 del Guatemala, Salvador e Panama,
del Paraguay e U ruguay; mentre sono in dimi nuzione quelle del Brasile, del Messico, della Co lumbia con Venezuela, Guyane ed Equatore, del Perù, Bolivia e Cile.
Nel 1913 l’emigrazione è aumentata, in con fronto al 1912, in tutti i compartimenti tranne nelle Marche dove si è verificata una leggiera diminuzione; gli aumenti più forti, in rapporto alla popolazione di ogni sesso ed età, si ebbero nei compartimenti della Sicilia, degli Abruzzi, del Lazio, delle Calabrie, delle Puglie e del l’ U m bria; gli aumenti minori si ebbero nella Liguria, nell’ Emilia, nella Toscana, nella Lom bardia, nel Veneto e nella Basilicata.
Come negli anni precedenti nel 1913 l'em igra zione dal Veneto, dalla Lombardia, dal Piemonte. dall’ Emilia e dall’ Umbria si diresse particolar mente verso Stati d’ E uropa; al contrario quella dalla Marche, dal Napoletano, dalla Sicilia, dal
L i z i o , dalla Liguria e dalla Sardegna s’ indi rizzò piuttosto verso paesi transoceanici.
Nel 1913, per ogni 100 emigranti, 81.4 erano maschi, dei quali 7,8 di non oltre 15 anni. La proporzione delle fanciulle di questa età al com plesso delle donne emigrate era quasi tripla, am montando al 24 su cento. Rapporti poco diffe renti eransi avuti nel 1912.
Nel 1913, ogni 100 emigranti, 79,4 partirono soli e 20,6 a gruppi di fa m iglia ; nel 1912 i due rapporti percentuali erano stati quasi identici a quelli del 1913, cioè 79,5 e 20,5.
Nel 1913 il massimo dell’emigrazione per paesi transoceanici si ebbe nel secondo trimestre ed il minimo nel quarto; nell’ emigrazione per l’ Eu ropa ed altri paesi del bacino del Mediterraneo il massimo si verificò nel primo trimestre ed il minimo nel terzo.
Prendendo in esame i soli individui d’ ambo i sessi in età di oltre 15 anni, si rileva che i più forti contingenti all'em igrazione sono stati forniti dalle classi degli agricoltori e pastori (257.293), dei giornalieri ed altri addetti ai lavori di sterro e a costruzioni stradali (221.858), degli operai addetti ad altre industrie (102.902) e dei mura tori e fornaciari (95.489).
Le professioni le quali presuppongono una maggiore coltura vi sono rappresentate in assai scarsa misura, essendosi contati soltanto 2484 tra medici, levatrici, ingegneri, avvocati ed inse gnanti; 2260 artisti da teatro e musicanti e 1913 tra pittori, scultori-incisori e fotografi.
Non essendo ancora stati raccolti tutti gli ele menti necessari per calcolare la popolazione al 1° luglio 1913, le cifre degli emigranti nel 1913 sono Sitate confrontate con quelle della popola zione di ogni provincia e del Regno calcolate prendendo per base la popolazione presente cen sita in ciascuna provincia al 10 giugno 1911, a g giungendo alla medesima il numero dei nati vivi e quello degli immigrati da altri Comuni del R egno e dall’ estero dalla data del detto censi mento a tutto il 31 dicembre 1912, e sottraendone il numero dei morti e degli emigrati per altri Comuni del Regno e per l’ estero nello stesso periodo di tempo.
476 V ECONOMISTA 26 luglio 1914
I N F O R M A Z I O N I
Banco di Cambio Bergamasco. — Il Banco
di Cambio Bergamasco per effetto di una stu diata combinazione sostituisce la Banca Coni missionaria Bergamasca già appartenente al sig. Ricci e poscia passala sotto quell’ ultimo nome al sig. E. G. Bonoini.
Banco di Napoli. — E' stato inaugurato a
Salerno il nuovo edifìcio del Banco di Napoli.
Il Credito Provinciale a Pietrasanta. —
11 13 corr. ha avuto luogo l’ assemblea generale dei soci della Banca di Pietrasanta, i quali con voto unanime h .uno deliberato lo scioglimento anticipato della Società. A seguito di tale scio glimento la Società italiana di Credito provin ciale apre a Pietrasanta una sua succursale.
Per un grande Istituto di anticipazione edilizia. — Per lo studio del noto progetto
M ortara-M onaco, inteso a promuovere la fon dazione di una grande Banca di Credito per an ticipazioni edilizie, è stata costituita di recente, per iniziativa della Società degli ingegneri e degli architetti italiani, presieduta dal Gr. Uff. ing. prof. Luigi liniggi, una commissione che si propone di migliorarlo e di fissarne meglio i particolari, per sottoporlo poi a ll’esame di per sone di alta competenza finanziaria,1 e, se ne sarà il caso, del Governo, esigendo la sua attuazione un disegno di legge.
1 criteri fondamentali della nuova Banca e la potenzialità di cui sarebbe fornita — poiché, da,to un capitale di 30 milioni, le sue operazioni mediante la cartella edilizia potrebbero esten dersi sino a mezzo miliardo di lire — sono tali che essa potrebbe provvedere abbastanza larga mente non soltanto ai bisogni speciali di Roma e di altre maggiori città, ma anche a quelli dei medii e minori centri del Paese, nei quali il bisogno di nuove case sia maggiormente sentito.
Fra l’altro, è stato stabilito che essa debba provvedere non meno ai bisogni edilizi delle classi medie, che a quelli delle classi popolari, in entrambi i casi con un ragionato e prudente sistema di anticipazione e, preferibilmente, spe cie per le prime, a scopo di acquisizione degli appartamenti a base di graduale ammortamento.
A proposito della recente emissione
di Buoni del Tesoro.
Discutendosi il 3 corr. alla Camera il disegno di legge per « l’emissione di Buoni del Tesoro quinquennali per provvedere alla reintegrazione della Cassa del Tesoro per anticipazioni di som me diverse » S. E. l’ou. Rubini soggiungeva non essere affatto intenzione del Governo di emet tere immediatamente i nuovi Buoni, il disegno di legge essendo consigliato specialmente da un sentimento di previdenza e di precauzione, pi ut tosto che da un bisogno impellente ed imme diato, opinando, egli, il ministro, « se ed in quanto le condizioni dei mercato saranno favo revoli, per un’ emissione a scartamento ridotto,
ora come ora, lasciando per l’avvenire il resto dei Buoni da emettere quando e come il biso gno si presentasse ». L ’on Rubini diceva, poi, ritenere che trattandosi di poche decine di mi lioni di lire, il mercato farà ottima accoglienza al titolo, « avendone qualche assaggio in offerte che vennero e che vengono in somme cospicue anche da minori Istituti ».
Così dicendo il ministro del Tesoro, rispon dendo a ll’ on. Eugenio Chiesa, assicurava di ri tenere conveniente di esporre in bilancio il conto delle provvigioni e soggiungeva che la provvi gione pagata per l’emissione dei 352 milioni in Buoni quinquennali 4 % . che si fece in principio d ’anno, si ragguaglia a 0,50 % all’ anno, quindi il saggio d’ interesse sarebbe risultato a carico del 'Tesoro del 4 ‘/ 2 % tutto compreso.
Tali condizioni l’on. Rubini m etteva in con fronto con quelle che altri Stati anche maggiori di noi, hanno dovuto subire per i loro bisogni durante questi ultimi anni e cosi concludeva:
« Non parlo, per quanto riguarda la Ungheria e l’ Austria, dell’operazione che questo Stato fece, in America, e che costò, si dice, circa il sette per cento tutto compreso per interessi e prov vigioni, ma mi limito a due altre emissioni del l’ A ustria-U ngheria, pei cui i Buoni del quattro e mezzo per cento furono emessi a 95 per l’ Au stria e a 91 e mezzo per l’ Ungheria. E vediamo anche l’ ultima operazione, già coperta da largo successo, del prestito francese; il prestito fran cese è al tre e mezzo rim borsabile a quote co stanti di ammortamento in 25 anni, e si emette a 91 lire.
« Se sì deduce dal prezzo di 91 l’ utile che consegue dai rim borso a rate costanti di am mortamento di 9 lire durante i 25 anni, utile, si intende, ricondotto a valore attuale in L. 5,60, si arriva a questa conclusione, che il costo ef fettivo del titolo, dato il premio di ammorta mento, è di circa L. 85,40 col reddito di lire tre e m ezza; per la qual cosa il titolo stesso costerà al tesoro francese 4,10 per cento circa di interesse, non calcolata la tassa nuova che si vuol mettere sulla rendita francese, non che sul nuovo tito lo ; e costerebbe ancora sempre 3,94 per cento al netto della nuova tassa, oltre la provvigione, per verità molto lieve.
« Mi parò che il confronto giova à mettere in luce di quale prestigio sia circondato il T e soro italiano, quando si consideri che la Francia è la detentrice, il vero serbatoio, dei maggiori capitali del mondo, quando si consideri il " mo mento favorevolissim o all’emissione e si pensi che la Francia proprio in questo periodo di tempo accumula nei forzieri del suo grande Istituto somme che crescono da una settimana a ll’altra di 20, 30, 35 e nell’ ultima settimana persino di 105 milioni.
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... — ... ■ " ■ " ... - ...—---26. luglio 1914 L’ ECONOMISTA
477-LA VIGI477-LANZA SULLE BAICI D’ EMISSIONE.
Il progetto sulle garanzie dei depositanti.
Sollo la presidenza del ministro Rubini si è radunata la Commissione di vigilanza sugli Isti tuti di emissione, con l ’ intervento dei sen. Tami e De Cupis, e dei comm. Brofferio, D’Agostino, Giuffrida e Radon.
Il Ministro ha esposto i risultati segnalati nella speciale relazione sulle Opere di risanamento della città di Napoli pei' gii anni 1912-913; ha rilevato che il servizio delle rimesse degli emi grati nell’anno 1913 diede una cifra di circa 93 milioni, con un aumento di 9 milioni circa in confronto al 1912, il quale aumento però risulta inferiore a quello registrato in delio anno in confronto al 1911, nonostante l'increm ento mi gratorio verificatosi nel 1913; infine ha richia mato l’attenzione della Commissione sopra talune questioni riflettenti la circolazione bancaria, pre gondola, di voler far conoscere il suo avviso.
Accomiatatosi il Ministro, la Commissione, pre sieduta dal sen. Tami, ha approvato la proposta di talune modificazioni al regolam ento 10 otto bre 1896, per il riscontro dei biglietti di Stato da consegnarsi alla Cassa speciale ed ha. appro vato pure le relazioni cui ha accennato il Mi nistro. Riguardo poi ai quesiti da lui proposti sulla circolazione bancaria, tenuto conto dell’ im portanza dell'argom ento ha incaricato il commen dato]’ Padoa di farne oggetto di studio e di r i ferirne nella prossima adunanza.
La Commissione ha espresso infine il voto che sia ripreso lo studio: a) intorno al progetto di legge riguardante le garanzie a favore dei de positanti presso gli Istituti di eredito ordinario, delle quali taluni gravi dissesti, verificatisi in questo periodo, hanno maggiormente dimostrata la necessità; b) che la Cassa di risparmio del Banco di Napoli sia autorizzata ad elevare da uno a due decimi del l’ ammontare dei suoi depo siti la facoltà di far mutui ai Comuni e alle P ro vince, con le stesse nonne fissate per i mutui della Cassa Depositi e Prestiti.
Per le case popolari.
La relazione della Commissione parlamentare al di segno di legge presentato alla Camera dal Ministro di agr. ind. f cornili, il 29 giugno u.s.per autorizzare l’ Istituto Nazionale delle assicurazioni-vita a far pre stiti per le case popolari, conclude per l’accoglimento del disegno di legge. 11 relatore on. Dentice dice:
« Le ragioni ohe hanno determinato questo dise gno di legge sono più che evidenti, e si rilevano, egregiamente esposte, dalla relazione ministeriale. E’ certo che il continuo incremento delle costruzioni di case popolari, nei grandi come nei piccoli centi-! di Italia, deve richiamare 1’attenzione del legislatore spe cialmente per apprestare il capitale necessario a dette costruzioni.
E poiché la Cassa Nazionale di previdenza è per toccare il massimo limile di 12 milioni che la legge 22 giugno 1913 consente ad essa di impegnare in prestiti per case popolari; le Casse di risparmio non rispondono con molto entusiasmo alle richieste dei capitali eccorrenti per la costruzione delle case popo
lari, ed è venuto nel tempo stesso a mancare la sov venzione degli istillili privati di assicurazione, nè al tri istituti bancari si mostrano ben disposti a simili operazioni di prestiti è il caso di ricorrere ad altre sorgenti del pubblico danaro.
Sorse cosi evidente e spontanea l’ idea di ricorrere all’ Istituto Nazionale delle assicurazioni sulla vita del l'uomo, che dalla legge di sua costituzione non risulta autorizzata all’ impiego di una | arte della riserva del capitale in mutui per la costruzione di case popolari.
In coerenza a tutto ciò la Giunta è pienamente fa vorevole al disegno di legge proposto per concedere all'Istituto Nazionale di assicurazioni l’autorizzazione di concedere mutui per case popolari fino al limite masimo di 12 milioni in sei 0 più anni.
Questo limite é consigliato nella proposta ministe riale dal fatto che l'Istituto di assicurazione, per la liquidazione della Cassa mutua pensione di Torino, dovrà assumere per proprio conto e comprendere tra le sue attivila | arecchi milioni già investiti dalla Cassa mutua pensioni di Torino in mutui,alle case popolari, e perciò l’ uguaglianza con, gl'impegni della Cassa nazionale di previdenza ed il criterio propor zionale rispetto alia somma totale delle disponibilità dell’ Istituto Nazionale è puramente accidentale.
Ciò non impedisce che per ¡'avvenire, quando le condizioni dell'Istituto Nazionale di assicurazione sa ranno sempre più consolidate, l’ Istituto stesso vorrà venire in aiuto all'incremento del movimento coope rativo per la costruzione delle case popolari, special- metile quando, con nuove disposizioni legislative, da tempo invocale, sarà agevolata la costituzione degli enti autonomi e di altri istituti per le case popolari ed economiche con sicuro vantaggio dell'Igiene e del l'educazione popolare ».
R I Y I S T d E C O N O n i C d
1 vini in Germania. — Fra i progetti di legge sui quali l’assemblea del Consiglio Federale germanico deve pronunziarsi figura una proposta presentata dai governi di Baden, dell’Alsazia e Lorena, e del Wur- temburger, che merita di fermare la nostra attenzione, essendo di tal natura nel caso venga adottala dal Con siglio Federale, prima, quindi dal Reichstag, da poler produrre danni anche al nostro commercio di espor tazione dei vini.
Dunque, i tre precitati governi han preso !’ inizia tiva di sottoporre -nell’av venire i vini esteri ai dazi ed, ai diritti prelevati dagli Stati particolari e dai co muni.
Questa tassa, beninteso, vorrebbe aggiunta ai dazi, d'entrata in Germania già esistenti e consacrato dai trattati di commercio.
La « Gazzetta di Franccforte ». senza pronunziarsi sul merito e suH'opportuniià del provvedimento, erede dover, nondimeno, levare un grido d’allarme: non solo, essa dice, questa proposta, quasi proibitiva, ha provocato degl'interventi diplomatici, e specialmente da parte del gabinetto di Madrid, ma essa incontrerà, presso alcuni Siali germanici un’opposizione sicura.
Infatti costoro invocano degli argomenti che non si potrebbero respingere. Il Meclembnrgo. F Oldem- burgo, e gli Stati Anseatici, ad esempio, credono che il rincaro dei vini sarà conseguenza inevitabile della misura progettata. Altri Stali, ed in particolare, quelli che rappresentano la Germania media, lemono, da parie dei paesi importatori di vini delle spietate rap presaglie, che possono colpire, specialmente l’espor tazione germanica dei giocattoli.