L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SC IEN ZA ECONOM ICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, B A N C H I, FE R R O V IE IN TE R E SSI P R I V A T I
Anno XV - Voi. XIX
Dom enica 4 N ovem bre 1888
N . 757
LA FINANZA ITALIAN A
"
Nel numero del
21 Ottobre
de\Y Economista
ab biamo date alcune notizie che ci pervenivano da fonte attendibilissima sulle intenzioni dell’on. M in i stro delle finanze circa la attuale situazione del bi lancio. — Pochi giorni dopo i membri del Governo tennero Consiglio e discussero appunto della' situa zione finanziaria ; — i nostri lettori avranno notato che le nostre informazioni corrispondevano in modo preciso alle linee generali che l’on. Ministro ha trat teggiate ai suoi colleghi sia come apprezzamento della situazione, sia come intendimenti per l’avvenire.Allora noi abbiamo affermato che l’on. Magliani, pur riconoscendo che il disavanzo si aggira intorno ai 60 milioni, riteneva di non aver bisogno di nuove entrate per colmarlo, sia perchè rappresentava una differenza transitoria, sia perchè era convinto che nel corso dell’ esercizio questa differenza sarebbe sparita.
Oggi siamo in grado non solamente di confermare quei punti principali del programma dell’on. Ministro, ma possiamo anche far conoscere il suo pensiero con maggiori particolari, se, come non dubitiamo, le nostre informazioni rispondono alla verità.
L ’on. Magliani adunque avrebbe detto ai suoi col leglli che non solamente egli ha speranza, ove non avvengano fatti straordinari a turbare la pubblica economia, di presentare in pareggio anche il con suntivo dell’esercizio corrente, ma ritiene che questo esercizio possa anche far fronte senza squilibrio a qualche maggiore spesa che
1
’ esercito e la marina domandassero.In qual modo prevede possibile l’on. Ministro di ottenere questi risultati ?
E gli fonderebbe le sue previsioni sopra i seguenti elementi :
1° Vede in parecchi fatti dei sintomi di r i presa nel movimento economico del paese e spera che, cessando o limitandosi la crise, cesseranno anche quelle diminuzioni di entrate che gli accertamenti accusavano tali da destare qualche apprensione sia sul reddito dei tabacchi, sia sul gettito delle tasse sugli affari. E spingendo più in là le sue speranze, l’on. Ministro ritiene che potranno non solamente cessare le diminuzioni ed essere ricuperate le per dite, ma che, per la ripresa che potrebbe e dovrebbe manifestarsi, potranno anche ottenersi quegli aumenti, sia pure lievi, che ogni anno quei due cespiti di e n
-‘) V edi N. 756
dell'Economista.
trata hanno conseguito al bilancio.— In qualunque modo, anche senza fare assegnamento sopra un mag gior reddito, spera il Ministro, che l’ esercizio non subirà come risultato finale alcuna perdita da questo lato.
2° Ritiene il Ministro delle Finanze che sia
cessato o sia per cessare il turbamento che alle en trate doganali — specialmente dazi di importazione — hanno portato le nuove tariffe, eccitando la prov vista; e che essendo ora terminato — come lo mo strano le ultime situazioni — il periodo delle dim i nuzioni, ben presto debba cominciare la curva ascen dente, così che la cifra di minore entrata delle dogane potrà essere in pochi mesi coperta, e forse r i marrà margine per gli ultimi mesi dell’esercizio di conseguire, almeno in parte, quell’aumento di entrata sul quale orasi fatto assegnamento. Nè diverso giu dizio porta sul prodotto della lassa sugli alcools, che fu turbato dalla nuova imposta, ma che ac cenna già a riordinarsi, e negli otto mesi che an cora mancano per terminare l’attuale esercizio, ren derà certamente quanto le era stato chiesto.3° Infine l’on. Ministro fa notare che l’ Italia ha avuto uno scarso raccolto di ce re a li, il che obbli gherà il paese ad un notevole acquisto dall’ estero sul quale pesa un dazio ora abbastanza alto. E sic come nel 1887 di solo frumento vennero introdotte un milione di tonnellate, ricavando un dazio di 23 milioni, sebbene fosse per alcuni mesi di L. 14 la tonnellata e per altri di L ..2 0 la tonnellata, ammet tendo che la importazione quest’anno rimanga quale fu l’anno scorso, essendo il dazio a
3 lire la ton
nellata si avrebbe un prodotto di 50 milioni. Si avrà pertanto1
’ aumento di tutta la probabile maggiore importazione.4° Riepilogando pertanto il Ministro ritiene di poter pareggiare le previsioni del bilancio in tutti i cespiti e di ottenere un aumento, se non di 70 m i lioni, come alcuni prevedono, di 40 od anche 50 sul dazio dei cereali ; avrebbe quindi raggiunto il pa- reggio o quasi il pareggio e dipenderebbe soltanto dal lenirsi della crisi economica o da qualche economia nelle spese, I’ ottenere un avanzo che possa essere dedicato alle nuove spese militari che i ministri della guerra e della marina richiedessero.
A questo programma che si attribuisce all’on. M i nistro delle Finanze noi non abbiamo da far seguire che poche parole quali i nostri lettori certo possono immaginare.
Alcuni periodici avevano dipinto l’ on. Magliani disposto a proclamare davanti alla Camera la gra vità e la difficoltà della situazione ed a chiedere nuovi ed energici provvedimenti per ristaurare la pubblica finanza ; — si parlò di ripristino del ma cinato, di ripristino dei decimi sulla fondiaria, di aumento del prezzo del sale; si affermò che sarebbe, stato proposto un prestito, o che si sarebbero ven dute le ferrovie di proprietà dello Stato.
L’Economista
ha consigliato con insistenza edanche con una vivacità, che gli fu aspramente rim proverata, una condotta energica o vigorosa all’on. Magliani nel 1884, quando cominciavano a manife starsi i primi effetti delle prime debolezze a cui la tentennante politica dell’on. Depretis, trascinava tutta la macchina governativa. Ed allora augurammo che l’on. Magliani, del quale eravamo stati pertinaci di fensori fino all’ ultimo momento possibile, trovasse il coraggio di abbandonare il Ministero quando in nome dei partiti parlamentari lo si condusse a ce dere i decimi della imposta fondiaria, ad accordare i premi alla marina mercantile, a lasciare aumen tare la circolazione oltre il limite legale, ad aumen tare il dazio sui cereali. L ’ on. Magliani cessando, prima di commettere quegli errori, di essere M in i stro delle Finanze, avrebbe rappresentato una poli tica di ordine finanziario, intorno alla quale si sa rebbero sollecitamente raccolti tutti i sani elementi che domandavano non l’empirica stazionarietà, ma la prudente trasformazione dei tributi.
Invece !’ on. Magliani adottò il sistema di dipin gere con rosei colori una situazione che anche i suoi amici vedevano pericolosa, non tanto per i fatti che si andavano maturando, quanto per l’indirizio che seguiva. E d in questo sistema persistè nel 1883, si fortificò nel 1886, volle ostinarsi nel 1887 e sembra abbarbicarsi anche nel 1888, sebbene d’anno in anno la situazione peggiorasse.
È possibile dopo questi fatti una nuova evoluzione? Noi crediamo che il Parlamento ed il Paese de siderino nel Ministero la franchezza ed il coraggio di raggiungere subito ed a qualunque costo in un modo o n ell’ altro l’ equilibrio del bilancio, ma non possano, senza sentirsi venir meno anche la scarsa fiducia che ancora ispira il metodo dell’ on. Magliani, ascoltare dalla sua bocca le proposte di provvedi menti che sarebbero in troppo recisa contraddizione colla persistente sua condotta.
L I PBETESA »PENDENZA ECONOMICA ■>
lettera all’
economistaSig. Direttore.
Cagliari, 23 ottobre 1888. N ell’ ultimo numero dell*
Economista
voi attaccate questo sofisma. Permettetemi d e sisterv i, giacché esso fa buona prova nelle masse popolari ed è d’ uopo, mi pare, poterlo sradicare dimostrandone sempre più tutta la sua assurdità.*) D all’egsegio nostro amico prof. G. Todde, sem pre strenuo difensore delle libertà economiche, ri ceviamo la seguente interessante lettera sopra P ar gomento importanissimo.
Bisogna recisamente negare che questa indipen denza economica possa sussistere, tanto negli indi vidui, quanto nelle nazioni, che sono aggregati di individui : bisogna dimostrare che ciascuna nazione è assolutamenie indipendente sotto il punto di vista economico, nel modo cioè e nei mezzi da svolgere la propria ricchezza : bisogna poter convincere che i protezionisti, i quali in Italia come altrove in a l berano lo stendardo dell’ indipendenza, lo fanno per cuoprire la merce di contrabbando del loro pecu liare vantaggio, per far pagare alla grande massa dei consumatori i profitti illeciti delle proprie industrie, ottenuti colla maschera del patriottismo e colla ro vina della finanza pubblica.
*
Come si fa a sostenere la indipendenza economica dell’ individuo s e , fisicamente e moralmente consi derato, egli è sempre legato al proprio sim ile? Se codesta indipendenza assoluta esistesse, i vincoli so ciali sarebbero qual cosa d’artifiziale e di fittizio. In vece, dire « umano » è concepire una larga sfera di sentimenti e di rapporti sociali, che s’intrecciano, si collegano gli uni agli altri. La natura ci ha così fatti, che il nostro meglio dipenda dagli altri, quanto dipende da noi. La società ci completa, e senza di essa sarebbe impossibile concepire una esistenza ci vile, non che i miracoli dell’industria moderna.
Ora, come può darsi che queste verità che ci si dimostrano nelle scuole elementari, coi primi erudi- menti della lettura, non siano più v erità , applicate alle grandi aggregazioni di individui, ai rapporti in- trasoeiali, negli scambi fra le nazioni ?
* * *
Se non può « fare da se » alcuna delle provincie d’ Italia, o regioni, non si concepisce come e perchè possa ritenersi, non che conveniente, economicamente possibile, che l’Italia « faccia da se » nella vita eco nomica, emancipandosi cioè negli scambi dagli altri popoli.
Quando l’Italia era divisa in « particole » i nostri sommi ne dimostravano il danno, non solo per i rap porti politici, ma per le soddisfazioni confacenti alla civile esistenza. Il grande sviluppo che la ricchezza pubblica ha preso in Ita lia , e che, volere o no, si è propagato in ogni suo cantuccio, data dal 1860, in conseguenza di maggiori e più larghi rapporti indu striali e di traffico fra gli italiani delle diverse re gioni. Se noi consideriamo soltanto la consistenza attuale dei bilanci comunali, urbani o rurali, dob biamo riconoscere la maggiore forza contributiva come dovuta alla possibilità di avere tratto profitto da ricchezze che prima trovavansi inerti o latenti, e dalla maggiore produzione richiesta da un consumo più largo, quando caddero le barriere doganali che ci dividevano fra noi e dagli altri ; la qual cosa influì ad attenuare i prezzi dei prodotti ed agevolare sod disfazioni dirette ed indirette, dando incremento ad arti e mestieri, prima stentati e miseri.
0 non si
deve forse a ciò il maggior valore assunto in gene ralo dalla stessa proprietà stabile e l’ incremento della pubblica ricchezza?con-4 novembre 1888
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seguenza, gli inconvenienti della concorrenza per alcuni prodotti e produttori, i quali dovettero lottare, migliorando metodi, ribassando prezzi, ed attenuando precedenti profitti od abbandonando qualche piccola industria per ricorrere ad altra più proficua.
Io non vi parlerò della Sardegna la quale, colla annessione al Regno delle provinole meridionali si vide aperta una concorrenza seccante per molte sue derrate, ottenute altrove a minor costo e m ig lio ri, portateci qui a m iglior mercato, togliendoci pure la esportazione dei prodotti nostri.
Tuttavia data da allora il risorgimento di questo paese. Lavoro, capitale, proprietà ebbero incremento sui periodi precedenti, perchè si suscitò la volontà di far meglio ed in molte cose si è riusciti. Si è lavorato e prodotto di più.
M i piace ricorrere ad un esempio che vi sta più vicino.
Chi non rammenta come negozianti, modiste, al bergatori ed altri dell’ Italia superiore siansi lanciati sulle provincie annesse, dopo i plebisciti, in traccia di miglior fortuna, ed i lamenti dei produttori sim i lari, disturbati dalla concorrenza molesta nei loro traffici e nelle proprie, industrie locali ?
Se me Io permettete, ricorderò che Firenze ne mo veva altissimi lamenti — intendo dire, il volgo. — Eppure oggi lo stesso volgo riconoscerà che dopo d ’ allora il Chianti, i lavori di paglia, di alabastro, di pietre dure e mosaici penetrarono in ogni can tuccio d’Italia, e spero, con profitto dei produttori.
Mentre la « indipendenza » precedente ci intiSi chiva tutti, la
dipendenza
posteriore, in seno ad un ambiente più largo, ci dilatò i polmoni, dandoci un aere più respirabile.*
«
•*È codesta espansione di vita — bisogna ricono scerlo — che i protezionisti italiani ci vogliono togliere. Non si fidano dell ambiente della liberta ; ne vogliono uno proprio, adatto a noi, come essi lo immaginano; non come potrebbe esigerlo il nostro bisogno di vita e di moto e per farci indipendenti pensano anzitutto ad impoverirci.
Perchè così fanno.
D i fatto, l ’Italia dev’essere indipendente nelle ma nifatture, supponete, di panno : ma gli italiani de vono pagare più caro il proprio vestito. Si proclama
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indipendenza delle industrie siderurgiche e me talliche; ma gli strumenti ed arnesi rurali hanno incanto. Ed allora come volete aver reso indipen dente T Italia agricola o favorirne e proteggerne la produzione ?Se si riconosce che la maggiore produzione ita liana è agraria ; e se vino , bestiame, frutta , eec., sovrabbondano al consumo interno, bisognerà bene
dipendere
da qualcuno il quale li acquisii, per venderci a sua volta manifatture, tessuti, ecc.
E allora, dov’ è questa pretesa e sognata indipen denza nostra ?
Piuttosto è da ritenere che con questo sofisma si vantaggino gli interessi delle industrie protette, le quali, tolte alla molesta concorrenza
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fanno pagare caro il prodotto alle maggioranze che consumano, cfi in tal modo impinguano i profitti propri.A ohi consuma abiti, interessa ben poco la marca di fabbrica, se la stoffa è buona. E se non compriamo questa da chi la produce m e g lio , paghiamo di più un servizio che non ci si rende. Bensì allora, chi
ce lo vende, intasca un di più che ci ruba ; e la legge, che protegge, autorizza il furto — V i è chi sii ulta il pubblico, per il supposto interesse di co smi, ma a benefizio proprio. Questa è la verità.
E precisamente il modo di impoverire l’ Italia e di farle perdere nella vita ecomica il prestigio acqui stato o che va acquistando nella vita politica ; pre stigio che non potrà durare quando sia scemata la
sua potenza contributiva, che aveva ottenuto co»li scambi più facili nella libertà di traffico.
* ^ ^aJ{a tara da sè
»
fu, un sofisma scontato caro nella politica : fu il generoso grido d’un soldato valo roso e re magnanimo, il quale ne scontò la devozione col volontario esilio. E con quel grido gli austriaci tornarono-a Milano ed i francesi andarono a Roma. L Italiafu
dopo convinta che non poteva « fare da se ». Dunque neppure politicamente si può dire che ci possiamo rendere indipendenti da lutti. Bisogna godere delle condizioni peculiari agli Stati U niti per poterlo supporre. Anche le nazioni più g ra n d i, più potenti d’ Europa o g g id ì, nel ricercare amicizie ed alleanze, dimostrano come l ’ indipendenza sia molto relativa, e non già assoluta, quale i nostri protezio nisti la proclamano nella vita economica della nazione. Se questo sentimento sventuratamente si facesse strada per illudere le masse, si finirebbe colla m i seria. Idalgo, « caballero » in casa propria, ma mi serabile !È questo che si vuole?
L o dicano, siano chiari, siano espliciti.
Intanto qui compriamo caro tutto ciò che ci ab bisogna ed abbiamo prezzi miserabili per molte nostre derrate, quando pure ce le richiedono. Procediamo nella indipendenza per non saper che fare dei nostri prodotti: quando saremo indipendenti davvero, ci tro veremo completamente rovinati. Sarà veramente una grande soddisfazione per noi che prosperi la fab brica di S c h io , versando nel mare i nostri vini e dando in pasto agli avvoltoi i nostri bestiami.
G. T.
Il 28 del passato mese si sono radunati a Bari i rappresentanti delle Banche popolari, sotto la pre sidenza dell on. Luigi Luzzatti. Il Congresso è stato inaugurato coll’ intervento del Sindaco e del Prefetto d_i Bari, i quali salutarono i convenuti in nome della città e del Governo. Parlarono poscia l’on. Serena presidente^ del Consiglio Provinciale, e il cav. Posi- tano, presidente della Camera di commercio. Que st’ultimo dopo aver parlato delle condizioni della provincia, si occupò con molta competenza del com mercio, tracciandone le vicende negli ultimi anni. Lamento^ la rottura delle relazioni commerciali con la Francia, e il mancato soccorso del Governo nella presente crise che affligge le Puglie. In seguito pre sero la parola l ’ on. Giusso, direttore generale del Banco di Napoli e l ’on. Luzzatti; il benemerito pro motore delle Banche popolari fece la storia della coop razione e delle Banche popolari della Romagna del Veneto, e della Lombardia. Presentò poscia la statistica dei progressi numerici delle Banche popo lari le quali sono giunte al numero di 680 mentre nel 1865 non se ne contavano che 10 e mentre le altre banche di credito van diminuendo; sostenne la necessità di piccole operazioni, anziché di affari
portanti e si mostrò sicuro che le Banche popolari, le quali si atterranno al concetto dello statuto, avranno basi granitiche : e accennò infine alla scuola dei re- strizionisti e a quella degli espansionisti, le quali combattono gli istituti di credito popolari.
Questi invece, egli disse, non appartengono alla scuola né degli uni né degli altri e sono creati pel bene del paese e non il paese pel bene dell’ Istituto; lodò la
Banca nazionale ed il Banco di N apoli; combattè
l'aumento dell’interesse proposto per le casse postali di risparmio, perchè ciò sarebbe dannoso alle Banche popolari cooperative. Quindi propose richiedere al Governo che tale aumento non venga attuato.
Sintetizzò i difetti ed accennò i rimedi delle Ban che cooperative: parlò del credito agrario e del buono fruttifero : fece il confronto fra i vantaggi e i danni che recano le Banche esclusivamente agrarie e quelle che al credito agrario accoppiano il commerciale dichiarandosi per queste ultime.
Distinse la mutualità gratuita dal credito sul l’onore, perchè la prima aiuta il misero che porte rebbe i suoi oggetti al monte di pietà, il secondo avvantaggia e dà incremento al piccolo commercio.
Le Banche popolari — egli conchiuse — da spe ranza diventeranno l ’orgoglio della Nazione; e si do mandò se questo secolo si appellerà dalle società anonime che con grossi capitali, attuano l’esecuzione dei grandi progetti e delle grandi scoverte moderne, ovvero non prenderà il nome più glorioso delle Ban che operaie e cooperative, le quali con piccoli mezzi e con modeste risorse hanno saputo risorgere ad istituzioni benefiche di previdenza e di moralità. I lavori del Congresso cominciarono col giorno 29 successivo e nella seduta antimeridiana furono pro poste modificazioni alla legge sul registro e bollo concernenti i libri, i titoli, gli assegni ed il trapasso delle azioni delle Banche popolari. Nella seduta po meridiana dello stesso giorno prese la parola l’ono revole Giusso.
Egli comincia col ringraziare l ’assemblea ; e si spiega la benevolenza che Io accoglie come il guiderdone a lui che persistentemente ha creduto nel credito agrario e con tutte le sue forze lo ha voluto ,e Io vuole.
Saluta poi gli on. Luzzatti e il senatore De Vincenzi pel quale ha parole affettuosissime, chiamandolo il
padre, del Credito agrario.
« II Credito agrario si ha da fa re e si fa r à » egli esclama.
Racconta come si recò nel 1886 al Congresso delle casse di risparmio in Firenze, perchè ha sempre cre duto che il risparmio, mentre è fine a se stesso, deve servire pure a fecondare le industrie e le produzioni nazionali.
Non dice la ragione perchè il credito agrario non è sorto dalle casse di risparmio, come credeva perchè la ragione — non sarebbe forse troppo bella.
Dice che anche prima di questa legge del 1887, il Banco di Napoli già attuava in maniera pratica il credito agrario.
Innanzi tutto il Banco di Napoli acconsente nei limiti del regolamento la decimazione delle cambiali, per modo che lire 10,000, mettiamo, si scontano a lire 1000 ogni tre mesi. Non è questa una forma determinata, ma è una maniera semplice per age volare gli agricoltori.
Il Banco di Napoli ha fomentato ed ha promosso la iniziativa locale, essendo indiscutibile che il cre dito agrario per attuarsi ha bisogno di arrivare fino alle fonti della produzione. E nel mezzogiorno d ’Italia moltissime banche cooperative sono sorte ad inizia tiva e con l ’aiuto del Banco di Napoli.
U n’altra forma, egli dice, si è trovata e si è at tuata splendidamente in questa provincia pel vino e per le derrate; questa forma è la Banca provinciale
di Bari, di cui è presidente, egli dice, il valoroso
Positano che nomina a cagion di onore. Spiega il
mirabile congegno della Banca provinciale ed asse risce che parecchi milioni sono entrati a beneficare le condizioni di questa provincia, senza della quale Banca, avrebbe maggiormente risentito ì danni della crisi.
Poi parla della visita fatta alla Banca di Lodi e fa gli elogi del presidente Z o lli, il quale, egli dice, avea aperto il conto corrente agli agricoltori ed in dustriali alla mite ragione del 5 0[0.
Parla della legge sul Credito agrario del 1887 e si ferma minutamente sui due titoli voluti dalla legge.
Fiumi d’oro, egli esclama, si richiedono per lenir l’agricoltura italiana e noi questi fiumi d’ oro dob
biamo apprestare.
Troverò delle difficoltà — egli esclama — ebbene,
le supererò. La legge sul Credito agrario non è muro
insuperabile, ma è una siepe. Bisogna sormontarla.
La legge sul Credito agrario consente a tutti gli istituti grandi e piccoli ed a consociazioni libere di poter emettere cartelle agrarie.
Ma chi potrà veramente esercitare questa emis sione? Per quanto io so, solamente il Banco di Si cilia e quello di Napoli hanno intenzione di emetterle. Ed è logico. Se tutte le banche popolari fin le più piccole, volessero pensare a metter fuori queste car telle, certamente esse avrebbero poca solidità e poca serietà, perchè non si può dire se la cartella della piccola Banca C, potrà uscire fuori la modesta cer chia di quel comunello.
Invece il Banco di Napoli emetterà le cartelle agrarie e vuol diffondere il credito agrario in maniera semplice, permettendo che ogni banca distribuisca lo calmente queste cartelle, purché la bandiera del Banco di Napoli sia non già di guadagnare, ma so lamente di non perdere, come altra volta fu detto.
È necessità però che sieno dileguate due illusioni principali : quella cioè che il danaro si possa avere ad un tasso favolosamente basso, e l’altra che si possa avere senza garanzie sufficienti.
Quando si tratta di elevare la mente a centinaia di milioni, perchè a questa cifra bisogna pensare per sollevare la nostra agricoltura, bisogna ricordarsi che a mitissimo interesse questo denaro non si può tro vare, perchè non siamo noi a regolare il mercato monetario.
Cosi il credito agrario sarà esercitato da tutte le banche che, mentre ne diffonderanno intorno a loro una piccola parte, sconteranno questo loro portafo glio agricolo al Banco di Napoli, solamente rispon dendo con le loro firme le Banche medesime.
Il saggio di questa cartella sarà il 3,65 per cento, cioè un centesimo al giorno.
Distingue l’ impiego del denaro in investimento stabile ed investimento passeggierò: per l’ investi mento stabile il tasso è alto, non minore del 5 0[0, ma per i depositi il denaro si trova al 3 ed al 3,25 per cento.
Ed il Banco di Napoli farà si che questa cartella sia fatta in una forma semplicissima, perchè deve essere trasmissibile.
Avrà perciò quanto più è possibile, la forma di un biglietto da 109.
E per la contazione dell’ interesse, dovendo essere un buono fruttifero, è facile comprendere che, essendo il 3,65 0(0, la contazione e facile, un centesimo al giorno : quindi 30 giorni 30 centesimi.
Ora io credo, egli dice, che questo titolo cosi ideato e creato dal Banco di Napoli avrà il credito e la fiducia di tutta Italia e sarà accettato con quella stima che oggi si accetta il titolo monetario del me desimo Banco.
Poi passa a parlare del secondo titolo che deve servire ai miglioramenti ed alle trasformazioni agrarie.
4 novembre 1888
L ’ E C O N O M I S T A
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fa in piccola scala per ora ; — si dà il denaro inparecchie rate, in 4 o 5, volte, secodo i bisogni. Quello che bisogna cercare per questo secondo ti tolo agrario è che l ’ interesse sia dilazionato per modo che si paghi e si cominci a pagare dopo che già cominciano a sentirsi i beneficii della trasfor mazione.
Ebbene, noi faremo così : — faremo pagare l ’ in teresse dopo 3 o 5 anni dalla data della operazione. Fa la distinzione fra il credito agrario ed il cre dito ipotecario, o dice che la cartella agraria ha l'e le mento della moralità che non sempre si accompagna alla cartella fondiaria.
Dice però che si incomincerà dalla emissione del 1° titolo.
Conchiude : « I l Banco di Napoli prende la ban- « diera e va. Ma non solo; con esso verrete tatti voi « delle banche cooperative.
« Abbiamo la ferm a fiducia così di fa r e il mag-
« gior bene dell' Italia nostra e la fortuna di una « istituzione, che molte nazioni forse arriveranno ad « invidiarle. »
Dopo il conte Giusso si leva a parlare il^senatore
D e Vincenzi.
Descrive le immense risorse della provincia di Bari. Le condizioni dell’ agricoltura sono tristissime — egli dice — essa dovrebbe produrre quattro volte più di quanto produce ; da ciò derivano tutti i nostri mali.
Parlando delle Puglie dice che relativamente esse non producono che la venticinquesima parte di quello che producono le altre provincie d’ Italia. Questa è la conseguenza della mancanza di capitali. I nostri agricoltori non hanno mezzi per fare le coltivazioni a tempo debito.
La deficienza dei capitali ha generato tutte le sven ture di queste laboriose provincie
Il credito agrario può salvarci, egli continua, e il Banco di Napoli ed il suo illustre Direttore, che ne regge i destini e che tutto si spende per arrecare i maggiori aiuti al commercio e alla agricoltura — ha già risolto questo problema splendidamente.
Le cartelle agrarie saranno sostituite ai libretti delle casse di risparmio.
Dopo brevi considerazioni di altri oratori, e dopo ché l’on. Luzzatti ebbe riassunta la discussione con cludendo « essere una grande fortuna per il paese avere il valido appoggio dei banchi di Napoli e di Sicilia » e che il credito agrario deve uscire dal Banco di Napoli, perchè è l’ unico istituto il quale può fare degli affari senza guadagnare e senza per dere. Fa quindi plauso alla deliberazione del Banco di Napoli del 19 ottobre e dice che dal credito, di pende l’avvenire dell’ Italia economica.
L ’assemblea quindi approvò all’ unanimità il se guente ordine del giorno :
« Il Congresso delle Banche popolari italiane adu nato a Bari, plaudendo alla deliberazione del Banco di Napoli del dì 19 ottobre, memorabile per l ’ indu stria agraria italiana, prende atto delle dichiarazioni contenute nel discorso dell’on. Giusso informate ai più alti sensi dell’ economia nazionale, e affida al comitato delle associazioni l’ incarico di formulare, insieme al Direttore generale del Banco di Napoli, un disegno di convenzione da diramarsi a ciasche duna delle amministrazioni delle banche popolari, per la sua approvazione, affine di promuovere e conso lidare il credito agrario coll’accordo tra il Banco di Napoli,, e di Sicilia e le Banche popolari. »
Nella seduta del 30, dopo 1’ approvazione dei b i lanci l’ on. M aggiolino Ferraris presentava la rela zione sul progetto della Banca Centrale, accompa gnandola con uno splendido discorso. Presero la pa rola sull’argomento altri oratori, e l’on. Ferraris nel riassumere la discussione raccomandò nuovamente l’approvazione del progetto della Banca Centrale, ri mandando al Comitato il eompito di studiare 1’ ar
gomento, e presentare nel prossimo Congresso una formale pratica di esso. Esaurito questo argomento il sig. Lanza di Casal Bordino parlò del progetto e dei provvedimenti da adottarsi per evitare il peri colo che una stessa persona contragga operazioni di credito con più istituti, e dopo breve discussione, in cui venne dimostrata la mancanza di utilità, la pro posta venne passata all’ordine del giorno. L ’on. La cava presenta un suo lavoro circa lo sviluppo e le vicissitudini delle Banche della Basilicata, col quale viene a dimostrare che la Basilicata, quantunque fe race, è poco coltivata, e che è per questa ragione che il credito non vi ha espansione. Sanguinetti parla della misura dell’interesse e dei dividendi, ritenendo che il dividendo, non debba superare il 5 o il 6 per cento. Parlano in proposito vari oratori, e si approva la proposta del Presidente,, di limitare cioè il di videndo in forza degli Statuti, aumentando gli in teressi sui depositi, e dando maggiore incremento al fondo di riserva. Chiusa la discussione viene sta bilito che il nuovo Congresso verrà tenuto nel luogo che verrà indicato dal Comitato permanente delle Banche popolari.
Rivista Bibliografica
0. Luxardo. — Guida allo studio della Merceologia. -Parte generale. — Bergamo, Tipografia Fagnani e Galeazzi, 1888.
La Merceologia è una disciplina che sta creandosi, si può dire, e sulla quale gli studiosi non sono d’ac cordo ancora per definirla e per designarne con pre cisione il suo seopo ed i suoi limiti. Se pertanto è facile incontrare delle contraddizioni tra coloro che si occupano di questi studi, sono d’altra parte tanto più lodevoli i tentativi di quelli che sfidando le diffi coltà pensano che per il bene dello studio è sempre meglio fare il meglio relativo, anziché restare ino perosi per paura di non raggiungere il bene asso luto. — Noi non entreremo certo a discutere qui nè la definizione nè lo scopo della Merceologia, e non indagheremo se il concetto che ne ha il prof. L u xardo sia più o meno esatto ed accettabile. L ’ Autore fissa il fine a cui tende il suo libro con queste pa role : « quanto si verrà esponendo in quest’opera ha per fine di illustrare brevemente, e, per quanto si possa, chiaramente, un complesso ordinato di fatti reputati necessari e sufficienti per
caratterizzare
le merci ». E divide, per cagione di metodo, in due parti il lavoro : la prima, generale, che comprende le prin cipali nozioni sulle operazioni ed istituzioni che ri guardano le merci, considerate nei vari stadi della loro vita mercantile, daH’ origine al mercato; la se conda in cui trovano posto : la classificazione delle merci, la descrizione, gli usi e la sinonimia delle specie principali; i modi più semplici per ricono scerli ; ed i più facili e più sicuri metodi di inda gine per accertare le alterazioni e le frodi di cui le merci possono essere oggetto.merceologia ed attinenti alla stessa merceologia. Comincia richiamando alcune definizioni di econo mia politica teòrica : sul commercio, sulla merce, sullo scambio, sul valore, sui monopoli, sulle tariffe doganali, sui trattati di commercio, sulle fiere e mer cati; poi passa a cognizioni di economia applicata; i depositi, i magazzini generali, i porti e punti franchi, i musei commerciali ecc.
Entrando quindi nel campo più strettamente ap partenente allo scopo del libro, consacra tre capitoli ai trasporti e mezzi di comunicazione ; strade ordi narie, ferrate, tramvie, guidovie, poste, telegrafi, navi e navigazione. Naturalmente si ferma con maggiori particolari sulle strade ferrate, e sulla navigazione, delle quali accenna lo sviluppo, dà notizie tecniche sui modi di trasporto, sulle tariffe sulle classifica zioni delle merci. Il sesto capitolo è consacrato alle imposte e dazi che aggravano le merci, ed il set timo sulle unità — pesi, misure e monete — in base alle quali si effettua la compravendita.
Non ci è consentito trattenerci a lungo sopra questo lavoro, ma non esitiamo a giudicarlo eccel lente per la copia delle notizie svariatissime che contiene e per l’ordine col quale queste notizie sono offerte. In poco più di 200 pagine l’Autore ha sa puto — senza inutili digressioni è senza discussioni oziose — offrire allo studioso un manuale preziosis simo da studiarsi e consultarsi per ciascuno dei molti argomenti dei quali abbiamo dato il sommario ed ha saputo fare tutto ciò con molto garbo e con maggiore modestia.
Non diremo che manchino le mende e le lacune, quasi inevitabili in questa specie di lavori; così ad esempio ci parve inesatto a pag. 7 quanto 1’ autore dice sul valore e quanto si riferisce al concetto eco nomico della moneta ; abbiamo notata la mancanza di una chiara definizione del prezzo e ci parrebbe opportuno che del prezzo fosse diffusamente discorso in un libro di merceologia; ma a parte queste ed altre osservazioni di minor conto, a cui certamente l ’Autore provvederà nella ristampa o quando pubbli cherà la seconda parte, troviamo il libro eccellente per coloro che vogliono dedicarsi al commercio ed avere nozioni politiche di fatti attinenti al commer cio stesso.
A. J. D
eJ
ohannis.
RIVISTA DI COSE FERROVIARIE
Le ferrovie lo ca li francesi nel 1887. — Il petrolio
in luogo del carbone. — Le ferrovie di montagna
nella Svizzera: una questione di principio.
l e ferrovie locali francesi nel 1887.
— N ell’ ul tima rivista abbiamo riportato i dati principali sul l’esercizio delle ferrovie appartenenti alle sei mag giori Compagnie francesi, durante l ’anno1887.
Diamo ora alcune notizie riguardanti le linee locali eserci tate all’ infuori delle grandi reti.L a lunghezza di queste linee, parte a scartamento ordinario, parte a scartamento ridotto, era alla fine del
1887,
in complesso, di chilometri 2,279, com presi 46 chilometri comuni colle linee principali, mentre alla fine del1886
era di chilometri 1,916. Esse sono esercitate da 45 Amministrazioni diverse, delle quali soltanto tre hanno più di200
chilometri,I
una ne ha più di
100, nove più di 50, dieci più
di 25, quindici più di10 e sette meno di
10 c h i
lometri. La maggior parte però, cioè 55 di queste linee o gruppi di linee, appartengono ai diparti menti: sonvi poi Società formatesi per una sola linea, ed altre che ne possiedono diverse anche se parate. La più importante di queste Società è laSociété générale des chemins de fer économiques,
che esercita dieci diverse linee, divise in cinque gruppi (Gironda, Cher, A llier, Nord, Est), con una lunghezza totale di 398 chilometri: vengono poi la
Société des chemins de fer departemantaux
con 225chilometri, e la
Société des chemins de fer régionaux
de Bouches-du-Rhône,
con 85 chiI. Tra le piccole retidi interesse locale che appartengono ai dipartimenti la più estesa è quella del dipartimento dell’ Eure (capoluogo Evreux), che misura 257 chilometri, quindi quella dello Hérault (capoluogo Montpellier) con 126 chilometri.
Il capitale d’impianto per tutte queste linee locali, escluse le tratte comuni alle ferrovie d’interesse ge nerale, quindi per 2,233 chilometri, importava alla fine del 1887, fr. 287,720,291.
L ’ introito totale durante l’anno fu di fr. 10,648,878; la spesa di fr. 9,517,583, sicché il prodotto netto risultò di fr. 1,151,295.
Il prodotto lordo Chilometrico fu in media di fr. 5,505, mentre nel 1886 era stato di fr. 5,147: siccome però anche le spese diminuirono (fr. 4,600 nel 1887 contro fr. 4,769 nel 1886), così si ebbe invece aumento di prodotto netto (fr. 547 nel 1887 contro fr. 534 nel 1886).
Il prodotto netto più rilevante fu ottenuto sulla linea da Bayonne a Biarritz, lunga
8 chilometri
(fr. 18,526 al chilometro); nessuna altra A m m in i strazione raggiunse un prodotto netto chilometrico di fr. 10,000; tre l’ebbero da 5 a 10,000; quattro da 3 a 5,000; cinque di 2,000 e p iù, cinque da1,000 a
2,000 e sette al disotto di
1,000 fran
chi. L e altre venti Amministrazioni non coprirono coi prodotti le spese d’esercizio, chiudendo con undeficit
che varia da meno di1,000 franchi a quasi
5,000 al chilometro.
risul-4 novembre 1888
L ’ E C O N O M I S T A
727
tati poco soddisfacenti, gli inventori di tanti apparecchi fumivori.
Le ferrovie di montagna nella Svizzera: una
questione di principio.
— La Svizzera è il paese classico delle ferrovie di montagna: il Rigi, TUetli- berg, le alture di Heiden sopra il lago di Gostanza sono da anni percorse dalla locomotiva ; quest’anno si è aperta la ferrovia del Briinig, che, con esem pio nuovo, presenta due sistemi diversi applicati in una sola linea, cioè il sistema ordinario nelle parti estreme, dal lago dei Quattro Cantoni e da Meirin- gen al valico, e quello a ruota dentata per la tratta di maggior pendenza sui due versanti: quest’ anno pure venne ultimata e sarà aperta nella prossima estate la ferrovia che da Lucerna raggiunge la cima del Pilats, a 2123 metri sul livello del mare. Ma non paghi di quelle che già possiedono, gli svizzeri, sa pendo che più rendono facili gli accessi ai monti e alle alte valli, più aumentano la pioggia d’ oro di ciò che essi chiamano ilFremdenverkehr,
altre li nee di montagna si propongono di costruire. Così per esempio, fu già chiesta e accordata la conces sione per una ferrovia dalla stazione di Landquart, presso Coira, a Davos, luogo di cura frequentatis simo non solo d’ estate, ma anche d’ inverno, seb bene a noi italiani sembri curioso che si mandino i malati di petto, nei mesi freddi, a più di 1600 metri, e fu del pari assicurata la costruzione di due strade ferrate, che porteranno nel cuore dell’Oberland bernese, da Interlaken a Lauterbrunnen e a Grin- delwald.Fra le più recenti domande di concessione ne ricordiamo una, che dà luogo a un’interessante que- tsione. Trattasi di due linee che si vorrebbero co struire da Weggis, sulle rive del lago di Lucerna, a due diversi punti del Rigi. Ora è noto che questo monte possiede già tre ferrovie: una da Yitznau, pure sul lago, un’ altra dalla stazione di A rth-tìoldau, sulla ferrovia del Gottardo, salgono alla cima (Kulu); una terza staccandosi dalla prima, va ad uu punto meno elevato della montagna. Appena si seppe del nuovo progetto, i cantoni di Lucerna e di Schwytz vi si opposero, adducendo che quando avevano au torizzato, circa vent’ anni or sono, la costruzione delle linee già esistenti, si erano impegnati a non permetterne altre concorrenti prima che fosse scorso un trentennio. Ma il Consiglio Federale (la legisla zione attuale ha tolto ai Cantoni e data invece alla Confederazione la facoltà di concedere ferrovie) sem bra intenda respingere la domanda di concessione delle due nuove linee, non già per l ’ impegno as sunto dai Cantoni suddetti, sibbene perchè presume che il movimento dei viaggiatori non basterebbe a rimunerare il capitale impiegato in tante ferrovie.
Contro questo modo di vedere si elevano da varie, parti serie obbiezioni. L ’ intenzione attribuita al Go verno, si dice, presenta a tutta prima un lato com mendevole, se si riflette agli ingenti capitali consu mati in imprese mal ideate, ma a chi ben guarda, si fanno manifesti gli inconvenienti che l’ applica zione del nuovo principio porterebbe seco. Ammessa la massima, perchè limitarla alle ferrovie, e non estenderla ai mille altri campi cui può rivolgersi l’ attività umana? E se questo è impossibile, perchè impedire a un privato di arrischiare una data somma nella costruzione di una linea ferrata, e lasciare che la impegni in qualsiasi altra speculazioue, anche la più evidentemente sbagliata? Tanto varrebbe, si nota
con ragione, uccidere l ’ iniziativa privata e soffocare in germe molte utilissime imprese. Deh resto non si vede come e perchè il crite-io dei governanti debba valere più di quello dei finanzieri, e industriali nel giudicare il valore d’ un progetto, e le probabilità della sua riuscita. Si conclude pertanto, ed è una conclusione alla quale l
’ Economista
non può che as sociarsi, che bisogna lasciare la politica agli uomini politici e la responsabilità finanziaria agli uomini d’ affari.Rivista (Economica
d i scioperi dell’America. Il commercio dell’Olanda, - Il commercio della Spagna.
Ci occuperemo in seguito con maggiore am piezza di un lavoro che il sig. Carroll W rig ht capo del
Bureau o f làbor
di Washington ha pubblicato sugliscioperi negli Stati Uniti co! titolo Strike and L o - ckouts ; ora ci limitiamo a riportare alcuni dati in teressantissimi. Il sig. W right calcola che le perdite di salari patite dagli operai per causa degli scioperi salì a 51,814,723 dollari, cioè più di 40 dollari a testa, durante i sei anni, e ciò senza comprendere le sómme spese per sostenere gli scioperi e che salirono a dol lari 3,324,557. D’ altra parte le perdite dei produttori per diminuzione di produzione in causa degli scio peri le calcola in doli. 50,70l,555.Perciò nei 5,902 scioperi, che dal 1881 al 1886 vi furono negli Stati Uniti, le classi lavoratrici ed industriali di quello Stato perdettero circa più di 80 milioni di dollari.
Messi a parte gli scioperi che non avendo alcun risultato, non diedero vantaggi alla classe operaia e però non mutarono la situazione, negli altri il sig. W rig ht calcola che 1’ aumento del salario sia stato in media di 27 cents per giorno, così che occorsero 76 giorni di lavoro colla nuova tariffa per compensare la perdita risultante dallo sciopero.
Quando invece intervennero le transazioni, l’au mento del salario in media non fu che di
12 cents
per cui il numero necessario delle giornate per com pensare le perdite sale a 361.Il sig. W right ci dà il numero degli scioperi e degli scioperanti nelle seguenti cifre :
Scioperi Scioperanti 471 129^521 454 154,671 478 149,763 443 147,054 645 242,705 1411 499,489 3902 1,323,203 La folla degli scioperanti anzidetti secondo i r i sultati ottenuti dallo sciopero si divideva nel modo seguente :
Riuscirono
Riuscirono
parzialmente Non riuscirono nelle pretese nelle pretese nelle pretese
— L ’Annuario della Società di Statistica dei Paesi Basn pubblica uno studio accurato sul movimento commerciale di quella nazione dal 1847 al 1887; è notevolissimo lo sviluppo degli scambi internazio nali accusato da quei prospetti. Le medie quinquen nali dal 1847 al 1881 fanno salire la importazione (compresi i metalli preziosi) da 184 a 834 milioni di fiorini, e quello della esportazione da 132 a 601 milioni di fiorini; nel complesso quindi del movi mento commerciale da 316 milioni a 1435, cioè il commercio si è più che quadruplicato. Dopo il 1881 le statistiche danno le cifre annuali e si ha un mo vimento nella importazione da 992 a 1137 milioni fino al 1887, e nella esportazione da 752 a 992 m ilioni; — complessivamente da 1744 a 2129 m i lioni, cioè un aumento maggiore del quinto.
Dal 1882 al 1887 il totale della importazione fu di 6523 milioni di fiorini, quello della esportazione è di fiorini 5100 milioni, quindi uua differenza nel sessennio di 1423 milioni di fiorini. Se
V
onor. senatore Rossi avesse da discorrere sulla situazione commerciale dei Paesi Bassi, ci direbbe che quel paese cammina a gran passi verso la rovina perchè in sei anni haperduto
più di 1423 m ilioni! Eppure è noto che l’ Olanda ha il movimento commerciale, in ra gione degli abitanti, più intenso che si conosca, poi ché supera le lire 800 per abitante, precisamente il decuplo dell’ Italia.Il movimento dei metalli preziosi nel sessennio ha dato; importazione esportazione 1882. . . . milioni di fior. 12.6 4 .7 1883. . . , » 30.6 1 .0 1884. . . . » 15.8 3. 1 1885. . . . » 18.8 1 .8 1886. . . . » 29.3 1 .9 1887. . . . » 3 .9 0 .1
Il maggior commercio dell’Olanda, per l ’ importa zione, ha' luogo colla Gran Brettagna, che dà circa il 28 per cento del totale, viene poi la Prussia, col 25 per cento, il Belgio col 13 per cento, la Russia, coll’8 per cento, lo colonie olandesi col
6 per cento
ecc. Per I’ esportazione tiene il primo posto la Prussia col 40 per cento, la Gran Brettagna col 22 per cento, il Belgio col 15 per cento.Rispetto alla qualità delle merci che formavano og getto di commercio nel 1887 la cifra più alta di im portazione venne data dalla china-china per
110 m i
lioni di fiorini, quindi il frumento per 75 milioni ; l'acciaio in fili per 42 milioni, il caffè per 41, la se gale per 40, i grassi per 36, il carbone per 36, il riso per 35, il cotone e la lana per 23, il petrolio per 22, il ferro in barre per 20, la farina per 19, la ghisa per 17, il ferro in fili per 14, il rame m i nerale per 14, ecc. Nella esportazione invece figura come voce più importante la china-china che rag giunge i 91 milioni di fiorini, il burro fu esportato per 62 milioni, il frumento per 42 milioni, l’acciaio in fili per 28 milioni, il caffè p r 25 milioni, i le gumi per 19 milioni, la segale pure per 19 milioni, i tessuti di coloni tinti per 16 m ilioni, il cotone e lana per 15 milioni, e pure di l o milioni la ghisa, le rotaie per 14, il ferro in fili per12 milioni, il
riso per 11 milioni, e pure per 11 milioni l’avena ecc. — Le importazioni nella Spagna nel corso del 1887 rappresentano un valore di 558,434,247 pesetas, cifra che dà un aumento sul 1886 per1
’ importo diL . 2,577,801. Fra gli articoli che furono in aumento notiamo; il coke, lo zolfo, il cotone greggio, le do ghe, il legname da ebanista, i bovini, i suini, gli ovini, il baccalà, il riso, il grano per 32,847,749 p., la farina per 4,092,278 p., e lo zucchero e caffè di Portorico.
Danno inveee una diminuzione i minerali, lana, tes suti di lana, seta greggia e seterie, merletti, carta, le gname ordinario, pelli, macchine, cereali (eccettuato il riso) zucchero di Cuba e delle Filippine, caccao di Guayaquil, acquavite per 14,694,432 p.; e vini non spumanti. In questa enumerazione si sono lasciate fuori le merci che non presentano differenza superiore alle 500,000 pesetas.
L o sviluppo che ha preso l’ importazione del grano e della farina è stato notevole. Nel 1886 entrarono in Ispagna 161,197,865 chilogrammi del valore di pesetas 23,601,102, e nel 1887 l ’ importazione sale all’enorme quantità di 338,225,016 chilogrammi, calcolati per 70,541,129 pesetas.
A l contrario nell’ acquavite estera, da 1,020,596 ettolitri calcolati 61,235,772, p., che s’ importarono nel 1886, si discese nel 1887 a 775,687 ettolitri, calcolati 46,541,340 p. Se la diminuzione nella im portazione degli alcool rappresenta il 25 per cento soltanto per le misure adottate in protezione della salute pubblica, a quanto ascenderà essa col pro getto di nuova imposta, che rappresenta più del 430 per cento
ad valorem
dello stesso articolo?Le esportazioni spagnole nel 1887 sono rappre sentate in valori per 732,580,764 pesetas; con un aumento di 57,497,707 sopra quelle del 1886. Le merci che in maggior quantità contribuirono a que sto resultato sono: minerali e metalli, e specialmente tra essi la galena argentifera, rame, ferro, ottone, mercurio, piombo argentifero e polvere, pistacchi, tessuti di cotone, carta a mano, seta greggia, sparto, calzature, ceci, cipolle, mandorle, olive, nocciuole, uva passa, aranci e vini.
La maggior parte dei vini spagnoli si esporta in Francia. Infatti nel 1887 su di un esportazione di vini per l’ importo di pesetas 367,726,320 ne an darono in Francia da oltre 276 milioni.
D ’altra parte diminuì l’esportazione della galena non argentifera, sapone duro, lana, sughero in tu raccioli, bovini per
6
1|2
milioni, e suini, sardine, farina di grano per 1,926,000 p., limoni, zafferano, * pepe, olio per 5 milioni.LA SITUAZIONE DEL TESORO
alla fine del 1° semestre d ell’ esercìzio 1888-89
Il conto del Tesoro alla fine di settembre presen tava i seguenti resultati :
Attivoi
Fondi di Cassa alla chiusura del l’esercizio 1887-88...L Incassi dal 1° luglio 1888 al 30
settembre (Entrata ordinaria) » Idem straordinaria... » Per debiti e crediti di Tesoreria »
4 novem bre 1888
L ’ E C O N O M I S T A
729
P assivo :
Pagamenti dal 1° luglio 1888 a
tutto settem bre... L. 368,421,364.34 Per debiti e crediti di Tesoreria » 461,076,547.38 Fondi di Cassa al 30 set
tembre 1888 ... » 285,458,374. 08
Totale. L. 1,114,956,285.80 La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria è indicata dal seguente prospetto:
3 0 g iu g n o 1888 3 0 s e tte m b .1 8 8 8 D i f f e r e n z a C o n to d i c a s s a L . 2 2 6 , 2 2 1 , 3 3 9 . 99 2 8 5 , 4 5 8 , 3 7 4 . 0 8 + 5 9 , 2 3 6 , 9 7 4 . 0 9 S it u a z . d e i c r e d i t i d i T e s o r . a 7 9 , 9 3 9 , 9 5 4 .3 0 1 7 7 , 8 4 5 , 7 7 9 . 58 + 9 7 , 9 0 5 , 8 2 5 . 2 8 T o t . d e l l ’a t t iv o L . 3 0 6 , 1 6 1 , 3 5 4 . 29 4 6 3 , 3 0 4 , 1 5 3 .6 6 + 1 5 7 , 1 4 2 , 7 9 9 .8 7 S i t u a z . d e i d e b i t i d i T e s o r e r i a . . 4 7 5 , 8 8 5 , 8 0 6 . 9 9 5 4 8 , 8 7 0 , 6 5 2 .5 5 — 6 4 . 9 9 0 , 8 4 5 . 5 6 D i f f e r . a t t i v a L . » p a s s iv a » - , - 9 2 . 1 5 1 . 9 5 3 . 8 1
G li incassi nel 4° trimestre dell’ esercizio 4888-89 cioè dal 4° luglio al 30 settembre ascesero a L . 460,573,348.4.5 (entrata ordinaria e straordinaria) contro L. 444,669,740.68 nel periodo corrispondente dell’ esercizio precedente. Si è avuto così nel primo trimestre dell’esercizio in corso un aumento di incasso per l’ importo di L. 45,903,607.47.
Nello stesso periodo di tempo i pagamenti ammon tarono a L . 368,424,364.34 contro 396,755,984,66 nell’ esercizio precedente, e quindi una minore spesa nel 4° trimestre dell’ esercizio 4888-89 per l’ importo di L . 28,334,647.32.
Il seguente specchietto contiene la cifra degli in cassi fatti nel primo trimestre dell’ esercizio finanziario 1888-89 in confronto con quelli del periodo corri spondente dell’ esercizio precedente.
Entrata ordinaria
In c a s s i n e l lu g lio - s e tte m b r e 1888 D i f f e r e n z a c o l p e r io d o lu g lio - s e t t e m b r e 1 8 8 7 Redditi patrimoniali . ... L. Imposta fon d ia ria ... Imposta sui redditi di ricch.mob. Tasse in amministrazione del Ministero delle Finanze. . . , . . Tassa sul prodotto del m ovim . agr. e piccola veloc. sulle ferr. Diritti delle Legazioni e
deiCon-solat.i a ll’ estero... Tassa sulla fabbricazione degli
spiriti, b irra , ecc... Dogane e diritti maritt... Dazi interni di consumo... T abacchi... S a l i ... Multe e pene pecuniarie... L o t to ... Poste... Telegrafi... ... Servizi diversi • ... Rimb. e conc. nelle spese... Entrate diverse... Partite di g i r o ... T o ta le ... . L.
E ntrata straordinaria
Entrate e ffettiv e... Movimento di capitali... Costruz. di strade f e r r a t e ... Capitoli aggiunti per resti attivi
T o t a le ... .L . 2 2 , 5 2 0 , 9 4 0 .1 7 3 0 , 3 9 6 , 2 1 4 .0 1 2 8 , 7 2 1 , 1 1 7 .3 8 5 0 , 7 9 4 , 4 2 9 . 1 9 4 , 5 2 0 , 9 0 4 .6 1 7 5 , 5 4 9 .7 7 4 . 8 8 8 , 2 3 8 . 5 9 4 8 , 6 4 1 , 8 8 5 . 5 2 19, 3 5 3 , 0 5 9 .5 7 4 5 , 0 5 0 , 2 5 5 .0 0 2 , 7 5 9 . 4 6 2 0 , 0 3 9 , 9 5 2 . 4 8 1 0 , 9 5 3 , 8 7 7 . 3 1 3 , 4 7 9 , 8 2 6 .8 1 3 , 5 3 1 , 5 3 7 . 7 8 5 , 5 2 8 , 1 7 5 ,9 9 8 7 1 , 5 4 2 .6 6 2 3 , 7 3 8 , 8 8 4 .2 3 3 3 6 , 8 4 7 , 1 5 8 .0 6 -4- 1 , 0 5 5 , 8 4 9 . 65 1 , 6 4 2 , 9 3 3 .7 1 — 6 3 6 , 2 8 3 . 3 0 1 , 0 2 3 , 2 7 6 . 0 5 4 - 1 5 3 , 8 9 3 . 5 3 — 2 1 4 , 3 2 6 . 0 4 — 2 , 0 9 1 , 8 1 0 . 8 8 — 3 , 2 7 2 , 9 4 9 . 7 0 — 6 9 , 2 8 8 .1 7 4 - 1 , 2 6 1 , 6 0 1 . 4 3 4 - 3 3 7 . 9 4 — 8 , 8 2 8 , 3 4 5 . 6 0 4 - 4 6 4 , 9 0 5 .4 9 — 9 5 2 , 0 8 1 - 6 6 4 - 3 5 7 , 1 3 7 21 6 6 , 1 9 2 . 4 3 2 3 9 , 7 8 5 . 3 0 1 , 4 1 5 , 4 3 8 . 51 1 1 , 2 4 5 , 4 3 3 . 4 0 1 , 0 7 2 , 1 7 3 . 5 0 1 7 , 4 9 1 , 8 9 4 . 4 6 1 0 4 , 1 8 2 , 0 9 1 .6 3 7 , 1 4 8 , 0 2 4 . 7 3 1 0 , 9 9 8 , 3 8 0 . 8 0 2 2 , 4 8 5 , 3 0 3 . 4 0 1 6 7 , 6 9 8 . 6 6 4 6 0 , 5 7 3 . 3 1 8 . 1 5 1 5 , 9 0 3 , 6 0 7 .4 7
Ecco adesso il prospetto comparativo delle spese.
P a g a m e n t i P a g a m e n t i n e l l u g l i o - s e t t . D i f f e r e n z a c o l lu g l i o - s e t t . M i n i s t e r o d e l T e s o r o . . L . 1888 7 9 , 1 5 7 , 7 0 9 .0 7 4 4 , 3 6 0 , 0 1 5 .8 9 1 8 8 7 -4- 1 0 , 0 0 3 , 9 5 0 .7 3 I d . d e lle f i n a n z e . . — 5 , 7 3 7 , 8 1 2 .3 9 I d . d i g r a z . e g i u s t . 8 . 3 4 5 , 9 9 1 .8 8 + 1 7 5 , 3 2 1 . 0 5 I d . d e g li a f f a r i e s t. 2 , 3 3 2 , 1 8 5 .6 8 — 1 0 8 , 5 5 1 .5 7 I d . d e l l ’ i s t r u z . p u b . 9 , 7 6 4 , 6 2 2 .6 0 4 - 2 9 , 0 6 4 .3 0 4 - 2 8 4 ,9 7 5 51 I d . d e l l ’ i n t e r n o . . . 1 8 , 2 3 2 , 6 7 8 .4 7 I d . d e i l a v o r i p u b b . 7 6 , 17 1 , 8 6 3 .0 2 — 4 9 , 5 1 7 , 4 0 0 .4 9 I d . d e l l a g u e r r a . . . 8 4 , 0 8 3 . 0 2 1 .1 7 4 - 9 , 0 3 2 , 9 7 8 .6 1 I d . d e l l a m a r i n a , . 4 1 , 3 4 1 , 5 1 8 . 4 0 + 7 , 9 1 2 , 1 0 5 .9 2 I d . d i a g r ic . in d u s . e c o m m e r c io . 4 , 6 3 1 , 7 5 4 .3 6 — 4 0 9 , 1 8 8 . 89 T o t a l e ...L . 3 6 8 , 4 2 1 , 3 6 1 . 0 4 — 2 8 , 3 3 4 , 6 L7 . 32
Dal confronto dei due prospetti resulta che gl'in cassi nel primo trimestre dell’ esercizio fìnanz. 1888- 89 superarono di L . 15,903,607.47 quelli ottenuti nel primo trimestre dell’esercizio precedente, e la spesa fu inferiore di L. 28,354,617.32.
È per altro da notare che l’ aumento negli incassi deriva dalla parte straordinaria del bilancio, giacche l’entrata ordinaria presenta invece una diminuzione di L. 11,245,433.40 diminuzione che dipende dalle minori t ntrate che hanno dato le tasse di fabbrica zione, le dogane, i tabacchi e il lotto.
IL CREDITO AGRARIO DEL BANCO DI NAPOLI
Il Credito fondiario è ben noto ai nostri lettori, giacché esso funziona nelle provincie meridionali da molto tempo per mezzo dei Banchi di Napoli e di Sicilia, ed esso si può considerare come il fonda mento del Credito agrario abbisognando dapprima venire in aiuto dei proprietari e poi degli agricol tori. E la necessità di aiutare le classi agricole fa cendosi più urgente, il Consiglio generale del Banco di Napoli deliberò di assumere anche l’esercizio del Credito agrario, e in una delle sue ultime riunioni ne approvava il regolamento, che venne natural mente basato in conformità della legge 23 gennaio 1887, modificata dall’ altra del 26 luglio 1888 e dei regolamenti approvati con decreti reali8 gennaio
e 27 maggio 1888. Non crediamo frattanto inutile il riassumere le discipline che il Banco di Napoli si è im poste per l’esercizio del Credito agrario, limitandoci alle più interessanti e a quelle d’ indole finanziaria.Il Banco di Napoli comincia I’ esercizio del Cre dito agrario con un capitale di fondazione di
8 m i
lioni di lire, che per l’articolo 50 della legge 27 gennaio 1887 può rappresentarne 40, essendo gli istituti emittenti autorizzati a estendersi fino al q u in tuplo del capitale al detto esercizio obbligato.La metà del capitale sopra indicato rimarrà in vestito in crediti ipotecari, la di cui determinazione e specificazione spettano al Consiglio di amministra zione, il quale determinerà anche in corrispondenza dei bisogni, quanta parte del capitale di fondazione debba essere respettivamente applicata alle opera zioni contemplate dal titolo Io ovvero dal titolo IIo della legge.
finché non resulti l'opportunità di creare agenzie agrarie speciali, la rappresentanza dell’ istituto potrà essere affidata dal Consiglio di amministrazione alle casse di risparmio locali, ad altri istituti di credito ordinario o cooperativo, ed anche a quelle associa zioni libere di proprietari e di conduttori di fondi rustici, le quali dal Consiglio di amministrazione fossero riconosciute essersi all’ uopo idoneamente costituite. Di cosiffatte associazioni il Consiglio stesso potrà pure al bisogno, promuovere l’apposita for mazione concedendo quelle facilitazioni che reputerà più confacenti. Tutte queste diverse rappresentanze dovranno prestare cauzione in cartelle agrarie del l’ istituto, il cui ammontare dovrà essere determinato dal Consiglio di amministrazione, al quale spetta an che il diritto di stabilire le provvigioni che a dette rappresentanze dovranno essere retribuite. A llo stesso Consiglio di amministrazione spetta la facoltà di determinare il saggio degli interessi da corrispon dersi dai mutuatari, e le relative quote di ammor tamento.
Le cartelle agrarie da emettersi per le operazioni contemplate nel titolo
1
° della legge saranno cia scuna del valore nominale di L . 100, fruttifere del l’annuo interesse in ragione del 3.68 per cento netto dall’ imposta della ricchezza mobile, e dovranno es sere emesse esclusivamente dalla Amministrazione centrale dell’ istituto, alla quale corre l’ obbligo del loro collocamento.Per le operazioni contenute nel titolo 2° della legge verranno create dall’ istituto cartelle speciali del valore nominale di L.
200 ciascuna, fruttifere
dell’ annuo interesse di L . 5 per 400 lordo dell’ im posta di ricchezza mobile, le quali saranno progres sivamente ammorlizzabili entro il periodo della re- spettiva durata delle operazioni per cui si trovino emesse, e saranno somministrate ai mutuatari al loro valore nominale, in rappresentanza dell’ammon tare delle suddette operazioni.CASSA NAZIONALE D’ ASSICURAZIONE
per gl’ infortuni degli operai sul lavoro
Operazioni com piute sino al 31 luglio 1888.
Nel mese di luglio 4888 la
Cassa Nazionale
d' assicurazione p er gl' infortuni degli operai sul
lavoro
ha emesso 223 polizze per 4,286 operai.Dal 49 agosto 4 8 8 4 (data d’ ineominciamento delle operazioni) al 54 luglio 4888, la Cassa Nazionale ha emesso 3,824
polizze
per 429,133 operai ;le in
dennità assicurate p el caso di morte
salgono alire 436,034,882 e ad una somma uguale quelle assicurate pel caso d’ invalidità permanente; pel caso d’ infermità temporanea è assicurato
un sussi
dio giornaliero
di lire 113,647.34 ; ilpremio annuo
presunto
ascende a lire 479,964, 72.Dedotte le polizze estinte per regolare scadenza o per annullamento (anche se poi rinnovate), al 31 luglio 4888 rimanevano in corso 1,923 polizze per 61,379 operai.
Nel mese di luglio vennero denunciati 563 in fortuni. Così complessivamente gl’
infortuni denun
ciati
da quando la Cassa Nazionale venne fondataascendono a 4,073, dei quali vennero
liquidati
5,593; per questi ultim i si ebbero a constatare 438casi
di morte,
6
d’invalidità permanente assoluta,
208d’invalidità permanente parziale,
e 3,221d’ infer
mità temporanea.
Leindennità liquidate
sommanoa lire 300,992.23.
Ecco il confronto fra le operazioni dei primi sette mesi del 1888 e quelle dei primi sette mesi del 1887:
N ell’ anno 18*8 Nell’ anno 1887
P olizze e m e s s e ... N. 1,123 N. 915 Operai a ss icu ra ti...» 33,734 » 23,380 Indennità assicurate per morte. L. 39,235,224 » L. 22,362,768 » Sussidio g io r n a lie ro ... » 34,984.25 » 17,719.85 Premio a n n u o ...» 126,613.36 » 73,310.74 Infortuni d en u n cia ti...N. 1,790 N. 778
» liq u id a t i... * 1,571 » 726 Indenità liq u id a te ... L . 78,378.17 L . 60,148.92
La produzione di ogni sede comartimentale nei prim i sette mesi del 1888 è stata la seguente:
Sede B o l o g n a poliz ze N . 6 7 operai N . 80S prem io annuo U , 3 , 1 5 6 . 8 1 > C a g l i a r i » » 1 » » 61 » » 4 3 2 . — » G e n o v a » » 28 » > 6 ,1 2 8 » > 4 1 ,0 6 6 .0 1 » M i l a n o » » 7 1 2 » » 1 3 ,3 1 3 » » 3 2 , 3 5 4 . 2 2 > N a p o l i » » 10 » » .523 » » 5 ,6 2 3 . 96 » P a l e r m o » » 8 0 » » 2 ,2 3 3 » » 9 , 1 9 8 . 7 7 » R o m a » » 8 » » 2 9 6 » » 1 , 2 7 1 . 8 0 ■p S i e n a » » 2 2 » » 1 ,3 3 0 P » 5 , 8 1 1 . 6 4 » T o r i n o > » 1 8 8 » > 7 ,0 0 2 » » 2 4 , 3 3 7 . 7 2 » V e n e z i a » > 7 » > 2 ,0 4 0 » » 3 , 3 6 0 . 4 3
Le Assicurazioni sulla Vita in Francia nel 1887
Dal
Moniteur des Assurances
togliamo alcune notizie sul movimento delle Compagnie di assicurazione sulla vita in Francia durante il 1887. completando le informazioni già date.
Cominciando dalle
Assicurazioni
l’ ammontare dei capitali era al 51 dicemb. 1887 di F r. 3,002,021,103I capitali in corso alla fine del
1886, ammontavano a . . . . » 2,939,934,893 II portafoglio delle Compagnie,
in capitali assicurati, netti da rias sicurazioni, è adunque aumentato
nel 1887 d i ...» 42,086,210 L a produzione lorda del 1887
è stata d i ... » 406,880,733 Quella del 1886 era stata di . » 430,671,057 Sicché gli affari nuovi sotto-
scritti nel 1887 sono stati in di minuzione, di confronto a quelli
dell’anno precedente di . . . » 25,790,324 Essendo la produzione ascesa a
fr. 406,880,733, mentre l’ aumento reale del portafoglio non è stato che di fr. 42,086,210, ne segue che i capitali dispersi, per qua