L’ECONOMISTA
GAZZETTA. S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno V I - Y ol. X
Dom enica 19 Ottobre 1879
N. 285
Un ordinamento amministrativo quale è il nostro che si informa al concetto liberale di volere affidata a quelli stessi che vi hanno un interesse diretto la cura delle faccende locali presuppone immancabile un controllo continuo, serio ed illuminato degli in teressati sull’ opera degli amministratori della cosa eomune. E così appunto le leggi che regolano l'am ministrazione dei nostri Comuni rilasciando all’ ar bitrio degli amministrati la libera scelta dei loro rappresentanti, e poi ordinando la pubblicazione di tutti gli atti dei Consigli comunali ed in specie dei bilanci e dei rendiconti annui, hanno presupposto che i comunisti tutti si dieno cura di tenersi sempre al corrente di tutto quanto si faccia nel rispettivo Municipio, con l’ intendimento non solo di giudicare all’ occorrenza se gli eletti sieno degni di essere ri- confermati nel mandato a loro affidato* ma anche di denunziare prontamente alle superiori autorità quanto possa venire operato o deliberato in contrad dizione alla legge'ed in opposizione ai veri inte ressi della comunità. Ed in teoria codesta prescri zione della legge è pienamente logica e ragionevole; difatti, da chi potrebbe meglio sperarsi un serio controllo dell’ opera dei municipi se non da quelli stessi che hanno interesse diretto al buon andamento dell’ azienda comunale?
Pure, per quanto il fatto possa apparire strano ed inesplicabile, le cose non procedono punto nel modo che i teorici ed i legislatori stessi possono essersi immaginato ; se sì interrogano 1’ esperienza e la pra tica giornaliera esse ci diranno chiaramente che lo sperato controllo degli amministrati o non fun ziona affatto, o non agisce almeno con quell’efficacia che la legge prescrive. 0 avvenga per quell’ apatia ehe pare connaturale all’ indole di una gran parte degli italiani, o per timore esagerato di tirarsi ad dosso odiosità ed inimicizie, o per ignoranza di leggi, o per difficoltà pratica di servirsi dei mezzi posti dalla legge a disposizione degli interessati, è un fatto innegabile che V operato dei municipi raramente forma soggetto di regolari reclami. Nè è da credersi che la mancanza di tali reclami provenga da che gli amministrati si sentano contenti di quel che fanno ì loro rappresentanti, tutt’ altro ! Ma il loro malcon tento si sfoga comunemente con querimonie inutili e tardive nei privati colloquii,- o al più in corri spondenze anonime su per i giornali, mentre assai di rado i malcontenti si risolvono ad esporre legal mente i loro reclami alle autorità superiori come vorrebbe, più che la lettera, lo spirito delle leggi che ci governan '. Intanto le autorità superiori^ pri ve di informazioni serie ed autorevoli, si limitano
naturalmente all’ esame dei documenti che loro ven gono trasmessi dagli uffizi municipali, ed apparendo da quelli che la legalità è stata osservata e che gli atti del Municipio sono stati debitamente resi noti al pubblico, stante 1’ assoluta mancanza di reclami, sono autorizzate a credere che tutto vada per il me glio rei Comuni loro sottoposti, e che le deliberazioni delle repprésentanze comunali corrispondano vera mente ai desideri ed agli interessi degli amministrati. E quando pure quelle autorità sappiano per altre vie indirette il vero stato delle cose, difficilmente se ne sentiranno commosse, quando vedranno che chi vi è maggiormente interessato poco si cura di por tarvi rimedio. Ed è così che gli affimi di un Comune possono tranquillamente andarsene in malora finché, giunte le cose ad uno stato intollerabile, non si veda arrestarsi affatto la macchina dell’ amministrazione comunale, richiedendosi allora imperiosamente l’azione diretta dell’autorità governativa, quasi sempre impo tente a riparare il male di troppo inoltrato.
Tutto ciò sarebbe meno male se gli effetti del buono o cattivo andamento delle amministrazioni co munali non si facessero menomamente sentire al di là della cerchia degli interessi locali. Gli ammini strati ai quali principalmente la legge affidava il compito di controllare l’operato degli amministratori da loro eletti, e che dovevano con denunzie tempestive e regolari invocare dalle superiori autorità il rimedio al male che ingrossava, dovrebbero imputare a loro stessi i guai lamentati, nè il Governo avrebbe troppo motivo di ingerirsene. Ma la rovina economica di un Comune fa sentire il suo contraccolpo anche fuori dei confini del suo territorio, ed altri interessi gra vissimi son da questa posti in giuoco, oltre quelli esclusivamente proprii di quel dato Comune; lo stato economico delle aziende locali ha tanta influenza sulle stato generale della nazione da richiedere che il Governo se ne preoccupi seriamente come di cosa intimamente collegata agli interessi dello Stato. E per conseguenza quando è constatato e provato da una lunga esperienza che il presunte controllo degli am ministrati non funziona come sarebbe nell’intenzione della legge, noi crediamo che sia di assoluta neces sità organizzare una sorveglianza più attiva e più efficace sugli atti delle Rappresentanze locali, da eser citarsi direttamente dal Governo, il quale è respon sabile di fronte alla nazione delle sorti buone a cattive di tutto lo Stato.
65 8 L’ E C O N O M I S T A 19 ottobre 1879 più spesso traggono in rovina i Comuni resulterà
evidente che la massima parte dei guai che si la mentano non dipende da imperfezione di leggi ma dajla scarsa osservanza che di quelle si professa sia dai Municipi! sia anche dalle Autorità preposte alla loro tutela.
Vediamo, per esempio, quanto segue in una gran parte dei Comuni in fatto di amministrazione di con tabilità. Un Consiglio comunale delibera il bilancio preventivo che è la legge che deve regolare l’azienda comunale per la gestione cui si riferisce. L’autorità governativa e la Duputazione provinciale esaminano cotesto bilancio; verificano se esso è stato deli berato con le formalità volute dalla legge, se siasi provveduto a tutti i servizi obbligatorii, e nella misura adatta all’entità del Comune, se le entrate sieno state calcolate a dovere, se le tasse locali sieno state ap plicate in modo da repartire egualmente su tutti i comunisti il peso della pubblica amministrazione, e così via discorrendo. Ora, supponendo sempre che quelle Autorità abbiano agito con quella illuminata saviezza che può reclamarsi dall’ eminente ufficio loro affidato, e con piena osservanza delle leggi vigenti, il Municipio avrebbe una guida sicura per l’ ammi nistrazione dell’anno a cui il bilancio si riferisce. Ma chi sorveglia perchè cotesto bilancio sia poi scrupolo samente osservato nel corso della gestione? — Nessuno affatto. — E così si trascurerà la compilazione tempe stiva dei ruoli deile tasse locali e l’esazione dei crediti con grave imbarazzo della cassa comunale che sarà cos.retta ad ingolfarsi nel debito fu m an te il più pericoloso di tutti; pe: un articolo di spesa segnato in bilancio per cento lire se ne spenderanno mille senza deliberazioni regolari di storni, ed intanto si trascurerà il pagamei to di servizii obbligatorii o dei debiti del Comune creandosi cosi nuovi passivi senza autorizzazione veruna, e così via di seguito. Quel bilancio che scrupolosamente osservato avrebbe ga rantito la buona economia del Comune sarà divenuto lettera morta; tutto procederà a capriccio del Sindaco e della Giunta, e quando saremo a fine di gestione avremo un rendiconto che sonagliera al bilancio come il bianco al nero. — Ma, si obietterà, e il Consiglio comunale, e le Autorità superiori approveranno poi cotesto rendiconto? Non saranno poi il Sindaco ed i componenti la Giunta responsabili in proprio degli abusi commessi? — Chi la pensasse così, mostrerebbe di non conoscere affatto il pratico andamento delle faccende comunali. Il Consiglio invece con una lunga deliberazione fiscale approverà senza osservazioni il rendiconto con tutte le sue maggiori spese ed i suoi storni di somme già abusivamente operati nel corso dell’anno, tanto più che la generalità de’ Consiglieri non intenderà gran fatto nelle complicate colonne di cifre delle quali si compone il rendiconto; e l’Auto rità governativa ossequente alla teoria dei fatti com piuti, vedendo che il rendiconto, tal qual’è, venne debitamente pubblicato con la relativa delibera zione consiliare senza dar luogo a reclami od osservazioni di sorta, darà la sua assoluzione finale all’operato del Municipio, limitandosi a raccomandare che si faccia meglio nell’ anno venturo. Per quello poi che riguarda la responsabilità personale degli amministratori, chi è che possa crederci? Quando mai vediamo un Sindaco od una Giunta condannarsi a pagare di tasca propria le conseguenze degli errori e degli abusi della loro gestione ?
E chi poi garantisce che le deliberazioni dei Con
sigli e delle Giunte vengano prese con quelle cau tele e quelle regolarità che la legge richiede? Nella massima parte dei Comuni di campagna vediamo deliberazioni importanti prese con la presenza di un terzo o di un quarto appena dei consiglieri assegnati al Comune; i documenti rimessi al Pre fetto o al Sotto-prefetto battezzano coteste scarse riunioni come adunanze di seconda convocazione, e ciò basta perchè ottengano la sanzione dell’ autorità superiore. Ma chi ci dice se gli avvisi di prima e di seconda convocazione sieno stati veramente e re golarmente trasmessi ai Consiglieri, se gli affari da trattarsi vennero debitamente notificati o almeno de positati tempestivamente nel luogo deli’ adunanza come richiede la legge?
Quando adunque consideriamo come vanno le cose in una gran parte dei nostri Comuni, ed in specie nei Comuni rurali, e riflettiamo agli abusi che si verificano ed a quelli che si possono veri ficare per mancanza di chi sorvegli sul serio alla osservanza delle leggi per parte delle autorità mu nicipali, sentiamo vivo il bisogno che il legislatore voglia riparare a cotesta lacuna. Ed a questo pro posito ci vien fatto di rilevare certe anomalie e con trosensi che si trovano nelle leggi vigenti e che secondo il nostro debole parere, mal si potrebbero giustificare. La legge comunale, per esempio, vuole che le adunanze dei Consigli provinciali benché com posti colla generalità delle persone più distinte che vanti il paese sieno controllate personalmente dal Prefetto o dal suo Consigliere delegalo perchè non si prendano deliberazioni in opposizione alla legge e tutto proceda in buon ordine ; poi dall’ altro canto lascia senza sorveglianza alcuna le riunioni dei Con siglieri comunali digiuni in gran parte d’ogni cono scenza di legge e lasciali in balia dei segretari co munali e dei Sinda. . — Le leggi di contabilità dello Stato esigono che ogni mandato di pagamento rilasciato dal Governo venga preventivamente con trollato dalla Corte dei Conti per costatare che la spesa è conforme al bilancio dello Stato, poi si lascia che i mandati comunali si paghino con la semplice firma del Sindaco o di un assessore, senza controllo veruno.
19 ottobre 1879 L’ E C O N O M I S T A 659 pagamento. — Oggi si parla di nuovo dell’ aboli
zione delle Sotto-prefetture, nè noi intendiamo di farci sostenitori di cotesti sub centri governativi tali quali sono oggi costituiti, parendoci anche a noi che essi siano piuttosto di impaccio diedi aiuto pel disbrigo degli affari. Ma riflettiamo che, con cotesta misura, si rederebbe sempre più difficile la sorveglianza del l’operato dei Municipii per parte del Governo se non si provvedesse in qualche altro modo. Non po trebbero impiantarsi quà e là, per esempio nei ca- piluoghi di mandamento più importanti, ispettori go vernativi incaricati esclusivamente di cotesta sorve
glianza? .
Ci limitiamo ad accennare così di volo cotesta idea senza preoccuparci troppo del modo preciso con cui potrebbe essere attuata in pratica, crediamo per altro fermamente che ciò potrebbe farsi senza trop pi disturbi come senza grave spesa, e con immenso vantaggio della economia dei Comuni. Nè crediamo che a coleste idee possano opporsi neppure i più appassionati fautori della libertà comunale, giacché non possiamo credere che vi sia alcuno che con coleste parole intenda reclamare per i nostri Muni cipii la libertà di trasgredire le leggi dello Stato.
I B1L4HCI DI P R IE PREVISIONE PEL 1880
I B I L A N C I D E L L A S P E S A — M I N I S T E R I D I G R A Z I A E G I U S T I Z I A , D E G L I A F F A R I E S T E R I , D E L -
l’iS T R U Z I O N E P U B B L I C A E D E L L I N T E R N O .
Il Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti pre vede pel 1880 una spesa di L. 27,651,200, escluse le partite di giro, di cui avvertiamo il lettore una volta per sempre che non terremo conto nel par“ lare dei bilanci successivi. Quella somma si divide in L 27,185,000 per le spese ordinarie e L. 166,200 per quelle straordinarie; le prime presentano in confronto alle previsioni relative all’anno corrente una diminuzione di L. 56,250 e le seconde di L. 28,800. La variazione più importante consiste in una eco nomia di L. 60,000 nelle spese d’ ufizio della ma o ista ture giudiziarie, economia che credesi di poter realizzare in proporzione assai maggiore, ma che si limita per ora a quella cifra, occorrendo alcuni anni di esperienza per accertarsi se gli assegni determi nati col decreto del marzo 1879, che porterebbero un’ economia di L. 117,515, saranno sufficienti a quel servizio. Nella parte straordinaria la riduzione è dovuta ai minori assegnamenti straordinari con cessi ai funzionari dei tribunali e delle cancellerie e principalmente alla diminuzione degli assegni di disponibilità in seguito a diversi collocamenti a ri
poso ed a decessi. . _ ,
A questo bilancio è allegato il bilancio del bondo per il Culto in esecuzione di quanto è prescritto colla lego'e del 14 agosto 1879, che estende all’am ministrazione del Fondo per il Culto il patrocinio della R. Avvocatura erariale. 1 risultati di questo conto offrono le seguenti conclusioni. Entrate Li re 27,340,538. Spese L. 30,6o3,o75. Disavanzo L 3 313,237, che, di fronte a quello previsto per l’ esercizio 1879 in L. 3,637,804, r.esc.rebbe mi nore di L. 324,567. Questo risultato è ottenuto me diante una diminuzione dell’ entrata ed una ancor maggiore diminuzione nella spesa. Nella prima
iigu-rano in meno L. 722,680 di rendita consolidata 5 0|0. L’Amministrazione del Fondo per il Culto si pro fessava negli anni scorsi creditrice di una rendita di oltre un milione e mezzo di lire di cui il T e soro dello Stato non pensava affatto ad accreditarla, per il 1880 nonpertanto questo si è indotto ad iscrivere in favore di essa una nuova rendita 5 0;0 di L. 850,000, e per contro il Fondo per il Culto, senza desistere dalle sue pretese nella liquidazione definitiva, limita frattanto nel suo bilancio l'iscri zione del credito a quella somma di rendita, ridu cendo di L. 722.680 la cifra iscritta a questo ti tolo 1’ anno passato. Fra le diminuzioni della spesa figurano L. 750,000 sulla rendita dovuta ai Co rrami a seconda dell’ art. 35 della legge di sop pressione delle Corporazioni religiose, perche quella cifra rappresentava 1’ anno scorso delle somme ar retrate che non son più da pagarsi ; L. 420,000 sulle annualità ed altri pesi inerenti al patrimonio degli enti soppressi, anco in quesUvcaso per il ces sare di pagamenti arretrati che figuravano nella spesa dell’anno corrente ; L. 235,000 per la dimi nuzione graduale delle pensioni monastiche e degli assegni vitalizi e quinquennali ; e finalmente Li re 200,000 per risparmio nelle spese di lite di cui l’ avvocatura erariale ha assunto il patrocinio me diante la corresponsione di una somma di L. 65,000 che figura fra le nuove spese.
Contuttociò come ognun vede il disavanzo di questa amministrazione raggiunge una ^ cifra molto considerevole. Chi supplirà a quella deficienza'? Al- l’ ingenua interrogazione risponde ciò che a più riprese si è praticato negli anni addietro. All’ammi nistrazione del Fondo per il Culto, che non possiede i mezzi per vivere del proprio bilancio il Tesoro antecipa le somme che le sono necessare affine di adempiere ai suoi obblighi, delle quali quando il Tesoro vuol esser rimborsato costringe il Fondo per il Culto a vendere un milione o un milione e mezzo delle sue rendite sul debito pubblico sot
traendogli di mano in mano i mezzi di esistenza. E da ciò deriva una strana condizione di cose in forza della quale 1’ Erario ingrossa la cifra delle sue en trate coll’ annotazione di un credito, di cui se vuol conseguire il pagamento, come ben diceva il sena tore Saracco in una delle sue ponderate relazioni sull’ abolizione del macinato, deve rassegnarsi a perdere una parte del patrimonio destinato a sod disfare gl’ impegni della nazione. Per chi sia nuovo dell’ organismo dei nostri bilanci la notizia di que sti viziosi congegni deve esser cosa da far racca priccio.
Il Ministero degli Affari Esteri presenta pel -18S0, di fronte alle somme stanziate per I’ anno corrente, un aumento di L. 30,000 nella parte ordinaria, che ascende a L. 6,049,761, ed una diminuzione d. L 28 000 nella parte straordinaria, calcolata a Li re 115.000. L’ aumento nella parte ordinaria e dovuto unicamente alla spesa di L. 45,000 per il nuovo R. Consolato stabilito a Rangoon, di cui una parte soltanto era prevista nel bilancio dell anno corrente. La diminuzione nella parte straordinaria
è pure dovuta unicamente alla somma stanziata per
va-6 va-6 0 L ' E C O N O M I S T A
19 ottobre 1879 nazioni alla spesa di questo dicastero, per dare as
setto alla materia degli assegni diplomatici e con solari e delle sovvenzioni delle scuole italiane al- 1’ estero affine di ubbidire ai voti del Parlamento ; ravvisando l’ urgenza, ancorché non possano esser compiuti gli studi per una riforma completa, di al cuni ritocchi che corrispondano alle più imperiose esigenze d’ ordine politico ed economico.
La spesa del Ministero dell’ Istruzione pubblica pel 1880 è prevista nella somma complessiva di L. 27,619,562 eon un aumento di fronte al 1879 di L. 350,685. La parte ordinaria valutata a Li re 26,581,810 si presenta accresciuta di L. 784,188; ma la parte straordinaria che è calcolata a Li re 1,037,751 offre invece una diminuzione di Li re 433,805. Contribuiscono all’ aumento della spesa
ordinaria varie cifre che si era tentato di restrin
gere negli anni scorsi, ma che l’ esperienza ha mo strato dover essere nuovamente allargate. Tali somme figurano ad esempio nella spesa per il personale delle R. Università, che viene aumentata di L. 236,000, di cui L. 113,377 sono dovute per gli aumenti quinquennali degli stipendi e per migliorare in va rie parti le condizioni di molti istituti scientifici e le rimanenti L. 122,816 concernono il ripristina- mento di somme falcidiate nel bilancio del 1879 per presunte vacanze di posti. Uguali ripristinamenti figurano in gran parte dell’aumento di L. 12,000 nella spesa per il personale delle R. Biblioteche ed in quello di L. 10,000 nella spesa perii personale delle accademie di Belle Arti e nella maggiore spesa di L. 143,308 nel personale dell’ istruzione secondaria e tecnica, nella qual somma L. 122,408 rappresentano una cifra falcidiata nel 1879 per pre sunte temporanee vacanze di posti e ristabilita nel nuovo bilancio e L. 20,000 sono richieste per au mentare gli assegni ai maestri di ginnastica che, er effetto della legge 7 luglio 1878, hanno 1’ ob- hgo d’ insegnare per 1’ intiero anno scolastico an ziché per soli 7 mesi.
Oltre a questi aumenti, che attestano forse la pre cipitazione con cui si era proceduto nei bilanci del 1879 a resecare certe spese che hanno un carattere quasi obbligatorio, si rilevano altri aumenti suggeriti unicamente dalla cura di migliorare i servizi cui presiede questa amministrazione. Fra questi, oltre la somma che come abbiamo accennato viene proposta per aumentare il personale di vari stabilimenti scien tifici notiamo ancora L. 62,455 di aumento nella spesa per la dotazione ed il corredo di materiale scientifico di varie Università ed Istituti Universi tari. Un aumento di L. 176,138 vien fatto nella spesa per gl’istituti tecnici, di marina mercantile e per le scuole speciali e riflette in gran parte gli aumenti decennali e sessennali degli stipendi voluti dalle leggi, a cui il Ministero aveva provveduto fin- quì, valendosi delle economie risultanti da cattedre che erano rimaste vacanti; ciò che naturalmente po neva ostacolo al buon ordinamento degli studi e contrastava al principio secondo il quale il bilancio di competenza deve rappresentare per intiero le somme volute dagli organici e dalle leggi esistenti. L’ aumento della spesa di questo stesso capitolo è in parte dovuto ancora alla trasformazione da co munale a governativo dell’ istituto tecnico di Mantova e dell istituto nautico di Camogli. Una somma di L. 14,000 si stanzia in più nei sussidi alle provin- |
eie e ai comuni per l’ istruzione professionale e tec nica, ed un altro aumento di L. 30,000 per l’ in segnamento della ginnastica e per quello di agronomia nelle scuole normali inferiori. Una nuova spesa di L. 66,000 ed un’altra di L. 55,000 figurano in questo bilancio per il personale ed i sussidi ad isti tuti superiori femminili ed hanno origine dalla de cretata fondazione di due di questi istituti uno in Roma ed uno in Firenze; ma a queste spese si con trappongono per altro le diminuzioni di L. 20,900 e di L. 21,600 per il personale e per sussidi pre stati finora ai corsi complementari delle scuole nor mali femminili di Firenze e di Roma che vengono soppressi. Sono le sole diminuzioni di spesa che presenti la parte ordinaria di questo bilancio tutte le altre che in essa figurano proveniendo solo da trasporti di spesa da uno ad altro capitolo. Un altro aumento di L. 24,000 viene finalmente stanziato per provvedere alla manutenzione dell’ ex-convento della Minerva, del fabbricato del Collegio Romano e di altri edifici occupati dall’amministrazione cen trale.
La diminuzione nella parte straordinania è do vuta per molta parte a spese che cessano per ripa razioni di fabbricati dell’ amministrazione centrale, per I’ acquisto di collezioni scientifiche e di biblio teche e particolarmente (L. 234,204) per le costru- zio ii già compiute in molte Università e scuole di applicazione. Altre 38,236 lire si risparmiano nelle spese straordinarie per le Belle Arti e 35,300 in quelle per gli Istituti e Corpi scientifici e letterari. Tutte queste diminuzioni, non che quella di L, 49,800 che si riscontra fra lo spese diverse provengono in generale dall’ esaurimento dei fondi concessi per scopi e lavori speciali e di cui non si riconosce ne cessaria la riproduzione. Un’ economia di L. 27,065 si ottiene pure per assegni straordinari ad insegnanti o ad impiegati che cessano, sia per legge, sia per morte dei titolari.
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spondono all’ incirca al provento che pure andava ad accrescerlo per il passato senza che se ne facesse menzione. Un altro aumento notevole è quello di L. 353,703 nell’amministrazione delle Carceri, le eui principali cagioni sono un’ aggiunta di L. 50,000 alle spese di trasporte dei detenuti che à per altro si ritiene insufficiente, ed un’altra aggiun a di L. 300,000 alla spesa di mantenimento dei detenuti e del per sonale di custodia, spesa che si porta a L. 20,210,000. Ma anche questa cifra, secondo i calcoli che pos sono stabilirsi dalla gestione a tutto ' ! agosto pas sato, rimarrebbe inferiore ai bisogni di L. 331,672, e si spera che i risultati finali della gestione 1879 vengano a modificare i calcoli su cui si fondano queste valutazioni ; se non che può a taluni sem brare soverchiamente ottimista questa speranza di fronte alle circostanze a cui il paese va incontro in conseguenza dello stato affannoso della produ zione agricola e del conseguente rincaro di tutte le merci.
Notiamo finalmente un altro aumento di la re 20,000 portato nella spesa nell’ intendimento di continuare, secondo i voti del Parlamento e del pae se, a celebrare nel Pantheon di Roma solenni fu nerali anniversari del Re Vittorio Emanuele II.
Poche sono le diminuzioni della spesa ordinaria e di poco rilievo, non ammontando in complesso che a L. 21,510. Le diminuzioni invece che pre senta la spesa straordinaria ascendono alla cifra molto ragguardevole di L. 867,012. Tanto queste che quelle avvengono per cessazione della causa che dava luogo alla spesa. Di fronte alle diminu zioni che figurano nella parte straordinaria si con trappone per altro un aumento di L. 125,000 per lavori straordinari ai fabbricati carcerari.
Società di economia politica di Parigi
Riunione del 6 ottobre 1879La maggioranza sceglie per tema della discussione:
la moralità degli imprestiti a lotterie o a premi.
La quistione era formulata nel modo seguente : i
premi ai prim i numeri che sortono sono immorali ?
11 sig. Garnier paria pel primo sulla posizione della questione. In ogni intrapresa, come in ogni divertimento, il caso interviene più o meno. Il giuoco non è immorale che in quanto compromette la for tuna e le risorse del giuocatore, se degenera in pas sione. Una speculazione non è immorale che quando il caso vi tiene la parte principale a scapito della abilità e della previdenza. Perciò la lotteria pura è immorale, ma non è così di una possibilità di gua dagno eccezionale aggiunto all’interesse regolarmente pagato L’ ingiustizia sta solo in ciò che lo Stato ne fa un privilegio per tale o tal altro stabilimento finanziario, per tale o tal altro municipio, ecc.
Il sig. de Reinach osserva che si confondono le lotterie cogl’ imprestiti a premi. La legge del 1836 proibisce il lotto, che dispare dai paesi ricchi, quelli poveri lo conservano come risorsa del bilancio fondata sulla passione del giuoco. Gli imprestiti a premi sono invece moralizzatori e spingono al risparmio, attirando le piccole somme che non arderebbero nemmeno alle Casse di risparmio a cagione dell’interesse minimo che accordano ai depositanti. Una obbligazione della città di Parigi o del Credito fondiario pagabile per frazioni è un libretto della Cassa di risparmio che obbliga il detentore a fare delle economie per pagare ai termini che vengono in scadensa. E cosi che il Credito fondiario ha potuto procurare capitali a un interesse mite ai Comuni e ai Dipartimenti. Grazie allo stesso procedimento si procura del danaro che non gli tornerà a più del 4 per cento compreso interesse, ammortamento e premio. Gli imprestiti a premi sono il miglior mezzo per risvegliare i capitali inattivi, ma non sono il solo. Accenna ai titoli offerti dalla Assicurazione finanziaria, che non viola la legge del 1836. Conclude che se l’economia politica e uno de’ suoi rami principali, la scienza delle finanze fos sero insegnate in tutti i licei e collegi, tutte queste operazisni sarebbero capite, e uon si vedrebbe un fatto straordinario in una semplice combinazione di cifre.
Il sig. Alph. Courtois dice : la questione dal lato morale è un argomento finito. Prima di affacciare con siderazioni economiche, egli soggiunge che quanto sarà per esporre si applica alla lotteria, collegata o no ad altre combinazioni finanziarie. Una obbligazione in quanto è rimborsabile e porta interesse fissonon entra nella discussione attuale; in essa entrano i lotti che guadagnano i primi numeri che sortono, e qui comincia la lotteria. Le obbligazioni delle strade di ferro francesi a torto si fanno da alcuni rientrare fra le lotterie. Ciò che è sottomesso all’ alea non è un capitale da distribuire perchè il saggio del rim borso è sempre lo stesso ; è 1’ epoca delia scadenza che può variare da uno a 89 anni. Si ha pure torto di confondere la questione di solidità del de bitore colla combinazione adottata. Bisogna riguar dare la lotteria in sè stessa, astrazion fatta da ogni elemento estraneo. Ebbene essa disfà quello che fa il credito, il quale come ogvun sa sviluppa la ric chezza, il benessere, la moralità, la dignità. La lot teria non è 1’ oggetto di alcuno sforzo intellettuale, ed essa ha per clienti gli stupidi, gl’ ignoranti e gli infingardi. I saggi, gl’ intelligenti, gli operosi amano meglio mettere in moto le loro facoltà. La lotteria La riunione è presieduta dal signor Federico Passy,
membro dell’ Istituto. Assistono come invitati il si gnor Orazio White direttore della Tribuna di Chi cago, il signor Leone Chotteau delegato del comi tato francese pel trattato franco-americano, il signor Cahuzac segretario del comitato medesimo, e il si gnor Franco direttore dell ’ Economista di Firenze.
Il sig. J. Garnier annunzia la morte di Benia mino Smith, antico membro della Camera di Com mercio di Manchester e del Parlamento; esso fu uno dei fondatori della celebre lega che ottenne la ri forma doganale in Inghilterra, il sig. Garnier da lettura di una interessante lettera di Michele Chevalier, nella quale l’illustre scrittore richiama i titoli che raccoman dano quel degno personaggio alla memoria degli economisti.
il Presidente dopo un cordiale saluto agli invitati annunzia che il consiglio municipale di Versailles sta per aggiungere agli altri corsi per gli adulti un corso di economia politica, e che questo insegna mento assume pure un maggiore sviluppo per opera dell’ associazione filotecnica di Parigi.
66 2 L ’ E C O N O M I S T A 19 ottobre 1879 abbrutisce e demoralizza, finché non faccia impaz
zare. Ne sian prova le emozioni che accompagnano le estrazioni, le esistenze tnrbate da un grosso gua dagno non sperato. Del resto egli si rivolge al senso morale delle masse, mentre chiede la libertà assoluta delle lotterie, beninteso riservato il caso di frode.
Il sig. Léon Philippe ricordando 1’ opinione del compianto Jules Duval, dice che un puritanismo eccessivo sarebbe antiumano ; che tutti proviamo il bisogno di contare sullo imprevisto; solo invece di fare un grosso lotto, per esempio di 100,000 fr.,se ne facciano cinque di 20,000 o dieci di 10,000.
Il signor Boucherot parla di operazioni finanziarie che si fanno da qualche anno e sono un vero scan dalo e una cattiva lotteria, ma il Presidente osserva che si allontana dalla questione.
Il signor Victor Borie dice che le questioni sono due. La prima, ricostituzione di un capitale cogli in teressi composti, è basata sullo stesso principio delle società di assicurazione. Lo Stato autorizza e sorveglia queste, e giustamente, ma non lo fa per la Società di cui si tratta. Le emissioni a lotti del credito fondiario sono assolutamente morali. Non c’è lotteria vera e propria; nella lotteria il capitale è perduto. Non è così nel credito fondiario e i lotti spingono al risparmio e le speranze dorate aiutano a sopportare i cattivi giorni della vita.
Il sig. De Reinach insiste nelle idee già espresse e deplora l’educazione finanziaria così negletta, a suo avviso, in Francia. Cita il Belgio dove i premi si diminuiscono in proporzione dell’ammortamento delle obbligazioni, per mantenere, per quanto è possibile, l’eguaglianza delle probabilità. Cita pure l’ Italia, dove il governo ha posto come regola generale che il valore dei premi non possa sorpassare un quinto degli interessi annuali.
11 sig. J. Garnier trova che si sono dette delle cose utili, ma, com’era facile in una discussione sommaria, sotto diversi ordini di idee. I lotti non vanno confusi colle lotterie pubbliche o private. Bisogna esaminare il lato morale e immorale dei primi, e il soggetto merita di essere approfondito.
Il sig. Alfred Droz pensa (àie la questione della legittimità o meno dei prestiti a lotti è soprattutto questione di misura, Inclinerebbe ai piccoli lotti, ma in ogni modo non ama vedere lo Stato farsi giu dice della moralità di un prestito, di un modo di imprestito, o di chi toglie a prestito.
Il Presidente, riassunta la discussione, osserva che si è passata sotto silenzio la questione princi pale, quella di sapere se lo Stato deve esser giu dice delle combinazioni prime che poi possono fare appello al caso, o se meglio gioverebbe un sistema di libertà.
Se si ammette l’intervento officiale, sembra diffi cile non concludere alla interdizione generale delle emissioni a lotti, perchè ogni eccezione diventa un favore. Secondo il sig. Passy il lotto è immorale quando diventa il principale, ed è il caso degli im prestiti di cui si parla. In realtà un individui a causa delle scalamento dei versamenti prende per qualche franco un titolo col quale spera diventar ricco all’ indomani.
Si votano ringraziamenti al sig. C. Chotteau e ai suoi collaboratori nella propaganda per il trattato franco-americano.
I L R I S P A R M I O I N I T A L I A
alla fine del 1° semestre 1879
Dalla Direzione dell’ Industria e del Commercio presso il Ministero dell’ Agricoltura e Commercio è stato pubblicato recentemente il Bollettino bimestrale del Risparmio contenente la situazione dei conti delle Casse di Risparmio ordinarie al 50 giugno 1879 e il movimento 'dei depositi presso tutti gl’ Istituti di risparmio durante i mesi di maggio e giugpo.
Durante i primi sei mesi del corrente anno l’ am montare dei depositi fatti in tutto il Regno presso le Casse di risparmio ordinarie, le Banche popolari ed altri Istituti di credito e le Casse di risparmio postali ammontarono a lire 235,256, >41 21 ; nel pe riodo stessa i rimborsi eseguili dagl’ Istituti medesimi ascesero a lire 220,354,969 76. Quindi nel primo semestre del corrente anno le somme versate a titolo di risparmio superarono di lire 34,901,671 45 le somme che furono ritirate dai varii stabilimenti.
Il movimento dei depositi a risparmio dal primo gennaio a tutto giugno 1879 è ripartito come ap presso per ciascuna specie d’ istituti:
Istituti Versamenti Rimborsi
Cassse di risparmio
ordinarie . . . . L. 126,990,744 L. 101,491,842 Banche popolari ed
altri istit. di cred. . » 112,779,439 » 110,798,925 Casse di risp. post. . » 15,486,358 » 8,064,202
Totale L. 255,256,541 L. 220,354,969 La proporzione dei rimborsi di fronte ai versamenti fu quindi molto maggiore nel primo semestre del correute anno presso le Casse di risparmio ordinarie, le Banche popolari ed altri Istituti di credito, che non fosse quella presso le Casse di risparmio postali. Presso le Casse postali ì rimborsi ascesero a poco più della metà delle somme versate, mentre i rimborsi eseguiti dalle Banche popolari ed altri Istituti di credito egua gliarono quasi ie somme versate, e quelli elfettuati dalle Casse di risparmio ordinarie ammontarono a quattro quinti dei versamenti.
19 ottobre 1879 L ’ E C O N O M I S T A 663 La maggiore differenza fra i versamenti, ed i
rimborsi, che si scorge nel mese di gennaio è da attribuirsi in particolar modo a ciò che nei versa menti di detto mese sono compresi pure gl’interessi a tutto dicembre 1878 non ritirati, e che in gene rale sono capitalizzati e considerati come versa menti.
Dopo aver esaminate le cifre speciali relative al movimento dei depositi nel primo semestre del cor rente anno, vediamo la situazione del risparmio in Italia al 30 giugno 1879.
Il credito dei depositanti all’ epoca anzidetto am montava, in complesso, a lire 804,860,721 distri buito fra 1,265,283 libretti di risparmio, e repar tito per ciascuna specie d’istituzione come appresso:
C red ito Istituti N u m erod ei li b r e tti 911,715 153,809 L. d e i d e p o s ita n ti 628,070,351 157,983,246 18,807,124 Casse di risparmio or
dinarie . . . . . Banche popolori ed al tri Istituti di Credito Casse di Risparmio po
stali ... 199,759
Totale 1,265,283 L. 804,860,721 Presso le Casse postali di Risparmio il credito di ciascun depositante è rappresentato in media da una somma più tenue che presso gli altri Istituti (L. 94 per libretto) ; presso le Casse di Risparmio ordinarie il valore medio di ciascun libretto si mostra di gran lunga superiore (L. 689) ; ma la media maggiore dell’ ammontare del credito di ciascun depositante è presentata dai depositi a risparmio presso le Ban che popolari e degli Islituti di credito ordinario (L. 1027).
Crediamo opportuno di esporre in ordine decre scente le cifre principali del credito complessivo dei depositanti per risparmi presso le Casse di Rispar mio ordinarie, e gli Istituti di credito per provin cia, alla fine di giugno del corrente anno, desumen dole dal prospetto che per tutte le provincie del Regno trovasi compilato nel Bollettino del Ministero <|’ Agricoltura e Commercio e ponendole in con fronto con la situazione del credito stesso alla fine del 1879. Cr e d i t o d e i De p o s it a n t i 31 D ie. 1879 192,054,133 46.561.556 44.561.556 38,731,276 31,523,483 » 25,672,789 » 24,882,616 » 25,659,765 » 22,218,961 » 21,566,821 » 21,204,068 » 19,774,496 » 21,683,294 » 15,700,741 » 14,298,387 » 12,080,959 » 11,255,012 » 9,800,061 » 10,163,291 » 9,713,848 » 9,693,598 » 8,821,028 » 7,221,980 » 7,495,493 P R O V IN C E 1 Milano . . . L. 30 g iu g n o 1879 194,143,314 2 Firenze . . . » 44,249,452 3 Como . . . » 45,835,981 4 Roma. . . . » 40,689,288 5 Napoli . . ■ » 34,962,336 5 Bologna . . . 7 Torino . . . » 26,909,621 » 26,695,214 8 Bergamo. . . » 25,949,878 9 Pavi a. . . . » 23,072,843 10 Verona . . » 22,498,851 11 Brescia . . . » 22,445,955 12 Genova . . . » 21,450,637 13 Cremona. . . » 21,380,878 14 Novara . . • » 17,956,458 15 Ravenna. . . » 15.135,516 16 Forli . . . . » 12,930,175 17 Modena . . • » 12,120,987 18 Perugia . . . 19 Lucca . . . . » » 10,991,891 10,666,600 20 Reggio Emilia. » 10,608,605 21 Piacenza. . . » 9,825,536 22 Alessandria . . » 8,784,320 23 Ancona . . . » 7,790,983 24 Venezia . . . » 7,624,204
Il credito dei depositanti aumentò adunque nel primo semestre del corrente anno in tutte le pro vincie sopra indicate come quelle che rappresen tano i maggiori depositi a risparmio, meno per le provincie di Firenze, Cremona e Alessandria. Fella provincia di Napoli il credito dei depositanti crebbe in sei mesi di quasi 3 milioni e mezzo di lire, e per due milioni o in quel torno aumentò nelle pro vincie di Milano, Roma, Torino e Novara.
LA COMMISSIONE D’ INCHIESTA
s u ll’ ese rc iz io d e lle F e r r o v i e
La sera del 28 settembre, la Commissione giun geva da Napoli a Foggia, ed al mattino seguente, si riuniva nella sala municipale. Interrogò sul servi zio ferroviario le Autorità locali e i privati, che in vocarono modificazioni ed aumento dei carri per merci, e chiesero fosse revocato 1’ annunciato tra sferimento dell’ Ufficio centrale di mauuteuzioue da Foggia a Napoli.
La Commissione recossi, in seguito, a visitare le locali officine, mostrandosene soddisfattissima, e con fermandosi nella convinzione che il materiale rota bile, che ivi si costruisce, può sostenere la concor renza di quello proveniente dalle fabbriche estere.
Quindi ripartiva per Bari, ove aveva una adunanza. La Commissione d’ Inchiesta in Sicilia La prima città visitata in Sicilia dalla Commis sione d’ Inchiesta fu Messina ove il giorno 3 corr. nella sala del Consiglio Provinciale vennero interro gate varie persone appartenenti al ceto industriale e commerciale, ed alcune notabilità di quella Ca mera di Commercio. Gli onorevoli componenti la Commissione pregarono gl’ invitati a deporre, a vo lere esprimere francamente la propria opinione so pra il sisteme d’ esercizio che essi stimerebbero più
conveniente per le nostre ferrovie.
Il tema che sembra aver maggiormente richiamato 1’ attenzione dei deponenti, è stato com’ era da pre vedersi, quello dell’esorbitanza delle tariffe.
Si è infatti parlato dell’ unicità delle tariffe da estendersi a tutte le provincie meridionali, adot tando le differenziali per le isole di Sardegna e di Sicilia colla percorrenza di 100 chilometri. In pari tempo si è proposto un miglioramento pel servizio cumulativo dello Stretto di Messina, in relazione con le reti italiane ed internazionali, insistendo per chè fosse considerato come una continuazione di ferrovia quel percorso marittimo.
Hanno parlato sulla tariffa speciale per gli zolfi adottata nel 1871 sulle linee Catania-Messina e Bi- cocca-Siracusa, gli onorevoli Attanasio e Mangana- ra, facendo rilevare come la tariffa medesima non abbia permesso di far partecipare alla esportazione di tal merce, i due porti di Messina e Siracusa. Enumerano anco i danni che l’esorbitanza della tariffa sicula ha recato alle condizioni dell’ isola in gene rale e di Messina in particolare.
I deponenti osservano peraltro che pure appli cando le tariffe meridionali della rete della Sicilia, non si otterrebbe un lieve miglioramento perchè 1’ esportazione sarebbe usufruita dai porti più vicini alle miniere, e Messina non vi parteciperebbe che
664 L ’ E C O N O M I S T A 49 ottobre 1879 Il segretario della Camera di Commercio di Reg
gio Calabria parlò a favore dell’esercizio privato delle ferrovie.
Avendogli il senatore Bembo fatto osservare che i delegali della Camera di Commercio di Reggio, nel Congresso delle Camere di Commercio in Ge nova, eransi dichiarati favorevoli all’ esercizio go vernativo, e che non sapeva spiegarsi questo muta mento, il segretario della Camera reggiana rispose che ora le condizioni sono mutate.
Dopo questa seduta la Commissione d’ inchiesta, si è recata a visitare Catania, Siracusa e Girgenti :) per quindi portarsi in Palermo.
Seduta dell' 8 ottobre in Palermo 1 2)
Il giorno 8 di ottobre alle ore 12 1|4 pom. la Commissione parlamentare d’inchiesta ferroviaria com posta dei sigg. senatore Brioschi presidente, deputato Cenala segretario, senatori Verga, Cadorna, Torelli, e deputato La Porta teneva la sua prima seduta in Palermo nel Palazzo di Città.
Aperta la seduta il principe di Calati, sindaco fun zionante, salutava la Commissione in nome della città di Palermo ed a lui rispondeva il comm. Brioschi ringraziandolo ed invitandolo a parlare sulle quistioni proposte dalla Commissione, ma il principe si scu sava dicendo di avere ricevuto soltanto il giorno stesso il questionario; credeva che potrebbe meglio di lui rispondere l’assessore avv. Guarneri.
Guarneri. Benchèimpreparato, e promettendodipre
senta re domani una relazione più accurata, dicesi pronto a rispondere a qualche domanda; e interpellato dalla Commissione sui quesiti: con quali criteri dovrebbero
stabilirsi le tariffe delle reti insulari? (art. 93 del
quistionario). Le isole dovrebbero costituire gruppi
separati o indipendenti? (art. 153). Dice ohe a torto
si vuol compensare sull’ esercizio delle ferrovie in Sicilia il disavanzo che lasciano quelle delle Calabrie; non essendo controverso anche per la testimonianza latta dall’on. Baccarini alla Camera dei Deputati, che la rete sicula dà un introito quadruplo della rete oalabra, è giusto che Pamministrazione delle due reti venga separata, affinchè, la Sicilia abbia un vantag gio corrispondente a quello che essa dà aU’ammim- strazione ferroviaria, invece di risentire l’effetto delle perdite che quest’ultima soffre in altre gestioni, se pure non deve dirsi che la Sicilia sia dall'Ammini strazione peggio trattata delle Calabrie per mandare per la sua rete un personale male scelto e macchine già usate che è poi difficile riparare anche per man canza di cantieri. 11 trovarsi la rete s cala legata alla calabra, di cui deve compensare le perdite, produce anc le la ostinazione dell’Ammin'strazione a non fab bricare dei magazzini dove le merci possano stare al sicuro, magazzini la di cui mancanza fa preferire ai proprietari la via marittima. È poi un cattivo vezzo traslocare gl’impiegati dalla rete calabra quasi come punizione. Tutto ciò fa dire all’ oratore che l’ auto
1) Quando ci perverranno i resoconti ufficiali delle sedute della Commissione in queste città daremo forse qualche ragguaglio delle cose che le vennero esposte se ci sembreranno meritevoli di considera zione.
2) Questo resoconto è tolto per la massima parte
dalla Nuova Gazzetta di Palermo e completato con l’aiuto di altri giornali palermitani.
nomia della rete sicula è proprio rivelata necessaria dalla esperienza.
Entra quindi a discorrere della differenza delle tariffe pel trasporto degli zolfi i quali, mentre pa gano 12 cent, fra noi per ogni tonnellata-chilometro, pagano sul continente 4 cent. Ciò ha arrecato gra vissimo nocumento all’industria degli zolfi dalla quale tanti interessi dipendono in Sicilia, come l’oratore lungamente dimostra. Interrogato delle sue idee circa alla maggiore o minore convenienza dell’ esercizio privato o governativo si pronunzia in favore del pri mo, e risponde splendidamente ad alcune osserva zioni fattegli in proposito dal senatore Brioschi e dal deputato La Porla.
Dopo lunga discussione su questo argomento il senatore Brioschi interpella il Presidente' della Ca mera di Commercio sig. Luigi Scalia, il quale pur protestando di aver ricevuto il quistionario solo da dieci giorni, mentre il senatore Brioschi diceva averlo mandato sin dal 20 gennaio, dice poter rispondere alle domande su cui ha risposto l’assessore Guar neri ed infatti comincia a parlare su quel tema, ed a preferenza si occupa della crisi zolforifera e della influenza che su di essa esercitano le alte tariffe differenziali, che peggioreranno sempre più le con dizioni di quella importante industria; ricorda quanto per tale quistione ha fatto finora la Camera di com mercio e promette che questa non mancherà di prendere in proposito quelle deliberazioni che cre derà più convenienti.
Ripresa la seduta dopo dieci minuti di sospen sione viene interrogato fon. commendator Balsano sugli articoli stessi del quistionario già svolti dai sig. Guarneri e Scalia.
L’egregio uomo crede fermamente che le ferrovie insulari debbano formare un gruppo all’ intutto spe ciale con un’amministrazione tutta propria, e ciò a causa degli specialissimi interessi delle Isole ben diversi da quelli del continente.
Sul continente le ferrovie non servono che a por tare la merce alle frontiere, percorrendo quindi dei lunghissimi tratti e spessissimo lo intiero stivale, nelle Isole però che hanno un meno esteso circuito e una più breve percorrenza la frontiera è il mare a mezzo del quale si effetua lo scambio in ternazionale.
Da ciò emerge la differenza d’ interessi e di con dizioni tra le nostre ferrovie e quelle continentali, e ne deriva la conseguenza della necessità che i gruppi insulari stiano da sè, con un’amministrazione tutta affatto speciale e con tariffe proprie, in rela zione delle diverse produzioni isolane.
In Sicilia noi esportiamo più di quello che non immettiamo, ciò è brillantemente provato dalle sta tistiche, ma è meglio ancora affermato dal fatto che i nostri Istituti di Credito nelle loro riscontrate dei valori con le altre piazze del Continente restano costantemente creditori di esse. Da ciò la necessità che le tariffe ferroviarie agevolino appunto quei prodotti che servono alla esportazione, e che esse tariffe sieno stabilite su base unica e non su quella differenziale, stante il nostro brevissimo percorso che non eccederà mai i 100 chilometri, mentre è ap punto per i percorsi al di là di tale distanza che sul co atinente cominciano a funzionare le tariffe differenziali.
19 ottobre 1879 L ’ E C O N O M I S T A 6 6 5 potranno venirne; ritiene che per obbligo di giustizia
le tariffe sugli zolfi debban ridursi ai limiti ¡stessi di quelle che sulle linee continentali colpiscono quel prodotto.
Interrogato se egli non osserva alcuna contrad dizione sul suo assunto precedente di avere cioè speciali tariffe per le Isole mentre poi ripete quelle ¡stesse del continente, risponde che egli accetta i 4 centesimi a tonnellata pel trasporto dello zolfo, non già perchè in uso col continente, ma perchè crede equo e giusto un tal tasso, perchè lo crede conve niente al produttore, che da tale riduzione si avrebbe compensate le spese di esercizio delle miniere non solo, ma ne otterrebbe anche un piccolo utile che potrebbe farlo perdurare nella sua industria.
La Sicilia eminentemente asportatrice risparmiando sulle spese di trasporto, vedrebbe aumentata la sua produzione ed esporterebbe di più che adesso non fa. Interrogato se ritenesse come esclusiva ragione della depressione della industria zolforifera la ele vatezza »Ielle tariffe ferroviarie, risponde che questa deriva da diverse cause concomitanti, ma che esi stendo la crisi le gravosissime tariffe vanno esercitando su di essa una influenza indiscutibile; i 12 centesimi a tonnellata gravano talmente sui produttori da aver obbligato parecchi di essi a chiudere le loro miniere.
Lo abbassamento del costo del trasporto prova come arrecherebbe utile al proprietario o all’eser cente alle zollare e non già al compratore della merce, perchè sul prezzo di essa van calcolate le maggiori 0 minori spese che la gravano, ottenendone un au mento o un ribasso a seconda che le spese siano più o meno elevate.
Sul quesito della maggiore o minore convenienza dell’esercizio privato o governativo, si pronunzia in favore dei primo. Vuole che il Governo abbia le più ristrette funzioni e le minori ingerenze possi- sibili. Ammette però lo esercizio privalo purché si trovino delle solide Società assuntrici, e tali da ga rantire il pubblico esercizio, che dovrebbe essere aggiudicato per pubblici incanti e non già per trat tative private. Se ciò non potrà avverarsi allora rientri il Governo.
Crede sia facile trovare in Italia simili Società assuntrici, purché esse trovino un equo ed onesto guadagno nella loro speculazione; trovala la con venienza i concorrenti non mancherebbero; i capi tali in atto non mancano e lo provano le crescenti ricerche della rendita sullo Stato.
Sostiene che per le Isole l’esercizio debba essere affidato ad una Società speciale, ad una Società tutta propria per la Sicilia, che possa farsi ragione dei bisogni esclusivi dell’Isola, la quale Società do vrebbe però mantenere col Continente i più stretti, 1 più vicini, i più facili rapporti, introducendo un servizio comulativo che dovrebbe esserle imposto per patto contrattuale, e che tali rapporti siano stabiliti tanto per la via di terra dalla parte di Messina, quanto per quella del mare coi battelli a vapore che frequentano i nostri porti.
Interrogato per ultimo, se per lo abbassamento delle tariffe non ritenesse più diffìcile il trovare una privata Società assuntrice, il comm. Balsauo osserva, come nella maggior quantità di produzione la Società potrebbe trovare un compenso per la maggior merce di trasporto che affluirebbe alle Sta zioni e che del resto nei conlratti di appalto do vrebbe tenersi anco conto di delta urgente riduzione, |
il cui ritardo non farebbe che rovinare assolutamente la compromessa industria.
Parla per ultimo il professore Bruno, ed anch’egli lamenta il ritardo con cui ha ricevuto il questiniario.
Osserva la condizione deplorevolissima delle no stre linee ferroviarie; la mancanza di una rete com pleta che unisca tra loro le più importanti città del l’Isola; lo stato infelicissimo dei nostri materiali mobili, i ritardi che si sperimentano nei treni di trasporto, a causa delle macchine che sul pendio delle linee non possono trasportare più di IO carrozzoni.
Parla delle tariffe differenziali sugli zolfi, dello svilimento del prezzo di tale derrata, del monopolio che è sorto tra’compratori di esso, dei bisogni sem pre crescenti dei piccoli produttori che vendono la merce, e della necessità di ridurre le tariffe di tra sporto per non veder affatto compromessa quella industria.
Si pronunzia in favore dell’ esercizio privato, r i tenendo sia il governo il peggiore industriale del mondo. Ritiene il servizio ferroviario un monopolio che ha bisogno di un vigile controllo; il governo può controllare le diverse Società assuntrici, ma non può controllare certo sè stesso, e non darebbe quindi alcuna garanzia, compromettendo anco i risultati delle elezioni per lo sterminato numero di dipen denti di cui verrebbe a disporre. Ammette lo eser cizio privato come massima e più specialmente poi per la Sicilia, ove fa d’uopo che la Società assun trice si faccia ragione e risponda alle necessità della nostra vita agraria, alle condizioni delle nostre terre, allo stato dei nostri contadini. Propugna la necessità di una quarta classe pel trasporto di essi.
Crede facile trovare in Sicilia una tale Società assuntrice.
Interrogato se dall’ esercizio privato non creda poter nascere degli ostacoli al governo quando in caso di guerra potesse aver bisogno delle diverse linee ferroviarie, ostacoli che nascerebbero dalla con fusione dei materiali mobili delle diverse società e della difficolta dei trasbordi, risponde che le ferrovie servono per la pace e non per la guerra, e che del resto nei capitolati di onere si potrebbe contemplare un tal caso eccezionale.
La seduta è sciolta alle ore o per essere ripresa domani alle 12 meridiane.
Seduta del 9 ottobre
Il presidente dà la parola al signor Tommaso Ab
bate segretario della Camera di commercio.
Questi si scusa di non poter rispondere con piena coscienza dell’argomento per avere ricevuto tardi il qnistionario.
Ricorda che la quistione del ribasso delle tariffe ì on è nuova per la nostra Camera di commercio e che nel 1872 si adunò una commissione speciale a Roma dove il nostro rappresentante di accordo con quello di Messina propugnò la riduzione delle tariffe.
Però allora la maggioranza fu contraria a questa idea e fu consentito soltanto un ribasso per le due linee Bicocca-Siracusa e Catania-Messina.
Venendo poi più particolarmente a trattare di ta luni punti del quistionario, dice che la Camera di commercio ha tenuto di mira due soli argomenti: 1. la riduzione delle tariffe ; 2. la quistione generale dello esercizio privato o governativo.
666 L’ E C O N O M I S T A 19 ottobre 1879 le opinioni dei suoi membri sono personali, senza
avere il carattere di u.i voto collettivo.
Crede la tariffa speciale sullo zolfo gravosa, e quella generale sulle altre merci pesante; dice che non esiste una classificazione precisa, e le tariffe non s’informano nè al criterio del valore, uè a quello del peso o del volume delle merci. Protesta che la sola spesa di trazione non deve essere 1’ unieo criterio nella determinazione delle tariffe e che il criterio prin cipale deve essere invece quello del valore e del peso della merce; ed afferma che il servizio delle ferrovie non deve considerarsi come una industria o una speculazione qualunque, ma come un servizio pub blico obbligatorio per lo Stato, dal quale non sono da attendersi delle rendite, ma delle passività. E però lo Stato dove mantenere le ferrovie per l’utile del commercio anche a costo di non poterne trarre alcun vantaggio.
D’ altra parte intorno all’argomento dell’ esercizio privato o governativo, ritiene col professor Bruno che il governo sic il più cattivo degli amministra tori e speculatori e si schiera tra i difensori dello esercizio privato.
Le idee del signor Abbate intorno a questo punto non risultarono in modo chiaro ed esplicito, di modo che offrirono facile occasione alla obbiezione del presidente on. Brioschi, il quale osservò che dalle prime parole del signor Abbate si attendeva una con seguenza contraria a quella da lui manifestata, non comprendendo come egli annettendo tanta impor tanza alle ferrovie come servizio pubblico, volesse poi darle ai privati speculatori, i quali non è pro babile che vogliano assumere l’ esercizio delle fer rovie col solo scopo di sostenere delle passività. Alla obbiezione del senatore Cadorna riguardante il ca rattere politico e militare che in ogni paese debbono avere le linee ferroviarie e le grandi difficoltà nel caso di guerra dei passaggi del servizio dalle mani privi e alle mani dello Stato, il signor Tommaso Ab bate risponde che tutte queste condizioni di passaggi
e non passaggi nei casi di guerra si posse io le nissimo regolare con convenzioni preventive ira lo Stato e le Società assuntrici dell’esercizio.
Ritiratosi il signor Tommaso Abqate il presideute dà la parola al negoziante Bonner.
Questi riassume brevemente con molta energia lo stato veramente deplorevole del nostro commercio ferroviario a causa degli insoffribili disagi e delle continue avarie che debbon soffrire le merci sulle nostre linee. Mucchi di merce di grandissimo valore come mandorle, grani, sommacelo, rimangono but tati all’aperto per settimane e per mesi interi per la mancanza di stazioni sufficienti. E questa è una delle cause principali del ristagno del commercio ferro viario.
Nella linea Cerda-Palermo; egli ha incontrato tali difficoltà da f rio rinunziare quest’anno a servirsi delle ferrovie. Nelle stazioni di Cerda, Lercara, Montemag giore, merci preziose, rimanendo per settimane intere esposte alle intemperie, arrivano al loro destino in istato orribile. Quasi rimpiange i carri. Non sa di chi sia la colpa, constata il fatto. Tutti gli articoli sono troppo tassati. Il valore dello zolfo, fatte le debite deduzioni, è di L. 50 la tonnellata ; calcolando la percorrenza media chilometrica a 75 chilometri e calcolando 12 centesimi e un quarto per chiloometro, abbiamo che ogni tonnellata paga L. 9,30 e che tal pagamento sta in rapportoeoi valore del 20 per 100.
Quindi fa un parallelo tra le tariffe di sei o sette anni fa e le attuali, invoca provvedimerti pronti per far rivivere la industria degli zolfi, abbastanza scossa.
E, ad una domanda dell’on. Brioschi su quel che si spendeva coi mezzi antichi, risponde che la spesa maggiore era compensata, dal prezzo dello zolfo che era da 150 a 140 lire la tonnellata.
In quanto alla questione dell’esercizio si professa tra i difensori dell’esercizio privato non credendo buono lo Stato ad amministrare le ferrovie.
Il presidente dà la parola al signor Ingegnere
Carlo Pintacudu.
Questi dichiara di volersi solo occupare di talune considerazioni tecniche riguardanti in ¡specie la qui- slione delle ferrovie economiche.
Nelle linee sicule attualmente aperte all'esercizio abbiamo lo scartamento ordinario ed un tipo di ma teriale mobile molto pesante a causa del suo peso
morto. Ciò non si concilia con le nostre esigenze
colla natura dei nostri prodotti e con la brevità delle nostre percorrenze, poiché quando il peso p a
gante è una piccola parte deilo intero peso trasci
nato dalla locomotiva occorre rialzar le tariffe per non andar incontro a delle perdite eccessive. Bisogna adunque vedere come diminuire la spesa di eser cizio per poter trovare una diminuzione nelle tariffe. Principalmente bisogna agire su questo fattore:
peso morto. Per ogni viaggiatore il peso morto è da
200 a 250 chilogrammi, e per le merci da 500 a 550 chilogrammi per ogni tonnellata pagante. Questo rapporto così grande dipende dal tipo troppo pesante del materiale adottato. Se ora consideriamo gli estre mi limiti di diminuzione del peso morto troviamo che al sud dell’ Inghilterra, nel Paese di Galles, il peso morto è di 100 chilogrammi pei viaggiatori e di 200 chilogrammi per tonnellata di merce, si ha quivi dunque sul nostro materiale un vantaggio da 1|3 a 2[5 o alméno da 2|5 a 3|3.
Le ferrovie a scartamento minimum del paese di Galles nacquero Duramente industriali e non per servizio dei viaggiatori; in seguito diventarono di servizio pubblico quando se ne riconobbe la con venienza.
Ora se si dovesse considerar da noi la rete esi stente non sarebbe ammissibile lo scartamento ri dotto, poiché il materiale non sarebbe servibile.
Bisognerà dunque per queste lineo adottare il si stema delle ferrovie economiche a scartamento or dinario, dove si adottano delle macchine che possano sviluppare una grande potenza meccanica. Per le ferrovie da costruire, tra le quali molte sono d’ in teresse locale e che fanno parte della terza e quarta categoria della legge ultimamente votata potrebbero ammettersi le linee a scartamento ridotto. Per que ste linee col sistema ordinario si richiedono delle spese fortissime ed il concorso degli enti locali per cifre rilevanti è quasi impossibili ad ottenerti.
Collo scartamento ridotto si ottengono delle linee di raggio piccolo con le quali si evitano i grandi lavori di arginatura e i grandi movimenti di terra: | sono ammissibili le forti pendenze e si evitano così
le grandi spese necessitate dai lunghi e difficoltosi trafori, e con la diminuzione del peso morto si ot tiene infine un forte aumento del peso pagante nella composizione dei convogli.