L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno YI - Voi. X
D om enica 2 N ovem bre 1879
N.
LE FINANZE DEI COMUNI
A lungo andare la piaga, trascurata, si è mutata in cancrena e minaccia seriamente 1’ organismo; — quindi lamenti e grida di aiuto anche da parte di quelli, che sino ad ora, con cuore più o meno leg gero, avevano guardato il progresso della malattia. Per la seconda' volta i sindaci delle principali città d’ Italia si raccolgono a Torino, constatano che le finanze dei Comuni sono fortemente disorganizzate, affermano che è necessario provvedere con urgenza e suggeriscono de’ rimedi, od almeno domandano al gran medico dei farmachi.
Ci sia però permesso dubitare che la discussione e le conclusioni di quella assemblea, d’ altronde ri- spettabilissima, sieno state serie e pratiche, e que sto dubbio, che potrà sembrare severo, vogliamo giustificarlo.
Entreremo subito nella questione senza esordi, tanto più cbe ce ne sentiamo dispensati da altri scritti ebe abbiamo pubblicati in questo stesso periodico.
Stato, proviucie e comuni, tutti e tre traggono le loro entrate da una stessa schiera di contribuenti; tutti e tre provano dei gravissimi imbarazzi finan ziari, hanno le entrate minori delle spese e tutti e tre riconoscono di non poter caricare di più i con tribuenti.
Ora è cosa seria che uno di questi tre enti, d comune, affermi che i contribuenti non possono es sere maggiormente gravati, ed m pari tempo do mandi di aver aumentato le entrate a carico di un altro ente, che prova gli eguali imbarazzi?
Questa discussione che dal lato teoretico può avere gli applausi di chi non osserva il londo delle cose, non ci si presenta assolutamente come cosa seria, ed in tutti i discorsi, che sono stati pronunciati a lormo dai signori Sindaci, una sola affermazione ci parve giusta: cbe i contribuenti italiani non possono essere gravati di più. di quello che lo sono attualmente.
Lo Stato infatti, imbarazzato, forse suo malgrado, in una questione, che da finanziaria divenne politica, si trovò costretto a proporre la abolizione di una tassa che rendeva 80 milioni circa, ma che d a - tronde non rappresenta se non un sedicesimo circa delle entrate erariali. Per raggiungere questo scopo, ad onta della questione politica, ad onta della qui- stione anche sociale, che si è connessa a quel .a im posta, sono due anni che si discute, e per abolire una sola quota della tassa si dovette ricorrere a nuove gravezze, le quali offrono mille inconvenienti, forse peggiori del macinato, come I incnidelimento del contrai,bando, per lo sproporzionato aumento del dazio sugli zuccheri, sul caffè, sul petro io ere., o
come la moltiplicità delle tasse, se andranno in v i gore i nuovi progetti.
In mezzo a questi imbarazzi nei quali^ si trova lo Stato, i comuni, i quali, al par dello Stato stesso, sentono le conseguenze della crisi commerciale ed annonaria, che pesa su tanta parte di Europa, e si trovano per di più in una condizione finanziaria di sorganizzata da lungo tempo, chiedono che lo Stato venga in loro aiuto e rinunci ad essi una parte delle sue rendite!
Ci giova ripeterlo; è cosa seria una simile di scussione? è pratica una tale conclusione?
No davvero; e se i sindaci nell’ esercizio delle loro funzioni, quali capi delle amministrazioni, non hanno appreso nulla di meglio, hanno dato invece uno spettacolo poco edificante al paese della pro fondità delle loro cognizioni, e della praticità della loro scienza.
Dunque, dirà alcuno, non vi è rimedio, e bisogna lasciar andar le cose in rovina.
Neppur questo noi diremo. Ma se noi fossimo stati sindaci delegati a rappresentare un comune in quella assemblea, avremmo detto a quei signori : i comuni hanno bisogno di maggiori entrate per equilibrare queste alle'sp ese; i contribuenti non si possono ag gravar di più, dunque da essi è impossibile ottenere quanto a noi manca; la cosa più semplice sarebbe quella di domandare allo Stato una parte delle sue entrate, ma lo Stato si trova in condizioni finanzia rie, se non peggiori, certo analoghe alle nostre... quindi a lui non possiamo nè seriamente nè prati camente, almeno per ora, ricorrere; conseguente mente che cosa ci resta da fare? Vediamo se nella riforma della nostra amministrazione possiamo trovar il mezzo, che valga a salvarla dal naufragio.
Ed a nostro parere è questo il nodo della im portantissima questione. È dalla riforma della Am ministrazione dei Comuni che può risultare quel miglioramento di condizioni, che i Sindaci vanno chiedendo a chi ha invece bisogno di entrata, quanto ne hanno bisogno i comuni stessi.
Ma questa riforma è da osservarsi sotto un du plice aspetto. 1° Riforma amministrativa 2° riforma tributaria.
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La riforma amministrativa comprende a nostro giudizio tre punti:
a) Diminuzione delle spese; b) controllo efficace delle spese: c) modificazione alla legge comunale.
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una cospicua parte delle spese. Roma, a citarne I uno, spende annualmente quasi un milione e mezzo
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di beneficenza, quantunque vi sieno tante Opere Pie, cbe hanno patrimoni propri ingentissimi, i quali permetterebbero di mantenere supposte le rendite ! a per 100 una grossa popolazione di poveri. Mila no, Venezia, Torino, Napoli, Roma, Firenze, spe- I sero e spendono ingenti somme per abbellimenti, allargamenti, passeggi, fontane, eee. ecc., tutte cose belle, bellissime, ma consigliabili ai ricchi e non a ¡ coloro che poi vanno gridando di essere misera bili, sull’ orlo del fallimento. Ilei resto su questa questione della diminuzione delle spese si è tanto detto, tanto scritto, da non poter qui ripetere che cose a tutti note. Si prenda in mano il bilancio della maggior parte dei comuni grandi e piccoli, e su ciascuno di essi si troveranno migliaja e migliaja di lire preventivate, contro le quali vorremmo che si scrivesse la postilla, a miglior tempo.Più seria, perchè meno studiata, è a nostro pa rere la questione del controllo alle spese. Oggi, con la legge attuale o meglio nel modo con cui è applicata le legge attuale, il controllo sulle spese comunali è esercitato: dal Consiglio Comunale, dalla Deputa zione Provinciale, e dalla Prefettura. Tutti e tre però questi controlli sono assolutamente inefficaci. — I consigli Comunali, si accontentano di discutere alla meglio i preventivi; dei consuntivi nessuno, si occupa, ed a gran fatica si ottiene una seduta di numero legale, quando all’ ordine del giorno sia posta la noia di un consuntivo. I,’ revisori dei conti sono nominati sotto l’influenza della Giunta, avente causa, ed esauriscono il loro mandato meno scru polosamente che possono, affidando ad un impiegato la compilazione della relazione nella quale racco mandano che sia apposto qualche appunto di poca importanza.... tanto per non parere di non aver neppur veduto il conto. — Le Deputazioni Provinciali, hanno da pronunciarsi solo in alcuni casi, cioè quando si tratti di spese che aggravano il bilancio per più di cinque anni, o quando si tratti di sor passare il limite legale alla sovrim posta; ma non potendo esse se non esaminare il caso speciale, non possono, neppur volendo, e vogliono quasi mai, formarsi un concetto esatto dello stato finanziario del comune; d altronde non mancano sotterfugi e modi, più o meno plausibili, per dare alle cifre una apparenza diversa dalla reale, cosi che, almeno pel momento, si possa dimostrare quanto occorre di aver provato. E non esageriamo in queste afferma zioni. Oggi un comune vuol allargare una strada e perciò vuol contrarre un prestito; occorre l’ appro vazione della deputazione provinciale. Si allestisce la domanda e la si correda di estratti del bilancio, da cui apparisce che il comune è in condizioni ab bastanza floride per poter sopportare il nuovo peso che si addossa. — La deputazione approva. Ma con temporaneamente lo Stato domanda a quel comune il pagamento di un grosso debito arretrato, poniamo pei quota di concorso nelle opere marittime. Il comune non può o non vuol pagare e chiede al gover; o una proroga dimostrando con degli estratti
de bilancio la condizione miserissima delle sue finanze e la assoluta impossibilità in cui si trova, di pagare, e per meglio ottenere lo scopo rimette tale domanda col mezzo della deputazione provinciale, sollecitan done I appoggio, e la deputazione provinciale inalza caldamente la preghiera al Ministero chiedendo v e
nia per questo povero comune oberato nelle finanze. — In quanto al controllo della Prefettura ; imma- ginamoci una ragioneria che deve esaminare in qualche provincia più che cento bilanci preventivi ed altrettanti consuntivi ogni anno ! Finisce per non esaminarne nessuno, e se, tanto per parere ad alcuni fa qualche appunto, prende delle cantonate da far ridere le cifre del bilancio.
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vocare o per determinare una dimissione della Giun ta. Comuni grandi e piccoli soflrono la stessa ma lattia. Da ciò derivano due dannose conseguenze. La diminuzione del prestigio delle autorità comunali di nanzi alle masse, e la. diminuzione del sentimento della responsabilità nell’ animo dei funzionari. Le masse, le quali conoscono i veri motivi che provo carono le dimissioni della Giunta e trovano questi stessi motivi spesso futili e ridicoli, perdono il ri spetto verso le persone e verso le cariche, imparano a burlarsene come se ne burlarono quelli che le co prirono e la cosa più seria diviene la più ridicola. D’ altra parte gli amministratori a’quali non viene cosi a mancare mai il prelesto per lasciare il posto, non provano alcun timore, anche se la barca naviga in mare procelloso, poiché quando veggono che i marusi sono bene alti e minacciano il naufragio, mandano le dimissioni, se ne vanno e lasciano agli altri di raccogliere la eredità. Di qui recriminazioni, svesciamenti, odi, partiti che non avrebbero ragione di esistere e conseguenza di tutto ciò.... il danno della amministrazione lasciata la maggior parte del l’anno in mano a gente o che sta lì per andarsene o che è appena venuta. Anche a questo inconveniente gravissimo parci si potrebbe metter riparo, e vi ab biamo accennato altra volta, confutando un articolo dell’egregio signor Salandra; ed il rimedio sarebbe questo: I rinunciatarii sono per cinque anni ine leggibili alla carica dalla quale si sono dimessi.
II
Questi provvedimenti, cui sopra abbiamo accennato dovrebbero servire a migliorare le condizioni ammi nistrative de’ Comuni, e questo miglioramento in fluirebbe senza dubbio a vantaggio anche delle fi nanze comunali, le quali più specialmente si dovrebbe curare, per mezzo di una bene intesa riforma tri butaria.
I Comuni ritraggono le loro rendite da 14 cespiti: rendite patrimoniali, — diritti di pedaggio, dazi di consumo; — tasse sulla occupazione di spazi pubblici; — tassa sulle fotografie, — sulle pigioni, — di famiglia, — sul bestiame, — sugli esercizi e rivendite, — sulle insegne, — sulle vetture, — sui domestici, — sui cani, — e sovraimposte sui terre o e fabbricati. Orbene: se noi leviamo le rendite patrimoniali, il dazio consumo e la sovraimposta sui terreni e fabbricati, troviamo che dei 40 0 milioni circa, che costituiscono l’entrata dei Comuni italiani, soli 35 milioni rappresentano tutte le altre imposte. Ecco un lato molto importante dal quale deve essere esaminata la cosa, lato che ha grande connessione con tutto quanto si è detto nel capitolo antecedente. Rendite patrimoniali, dazio consumo, e sovraimposte sono tre cespiti per r i scuotere i quali i Comuni non debbono compilare i ruoli di contribuenti. E siccome il compilare i ruoli dei contribuenti, per tasse, solo comunali, cos'ituisce per una Giunta e per un Consiglio un alto che ri chiama contro di essi non solo la impopolarità delle masse, ma la inimicizia dei notabili, che vengono tassati, così i Comuni si astengono il più possibile dall’ applicare quelle imposte o, se debbono farlo, onde obbedire alla legge 1874, ed ottenere In sana toria per sorpassare il limite legale delia sovraimposta, lo fa anno in modo inefficace, illusorio !
Egli è ben vero che questo numero infinito di imposte oltrecchò gravare i contribuenti, li inasprisce per la molteplicità delle somme, ma è d’altra
parte vero che il Comune, pur ritraendo parte delle proprie rendite dalle sovraimposte o dai dazi, do vrebbe completarle con una tassa sua speciale, sug gerita dalla stessa natura e dalla stessa funzione del- i’ ente : la tassa di famiglia. — Questa imposta per quanto impopolare, è destinata, a nostro avviso, a diventare il principale cespite di entrata dei Comuni, sia perchè si presta mirabilmente ad un’ equa appli cazione, quando sia tutelata da opportune norme e guarentigie, sia perchè non ha, come il dazio di con sumo, il grande inconveniente di essere di costosis sima percezione.
E la riforma dei tributi comunali che presto o tardi dovrà farsi, avrà certamente per base questa od altra simile inposta, la quale soltanto può, se sag giamente applicata, 110:1 solo diventare il mezzo di
ristaurare le finanze comunali, ma sostituire anche tutte le altre piccole tasse che oggi, senza gran profitto, tormentano i contribuenti.
Discorreremo in altra occasione delle modalità, che a nostro avviso sarebbero convenienti di stabilire per la applicazione di una simile imposta comunale a i larga base, oggi non abbiamo voluto se non mera
vigliarci che un’ Assemblea di Siudaci illustri, o di illustri città, raccoltasi per argomento così grave, onde trovar rimedio ai mali che affliggono le finanze dei Comuni italiani, non abbia saputo escogitare altra sentenza se non quella clic emerge dai loro voli, di dire cioè allo Stato, povero quanto i Comuni: dateci \ dei denari !
Nello studio delle condizioni dei Comuni e nelle riforme delle loro amministrazioni avrebbero essi dovuto aggirarsi, ed allora avrebbero veramente de stata la simpatia e la approvazione di chi desidera il miglioramento dei Comuni. Ma fino a tanto che ! faranno mostra di non conoscere della parte ammi nistrazione so non quello che sa ogni più profano, dovremo concludere che le loro riunioni, le loro di spute ed i loro voti non sono, nè serii, nè pratico.'
Doli. Aktueo Jehan db Johannis.
II.
Carissimo Amico
Firenze, 24 ottobre 1879 Nella mia lettera del 22 corrente prometteva di tenerti ancora parola dei lavori del «terzo Congresso : degli Ingegneri ed Architetti italiani e più special-| mente di quelli della seconda sezione (Costruzioni
stradali e ferroviarie) e della sesta (Geodesia, To pografia ed Ingegneria applicata all’ Agricoltura). Ugni promessa è debito : eccomi pronto a pagarlo.
La seconda sezione venne presieduta da quel va lente ingegnere che è il Cav. Bignami-Sormarii Emilio | di Milano, l’iniziatore nel seno di quel collegio dei congressi irnstri e quindi una delle persone a cui più devesi lo sviluppo dell’ opera sociale. A Vice presidente venne chiamato l’egregio Comm. Rocco Ferdinando, ispettore del Genio Civile in riposo e ¡ ispettore delle opere pubbliche del Municipio di Na
IL 3° CONGRESSO DEGÙ ARCHITETTI ED INGEGNERI ITALIANI
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poli. Alla loro benevolenza debbo se, senza alcun merito speciale, io presi posto nell’ufficio di segre teria di detta sezione e qui pubblicamente li rin grazio della fiducia che essi ed i colleglli vollero accordare a me, davvero povero accolite.
Tacerò di quei quesiti che per assenza del pro ponente e per altra qualsiasi ragione non poterono essere svolti raccomandando soltanto alla commis sione ordinatrice del futuro congresso di pregare i proponenti dei quesiti di appoggiarli con una me moria, sia pur breve ma preferibilmente a stampa, per indicare quali criterii ispirarono la loro proposta. Passerò invece a quei quesiti ohe vennero amplia mente discussi e trattati.
Più importante fra questi si presenta quello delle ferrovie economiche, dal Ministro dei Lavori Pub blici più specialmente raccomandato nel suo discorso, e che tanto interessa il paese per le prossime co struzioni ferroviarie, già approvate dalla rappresen tanza nazionale. Il quesito, proposto dai signori in gegneri Loria Leonardo (del collegio di Milano) e Florio Giuseppe (del collegio di Napoli), era così concepito :
« Determinare i principi fondamentali a cui do vrebbe informarsi una legge sulle concessioni delle ferrovie economiche e dei Tramways. »
La discussione venne davvero ampliamente svolta e sostenuta da valentissimi ingegneri, fra i quali mi è grato ricordare i signori Fiorio, Scoccherà, Cri stalli, Comm. Amato e Comm. Protette, l’autore ben noto della nostra ferrovia Porrettana, francese per nascita ma ormai per lunga consuedine di anni e per servigi resi al paese e per mente e per cuore italiano.
Si parlò dei tramways, delle ferrovie a scarta mento ridotto e di quelle propriamente dette eco nomiche.
Riguardo ai primi, la sezione, tenendo molto ■conto delle idee svo'te dall’ ing. Fiorio e dal pro fessor Errerà, direttore dei tiam w ays di Napoli, in una sua memoria a stampa, concretava le sue pro poste tracciando le norme fondamentali cui dovrebbe informarsi una legge sulle concessioni cioè di ga rantire la concorrenza lungo la stessa linea o sovra altre parallele alla società concessionaria, di ob bligare il terzo dei comuni interessati a sottoporsi alle deliberazioni degli altri due terzi (com e prati casi in Inghilterra).
Ben si comprende che altrimenti verrebbe para lizzata l’ azione della società concessionaria, alla quale più diffidente si volgerebbe il capitale. R i guardo però alla concorrenza delle linee parallele mi permetto di far osservare che, se in massima dessa non è ammissibile, la legge dovrebbe, a mio parere, lasciare alle Province ed ai Comuni la fa coltà di accordare le parallele iu determinati casi allorché cioè il traffico sia di tale importanza da permetterne l’esercizio senza danno della prima con cessionaria, la quale non potesse per ragione di m a teriale impotenza forse corrispondere a tutto il traf fico regionale. —- In Lombardia abbiamo esempio di linee parallele, ferroviarie, a tramways e navi gabili, simultaneamente esercitate con largo com penso dovuto alla straordinaria ricchezza ed impor tanza della regione.
La seconda sezione trattò pure dei regolamenti tecnici che dovrebbero applicarsi nella costruzione ' e nell’esercizio dei tramways discutendo
amplia-mente le norme riflettenti la posizione delle rotaie relativamente al piano stradale, la planimetria e pendenza delle linee, la velocità dei convogli, le regole di polizia stradale, elementi tutti di cui si tenne conto nell’ordine del giorno votato.
I tramways a trazione meccanica ed a cavalli sono, secondo me, destinati ad un’avvenire piuttosto splen dido, sia nelle remote regioni ove non penetrerebbe mai la vaporiera ordinaria sia nei sobborghi e pic coli paesi che circondano una grande città. Le fer rovie propriamente dette saranno soltanto destinate in avvenire al servizio delle grandi distanze da centro a centro importante; e rimarrà affidato ai tramways il traffico locale.
Riguardo alle ferrovie a scartamento ridotto ed economiche prevalse il concetto che si debba esten dere su vasta scala la loro applicazione nelle fer rovie di nuova costruzione, quando non sia dimo strato P imprescindibile necessità di costruirle a scartamento ordinario, e ciò perchè le spese di costruzione, di manutenzione e di esercizio siano proporzionate strettamente ai proventi che se ne possono aspettare, — In tal maniera il capitale concorrerà largamente e molte ferrovie non reste ranno un pio desiderio.
II Comm. Protche svolse il concetto che nelle ferrovie, di nuova costruzione, pure adottando lo scartamento ridotto in tutti quei casi che fosse con veniente, non si dimenticasse di tenere le curve di ampiezza sufficiente e le livellette a pendenza abba stanza dolce da potervi un giorno, volendo, appli care il binario ordinario, quando cioè le linee siansi rese abbastanza produttive e rimuneratrici.
A tale scopo egli teneva pure a calcolo i possi bili progressi della meccanica che non disperava sarebbero tali da condurre in un tempo non mollo remoto la vaporiera ordinaria anche su curve di raggio minore e di pendenza più forte di quelle cui può attualmente venire impiegata. In sostanza il Comm. Protche ci diceva ; « Non costruite addi rittura una ferrovia a curve e pendenze normali laddove volete applicare il binario a scartamento ridotto, ma stabilite una giusta misura e non ca dete nell’ estremo opposto di costruirle con tutti i criterii attualmente portati nelle ferrovie a scarta mento ridotto, come sempre dovessero funzionare in quelle condizioni, quelle linee che un dì potreb bero pei sviluppati traffici divenire remuneralriei anche riducendole a scartamento normale. — Un poco pensateci voi ed un poco ci penserà la mec canica; ciò facendo non avrete a pentirvi. Quando la linea sarà per richiedervi 1’ applicazione del bi nario ordinario la meccanica vi avrà aiutato a su perare quelle pendenze medie ed a voltare quelle medie curve colla locomotiva perfezionata. » Di tali idee venne fatto tesoro nell’ordine del giorno votato.
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gegnere Paolo Dovara, che verrà a suo tempo stampata negli atii del Congresso, e di cui l'egregio Autore fece omaggio alla sezione.
Verrò ora a parlare del quesito proposto dall’Ing. Carlo Gabussi (del Collegio di Firenze}:
« Se nelie travate metalliche non debba al ferro sostituirsi l'acciaio, specificando la qualità di acciaio che sarebbe da preferirsi. » L’ Ing. Gabussi svolse il suo tema con quella profondità di competenza e di dottrina che tutti gli conoscono e sono dispiacente dì non poter qui riportare tutti quei dati e tutte quelle cifre da lui molto a proposito citati e che vennero da me stesso accuratamente raccolti nel Processo Verbale che avrà a suo tempo pubblicità negli Atti del Congresso. Non ebbi il tempo di pren dere copia dei Processi verbali e ciò che oggi posso distendere lo debbo in gran parte alla mia memoria; quindi mi scusino coloro di cui avrò forse mal in terpretato il pensiero. Mi limiterò adunque a poche parole tanto più in considerazione che l'indole del giornale in cui questa mia verrà pubblicata non com porterebbe troppi dettagli tecnici.
L’ Ing. Gabussi parlò dei vantaggi dell’acciaio sul ferro e del moderno suo uso tracciando brevemente la storia dei ponti in ferro e notando la tendenza che si manifesta a sostituire 1’ uno all’ altro metallo, come già si fece per le rotaie coll’ adozione di quelle di acciaio, Disse che, mentre il prezzo pelle rotaie è quasi identico pei due metalli, la differenza del costo è invece sensibile peli’acciaio da ponti e ch e quindi la questione non è risoluta per ora, neppure in In ghilterra, ove però vi ha tendenza ad impiegare nei ponti metà ferro e metà acciaio adoprandosi qnest’ul- tirno nel centro delle travate metalliche e l’altro nei punti di appoggio. Citando la composizione chimica delle varie specie di acciaio ed attribuendo al mi gliore un limite di elasticità quattro volte maggiore di quello del ferro il sig. Gabussi dimostrò come per le minori dimensioni che l’acciaio richiede, e pel mi nore peso a cui consegue la minore spesa di trasporto, vi sia l’utilità (specialmente economica) di impiegarlo nei paesi come il nostro più lontani dalle ollicine di produzione. Ricordò che tino dall’ anno 1867 I Olanda spediva nelle sue colonie delle travate di acciaio e citò dati e cifre riguardanti i ponti di S. Luigi nel Missouri e di Kuilembourg (Olanda) addimostrando come nei ponti metallici a grandi travate, ad arcate e nei ponti a travate multiple si troverebbe vantaggioso l’ impiego dell’ acciaio perchè più soggetti a pressione, alla quale l’ acciaio resiste molto meglio avendo in ciò somi glianza colla ghisa. Accennò come per i ponti sospesi i fili di acciaio sarebbero preferibili perchè a parità di sezione presentano una resistenza molto maggiore di quelli di ferro.
Dopo brevi osservazioni del Comm. Protche ri guardo al modo di comportarsi dell acciaio agli agenti atmosferici e dell’ Ing. Montezemolo sulla varia com posizione chimica e sui dati tecnici esperimentali delle varie qualità di acciaio, la Sezione approvò ad una nimità il seguente Ordine del giorno, firmato Gabussi e Montezemolo :
« Stante il progresso della metallurgia, essendosi arrivati a produrre l’acciaio in grande scala ed a prezzo ognora decrescente, la II Sezione del III Con gresso fa voto perchè nelle nosUe luture costruzioni metalliche si facciano calcoli comparativi sofia con venienza di sostituire gli acciai al erro, che se li
brano maggiormente ostili sopratutto nei ponti ar cuati. »
Eccomi ora a parlarti di un altro importantissimo tema di grande attualità in Italia appunto pelle imminenti costruzioni ferroviarie. Il quesito proposto dall’Ingegnere Montezemolo Luigi di Castellamare di Stabia, era così concepito :
« Se sia conveniente d’ introdurre in Italia, per le ferrovie di nuova costruzione, il sistema dell’ arma mento intieramente metallico e, nel caso affermativo, quale sia il tipo più conveniente.
« Di più quali sarebbero le conseguenze che dal l’adozione dell’ armamento metallico ne potrebbero venire all’ iudustria siderurgica nazionale. »
Il proponente fece omaggio alla Sezione di una sua Memoria, unanimemente giudicata meritevole d’ inserzione negli Atti, in cui con chiarezza di idee e con molti argomenti e dettagli egli dimostra la convenienza dell’ armamento intieramente metallico. Egli nota come da rotaie di ferro siamo succcessiva- mente passati a rotaie di acciaio (sistema Vignole) di eguale peso e, ad onta della miglior qualità e maggiore resistenza della materia, di minor costo delle antiche rotaie, e ciò pei continui perfeziona menti dovuti alla scienza metallurgica. Si è pensato, dice egli, ad aumentare la resistenza della rotaia, a migliorare il sistema di congiunzione o delle com presse, alla maggior robustezza dei chiodi e dei butani ma non si è ancora pensato a sostituire le attuali traversine di legno, facilmente deperibili. Egli para gona l’ armamento ferroviario attualo alla statua di bronzo dai piedi di creta.
Trova poca la durata e la resistenza delle traversine di legno, di cui teme il successivo rincaro pelle di minuite foreste, molte essendone state fra noi d i strutte in questi ultimi anni specialmente per la vendita dei beni demaniali, i cui proprietari per pagare le rate ricorrevano in gran parte alla scure ed abbattevano le annose querci. Non sarebbe al certo conveniente il continuare l’ opera vandalica della d i struzione delle foreste ancora esistenti sotto molti punti di vista (e vedremo in seguito tale questione essere stata trattata nella VI Sezione del Congresso). Crede quindi che Governo e paese si debbano preoc cupare della questione delle traversine pelle immi nenti costruzioni ferroviarie e passa ad esaminare i vanii sistemi di traversine metalliche proposti nei paesi esteri ed anche in gran parte esperimentali. Dessi sono i sistemi HiIf, de Serres e Battig, Zorès, Legrand, Brunon e li confronta con un nuovo pro posto da lui stesso e che intitola Italia. Tale sistema avrebbe metri quadrati 0,623 di superficie di posa della traversina sulla massicciata per ogni metro di via mentre la media degli altri sovra citati di metri qnadrati 0,361 quindi maggiore stabilità e fermezza nella posizione, il peso del ferro per ogni metro di via sarebbe di chilg. 107,800 mentre la media degli altri di chilg. 1 2 7 ,1 6 ; il costo del primo impianto di un metro lineare di via in Italia sarebbe di L. 3 1 ,7 6 8 pel sistema Montezemolo e di L. 1 0 ,8 7 8 pella media degli altri e la spesa annuale per interesse, ammor tizzazione e rinnuovamento di L. 2 ,8 6 1 pel primo ed in media di L. 3 ,7 9 6 pegli altri. La superficie di posa poi del sistema Montezemolo sarebbe tutta piana e buona ed il ferro tutto di fabbricazione semplice e di poco valore.
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l'Ingegnere Montezemolo, solo dirò che per accu rati calcoli e giuste considerazioni l'Autore del nuovo sistema di traversine metalliche giunge a di mostrare che, adottando ad una ferrovia di nuova costruzione il sistema di armamento con lé traver sine in ferro, si otterrà molto probabilmente un’e conomia sulla spesa di primo impianto, e certa mente, anche nella più sfavorevole ipotesi, non vi sarà aumento di spesa ; ma poi sulle spese annuali per interessi ed ammortizzazione dei capitali e per spese di manutenzione e rinnuovamento di mate riale si avrà un’ economia certa e valutata come ;
minimum a L. 4 50 il chilometro, ma che potrà essere notevolmente maggiore, ed anche più del doppio.
Alla seconda parte del quesito cioè :
« Quali sarebbero le conseguenze che dall’ adozione dell’ armamento metallico ne potrebbero venire al- ; l’ industria siderurgica nazionale. »
L’ Ingegnere Montezemolo risponde dichiarando che, se si adottasse I’ armamento interamente me tallico per le linee di nuova costruzione in Italia, si avrebbe un lavoro assicurato per molti anni alle officine di produzione e che, qualora (come egli certamente spera) tale armamento riuscisse all’espe rimento e venisse adottato anche nella rete attual mente esistente, si potrebbe fabbricare pure in Ita lia le rotaie di acciaio, e finalmente arrivare gra- j datamente a fabbricare i grandi ferri delle costru zioni navali e tutti gli altri che possono occorrere ! per i bisogni della nazione. Quello che ha man cato sino al giorno d’ oggi, egli dice, ed ha im pe- j dito lo svolgimento fra noi della grande industria del ferro, è la quantità di lavoro, perchè il ferro non si può assolutamente produrre in piccolo ma in grandissima scala. Venendosi ora a verificare una favorevole circostanza (la costruzione di pa recchie migliaia di chilometri se questi fossero montati coll’ armamento interamente metallico) pare che non dovrebb’ esservi altro ostacolo e che la in dustria della produzione del ferro dovrebbe facil mente sorgere a prospera vita anche in Italia.
L’ Ingegnere Mutti di Tortona, con un’ eloquen tissimo discorso, tentò di combattere la teoria del Montezemolo addimostrando come tra noi in alcune ed inesplorate valli sianvi ancora notevoli ricchezze di legname per fornire traversine e come sarebbe, secondo lui, imprudente che, con sistema di prote zionismo od altro, si tentasse di attivare tra noi la grande industria del ferro a scapito forse dell’agri coltura e delle piccole industrie agrarie che sono quelle che dovrebbero in Italia maggiormente fio rite e favorire i nostri scambi internazionali.
Il sig. Mutti dichiarò temere che, addivenendo all’ adozione della traversina metallica, l’ Italia si renderebbe tributaria anche per questa dell’ estero come lo fù fino ad ora pelle rotaie ed in gran parte pelle altre ferramenta.
La II Sezione però, persuasa del notevole van taggio di conservare le foreste ancora esistenti, per suasa inoltre della competenza dell’ Ingegnere M on tezemolo, abilissimo costruttore meccanico, e delle buone ragioni ampiamente svolte, applaudendo al concetto di sostituire la traversina metallica a quella in legname, e persuasa pure che non sia impossi bile colla nostra ricchezza di miniere lo sviluppo dell’ industria siderurgica nazionale votava un’ or dine del giorno che invita il governo ad
esperi-mentare sovra una certa scala ed in varie condi zioni il sistema Montezemolo in alcuni tronchi di ferrovia di nuova costruzione.
Ho chiuso, amico mio, e sui lavori della li S e zione non saprei che altro dirti. Parlarti di tunnel sottomarini o di ponti sullo stretto di Messina sa rebbe, per ora e chi sa per quanto tempo ancora, vagare nel campo della poesia. Per ritornare alla prosa e per non tediare di troppo tanto te che i tuoi lettori mi riserbo in una prossima, ma assai più breve lettera, di parlarli dei lavori della VI Se zione.
Intanto ricevi una stretta di mano
Dal tuo alf.mo Amico
Edoardo Vit t a.
Rivista Bibliografica
L ’ Annuario dell’ Economia Politica e della Statistica per il 1879 di Maurizio Block. — (Paris, Guillaumin e Comp., 1879).
L’ Annuario dell’Economia politica e della Stati stica pubblicato per cura dell’ erudito e solerte signor Maurizio Block, coadiuvato da un gruppo di distinti economisti francesi, s’ è meritamente acquistato una fama che può dirsi senza esagerazione universale e contiene una raccolta così copiosa di notizie e di documenti, che non può dispensarsi dal consultarlo chiunque si occupi con serio proposito degli studi di statistica e di finanza.
Col volume relativo al 1879 questa pubblicazione ha raggiunto il trentaseiesimo anno di vita e la troviamo quest’ anno notevolmente ampliata ed anche un poco aumentata di prezzo. Oltre alle consuete statistiche sociali, economiche, commerciali, industriali, agricole, finanziarie e militari della Francia e di tutti gli Stati del mondo non del tutto chiusi agli influssi della civiltà, che figuravano anco negli anni scorsi e che sono state rese sempre più estese e complete, è stato aggiunto di nuovo in quest’ ultimo volume un rias sunto del commercio esterno della Francia dal 1827 al 1876, un prospetto della situazione finanziaria dei Comuni francesi nel 1878, e varii documenti statistici concernenti la composizione della circolazione mone taria in Francia, l’Esposizione universale, l’ istruzione pubblica elementare, media e superiore e via dicendo. Dobbiamo soltanto deplorare la mancanza di una parte ohe serviva di complemento opportunismo ai volumi degli anni scorsi e forniva un rapido sguardo retrospettivo del movimento economico dell’ annata, considerato prima nelle sue linee generali, riassumendo gli avvenimenti principali di un’interesse generale per tutte le nazioni del mondo civilizzato, e quindi rilevato nei suoi dettagli mercè un sommario delle più segnalate circostanze che si erano venute pro ducendo nei principali paesi. L’ insieme dei volumi di questa collezione poteva per tal modo offrire una cronaca completa, utile a consultarsi da chiunque tiene dietro allo svolgimento economico dei nostri tempi, e vogliamo sperare che negli anni venturi si penserà a riprenderne la serie ed a colmare la lacuna lasciata nel volume del 1879.
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produrre tutto intiero il contenuto, ma sfogliandone le pagine i nostri occhi si sono fermati ' sopra le notizie statistiche concernenti la città di Parigi ; questo Stato nello Stato che per la sua importanza ha nel volume una parte speciale ad esso esclusi vamente consacrata. — La cinta della città di Parigi ha un perimetro di 33 chilometri 530 m. ed ab braccia una superficie di 7 ,8 0 2 ettari con una po polazione clic ascendeva nel 1876 ad 1,988,806 abitanti. Le più minute notizie sono fornite intorno al movimento della popolazione nel 1877, intorno alle nascite, ai matrimoni ed alle diverse condizioni in cui sono avvenuti, come intorno alle morti ed alle loro cause ; vi sono insomma tutti gli elementi di uno studio demografico dei più completi. In Italia siamo abituati a vedere il numero delie morti a Roma ed in qualcuna delle nostre maggiori città superare quello delle nascile e si suole attribuire il fatto alla quantità di popolazione avventizia, or dinariamente celibe, che ha stanza nella capitale o che vi viene attratta dalle campagne e dalla pro vincia o va a finirvi la vita negli ospizi e negli ospedali. A Parigi non avviene lo stesso ; il numero delle nascite nel 1877 fu di 55,041 e quello delle morti di 47,509 e quindi l’ eccedenza delle prime sopra le seconde di 7,532. Nel decennio precedente il 1877, gli anni che dettero il minor numero di nascite furono il 1871 (3 7,410) e il 1874 (53,786) ; quelli che ne dettero il maggior numero furono il 1870 (57,586) il 1872 (56,8.14) e il 1875 (55,905). Il numero dei matrimoni nello stesso periodo mostra uua costanza sorprendente intorno alle cifre dai 18 ai 19 nula, tranne la perturbazione portata dall’ ul tima guerra che fece del 1870 e 1871 gli anni più scarsi nel numero delle unioni matrimoniali (14,657 e 12,928 respettivamente) edel 1872 e 1873 gli anni invece più fecondi nel numero di tali unioni (21,373 e 19,520). 1 due anni 1870 e 1871 dettero pure una cifra di decessi quasi doppia di quella normale cioè 7 3 ,5 6 3 e 8 6 ,7 6 0 respetivam ente ; il minor numero di decessi lo ebbero gli anni 1872 (39,650) e 1874 (4 0 ,7 5 9 ). Nel 1877 si hanno le seguenti proporzioni Ira le nascite ed i decessi ; 1,02 nascite mascoline per 1 nascita femminina; 1,16 nascite per 1 decesso; 1 ,1 3 nascite mascoline per 1 decesso mascolino ; 1,19 nascite femminine per 1 decesso femminino; 2,77 nascite legittime per 1 nascita natu rale; 1,06 decessi mascolini per 1 decesso femminino. Le finanze della città di Parigi raggiungono cifre superiori a quelle di tutti i piccoli Stati di Europa. 1 bilanci del Belgio e della Baviera non hanno certo maggiore importanza. Il preventivo pel 1879 fissava a franchi 228,4 8 5 ,5 3 6 le entrate d el- l’amministrazione municipale della grande metropoli, di cui più di uua metà sono forniti dal dazio con sumo, i proventi del quale venivano presunti a fran chi 1 2 7 ,2 3 3 ,1 8 5 ; ed in questo tengono il primo po sto i dazi forniti dalle bevande che ascesero a fran chi 5 9 ,6 3 7 ,2 5 4 nel 1877, ed a franchi 63,956,814 nel 1878. Le spese ordinarie erano stanziate in fran chi 2 23,724,547 e le spese straordinarie in fran chi 4 ,7 6 0 ,7 8 6 ; di queste somme ir. 106,345,178 sono richiesti dal servizio dei debiti municipali. N elle spese della città sono per altro inclusi alcuni servizi che fra noi gravano a carico delle finanze dello Stato o della Provincia, come le spese per la pubblica si curezza o per gii ospizi degli alienati, degli esposti, o di altri infelici assistiti dalla pubblica beneficenza.
Le imposte dirette che gli abitanti di Parigi pa gano all’ erario dello Stato, raggiungono pure una bella cifra e le troviamo classificate in un prospetto che denota il loro ammontare per ciascuno dei venti circondari in cui si divide la città. La somma com plessiva è di fr. 2 8 ,5 7 2 ,6 5 6 per l’imposta fondiaria, fr. 10,489,448 per le porte e finestre, fr. 17,784,622 per la contribuzioue personale e mobiliare che viene commisurata in base al valore locativo dell’apparta mento abitato, e fr. 4 7 ,4 25,362 per l’imposta sulle patenti. Sono insieme altri 1 01,270,000 franchi che pesano sulle spalle del contribuente parigino.
Un prospetto dettagliato denota partitamente le quantità dei vari articoli che durante l’anno 1877 hanno pagato il dazio di consumo all’ introduzione nella cinta della città, ed una statistica alimentaria contiene le quantità dei prodotti alimentari che sono stati venduti all’ingrosso nei mercati centrali ed il prezzo medio resultante dalle vendite all’ incanto di ciascuno di questi prodotti.
Il prezzo medio della farina è stato nel 1877 di fr. 4 2 ,1 5 c. il quintale. Poiché 100 chilogrammi di farina producono in media 1 50 chilogrammi di pane e le spese generali di panificazione possono esser valutate a 10 franchi 20 centesimi per ogni 100 chi logrammi di farina, il valore del chilogrammo di pane di prima qualità, il solo che sia venduto in Parigi, può esser calcolato in media durante l’ annata a franchi 0,4025.
La beneficenza pubblica a Parigi ha il grembo molto ampio e solo nei servizi puramente ospedalieri il suo bilancio provvede ad un’intera popolazione di non meno che 113,559 persone, delle quali 65,089 sono ricoverate o soccorse dagli ospedali generali, 20,271 dagli ospedali speciali per gli adulti, 9 5 1 6 dagli ospedali speciali per i fanciulli, 2650 nella Casa di salute municipale, 5 ,5 6 8 negli Orfanotrofi, Brefotrofi e altri asili per fanciulli, 8 ,0 2 3 in ospizi per la vec chiaia e per gl’ incurabili, 11,857, nelle Case di ri covero. Se poi si aggiungono le persone che più o meno direttamente conseguono suss’di anco a domi cilio sopra le spèse della pubblica beneficenza e gli stabilimenti che vengono mantenuti per conto del dipartimento della Senna, si giunge ad una totalità di persone soccorse che viene calcolata in numero di 340,917. Ai bisogni di un cosi gran numero di persone fa fronte un bilancio le cui previsioni pel 1879 ascendevano a fr. 29,995,518, dei quali fr. 12,068,700 sono forniti dalla città di Parigi, fr. 5 ,5 1 3 ,0 0 0 sono il prodotto di alcune imposte e proventi specialmente attribuiti alla pubblica beneficenza; cioè: un diritto a favore degli indigenti sopra il prezzo dei biglietti d’ ingresso agli spettacoli, ai balli ed ai concerti che frutta fr. 2 ,7 2 8 ,0 0 0 ; il provento dèli’ amministrazione dei Monti di Pietà e dei pegni caduti in prescrizione che getta fr. 4 7 5 ,0 0 0 e il prodotto delle concessioni di terreno nei cimiteri che ne da 310,000. Il rima nente poi è provveduto dalle rendite del patrimonio proprio degli stabilimenti di beneficenza, dai lasciti dei privati e da alcuni proventi dell’ amministrazione.
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ascesero a fr. 18,763,796 in cui sono compresi fr. 3 ,239,340 sborsati per acquisto di rendite sullo Stato per conto di 3,537 depositanti ; il numero dei rimborsi fu di 90,113. Il debito totale della Cassa .per depositi nell’ ultimo giorno del 1877 si elevava a fr. 47,276,192 di fronte a 273,000 depositanti. Seb bene questa somma non sia molto ingente pure essa manifesta attualmente una rapida tendenza all’aumento, poiché soltanto tre anni innanzi cioè al primo gennaio 1875 i depositi raggiungevano solo la somma di fran- 37,800,000 ed il numero dei depositanti la cifra di 232,392.
Fra i nuovi clienti acquistati dalla Cassa nel 1877 fi gurano 19,037, opera; che vi hanno versato fr. 2,095,369 fra cui hanno parte principale gli operai occupati nella fabbricazione di oggetti per vestiario tanto per numero quanto per l’ ammontare dei depositi; 2,186 maestri di bottega con un credito di fr. 209,409, fra cui la parte principale sì per numero che per somma de positata spetta ai negozianti di prodotti alimentari; 5,525' domestici con fr. 751,725 di versamenti, fra cui hanno una grande preminenza i cuochi che con tano assai più della metà del numero e dell’ ammon tare delle somme versate; 4681 impiegati col credito di fr. 490,581 fra cui figurano primi per numero e per ammontare dei depositi i commessi di negozio; 1661 militari che hanno versato fr. 101,709 fra i quali quelli appartenenti all’ amministrazione ed al servizio sanitario rappresentano per numero i 3[o; ma i due terzi della somma è per altro dovuta a quelli addetti al servizio della polizia parigina; 1290 per sone appartenenti a professioni diverse liberali eco. che hanno versato fr 100,041 in cui hanno parte principale per numero e per somma le persone ad dette all’ istruzione; finalmente 761 persone viventi di rendita e che hanno aperto un credito di fr. 138,337. Dei 56,281 nuovi depositanti si contano 15,802 ma schi e 10,676 femmine ; questa disparità fra i due sessi in un tempo in cui il lavoro e l’ industria tendono sempre più ad offrire alle donne una mercede rimuneratrice devo attribuirsi ai vincoli che le leggi impongono alla donna maritata per la disposizione dei più piccoli capitali ancorché siano per essa il prodotto della sua industria e del suo lavoro per sonale. Un progetto di legge fu presentato alle Ca mere francesi nel 1875 calcato sopra l’ esempio della legislazione inglese ed inteso a derogare al principio troppo rigido del Codice civile permet tendo alla donna maritata di prelevare un rispar mio sul suo proprio salario senza bisogno del con corso e dell’ autorizzazione del marito; ma questo progetto e stato lasciato dormire come spesso a v viene, in Francia e da noi, delie disposizioni che per quanto provvide non siano adatte a suscitare le passioni e gl’ intrighi di partito. Sono stati autoriz zati nel 1878 a fare le operazioni per conto della Cassa di Risparmio di Parigi 21 officii postali dei dintorni della città e I’ esattore delle imposte del Comune di Montreuil e quello del comune di Cre- teil e Maisons-Alfort.
La statistica della città di Parigi contiene ancora numerose notizie intorno ai teatri, alle passeggiate, alle esposizioni artistiche, agli affari trattati dal Tri bunale di commercio, alle costruzioni e demolizioni operate nella città, agli incendi, all’ illuminazione a gaz, al servizio degli omnibus dei tramways e dei battelli omnibus sulla Senna, fra eui il lettore tro verebbe curiosi dettagli che i limiti di questo arti
colo non ci consentono di riprodurre. Aggiungere mo soltanto che il consumo del gaz nel 1878 è asceso ad un volume di 21 1 ,9 4 9 ,5 1 7 metri cubi dalla cui vendita l’amministrazione ha ricavato fran chi 54,025,228.
Il numero dei lampioni destinato all’ illuminazio ne pubblica della città e della sua cinta è di 45,004 ed il dividendo che la compagnia ha distribuito in franchi 85 per azione è stato superiore a quello di tutti gli anni precedenti. Questi dividendi dall’ epoca della fondazione della Società nel 1855 sono andati aumentando d’ anno in anno con una progressione quasi costante. Dopo il 1869 i benefizi della So cietà superarono 12,400,000 fr. ed essa dovette ai termini del contratto dividere l’ eccedente di tal somma con la città di Parigi. I benefizi netti nel 1878 hanno oltrepassato la cifra di 34 ,2 0 0 ,0 0 0 franchi e la somma divisa fra la società e la città di Parigi è stata dunque di 18,800,000 franchi. Fortunata in trapresa ! E fortunata città che può dar vita a sif fatti prodigi !
M E S S O DEI SINDACI ITALIANI IN TORINO
Il 27 ottobre ebbe luogo in Torino nella sala del Consiglio comunale l’ annunziala adunanza dei sin- daci dei Comuni italiani invitati dal sindaco di T o rino comm. Ferraris a tenere una conferenza pro- secutoria di quelle del 7 e 8 aprile u. s., intorno ai servizi e ai tributi comunali.
Alle 10 1(2 circa erano intervenuti 52 sindaci dei municipi seguenti :
Alessandria — Bricherasio — Biella — Berga mo — Bologna — Carie — Como — Cesena — Cairo Mont. — Chivasso — C hieri— Cuneo — Ca- pannori — Cassine — Casale — Domodossola — Ferrara — Possano — Genova — Guastalla — Ivrea — Livorno — Lucca — Moncalieri — Man tova — Milano — Mondovi — Novara — Napoli — (sindaco ed assessore) — Padova — Pavia — Parma — Pisa — Piacenza — Porto Maurizio — Roma — Reggio Emilia — Savigliano — Susa — Saluzzo — Vercelli — Varallo — Vigone — V e rona — Villafranca Piemonte — Venezia (sindaco ed assessore) — Verolengo — Veneria — V icen za — Voghera — Varazze — Savona.
La presidenza era rappresentata provvisoriamente dal comm. Ferraris. Il quale aprì la seduta leg gendo la relazione seguente :
Onorevoli Signori e Colleghi,
Concedetemi che a Voi, qui convenuti in così gran numero, io ripeta i ringraziamenti che già ebbi a porgere a quelli che risposero al primo invito.
In nome di tutti i miei colleglli del Municipio e della popolazione, vi dico : Siate i ben arri vati !
Nella prima adunanza tenutasi alli 7 ed 8 aprile ed alla quale intervennero i rappresentanti di 1 5 Mu nicipi, venne adottata la seguente Risoluzione:
L’Adunanza
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« Riservale alle leggi generali o speciali intorno agli organici dell’ Amministrazione centrale e delle Amministrazioni provinciali e comunali, le queslio- ni che vennero sollevate e discusse nell' Adunanza, tanto per riguardo alla contabilità comunale quanto ai punti, se, e come possa, e debba, per legge, provvedersi intorno all’ attribuzione ed alla separa zione, rispettivamente, dei servizi e dei cespiti d’en trata ;
« Ritenendo però che i Consigli comunali e pro vinciali, quando sollevati od alleggeriti da servizi non evidentemente locali, e reintegrati nei loro ce spiti naturali d’ entrata, allora, e ciò mediante, si troveranno posti in grado di commisurare, più ri gorosamente, le spese ai mezzi ;
« E che, proseguendo nello scopo di ristabilire un giusto equilibrio tra le spese ed i mezzi, si po trà, del pari, con opportuni temperamenti, provve dere anche ai Comuni nei quali predomina la parte rurale.
JÈ di -voto :
I o Sia conforme ai principii organici del nostro diritto pubblico interno ed all’ equità, il non di strarre e quindi il reintegrare, se non in tutto, al meno in parte, a favore ilei Comuni quei cespiti d’ entrata che sono, di loro natura, eminentemente comunali, cioè: Sovrim posta sulle contribuzioni dirette -— Dazio di consumo.
2° Debbasi conseguentemente ampliare I’ attri buzione, già fatta coll’ articolo 16 delia legge 23 giugno 1877, n° 3 9 0 3 , di una quota dell’ imposta di ricchezza mobile.
3° Venga la tassa governativa del dazio con sumo limitata alle bevande ed alle carni, in confor mità della prima legge organica 3 luglio 1 8 6 1 ; e la tassa medesima sia convenientemente ridotta
nella quantità e riordinata nel suo assetto;
Con facoltà ai Comuni d’ imporre tasse addizio nali sulle bevande e sulle carni, con che non ec cedano mai la principale ;
Mantenuta ai Comuni la facoltà d’ imporre anche dazii sopra le altre materie, in conformità delle legge attuali.
4° Debbano questi voli, da comunicarsi ai ri spetti Consigli comunali, essere poi presentati al Parlamento ed al governo del Re, in quei modi che saranno ulteriormente concertati; e col con corso di tutti quei Municipi che crederanno di farvi adesione.
Questa risoluzione, secondo I’ incarico avutone, era comunicata, oltre al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro delle finanze, in parte nel mese di maggio immediatamente successivo, ed in parte nei mesi successivi, a molti municipi ; con qualche maggior larghezza ai Comuni coi quali que sta sede ha più strette attinenze, comprendendo poi nell’ invio tutti gli altri, che si conoscevano o si presumevano dover essere aderenti.
Dalle comunicazioni, che furono 143, si ebbero 138 risposte adesive, fra cui 24 di capoluoghi di provincia e 42 di capoluoghi di circondario.
Fra le adesioni, alcune od indicavano nuove m o dalità o facevano avvertenze.
Mentre il Consiglio comunale di Venezia confer mava la già data adesione, quello di Treviso, pure associandosi in massima, accennava in genere a
ri-serve per le condizioni speciali, non però dichiarate, in cui versassero i comuni delle Provincie venete. Altri esprimeva il voto che lo Stato lasciasse ai Co muni l’ intiero dazio sulle bevaude e sulle carni (Reggio di Calabria); sarebbesi anche espresso il voto che gradatamente venisse restituito ai Comuni l’ esclusivo diritto di percepire il dazio-consumo (Aquila); non mancò anche l’ opinione di chi mo strava aver poca fiducia nelle misure proposte dalla risoluzione, se non venisse contemporaneamente ri formato f organico generale dell’ Amministrazione dello Stato ed il sistema tributario, specialmente colla perequazione fondiaria (Udine).
In questo frattempo, nella tornata del 28 mar zo 1879, era stato presentato alla Camera legisla tiva, non però conosciuto se non assai tempo dopo, un progetto di legge per la riforma del dazio con sumo.
1 principii a cui si informava quel progetto sa rebbero i seguenti :
Confermata l’avocatoria allo Stato, dei dazi di con sumo sulle bevande e sulle carni ;
Facoltà ai Comuni di stabilire dazi addizionali
sui prodotti soggetti a dazio di consumo a prò dello Stato, purché non eccedenti il 50 per cento del da zio governativo eccettuatine però gli spiriti ed i liquori, esclusivamente riservati allo Stato;
Continuata facoltà ai Comuni di stabilire dazi di consumo locale sopra alcuni prodotti determinati in annessa tabella, con limiti del massimo del dazio ; con dichiarazione che nei Comuni dove la tariffa in vigore sulle farine fosse inferiore al detto mas simo, si potesse mantenere nella somma attuale, quando vi concorrano speciali circostanze ;
Distinzione dei Comuni in tre classi: nella prima i capoluoghi di provincia con popolazione supe riore ai 23 mila abitanti; nella seconda i Comuni aventi una popolazione superiore a 10 mila abi tanti ; nella terza tutti gli altri ;
Chiusi tutti quelli superiori a 6000 abitanti ;
aperti tutti gli altri ; la classificazione a farsene per Regio Decreto, con facoltà di talune eccezioni.
Facoltà riservata ai Comuni di abbonarsi col go verno per la riscossione dei dazi di consumo riser vati allo Stato.
La tariffa è graduata secondo le tre classi, con aumento sopra le bevande.
Su questo progetto vi furono studi, vi furono di scussioni nella stampa ; non però ancora preavviso di Commissione parlamentare; gli studi e le con troversie tanto sul sistema come sulle modalità e sugli effetti.
L’ on. Ministro che propose quella legge, aveva risposto colla massima riserva alla comunicazione che gli era stata fatta dei propositi dell’ adunanza; pure accennandone lo scopo, il quale fosse di stu diare e discutere i mezzi da proporre al Governo che valgano a mitigare la gravezza dei carichi da cui sono oggi colpiti i Comuni italiani.
Sono però dall’ altro canto presenti a tutti voi, e le proposte e le discussioni che tendevano a lim i tare nei Comuni la facoltà di spendere col sotto porre a speciali norme e cautele la facoltà d’ im prestiti.