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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.06 (1879) n.290, 23 novembre

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G A Z Z E T T A S E T TIM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE. INTERESSI PRIVATI

Anno VI - Voi. X

Domenica 23 Novembre 1879

N. 290

L ’ APATIA DEGLI ITALIANI

È un argomento uggioso cotesto che vorremmo non dovesse mai trovar luogo in un periodico, che, come il nostro, è destinato a discutere le grandi quistioni economiche, ed a segnalare ogni miglio­ ramento che si verifichi nel campo dei fatti, ogni progresso che avvenga nel dominio delle idee.

Eppure vi sono delle circostanze in cui anche contro voglia è d’ uopo lasciare che esca libera dalle labbra una acerba parola, in cui è carità di poter dire schietta la verità, per quanto a prima giunta essa possa parer dura e di soverchio severa.

E questa verità, il nostro lettore l’ ha indovinato, sta nel titolo del presente scritto: gli italiani della giornata sono apatici, sono indifferenti ai più gravi interessi del loro paese; maestri a tutti nel bronto­ lare, abbastanza tenaci quando trattasi di demolire, essi non sanno, non vogliono muoversi quando il farlo a tempo salverebbe i loro interessi; simili ai mussulmani, dinanzi alla rovina che avanza, incro­ ciano le braccia ed aspettano, aspettano la manna celeste, aspettano I’ intervento del Dio^Stato, quando sarebbe tanto naturale di muoversi, d affannarsi nel- l’ opera del salvataggio. I loro padri per un interesse commerciale e marittimo scendevano in campo, ar­ mavano galee, mandavano fanti e cavalli ad appoggiare le domande dei loro legati, pronti ad insanguinare i mari, e devastare le terre per conseguire un pri­ vilegio, per allargare un mercato, per proteggere un fondaco. I figli cianciano nei comizi, intrigano nelle assemblee, lordano a risme la carta per sfogar bizze partigiane o per dimostrare che i progressisti val­ gono meglio dei conservatori, o questi di quelli, e in quanto a! resto, in quanto ai bisogni della na­ zione, alle sue finanze, alle sue colonie, ne parlano, ne trattano, ne discutono anche, ma come d’ argo­ mento a lode o a biasimo politico, non mai come esordio a saggie riforme, a provvedimenti efficaci.

È così che da vent’ anni, quanti ne sono passati da quel giorno avventuroso in cui il Piemonte, la Lombardia, la Toscana, i Ducati uniti insieme for­ marono il primo nucleo della gran patria italiana, si perde il tempo, si logoran forze, si disperdono semi fecondi senza costrutto, senza resultato. Sono vent’anni e non si è bonificato un ettaro di terra italiana, non si è piantato un bosco sui monti, non si è irrigato un campo, aumentata d un centesimo la fertilità media dei nostri terreni.

È bensì vero che con una periodicità costante nelle aule legislative ha risonato la voce di qualche melanconico, il quale mirando la povertà di questa nostra penisola ha inneggiato all alma parens fra

-gum, ha ricordato i tempi felici in cui l’Ausonia era granaio del mondo. Ma questi amori platonici, i pochi articoli di qualche giornale, le declamazioni di qualche tribuno, non bastano a ridonare alle no­ stre zolle i fosfati che hanno perduto, non bastano a regolare il corso dei fiumi, sicché l’onda sia sor­ gente di vita, non solamente di desolazione e rovina, non bastano a trattenere i coloni che la miseria caccia lontani, fa disertare gli ingrati colti del no­ stro paese.

A vevano una marina mercantile attiva, audace, economa che portava la bandiera d’ Italia dalla rada di Mandaley alle sponde d’Australia, dalle coste di Barberia alle incantevoli rive del Piata. Le crisi economiche, la rapida sostituzione i.el vapore alla vela, un i n fiacchi mento nelle antiche virtù del ma­ rinaro italiano l’ hanno avvilita, l’hanno in gran parte distrutta, e noi abbiamo assistito, diremo me­ glio assistiamo tranquilli a questa rovina che rap­ presenta pel nostro bilancio tanti milioni perduti, pel nostro onor Nazionale una sconfitta dolorosa ; senza chiederci se la sentenza che la condanna sia proprio inappellabile se la tenace volontà d un popolo non possa vincere tanta concordia di casi contrarii.

Mancavamo d’industria in paese, eravamo tribu­ tarli dello straniero in ogni manifattura dal tessuto di cotone, al broccato di seta, dalla macchina pode­ rosa di Stephenson a quei delicati congegni che ne danno l’esatta misura del tempo; i nostri ferri del­ l’Elba andavano a farsi lavorare in Inghilterra od in Francia per tornarci poi ridotti in sbarre, o fog­ giati a rotaje di strade ferrate; le nostre sete di Lombardia, e dei Ducati passavano I Alpi per^ otte­ nere cittadinanza a Lione e ripassare poi un altra volta la frontiera tramutate in ricchi drappi. Venti anni sono passati e in essi non abbiamo fondato uno stabilimento metallurgico, non abbiamo accresciuto il numero dei nostri telai; se un cambiamento vi è stato, fu a danno, non a vantaggio nostro.

Avevamo colonie ricch e, operose, potenti in Egitto, a Tunisi, al Piata; a migliaia i nostri con- ciUadini aveva trasferito colà le loro tende e colla loro attività, col loro lavoro, colle abitudini frugaji della loro razza eran riusciti ad accumular capitali, ad acquistare influenza, a render grande e temuto il nome d’ Italia.

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o quando se l’ebbero e vollero farne prova, mal o quasi mai bau trovato ohe parlamento o ministri fossero disposti ad appoggiarli. — È così che in Egitto dove eravamo i primi, dove i nostri consoli avevano pienezza di giurisdizione e i nostri conna­ zionali autorità grandissima, oramai si mutati prìn- et pii ed ordinamenti, si stringon patti, s’impone un sistema, senza che il nostro voto sia chiesto, o pre­ ponderi ; c’insidia a Tunisi la Francia ; al Piata, dove in mezzo agli orrori d’una guerra tremenda, ogni Stato ha flotta, ha cannoni per proteggere i proprii sudditi, non ve ne ha un solo o ve l’ha da poco l’Italia che pure va altera colà del più gran numero di esercenti d’industrie e commerci.

E queste cose si sanno e ne parlan di quando in quando i giornali, ne levan lagnanze quanti amano sinceramente il paese, eppure non si vede mai che a queste lamentele tengati dietro i provvedimenti, che al male vengan dappresso i ritnedii. Un peso enorme di tasse ci grava, strozza le più felici inizia­ tive, rende languidi e rari gli affari, eppure mai si pensa sul serio ad alleggerirle, cominciando, come logica vorrrebhe, dal diminuire le spese. Se una ri­ forma si promette, o si tenta, puossi esser certi che è fantasmagoria, che è arte politica, che è riforma che si risolverà nell’ aggravio di altri tributi, ed in­ tanto fra le esigenze del fisco e la povertà generale, le industrie menai) vita stentata, o intiSichite, si muoiono.

I Comuni, spinti improvvidamente sulla via dei grandi dispendii, e poi privati d’ nn tratto delle loro maggiori risorse, Itati dovuto, coll’aumento del dazio consumo, con le imposte locali, colle enormi sovrimpo­ ste, pesare sui loro annuii 'strati, rendendone illiicile e dura la vita. Con questo si sono elevai i prezzi della mano d’ opeca, e questa elevazione fu un nuovo colpo per l’ indos ria, la cui sola eventualità di esi­ stenza era la modesta rimunerazione del lavoro in 1 tu Jta.

Necessità imprescindibili, amiamo riconoscerlo, han costretto il Governo a decretare, or sono più che tredici nitrii, il corso forzato della carta moneta, ma quale danno è venuto al paese da questo decreto! Con un bilancio commerciale come il nostro, peren­ nemente sfavorevole, I’ aggio dell’ oro, o meglio il deprezzamento della carta è venuto anno per anno aumentando, o colle sue oscillazioni Ira l’8 ed il 13 per cento, ha seguito una perdita annua rilevante, enorme, che la Convenzione monetaria, o gli altri trovati dell’ on. Doda, per fermo non basteranno a riparare.

Ma quello che ci impensierisce, e diciamolo schietto, che ci impaura, non è, ancora lo ripetiamo, il peso enorme d’ imposte, il corso forzato, la povertà dei Comuni; non è il traffico languente, non sono le in­ dustrie semispente, o l’ indebolimento delle nostre colonie; quello che ci impaura è l’indifferenza degli italiani dinanzi a tutte queste sventure, la loro apatìa ! di fronte a questi problemi.

La questione economica non ha per essi impor- ! tanza; ne cianciano al caffè mentre i mali si per­ petuano, diventano eterni. L ’ Italia si copre di as-

j

sociazioni progressiste e costituzionali; si almanacca intorno alla creazione d’ un nuovo partito; fan ca­ polino i conservatori; i clericali pensano a camuf- ' farsi col figurino ideato dal padre Curci, ma a scor- I rere i mille giornali della penisola non si incontra ì mai l’ annunzio che una società sia sorta per lo studio

e per la soluzione ilei problemi economici, che si faccia privatamente una inchiesta, si analizzino le cause d’ un fenomeno, si tenti di migliorare un ar­ ticolo di produzione nostrana.

In questo sta ¡1 vero danno, io questo il pericolo pel no­ stro paese. None nella povertà presente, non nei flagelli che ci lacerano le spalle in questo- momento che sta la sede dei mali d’ Italia. Questa sede, o meglio la sor­ gente di questi mali è l’apatìa dei nostri connazio­ nali, è la calma con cui tniran l’ acqua salire e non pensano a correre arditi alle pompe per lavorare alla comune salvezza. Finche questa apatia non sarà vinta, finché l’ indifferenza non cesserà d’ essere la nota caratteristica della nostra razza, torneranno vani i lar­ ghi raccolti, non daranno frutto gli anni felici, im pe­ rocché l’ avvenire appartiene soltanto agli uomini forti, che sanno dedicarsi ai pensieri severi, sanno con­ sacrare la mente a questi gravi problemi del mondo morale.

L’AGITAZIONE F8A GLI OPERAI IN FRANCIA

(Continuaz. e fine vedi num. 289)

li

Nello studiare l’ indole del movimento socialista in Francia è d’ uopo notare due diversi gruppi e due diverse tendenze distinte profondamente T una dall’ altra, spesso anche in antagonismo fra loro, ma che più spesso ancora si trovano frammiste e colle­ gate in un comune concerto, cercando l’ urta di ri­ volgere a proprio profitto le intrapreso che I’ altra organizza.

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23 novembre 1879 L’ E C O N O M I S T A 739

L ’ altro gruppo è quello dei rivoluzionari, il cui scopo precipuo è il mutamento delle basi politiche su cui poggia la società, educati alla scuola chia­ mata dei neo-hebertisti, depositaria delle tradizioni del 1795, ispirata un tempo dal Blanqui, ed il cui nucleo è formato da giovani appartenenti per la più parte alle professioni liberali, poveri, spostati e mal­ contenti.

La gran massa degli operai che formano i gregari dell’esercito socialista, si lasciano dirigere ciecamente ed indilferentemente dall’ uno o dall’ altro di questi gruppi, secondo che l’ uno o l’ altro riesce a catti­ varsene l’ animo e a solleticarne le passioni. Il se­ condo di essi, meno numeroso, ma più istruito, più compatto e più clamoroso, e quindi più influente del primo, sa più facilmente conseguire un tale in­ tento; talvolta quello si pose di fronte a questo in attitudine di acerbissima guerra, così ad esempio, i

neo-hebertisti contrastarono vivamente la creazione

dell’ Internazionale temendo un pericoloso diversivo ed una dispersione delle forze del partito rivoluzo- nario, ed al primo congresso di Ginevra, inviarono, coll’ incarico di mettere a soqquadro l’ assemblea, agenti provocatori, che poco mancò non fossero fatti saltare dalle tineslre della sala. In generale per altro i rivoluzionari trovarono più utile e più comodo va­ lersi ed impadronirsi dell’ agitazione promossa dagli altri, come avvenne appunto dell’ Internazionale, di cui essi in seguito si fecero i capi.

Leggendo il resoconto dei tre Congressi operai che sono stati tenuti in Francia in questi ultimi anni, il primo a Parigi nel 1876, il secondo a Lione nel 1877 e l’ ultimo a Marsiglia nelle decorse setti­ mane, si può scorgere facilmente che i rivoluzionari sono sempre andati acquistando maggior terreno in ciascuno di essi e sono sempre meglio riusciti a di­ stogliere la discussione dal campo delle questioni economiche per rivolgerle verso le più insensate rivendicazioni politiche e sociali. In questo stesso terreno le sonore declamazioni sono andate spingen- geudosi ad un tuono, sempre più esagerato, poiché come è b ;n naturale nella gara intesa a cattivarsi l’attenzione ed a scuotere la fibra della moltitudine, alfine di acquistare su di essa un’ ascendente sicuro, il premio spetta a colui che sa presentare i concetti più immaginosi, cioè più grossolani e più esagerati, e tutta l’arte consiste nel fare apparire sospette o retrive le ideo di coloro che hanno preceduto nella lizza. Gli apostoli più radicali della rivoluzione, conio il Blanqui, hai.no trovato altri più avanzati di loro, che a Marsiglia li ha trattati di reazionari ipocriti, opportunisti ed ingannatori.

Il progetto di questo Congresso fu concepito dopo il ritorno dei sindacati operai dall'Esposizione di F i­ ladelfia. La Camera dei Deputati votò in quella cir­ costanza un credito per inviare una rappresentanza degli artigiani francesi alla Mostra internazionale affine di studiare la condizione sociale dell’ operaio americano, incaricando le Camere di Commercio di designare i nomi dei delegati. Le Camere sindacali degli opera , offese che non fosse affidato a loro un tale compito, risolvettero di protestare contro i fa­ vori officiali che ricordavano quelli platonici e or­ mai screditati del governo imperiale, organizzando una spedizione a loro spese e innanzi che i dele­ gati ufficiali fossero ancora designati quelli liberi partivano già alla volta del continente americano. Il movimento così destato fra le Camere sindacali

dette origine ed impulso all’idea di riunire un Con­ gresso di operai e la somma a tale scopo necessaria fu presto raccolta mediante offerte volontarie. Nelle dieci riunioni del primo Congresso di Parigi, testi­ moni imparziali attestarono che i rappresentanti avevano dato prova di un contegno calmo e digni­ toso, quale può convenire ad ogni assemblea savia e deliberante ; le prime sedute furono anche feconde di ragguagli preziosi ; furono riprodotte di tempo in tempo nel corso della discussione le antiche tesi contro il capitale, la ricchezza e lo spirito di dire­ zione, ma in generale quei vani clamori furono poco ascoltati. Al contrario di ciò che è successo nel Congresso di Marsiglia ove la parte principale è stata consacrata ai più stravaganti vaneggiamenti ed agli attacchi i più virulenti.

Lo questioni poste all’ordine del giorno del Con­ gresso sono sempre presso a poco le stesse; il la­ voro delle donne, l’organizzazione delle camere sin­ dacali, l’istituzione dei consigli di probiviri, l’inse- gnamento professionale e il tirocinio degli appren­ disti, il sistema cooperativo, la rappresentanza del proletariato nel parlamento, tutte questioni gravis­ sime che potrebbero esser trattate in modo molto serio e che nei precedenti Congressi avevano anco dato luogo a qualche svolgimento pacato e talvolta interessante, ma che a Marsiglia servirono quasi costantemente di pretesto a declamazioni rivolu­ zionarie

In difesa dei diritti della donna parlò vigorosa­ mente delle vario rappresentanti dei bel sesso che sedevano nel Congresso ed avevano anco parte nel seggio presidenziale, la giovine e bella signorina Huhertine Auclerc delegata della società 11 diritto

delle donne e dell’ Associazione delle lavoranti di

Belleville. Essa ha voluto rivendicare per le donne

il diritto di essere in tutto e per tutto posto in una condizione sociale di perfetta uguaglianza coll’ altra metà del genere umano, non escluse le prerogative dell’ elettorato e dell’eleggibilità politica. Ila accusato gli operai di usare di fronte alle donno della stessa tirannia che la classe borghese esercita sul proleta­ riato. « Se volete conservare i privilegi del sesso, essa ha detto, con qual diritto volete voi contestare i privilegi di classe? » Ha combattuto, coi testi alla mano, le obbiezioni delle inferiorità della costi­ tuzione fisiologica della donna ed ha sostenuto che l’ inferiorità intellettuale e morale, in cui attualmente è mantenuta, deriva soltanto dalla educazione che le viene impartita e dall’ inferiorità di condizioni sociali in cui essa è posta, onde se a titolo di espe­ rienza si prendessero dei fanciulli della stessa età e ili sesso diverso e si desse ai maschi l’ istruzione e I’ educazione femminile ed alle femmine quella che ora si da agli uomini si vedrebbe il valore dei ses­ si completamente invertito. La tesi è stata meglio svolta di tutte quelle presentate al Congresso e po­ teva anco essere'giusta se fosse stata opportuna e se interpretata isolatamente astraendola da tutte le altre considerazioni sociali che hanno contribuito a formare la condizione attuale della donna, non fosse stata tratta in appoggio delle conclusioni più stra­ vaganti.

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L’ ECONOMISTA

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mente adoperata può in certi casi tutelare efficace­ mente i loro interessi, ma fe stata invece trattata quasi esclusivamente sotto il punto di vista di una organizzazione rivoluzionaria destinata ad apprestare un’arme di guerra potente per combattere nella lotta sociale. Nessun giudice imparziale può disconoscere i segnalati servigi che rendono le Trades Unions

agli operai inglesi specialmente nel modo in cui sono dirette ed ispirate attualmente, col prevenire in molti casi il ricorso immediato allo sciopero, coll’ opporre un ostacolo alle esigenze eccessive dei padroni, col rendersi organo dei pii? giusti e legit­ timi reclami, coll’ operare in guisa di agenzie di mutuo soccorso e finalmente con lo sviluppare nei loro membri quelle abitudini di self government e di disciplina che potranno aprire la via alla futura organizzazione del sistema cooperativo. Le Unioni inglesi dichiarate lecite dalla legge fino dal 1 8 2 4 ricevettero nel 1871 il riconoscimento della perso­ nalità legali sotto la condizione di assoggettare alia registrazione i loro statuti. Le Camere sindacali fran­ cesi che fino ad un certo punto potrebbero offrire agli operai lo stesso valido sussidio delle Trades Unions, sono ben lungi dall’ aver conseguito un tale riconoscimento e vivono in una condizione giuridica affatto primordiale e di una vita assolutamente pre­ caria. Infatti secondo la legge francese nessuna as- sedazione, se conti più di venti membri può costi- tuirsi, senza la preventiva autorizzazione del potere esecutivo, e la mancanza di tale assentimento viene punita dal codice penale. Ma vi sono poi certe as­ sociazioni di cui la costituzione è assolutamente proi­ bita, anco se comprendono meno di venti persone, e talt appunto sono le Camere sindacali, poiché la legge del 17 giugno 1791, dettata in odio delle cor­ porazioni d’arti e mestieri, eli’ essa aveva per scopo di abolire, vieta appunto ogni associazione composta di persone dello stesso mestiere per la difesa dei loro comuni interessi.- Egli è be i vero che dopo il 1 8 6 6 co ne già dicemmo nel numero passato, il go­ verno francese risolvette di tollerare 1’ esistenza delle assoc'aziooi sindacali, ma è vero altresì che questa tolleranza accordata a Parigi fu spesso negata in provincia e che ad onta di essa nulla vieta alla po­ lizia il giorno che le sembri opportuno di citare i membri di queste associazioni in giudizio e di farli condannare ai termini della legge che è espressa e di cui nessuna autorizzazione governativa può can ­ cellare il rigore. Evidentemente questa mancanza di sicurezza paralizza lo sviluppo delle associazioni fra gli operai e quell’ accordo permanente che può contribuire a sollevarne lo stato morale, mercè il sentimento della forza riposta nella loro solidarietà saviamente disciplinata.

Al Congresso di Marsiglia si è molto parlato delle Camere sindacali, ma un solo oratore si è permesso d’insistere sopra la loro missione di tutelare diretta- mente gl’interessi degli operai, di stabilire accordi con i padroni per regolare i salari e le condizioni del lavoro; si è appena accennato alla loro condi­ zione anormale e non si è parlato affatto della que­ stione che si agita da tanto tempo fra 1’ opinione estrema che vorrebbe concessa a quelle associazio­ ni libertà illimitata e 1’ opinione più moderata che le vorrebbe contemplate da una legge, speciale la quale nel loro stesso interesse sancisse alcune par­ ticolari guarentigie. Si è dichiarata insignificante ed anco insidiosa la funzione puramente economica

delle cantere sindacali nel regolare i rapporti fra gli operai e i padroni, ma invece si è discusso lun­ gamente intorno al modo di furmarne dei focolari di idee sovversive, dei comitati attivi di propa­ ganda socialista, stabilendo fra di esse una federa­ zione in modo che ciascuna costituisca un assem­ blea la quale cerchi di porsi il più che sia possi­ bile in conflitto con le leggi ed invii i suoi dele­ gati ad un comitato centrale destinato a tener testa ai poteri dello Stato e ad essere la mente ed il braccio del ceto operaio.

Bastano le cose dette per mostrare quale indirizzo abbiano preso le discussioni nel congresso di Mar­ siglia, nè vi ha mestieri di aggiungere le parole pronunziate e le risoluzioni adottate intorno alle as­ sociazioni cooperative che si accusano di migliorare solo la sorte di una minoranza degli operai e di farne dei borghesi, i quali si disinteressano più an­ cora degli altri delle condizioni della classe dalla quale provengono e vengono quindi condannate se non consentano di costituirsi aneli’ esse in corpi ri­ voluzionari. Non vi ha mestieri di aggiungere la discussione e le risoluzioni intorno alla proprietà, che come ognuno può bene immaginarsi misero capo alla soppressione della proprietà individuale ed allo stabilimento della proprietà collettiva ina­ lienabile del suolo, del sotto-suolo e degli ¡strumenti del lavoro. Fu perfino rigettato un emendamento con cui alcuni più conciliativi ammettevano la proprietà individuale purché mitigata coll’ abolizione dell’ in­ teresse del capitale e con l’ impianto per parte dello Stato di banche che fornissero il credito gra­ tuito. Victor Hugo, dicevano questi moderati, pos­ siede molto legittimamente il prezzo dei suoi livori, sebbene abbia il torto di farsene un cespite di en­ trata.

Non vai la pena d’ intrattenersi sopra simili aber­ razioni, ed è pure superfluo il menzionare le risolu­ zioni, prese in cui s’inculca la necessità che gli operai facciano scissura completa con la borghesia e costi­ tuiscano un partito speciale che si faccia rappresentare in Parlamento ed in tutti i Consigli elettivi ottenendo a tal uopo che tutte le funzioni pubbliche siano re­ tribuite ed inaugurando dei giornali che servano di organo a questo partito. Quello che importa aggiun­ gere però è che non tutti gli operai intervenuti al Congresso dividevano le operazioni da esso spiegate e molti ebbero il coraggio di dichiararlo apertamente. Sei delegati di Parigi, tre di Marsiglia, due di Lilla, uno di Lione, due di Nimes, uno di Bordeaux, uno di Havre, uno di Algeri ed uno di Caen protestarono contro le dottrine violenti e contro alcune conclu­ sioni prese, ritenendole nocive ed impraticabili, e re­ spinsero ogni responsabilità delle dimostrazioni ri­ voluzionarie.

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25 novembre 1879

L’ ECONOMISTA

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IL IM IT O POPOLARE I» ITALIA

Da qualche tempo volevamo parlare della rela­ zione dell on. Luzzatti intorno all’ andamento del credito popolare in Italia e alle condizioni delle banche popolari italiane al 51 dicembre 187 8 . A ogni modo l’indugio non ci pare che nuoccia, trat­ tandosi di un argomento particolarmente interes­ sante.

Noi non siamo di coloro che esagerano la im­ portanza del movimento cooperativo lino al punto di credere che la cooperazioue sarà la esclusiva e definitiva forma sotto la quale si costituirà d lavoro, e che fuori di essa non vi sia assolutamente spe­ ranza per le classi operaie di migliorare la loro condizione precaria. A ogni modo però non sa­ premmo negare che la cooperazione abbia assunto uno sviluppo notevole e pensiamo che le sia riser­ bato motto più largo avvenire.

. F ra le forme della cooperazione quella del cre­ dito si è svolta ampiamente, com’ è ben noto, in Germania per opera dello Schultze. In Italia I’ onor. Luzzatti promosse la fondazione di banche mutue popolari, ie quali differiscono dalle tedesche, in quanto queste s’informano al principio della obbli­ gazione solidale dei soci verso i creditori 'ed ope­ rano in parte su capitali presi a prestito. Dire qui le ragioni delle differenze e stabilire un giudizio comparativo, non sarebbe opportuno. Veniamo dun­ que alla relazione Luzzatti.

L’ egregio scrittore ci fa sapere che 101 banche risposero alle domande del Comitato centrale. Ora le banche informate ai principii che questo professa essendo nel 1877 non più di 124, ne segue che l’opera del Comitato è sempre più apprezzata. E noi siamo lieti clic in ogni anno si abbia del pari che in Germania questa pubblicazione, la quale riflette ledelmente i pregi e i difetti, le speranze e le aspi­ razioni del credito mutuo in Italia.

Se qualche dubbio può sorgere intorno ai dati di alcuni istituti, come lo stesso relatore riconosce, nondimeno è forza convincersi dei benefizi della pubblicità, dacché sempre più si scorge come la maggior parte delle banche popolari rivelino con schiettezza i loro difetti e si astengano dal colorire troppo vivamente le loro qualità. D’ altra parte pre­ tendere che le sole banche popolari non debbano risentire i danni della imprudenza o della malvagità umana o quelli di eventi dolorosi e imprevedibili sarebbe strano: giova però l’ osservare che queste istituzioni hanno più volte mostrato una virtù di ri- generazione morale e di ricostituzione del credito dovuta appunto al principio morale su cui si fon­ dano. Nè è senza interesse e senza ammaestramenti il notare che mentre nel 1 8 7 5 le società di credilo ordinario, stando ad una statistica officiale erano 145 con un capitale di oltre a 7 9 2 milioni e quelle po­ polari 88 con poco più di 3 4 milioni, nel 1 8 7 8 le prime erano ridotte a 1 0 2 con un capitale di 3 3 4 ,3 9 3 ,5 7 1 e le seconde erano diventate 124 con un capitale di 4 1 ,1 8 7 ,2 2 0 . Dal 1 8 6 6 in poi si eb­ bero fallimenti di istituti di risparmio, di imprese bancarie e industriali di ogni specie. Accanto al ri- cc do di queste c ? astrolì gioverà rammentare due fatti. La Banca Po .olare di Verona per la infedeltà di uno dei si oi amministratori perdeva nel 1873 settantamila I 'e e per una causa co isi ile nel 1877

ne perdeva 4 5 mila. La sfiducia divenne generale, ma i soci sentendosi solidali in un’ idea più alta di quella del tornaconto materiale, a forza di sacrifizi, di economia, di prudenza degli amministratori riu­ scirono a scongiurare la imminente rovina, ed oggi la Banca di Verona figura con onore fra le Banche popolari italiane, e i depositi in conto corrente che oltrepassano un milione, attestano la rinata fiducia. La Banca popolare di Como nel 1874 si trovò coin­ volta in immensi disastri fino al punto da far di­ sperare della sua salvezza; eppure i suoi sagaci am­ ministratori seppero far si che essa divenne uno degli istituti più solidi e meglio diretti. Questi vi­ rili esempi dovrebbero rimanere presenti alle Banche popolari italiane. Il credito mutuo, del pari che qua­ lunque forma di cooperazione, non può vivere e prosperare che a patto di maschie virtù. Del resto qualche ombra non toglie che il quadro sia lumi­ noso, e i fanatici ammiratori delle Banche tedesche non debbono dissimulare che anche là non mancano inganni e lrodi, che non sono il monopolio di que­ sto o di quel paese, ma sono il fruito della corru­ zione individuale.

Il carattere delle istituzioni di cui parliamo, si concreterà nel nuovo Codice di Commercio, nel quale si terrà conto dei lavori del Comitato centrale e dei principii additati dal primo congresso di Milano. F i­ nora quasi tutte le banche popolari adottarono la forma di società anonime. Se il progetto del nuovo Codice venisse approvato, i sodalizi cooperativi sa­ ranno liberi di adottare qualunque delle forme delle società commerciali autorizzate. E si eviterà la so­ verchia complicanza degli atti costitutivi, che oggi invadono talvolta la parte del regolamento, bastando accennare quale forma si prescelga e a quali dispo­ sizioni si voglia derogare, quando la deroga sia per­ messa. Quanto alle disposizioni essenziali che do­ vranno contenere gli atti costitutivi, a parte quelle obbligatorie per ogni specie di società, esse sareb­ bero principalmente le seguenti: chiara indicazione delle condizioni di ammissione ed esclusione dei soci, di contributo della quota sociale, di convocazione delle assemblee generali, dei fogli designati per la pubblicazione degli atti sociali. 1 primi versamenti dovrebbero essere latti presso la Gassa di Depositi e Prestiti o presso uno dei sei istituti di emissione. Si dovrebbero indicare le operazioni che la Società in­ tende di compiere; gli amministratori che facessero operazioni non espressamente menzionate, sarebbero responsabili personalmente verso i terzi, e ciò è giu­ sto. Li piace poi la disposizione, secondo la quale le società che intendessero limitare la responsabilità dei soci, dovrebbero esprimerlo chiaramente nell’ atto costitutivo; altrimenti nelle società cooperative la re ­

sponsabilità dei soci è illimitata e solidaria. Im ­

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742 L ’ E C O N O M I S T A 25 novembre 1879

Il socio non ha che un solo voto, qnalunque sia il numero di azioni che possiede. Queste ed altre disposizioni contiene il progetto del nuovo Codice, le quali non analizziamo particolarmente perchè ciò ci allontanerebbe dal nostro scopo, che era sempli­ cemente quello di esprimere alcuni apprezzamenti, traendo occasione dalla Relazione deli’ on. Luzzatti, intorno alle condizioni presenti delle Banche popolari in Italia. Quello che del resto importa si è di re­ golare con norme legislative gl’ Istituti cooperativi, magari staccando ciò che li riguarda dal Codice e facendolo votare come legge speciale. E se queste norme legislative veranno in discussione, noi non mancheremo di dire largamente il parer nostro.

Il Comitato invoca l’ approvazione del progetto sui titoli rappresentativi dei depositi bancari, sul quale dicemmo la nostra opinione. Esso ha compiuto inoltre un’ altra ricerca riguardante la materia del registro e bollo. La tassa principale dell’ uno per mille con­ traddice all’ indole delle Banche popolari, in cui il trapasso delle azioni nominative e personali avviene raramente. Secondo il Comitato ci sarebbe il rimedio: ammettere le Società che hanno azioni nominative a notificare annualmente, come già fanno per l’art. 75 relativo alle anticipazioni, anche gli effettivi trapassi delle loro azioni, liquidando poi pel reale ammontare delle azioni trapassatela tassa comunemente prescritta per tutte le cessioni di crediti.

La Relazione contiene ¡tifine numerosi prospetti che servono allo studio analitico delle Banche po­ polari. Noteremo infine che il numero dei soci di 97 Banche al 51 dicembre 1 8 7 8 era di 8 8 ,9 5 9 , di cui 7 9 ,5 9 5 uomini e 9 ,8 5 6 donne.

Società di economia politica di Parigi

Riunione del 5 novembre 1879

Presiede il sig. Fed. Passy ; il quale annunzia la morte dei signori Reybiud e Carey e dedica al­ cune parole alla loro memoria.

Il sig. Molinari fa una comunicazione relativa alle unioni doganali. Egli dice che, pubblicando il suo progetto di una « unione doganale dell’ Europa centrale » nel mese di gennaio decorso, i:on si aspetta­ va che questa idea trovasse un’ accoglienza tanto favorevole. Essa' è stata discussa da quasi tutta la stampa europea e specialmente da quella tedesca e austriaca.

Il sig. Molinari non divide l’ opinione di coloro i quali credono che il suo progetto sarebbe diretto con­ tro l’ Inghilterra e riuscirebbe una seconda edizione del blocco continentale. Egli crede al contrario che sarebbero facilitate le relazioni commerciali dell’In- ghillerra col continente.

L ’ idea della soppressione delle barriere interne del continente ha trovato molti aderenti in Alsazia e specialmente in Isvizzera. Due giovani ed intelli­ genti negozianti di Zurigo, i signori Emilio e Carlo Dreyfus, gli hanno scritto per proporgli di costitui­ re un comitato che si incaricherebbe di studiare la questione di una Unione doganale fra la Francia e la Svizzera come un primo passo verso una unione più vasta.

Egli si affrettò di accettare questa proposta e si

recò a Lucerna dove una riunione preparatoria era stata convocata il 12 ottobre scorso. Yi assi­ stevano i principali industriali di Zurigo, W ìnter- thur, S. Gallo, eco. Il dipartimento federale del com­ mercio vi aveva delegato il suo segretario, il Dott. Willi, vi si notavano i consiglieri nazionali Bueker e Steiner, il generale Schumacher, il colonnello W eber Disteli, il sig. Steimman Bueher, autore di un opuscolo relativo all’ Unione doganale. Il sig. Emilio Dreyfus aprì la seduta con un discorso nel quale fece risaltare i vantaggi che resulterebbero alla Svizzera da un ravvicinamento commerciale con la Francia. Dobbiamo fare ogni sforzo per ot­ tenere il trionfo dei principi’! del libero scambio. Le piccole Unioni condurranno alla grande. Il sig. Molinari vi prese la parola per sviluppare i van­ taggi di uno Zollverein centrale europeo, il qua'e, beninteso, rimarrebbe aperto e vi potrebbero acce­ dere l'Italia, la Spagna ed altre nazioni. Egli crede che la maniera più pratica di procedere sarebbe la conclusione di Unioni parziali ; si tratta in que­ sto momento un’ unione doganale fra la Germania e l’Austria, cerchiamo di concluderne una seconda fra la Svizzera e la Fran cia; l’ Olanda ed il Belgio sono disposti ad un ravvicinamento commerciale. Queste unioni parziali finiranno per tondersi, e le barriere doganali che sono un anacronismo di fronte allo sviluppo delle strade ferrate ed alla moltiplica­ zione delle relazioni commerciali, spariranno dal- I’ Europa.

I consiglieri nazionali Bueher e Steiner hanno risposto al sig. Molinari con argomenti di caratte­ re politico : secondo loro una unione doganale sa­ rebbe la perdita dell’ indipendenza della Svizzera, perche essa trascinerebbe seco il suo assorbimento per parte della Francia. Un grande industriale di Winterthur, il sig. Rieter Fenner, appoggiato dal maggiore Lang, si è sforzato di dissipare i timori dei due precedenti oratori, dimostrando, al contra­ rio, come I’ esistenza della Svizzera sarebbe conso­ lidata dallo sviluppo che I’ estensione degli sbocchi procurerebbe alla sua industria. I signori Molinari e Dreyfus hanno fatto notare che non si trattereb­ be già di una unione chiusa, ma aperta, e poi sulla proposta del generale Schumacher la riunione de­ cise che si dovesse costituire un comitato. Questo fu infatti nominato ed appena entrato in funzioni ha raccolto importanti adesioni in ogni canto della Svizzera. Anche in Belgio ed in Olanda dove il sig. Molinari si è recato, I’ opinione pubblica è fa­ vorevole alla libertà commerciale.

II Presidente ringrazia 1’ oratore di questa inte­

ressante comunicazione e si congratula con lui per avere iniziata questa nuova campagna in favore del libero scambio.

(7)

25 novembre 1879

L’ ECONOMISTA

743

11 sig. Foucher De Careil si lamenta che non

siano state date sufficienti istruzioni al! agente prin­ cipale francese in America, il quale per adesso sembra non sia troppo persuaso dell’ importanza della questione.

Il sig. Limousin rende conto del congresso ope­ raio di Marsiglia al quale Ila assistito, e di cui noi parliamo a lungo in un altra parte dell 'Economista.

Ju questo congressi, diee il Limousin, non è stata emessa nessuna idea nuova o originale, tutte le dottrine esposte relativamente alla proprietà collet­ tiva, alla lotta con la borghesia, ed alla costituzio­ ne di un partito socialista operaio ed alla maggior parte delle altre questioni, erano state formulate precedentemente in altri congressi. La nota carat­ teristica di questo è stata una maggior violenza per parte dell’ elemento comunista o collettivista, che ne aveva preso la direzione di l'atto. Mai prece­ dentemente, neanche nel congresso dell’ internazio­ nale, era stato detto cosi crudamente che bisognava impadronirsi della proprietà per renderla collettiva. Ma nessuno ha detto che cosa si farebbe di questa proprietà, quando fosse nazionalizzata, o comuniz-

zata, o posta in mano di corporazioni operaie.

Sarebbe però un errore il credere che il con­ gresso è stato unanime in queste violenze. Esse lurono I’ opera di una minoranza debole, ma ardita e turbolenta. La maggioranza è stata terrorizzata da tanta arditezza, e dagli applausi di una parte del pubblico, che gridava bravo ai punti più vio­ lenti. Verso la fine del congresso i membri mode1 rati cominciavano a conoscersi ed a reagire, ma era troppo tardi.

Non vi è stata neanche unanimità nella questio­ ne della proprietà collettiva, la risoluzione in que­ sto senso è stata votata con o l voto contro 26j su 1 4 0 o ISO membri del congresso. Alcuni dele­ gati sono saliti alla tribuna per combattere con co­ raggio le idee rivoluzionarie, ma sono stati impo­ tenti. Si era giunti a tal punto che nessuno osava dichiararsi antirivoluzionàrio, ci si limitava a dirsi rivoluzionarii pacifici. Il sig. Limousin termina di­ chiarando che il congresso di Marsiglia non può esser consideralo come una vera rappresentanza degli operai francesi. Se vi erano delegati di so­ cietà importanti, vi erano d’ altra parte, rappresen­ tanti di « gruppi di studii sociali. »

Contando largamente, non si può valutare a più di 1 0 ,0 0 0 il numero degli operai rappresentati al congresso.

Il sig. Qarnier crede che le riunirmi di questo genere siano molto utili, perche fanno conoscere le idee dominanti, e perchè danno un legittimo sfogo alle classi operaie che con una certa ragione si di­ rebbero oppresse se si impedisse loro di parlare e di discutere. D’ altra parte è bene che I’ opinione pubblica si abitui a queste manifestazioni per non spaventarsi oltre misura delle sciocchezze che vi sono enunciate. In fin dei conti, gli operai riuniti a Marsiglia non hanno dette stravaganze sociali maggiori di quelle che non abbiano detto un grati numero di letterati o d’ avvocati, pe/chè l’ igno­ ranza delle nozioni fondamentali è generale. °

Il sig. Passy crede non si possa parlare di partito operaio in opposizione con la borghesia. Oggi non esiste una borghesia, non vi sono che uomini che sono operai o figli di operai che sono riusciti a far danaro. E nulla impeuisce che un operaio divenga

deputato o senatore se è capace o se è giudicato capace di esserlo, ma il pretendere di escluder co­ loro che non lavorano più attualmente, o conferire a fiueffi che lavorano attualmente un privilegio di eligibilità che perderebbero quando avessero mi­ gliorato la propria condizione, è veramente assurdo e poco democratico.

Il sig. Limousin non divide l’ opinione del signor Passy intorno alle nomina ili rappresentanti di operai al Parlamento. È assurdo di domandare ad un col­ legio elettorale formato di cittadini di ogni condizione, di nominare un operaio, perchè operaio. Non si può domandare a questi elettori che di scegliere il più intelligente, il più abile, il più onesto, sia operaio o borghese; ma se in un collegio, di due candidati di ugual valore l’ uno è operaio e l’ altro no, sarebbe bene di scegliere l’ operaio. Si dice che i deputati rappresentano tutta la Francia, ira ciò non toglie l’ utilità delle cognizioni speciali. Quando si studia un progetto di legge che interessa l’ esercito, si nomina una commissione di militari. Sarebbe bene che vi fossero nel Parlamento deputati che conoscessero la vita dell’ operaio, le sue sofferenze e che fossero ca­ paci di difenderne gl’ interessi. Vi è mollo da fare nell’ interesse di tanta gente che non potendo p ro­ teggersi da sè ha bisogno che la società la protegga.

Il sig. Limousin dimostra che bisogna accordare agli operai la libertà di costituire delle società che permettano loro di prepararsi alia lotta.

Queste società sono il solo mezzo di fare, per gli operai, una verità della legge economica dell’ offerta e della domanda.

Egli vuole anche che si riordinino i tribunali di probi viri.

Un’ altra questione che interessa molto gli operai è quella della sussistenza degli operai vecchi. L’ in­ certezza del domani è ciò che dà una grande acutezza all’ agitazione degli operai. Senza l’ intervento della legge non è possibile di dare una soluzione a tale questione. Limousin crede che ogni cittadino, p a­ gando le proprie imposte, dovrebbe pagare un premio destinato ad assicurargli una pensiono ad una età determinata, in caso di infermità premature.

Se il parlamento si occupasse' di tutti i problemi che interessano gli operai e desse loro un principio di soluzione, i collettivisti rivoluzionari non trove­ rebbero tanto buona accoglienza nei Congressi operai. I signori Garnier, M angin e Vignes segnalano i progressi conseguiti ed insistono perchè le questioni operaie sieuo discusse l’ una dopo l’ altra. La bor­ ghesia, essi dicono in sostanza, è una classe aperta, accessibile a tutti e senza privilegi, al contrario di ciò che dicono coloro, che parlano agli operai piut­ tosto come candidati elettorali che come uomini di scienza.

II sig. Clamageran, consigliere di Stato, è d’ ac­ cordo col signor Limousin sulla questione della li­ bertà d’ associazione.

(8)

744 L ’ E C O N O M I S T A 23 novembre 1879

molto diverse ; è senza dubbio lodevole di fare eco­ nomie in vista di una pensione per la vecchiaia ; ma non è meno lodevole di fare economie per comprare un campo o un’ azienda commerciale o gli ¡strumenti da lavoro. Fra questi diversi impieghi il lavoratore che risparmia sceglie liberamente. Lo Stato non deve intervenire. Le pensioni accordate dallo Stato ai fun­ zionari sollevano già molte difficoltà e favoriscono molti abusi. Che cosa avverebbe se si estendesse questo sistema a tutti i cittadini francesi? Il progresso consisterebbe nel limitare l’ applicazione del sistema attuale piuttosto che nell’ estenderlo.

Il sig. Clamageran crede che si debbano fare degli sforzi per attenuare i grandi mali che affliggono l’umanità in generale ed i lavoratori in particolare.

Ma perchè questi sforzi siano efficaci bisogna che siano ben diretti. — Si percorre una cattiva strada quando si trascura uno dei dati del problema, forse il più importante, quello cioè che riguarda io stato morale delle popolazioni. — Se si considerano tutte le conseguenze detl’ubbriachezza e della dissolutezza, non solo dal punto di vista del benessere materiale, bisogna convincersi che la soppressione di questi due vizi equivarrebbe ad una riforma sociale, più produttiva pei lavoratori, e più generalmente utile di quelle che sognano gli utopisti più radicali.

Questa riforma ne preparerebbe un’altra che sa­ rebbe di grande utilità per le classi lavoratrici. — Si potrebbe a poco por volta creare un grande mo­ vimento nell’opinione pubblica che tenderebbe in ogni paese a far cessare quel mostruoso sciupìo di forze umane che si chiama la guerra o, ciò che è ugualmente funesto, la pace armata.

Quanto alle riforme nell’ordine politico propria­ mente detto, o nell’ordine economico e ammistra- tivo, senza farsi illusione sulla loro importanza, non bisogna trascurarle.

Soltanto, e questo va detto agli operai tutte le volte che ci si trova in rapporto con loro, le riforme più giuste, più ragionevoli e più pratiche non si at­ tuano da se sole. Esse urtano sempre contro inte­ ressi privati, perchè gli abusi giovano sempre a qualcuno. Questi interessi si difendono con tale vi­ gore quale i rappresentanti dell’interesse generale non hanno mai allo stesso grado. La loro resistenza non può esser vinta finché le masse restano indifìerenti.

Bisogna dunque perchè il progresso non sia con­ tinuamente inceppato, che le masse giungano ad in­ teressarsi alle riforme veramente pratiche e ragio­ nevoli. il giorno nel quale i congressi operai invece di entusiasmarsi per delle teorie vaghe o assurde, portassero la loro attività verso certe riforme che sono già mature per la maggior parte delle menti illuminate (per esempio, la libertà commerciale, la semplificazione dell’ imposta, eee.,) quel giorno sa­ rebbe una data memorabile nella storia della demo­ crazia francese.

Rivista Bibliografica

Relazione dei Giurati italiani sui prodotti esposti alla mostra universale di Parigi nel 1878. — Roma, Eredi Botta, 1879.

Le tanto attese relazioni dei nostri Giurati sui prodotti esposti dall’ Italia alla mostra parigina del

1 8 7 8 , vanno gradatamente pubblicandosi negli an­ nali del Ministero d’ agricoltura e commercio.

P e r non differire più oltre questa utilissima pub­ blicazione, essendovi ancor molte relazioni in ritardo, il Ministero venne nella determinazione di effettuarle in fascicoli, ciascuno dei quali contiene una relazione su di una speciale classe di prodotti.

Fino ad ora vennero pubblicati 12 di cotesti fa­ scicoli e riguardano le seguenti classi.

Classe I e II. Dipinti e disegni. — Relatore E . Pagliano.

» III. Sculture e incisioni. — Relatore S. Mon- teverde.

» 1Y. Disegni e modelli di architettura. — Re-

j

latore G. B. Basile.

» XV I e X L III. Geologia. — Relatore Felice Giordano.

» XV II e XV III. Mobili e decorazioni. — R e ­ latori Finocchietti e di Bartolo.

» X IX Cristalli e vetrerie. — Relatore F . Sampieri.

» X X X I X . Gioiellieri«. — Relatore A . Ca­ stellani.

» X L V I. Prodotti agrari non alimentari. — Re­ latore A. Zanetti.

» L X X V . Bevande ferm entate.— Relatori Sam ■

bug e Boschiero.

» L X X V II. Bestiame equino. — Relatori Co­ stabili e Nobili.

» L X X V II! e L X X X I. Buoi, capre, montoni, conigli, uccelli da cortile. — Relatore B . Bossi.

» X X X IV . Sete e tessuti di seta. — Relatore

L . Fuzier.

Alcuni di questi lavori riescono di grande utilità a quanti si interessano delle condizioni industriali della nostra penisola, costituendo vere monografie scritte da persone competentissime, su di un deter­ minato ramo di produzione.

Esprimiamo il voto che i Giurati i quali non hanno compiuto le loro relazioni, affrettino i loro lavori affinchè gli studiosi sieno in agio di poter fare gli opportuni raffronti con i resultati conseguiti nel tèmpo trascorso fra la mostra viennese e quella parigina.

Biblioteca dell’ Economista

Di questa utilissima opera la cui pubblicazione è diretta dal senatore Gerolamo BoCcardo, vennero in luce negli scorsi giorni la dispensa 4 a del voi. VII nella quale si prosegue l’ opera dello Schaffle:

« Struttura e cita del corpo sociale » della quale

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eco-25 novembre 1879 L ’ E C O N O M I S T A 74 3

nomica, è tradotta dall’ avvocato L . Eusebio e quella dello Spencer da! prof. Antonio Salandra. Entrambe le traduzioni ci sembrano fatte con proprietà di lingua e chiarezza.

Le Riscossioni e i Pagamenti

al 31 Ottolbre 1879

Dalla Direzione generale del blicato il prospetto degl’ incassi liticatisi presso le tesorerie del ottobre 1879.

Gl’ incassi ascesero a L. 1 5l

bre 1 8 7 8 erano stati di lire ebbe dunque una diminuzione lire 1 6 ,8 3 2 ,3 3 6 75.

Presentano aumento: Imposta fondiaria (eserc. corr.) Ricchezza mobile (eserc. corr.) Dazi ¿oterni di consumo Privative

Proventi dei servizi pubblici Entrate diverse

Asse ecclesiastico

Tesoro è stato pub- e dei pagamenti ve

Regno nel mese di .,175,975. Nell’ otto- 1 7 1 ,0 2 8 ,3 1 1 75. Si nell’ ottobre 1 8 7 0 di L. 254,936 87 » 145,182 20 » 355,048 27 » 3,370,990 40 » 195,380 25 » 388,831 63 » 147,170 78 Il maggior prodotto di L. 3 ,3 7 0 ,9 9 0 4 0 nelle pri­ vative deriva dall’ aumento avutosi nelle quote di canone ed utili in dipendenza delle nuove Conven- cioni colla Regia cointeressata,

Presentano diminuzione: L. 216,988 95 44,280 97 1,797,580 45 744,945 99 563,097 33 405,752 61 1,148,129 59 511,775 91 . 432,944 16 3,720,710 10 12.123,671 09 Imposta fondiaria (arretrati)

imposta ricch. mob. (arretrati) Macinato

Imposta sugli affari Tassa sulle ferrovie Tassa di fabbricazione Dazi di confine Lotto

Patrimonio dello Stato Rimborsi e concorsi Entrate straordinarie

La diminuzione di lire 3 ,7 2 0 ,7 1 0 ,1 0 nei rimborsi e concorsi alle spese, è stata cagionata quasi totcd- mente dall’ incasso verificatosi in ottobre 1 8 7 8 di lire 3 ,5 4 5 ,9 3 1 ,9 0 per interessi semestrali delle Ob­ bligazioni sui beni ecclesiastici emesse e non alienate. La°relativa riscossione avrà luogo nel corrente mese di novembre 1 8 7 9 .

Il meno di lire 1 2 ,1 2 3 ,6 7 1 ,0 9 nelle entrate straor­ dinarie proviene dal e seguenti somme state incassate nell’ ottobre 1 8 7 8 , alti quali non si può contrapporre un corrispondente introito, nello stesso mese del 1879, e cioè:

L Di lire 6 ,5 5 3 ,7 6 3 ,7 0 per prodotto d aliena­ zione di rendita per la costruzione di ferrovie;

II. Di lire 4 ,9 2 1 ,8 7 4 per prodotto di alienazione di rendita creata con regio decreto 1° ottobre 1878, n. 4 5 3 9 , in dipendenza della liquidazione dei conti còlla’ Società delle ferrovie del Sud dell’ Austria, di cui all’ articolo 5 del Compromesso di Parigi 11 giu­ gno 187 6 .

I nao-amenti per conto dei varii Ministeri ammon­ tarono'“nell* ottobre 1879 a L . 9 9 ,0 0 2 ,1 0 7 ,7 7 . Nel­ l’ ottobre 1 8 7 8 erano stali di L. 1 0 4 ,8 2 0 ,0 5 2 ,1 9 . Si

ebbe pertanto nell’ ottobre 1 8 7 9 una diminuzione di lire 5 ,8 1 7 ,9 4 4 ,7 2 . Presentano aumento : L 59,154 39 130,607 19 568,974 54 1,269,541 27 1,880,435 58 L. 339,347 74 » 5,645,537 85 » 1,849,608 02 » 1,733,595 42 » 158,568 66 Grazia e giustizia Estero Istruzione pubblica Interno Guerra Presentano diminuzione: Finanze Tesoro Lavori pubblici Marina

Agricoltura, industria e commercio

A formare la minore spesa di lire 5 ,6 4 5 ,5 3 7 . 85 per conto del Ministero del Tesoro ha contribuito il pagamento verificatosi in ottobre 1 8 7 8 iti L. 4 ,9 2 1 ,8 7 4 a favore della Società delle ferrovie del Sud dell’A u­ stria in dipendenza della liquidazione dei conti sovra-

inenzionata.

Nell’ ottobre 1 8 7 9 gli incassi superarono i paga­ menti di L. 5 5 ,1 7 3 ,8 6 7 . 23. Nell’ottobre 1878 li ave­ vano superati di L. 6 6 ,2 0 8 ,2 5 9 . 26.

Ecco ora gli incassi dal 1° gennaio a tutto ot­ tobre 187 9 , in confronto con quelli dello stesso pe­ riodo 1 8 7 8 : 1879 1878 esercizio cori Idem arretrati Idem arretrati Macinazione Imposta sul trapasso

propr. e sugli af­ fari. In amministra­ zione della Direzio­ ne' generale del

Demanio »

Tassa sul prodotto del movimento a grande e piccola velocità sulle fer­

rovie » Tassa fabbricati » Dazi di confine » Dazi di consumo » Privative » Lotto » Servizi pubblici » Patrim. dello Stato» Entrate diverse » Rimborsi » Entrate straordin. » Asse ecclesiastico » \ L. 155,899,236 63 152,459,969 28 » 280,211 35 693,828 41 mob. » 131,898,758 00 130,343,049 06 » 130,883 04 204,182 91 » 65,507,431 84 68,845,701 91 108,323,091 82 112,662,359 34 10.159,315 47 10,136,512 02 117,119,954 28 59,052,884 61 144,626,856 74 51,447,451 71 72,629,470 21 61,275,673 24 11,360,676 58 63,459,372 36 78,499,757 68 29,344,405 50 10,473,682 26 6,569,712 24 87,721.417 67 53,571,557 98 130,860,518 90 55,799,065 70 90,447,907 01 61,367,285 61 9,155,797 20 65,930,123 98 102,419,939 13 27,949,071 03 Totale L. 1,171,181,943 74

Si lift dunque nell’ unno 1879 L 3 ,6 8 8 ,7 7 1 .1 -2 .

Presentano aumento: L'imposta forni, (esercizio corr.) La ricchezza mobile (eserc. coir.) La tassa sulla fabbricazione I dazi di confine

Dazi interni di consumo Le privative

Entrate diverse

Entrate Asse ecclesiastico

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746

L’ ECONOMISTA

23 novembre 1879 L. 413,617 06 » 73,299 27 » 3,338,270 07 » 4,339,267 52 » 314,366 79 » 4,321,613 99 » 17,818,436 80 » 91,612 37 » 2,490,751 62 » 23,920,181 45 Presentano diminuzione:

Imp. fond. (arretrati) lmp. ricch. mob. (arretrati) Tassa macinazione Imposta sugli affari La tassa sulle ferrovie Lotto •

I servizi pubblici

Rendita patrimoniale dello Stato Rimborsi e concorsi

Entrate straordinarie

La diminuzione di lire 3 ,3 3 8 ,2 7 0 07 nella tassa sul macinato è la conseguenza dell’ esenzione dalla tassa sul secondo palmento portata dalla legete 23

luglio 187 9 . So

La diminuzione di lire 1 7 ,8 1 8 ,4 3 6 8 0 nei prò- venti dei serv zi pubblici, rappresenta pressoché la ditterenza che corre tra i versamenti verificatisi nel 1879 in lire 2 8 ,5 0 0 ,0 0 0 per proventi delle strade ferrate dell Alta Italia esercitate per conto dello Stato, ed i congeneri versamenti ottenutisi in lire 1 6 ,0 0 0 ,0 0 0 nei mesi dal luglio a tutto ottobre 1878, aggiuntovi il pagamento fatto in lire 3 1 ,5 0 0 ,0 0 0 pure nel 1 8 7 8 , dalla Società delle ferrovie dell’ Alta Italia per due rate semestrali del canone stabilito dall articolo 2 del Compromesso di Paridi 11 giu­

gno 1 8 7 6 . ° g

Viene ora il prospetto dei pagamenti fatti per conto dei vari Ministeri dal 1 gennaio a tutto ot­ tobre 187 9 , in confronto con quelli dello stesso periodo 1878. 1879 1878 Finanza L. 142,338,127 39 150,779,415 03 7 esoro » 471,388,711 82 483,506,438 13 Grazia e giustizia» 23,121,056 13 22,765,971 82 Estero » 5,229,469 20 5,084,647 41 Istruz. pubblica » 22,905,988 88 19,324,910 18 Interno • 47,501,962 60 45,855,651 47 Lavori pubblici a 94,596,083 49 140,703,332 08 Guerra » 175,631,087 81 176,238,827 36 Marina » Agricoltura in- 37,272,791 57 38,313,973 67 stria e com-mercio » 6,976,788 56 9,171,478 96 Totale L. 1,026,962,067 45 1,091,744,646 11 6 4 ,7 8 2 ,5 7 8 66. Presentano aumento : Grazia e giustizia L. Estero » Istruzione pubblica » Interno » Presentano diminuzione : Finanze L. Tesoro »> Lavori pubblici » Guerra » 355,084 31 144,821 79 3,581,078 70 1,646,311 13 8,441,287 64 12,117,726 31 46,107,248 59 607,739 55 1,041,182 10 2,194,690 40 Marina

Agricoltura, industria e commercio

A produrre la minore spesa di lire 4 6 ,1 0 7 ,2 4 8 5 9 concorsero :

a ) Il pagamento verificatosi nel mese di gen­ naio 1 8 7 8 in lire 1 1 ,0 0 0 ,0 0 0 a favore dell'impresa Vitali, Charles e Picard, in seguito alla transazione 17 agosto 1 8 7 7 :

b) Il pagamento avvenuto nell’aprile 1878 di lire 9 ,4 3 0 ,0 0 0 , costituenti l’abbonconto sulle spese imputabili conto capitale, sostenute nel 2 ° seme­ stre 1877 dalla Società ferroviaria del Sud del- I Austria, giusta 1 articolo 5 dell’atto addizionale 17 giugno 1876.

Nel 1 8 7 9 gl’ incassi superarono i pagamenti di ire 1 4 4 ,2 1 9 ,8 7 6 29. Nel 1 8 7 8 , li avevano superati di lire 7 5 ,7 4 8 ,5 2 3 51. v

Eceo per ultimo i risultamene del conto del T e­ soro al 31 ottobre 1 8 7 9 :

A t t i v o E ondo di cassa fine 1878 Crediti di Tesor. Id.

Riscossioni a tutto ottobre 1879 Debiti di Tesor. Idem.

Passivo Debiti di Tesor. fine 1878 Pagamenti a fine ottobre 1879 Fondo di cassa Idem. Crediti di Tesoreria. Idem.

. 180,440,044 43 147,500,086 88 1,171,181,943 74 408,382,935 44 L. 489,161,922 62 » 1,026,952,067 45 » 186,838,882 25 » 204,542,138 17

Nnoye ubicazioni pemnnte

^Econom ista

A Sua Eccellenza U M inistro delle Finanze. Osserva­ zioni e proposta a proposito del progetto di Legge sui Teatri per la nuova applicazione della tassa su­ gli Spettacoli. Lettera aperta di un vecchio impre­ sario. Genova, Stabilimento Tipografico del M ovi­ mento, 1879.

Elem enti di Geografia Fisica della Repubblica dell’U ru ­ guay di Pietro Gir a l t, membro dell’Istituto d’istru­ zione Pubblica in Montevideo. Versione italiana con note, pubblicata per cura del Consolato generale d’ Uruguay in Italia. Firenze, Tipografia dell’ Asso­ ciazione, 1875.

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