L- ECONOMISTA
GAZZETTA SETTI MANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno VI - Voi. X
Domenica 26 Ottobre 1879
N. 286
LE QUESTIONI DELLA VAL DI CHIANA
Nel giorno 15 del corrente mese di ottobre, per iniziativa e dietro invito dell’ on. Presidente del Consiglio provinciale di Arezzo, convenivano in quella città alcuni fra i deputati al Parlamento appartenenti alle due provincie di Siena ed Arezzo, i sindaci di vari Comuni in unione ad alcuni fra i maggiori possidenti, tutti cointeressati nella importante que stione del bonificamento della valle della Chiana. Scopo della riunione si era quello di concertare ed indirizzare nuove e più energiche premure al Go verno ed al Parlamento per la ripresa dei lavori idraulici che occorrono per compiere l’ opera seco lare del prosciugamento dei terreni che dalla Chiana ricevono il nome.Per i nostri lettori cotesta questione non è nuova, essendosene già tenuta parola nei primi dell’ anno corrente, o cercammo allora di richiamare 1’ atten zione del pubblico, e del Governo se era possibile, sopra un fatto che oltre a riuscire di immenso danno per una parte nobilissima dell’ Italia centrale, ap porta inevitabile discredito al Governo nazionale, che con la sua trascuratezza ed indolenza fa pur troppo rimpiangere ai disgraziati abitanti della Val di Chiana I’ opera e le premure del Governo cessato.
L’ opera del bonificamento della Val di Chiana, iniziata fino dal secolo X V I a cura della casa Me dici già fin d’allora padrona di fatto se non di di ritto di una gran parte della Toscana, venne ener gicamente ripresa, dopo qualche secolo di abbandono quasi completo, dai sovrani della dinastia lorenesei quali non badando a dispendj riuscivano a rivendi care, dalle acque che vi stagnavano da secoli, pia nure fertilissime, non solo aumentando così la ric chezza del suolo, ma rendendo anche salubre I’ aria già infetta dai miasmi delle paludi. 1 Granduchi lo- renesi avevano di cotesta impresa una cura speciale, tanto che non disdegnavano di assistere personal mente ai grandiosi lavori. Bisogna pur dirlo, la riu nione delle provincie toscane al regno italiano fu veramente esiziale per la Val di Chiana, il Governo nazionale preoccupato dagli interessi politici, stretto dalla miseria della sua finanza, non solo trascurò il compimento dell’ opera di bonifica, ma sperperò i frutti del lavoro di tanti anni, alienando i terreni di proprietà demaniale. L ’ opera era ben lungi dal- l’ essere compiuta; il canale destinato a ricevere le acque e le torbe dei minori influenti era sempre incapace a smaltirle, e la valle non aveva ancora acquistata quella inclinazione necessaria per impedire i ristagni. Pur nonostante i terreni colmati a mezzo vennero alienali improvvidamente senza vincoli di
sorta per i nuovi acquirenti, talché il provvedimento delle colmate si arrestò quando i terreni non ave vano ancora raggiunto il livello necessario per as sicurare lo scolo regolare delle acque, perchè i nuovi proprietari, desiderosi di trarre subito dai loro pos sessi tutto 1’ utile che era possibile, li misero a cul tura impedendo in essi l’ ingresso delle acque torbe le quali ben presto riempirono il letto dei canali e dei torrenti in modo da renderlo superiore al livello dei terrenti adiacenti. Ed a poco a poco, in specie nella parte inferiore della valle, si vide che ad ogni più scarsa pioggia le acque uscivano dal letto dei recipienti destinati a condurle all’ Arno, inondando ed impaludendo la pianura circostante. A cotesto guaio si unisce pure I’ altro che gli scarsi lavori di bonifica in corso di esecuzione non vengono condotti con quella diligenza e con quel senno che pur sa rebbe necessario a raggiungere lo scopo. Le colmate a destra ed a sinistra del canale maestro procedono lentamente, e non ultima fra le cause del ritardo è la sementa a grano che improvvidamente e forse abusivamente vieti fatta dentro di esse dagli appal tatori, i quali così hanno poi interesse ad impedire l’in gresso nella colmata delle acque torbe; e per tal modo, come è resultato chiaramente dalle ispezioni fatte sul luogo da distinti ingegneri, accade che le colmate che oggi si fanno non riempiono completamente le depressioni o bassi piani che s’incontrano nella valle. E peggio ancora accade nella parte inferiore della Valle che sta a confine con 1’ antico Stato pontificio ossia con la provincia dell’ Umbria; colà le condi zioni del terreno sono rese anche peggiori da quel- l’ argine di separazione fra le acque della Provincia senese e della Provincia umbra che fu costruito verso il 1780 per un concordato passato fra i due Governi toscano e pontificio. Quella estensione di territorio che circonda l’ antica città di Chiusi è ridotta ve ramente ad un bacino senza scolo, perchè le acque da un lato non trovano la necessaria pendenza del suolo per l’ otturazione dei canali che dovrebbero condurle verso l’ Arno, e dall’ altro lato non possono versarsi al sud, impedite da questo malaugurato argine di separazione. 1 proprietarii dell’ agro chiusino con tinuamente reclamano perchè si provveda in qualche modo alla loro sorte, le Autorità locali non mancano di rappresentare al Governo i danni che da quello stato di cose derivano alla pubblica igiene, vedendosi da qualche anno in qua le condizioni del clima no tevolmente peggiorate; ma fin qui nessun riparo o provvedimento è stato adottato.
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è stato votato un ordine del giorno assai energico per richiamare il Governo al suo dovere, e gli ono revoli Deputati che vi presero parte si sono già im- pegnati a presentare alla Camera un apposito progetto d iniziativa parlamentare quando il Governo trascuri ancora di farlo.
Si può credere che non sono mancate istanze, premure e sollecitazioni di ogni genere al Governo ed al Parlamento perchè provveda agli urgenti bisogni di cotesta parte della Toscana ; e non solo le rimo stranze sono venute dai privati e dalle Rappresen tanze comunali e provinciali interessate, ma non passa anno che quando si discute il bilancio dello Stato, gli onorevoli Deputati appartenenti alle Provincie in teressate non abbiano richiamata sul proposito l’ at tenzione della Camera, dimandando che vengano stan ziati i fondi occorrenti. Fin qui tutto è riuscito quasi inutile; tutti i Ministeri sia di destra sia di sinistra che si sono succeduti al Governo, si sono limitati a promettere che cotesti voti saranno appagati quando si tratterà di una legge generale perla bonifica doi terreni paludosi che si trovano nel territorio dello Stato. Ma se i desiderii giustissimi degli abitanti della Va! di Chiana debbono appagarsi soltanto quando quella legge generale sia approvata è certo che dovrà aspe tarsi ancora molto tempo, giacché, sebbene un progetto di questo genere sia stato presentato alla Camera sino dall’ anno decorso, pure nulla ancora accenna a far credere con fo daroento che debba pross' namente risolversi la qu %; : e. _ Quindi nel- l’ adunanza aretina venne saggiamente espresso il concetto che al bonificamento deila Val di Chiana debba dal Governo provvedersi con una leo-o-e spe ciale, essendo ben diverse le ragioni che militano oer la ripresa di co.esi lavori da c ielle che possono consigliare un provvedimento generale per tutti gli altri terreni da bonificarsi. Primieramente qui si tratta di condurre a termine un’ opera non solo iniziata ma compiuta in gran parte, e che può riuscire inutile se viene ancora trascurata. Poi è da riflettere che, oltre alle ragioni generali d’ igiene e di pubblica economia naz onale che militano per tutte le opere di bonifica, a riguardo dei lavori della Val di Chiana vi sono pure ragioni prettamente giuridiche che im- pongono al Gove no di non più oltre trascurarli. Occorre che il Parlamento si ricordi che il Governo nazionale, quando successe al cessato Governo gran ducale toscano, non ebbe solo la eredità passiva di continuare a sue spese l’ opera già in gran parte compiuta, ma m compenso ebbe la cessione alla fi nanza dello Stalo di un vasto patrimonio fertilissimo dal quale, sebbene con troppa furia ed imprevidenza alienato, pur ritrasse quindici milioni di lire. L ’Erario nazionale non può dunque riguardare la spesa oc corrente per questa bonifica come un onere senza compenso diretto, e qualunque possa essere cotesta spesa sara sempre minore del guadagno ottenuto con la vendita dei terreni demaniali. È la storia ed i document1 poi ci dicono che se i Comuni della Valle di Chiana cederono gratuitamente alla Casa Medici i terreni paludosi, fecero questo con la espressa con dizione che essi fossero bonificati non solo per aumentare la ricchezza locale quanto per liberarsi 13 ? inalsama dell’ aria. Con qual giustizia potrebbe oggi Io Stato erede della Casa Medici ritenersi i ter- rem, o il prezzo che ha retratto dalla vendita di essi senza adempiere completamente alla condizione cui venne subordinata la cessione che dei medesimi fecero
gli antichi proprietarii?— Queste ragioni potentissime sono tali non solo da consigliare al Governo il sollecito accoglimento delle istanze degli aretini e dei senesi, ma anche da autorizzare gli interessati a reclamare dai Iribunali ordinàrii la soddisfazione dei loro giusti desiderii.
Oltre cotesta questione dell' obbligo morale e giu ridico che ha il governo italiano di condurre a termine la bonifica della vai di Chiana, vi è pure un altra questione che si agita oggi fra il governo e le rappresentanze delle provincie di Siena e di Arezzo a proposito della competenza passiva delle spese delle opere idrauliche in corso. Il governo interpretrando a modo suo I’ articolo 94 della lego-e sui lavori pubblici ha voluto considerare come di seconda categoria e conseguentemente mettere per la metà della spesa a carico delle provincie e dei proprietarii confinanti, anche quelle scarse opere di bonifica che oggi si compiono. Le dette rappresen tanze sostengono invece che tutti i canali e corsi d acqua della valle essendo coordinati ad un si stema generale di bonifica debbano ripararsi e man tenersi a tutto carico dello Stato, tanto più che la legge citata non parla delle opere di bonifica le quali debbono perciò tirarsi avanti secondo le leggi preesistenti in Toscana ; nella peggiore ipotesi Fé provincie e gli interessati privati si sottomettereb bero solo al mantenimento dei corsi d’ acqua già completamente sistemati, ma non così a quelle opere che sono veramente lavori straordinarii di bonifica come, ad esempio, le colmate. È evidente che tanto la lettera quanto lo spirito della legge vigente sui LL. PP. danno torto al governo il quale poi agisce così stranamente da negare alle amministrazioni provinciali la giustificazione di quelle spese che pur mette a carico loro, da vietare loro ogni inge renza o sorveglianza sull’ opere stesse che vengono iniziate senza consultare previamente gli interessati, come pur chiaramente ordinerebbero le disposizioni della legge citata. Oggi la questione si è inasprita al segno che le Provincie interessate sono decise a portarla innanzi ai tribunali ordinàrii se le loro ra gioni non trovassero accoglienza in via ammini strativa.
Abbiamo però fiducia che le ragioni ed i voti degli abitanti della Val di Chiana e delle rappre sentanze provinciali di Siena ed Arezzo troveranno buona accoglienza nel governo, ed un valido soste nitore nello stesso on. ministro dei lavori pubblici, che già tante volte si è personalmente occupato di tale questione, emettendo in varie circostanze pa rere affatto conforme a cotesti desiderii. Rammen tiamo come l’ ori. Raccarini, quando nell’aprile del 1877 si recò per incarico del governo ad ispezionare in sieme ad altri due illustri ingegneri le opere della \al di Chiana, ebbe a dichiarare pubblicamente la necessità ssoluta di riprendere energicamente i la vori di bonifica, dacché, a sua detta, d a l fa r e o
non fa r e dipendere la vita o la m orte della m i g lio r p a r te d i due nobilissim e provin cie. Ed ag
giunse poi lo stesso on. Raccarini essere suo avviso clic In collocazione in seconda categoria delle opere idrauliche della valle deve riferirsi soltanto alle ese guite ed esistenti e non può comprendere le gran diose e dispendiosissime da farsi.
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precise da lui pronunziate, le accennate questioni dovrebbero risolversi presto e bene; speriamo che il ministro non voglia sconfessare l’ ingegnere, e che l’ ambiente del gabinetto ministeriale non sia anche per lui 1’ acqua di Lete.
IL 3° CONGRESSO DEGLI ARCHITETTI ED INGEGNERI ITALIANI
A .
N A P O L II.
C aris sim o Amico
Firenze, li 22 Ottobre 1879. Reduce da Napoli, ove presi parte a quel Con gresso d’Ingegueri ed Architetti, ebbi il piacere d’in- contrarti ricevendo però a bruciapelo la preghiera di scriverti un sunto dei lavori del Congresso, che avresti volentieri pubblicato nell’ E con om ista da te diretto. Sebbene per speciali occupazioni avute in al cune sezioni del Congresso non abbia potuto in altre neppure far capolino, pure prendo la penna per get tarti qui alla meglio, senza pretesa e proprio in rias sunto le poche linee seguenti.
Il III Congresso degli Architetti ed Ingegneri Ita liani venne inaugurato addì 22 settembre ultimo scorso in Napoli neila gran sala dell’ Istituto Tec nico a Tarsia alla presenza di S. E . il Ministro dei Lavori Pubblici, onor. Baccarini, del conte Giusso, Sindaco della città che ci ospitava e sotto la Pre sidenza dell’egregio architetto Federico Rendina.
Primo a prendervi la parola fù l’ illustre Inge gnere, il sommo fra gli idraulici nostri che presiede nei consigli della Corona al ramo dei Pubblici La vori, il quale, recando al Congresso i saluti del Re e ilei Governo, dettò un discorso per sostanza e per forma veramente degno di una mente preclara ed eletta.
Il Ministro notò come due argomenti importan tissimi richiamassero l’ attenzione degli Ingegneri Italiani per lo stretto loro rapporto colla prosperità economica della nazione, le costruzioni ferroviarie e le opere fluviali ; le prime non per quanto concerne le grandi costruzioni ma per ciò che più specialmente ridette il problema di proporzionare le spese d’im pianto delle nuove ferrovie da costruirsi tenendo pure di mira il successivo esercizio in rapporto collo sviluppo economico dei paesi che debbono attra versare, e le seconde per quanto principalmente può riferirsi ai recenti disastri del più importante ira i nostri fiumi. — Accennando al difetto delle costruzioni arginali notò come con una estesa, am mirata e monumentale arginatura e ad onta di opere colossali i nostri grandi fiumi c’> fanno subire i di sastri di terribili rotte perchè tali opere non man cano di resistenza ma di consistenza, la corrente non rovesciandole coll’ urto ma scalzandole nella base.
L ’ illustre idraulico notò pure come quasi tutte le rotte avvenute da mezzo secolo circa nel tronco infe riore del Pò sono dovute ai sifoni che, attesa la celerità colla quale si aprirono, non permisero di praticare a tempo le opportune opere di difesa. Numerosis simi poi furono i pericoli scongiurati nelle ultime
piene del Pò mediante l’ attiva sorveglianza e la pronta chiusura dei sifoni avvertiti in tempo.
Indicò come, eccettuata l’ Olanda per le immense dighe che la difendono da! mare e che sono quindi in condizione alquanto diversa, niuna altra nazione ha un sistema arginale importante come il nostro e che quindi a correggere i difetti di costruzione nelle nostre arginature ci manca l’esperienza altrui, e di chiarò che egli sperava sarebbesi ottenuto sodisfa cente resultato dall’applicazione da noi intentala dei diaframmi alla base arginale non sempre però ap plicabili perchè non sempre si hanno terre di buona qualità senza di chè colali costruzioni per dono il loro pregio.
Il Ministro richiamò poi l’attenzione degli Archi tetti Italiani sovra un terzo punto quello cioè del monumento che deve sorgere in Roma per traman dare alle più lontane generazioni il nome e la m e moria di quel Grande Re Vittorio Emanuele, prin cipale fattore della nostra unità ed indipendenza.— Notando quindi come in ogni sodalizio si distin guano i tre ordini dei pontefici, dei sacerdoti e degli accoliti e facendo voti che sorgessero nella schiera dei pontefici e dei sacerdoti dell’arte e della scienza persone degne di rimpiazzare i sommi perduti, fra i quali citò Paleocapa e Lombardini, l’ Ingegnere Baccarini chiuse modestamente il suo discorso rivol gendo ai colleglli preghiera che il suo nome rima nesse iscritto nella numerosa lista degli accoliti per poter concorrere colla sua pietruzza all’ edificio so ciale ed al trionfo dell’impresa comune.
È superfluo rammentare come tutti accogliessero 10 splendido discorso del Ministro e come venisse acclamato Presidente onorario del Congresso perchè da tutti riconosciuto come uno dai più preclari ed illustri pontefici della nostra scienza. Il conte Giusso, Sindaco della città di Napoli, tenne poi un mode sto ma forbito discorso e venne acclamato Presidente onorario egli pure.
La Presidenza effettiva del Congresso spettava di buon diritto all’Architetto Federico Rendina, Presi dente della Commissione ordinatrice del Congresso, 11 quale con mente eletta e vero cuore di artista diresse assai beue i nostri lavori. Non parlerò di altri e valentissimi, fra i quali il Senatore Brioscia ed il Comm. Betocchi, proclamati Vice-Presidenti, perchè voglio essere più breve mi sia possibile ed attenermi alle generali per non infastidire di troppo i lettori del tuo rispettabile giornale.
Nelle sedute generali del Congresso vennero portati e discussi varii quesiti m a'per tacerti di quelli che non raggiunsero nn’ esito pratico, ti dirò che l’ As semblea approvò la proposta di collegare l’ opera dei varii Collegi e Società d’ ingegneri ed Architetti esi stenti in Italia, onde la loro opera abbia a riuscire più efficace e proficua. A tale oggetto venne discusso, leggermente modificato ed approvato uno schema pro posto dal Collegio di Napoli.
Venne pure accettata la proposta del cav. Albarella Enrico di Napoli, meritamente nominato Segretario generale del Congresso, colla quale si lascia in carica la Commissione ordinatrice di un Congresso fiuo alla nomina della Commissione esecutiva del seguente per rendere più efficaci le risoluzioni dei Congressi e quindi naturalmente col mandato di curare l’ esecu zione delle deliberazioni prese.
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per la prima, visto che troppe, radicate, giuste ed importanti ragioni locali impedivano di addivenire ad una tariffa unica si lasciò lo statu-quo e per la questione dei pubblici concorsi l’ Assemblea si limitò ad approvare una Relazione dell’ architetto cavalier Camillo Boito di Milano, intesa a deplorare il modo j e la forma gretti ed inaccettabili coi quali la Pre sidenza della Camera dei deputati invitava gli ar chitetti italiani ad un concorso per I’ Aula parlamen tare assegnando un premio inadeguato e meschinissimo. Naturalmente la questione è stata svolta più sovra con siderazioni generali e di decoro dell’ arte che speciali di premio o rimborso di spese che certo non potevano destare in principal modo l’ attenzione dell’ Assembea.
Venendo ora a parlarti dei lavori delle Sezioni sono veramente costretto a limitarmi assai, dappoiché non mi fu dato di assistere alle sedute di alcune, pelle occupazioni che aveva in altre e quindi a dirti che i nomi del professori Boito e Castel- lazzi (chiamati al seggio della prima, architettura e costruzioni civili), quelli dei senatore Brioschi e comm. Betocchi che presero viva parte alle discus sioni della terza, idraulica fluviale e marittima, nonché la capacità e valentia dei Presidenti e Vice-presidenti della Sezione IV , Meccanica industriale e fisica tecno logica, della V, Architettura legale, sono pegno sicuro che negli Atti del Congresso troveremo raccolti a suo tempo pregevoli discussioni e proposte concrete spe cialmente sull’ importantiss'mo tema d’ idraulica e sull’ altro d'architettura dal Ministro raccomandati.
Scenderò ora o parlarti dei lavori della II Sezione (Costruzioni stradali e ferroviarie) e di quelli della V I (Geodesia e Topografia ed Ingegneria applicata all’ agricoltora) e sembrami, se non erro, che in queste due Sezioni, se si eccettua ciò che si sarà trattato nell’ idraulica sul regime dei fiumi, siano appunto state discusse alcune interessanti questioni tecniche che pella loro importanza economica rientrano appunto nell’ indole del giornale da te diretto e che, se mi permetti cercherò di sviluppare come meglio mi sarà possibile in una prossima lettera che ti dedicherò.
Intanto ti prego a volermi bene e credermi sempre Aff. tuo
E. V.
I BILANCI DI PRIMA PREVISIONE PEL 1880
I B I L A N C I D E L L A S P E S A — M I N I S T E R I D E I L A V O R I P U B B L I C I , D E L L A G U E R R A , D E L L A M A R I N A E D I A G R I C O L T U R A E C O M M E R C I O .
Viene adesso il turno dei dicasteri che riflettono i servigi più largamente provvisti sui fondi dello Stato; ì beniamini del bilancio. Il Ministero dei la vori pubblici domanda un credito di L. 140,178,918, di cui L. 57,912,368 per la parte ordinaria, con un aumento di L . 2,369,968 sulle previsioni fatte per l’anno corrente, e L. 82.266,550 per la parte straor- diuaria, con una diminuzione di fronte alle stesse previsioni di L. 87,198. Fra le cagioni che contri buiscono all’aumento della spesa o rd in a ria notiamo : L. 282,139, di cui si accresce la spesa per ia manutenzione e riparazione delle strade e ponti na zionali e che sono richieste dall’imprescindibile ne cessità di riparare le strade e i ponti guastati dalle
pioggie e dalle nevi dell’inverno scorso, non che dal bisogno di provvedere all’ aumentata estensione di alcune strade nazionali;
L. 1,440,000 che si aggiungono alle spese d’eser cizio delle ferrovie calahro-sicule. Questa rete com prenderà nel 1880 chilometri 1168 in esercizio, di cui 665 in Calabria, con un prodotto lordo chilome trico valutato a L. 3750, e 503 in Sicilia, con un prodotto di L, 10,700. Il prodotto ricavato in Sicilia tìltrepàsserebbe di 2 a 3 mila lire per chilometro le spese d’ esercizio e di manutenzione, ma il prodotto della rete calabrese ne rimane di gran lunga al di sotto e per colmare la differenza nell’anno venturo si prevede necessaria una somma di L. 3,000,000. L’aumento sopraenunciato deriva per L. 540,000 dalla maggiore eccedenza delle spese ordinarie sui I prodotti lordi, che si prevede in conseguenza di una maggiore esensione della rete in esercizio, e per L. 900,000 riguarda le spese di straordinaria ma nutenzione che l’anno scorso erano comprese fra le | spese straordinarie per le nuove costruzioni e che nel bilancio attuale sono state tolte da quel posto | che indebitamente occupavano:
L. 358,582 si aggiungono alla spesa per i telegrafi che vien calcolata a L. 7,962,327; questa maggior somma é richiesta dallo sviluppo sempre crescente di questo servizio ed è in parte compensata dall’au mento di L. 132,000, stato previsto nel bilancio dell’ entrata pei proventi di esso, che sono calcolati a L. 8,797,850 e lasciano un discreto margine al l’amministrazione ; avvertendo che nella spesa straor dinaria questo servizio ha uno stanziamento di sole L. 4 5 .0 0 0 ;
L. 292,334 richiede l’amministrazione delle Poste di più dell’anno corrente, sebbene non figurino nella spesa per l’ anno venturo L. 416,666 spettanti alla sovvenzione concessa alla Società peninsulare pel servizio marittimo Venezia—Brindisi—Alessandria di Egitto, poiché la convenzione del 1872, prorogata nel 1877, che accorda un tal sussidio, viene in sca denza alla fine del prossimo febbraio. Quantunque questa somma sparisca dal bilancio della spesa, vuoisi però notare che lo Stato dovrà sicuramente sbor sarla nell’anno venturo come nei precedenti, poiché quel servizio non può cessare e sono già in corso | le trattative per una nuova convenzione che dovrà 1 essere approvata con legge speciale. Gli stanziamenti eie contribuiscono principalmente ad aumentare la spesa del servizio postale sono: L. 220,000 che si domandano in seguito ad una decisione della Corte de’Conti per rimborsare la Cassa dei vaglia della somma che le fu sottratta nel 1874 dal console a Rio Janeiro: L. 270,000 di cui si aumentano le spese del personale dell’amministrazione delle Poste | e degli Uffici postali, per conferimento di nuovi posti j o per aumenti a cui hanno diritto i presenti impie gati, specialmente in base alla liquidazione quin- quiennale stabilita dai regolamenti per gli stipendi che si commisurano in relazione al lavoro e al movi mento del servizio dei vaglia; L. 100,000 pel mi glioramento dei servizi postali rurali e per estendere j sempre più il servizio dei recapiti delle corrispon
denze.
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tiene da esso un benefizio non lieve, il quale appa- I rirebbe di gran lunga maggiore se si ponesse in di sparte una spesa rilevantissima che si attribuisce per la totalità a questo ramo della pubblica amministra- | zione, ma che in fatto non la concerne che in pic colissima parte; cioè gli 8 milioni e mezzo di lire J circa che rappresentano le sovvenzioni accordate alle Società di navigazione è che son loro concesse in vista del movimento generale dei traffici, ma di cui vi sarebbe pochissimo bisogno per la trasmissione delle corrispondenze postali.
La p a r te stra o rd in a ria offre notevoli diminuzioni in quasi tutti i servizi, le quali sono per altro in ; massima parte compensate da una maggior somma di L. 10,370,613 che si calcola d’ impiegare nelle costruzioni ferroviarie. In luogo di L. 51,622,066, stanziate per queste costruzioni nel 1879, si richiedono pel 1880 L. 61,992,680, delle quali L. 60,000,000 sono a carico dello Stato, a seconda della legge 29 lu glio 1879 e L. 1,992,680 rappresentano il concorso delle provincie interessate nella costruzione delle fer rovie ed hanno quindi una corrispondente annota zione nel bilancio dell’entrata.
Riguardo alle diminuzioni negli altri servizi, la prima che s’incontra è quella di L. 1,035,6-15 per cessazione delle spese che furono stanziate l’ anno scorso per il trasporto a Roma di alcuni uffici del- l’amministrazione centrale che erano rimasti a F i renze. Viene dipoi una diminuzione di L. 1,978,280 nelle spese per lavori per le strade ordinarie. Fra queste notiamo che aumentano di L. 602,141, ai ter mini della ripartizione fatta con legge del 20 giu gno 1877, le spese di costruzione e sistemazione della rete delle strade nazionali nelle provincie na poletane e di L. 1,000,000 aumentano pure, incon seguenza del reparto fatto dall’ altra legge 23 feb braio 1879, i sussidi alla costruzione delle strade provinciali nelle provincie più deficienti di vialità; ma diminuisce all’incontro il carico dello Stato per la sistemazione della rete stradale nell’isola di Sar degna, cessando con lo stanziamento fatto nel 1879 in L. 527,371 la spesa votata a tale uopo nel 1874, tuttoché i lavori non possano dirsi ancora compiuti ; di L. 863,069 diminuisce pure la spesa per la si stemazione stradale in Sicilia, secondo il reparto sta bilito dalla legge 20 giugno 1 8 7 7 ; e finalmente si riduce da 5 a 3 milioni di lire la spesa per sussidi alla costruzione di strade comunali obbligatorie, per chè tenuto conto delle strettezze finanziarie in cui versano molti comuni, si iscrive l’assegno minimo, stabilito per questo oggetto, dalla legge del 30 ago sto 1868. Quest’ultima riduzione invero ci sorprende assai e non ci sembra ispirata ad una sagace pon derazione delle circostanze attuali, poiché mentre da tante parti si rivolgono domande al governo di soccor si, intesi a sollevare le miserie della crisi annuaria, e mentre è generalmente riconosciuta la convenienza che lo Stato ed i Comuni provvedano di lavoro le classi che languiscono nell’ inerzia, dando mano ai la vori di utilità più incontestata, le opere stradali avrebbero dovuto collocarsi nella categoria dei lavori che più urgentemente richiedevano di essere attiva mente promossi.
La diminuzione di L. 7,006,300 che incontriamo nelle spese per opere idrauliche ha un significato puramente figurativo e deriva dall’ esaurimento dei fondi assegnati con leggi speciali per la prmia sene di lavori per la sistemazione del Po e del Tevere e
dei fondi per le opere straordinarie, approvate d’ur genza nel 1879, in seguito ai danni del Po e del l’Etna. Poiché tutte queste opere sono ben lungi dal- l’esser compiute ed i danni sono ben lungi dall essere riparati, e il Ministro annunzia già la necessità di presentare nuovi progetti di spese affine di provve dere a questi stringenti bisogni, egli è evidente che queste somme eliminate dal bilancio preventivo, do vranno ricomparire di nuovo nel bilancio definitivo in una cifra probabilmente non molto inferiore.
La spesa per le bonifiche aumenta in complesso di qualche poco (L. 94,700) in conseguenza delle L. 100,000 di più autorizzate da legge speciale per le Maremme toscane. La spesa per la costruzione dei porti e fari decresce nell’insieme di L. 105,670 per cessazione di lavori, sebbene figurino nel l’anno venturo L. 255,000 di nuove spese appro vate con leggi speciali per opere ai porti di (Ar genti, Napoli e Messina e L. 200,000 circa richiesti per lavori straordinari indispensabili a diversi porti e per la costruzione di fari danneggiati o distrutti dall’uragano dello scorso febbraio. Ultima fra le diminuzioni della spesa nella parte straordinaria figura la somma di L . 411,616. che fu pagata nel 1879 in seguito alla transazione stipulata fra l’ ammini strazione delle poste e l’impresa dell’ appalto gene rale dei rilievi di cavalli, messaggerie e procacci nelle provincie napoletane, spesa che non si .ripete
nel 1880. .
Allegato alla previsione della spesa del Ministero dei lavori pubblici viene il bilancio dell’ entrate e delle spese dell’ esercizio delle ferrovie dell’ Alta Italia per l’anno 1880 i cui resultati sono valutati nel modo seguente:
— Prodotti dell’ esercizio L . 103,750,000 di cui L. 40,859,400 per i viaggiatori, L. 49,118,000 per i trasporti a piccola velocità, L. 12,354,000 per i trasporti a grande velocità e L. 1,418,000 prodotti diversi. — Spese d’esercizio L, 67,393,100 le quali costituiscono ii 64.95 per 100 degli introiti lordi. Differenza attiva L. 36,356,900, somma che abbia mo già trovata iccritta nel bilancio dell’entrata e che è superiore di L. 356,900 all’ entrata netta prevista pel 1879, sebbene fra le spese dell’ esercizio siano state quest’anno incluse L. 1,600,000 per le spese di straordinaria manutenzione, alle quali negli anni scorsi si faceva fronte insieme con le altre spese per costruzioni ferroviarie mediante emissioni stra ordinarie di rendite. Tale resultato non potrebbe non chiamarsi assai soddisfacente, se a chi viaggia sulle linee dell’ Alta Italia non si desse motivo di deplorare l’eccessiva parsimonia che 1’ amministra zione governativa pone nelle spese d’ esercizio e lo stato di deperimento in cui essa lascia cadere il materiale tanto fisso quanto mobile, per mancanza delle opportune rinnuovazioni ; oltre ili che è da dubitarsi assai se la somma di L. 1,600,000, pre vista per le spese di straordinaria manutenzione (la quale rappresenta la quota spettante al 1880 della spesa di L. 21,400.000 stanziata a tale oggetto dalla legge sulle costruzioni ferroviarie e da essa ripartita in 14 esercizi successivi) possa ravvisarsi sufficiente a mettere e tenere in buona condizione una rete così vasta.
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poi le partite di giro che in questo dicastero rag giungono una cifra considerevole, perchè rappresentano il lino dei locali demaniali occupati in gran numero per uso dei servizi militari, ma che sono presso a poco valutate nella, stessa misura dell’ anno scorso, la cilra complessiva della spesa di questo ministero ascende a L. 191,315,853, e di fronte alla compe tenza approvata per il 1879 presenta un aumento di L. 4,115,649. Nonpertanto già si prevede che questo aumento non basterà ai bisogni dell’ Amministrazione e si parla già di una nota di variazioni che il Mi nistro intende di presentare e che aumenterebbe di nitri 5 milioni circa i crediti richiesti per provvedere ai viveri ed ai foraggi, atteso il loro rincaro. Di più non bisogna dimenticare che gli stanziamenti previsti nella parte straordinaria sono stati limitati puramente alle quote delle spese già autorizzate con leggi spe ciali, e che rimangono quindi ancora da aggiungere le quote delle nuove spese straordinarie perule quali già vennero presentate al Parlamento e sono in corso di esame i relativi progetti di legge.
Nella p a r te o rd in a ria i maggiori aumenti sono: L. 1,457,270 per il soldo agli uomini dell’ esercito atteso che la classe di seconda categoria chiamata sotto le armi per l’ istruzione si calcola in numero di 40,000 e non di soli 35,000 uomini come nel 1879 ed attesoché l’ essere il 1880 anno bisestile reca un aumento di oltre L. 288,000 negli assegni per la giornata die I anno ha di più; L. 184,595 rappre sentano una maggiore spesa per gli Stati maggiori e i Comitati delle armi speciali; L. 391,345 sono richieste di più pei Carabinieri reali e L. 146,215 per le scuole militari ; la spesa pel vestiario aumenta di L. 901,900; di sole L. 163,900 si aumenta la spesa per pane alle truppe calcolando il prezzo del grano a L. 29,50 il quintale come nell’ anno scorso, sebbene non ometta il Ministro di prevedere, attesa la scarsità dei racoolti, la necessità di far fronte a questa spesa con nuovi stanziamenti nel bilancio de finitivo; e lo stesso si dica pei foraggi, il cui lieve aumento di spesa stabilito in L. 46,000 dipende solo da alcune razioni in più conteggiale e dal giorno di più per l’ anno bisestile, ma non contempla all'atto l’ aumento notevole di prezzo di fronte al 1879. Altre L. 130,800 sono previste in aumento alle spese di casermaggio e di retribuzione ai Comuni per al loggi militari e L._ 1,250 000 aumentano il capitolo delle spese di rimonta e dei depositi d’ allevamento di cavalli. In mezzo a ques i aumenti poche sono le diminuzioni, e la più rilevante è quella di L. 153,000 per gli assegni agli ufficiali della milizia mobile e di complemento, per avere aumentato nel calcolo la pro porzione dei decessi fra i p r ni, ed aver diminuito la somma a calcolo per l’ indennità giornaliera ai se condi, chiamati sotto le armi per la loro istruzione. Il Ministro dichiara che avrebbe riconosciuta l’ op portunità di calcolare a 195,000 uomini la media •difettiva annua della forza sotto le armi, anziché a 189,670 come fu calcolato pel 1879 e ciò affine di potere anticipare almeno di un mese la chiamata del contingente di nuova leva, affinchè potesse pro lungarsi per esso il periodo dell’ istruzione in unione con la classe più anziana che è mandata in congedo dopo le manovre. Cosi pure avrebbe il Ministro ri tenuto necessario di iscrivere in bilancio la spesa della consumazione annuale di car :cce a pallottola e dei relativi accessori per le e^e dazioni del tiro, non essendo pruderne di prosegt »•e a consumare le do
tazioni di riserva già di troppo scemate. Ma entrambi questi aumenti della spesa si sono dovuti differire attese le condizioni del bilancio rilasciando al Parla mento di giudicare della loro urgenza.
Nella p a r te stra o rd in a ria aumenta di L. 2,014,000 la spesa per fabbricazione d’ armi portatili e cartucce, mentre cessa la spesa di L. 2,300,000 per labbri cazioni d’ artiglieria di gran potenza a difesa delle coste, atteso l’ esaurimento dei fondi per essa stan ziati; diminuisce di L. 500,000 la spesa per la co struzione della diga attraverso il golfo della Spezia e di L. 50,000 quella per la compilazione della carte topogralica d’ Italia. Tuttociò per altro ben inteso indipendentemente dai nuovi progetti che pendono dinanzi al Parlamento.
Le previsioni del Ministero della Marina aumen tano di L. 2,552,921 sopra quelle fatte per l’anno corrente ed ascendono in complesso a L. 46,877,308 se s’ includono le partite di giro ammontanti come nell’ esercizio precedente a L. 2,237,648. La spesa ordinaria è valutata in L. 41 ,8 9 9 ,2 5 1 e la straor dinaria in L. 2,740,406. Come ognuno può facil mente immaginarsi l’ aumento è, tranne una por zione insignificante, dovuto per intiero alla marina militare e proviene in non piccola parte (L. 440,000) dalle maggiori spese che si rendono necessarie per tenere sotto le armi 500 uomini di bassa forza in più di quelli dello scorso anno. Nessuna previsione maggiore viene fatta in conseguenza del probabilis simo rincaro dei viveri nell’ anno venturo. Oltre all’ aumento sopra enumerato, L. 764,809 si repu tano necessarie di più che nel 1879 per la manu tenzione del naviglio esistente; L. 161,748 per te nere in armamento un maggior numero di navi; L. 118,840 per aumento del personale nello stato maggiore della R. marina ; L. 120,000 per portare a L. 2,287,000 la spesa di fabbricazione di armi navali specialmente i i dipendenza dell’ armamento del Duilio ; ed altre L. 120,000 per portarea 1|2 milione la spesa per .conservazione dei fabbricati militari marittimi che richiedono più urgenti ripa razioni. Le rarissime diminuzioni di spese che s’in contrano in qualche capitolo sono di pochissima ri levanza.
Nella p a r te stra o rd in a ria aumenta di un milione la spesa per le costruzioni navali, e le maggiori di minuzioni di spesa sono presentate dalle L.^SO.OOO spese nel 1879 per adattamento ad Accademia na vale del Lazzaretto di S. Iacopo a Livorno che più non occorrono nell’ anno venturo, e da L. 50,000 di cui diminuisce la spesa per riordinamento ed ingrandimento dell’ arsenale di Venezia.
Poche modificazioni presenta lo Stato di prima previsione del Ministero d’Agricoltura Industria e Commercio la cui spesa complessiva ascende escluse le partile di giro a L. 8,585,547, con un aumento di L. 258,510 sopra le previsioni del 1879. La spesa di questo Ministero si repartisce per L .7,935,712 alla parte ordinaria e L. 449,835 a quella straordi naria. Le cifre che più ci colpiscono sono nella
p a r te o r d in a r ia un aumento di L. 94,300 per le
spese delle colonie agricole, scuole poderi, istruzione esposizioni ecc, ed un altro di L. 55,310 per mi gliorare le condizioni degli istituti superiori di com mercio e delle scuole d’ arti e mestieri. Nella p a rte
L’ ECONOMISTA 679
l’ inchiesta agraria,giusta la legge 11 dicembre 1878; ma quello che più sorprende è di vedere eliminato lo stanziamento di L. 100,000 per impedire la im portazione e la diffusione della fdossera riservan dosi il Ministero di proporre quegli altri stanzia menti che a seconda dei bisogni potranno rendersi necessari in avvenire. Frattanto però il bilancio di questo Ministero si chiude come potrebbe chiudersi se esso si pascesse della rosea speranza che la fi lossera non potesse allignare in Italia.
DELLA FO RUM 01 Oli O lii DAZIARIA ¡U M IL E
È nota l’ agitazione vivissima che si è destata in seguito al recente viaggio del principe di B i smarck a Vienna, non solo nel mondo politico, ma più ancora nel mondo economico e la quantità di versioni e di commenti che intorno ai motivi di un tal viaggio si son fatti circolare. Era nostro in tendimento di trattare in questo numero dell’ E c o nom ista le diverse questioni che sono state solle
vate in seguito agli accordi che si dicono presi fra la Germania e l’Austria Ungheria nei colloqui av venuti a Vienna, esaminare un recente lavoro pub blicalo intorno a questo argomento dall’ on. Luz- zatti nell’ ultimo numero della N uova Antologia e discutere il contegno che in presenza di tali ac cordi dovrebbe la prudenza suggerire agli altri Stati europei. Su questo proposito particolarmente meri tava la nostra attenzione un articolo del Leroy Beaubien comparso sull’ Econom iste fr a n ç a is del l’l l corrente, in cui viene caldeggiata l’ idea della costituzione di una unione doganale fra la Francia, l’ Italia, il Belgio, l’Olanda e la Svizzera. Trovandoci ccstretti di rimandare ad un prossimo numero la pubblicazione del nostro articolo diamo intanto la precedenza a quello del distinto economista fran cese acciocché possa il lettore meglio apprezzare nel suo insieme il concetto che ispira il suo piano ed i mezzi pratici con cui egli ne crederebbe pos sibile l’ attuazione.
Ecco P articolo.
I pubblicisti hanno molto discorso intorno al viag gio a Vienna del signor di Bismarck; si ammeite in generale che un uomo d’ importanza non può muoversi senza qualche grande progetto. Questo modo di ragionare può condurre a gravi errori. Checché ne sia, sembra resulti dagli ultimi avvenimenti che fra la Germania e l’Austria, si opera un ravvicina mento politico, e che si stringono quei vincoli che dopo la guerra del 1866 erano abbastanza rilassali. Siccome l’Europa è intenta alla ricerca dell’ equilibrio economico, siccome parecchie nazioni stanno elabo rando nuove tariffe doganali si è voluto credere che si stesse preparando, fra i due grandi imperi di razza germanica, una specie di unione doganale uno Z oll
verein innacqualo. E certo che, il raggruppamento
sotto uno stesso regime economico di popolazioni che comprendono più di 80 milioni di anime, che occupano più di 1,200,000 chilometri quadri, che si stendono dal mare del Nord all’ Adriatico e che dal Baltico si avan ano molto vicino al mar Jonio
dove forse fra breve acquisteranno un porto, la co stituzione di una società così vasta sottoposta alle stesse leggi doganali, sarebbe un grande avveni mento. Noi non crediamo che si sia fatto tanto ; simili progetti mostrano sempre difficoltà e non si possono risolverli in poche ore. Nuliadimeno è prò babile che il viaggio a Vienna del grande cancelliere dell’ impero Germanico avrà per resultato un accordo tanto economico quanto politico fra i due grandi Stati dell’ Europa centrale.
Dio ci guardi di portare, per parte nostra, il mi nimo ostacolo ad un nuovo ordine di cose che in fin dei conti, da un puuto di vista cosmopolita sa rebbe un incontestabile progresso!
D’ altra parte non crediamo che anche intimamente più unite da un regime doganale la Germania e l'Austria diverebbero mercati chiusi per noi. Nono stante, se tali progetti fossero recati ad esecuzione od anche si prepar ssero soltanto, la Francia avrebbe da compiere un’ altra missione. — Dopo la guerra del 1870-71 noi ci siamo spesso domandati quale dovesse essere la politica estera della Francia ed ecco la duplice missione che noi abbiamo assegnato al nostro paese, mi- 'oue essenzialmente pacifica e ci vilizzatrice e piena di grandezza, di avvenire e di profitti materiali: da un lato estendere la sua azione nel Nord dell’ Africa dove ha già due posizioni pre ponderanti in Algeria e in Senegambia, pene1 rare fino al Soudan con prudenza, ma con risolutezza e con perseveranza e tentare di costituire in quella vasta contrada una civiltà che sia misurata dalla nostra e ne dipenda; dall’ altro lato raggruppare in torno a noi i popoli secondarii che hanno conservato la loro indipendenza, che hanno con noi affinità sia di razza, sia di linguaggio, sia di costumi e di isti tuzioni, sia di industria e di commercio. Ecco quale deve essere il nostro doppio programma d’ influenza e di espansione all’ estero, ecco come potremo pren dere una rivincita dei disastri che, per essere inauditi in' questo secolo non sorpassano tuttavia quelli che la Francia ha subiti a certe epoche del medio-evo e di cui si è riavuta. — Noi non insisteremo oggi sulla prima parte di questa missione che crediamo spetti alla Francia. Sempre, anche prima della terribile guerra del 1 8 7 0 -7 1 noi abbiamo sostenuto che la politica coloniale della Francia era stata deplorabile da quasi due secoli e che la perdita del Canadà e dei nostri stabilimenti deli’ India segnano il primo periodo del nostro indebolimento nazionale e del nostro impiccolimento. Ecco perchè non abbiamo mai cessato di interessarci in modo particolare alla colonizzazione dell’ Algeria e del Senegai ed alla pe netrazione in tutta l’ Africa dell’ elemento francese o franco-algerino. Fortunatamente l’opinione pubblica comincia a rendersi conto dell’ importanza della nostra missione in quelle contrade.
Oggi è della seconda parte delia missione esterna della Francia che noi vogliamo parlare. Non si può dissimulare che 37 milioni d’ abitanti e 528,000 chilometri quadri di superficie sono poca cosa per un gran popolo. Certo noi non abbiamo in vista nessuna conquista materiale; ma in uno spazio così ristretto l’ attività industriale è commerciale dura fatica a svilupparsi, lo spirito d’ abitudine (rou
tine) ha troppo grande impero, 1’ iniziativa non è
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scambi, all’ impiego dei capitali è troppo piccolo in questo spazio che i nostri padri consideravano come tanto grande. Certo noi non ignoriamo che molti paesi stranieri sono aperti alla nostra attività ; nes sun dazio doganale ci chiude l’ Inghilterra e l’ India inglese ; nel Giappone e nella China noi ci trovia mo nelle stesse condizioni nelle quali si trovano le altre nazioni europee. Ma quelle sono eccezioni, dappertutto altrove noi troviamo dei dazii doganali suscettibili di variazioni; e la deplorabile politica economica che prevale da qualche anno rende più difficili le relazioni commerciali internazionali.
Senza rinunziare a concludere trattati di com mercio liberali con tutte le nazioni, non potremmo noi formare con qualcuna di esse una unione più stretta, una unione intimissima ? Noi abbiamo alle nostre porte tre piccoli popoli ricchi, industriosi e die soffrono per il loro isolamento più ancora di noi. Essi sono : la Svizzera che ha quasi 5 milioni di abitanti sopra 41,000 chilom. q. il Belgio con 5 milioni e mezzo di abitanti sopra meno di 30,000 chilom. quadri, finalmente un poco più lontana l’O landa che sopra meno di 35,000 chilometri quadri conta quasi 4 milioni di abitanti. L ’ entrata di que sti tre piccoli paesi in una unione doganale con la Francia aggiungerebbe 104,000 chilometri quadri ai nostri 528,000, e più di 12 milioni di abitanti ai nostri 57 milioni. — Indipendentemente da questi piccoli paesi una grande contrada, popolata da una razza sorella della nostra, l’Italia, potrebbe entrare nella stessa unione, che si aumenterebbe cosi di 297,000 chil. q. e di quasi 28 milioni di abitanti. — Sarebbe in tal modo un territorio di 933.000 chilometri q. circa e di quasi 78 milioni d’anime, che sarebbero sottoposte allo stesso regime econo mico. — Non parliamo qui della Spagna, di cui l'adesione a questa unione doganale sarebbe desi derabile, ma che probabilmente per forza di pregiu dizi!, vorrebbe restare ancora del tempo nell’ isola mento.
È evidente che i 78 milioni di abitanti formanti il gruppo che abbiamo adesso descritto hanno iden tici interessi. — Questi cinque paesi hanno una comunanza di regime politico in questo senso, che tutti cinque posseggono delle istituzioni liberali, nes suno di essi ha antipatie contro gli altri, la loro lingua, la loro storia, i loro rapporti commerciali li avvicinano. l'arigi è il gran centro di attrazione di tutto questo gruppo, e noi non parliamo qui soltanto del Parigi mondano ed elegante, ma del Parigi in tellettuale e industriale. — Svizzeri, Italiani, Belgi, sono numerosi in Francia, anche gli Olandesi hanno delle simpatie per il nostro paese; i nostri capitali si portano facilmente e con una certa preferenza verso quelle regioni. Inoltre nessnno di quei popoli avrebbe nulla da temere dal vicino dal punto di vista eco nomico. La costituzione di questa unione doganale non produrrebbe nessuna perturbazione neppure momentanea, in uro qualunque dei cinque paesi che ne farebbero.parte. — Il nostro commercio con questi Stati è enorme. — Per esempio, nel 1876 l'ultimo anno pel quale abbiamo cifre precise, il Belgio veniva secondo nella tabella delle nostre im portazioni e delle nostre esportazioni riunite, I’ Italia ligurava quarta, la Svizzera ,sesta, anche l’Olanda occupava un buon posto insieme con le Indie Olan desi : si tratta qui ben inteso del commercio speciale e non del commercio di transito.
Sopra un insieme di 7 miliardi e 564 milioni (im portazione ed esportazione riunite) il Belgio figurava per 810 milioni, l’ Italia per 631, la Svizzera per 389, i Paesi Bassi con le Indie Olandesi per 97 ; se si aggiunge l’Algeria per 271 milioni, si ha in tal modo un totale di 2 miliardi e 237 milioni come cifra d’ affari della Francia con i popoli che fareb bero parte dell’ unione daziaria occidentale. Se in vece di considerare le importazioni e le esportazioni riunite, noi esaminiamo separatamente le ime e le altre, noi vediamo che esse si compensano quasi esattamente; le importazioni in Francia dall’ Italia, dal Belgio, dalla Svizzera, dai Paesi Bassi e dalle Indie Olandesi si elevarono nel 1876 a 981 milioni di franchi; le nostre esportazioni per i paesi mede simi raggiungevano nell’anno stesso i 986 milioni. E incontestabile che queste cifre sarebbero singolar mente aumentate quando tutti i dazi doganali fossero soppressi fra il Belgio, la Svizzera, l’Olanda, l’Italia e la Francia.
Noi sappiamo che il nostro regime fiscale, le no stre gravi imposte indirette sul tabacco, sulle be vande, sul caffè e sullo zucchero renderebbero ne cessario il mantenimento di un cordone doganale fra la frontiera francese e quella dei cinque paesi che entrerebbero per ipotesi nella nostra unione doga nale. Non si può credere, infatti, che il Belgio e la Svizzera, paesi che non hanno quasi debiti, consen tirebbero a gravare i loro nazionali con i nostri enor mi dazi sul tabacco e sugli alcool. Ma la cintura doganale che resterebbe intorno alla Francia attuale sarebbe ben poca cosa. Noi abbiamo già nei nostri dipartimenti ilei nord un regime conosciuto sotto il nome di regime delle zone per il tabacco, che crea sotto certi punti di vista una separazione ed una sorveglianza fiscale fra diversi territori francesi; ba sterebbe di estendere questo ordinamento per tener conto dell’ ineguaglianza di dazi sul tabacco, sulle bevande e sullo zucchero in Francia, nel Belgio, in Svizzera, in Italia e nei Paesi Bassi. Salvo una mezza dozzina d’articoli, così tassati dal punto di vista fiscale, tutti gli altri potrebbero circolare liberamebte sopra questo territorio di 933,000 eh. q., quasi doppio della Francia attuale. L ’economia nelle spese di per cezione per la dogana sarebbe notevolissima. Già la riforma del 1860 ha permesso di diminuire di cir ca 10,000 il numero degli impiegati della dogana francese. Quando alle nostre frontiere del Belgio, di Svizzera, d’Italia tutte le merci, eccettuato il ta bacco, le bevande e lo zucchero entrassero in fran chigia, la diminuzione delle spese sarebbe molto maggiore. E bisogna aggiungere che per lo zucchero, per esempio, il tesoro francese potrebbe profittare degli aumenti considerevoli nel prodotto delle im poste per ribassare il dazio su quella derrata (ino al livello a cui è in Belgio, in Italia, in Olanda.
Questo progetto d’ untone doganale fra i cinque paesi dell’ Europa centrale è desso chimerico? Un anno o due fa uro dèi nostri distinti colleglli, il si gnor De Molinari, aveva concepito un piano molto più vasto che avrebbe riunito in una specie di Z oll-
verein non solo i paesi che noi abbiamo nominati,
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per razza, per tradizioni, per istituzioni : del resto un* unione continentale così vasta sarebbe sembrata una specie di cospirazione continentale contro l’ In ghilterra, sarebbe stato una specie di ostracismo, un interdetto pronunziato contro quel paese, una specie di ritorno al blocco continentale.
È certo che il signor De Molinai! non pensava a nulla di simile, ma molti fra gli aderenti al suo si stema avevano questa seconda intenzione. Le stesse obbiezioni non avrebbero nessun valore contro la unione doganale occidentale che noi preconizziamo. Questa unione non sarebbe ostile verso nessuno; sopprimendo le dogane fra questi cinque paesi non si rialzerebbero le tariffe contro gli altri popoli. Si continuerebbe a concludere con essi dei trattati di commercio sulle basi le più liberali possibili. D’al tronde questa unione doganale non sarebbe senza precedenti. Tutti i popoli che noi vi facciamo en trare, meno T Olanda, fanno già parte dell’ unione monetaria latina. Tutti questi popoli hanno quasi il nostro sistema di pesi e misure; molti hanno esat tamente la stessa legislazione civile, lo stesso codice; tulli finalmente hanno, in tempi più o meno lontani, in un modo più o meno completo, per una durata più o meno breve, formato una stessa comunità.
Nessun uomo imparziale potrebbe contestare che la costituzione di questa unione daziaria occidentale non sia utile. Degli interessi privati, probabilmente vi si opporranno; ma bisogna die una nazione sappia non essere la timida schiava di qualche interesse, per quanto potente possa essere. Già una prima volta, quasi un mezzo secolo fa, questi interessi pri vati, impedendo l’unione doganale del Belgio e della Francia hanno compromessa e diminuita la nostra situazione nazionale. Un simile sbaglio non dovrebbe ripetersi. Ognuno dei cinque paesi che noi abbiamo nominato soffoca nel suo isolamento. Ognuno di essi si svolgerebbe potentemente in una completa unione economica con gti altri paesi dello stesso gruppo. Noi non ci facciamoTillusione di credere che la grande questione che noi solleviamo possa essere risoluta in pochi istanti, ma il momento è certamente propizio per attirare sopra questa idea la pubblica attenzione e per prepararvi gli animi. Una volta che sia com piuto questo lavoro intellettuale, le dillieoltà saranno di poco momento. Gard . . Ardeche . Drôme . . Vaucluse. . B. del Rodano. Hérault . . Var . . . Basse Alpi . Ch. 2,114,162 . » 1,181,215 . » 1,286,270 » 1,498,258 329,556 157,591 565,478 112,488 707.000 -295.000 — 420.000 — 807,927' — 156,118' — 53,000 — 340.000 — 117,313' + Lozère . . . » Alpi Marittime » Pirenei Orient. » Altri Dipartila. » 59,300 44,736 35,700 333,451 95,437 -f- 36,137 55,358' + 10,614 14,835' — 20,865 138,020 — 195,431 Totale Ch. 7,718,200 3,200,000 — 4,518,200 La proporzione delle razze verdi nell’ allevamento è stala di circa il 5
O|0-La resa dei bozzoli può essere valutata a 12 \\1, ciò che porta 235 ,0 0 0 chil. di seta contro 608,000 nel 1878.
L ’ Italia produsse: Regioni
Il Sindacato dell’ Unione dei Negozianti di sete in Lione ha pubblicato nel suo ultimo bollettino la se guente statistica approssimativa del raccolto generale delle sete nel 1879 che noi ben volentieri riprodu ciamo dal Sole.
Ecco quale sarebbe stato il raccolto in rran cia: 1878 1879 Differenza
Lombardia
F r iu li... Emilia (Ducati e Rom Marche e Umbria . Toscana . . . . Napoli... Abruzzi . . . . Calabria . . . . S icilia ... 1878 1879 Chil. 7,684,440 2,850,000 » 14,100,959 5.640,000 » 7,969,999 2,710,000 » 350,000 175,000 » 1,800,000 900,000 ) » 1,842,849 • 1,200,000 » 1,045,030 730,000 » 1,836,515 910,000 » 264,577 06,000 » 57,230 30,000 » 2,074,098 2,050,000 » 326,000 160,000 Chil. 39,351,703 17,421,000 1,407,162 886,215 866,270 690,331 173,438 104,591 225,478 4,830
La differenza in meno del raccolto del 1879, con frontato coll’ anno precedente- sarebbe stata d i_chi— tour. 21,930,703 di bozzoli, cioè del 53 Op) ripar tito come segue : 63 0[0 fieni onte, 60 0|0 Lom bardia, 66 O,o Veneto, 50 0|0 Tiròlo, Friuli e Toscana, 35 0|Q Emilia, 75 0(0 Napoletano, .>0 Ojq
x\bruzzi e Sicilia, 10 Opo Calabrie.
In quanto alla natura dei bozzoli ottenuti ecco come viene data:
Bozzoli verdi. . . . Chil. 10,636,000 cibò il 01 /o » gialli. . . . » 6,785,000 » il 39 0/° La resa media può esser calcolata a chil. 12 l[2 per le gialle e 14l l|2 per le verdi, donde una quan tità di seta di chilog. 1,270,000 contro 2,660,000 Il raccolto della Spagna fu di eli. 300,000 di bozzoli contro 8 3 0 ,OUO nel 1878, i tre quarti in razze gialle ed un quarto in razze giapponesi : la resa delle prime è valutata a 45 chil. per oncia e quella delle seconde a 20 chilog.
La resa media dei bozzoli è di 13 chilog. per 1 di seta pei verdi e di 12 chilog. pei gialli, vale a dire un prodotto in seta di 40,000 chilog. contro
55,000 nel 1878. .
Il deficit è meno considerevole pel prodotto in seta che pei bozzoli, avendo predominato le razze gialle, che l’ anno scorso non rappreseutavano che il 20' 0|0 del raccolto.
Nel Levante il raccolto viene distinto secondo le tre provinole, Brussa, Salonicco e Siria. A Brussa esso fu in quest’ anno interiore del 25 0|0 al pre cedente e si compose del 65 0[0 bozzoli giappone si, cioè 590,000 chilog.; 15 0[0 bozzoli gialli, 130,000 eli • 20 OiO bozzoli bianchi di Bagdad, cioè 180,000 eh. e quindi un totale di 900,000. Il deficit del 25 0[0 è attribuito, non già alle intemperie della stagione, ma alla degenerazione delle riproduzioni giapponesi.
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seta verde; per 11 1|2 a 12 1|2 di bozzoli gialli e quindi 11,000 chilogr. di seta gialla; per 10 a 12 di bozzoli bianchi di Bagdad, per cui 16,000 chi logr. di seta bianca quindi un totale di 67,000 chi logr. di seta, contro 85,000 nel 1878.
Il raccolto di Salonicco fu invece uguale a quello del 1878, vale a dire 850,000 chilogrammi di boz zoli, ossia,^ in seta, una resa migliore del 5 0|0 a quella dell’ anno scorso, essendo stata di 59,000 chilog. contro 56,000.
Nella Siria, tanto a Beyrut che nei dintorni fu rono venduti, 1,865,000 oche di bozzoli, equiva lenti a chilogr. 2,392,795, dei quali 29,000 per I esportazione ; la loro resa fu di un chilogr. di seta per 14 di bozzoli e quindi 171,000 ehilocrr, contro 165,000 nel 1878.
Veniamo ora ai prezzi medi, notando che per la Francia e I’ Italia essi sono la media di quelli dati dal Sindacato :
I bozzoli gialli in Francia si pagarono come segue :
Var . . . . , Fr. 5 25 Rocche del Rod. » 5 10 Basse Alpi . . » 5 25 Pirenei Orientali » 4 75 Alpi marittime . » 5 25 Vaucluse Drôme . Ardèche Gard. . Hérault. In Italia si pagarono : Bozz. gialli Piemonte . . . . Fr. 6 23 a — Lombardia Venezia e Friuli . • Tirolo ... » Emilia e Marche . » Toscana . . . . « Provincie Napoletane » Calabria . . . . » In Spagna : Gialli . . Verdi . . 6 20 a 6 25 6 36 — 6 35 -6 17 — 6 40 — 4 90 — 4 40 — Fr. 4 90 » 4 85 » 5 20 » 5 45 » 5 50 Bozz. verdi 4 59 a 40 a 5 75 5 60 76 35 35 Fr. 6 15 a 6 50 » 5 25 5 75 E nel Levante i seguenti prezzi
gialli verdi
Brussa: Fr. 4 05 a 4 50 Siria : 22 a 30 piastre.
Bagdad
4 a 4 05 6 25 a 6 30 Ecco ora il riassunto generale delle sete com presovi il prodotto ottenuto in China e Giappone :
F r a n c i a ... I t a l i a ... S p a g n a ... B r u s sa ... Volo e S a lo n ic c o , S i r i a ... T o ta le . . . . Esportazione da C a lcu tta . . . . T o ta le d e lle sete fini
Esportazione da S a n g h a i... da Canton da Y o k o h a m a . . . . T o ta le d elle sete di C hina e G iap p on e. . T o ta le g e n e ra le 1876 1877 1878 1879 155.000 993.000 85.500 105.000 57.500 117,500 872.000 1,506,000 66,000 75.000 47.000 140,000 608,000 2,666,000 55.000 85.000 56.000 165,000 255.000 1,276,000 40.000 67.000 69.000 171.000 1,513,500 2,706,000 3,635,000 1,878,000 564,800 671,700 358,000 240,000 2,078,300 3,377,700 3,993,000 2,118,000 3.467.000 1.180.000 1,061,000 2.700.000 957,000 1.101.000 3,025,000 938.000 9 2 5.000 3.055.000 1.050.000 1,000,000 5,708,000 4,758,000 4,888,000 5,105,000 7,786,300 8,135,700 8,881,000 7.223,000
CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Camera di Commercio ed Arti di Milano. —
Nella seduta del 15 settembre la Camera si occupò Ira le altre delle seguenti questioni. LII Presidente annunzia che il cav. Cirio, giusta I’ impegno preso nell’opuscolo da lui pubblicato intorno al carattere ed agli effetti delle facilitazioni a lui concesse dalla ferrovia per il trasporto di derrate alimentari, ha scritto già da molto tempo alla Presidenza per in vitarla a proporre alla Camera la nomina della Commissione incaricata di appurare se e quanto ci sia di vero nelle accuse direttegli dal sig. Sangiorgi. Senonchè tale nomina dovendo essere subordinata al consenso del sig. Sangiorgi e questi non avendo fatto in proposito alcuna partecipazione alla Camera, non rimane se non che di prender atto della let tera del prefato cav. Cirio.
M isu ra dello sconto presso le succursali del B an co d i N apoli. — Viene letta una nota della Camera
di Potenza, la quale domanda a quella di Milano l’appoggio ad una domanda diretta ad ottenere che il Banco di Napoli limiti al 4 0[o non solo presso le sedi, ma anche presso le succursali, la misura dello sconto.
Fuzier crede che la determinazione della misura dello sconto vuol esser fatta dalle Banche in base ad un complesso di circostanze, delle quali esse sole possono giudicare competentemente.
Il Presidente conviene in tali idee, soggiungendo che anche la Banca Nazionale ha preteso tal libertà di azione nei riguardi col Governo, solo accettando di non elevare lo sconto oltre il 5 0[o come è pre scritto dalle vigenti disposizioni.
Ferri non crede che si ecceda dalle attribuzioni proprie della Camera di Commercio, esprimendo un voto pel ribasso dello sconto, essendo il medesimo di indubitabile vantaggio del Commercio: d’altronde questo voto non vincolerebbe affatto il Banco di Napoli a ribassar lo sconto, se ciò non potesse fare.
U Italia fa riflettere che il voto della Camera, per essere autorevole, vuol essere contenuto entro quei limiti nei quali essa possa giudicare con par ticolare competenza. Ora dell’ inconveniente lamen tato dalla Camera di Potenza a Milano] non si sa nulla : mancherebbero dunque gli elementi per mo tivare una deliberazione nel senso desiderato dalla detta Camera.
Fuzier soggiunge che non si può neanche cono scere se la domandata riduzione dello sconto sia per essere realmente vantaggiosa al commercio: potrebbe darsi dilatli che il Banco di Napoli, avendo una somma limitata da impiegare nello sconto, losse costretto — in caso di ribasso e quindi di maggior domanda di sconto — di restringerlo dove forse sarebbe più interessante dì concederlo larga mente.