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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.06 (1879) n.272, 20 luglio

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i; ECONOMISTA

GAZZE T T A. S E T T 1 M A N AI , E

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno VI - Voi. X

Dom enica 20 L uglio 1879

N.

Disposizioni intorno alla tassa -di fabbricazione degli spiriti

Nel numero 9 febbraio del corrente anno, in un articolo intitolato 1 dazii e le tasse di fabbricazione, noi parlammo con una qualche diffusione del pro­ getto presentato alla Camera dei deputati nella tor­ nata del 20 gennaio dall'onorevole Magliaro, allora Ministro delle finanze e concernente alcune disposi­ zioni intorno alla tassa di fabbricazione degli spiriti. Il 28 giugno ultimo scorso la Commissione presen­ tava la sua relazione e la Camera incominciava la discussione, che venne sospesa a motivo della crise ministeriale.

Riassumeremo brevemente la proposta Maglioni, rimandando per il resto i lettori all’ articolo sovra citato. Indi prenderemo in considerazioae la relazione ministeriale, e la discussione avvenuta alla Camera. Ciò per fornire ai nostri lettori gli elementi di un serio giudizio.

Secondo il progetto Magi inni (ripetiamo il nostro sunto) la tassa interna di fabbricazione degli spiriti e la sovratassa di confine sugli spiriti importati dal - T estero, souo stabilite nella misura di L. 30 per ogni ettolitro e per grado dell’ alcoolometro centesi­ male alla temperatura di gradi l o 0 36 del termo­ metro centigrado. Per la determinazione della tassa, le fabbriche di alcool souo divise in due categorie. La prima comprende le distillerie dell’ alcool dalle frutta, dalle vinaceie d’ uva, dal vino, dal miele e dalle radici, ad esclusione delle barbebielole, e la seconda abbraccia le fabbriche in cui si adoprano altre materie prime e segnatamente i cereali, il riso, i rnelazzi ed altri avanzi di materie zuccherine, le fecole, le harhebietole, le patate e i tartufi di canna (topinambours).

Le fabbriche della prima categoria pagheranno la lassa in ragione della produttività giornaliera dei lambicchi, che sarà determinata dall’ amministrazione finanziaria, avuto riguardo alla capacità di ciascun lambicco, al modo con cui ha luogo la distillazione (fuoco diretto o vapore) e alle materie da adope­ rarsi, tenendo conto, ove occorra, del tempii neces­ sario per la rettificazione dell’ alcool nelle distillerie a fuoco diretto e facendo per tutti i lambicchi un abbuono di capacità dipendente dall’ incompiuto riem­ pimento delle caldaie. Il distillatore che rifiuti questa determinazione dovrà assoggettarsi alla vigilanza per manente esercitata a sue spese. Quanto alle fabbriche di seconda categoria, l’ esercizio sarà soggetto alla vigilanza permanente della finanza. Esse pagheranno la tassa sul prodotto accertalo direttamente dagli agenti dell’ amministrazione. Questa potrà applicare gli strumenti di cui si sia riconosciuta la efficacia

i per la determinazione quantitativa dell’ alcool p ro - | dotto ed estendere le pene stabilite per la tassa del macinato onde preservare i detti strumenti. Si dica ; lo. stesso per l’ accertamento della quantità delle acque I gazose prodotte. La deduzione sulla misura latta al rinfrescatolo prescritta dalla legge 3 giugno 187-4 per la riscossione della tassa di fabbricazione della birra, è stabilita al 12 per 100. Il limite minimo dei gradi a cui si applica la tassa è ridotto a 8, riservando al Governo la facoltà di stabilire per de­ creto reale le norme per la commisurazione della tassa entro i limiti accennati, quando non sia appli­ cabile il rilievo della quantità e dei gradi nel rin­ frescatolo. Per le piccole fabbriche di prodotti as­ similati alla cicoria preparata, il Governo potrà fare speciali convenzioni per riscuotere la tassa, purché della durata non maggiore di un anno.

Nell’ articolo sovraindicato dopo avere notato le norme speciali di esecuzione, alle quali si sarebbe provveduto con decreto reale, ci parve opportuno accennare agli intendimenti del proponente. Scopo della legge era quello di togliere le sperequazioni e gli inconvenienti manifestati dalla esperienza e di accrescere a un tempo i proventi dell’ erario. Il pro­ blema delle tasse di fabbricazione è grave e si può facilmente correre il rischio di cadere nel protezio­ nismo. D’ altra parte bisogna preoccuparsi delle controversie fiscali. Però i paesi più progrediti, testimone l’ Inghilterra, non “hanno scrupolo di spin­ gere le gravezze sulle bevande spiritoso.

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450 L’E C O N O M I S T A

20 luglio 1879

Ministro portava anche in campo il vincolo con­ venzionale coll’ Austria-Ungheria che ci lega non tanto per ciò che riguarda la tassa sugli alcool quanto lino a un certo punto colle altre pei rap­ porti che quelle materie hanno colla fabbricazione degli alcool. Su questo diremo la nostra opinione. Per ora limitandoci al modo di applicazione, com­ prendiamo i vantaggi del sistema della vigilanza permanente, ma esprimiamo ancora un dubbio. Nei paesi che 1 on. Magliani adduceva per esempio, I industria è prospera e quanto specialmente alla Gran Brettagna la sola fabbricazione che si eser­ citi è quella dell’ alcool tratto da farinacei. È vero che colà si tien conto delle varie materie prime impiegate, ma da noi la vigilanza si limiterebbe a poche grandi fabbriche. Quanto alla birra, alle ac­ que gazose, ai preparati di cicoria e prodotti similari, approvammo le disposizioni relative e ci riferiamo al più volte citato articolo.

Ed ora passiamo alla Relazione delia Commissione parlamentare. Essa parte da alcune considerazioni generali sulla natura dei tributi, le quali per quanto conformi alla sana economia, potevano forse nel caso concreto lasciarsi da parte come superflue. Quello che giustamente si osserva si è che oggi la produzione degli spiriti non può riguardarsi più come il risultato accessorio di un’ altra industria, cioè di quella del vino, « attesoché questa gran produzione degli alcool, cui corrisponde l’ enorme consumazione dell’acquavite, con poco onore dei po­ poli civili, è ricavata principalmente dai residui della fabbricazione dello zucchero e dalla distillazione di­ retta dei cereali. » La Commissione però si è do­ mandata se convenga in Italia dare impulso all’in­ dustria incipiente, che trae cioè l’alcool da altro che dal vino inferiore e dalle vinacce, industria che secondo alcuni promette larghi benefizi ; e ha con­ cluso che bisogna sostenere e proteggere e inco- raggire quella che. è più naturale. Le parole pro­ teggere, incoraggire ecc., non sono le più felici, ma osservando che la Commissione in sostanza vor- tebbe tolte le eccessive angustie fiscali, siamo pronti a passarci sopra. L’Italia per buona ventura non ha un posto d’onore nel consumo dell’ acquavite, ma pure si calcola che ne consumi oltre 200,000 etto­ litri per anno, cioè un valore di circa l o milioni. « Non è meraviglia adunque (così la Commis­ sione) se in un momento che ci è parso opportuno di porre mano ad una ragionevole trasformazione dei tributi, alleviando quelli che più gravano sulle materie alimentari di prima necessità, si sia rivolto il calcolo dei finanzieri a fare assegnamento sopra due balzelli, i quali presso le altre nazioni sono ac conci a gettare grandissima entrata, cioè la tassa sugli zuccheri e quella sugli spiriti. » Apriamo una parentesi per osservare che è per lo meno dubbio se si sia posto o si sia davvero per porre mano a un razionale /¡ordinamento dei tributi, giacché a ciò non basta decretare in tutto o in parte l’abolizione della tassa del macinato e cercare in compenso qual­ che altra risorsa senza avere abbastanze studiato I insieme del nostro sistema tributario che lascia molto a desiderare. In secondo luogo ci pare che occorrerebbe fare una gran distinzione fra gli zuc­ cheri e gli spiriti, per quanto fosse detto con più arguzia che verità che lo zucchero è il sale dei ricchi. Ma torniamo alla relazione. « Quaudo si considera che l’ Inghilterra cava dalla tassa sugli

spiriti ben 600 milioni di nostre lire, gli Stati Uniti ne cavano 300 milioni, la Francia non meno di 170 milioni, e 25 milioni il piccolo Belgio, deve al certo stimarsi cosa ragionevole ed opportunamente avvi­ sata il fare buono assegnamento' per l’ Italia su di una imposta somigliante. Nemmeno deve apparire eccessiva la misura della tassa che si è disegnata in lire 60 per ettolitro, quando si pone mente’ che questa misura è di gran lunga oltrepassata dai/fi altri Stati di Europa. In Inghilterra si ragguaglia* a nientemeno che lire 477 per ettolitro di alcooFani­ dro, in America a lire 245, in Francia a lire 170, nel Belgio a lire 100. » Qui giova peraltro insi­ stere sulla osservazione, che abbiamo riferita e che ci è parsa ragionevolissima, dell’ on. Magliani in­ torno al consumo dell’alcool di fronte al vino in Italia.

La relazione passa poi a ricercare se sia a pre­ ferirsi il sistema della vigilanza permanente preferito in Inghilterra, Francia, Olanda e Stati—Uniti, ovvero ij sistema indiziario in vigore nella Germania, nel- 1’ Austria e nel Belgio. Il primo sistema è più sicuro ed offre all’ erario maggiori garanzie, però esige maggior personale a carico dello Stato ed è vessa­ torio per l’ industriale. L’altro però si presta adeludere la legge e crea una sperequazione fra gli industriali, perchè il più accorto può sforzarsi non già di ottenere il maggior prodotto possibile ma di accelerare e sfor­ zare la preparazione dei mezzi di lavorazione. Il fab­ bricante trova più convenienza ad accelerare la fer mentazione, contentandosi di lasciare una parte del prodotto ricavabile in abbandono, e fa una equazione tra la perdita di una parte della materia prima im­ piegata e quello che può guadagnare affrettando la fermentazione, ■< perchè l’ abbonamento consiste in questo appunto che dal liscosi addebita al fabbricante il prodotto di una data massa in fermentazione, per un tempo determinato, poniamo due o tre giorni.» L esperienza ha mostrato che accelerando la fermen­ tazione si può ridurre la tassa di fabbricazione a meno che un terzo del dovuto. La Commissione dice che queste considerazioni vanno tenute nresenti per la questione circa le divergenze e i reclami insorti nell’ applicare la tassa di esercizio secondo il patto del protocollo finale stipulato coll’Austria-Ungheria. A questo proposito v’ è forse da mettere in chiaro qualche punto, su cui noa si è riflettuto abbastanza.

(Continua)

IL PROGETTO DI LEGGE

Sui titoli rappresentativi dei depositi bancari

Preg.tno Signor Direttore,

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20 luglio 1870 L’EC O N O M ISTA 4SI

ce quasi testualmente un intiero capitolo della Re­ lazione presentata al 2° Congresso delle Banche popolari italiane da quel benemerito loro fondatore. Tuttavia, e sebbene le disposizioni del nuovo pro­ getto troverebbero al certo sede più acconcia, ta­ lune nel nuovo Codice di Commercio tale altre nella riforma delle leggi sul bollo, non sono alieno dal riconoscere desiderabile che esso sia pronta­ mente discusso dalle Camere e che le principali fra le sue disposizioni ne riportino I’ approvazione.

L ’ opera di compilazione del nuovo codice di commercio riceve di tratto in tratto qualche vigo­ roso impulso che le fa fare notevoli progressi, ma il lavoro è cosi arduo ed è interrotto da così lun­ ghi intervalli di riposo e quasi di dimenticanza che non può arridere la speranza di vederla presto giungere alla meta. Onde in cosifatto stato di cose sarebbe da augurarsi di vederne distaccare le parti più essenziali e quelle che più urgentemente r i ­ chiedono una riforma della legislazione esistente, come ad esempio quella relativa alle società com­ merciali e prender vita separatamente inaugurando quei rapporti giuridici che sono chiamate a rego­ lare, fino a tanto che l’ intiero codice in cui esse stesse dovrebbero essere incorporate non fosse posto completamente in vigore. Il meglio è nemico del bene, e se vogliamo aspettare ad avere un co­ dice di commercio formato tutto d’ un getto, omo­ geneo e ben conformato dal principio fino alla fine si corre seriamente il rischio di non uscir mai dalla legislazione attuale mancante e viziosa.

Ciò posto non sembra certo da ripudiarsi il con­ cetto di regolare con norme opportune la materia dei depositi, a cui nella società moderna si ricon­ nette una dtdle più potenti e delle più genuine forme del credito.

Favorire da un lato 1’ uso dei depositi e quindi le accumulazioni dei capitali o il loro passaggio dalle mani presso cui rimarrebbero inoperosi in quelle meglio atte a lanciarli nella corrente della circola­ zione ed a farne l’ uso il più vantaggioso, dall’altro lato permettere con facilitazioni e guarentigie op­ portune che i diritti del depositario possano rapida­ mente e comodamente passare da una in altra per­ sona, mediante una semplice trasmissione dell’ atto che li certifica, di modo che quest’ atto si renda ac­ concio a servire nei pagamenti, ed a far 1’ ufficio di vera e propria moneta, è questo lo scopo che la legge deve proporsi, ed ogni passo fatto in questa direziono non deve certo considerarsi'con occhio indifferente. Con tal mezzo non solo si tende ad ar­ ricchire la nazione di nuovi capitali, eccitandone la formazione in virtù delle agevolezze e della sicurezza che alle successive accumulazioni vengono concesse, ma si raddoppia altresi l’ utilità del capitale già formato, permettendo di farne co temporaneamente un doppio impiego, onde mentre il depositario se ne vale ad alimentare la vita delle industrie e dei com­ merci, il depositante può valersene per effettuare col simbolo rappresentativo della proprietà di esso, i suoi pagamenti con lo stesso comodo e facilità come se si servisse del denaro suonante. In Italia, così povera di capitali, il vantaggio che ne deriva deve esser tenuto in maggior conto che altrove.

Tutto ciò è mestieri riconoscere serza ambagi; ma d’ altro canto non bisogna pascersi di soverchie illusioni intorno all’ efficacia di pochi articoli di leg­ ge, uè supporre con soverchia credulità che essi

bastino da soli a diffondere delle abitudini che an­ cora son lungi dal prevalere presso il nostro ceto commerciante ed a trapiantare presso ili noi dei rap ­ porti economici che altrove hanno radice in trad i­ zioni ed in consuetudini ormai inveterate. A mio credere quasi tutta 1’ importanza del progetto si re­ sidua nel titolo II, quello cioè che contiene lo di­ sposizioni finanziarie relative alla natura e alla mi­ sura delle tasse di bollo che colpiscono i diversi titoli destinati a rappresentare il deposito. Queste di­ sposizioni varranno a togliere molte incertezze e di­ suguaglianze che esistono attualmente e elio sono di non lieve impaccio all’uso di questi mezzi. Così ad esempio sarà molto bene, come accenna la Relazione ministeriale, che venga sostituita una tassa unica di 20 centesimi per foglio sui libretti di conto corrente, o di risparmio e di 50 sui buoni fruttiferi al siste­ ma complicato di tasse che adesso gravano questi titoli, i quali sono ora esenti da ogni tassa, se ri­ lasciati dalle Casse di Risparmio, sono soggetti ad una tassa di 60 centesimi per foglio se derivanti da un istituto di credito costituito in Società anonima o in accomandita per azioni, e di L. 1,20 se emesse da altri istituti e, quando non provengano da Casse di Risparmio vere e proprie, da Banche popolari, o da Società cooperative nel quinquennio dell’ atto di fondazione, purché il capitale sociale non superi le lire 30,000, sono altresì soggetti alla tassa di regi­ stro, la quale per altro in pratica non è mai sod­ disfatta. Si noti che I’ esenzione dalla tassa di bollo pei libretti delle Casse di Risparmio rimarrà ferma anche col nuovo progetto.

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m

L’ E C O N O M I S T A 20 luglio 1879

adottare la definizione che di questo titolo dà la legge francese del 15 giugno 1865, la quale, mi sembra, ed è generalmente giudicata assai esatta: Le chèque est l’ecrit qui, sous la form e cl'un mandat de paiement, seri au tireur à effectuer le retrait à son profit d ’un tiers, de tout ou partie des fonds portés au crédit de son compie «t disponibles.

Dopo di aver stabilito che il chèque è sempre pagabile a vista o in un termine non maggiore di tre giorni, il progetto dispone che esso debba essere presentato al pagamento dentro 5 o 10 giorni dalla sua emissione secondo che sia tratto sopra lo stesso luogo o sopra un luogo diverso da quello in cui fu emesso. Al di la di questo termine il possessore perde ogni diritto contro i giranti ed anco contro l’emittente se la provvista di fondi presso il trai tarìo è venuta a mancare pel fatto di quest’ultimo dopo la scadenza di questo termine.

Tuttoeiò sarebbe assai bene inteso se il termine di 5 o 10 giorni non dovesse sembrar troppo corto. Sta bene che la durata dello chèque debba essere limitata, sia nello interesse dei giranti e assai più in quello del fisco, ma la breve vita che il progetto gli assegna non può permettergli di esplicare tutti quei vantaggi economici che da questo strumento di credito, saldo e ben piantato, potrebbero legitti­ mamente aspettarsi. Se il termine di 10 e 20 giorni respettivamente che era stato fissalo nel progetto preliminare di codice di commercio del 1873 poteva apparire troppo lungo, era naturale almeno attenersi a quello che era stato stabilito nel secondo progetto di codice di commercio presentato dal ministro Mancini nel 1877 che lo riduceva ad 8 e lo giorni.

La maggior parte delle disposizioni contenute nel titolo primo, tranne quelle che si riferiscono allo chèque, mi sembrano affatto superflue. Sono 13 ar­ ticoli che regolano minutamente la forma e le mo­ dalità dei libretti di conti correnti, dei libretti di risparmio e dei buoni fruttiferi.

Che cosa avverrà dei libretti che non contengono esattamente tutte le indicazioni e le registrazioni volute dal progetto? Faranno dessi incorrere in una speciale responsabilità coloro che li hanno emessi? In qua|e? La Legge non ne parla affatto. Ed in pra­ tica poi ognuno sa, nello stato attuale della nostra legislazione e delle abitudini finanziarie e commer­ ciali del nostro paese, che cosa significhi la respon­ sabilità degli amministratori degli istituti di credito.

L'effetto dell’omissione di quelle prescrizioni sarà di far perdere ai libretti di risparmio, di conto cor­ rente e ai buoni fruttiferi i privilegi fiscali garan­

titi dal progetto assoggettandoli invece alle tasse di bollo e di registro secondo le norme delle leggi vigenti. E egli giusto sottoporre a queste penalità chi trovi più comode, più sicure e più spedite altre forme ed altre modalità diverse da quelle indicate nel progetto? Molte volte a dir vero mi è occorso di sentir parlar‘ d’irregolarità avvenute nelle Gasse di Risparmio o negl’istituti di credito ordinario per cattivi affari o per trascuratezza nell’amministrazione, ma non mi è mai successo di sentir pariere d’ in ­ convenienti succeduti perchè i libretti di risparmio o di conto corrente non fossero redatti material­ mente in modo da dare ai depositanti o al corren­ tista ogni più ampia soddisfazione. Non sarebbe stato meglio adunque lasciare che l’uso di questi mezzi si svolgesse e si stabilisse nei modi più con­ soni ai bisogni del commercio ed alle abitudini delle

popolazioni e non minacciare l’attività e l’ iniziativa individuale con vincoli la cui portata può in molti casi dar luogo ad ambigue interpretazioni ed a con­ testazioni che si appoggino soltanto sopra una ca­ suística estranea all’intima natura dei rapporti eco nomici che si voglion disciplinare ?

Mentre di queste minute prescrizioni si è voluto | far sfoggio, altre poi che sarebbero state più essen­

ziali od almeno più opportune si son trascurate del tutto. Così ad esempio avrebbe dovuto sembrare savio provvedimento una disposizione che risolvesse la questione altre volte agitata, se od in quali casi lo chèque costituisca un atto di commercio e non meno provvido sarebbe stato, poiché alla commissione piaceva di estendere la facoltà di emettere libretti a risparmio anco alle ditte private, di dettare anco per queste, garanzie un poco più efficaci che non siano quelle consistenti nella materiale redazione dei libretti e che potessero in certo modo equivalere alle garanzie offerte dai pubblici stabilimenti, le quali pure avrebbero dovuto estendersi imponendo maggior regolarità, più ampii particolari nella pub­ blicazione dei bilanci e delle situazioni, e norme atte a rendere il controllo degli interessati e del pub­ blico più effettivo e più illuminato.

Nulla dirò della terza parte del progetto che ha per cosi dire un’importanza secondaria perchè con­ templa un fatto d’indole del tutto eccezionale quale è quello di smarrimento, di distruzione o di trafu­ gamento dei libretti; eventualità che l’uomo diligente e il buon padre di famiglia che ha imparaio a ben guardare le cose proprie non pone abitualmente nei calcoli delle sue operazioni. E bene che delie norme dettate in previsione di questi casi siano incluse nella nuova legge, ma non si può dire che esse I siano reclamate da una necessità imperiosa e so­

pratutto poi bisogna scrupolosamente prevenire il caso che i pericoli di frode per false dichiarazioni di smarrimento o di trafugamento non siano per gettare maggior apprensione di quello che le stesse eventualità dello smarrimento o della sottrazione non possano farlo nei legittimi possessori dei libretti, i quali nello stato presente delle cose sanno d i es­ ser protetti dalle disposizioni incomode, ma sicure del diritto comune, che li obbligano bensì in caso di perdita del libretto ad aspettare che sia trascorso il termine prescrizionale prima . di ottenere il paga­ mento del capitale o degii interessi, ma che non li espongono a rischi di altra natura. Su ciò a dir vero | le disposizioni del progetto anco modificato dalla Commissione non mi assicurano completamente per­ chè la procedura mi sembra un poco troppo som­ maria e non posso nutrire fiducia sufficiente nel­ l’efficacia dei modi indicati per far pervenire a cognizione del pubblico le denuncie di smarrimento o di trafugamento. Tuttavia debbo riconoscere che solo l’esperienza può riuscire di utile ammaestramento I nel regolare questi casi e debbo anch’io chiamare il capo a quella che si adduce esser stata fatta durante il corso di 50 anni della Gassa di Rispar­ mio di Lombardia. Ho creduto non fosse inutile far queste osservazioni sebbene esse discordino un poco dal coro di elogi che si sono generalmente prodi­ gati al nuovo progetto.

Gradisca frattanto, sig. Direttore, ecc.

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20 luglio 1879 L’ E C O N O M IS T A 453

LE FINANZE DELLA FRANCIA

Oli sgravi, la conversione

Riproduciamo dall Economiste français l’articolo seguente del signor Leroy Beaulieu mirabilmente ac­ concio a fornire un concetto sintetico delle condizioni attuali delle finanze francesi ed a mostrare con quanta cautela e con quanta ponderazione si proceda nel trar frutto da un campo così ubertoso e così vasto come quello su cui operano i finanzieri della Francia. La lezione potrebbe a più di un titolo tornare di utile ammaestramento agli uomini di Stato italiani, specialmente in quella parte in cui essi posson spec­ chiarsi nel modo co n . cui si proceda presso i nostri vicini ad accertare e ad adoperare le eccedenze dei bilanci.

Nelle finanze della Francia vi è il buono, il cat­ tivo, il raediore. I legislatori e gli amministratori nostri sono degni e di biasimo e di lode, ma non mica per le stesse ragioni gli uni come gii altri. Non bisogna stiracchiare loro le lodi per la ferocia (la parola è del Thiers) colla quale hanno decreta­ to e fanno produrre tasse uggiose e oppressive, ma necessarie all’ equilibrio derbilancio. Gli austriaci, gl'italiani e tutti i popoli in disavanzo dovrebbero in questo prenderci a modello. Gli amministratori e i legislatori nostri meritano eziandio lode per la serie dei bilanci ne’quali l’attivo supera il passivo e li hanno tali assicurati alla Francia dopo il 1875. Ognun vede che noi non siamo detrattori sistematici. Però i nostri legislatori e i nostri amministratori si meritano il biasimo, e rigoroso quanto mai può es­ sere, per altre ragioni. Essi non invigilano quanto occorre le spese; subiscono, senza opporcisi, un au­ mento di troppo rapido e disordinato dei crediti per i diversi servigi pubblici. E biasimo pure soprattutto si meritano i nostri legislatori per la pertinace anti­ patia che dimostrano al contribuente e per gl’ingiusti favori de' quali sono larghi inverso i possessori di rendita ; e solo in Francia si può vedere un fatto tanto strano, tanto condannevole, tanto contrario ai principii del diritto, della finanza e della morale, tanto dannoso al pubblico interesse, alla sicurezza, alla prosperità e all’avvenire del paese, quanto è il protrarre all’infinito la conversione del 5 per cento.

Esaminiamo la nostra condizione finanziaria, la quale se da alcuni lati è splendida, da altri è tutta piena di difetti. Volgiamo gli occhi un tratto indietro. I quattro primi esercizii che seguono la nostra sconfìt­ ta del 1870 danno quello che si chiama uno scoperto cioè un manco di rendite rispetto alle spese. Le pa­ role scoperto e disavanzo appartengono alla stessa famiglia, ma non sono propriamente sinonime. Il primo non può stare senza il secondo, ma questo può fare a meno di quello. Vi ha scoperto quando l’ intero insieme dei mezzi, tanto ordinari che straor­ dinari, non basta a equilibrare le spese della mede­ sima natura. Vi è disavanzo quando le rendite per­ manenti e normali dello Stato non bastano alle spese esse pure normali e permanenti. Lo scoperto del­ l'esercizio del 1871 fu di 659 milioni di franchi; quello dell’ esercizio i872 fu di 82 milioni in cifre tonde; l’esercizio del 1873 dette uno scoperto di 45 mi­ lioni, e quello del 1874 giunse a 64 milioni e mezzo; in tutto 850 milioni e un quarto di scoperto in quattro anni. Le mancanze del 1873 e del 1871 furono molto

piccole. Allora la Francia cercava la sua via, era nel periodo dello insiedamento e dello addimesticarsi delle nuove imposte.

Comincia col 1875 un èra novella, quella cioè dei sopravanzi, quell’ esercizio ne dà uno di 78 milioni e mezzo all’ incirca. Che si aveva a fare di quei 78 mi­ lioni e mezzo? Così fatto sopravanzo avea una data troppo recente e troppo precaria ancora perchè si potesse adoperare e diminuire le imposte : se ne fece due parti. Colla prima, di 20 milioni e mezzo furono pagate le garanzie di frutti arretrati alla Compagnia delle ferrovie dell’ Ovest; la seconda parte che era poco meno di 58 milioni, andò in diminuzione degli scoperti dei quattro esercizi precedenti e ridusse la somma di quei scoperti a 792 milioni di franchi.

L’ esercizio del 1876, al paro del precedente, da un sopravanzo di 79,275,000 fr. Da cotesto avanzo sono stati prelevati 38 milioni, de’ quali si è fatta una specie di riserva per rifarsi delle mancanze che produrrà, nella rendita delle poste e dei telegrafi, la riforma telegrafica e postale, e per finir di pa­ gare la espropriazione delle fabbriche di zolfini chi­ mici, espropriazione resa necessaria da quella bene­ fica e produttiva imposta inventata dall’ingegnoso e grande finanziere Pouyer-Quertier. Dal sopravanzo del 1876, fatti quei prelevamenti, restò tuttavia disponibile una somma di 41 milioni, che furono adoperati al fine che diremo fra poco.

L’ esercizio del 1877 è splendido dimolto; esso non è ancora messo in perfetta regola, si hanno soltanto le risultanze provvisorie che danno un sopravanzo di 57 milioni e mezzo; il quale si crede che sarà tuttavia aumentato dall’ annullamento dei crediti, dei quali non si conosce esattamente lo importare. Lo esercizio del 1878 è più indeterminato ancora di quello del 1877. Il sopravanzo appare ora di 5 milioni di franchi, cifra minim a; ma si spera che la liquida­ zione di questo esercizio, al seguito di annullamento di crediti più considerevoli dei previsti, darà un avanzo di 15 o 20 milioni. Auguriamocelo.

La condizione adunque delle finanze francesi ne­ gli ultimi quattro anni è questa: una serie di so­ pravanzi, i quali dai 15 ai 20 milioni di franchi nelle annate meno fortunate, giungono quasi a ot­ tanta milioni nelle annate migliori. Siffatte continuità di sopravanzi torna ad onore delle nostre nuove finanze.

Quale uso si è fatto di codesti avanzi consecutivi ? Il sopravanzo del bilancio dell' anno 1877 è stato adoperato a diminuire il debito fluttuante e a rego­ lare un conto di guarentigie d’ interessi arretrati. Ma la stessa cosa non è avvenuta gli anni seguenti. Si è pensato un poco agli sgravi delle imposte, e si è seguito, sebbene troppo timidamente e lentamente, una politica fiscale, che avevamo assai volte consi­ gliato. Gi è tornato pur gradito il vedere che l’or­ dine degli sgravi eseguili ha quasi esatttamente cor­ risposto all’ ordine che noi raccomandavamo per l’abolizione e la riduzione delle imposte. Il sig. Wilson, nella sua relazione generale cbe è davvero molto chiara, gode a enumerare gli sgravi effettuati in questi ultimi anni e che sono i seguenti:

Sgravi del 1877.

A m m ontare dello sgravio

Legge del 26 decembre 1876 — Sali; abolizione della sopratassa di 2 cen­

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L’ E C O N O M I S T A 20 luglio 187!) 454

A m m ontare dello sgravio

Legge del 30 décembre 1876: — Bollo; esenzione dal diritto di bollo per i contratti di assicurazioni stipulati

all’estero per valori collocati all’estero » 2.30,000 Sgravi del 1878.

Legge del 21 marzo 1878 e del 6 aprile 1878: — Riforma telegrafica e

p o sta le ...» 10,000,000 Legge del 26 marzo 1878 —- Sop­

pressione della imposta sui saponi . » 6,156,000 Legge del 20 marzo 1878 — Aboli­

zione dei dazi sulla piccola velocità. » 23,100,000 Sgravi del 1879.

Logge del 13 giugno 1878 e del 22 dé­ cembre 1878 — Diminuzione delle tasse di bollo sui biglietti di banca e della

tassa proporzionale sulle cambiali. . . . 18,000,000 Legge del 22 décembre 1878 —

Abo-lizioue della tassa sulla c ic o r ia ... 3,339,000 Legge del 22 decembre 1878 — Mo

dificazione delle imposte sugli oli . . . 2,000,000 Legge del 18 marzo 1879 — Aboli­

zione della tassa di bollo sui vaglia postali. 1,000,000 Totale degli gravi . . . 82,043,000 A questi sgravi eseguiti la commissione del bi­ lancio propone che ne siano aggiunti altri per 5.3.000. 000 di franchi vale a dire 5,570,000 sulla imposta primaria delle patenti, 10,287,000 franchi per I’ abolizione dei 15 cent, straordinarii generali alla stessa contribuzione, 1,047,000 franchi per la m o­ dificazione delle imposte sulle vetture pubbliche, 14.000. 000 per l’ abolizione della imposta sulla carta, 7 milioni per l’abolizione dell’ imposta sulla stearina : coteste due ultime abolizioni dovendo essere eseguite il primo luglio del 1880 non graverebbero che' per la metà delle somme su quell’ tsercizio. Sommando gli sgravi eseguiti e i proposti s’ avrebbe un totale di 115 milioni in cifre rotonde.

La rinuncia di 115 milioni d’ imposte è di certo qualcosa, e il contribuente deve andarne in gloria. Non bisogna però vantarsi troppo di si Ratte risul­ tanze, imperocché a considerarle bone sono molto meschine. Infatti, è uopo tener conto delle nuove im ­ poste stabilite dopo la guerra, e del tempo nel quale sono seguiti questi sgravi e dell’importare dei mag­ giori proventi delle imposte che fi hanno fatti possibili. Calcolati cotesti diversi elementi, cessa la ragione del l’ entusiasmo. Qual somma raggiunsero l’ indomani della guerra le maggiori Imposte ? Ce lo dice il sig. Wilson : a 750 milioni di franchi al! incirca. A qual somma giungono le abolizioni effettuate 9 anni dopo la guerra? A 115 milioni di franchi. Vedete quanta è mai grande la differenza ; a parlar franco, rimpetto a un risultamento tanto preciso occorre es­ sere modesti. In quanti esercizi sono stati divisi que­ sti sgravi? Su quattro, dal 1877 al 1880 inclusive. Quale è stata la somma media degli sgravi per ogni esercizio da che ci siamo messi per questa via ? Qualcosa meno di 29 milioni di franchi. Quanto fempo occorrerebbe, con questa media celerità, per abolire tutte le imposte che ne gravano a cagione delle nostre sconfitte? Circa ventidue anni. La Francia dunque nel 1902 si troverebbe per rispetto al fisco nella condizione del 1870. E nel 1870 le

I nostre tasse erano lievi e bene stabilite? No di si- ! curo, che ve ne erano delle ingiustissime e quanto mai si può dire fastidiose. Quanto tempo occorrerà per rettificarle, con questo meschino sistema di sgravi? Si può dire 18 o 20 anni. Dunque solo verso il 1920 possederemmo un sistema fiscale tollerabile, se I non avvengano fatti che lo impediscono, nessuna guer­

ra, nessuna rivoluzione. Quanti di noi vivranno tut- | tavia nel 1920? A questa domanda tanto poco pru ­

dente non è chi possa rispondere. Gli avanzi sa- | ranno sempre considerevoli tanto quanto nel pas­

sato ? Sai tu, mio caro lettore, a quanto giungono da cinque anni quegli avanzi ? Cel dice il signor W ilson; a più di dugento milioni di franchi; e il risultamento dei cinque primi mesi dell’ esercizio attuale da un soprappiù addizionale di 48 milioni, talché con 250 milioni di soprappiù almeno si sarà trovato il mezzo di non abolire die 115 milioni il’ imposte. È troppo poco, anzi pochissimo. Noi non abbiamo pazienza abbastanza da aspettare l’an ­ no 1902 che ci riporrà nella condizione fiscale nella quale eravamo prima delia guerra. E non ah- ; biamo cotesta pazienza perchè non siamo eterni E noto il motto patians quia aeternus; noi siamo i impazienti, giustamente impazienti perchè siamo

mortali.

Non ignoriamo certo che vi sono o che almeno ci possono essere ausiliari energicissimi, efficacissi­ mi la cui azione può aggiungersi ai soprappiù delle imposte; cotesti ausiliari sono le conversioni dei debili che danno un interesse elevato in debiti di un interesse meno elevato. Mercè di siffatte conver­ sioni in venti anni si potrebbe diminuire di un cen­ tinaio di milioni il peso delle imposte in Francia. Voi inglesi, americani, belgi ci avete dato e ci date tuttavia per questo rispetto buonissimi esempi ; ma I ciò non basta, converrebbe trasfondere nei legisla­

tori ed amministratori nostri il vostro coraggio. Im­ perocché da noi in Francia, non solo non si ardi- i sce fare le conversioni dei debiti pubblici, opera quanto si può dire legittima, e di quante se ne pos­ sono fare la più utile; ma neppure si osa parlarne e se alcuno risica un motto in proposito, da ogni j parte ,è zittito. Paro cotesto un mistero al quale non si possa toccare. Contro la conversione ci è uua ! specie di cospirazione del silenzio.

Non vi ha dii non senta che si dovrebbe farla, che non vi è ragione che valga a metterla da banda ; ma nessuno osa tentarla, e si vorrebbe sopprimerne financo la parola, la quale infatti suona rimprovero ; e quando è pronunciata produce un eco che risuona lontana.

Perchè con 250 milioni di soprappiù non si può ancora concedere ai contribuenti una diminuzione d’imposta maggiore di 115 milioni? Oh ! la ragione i è semplicissima: una parte se ne va in colature.

importa studiare il capitolo della relazione del signor | Wilson che riguarda io stato dei bilanci del 1872 al 1879. Non andiamo troppo indietro. Prendiamo i ie mosse dall’anno 1876 in cui si era giunti a veder chiaro nelle nuove condizioni della Francia o a de­ terminare nettamente le spese e le rendite. Nel 1876 il totale delle spese, compensati i crediti supplementari e gli annullamenti dei crediti, giunse a 2 miliardi 689 milioni di franchi, E una bella somma se si pensa che le spese dei locali e le spese straordinarie non sono comprese in quelle cifre.

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L’ E C O N O M IS T A 455 20 luglio 1379

748 milioni, cioè 59 di aumento, nel bel mezzo della paco e con un conto di liquidazione enorme che provvede alle spese straordinarie della guerra e della marina.

Ma questa cifra di 2 miliardi 748 milioni è del bilancio di previsione. Essa aumenterà, siatene certi, come suole accadere. Nel 1878 il bilancio di pre­ visione non sommava che a 2 miliardi 570 milioni di franchi e il bilancio definitivo è giunto a 2 mi­ liardi 689 milioni, cioè a un aumento di 119 mi­ lioni. Come è avvenuta siffatta trasformazione ? È stato il voto di 187 milioni di crediti aggiunti e l’annullamento di 67 milioni di crediti in fine del­ l'esercizio che 1’ ha prodotta. Il bilancio di previsione del 1877 sommava a 2 miliardi 663 milioni, e il bilancio definitivo è di 2 miliardi 700 milioni, cioè 37 milioni di più. 11 bilancio di previsione del 1878 sommando a 2 miliardi 711 milioni, il bilancio de­ finitivo, secondo i dati presenti, sommerà a 2 mi­ liardi 776 milioni, cioè 65 milioni di più. Yi è dunque una differenza al minimo di 37 milioni e talvolta di 119 milioni fra il bilancio definitivo e il bilancio di previsione. Dal 1876 al 1878, cioè in due anni le spese hanno aumentato di 87 milioni di franchi, cioè di 43 milioni e mezzo all’ anno, e gli sgravi sommano a soli 29 milioni all’ anno.

1 nostri bilanci sono in equilibrio ed è un bene grande cotesto ; ma le nostre spese aumentano troppo rapidamente ; i nostri sgravi sono troppo lievi ; i carichi che pesano sulla Francia sono tuttavia o p ­ pressivi. Bisogna diminuirli in proporzioni più larghe e più rapide ; per questo è necessario farsi soccor­ rere da una economia strettissima, la quale chiuda entro angusti confini I’ aumento delle dotazioni dei pubblici servigi, e occorre finalmente mettere in pratica il sistema della conversione del debito, si­ stema dinanzi al quale nessuna nazione grande e preveggente ha indietreggiato, e il quale ora è do- ventato cosi facile poiché viviamo in tempo che la capitalizzazione dei valori si riduce da un momento all’ altro.

RIVISTA INDUSTRIALE

Sommario. — L ’elettricità atmosferica come agente agricolo — Sua influenza sullo sviluppo delle piante — L ’occhio artificiale sensibile — Il Telefotografo Perosino — Nuovo sistema per fabbricare il pane — L a cera minerale.

Da alcune esperienze recentemente fatte è resul­ tato dimostrata I influenza dell’ elettricità atmosferica naturale sullo sviluppo delle piante nel medesimo grado della elettricità e del calore.

ii Nancy, il sig. Grandeau, direttore della scuola forestale, ha fatto delle esperienze dirette che die­ dero già concludenti resultati.

Il principio sul quale si fondano è il seguente : si pongano due piante della medesima specie e di eguale età e sviluppo nelle identiche condizioni di suolo, di aerazione, di umidità, di sole ecc., con que­ sta differenza: che una delle piante sia sottratta al- 1’ azione dell’ elettricità atmosferica, mentre f altra continui ad esserle soggetta come nello stato naturale.

Le prime esperienze furono fatte col tabacco. Fra piante di tabacco nate da una stessa qualità di semi,

Grandeau ne scelse due egualmente sviluppate e del medesimo aspetto sotto ogni rapporto. Ognuna di esse pesava tre grammi e mezzo ed aveva quattro foglie. Una fu trapiantata nella cassa libera e l'altra in quella coperta dalla gabbia metallica. Dopo sette giorni le due piante avevano perfettamente attecchito. A partire da questo momento fino al giorno del rac­ colto, si osservò una differenza enorme nello svi­ luppo delle piante ; quella coperta dalla gabbia cre­ sceva molto meno rapidamente di quella all’aria libera, e mentre questa era già in piena fioritura ed inco­ minciava a dare anehe dei frutti, la prima non aveva che qualche bottone non ancora aperto. Inoltre, due mesi dopo che le due piante erano state poste nelle casse, ne vennero con ogni cura estratte ed esatta­ mente misurate e pesate, dopo aver tolta tutta la terra aderente alle radici. Si ottennero i seguenti ri­ sultati :

L’ altezza della pianta coltivata ad aria libera era di metri 1,50 e quella dell’ altra era solo di metri 0,60 ; la prima aveva 14 foglie e la seconda soltanto 1 1 ; 1’ una pesava 273 grammi e I’ altra arrivava appena a 1 4 0 ; infine, essendo state disseccate a 110 gr. centigradi, il peso si ridusse rispettivamente a 30 grammi ed a 17,5. Si vede quindi che la propor­ zione di tessuto vegetale variò in quattro mesi del 51 per cento in favore della pianta coltivata all’ aria libera.

La seconda esperienza venne fatta sopra due piante di granoturco gigante, di bella apparenza, del peso di 28 decigrammi ciascuna, alte 18 centimetri dal piede al sommo delle foglie. Furono poste nelle due casse in luogo delle piante di tabacco, e due meri dopo estratte con gli stessi riguardi, pesate e misu­ rate. L’ altezza della pianta all’ aria libera era di me­ tri 1,10, e quella dell’altra di metri 0,97. Il diame­ tro del fusto, misurato a 20 cent, dalle radici, era di 53 cent, per la prima e solo di 40 per quella posta sotto la gabbia. Il loro peso appena estratte era di 86 grammi per V una e di 50 per 1’ altra • disseccate,diederorispet ivamente 79 e 54deciorammi. Risulto adunque che in due mesi la produzione del tessuto vegetale nella pianta soggetta all’azione del- 1’ elettricità era del 58 per cento più grande.

Da che dipendono simili fatti ? In gran parte da questo, che gli alberi d’ alto fusto sottraggono^d suolo sottostante all’ azione dell’ elettricità atmosferica. Le esperienze dirette di Grandeau dimostrano in modo incontestabile che non solo sotto i grandi alberi, ma altresì sotto cespugli e boschi cedui ricchi di fronde, la tensione elettrica dell’atmosfera è nulla, mentre nello stesso tempo ad una sufficiente distanza da quelle piante si constatano facilmente notevoli dosi d'elet­ tricità nell’ aria. Alle diverse cause ammesse finora per ¡spiegare 1’ azione delle foreste, le esperienze in questione autorizzano adunque ad aggiungere 1’ as­ senza dell’ elettricità statica nella parte d’°atmosfera sottostante, nella quale vivono le pianticelle e 1’ er­ boso tappeto dei boschi.

L’interpretazione data da Grandeau ai fatti da lui osservati trova inoltre un solido appoggio nelle espe­ rienze dei signori Berthelot e Mascari, professori al Collegio di Francia.

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456 L’E C O N O M IS T A 20 luglio 1879

Passando ad altro argomento, i nostri lettori avranno certamente inteso parlare dell ’ occhio arti­ ficiale sensibile ideato e costruito nel passato anno dal Siemens di Berlino.

Rammenteremo brevemente il principio.sul quale è basata questa invenzione.

Un corpo semplice, di recente scoperta, il Sele­ nio, gode della proprietà di offrire maggiore o mi­ nore resistenza al passaggio della, corrente elettri­ ca, seeondochè esso è illuminato o invece si trova nell’ oscurità.

L ’ occhio del Siemens è basato su questa pro­ prietà del Selenio ed è quindi sensibile alla luce.

Questa medesima proprietà del selenio viene ora felicemente applicata dal prof, di fisica nel Liceo di Mondovì, dottor Carlo Perosino, alla costruzione di un Telefotografo, ossia di un apparecchio destinato a riprodurre a distanza la immagine degli oggetti che gli si presentano.

In una dotta memoria presentata alla R. Acca­ demia delle Scienze di Torino il prof. Perosino de­ scrive minutamente il nuovo Telelettroscopio o Telefotografo da lui ideato, ed accenna le disposi­ zioni diverse che si potrebbero dare, alle singole parti di esso allo scopo di renderlo praticamente più ùtile, sia ottenendo l’immagine positiva degli oggetti, sia segnandola ad inchiostro, come fa il Pantelegrafo di Mayer.

Il Telefotografo Perosino è ad un solo filo (con­ corre la terra a chiudere il circolo voltaico) e si compone di due parti distinte: il trasmettitore e il ricevitore.

Il trasmettitore è costituito da una camera oscura che ha per fondo una lamina metallica isolata, la cui faccia anteriore (rivolta all’obiettivo) è coperta da un sottile strato ai selenio, mentre la posteriore comunica col filo di linea. Al disopra di questa la­ mina, e comunicante colla camera oscura, v’ è una cassetta opaca, annerita all’interno e un po’ sporgente ai due lati della camera ; in essa un movimento di orologeria analogo a quello del Pantelegrafo di Mayer fa muovere alternativamente un carretto me­ tallico il quale va e viene, e ad ogni escursione si abbassa di un terzo di min. 11 carretto porta uno stile ricurvo, terminante in finissima punta di pla­ tino che lambe la lamina seleniata e che, quando il carretto si muove, striscia su essa ; questo stilo comunica col polo positivo di una pila, di cui l’al­ tro polo comunica colla terra.

Il ricevitore non differisce guari dal trasmettitore. Consta di una lamina metallica isolata, comunicante col filo di linea ed una cui faccia è coperta di carta cianurata, come nei telegrafi di Baiti e Ca­ selli. Su questa carta scorre a fregamento uno stilo comunicante col suolo e fisso ad un carretto, cui un altro meccanismo d’orologeria dà un movimento sincrono a quello del trasmettitore; onde avviene che lo stilo ad ogni istante occupa sulla carta sen­ sibilizzata posizioni identiche a quelle che lo stilo del trasmettitore occupa sulla lamina seleniata.

Data questa sommaria descrizione del Telefoto­ grafo, si intende facilmente come esso operi. Resa sensibile la lamina seleniata, regolati i due movi­ menti d’orologeria perchè siano sincroni, messi a posto i due carretti, si presenti un oggetto lumi­ noso o fortemente illuminato innanzi alia camera oscura in modo che ne risulti un’immagine netta sulla lamina seleniata, e si mettano in moto i due

meccanismi d’orologeria. Finché lo stilo del tra­ smettitore scorre su punti del selenio non illumi­ nati, epperò non conduttori, la corrente non passa nei filo di linea e lo stilo del ricevitore non traccia alcun segno sulla carta preparata. Invece, quando quella passa su parti del selenio illuminate, la cor­ rente passa nel filo di linea per tutto il tempo in cui esso scorre su queste, e lo stilo del ricevitore traccia in azzurro sulla carta posizioni identiche a l quelle occupate dallo stilo del trasmettitore nell’is— tesso tempo. „Si avrà quindi sulla carta del ricevi­ tore una immagine negativa dell’ oggetto posto in­ nanzi al trasmettitore, segnata in tratti azzurri distanti fra loro di un quinto di min., e di ugual grandezza che quella prodotta dalla camera oscura sulla lamina seleniata.

I! Telefotografo Perosino, con le ulteriori modi­ ficazioni suggerite dallo stesso inventore, può assu­ mere una pratica importanza non minore di quella dei Pantelegrafi; e l’accoglienza fattagli dalla P(. Accademia delle Scienze di Torino ne è già un buono ed autorevole prognostico.

Abbiamo stimato conveniente riportare per intero la descrizione del Telefotografo Perorino perchè in uno degli ultimi numeri dello Scientific American si attribuisce questa invenzione ad un americano, mentre il nostro italiano Perosino l’ ha già presentata all’ Accademia di Torino fino dal 29 aprile ultimo decorso.

Fra le diverse notizie di nuove invenzioni V Eco­ nomia R u ra le segnala la seguente che ci sembra ab­ bastanza importante per esser riferita. Quel giornale annunzia che il sig. Leoart ha inventato un nuovo metodo per fare il pane, che sperimentato e posto in uso, pare che abbia ad ottenere larga applicazione o a venir sostituita alle comuni maniere, non sempre facili, pronte e pulite.

Consiste in una specie di tamburo posto in rota­ zione da una manovella.

Nel tamburo si pone farina ed acqua nelle pro­ porzioni volute per fare il pane che si vuole, e si mette tosto in moto il recipiente. In pochi minuti la pasta trovasi bella e preparata; e se ne possono fare anche delle grandi quantità in una volta. Il pane ottenuto da questa pasta riesce a perfezione alla cot­ tura, e si capisce come debba anche trovarsi più sano, perche più pulito, non essendo inquinato dal sudore di chi maneggia la pasta, nè da altre ira- j mondizie.

Lo stesso Lecart costruisce altresì dei forni eco­ nomici, che si possono sovraporre a due a due e cuocere 1500 pani di due chilogrammi l’ uno per giorno.

Un impastatore basta per alimentare dieci forni. Finalmente citeremo pure come importante la scoperta della cera minerale l'atta di recente nelle montagne di Sierra Madre, in California; nonché nell’Utah meridionale e nell’ Arizona, ove si trovò una sostanza simile alla rietriskisite, o cera minerale della Rumenia.

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¿0 luglio 1879 L’ E C O N O M I S T A 457

Le Riscossioni e i Pagamenti

uei p rim i 6 m esi (lei 1879

Dal Ministero del Tesoro è stato pubblicato il pro­ spetto comparativo degli incassi e dei pagamenti du­ rante i mesi da gennaio a tutto giugno del corrente anno.

Nel mese di giugno 1879 gl’ incassi ascesero a L. 175,988,349 l i . Nel giugno 1878 erano stati di 169,915,635 lire e 08 centesimi. L’aumento nel giu­ gno 1879 è stato di lire 6,073,716 03. Aumentarono: l'imposta fondiaria, esercizio corrente,di L. 843,179 15 l’ imposta di ricchezza mobile, esercizio corrente, di lire 322,398 32; l’ imposta sul trapasso di proprietà e sugli affari di lire 198,435 8 8 ; la tassa sul p ro­ dotto delle ferrovie di lire 54,238 87 : la tassa sulla fabbricazione di lire 2,128,687; i dazi di confine di lire 11,610,679 92 (il quale aumento proviene da rilevanti importazioni di generi coloniali, avvenute in vista dell’ aumento che ritiensi possa avere ef­ fetto quanto prima ne' dazi d’entrata della tariffa do­ ganale); i dazi interni di consumo di 550,489 lire e 84 cent.; le entrate diverse di lire 1,996,909 01; i rimborsi e concorsi alle spese di lire 438,862 71; le entrate straordinarie di lire 1,608,984 8 2 ; le en­ trate dell’ asse ecclesiastico di lire 1,889,172 50.

Diminuirono: l’ imposta fondiaria (arretrati) di lire 6,271 7 6 ; l’ imposta di ricchezza mobile (a rre ­ trati) di 15,603 lire e 60 cent. ; la tassa sulla ma­ cinazione di lire 210,218 5 0 : le privative di lire 833,805 8 6 ; il lotto di lire 411,847 7 9 ; i proventi sui servizi pubblici di lire 13,369,625 6 6 ; le ren­ dite del patrimonio dello Stato di 532,951 lire e 82 cent.

La diminuzione di lire 15,569,625 66 nei proventi sui servizi pubblici va attribuito totalmente all’ es­ sersi verificato nel giugno 1878 il versamento fatto nella maggiore somma di lire 15,750,000 dalla So­ cietà delle Ferrovie dell’Alta Italia per seconda rata semestrale del canone stabilito dall’art. 2 del com­ promesso di Parigi l i giugno 1876 mentre nel giugno 1879 furono versate nella tesoreria di Milano sole lire 2,000,000 per proventi delle strade ferrate eser­ citate per conto dello Stato.

I pagamenti dei vari ministeri nel giugno 1879 furono di lire 283,727,544 68. Nel giugno 1878 erano stati di lire 304,412,995 42. Si è avuta per­ tanto nel giugno 1879 una diminuzione di lire 20,685,450 e 74 cent.

Aumentarono i pagamenti pei seguenti ministeri : Grazia e giustizia di lire 67,924 8 8 ; Interno di lire 1,743,239 e 89 cent.; Guerra di lire 789,453 5 6 ; Marina, di lire 1,424,209 25.

Diminuirono: Finanze di L. 1,811,216 e 27 cent.; Tesoro, di lire 21,814,59809, Estero, di L. 29,347 39; Istruzione pubblica, di lire 109,065 29; Lavori pub­ blici, di lire 774,560 61; Agricoltura, industria e commercio, di lire 171,492 65.

La minore spesa di lire 21,814,598 09 del Mini­ stero del Tesoro, deriva per la più parte dall’ es­ sersi pagate in meno nel giugno 1879 in confronto dello stesso mese 1878 le seguenti somme, cioè:

a) Lire 9,944,900 in estinzione di obbligazioni dell’ asse eeelesiastieo,

b) Lire 7,000,000 a titolo di sovvenzione chi­ lometrica alla Società delle Ferrovie Meridionali;

c) Lire 2,014,869 10 per semestre d’annualità al consorzio degli Istituti di emissione ;

d) Lire 1,324,986 32 per aggio alla Società delle Ferrovie del Sud dell’Austria sul semestre al 1 luglio 1979 dell’ annualità di cui all’ art. 3 della Convenzione di Basilea, pagato in oro nel 1879 e nel 1878 in biglietti.

Il pagamento per le partite di cui alle lettere 6 e c si è verificato in luglio 1879.

Nel giugno 1879, i pagamenti superarono gl’ in­ cassi di L. 107,738,195 57. Nel giugno 1878 i paga­ menti avevano superato gl’incassi diL. 154,497,36234. Ecco ora il prospetto degli incassi dal 1 gennaio a tutto giugno 1879 in confronto con quelli del 1 semestre 1 8 7 8 :

1879 1878

Imp. forni, es. cor. L. Id. arretrati . . . » Riccli. mob.es. cor.» Id. arretrati . . . » Macinazione . . . » Imp. sugli affari » Tassa mov. ferr. » Tassa fabbi'icaz, » Dazi di confine. » Dazi di consumo » Privative . . . . » L o tto ... » Servizi pubblici. » Pa.tr. dello Stato » E ntrate varie. . » Rim borsi. . . . » E ntrate straor.d. » Asse ecclesiast. » 93,766,320 57 L. 91,333,741 37 266,515 36 » 337,916 24 86,972,237 07 » 87,089,012 28 59,839 91 » 118,942 89 88,815,243 98 » 39,272,254 48 61,622,065 92 » 66,935,689 93 5,448,205 75 » 6,031,142 87 7,685,275 23 » 3,825,506 31 78,879,414 74 » 54,138,307 62 31,535,913 22 » 32,497,438 71 67,793,794 41 » 63,990,291 26 29,902,638 92 » 31,304,420 49 40,469,893 70 » 56,161,615 28 30,424,128 03 » 26,396,407 82 7,221,761 55 » 4,588,529 67 34,175,314 34 »> 33,303,284 90 62,385,308 02 » 55,530,674 83 17,043,702 95 » 15,137,398 34 Totale L. 697,417,573 67 L. 668,077,525 29 Nel 1° semestre 1879 L. 29,340,048. 38. Presentano aumento : L ’imposta fond. (es. corr.) Tassa fabbricazione I dazi di confine Privative

Rendita patrim. deilo Stato E ntrate diverse

Rimborsi e concorsi E n trate straordinarie E n trate Asse ecclesiastico

si ha un aumento di L. 2,432,579 20 » 3,859,768 92 » 24,696,107 12 » 3,803,503 15 » 4,027,720 21 » 2,633,231 88 » 872,029 44 » 6,854,633 19 » 1,906,304 61 Presentano diminuzione :

Imp. fondiaria (arretrati) Imp. ricch. mob. eserc. corr.

Id (arretrati) Tassa macinazione Imposta sugli affari Tassa sulle ferrovie Dazi interni di consumo Lotto

Proventi servizi pubblici

L. 161,400 88 » 116,775 21 » 59,102 98 » 457,010 50 » 2,313,574 01 » 582,937 12 » 961,525 49 » 1,401,781 57 » 15,691,721 58 Il meno di lire 961,525 49 nei dazi interni di consumo si sarebbe convertito nel notevole aumento di 2,714,053 lire e cent. 68, qualora il comune di Napoli avesse versate le rate di canone da esso do­ vute pel corrente anno nella maggior somma di ¡ire 3,675,579 17. Afferma però il ministero che la relativa riscossione avrà luogo tra breve.

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458 L’ E C O N O M I S T A 20 luglio 1879 Finanze 1 Tesoro Grazia e giustizia Estero Istruz. pubb. Interno Lavori pubb. Guerra Marina Agicoltura, indust. e comm. 1879 82,089,194 21 379,123,019 54 13,558,952 20 3,216,340 88 14,075,242 10 29,080,549 58 53,577,924 55 103,165,154 67 . 23,714,057 25 1878 88,384,463 57 394,661,115 45 13,275,638 42 3,064,147 99 11,685,161 94 26,737,625 47 86,661,694 51 104,317,750 93 20,408,859 40 4,417,945 96 5,681,747 50 Totale L. 706,018,380 94 754,878,205 18 Nel 1° semestre 4879 si Ita una diminuzione di L. 48,859,824 24. Presentano aumento: G razia e giustizia L. 283,313 78 Estero » 152,192 89 Istruzione pubblica » 2,390,080 16 2,342,924 11 Interno » Marina Presentano diminuzione: » 3,305,197 85 Finanze L. 6,295,269 36 Tesoro » 15,538,095 91 Lavori pubblici » 33.083,769 96 Guerra » 1,152,596 26

Agricoltura, industria e commercio » 1,263,801 54 A formare la minore spesa di lire 55,085,769 96 nel ministero dei lavori pubblici, hanno contribuito : a) Il pagamento verificatosi nel mese di gen­ naio 4878 in lire 41,000,000 a favore dell’impresa Vitali, Charles e Picard, in seguito alla transazione 17 agosto 1877;

b) tl pagamento avvenuto nell’aprile 1878 di lire 9,450,000. costituenti 1’ abbuonconto sulle spese imputabili al conto capitale, sostenute nel 2° seme­ stre 1877 dalla società ferroviaria del Sud dell’Au­ stria, giusta l’art. 5 dell’atto addizionale 17 giu­ gno 1876.

Nel 1° sementre 1879 i pagamenti superarono gl’incassi di lire 8,600,807 27; nel 1° semestre 1878 i pagamenti superarono gl’incassi di 86,800,679 lire e 89 cent.

Ecco ora i risultati del conto 50 giugno 1879 :

Attivo

Fondo di cassa fine 1878 L. Crediti di tesoreria id. » Riscossioni a tutto giugno 1879 » Debiti di tesoreria » »

Passivo

Debiti di Tesor. fine 1878 L. Pagam énti a tutto giugno 1879 »

Fondo di cassa idem »

Crediti di Tesoreria idem »

I buoni ¡lei Tesoro discesero da L. 262,546,100 a L. 247,449,100 con una diminuzione di L. 14,897,000.

Le anticipazioni statutarie delle Banche discesero da lire 25,500,000 a lire 18,500,000, con una di­ minuzione pertanto di lire 5,000,000.

del Tesoro al 180,440,044 43 147,500,086 88 697,417,573 67 55 ',722,165 57 489,161,922 62 706,018,380 94 197,190,305 49 188,709,261 50

Società di economia politica di Parigi

Riunione del 5 giugno 1879

La discussione si aggira intorno alla reazione p r o ­ tezionista ed alla propaganda libero-scambista.

Il sig. de Molinari dice che i protezionisti si agitano condotti dal sig. Pouyer-Q uertier : il moto che si danno da alcuni mesi ci garantisce che la loro at­ tività non rallenterà. — Ed intanto che cosa fanno i libero-scambisti ? Se non stiamo in guardia saremo certo battuti, quantunque la nostra causa sia la causa della giustizia, del buon senso, e dell’interesse pub­ blico. La miglior causa del mondo non trionfa se non è ajutata. Bisognerebbe che anche noi ci agitassimo spingendo nella lotta quella massa di commercianti, di lavoratori e di consumatori che non si accorgono come con la protezione si vengano ad inaridire le sorgenti del loro benessere.

Parlando delle manovre protezioniste e della pro­ paganda liberale era naturale che la riunione si oc­ cupasse delle società che si sono fondate da poco per sostenere la buona causa, ed in special modo della Associazione per la difesa della libertà com­ merciale. La discussione o meglio la conversazione si è aggirata su questa associazione,“ sui servigli già resi su quelli che può rendere ancora, sulla tattica che dovrebbe adottare. Hanno parlato in vario senso i signori Giuseppe Garnier, Arturo Mangin, Fournier de Elaix, Giovanni David, e G. Renaud.

Si lodò meritamente lo zelo e l’ intelligenza degli onorevoli cittadini che hanno organizzalo quest’ opera in testa dei quali, cosa da notarsi, figurano uomini che non essendo nè fabbricanti nè mercanti non combattono nè per le loro industrie nè per il loro com­ mercio, ma soltanto per la verità, per il buon dritto e per l’ interesse del paese. È evidente infatti, nota il sig. Mangin, che nè Jules Simon, nè Fed. Passy, nè Giuseppe Garnier, nè Raoul Duval, nè Courcelle- Seneuil, nè Leroy-Beaulieu, nè Ottavio Noel, nè tanti altri, personalmente non hanno nulla da guadagnare, tranne come semplici consumatori al mantenimento dei trattati di commercio ed all’ abbassamento delle ta­ riffe.

Come è noto, l’ Associazione ha organizzate delle conferenze, ha difeso magistralmente davanti alla Commissione delle tariffe, per mezzo di parecchi fra i suoi membri, la causa delle vere industrie nazionali, di quelle cioè, che arricchiscono il paese invece di vivere a sue spese. L’associazione ha organizzato la riunione delle Camere di Commercio liberali; conta aderenti attivi in un gran numero di dipartimenti compresi anche quelli ove domina il partito pro­ tezionista. Finalmente essa sparge opuscoli in tutta la Francia ed è appoggiata dalla grande maggioranza dei giornali di Parigi che la ajutano con la loro im­ mensa pubblicità.

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20 luglio 1879 L’ E C O N O M IS T A 459

e che organizzi una vasta agitazione. Essa non deve contentarsi di apporre dappertutto alla propaganda reazionaria la propaganda liberale, ma cercare ed applicare largamente quei mezzi di pubblicità che sono i più atti a volgarizzare ed a far penetrare in tutti gli strati della popolazione le nozioni fondamen­ tali dell’economia politica.

CRONACA D ELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Milano.

— Nella se­

duta del dì 8 luglio corr. è fatta una comunica­ zione riguardante la statistica del raccolto dei bozzoli nel distretto della Camera: il Presidente espone che dai risultati fino'ra conosciuti, riferibili à 55 comuni, consta che in confronto ai dati del 1878, si è veri­ ficata una diminuzione nel seme allevato di circa il 12 0[0 e nel raccolto del 42 0[o; anche ammet tendo che i prezzi nel 1879 siano maggiori del terzo di quelli del 1878, il profitto dell’ allevatore sarebbe sempre stato minore nella proporzione del 25 0|o circa.

Pedroni, appoggiato da Bozzoni, prende occasione dell’essere caduto il discorso sul raccolto dei boz­ zoli, per consigliare che, in vista del ritardo straor­ dinario verificatosi nel corrente anno in questo rac­ colto, sia prorogato fino a tutto luglio il termine per la presentazione delle notifiche da servii e alla compilazione del prezzo adequato. Propone che su cip sia domandato di provvedere alla Presidenza, con incarico di ottenere preventivamente l’accordo della speciale Commissione pel prezzo adeguato.

La Camera approva questa proposta.

Viene poi letta la domanda della Camera di Bre­ scia (già da noi riferita in uno dei passati numeri) per ottenere alcune modificazioni alle disposizioni vigenti sul marchio degli oggetti d’ oro e d’ ar­ gento.

Viene letto altresì il parere che su questo og­ getto espresse la Società degli orefici in Milano, all' uopo interpellata dalla Presidenza della Camera.

Tal parere, comunicato con lettera 31 maggio p. p. è contrario alle domande della Camera di Brescia.

La Camera, dopo breve discussione, facendo sue le osservazioni della prefata Società degli orefici delibera di passare all’ordine del g io rn o /

Si da lettura di una domanda del signor Salari fabbricatore di cappelli perchè nella revisione della tariffa doganale non venga diminuito I’ attualedazio sui cappelli.

La domanda Salari trae occasione dalla opinione che alcuni rappresentanti .di case inglesi abbiano fatto domanda al Governo italiano per ottenere la riduzione dei dazi attu ali; ora, non constando se tale opinione sia realmente fondata, Pirelli propone che la Camera si astenga dal prendere qualsiasi delibo razione su questo oggetto lino a ragion cono­ sciuta.

Il Presidente soggiunge che anche i fabbricatori di cappelli di Monza intendono — per quanto gli consta — presentare alcune loro considerazioni sui dazi di confine attualmente in vigore. Ciò stante non sarebbe inopportuno I’ accettar la proposta Pi­

relli anche dal punto di vista della convenienza di poter esaminare, più a fondo I’ argomento.

La Camera, convenendo nelle considerazioni di Pirelli o del Presidente, adotta la sospensiva.

Viene comunicata la domanda della ditta Bohrin- ger Mylius e C. diretta ad ottenere in primo luogo che sia provocata una diminuzione nei prezzi delle tariffe di trasporto del latte condensato sulle ferro­ vie italiane, e secondariamente che anche l a t t a ­ zione di Locate Trivulzio dove la Ditta tiene I’ im­ portantissimo stabilimento sia ammessa al servizio cumulativo.

Il Presidente fa leggere, dal vice-segretario al­ cune informazioni sull’ argomento per maggior schia­ rimento nella deliberazione da prendere.

Bozzoni e Villa-Pernice appoggiano caldamente la domanda, mostrando come 1’ assecondarla sia g iu ­ sto in sè stesso e di somma importanza special- mente per I’ agricoltura di moltissima parte di Lom­ bardia, dove è abbondante la produzione del latte.

La Camera riconosce unanimemente la equità della domanda, e delibera quindi che si abbia a racco­ mandarla al Ministero deferendo 1’ incarico di ciò fare alla Presidenza.

Nella seduta del 14 luglio corrente il presidente richiama 1’ attenzione della Camera sulla disposizione dell’ articolo 4 della legge di approvazione della ta­ riffa doganale, la quale stabilisce che nel 1880 il Governo dovrà presentare un progetto di legge per la revisione della tariffa stessa. Crederebbe conve­ niente che la Camera delegasse ad una Commissione lo studiare in tempo utile se e quali modificazioni è desiderabile che siano introdotte nella detta tariffa: così pure pensa che gioverebbe invitare il governo a far sì che la rinnovazione e la definitiva scadenza dei trattati ora vigenti, e specialmente di quello colla Francia, sia resa nota al commercio in precedenza e con tal lasso di tempo che gli sia possibile di provvedere alle probabili conseguenze di questi fatti egualmente importanti, comunque l ’ uno all’ altro perfettamente opposti.

La Camera dividendo le opinioni espresse dalla Presidenza, le deferisce l’ incarico di provvedere in conformità alle medesime, con facoltà quindi di no­ minare anche la Commissione a cui spetti lo studio pella revisione della tariffa doganale.

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