L'ECONOMISTA
GAZ ZE T T A. S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno VI - Voi. X
Domenica 30 Novembre 1879
N. 291
SUL MANTENIMENTO DEGLI ESPOSTI
Se vorrà gettarsi uno sguardo sulle statistiche of ficiali dei bilanci delle P rovincie e dei Com uni, e ci si ferm erà alla categoria delle spese di benefi cenza, si rim a rrà colpiti dalla entità della spesa che il m antenim ento degli esposti costa alle nostre am m inistrazioni locali. Codesta spesa nel suo complesso tocca annualm ente i 12 m ilioni di lire, nonostante che vi sieno in Italia pel ricevim ento della prole abbandonata appositi Istituti con rendite proprie per oltre 4 milioni. Il costo degli esposti è d unque di per sè abbastanza grave perchè debba studiarsi il m odo di ridurlo in più angusti lim iti; ma, a parte la spesa, noi crediam o che vi sieno altre considera zioni anche di m aggiore im portanza che debbono consigliare al legislatore un profondo studio su q u e sta m ateria perchè dal modo con cui oggi si provvede a questa trista necessità sociale nascono inconve nienti anche più deplorabili.
In Italia m anca fin qui una legge generale che provveda in modo uniform e al servizio dei trovatelli. La legge del 20 m arzo 186 5 col suo articolo 257, m entre accennava che si sarebbe in breve provve duto a tale m ancanza, si lim itava a m ettere a tutto carico delle P rovincie e de’ Comuni il m anteni m ento degli esposti, che, per 1’ addietro, faceva in parte carico anche allo Stato o ad alcune opere pie; e quindi lasciò sussistere tutte le differenti disposi zioni che vigevano nelle varie provinole italiane. Considerato cotesto servigio come faccenda d’ inte resse locale si è lasciata alle am m inistrazioni pro vinciali una certa libertà nel suo ordinam ento, tal ché troviam o in proposito notevoli differenze di trat tam ento e di procedura da una ad altra provincia. N ella generalità si riceve a carico della pubblica beneficenza il m antenim ento di tutti i figli illegittimi non riconosciuti legalm ente dai genitori, in alcune provincie si va anche più oltre tino ad am m ettere anche quelli riconosciuti e nati da m atrim onio p u ram ente religioso, ed anche gli stessi legittimi nel caso che i genitori m anchino o sieno questi affatto im potenti ad allevarli. S variate poi sono le anor malità di tale servigio; in alcune provincie si m an tengono gli esposti fino al dodicesim o anno, in altre fino al diciottesim o anno ed anche fino ai ven ticinque per le fem m in e; là si m antengono gli espo sti riuniti i r appositi convitti, qua si affidano tutti a tenutarii privati anche dopo finita l’ epoca dell’al lattam ento.
A questa lacuna della nostra legislazione aveva pensato di provvedere l’ on. Nicotera quando reg geva il dicastero dell’ Interno, e difatti nel 22
no-vem bre 18 7 7 presentava alla C am era u n apposito progetto di legge, col quale si sarebbe reso unifor me per tutto il regno il servizio degli esposti. Scopo principale del progetto era quello di dim inuire la spesa relativa, non solo chiam ando in concorso le opere pie, ma anche lim itando il num ero degli in fanti da riceversi negli ospizii; però il riform atore pensava ancora a togliere di mezzo gli inconvenienti di altro genere che gli attuali ordinam enti rendono inevitabili. D isgraziatam ente il progetto non ebbe fortuna, e senza toccare neppure gli uffici della Ca m era fu messo a giacere nella polvere degli scaffali di Montecitorio.
Non sono molti anni c h e in tutte le provincie ita liane vigeva per il ricevim ento degli esposti il si stema della ruota, che iniziato in Rom a sotto il pon tificato di Sisto IY, si era poi diffuso in tutta Italia come in F rancia ed altrove. Si presupponeva che alla ruota si affidassero soltanto i segreti fru tti di illeciti am ori, ma nel fatto, q u alu n q u e neonato, le gittimo o no, che potesse collocarsi in cotesto o rd i gno, passava a carico del pubblico erario o delia pubblica beneficenza. Un tale siste m a , lodato in principio com e il più bel trovato della cristiana c a rità, fu poi riconosciuto fecondo di tanti inconve nienti che la generalità dei pubblicisti di ogni paese si trovò d’accordo nel condannarlo. D ifatti l’ im pianto di una ruota per gli esposti, equivaleva a dire al pubblico, come argutam ente si esprim e l’ illustre De C erando, quiconque veut se debarasser du soin d’élever son enfant pour en donner la charge à la société est invité a le déposer ici sans être tenu d'au cune justification. S areb b e inutile rip eter qui gli a r gom enti che hanno consigliata l’abolizione della ru o ta; ci lim iterem o ad accennare che cotesta, soppressa già in F ran cia da molti anni, è oggi sparita in 58 provincie del regno nostro, e che sta p er abolirsi presto anche in tutte le altre. Alla ruota è stato generalm ente sostituito un uffizio di consegna, al quale si affidano gli infanti che per certificato delle A utorità m unicipali o politiche, o per sem plice a s serzione di un medico e di una levatrice, vengono dichiarati com e nati da illegittim a unione, senza che si chieda conto dei genitori.
754 L’ECONOM ISTA 30 novembre 1879 zioni tatti gli infanti che si dicono nati da illegittim a
unione. Standosi ciecam ente all’ asserzione sem plice d ’ una levatrice, non facendosi nessuna dim anda nep pure sul nome e domicilio della m adre, resta sem pre il dubbio che per connivenza di c h i presenta il neonato all’ ufficio di consegna, possa anche oggi qualche figlio legittim o p enetrar la porta del brefo trofio per. en trare nel novero dei figli dello spedale. Ma, a parte questo dubbio, oggi si m ette giustam ente in seria questione se sia proprio conveniente, non solo per ragioni di finanza, quanto per ragioni di giustizia e di m oralità, e nell’ interesse stesso degli infanti ricoverati, che basti la qualifica di figlio il legittim o perchè un infante sia ricevuto nell’ ospizio degli esposti.
Le parole sinonim e di esposto, trovatello, projetto, gettatello, abbandonato, ecc., non danno certam ente l’ idea di un figlio nato da unione illegittim a, ma quella dì una creatura abbandonata alla m ercè di Dio, per sbarazzarsi del di lei m antenim ento. Col senso filologico itella parola concorda purè il signi ficato storico, giacché è notorio che in origine la pubblica carità si occupò appunto di ricoverare in appositi stabilim enti quelle infelici creatu re che dalla barbarie dei genitori venivano abbandonati sulle p u b bliche vie o sugli scalini di una chiesa. Stando adun que al significato della parola stessa adoperata dalle léggi che trattano di cotesta m ateria, parrebbe che l’ obbligo delle provincie debba lim itarsi al m ante nim ento delle vittim e di un fatto delittuoso, qual’ è, intesa nel suo vero senso, la esposizione di un in fante. Oggi però si è voluto alterare il significato di quella parola, e basta la qualifica di illegittim o per chè l’infante venga m antenuto a carico del pubblico erario. Oggi adunque un infante, solo perchè è nato da genitori non uniti con legittim o nodo, penetra le porte del brefotrofio, che sono generalm ente chiuse alla creatura legittim a, benché m iserabile, ed appar tenente a genitori assolutam ente im potenti ad alle v arla . L ’ avere dunque dato un diverso significato alla parola esposto, è valso a porre a carico dei con tribuenti il rip arare alle conseguenze del vizio, non solo dei poveri quanto dei facoltosi, ed anzi, sp e cialm ente di questi, giacché è incontestabile che il m aggior contingente di trovatelli è fornito ap p in to dal ceto agiato, dove più rari sono i m atrin:onii e m aggiori gli incentivi allo sviluppo delle passioni.
11 sistem a generalm ente vigente in Italia intorno a tal m ateria, ed in v irtù del quale oggi si ricevono negli ospizi, che si dicono degli esposti, tutti gli in fanti iliegiltimi che vi si presentano senza rice r carne i genitori, si vuol giustificare col triplice a r gom ento di volere evitare gli infanticidi, di salvare l’onore delle fanciulle m adri e delle respettive fa m iglie, e di tutelare la pubblica m orale che si dice gravem ente offesa dalla notorietà delle conse guenze di illeciti am ori. Giù per sù erano questi gli stessi argom enti messi in campo dai sostenitori della ruota, e che pure hanno dovuto cedere di nanzi a considerazioni di m aggior valore; or bene noi abbiam o fede che cotesti motivi dovranno prim a o poi cedere dinanzi alle ragioni che reclam ano una riform a nei sistemi ed ordinam enti attuali.
La esperienza ci ha dim ostrato quanto fosse esa gerata la paura dell’aum ento di infanticidi, che pur si accam pava com e principale argom ento dai soste nitori delle ru o te ; la quale è stata tolta di mezzo in 38 provincie senza che in esse siasi verificato
il tem uto aum ento. Si aggiunga che in una gran parte di Europa non vi sono affatto brefotrofii nè con ruote ’ nè senza, nè per ciò gli infanticida sono colà più frequenti che da noi. — Ma se ben si c o n siderano gli effetti dell’attuale ordinam ento si vedrà che la esagerata paura della dolosa uccisione di un infante finisce col ridondare a danno massimo di quelle stesse infelici creature, che pu r si vogliono proteggere dalla b arbarie dei genitori. — L e stati stiche ci rivelano una dolorosa verità ed è che una gran parte degli infanti che si consegnano negli ospizii degli esposti m uore nei prim i mesi dalla n a scita; sia per il disagio del viaggio, sia per la im possibilità di apprestare a tanto num ero di creatu re tutte quelle cure delicate che esige un neonato, sia per difficoltà di trovare subito una nutrice, il fatto è che la m ortalità degli esposti ragguaglia in inedia in Italia al 50 per 100 nel prim o anno solo, e per alcune località più disgraziate al 70 per 1 0 0 ! Ecco dunque che per prevenire un abbandono colpevole se ne provocano mille, essendo tutti abbandonati i figli lasciati alla carità degli ospizii ; ecco che per prevenire un infanticidio incerto si condannano le galm ente a m orte quasi certa m igliaja di fanciulli ! Ma costì non si limita il danno che i vigenti rego lamenti arrecano alla prole illegittim a. Accogliendosi nei brefotrofii tutti gli infanti nati da illegittim a unione, scaricando legalm ente i genitori da ogni cura per la loro prole, ed autorizzandoli perfino a tener celato il loro nom e, la legge e la società si rendono com plici del delitto di sopprim ere lo stato civile di cotesti infanti. Il Codice civile, al suo a r ticolo 190, am m ette nel figlio il diritto di indagare la sua m aternità per ottenere dalla m adre sua l’as sistenza che gli è dovuta ; or bene tutti questi di ritti sono tolti all’infelice ricoverato nell’ospizio per chè non si vuole esigere nell’atto di consegna il nom e della m adre per soverchio ed insensato ri guardo a ll’onor suo. — Con qual giustizia si vuol d u rq u e togliere a queste creature il nome, la fa miglia e la patria ? Come può la legge m ettersi di accordo con gli inum ani genitori, che forse nuotano negli agii e nelle ricchezze, per condannare un in nocente alla vita um iliante del bastardo, ai m estieri più faticosi, quando p er la sua nascita avrebbe di ritto ad un nom e e ad una posizione agiata !
50 novembre 1879 L’ECONOM ISTA 755 — Nè ci può com m uovere lo specioso pretesto di sal
v are la pubblica m orale che si dice oll'esa dalla no tizia di un parto illegittim o. Prim a di tutto avvertiam o che il più delle volte è una assurdità il voler celare con tanto rig o re il parto quando una gestazione di nove m esi lo ha reso pubblico anticipatam ente. Ma, a parte ciò, non è m aggiore im m oralità questa che le leggi perm ettano la convivenza di un uomo e di una donna in unione illegittim a con facoltà pienissima di abban donare alla m ercè del pubblico i frutti molteplici del loro am o re ? Q uanto sarebbe più m orale la legge se obbligasse cotesti genitori a sopportare le conseguenze del fatto loro, riconoscendo prim a di tutto e poi al levando la loro prole !
Q ueste considerazioni già da molti anni si sono fatta strada nelle m enti dei nostri pubblicisti e degli am m inistratori della cosa pubblica, ed una riform a in cotesto senso, quale vien reclam ato dal buon senso, dalla giustizia, e dall'in teresse stesso delle pubbliche am m inistrazioni, non può farsi attendere a luugo. Già le R appresentanze delle provincie di Belluno, Bologna, F erra ra , F irenze, Cosenza ed altre, accennano a non voler ricevere nei loro ospizii figli illegittim i dei quali si conosca la m adre; quelle delle provincie di Ales sandria e di Torino sostengono che, a tutto rigore, non può essere obbligatorio che il ricevim ento degli infanti esposti nel vero senso della parola, e il Con siglio provinciale di N ovara, nel 1878, deliberava so lennem ente di volere da qui avanti ristretta a cotesla classe di infanti la spesa designata dall’art. 257 della legge com unale e provinciale. Vero è che il Consiglio di Stato con suo parere del 5 0 aprile 1879 dichia rava doversi annullare la deliberazione della P ro vincia n o v a re se , ma le ragioni che sostengono questo p arere non sono tali da farci approvare i sistem i vigenti in proposito. Noi non crediam o affatto che, come osservava il consiglio di Stato « ove si « adottasse il sistem a del Consiglio Provinciale di « N ovara, il num ero delle esposizioni e degli abbandoni « non m ancherebbe di crescere a dism isura, e si ve- « drebbero rinuuovati tutti gli inconvenienti ai quali « le istituzioni della m oderna civiltà tendono a rip a- « rare, ecc. » Abbiam o fede anzi che le esposizioni e gli abbandoni di infanti sparirebbero per la massima parte, quando sparissero gli ospizii degli esposti e degli abbandonati, e l’ esempio di quel che accade in Inghilterra, in G erm ania, nella Svizzera, nell’ Olanda, ed in molti altri Stati europei, dove non esistono simili istituzioni, ci conferm a nella nostra o p i nione.
Crediam o però anche noi che sarebbe forse azzar data una innovazione radicale che da oggi a dimani sopprim esse addirittura i brefotrofi; ma che qualche riform a debba adottarsi in proposito lo crediam o in- j dispensabile. R esterebbe per ora il precetto che, salvi gli esposti propriam ente detti, cioè quelli delittuosa m ente abbandonati, non si ricevesse nessun infante se non previa dichiarazione del nom e e domicilio della m adre. Questo si pratica in F rancia e può farsi anche da noi. Poi vorrem m o non si m ettessero a carico del pubblico erario altro che i figli illegittimi j di m adri povere; obbligando le altre non povere o a tenere il figlio presso di sè o a rifondere all’ospizio la spesa necessaria pel suo m antenim ento. Queste sem plici innovazioni riparerebbero a molti guaj, e farebbero scem ar di molto la infelice famiglia degli j esposti. In F rancia, dove appunto si usa generalm ente com e vorrem m o si facesse da noi, si contano non più
di 70,000 esposti ; in Italia se ne contano oggi 1 5 0 ,0 0 0 con tanta m inor popolazione !
La riform a che noi invochiam o è insiem e un atto di buona am m inistrazione e un atto di carità. Con essa non solo si tutelerebbero gli interessi dei con tribuenti, ma anche quelli di tante m igliaia d’ infelici creature, p er le quali si rivendicherebbe così un nom e, una fam iglia, ed uno stato a loro negato da un ipocrito sentim ento di pudore e da un falso concetto della pubblica m oralità.
LA QUESTIONE MARITTIMA ED IL SENATORE ROSSI
Riconoscenza grandissim a deve l’Italia m arittim a, ed in particolar modo la L iguria, al senatore Ales sandro Rossi, per lo studio che ha fatto delle con dizioni della m arina m ercantile italiana. Q uesta ri- conoscenza dev’ essere da parte delle popolazioni italiane tanto più grande, in quanto che generalis sima si è la noncuranza che gli uom ini di studio e di azione, serbano a riguardo di questa rile v an tis sima forza dello Stato.Il frutto delle sue meditazioni il senatore Rossi, ha riassunto in un articolo intitolato « Dell’ odier na crisi della nostra m arina m ercantile » che egli ha teste pubblicato nel fascicolo X X II della N uova Antologia, venuto alla luce il I o corrente.
In questo scritto si contengono troppo utili o s servazioni perchè non corresse obbligo a chi ha posto un lungo am ore alle cose m arittim e, di se gnalarlo, per quanto glielo consentiva la sua lim i tata sfera d’ azione, agli uom iui di m are, facendone un diligente esam e ed accennando eziandio alcune inesattezze nelle quali, ritengo che l’egregio senatore sia caduto.
Io son sicuro che il rilevare questi fatti m eno veri ed al tem po stesso il fare prudenti riserve circa le conseguenze cui il chiaro scrittore vorrebbe con d u rre il lettore, non sarà da lui giudicato poco b e nevolm ente, poiché egli sa che nulla vi ha di più infecondo delle apologie, e nulla tanto dim ostra e - stiinazione per le persone e per i suoi lavori, quanto una critica spassionata éd im parziale.
E questo esam e critico io farò con la franchezza di chi nelle questioni econom iche non ricerca che il vero, ma sem pre con la deferenza dovuta alla p e rso n a , cui la m arina m ercantile e quanti si preoccupano delle sue sorti debbono professar g ra titudine per aver volta la propria attenzione alle tristi condizioni di q uest’ arte nobilissim a.
I.
Nulla ho da osservare circa i dati statistici rife riti dal Rossi nel § I del suo scritto, per dim o strare la decadenza della m arina m ercantile nazio nale. Q uesti dati ripetuti in pubblicazioni statistiche notissim e, riassunti e sp lic a ta m e le ed esposti dai sig. Randaccio, Boselli, Corrao e da m e, *) oram ai hanno
’) La Marina mercantile ed il Ministero di Agri
coltura, Industria e Commercio. Memoria di I. Virgi
750 L’ ECONOM ISTA 30 novembre 1879 raggiunto il loro intento di chiarire il vero stato
in cui questa industria si trova.
Trovo invece subito qualche cosa da osservare al § 1, in capo al quale il senatore Rossi fa c o r tese citazione di un mio lavoro (L e tasse m arittim e) afferm ando che io era stato incaricato dal governo italiano di studiare la cause del malessere della no stra marina mercantile, (Antologia fase. cit. p. 333). Ciò è assolutam ente inesatto.
10 avrei m ancato ne! modo il più com pleto al- l’ incarico ricevuto, se questo, com e avrei deside rato , fosse stato, quello che accenna T onorevole Rossi.
11 mio incarico fu molto più modesto e, conve niam one, anche più fastidioso, lo non fui punto in caricato da chi allora reggeva il M inistero di A gri coltura e Com m ercio di studiare le cause del ma lessere della nostra marina, sibbene, come accenna I’ avvertenza che si trova in capo a quell’ opuscolo, di raccogliere i docum enti radunati dal governo circa le tasse e spese nei porti esteri, additando le riform e che sarebbero state a mio avviso più op portune in questo ram o. Come l’egregio senatore ben vede T incarico era molto diverso da quello che egli suppone, il che risulta anche più esplicitam ente a pag. 31 de! mio scritto accennato, dove preciso l’in carico che avevo ricevuto ed al quale era mio stretto dovere attenerm i. È però assolutam ente con trario al vero che io abbia mai detto, scritto o sup posto, che la causa principale della decadenza della nostra M arina m ercantile sia da ascriversi alle tasse m arittim e, ed è questa esplicita afferm azione del- T egregio senatore, che, più di ogni altra, mi spinse a dover rilevare le inesattezze nelle quali è caduto.
Infatti se invece di apporm i questa opinione che non risulta da alcun mio scritto, avesse am ato ri cordarsi di ciò che io esprim eva nell’ opuscolo da lui gentilm ente citato avrebbe v e d u to :
1° che alla pag. 12 accenno alla causa pros sim a o derivata, il ribasso dei noli, pu r afferm ando che questa è conseguenza di cause d’ ordine più generale e più elevate.
2° che venendo ad indicare coteste cause d’ indole più generale a pag. 14 accennai alla crisi generale econom ica, che, deprim endo la produzione e gli scambi, depresse i noli. Indicai pure Tra le cause deprim enti, 1’ abuso del credito avvenuto negli anni antecedenti e la reazione che ne provenne diffon dendo diffidenze fra produttori, com m ercianti e co n sum atori, restringendo fortem ente il cam po degli affari.
3° che annoverando altre cause d’ indole gene rale che pu r esse in qualche modo influirono sini stram ente sulla produzione e quindi sui com m erci m arittim i io diceva :
« Le perturbazioni sociali, la inefficace tutela dei capitali, ') le arm ale di terra e di m are troppo n u m erose, T incertezza della legislazione doganale, la tendenza di m olte nazioni a voler bastare a se Tip. Botta 1879 pag. 8 e seg. Non per ridicola va nità, ma per accertare un fatto, credo utile ricordare j che io fui il primo a segnalare la decadenza della Ma rina mercantile italiana. Vedi Economista del 1876 anno 111, voi. VI. N. 133 pag. 643.
') Questo punto fu da noi sviluppato nelle lettere l sulla pubblica sicurezza in Italia, dirette alla Gazzetta
Piemontese nell'autunno del 1879.
stesse, prosciogliendosi dal bisogno dei prodotti stra nieri e la limitazione del libero scam bio da esse seguito; la diffidenza internazionale che im pedì di svolgere convenientem ente l’ azione com m erciale al- 1’ estero, occupando territori per stabilirvi colonie co m m erciali; gli ostacoli opposti da pregiudizi alla em igrazione o dalla coscrizione all’ espatrio ; il m ol tiplicarsi di fatti poco m orali nell’ esercizio del traf fico m arittim o; quali sarebbero le avarie ed i sini stri sim ulati, le spese di riparazione all’ estero a r tificiosam ente esagerate : questi e molti altri fatti diedero luogo a m inore produzione utile, a pro d u zioni mal calcolate e per alcuni ram i soverchie, a scambi più lim itati, a maggiori spese im produttive ed aggravi, a m inore sviluppo nei traffici. Gli in dicati fatti tendono tutti a deprim ere le varie fonti della produzioni e quindi dovevano eziandio c o l pire l’ industria dei trasporti m arittim i che ha stret tissima attinenza con qualsivoglia ram o di attività economica. » (Op. cit. pag. 14 e 15).
V enivo poi, dopo le cagioni dannose, ad accen nare i fatti utili che concorsero alla depressione dei noli e cioè I’ applicazione sem pre più perfezio nata del piroscafo, favorita da sovvenzioni, dallo estendersi delle ferrovie, dall’ apertura del Canale di Suez e dalla avvedutezza dei costruttori, arm atori ed in generale dei capitalisti inglesi.
Da questa lunga citazione d’ un mio lavoro, mi pare risulti evidente coni’ io non aveva punto in carico di esam inare le cause di decadenza della m arina m ercantile, poiché in caso diverso invece di accennarla som m ariam ente, le avrei svolte con m aggiore ampiezza. Risulta del pari chiarissim o che io ho nel mio scritto accennato a molte cause di decadenza della Marina inercant le italiana, ma non punto com preso fra queste cause le tasse ma rittime.
Come mai il senatore Rossi, che pure ha letto il mio opuscolo, scrive nell 'Antologia che io non esitai ad attrib u ire ad esse la causa principale del mal’ essere della Marina ?
È questa una seconda gravissim a inesattezza che può dar luogo a m en retti giudizii e spiacevoli equivoci, e che quindi era mio stretto dovere, ri levare e com battere.
IL
Il sig. senatore A lessandro Rossi al §. 11 del ci tato articolo ha ¡[istituito com e, ho detto, un inda gine sulle tasse pagate in modo diretto od indiretto dalla M arina nel 1878. Però a com pletare quel quadro, m ancano ie tasse c h e sono pagate per con cessioni e fitti di arenili, dai costruttori navali ed alle quali sono sottoposti, previo deposito bienna'e, anche quando non fabbricano navi, com e avviene attualm ente. Ha del pari omessa le tasse di re g i stro e bollo, che frequentissim e occorrono in una industria obbligata per legge a com piere una folla di contratti scritti. In ultim o non ha tenuto parola dei contributi della cassa invalidi, che gli arm atori devono g arantire e che rim angono il più delle volte a lor carico.
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cennati aggravi, senz altro la m arina ritornerebbe all’antico splendore.
Q uando si sono dal Parlam ento esonerate da im poste e favorite di sussidi le popolazioni che erano state colpite dalle inondazioni o dalla eruzione del- P E tna, lorsechè si suppose che tali sgravi ed aiuti avrebbero fatto senz’altro rifiorire la produzione agricola in quella località ? N o certo : si pensò anzi tutto ad alleviare la sciagura, a non rendere più penose le tristi condizioni di quelle popolazioni, ovviando all’ inconveniente di far pagare imposte quando non si avevano redditi.
O r bene poco dissim ile è la condizione della m a rina m ercantile, la quale, travagliata da una violenta crisi che ha ridotti i noli a tal punto da non la sciare guadagni, sente fortem ente il peso delle n u m erose im poste che gravitano a suo carico e ne chiede la riduzione. M entre così stanno le cose, non si spostano forse com pletam ente i term ini della quistione, afferm ando che altri sostenne, che quando tali aggravi venissero rim ossi la m arina ritornerebbe prospera ? Non si ha diritto di supporre che ciò si facesse per aver agio di dim ostrare 1’ erroneità di questo preteso asserto, com e si dim ostrava agevol m ente erronea la supposta principal causa della de cadenza della m arina, e cioè le tasse che la colpi scono ?
Q uando scriveva la mia Memoria od opuscolo com e la chiam a l’egregio S enatore, sulle tasse m a rittim e, pareva quasi eh’ io prevedessi che mi si sarebbero affacciati dai retori i due sofismi, della principal causa di decadenza della m arina, ra v v i sala nella imposta e del rifiorim ento di questa in dustria quando esse fossero ridotte o soppresse. Im perocché appunto io cercai con studiosa cura di non cadere in quello scritto negli accennati errori. A più riprese quindi esternai la m ia aperta opinione che una riduzione di oneri era piuttosto un atto di giustizia, anziché un mezzo economico diretto a ria nim are u n ’ industria. Anzi tale concetto volli ripetere nella chiusa del mio scritto, affinchè così risultasse più evidente e non sfuggisse neppure a quei le t tori, i quali in ogni libro m irano alla conclusione. « Non oso afferm are — dicevo a pag, 142 e 145, del ridetto opuscolo, — che fatte le accennale riduzioni di tasse, la m arina m ercantile rito rn e rebbe senz’ altro in una via di relativa prosperità. Sono troppo num erose, troppo com plesse le cause che m antengono e m anterranno forse per lungo tem po, la nostra m arina in uno stato di depressione e di languore, perchè un sem plice disgravio possa fari.e rifiorire le sorti. — Cionondim eno quando le sud dette proposte venissero ridotte in legge, P arlam ento e Governo potrebbero afferm are di avere tenuto il dovuto conto delle difficili contingenze di questa im portantissim a industria ed aver provveduto, per quanto sia possibile, a m igliorarne le condizioni. »
O r bene il senatore Rossi afferma aver io detto « quando questa riduzione d’oneri venisse fatta ba sterebbe a far ritornare s e n z'a l t r o la marina mer
cantile in una via di prosperità, almeno relativa » (Antologia art. cit. pag. 557.) l)
È i vidente l’equivoco nel quale il chiaro S ena tore è, certo involontariam ente caduto, ed egli è *) Questa erronea supposizione è espressa eziandio dall’ Autore a pag. 336 e ribadita con forme poco cor tesi a pag. 375.
troppo onesto per volerm i per artifizio rettorico a p porre un opinione contraria a quella da me repli- catam ente espressa n ell’indicato opuscolo.
A com plem ento di quanto accenno devo soggiun gere che essendosi in quest’anno dagli Agenti delle tasse, fatta una riduzione generale di 2p3 sui valori navali im ponibili, gli arm atori ne risentirono allevia m ento ed utile effetto.
I II.
Ma veniam o a considerazioni più fruttuose. Dal R epertorio del Bureau Veritas per l’anno 1 8 7 9 - 8 0 risulta che i bastim enti superiori a 100 tonnellate di tutte le Nazioni, ascendono a 54,921 con un ton nellaggio di 2 0 ,585,000, di questi 589 7 sono piroscafi con tonnellate b ru tte 6 ,1 7 9 ,9 3 5 . L ’ Italia che due anni or sono figurava la te rz a , diventò quarta l’anno scorso, e quinta quest’ anno.
Q uanto ai piroscafi, l’Italia non è n ep p u re an n o v erata fra le Nazioni che ne posseggono più di 100, com m erciali, m entre l’Inghilterra ne conta 3342, gli Stati Uniti 519, F rancia 292, G erm ania 244, Spagna 214, Svezia 194, Russia 156, Norvegia 135, Oianda 115, D anim arca 103. La statistica della no stra Direzione generale attribuisce all' Italia 152 pi roscafi, ma fra questi ben 55 hanno un tonnellag gio inferiore a 100, diguisachè com e si è detto, i veri piroscafi com m erciali non raggiungono i cento. l)
In questi sei ultim i anni la m arina m ondiale a vela dim inuì di tonnellate 2 4 6 ,0 0 0 in cifre tonde, m entre quella a vapore si accrebbe di tonnellate 1 ,9 0 0 ,0 0 0 . Dalle statistiche del Board of trade con cernenti la partecipazione della m arina britannica al com m ercio inglese, risulta che dal 1877 al 1878 si ebbe dim inuzione di tonnellate 616 ,0 0 0 p er le navi a vela, e 1 ,1 2 0 ,0 0 0 tonnellate di aum ento per le navi a vapore. — Questi fatti che il Rossi op portunam ente com m enta, dim ostrano l’indirizzo irre sistibile che segue il com m ercio m arittim o, giovan dosi sem pre più della navigazione a vapore e a b bandonando quella a vela.
Da vari anni poi l’Inghilterra produce in modo strabocchevole navi e principalm ente piroscafi (vedi tasse marittime %. IV) parafi però che il senatore Rossi, quando parla a pagina 342 dell’ aum ento del m ateriale navale in Inghilterra ed in altri paesi d urante ¡’anno 1878, non tenga conto della d im i nuzione annuale che avviene nelle navi per vetustà e naufragio. V erissim o è poi ciò che egli dice circa l’im pianto dei cantieri che gli Inglesi vanno facendo nelle colonie e specialm ente nel Dominio; confesso però che non com prendo il senso della frase dell’egregio S enatore, quando dice, che in tal guisa l'Inghil terra colla concorrenza dei propri connazionali all’estero va suicidandosi l'industria interna.
Da una statistica ufficiale da me pubblicata a pa gina 2 4 della m em oria sulle tasse, risulta, che m entre nel 1878 si costruirono in In g h ilte rra, Scozia ed Irlanda tante navi a vela ed a vapore per tonnellate 4 28,501, si costruirono al Canadà, possessione inglese, ed in alcune altre colonie, tanti bastim enti per tonnellate 11 7 ,5 2 8 . Egli è di tutta evidenza che se gli Inglesi si indussero a co stru rre queste navi fuori del Regno U nito propriam ente detto, ciò vuol dire che essi vi trovarono la loro
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convenienza, com e la si riscontra in particolar modo al Canada, per le costruzioni in legno, che colà si possono eseguire per un prezzo convenientissim o. Che può fare a questo riguardo ! Inghilterra ? violare i diritti di libera scelta individuale ed il giudizio sul proprio tornaconto, che com pete ad ogni cittadino? Im pedire forse che i suoi connazio nali vadano a p ro d u rre all’estero ? In tal caso essa dovrebbe rim ettere in vigore i provvedim enti della R epubblica veneta, che teneva in ostaggio la fam i glia deH’induslriale che si recava all’estero, e quando non obbediva all’ordine del rito rn o ne im prigionava la famiglia e se occorreva poi lo faceva pugnalare.
Nò, gli Inglesi andando a produrre in qualsivoglia ram o di industria, in quelle località ove torna loro m aggiorm ente com odo, non suicidano l’ industria interna; ciò facendo essi secondano una legge na turale, la quale consiglia gli uom ini più intelligenti ed intraprendenti ad attivare la produzione colà ove può aversi più perfetta e più a buon m ercato. Ciò facendo essi si giovano d’ un diritto, che nessuna legge um ana potrebbe m enom are o violare ; salvo non si volesse afferm are che i d iritti individuali non sussistono ; che essi sono m ere astrattezze di m enti poetiche, e che la libertà è una concessione dei Governi, e che a questi tutto è lecito a danno della libera azione individuale, quando una così fatta violenza e tirannia, è larvata da una apparenza di utilità sociale.
Decisamente sarebbe un to rn ar troppo addietro, e la rivoluzione del 1789 sarebbe ancora da com piersi contro Governi che in tal guisa conculcassero e d i sconoscessero i diritti naturali dell’ uomo.
Il Rossi osserva che una parte delle navi costruite al Canadà si acquistarono dalla N orvegia, dalla S ve zia, dalla D anim arca, dall’ O landa e dalle Indie oc cidentali, Ciò signilica appunto che attualm ente, con viene acquistare bastim enti al Canadà, com e cinque o sei anni fa i N orvegiani ed i P russiani ritenevano tornasse loro utile acquistarne sui cantieri italiani. S e si trovasse u n ’ adatta località, ove un complesso di fatti concorressero a re n d e re m aggiorm ente utile la fabbricazione delle navi, è potrebbe col tempo aversi in A ustralia, nell’A frica m eridionale, ecc., fa rebbero opera stolta i costruttori inglesi a non gio varsi di tale circostanza ed alcuni fra di essi a non attivarci questa lavorazione.
La questione cui accenna il Rossi si sollevò in Inghilterra quando Russell e Palm erston dirigevano il G overno Rritannico. Si doveva o no perm ettere ad inglesi, ad indiani o ad altri industriali di qual sivoglia nazionalità, di in tro d u rre in India la m ac china per filare e tessere il co to n e? La quistione era grave per le sue conseguenze, pure il principio di giustizia prevalse nel P arlam ento B ritannico, so pra i calcoli di u n utilitarism o gretto e tirannico, il quale già aveva fatto perd ere alla Spagna pressoché tutte le sue num erosissim e colonie, ed era stato causa prim a della lotta che finì con la proclam azione della indipendenza degli Stati U niti. L ’ abbandono com pleto della vecchia politica coloniale da parte del- l ' Inghilterra, potè recare qualche dissesto in alcuni ram i d’ industria, di quella grande nazione, com ples sivam ente però m algrado i frequenti parziali disastri, l’ industria inglese è sem pre andata aum entando e rafforzandosi, com e lo hanno dim ostrato a ¡che i più recenti notissimi studi fatti da sta sti im parziali.
IV
P rocedendo oltre, il senatore Rossi viene a di scorrere al § IV del ribasso dei noli ; fatto questo accertato ed incontraslabile. Egli afferm a che si ha un discreto num ero di navi ferm e in porto, per mancanza di trasporto ed altre per non avere il tor naconto ad accettare i noli che offre il m ercato (pag. 545). Confesso che non so di qual porto in tenda parlare I’ egregio senatore, ma se vuol espri m ere che molte navi sono sem pre disponibili nei varj porti del m ondo, questo è un fatto che sem pre si è verificato, anehe quando si avevano noli vistosi. P er qualche tempo il bastim ento sta attendendo per vedere se può sperare u n nolo m igliore di quello che gli fu offerto; poi siccom e dallo star fermo in un porto si ha lucro cessante e danno em ergente, e una nave a vela spende anzi meno a navigare, che non a star ferm a in un porto, ed il piroscafo può guadagnare, ma a patto di non ferm arsi mai, questi lunghi riposi di navi nei porti, per mancanza d’im piego sono piuttosto una supposizione, che non una realtà positiva. Si capisce che in definitivo la nave si sottopone a qualsiasi nolo pur di non sta r ferm a, poiché com e avviene per i grandi opifizi, la sosta la divorerebbe. E quindi vero che spesso si sono fatti pel M ar Nero dei noli inferiori alla spesa, in teressi e am m ortizzo com preso, ma questo talvolta accade tem poraneam ente anche per le fabbriche, co strette per fatti eccezionali a prod u rre con perdita. Sorgono poi quelle vicende, retours de fortune, che com pensano in parte le perdite, negli accennati pe riodi incontrate. Ora appunto i proprietari dei basti m enti, conseguirono nel secondo sem estre del 1879 un qualche m iglioram ento nelle loro condizioni, per chè le deficenze dei raccolti hanno consentito una m aggior copia di trasporti ed un rialzo sui noli, che in media fu circa del 2 0 p er cento. Quelli stessi m eschinissim i noli pel carbone da C arditi a Genova da I l scellini salirono e si m antengono tuttora a più che 14. Se però in quest’ anno, che doveva essere per la m arina di eccezionale risorsa, i noli così m e schinam ente salirono, si ha una riprova che la m a rina a vela deve, appena le cose torneranno al loro stato norm ale, prendere u n nuovo e più fatale colpo, dal quale difficilmente potrà più sollevarsi.
Q uanto alle navi a vapore, se per qualche tempo i loro arm atori possono ottenere scarsi guadagni — i! che li spinge sem pre più a valersi di tiri som m am ente economici, di abile ma lim itatissim o p er sonale, di m acchine in cui la potenza sia propor zionata ad una m oderata celerità ed un m inim o con sum o, in via norm ale, chi le arm a, quando sappia opportunam ente dirigerle, finirà con trovarvi un ade guato com penso, poiché il prezzo dei noli non può arrestarsi per molto tem po al disotto del costo di produzione, come giustam ente ha chiarito il R icardo e come dim ostra la esperienza pratica.
30 novembre 1879 L’ ECONOMISTA 7S9 generale quei fatti, i quali contr.buiscono viem ag-
giorm ente a facilitare le com unicazioni ed i trasporti. I sacrifici che si sopportano dai cittadini e dallo Stato per conseguire il risultato di com unicazioni agevoli, pronte e poco dispendiose, fanno scorgere ad evidenza che nella società m oderna si com prende, com e da tali facilitazioni dipende in gran parte il ben essere e la ricchezza generale delle popolazioni. Quindi è, che sebbene siamo dolenti che la m arina m ercantile soffra, pel ribasso dei noli, non possia mo che altam ente rallegrarci di questo fatto quando pensiam o ai vantaggi che ne hanno tutte le popo lazioni, la nostra com presa.
Il senatore Rossi riferisce una lunga lista di og getti il di cui prezzo si è felicem ente ribassato nel trascorso ottennio; fatto che egli invece sem bra de plorare. "Volesse il cielo che non per over trade, per over production, ma per discoverte per savie applicazioni, p er abilità ed abitudini utili diffuse, si potesse rid u rre sem pre più in via norm ale il prezzo di tutti gli oggetti m anifatturati ! Se tale non è la opinione dell’ egregio senatore, ce ne spiace ma non potrem m o davvero ricred erci, essendo questa del graduale ribasso dei prezzi degli oggetti m anifattu rati il più potente mezzo e ad un tem po il più si c u r o contrasseguo di vera civiltà.
Che se davvero questo ribasso di prezzi non fosse n aturale e norm ale, ma causato da una spensierata produzione, il rim edio a questo male devono appor tarlo gli stessi produttori, frenandosi entro i limiti di una ragionata proporzione. T utte le um ane cose cercano di equilibrarsi fra forze c o n tra rie , si può desiderare di correre con granile velocità a piedi, in vettura od in ferrovia, ma entro certi ragionevoli lim iti, fuori dei quali vi ha ! im prudenza e la paz zia. Se bastasse produrre senza dover pensare al freno degli sbocchi, dei m ercati e del consum o, il diffìcile calcolo economico dell’ industriale sarebbe ridotto ad elem enti troppo volgari. Se quindi da un lato m olte forze spingono l’ industriale a produrre in grande, d a ll'a ltra parte il calcolo del possibile e probabile spaccio norm ale, deve tenerlo entro i giu sti confini. Se noi fa, è ovvio che egli sia puniio, con tutte quelle am are conseguenze, che il troppo su o l sem pre ad d u rre in tutte le um ane cose. A q u e sti limiti e proporzioni non devono pensare i con sum atori, pei quali ogni m inor prezzo è una fortuna, bensì i produttori, i quali non possono ignorare che il freno è la prim a condizione di vita, in tutte le um ane cose che una forza anim a e dirige.
Il senatore Rossi a pag. 349 ha un periodo così ricco a mio avviso di erro ri, che a volerlo an a liti cam ente esam inare, per chiarire il vero, bisogne rebbe scrivere un volum e. Egli se la piglia con la politica italiana, perchè non si adopera abbastanza a difendere i 2 0 ,0 0 0 fusi di cotone contro i 3 0 ,0 0 0 del- l’ Inghilterra ed i 2 quinti di tonnellate piroscafi, contro i 3 quinti inglesi. E d a mio avviso il governo italiano, ha fatto, e fa bene, perchè ciò non entra punto nel suo com pito. Pensi il governo a tutelare la libertà ed indipendenza politica, con mezzi un po’ m eno costosi di quelli che adopera, pensi e a t tivam ente si adoperi a difendere le persone e gli averi dei cittadini, attualm ente troppo in balìa dei tristi, accuratam ente tenuti in paese e troppo poco e m alam ente sorvegliati e frenati; nel resto poi non difenda nulla, n eppure la nostra m arina m ercantile.
P rosegue il senatore Rossi a rim proT erare il go
verno italiano perchè nelle industrie lasciò separare le sorti dei produttori da quelle dei consumatori. Ma di grazia che cosa c’entra I’ autorità o la società negli interessi personali dei produttori e dei consu m atori? Vegga il governo di non disturbare, di non inceppare, ili non opprim ere questi interessi, ma nel resto lasci che ciascuno attenda liberam ente ai propri affari, senza m ischiarsi degli interessi de’ produttori e de’ consum atori. Povero governo! N on ci m anche rebbe altro ! Non può neppure fare convenientem ente quello che dovrebbe (com e g ara n tire la pubblica si curezza per cui principalm ente si paga l’ Im posta) e 10 si vorrebbe ancora incaricare di occuparsi di ciò che non deve, spingendolo ad accrescere vincoli e pastoie, quasi che non se ne avessero anche di troppe!
Non si vide che un’ Italia agricola e si fini per avere una Italia nè agricola, nè industriale, dice 11 senatore Rossi. Qui bisognerebbe far riflettere al chiaro sc ritto re che un largo progresso agricolo non si può conseguire in pochi an n i; che la produzione agraria si è di m olto aum entata in quest’ ultim o ven ten n io ; come lo provano i dati racchiusi nel- 1’ opera pubblicata dal M inistero di agricoltura, or fan due anni, sulle condizioni agricole del R egno. I diligentissim i com m . Rodio e Miraglio, l’ uno nei suoi A nnuari e l’altro nella sua annuale Relazione al Con siglio superiore d’ agricoltura, constatano che di anno in anno si p rogredisce; lentam ente è vero, ma con tinuam ente. Ma le son cose codeste che 1’ egregio senatore conosce m eglio di m e e risparm io quindi la seccatura di rip ro d u rre notissim e cifre. A doperia m oci invece con solerte cura a ren d e re il moto più rapido, con quei m olteplici mezzi, che l’arte econo m ica, ossiavero l’ econom ia applicata in seg n a; ma non facciamo credere alle persone che di queste cose poco si intendono, che la produzione agraria, del Belgio, della F ran cia e dell’ In ghilterra, si possa da noi raggiungere in poco d’ora, sol che il governo lo voglia. N on è utile per alcuno dissem inare queste idee erronee, tanto più quando ciò si fa da persone le quali non ignorano che non si può conseguire in un ram o di produzione qualsiasi u n grande progresso econom ico, senza che anche tutti gli altri ram i sieno del pari sviluppati. Q uindi non si potrà mai avere agricoltura fiorente, senza sviluppo m anifatturiero, e questo prenderà il dovuto assetto, solam ente quando abbia a fondam ento un com petente progresso a g ri colo. M anifattura ed agricoltura non potrebbero poi sussistere, senza com m ercio, nè questo senza i mezzi di com unicazione e di trasporto, num erosi, agevoli, rapidi.
Il concetto quindi del senatore R ossi, che il com m ercio è povero, perchè è povera in Italia la m a nifattura, è vero ma incom pleto. T utti i ram i di produzione, agricola, m a n ifattu rie ra , com m erciale, professionale, sono poverissim i in Italia; perchè la Nazione è povera ed ignorante. P erch è poi il nostro paese sia in tali condizioni, è indagine troppo com plessa, che, mi devierebbe di soverchio dall’ argo m ento. A me basti stabilire il fatto, che se convien riconoscere, si potrebbe p rogredir m eglio e forse più presto, non si deve però chiu d er gli occhi ai grandi progressi già com piuti, ai risultati conseguiti, nè si deve far cred ere che il governo può tutto e prontam ente.... sol che cam bi i prineipj econom ici, che ha fortunatam ente sino ad ora seguitato I
760 L’ EC O N O M ISTA 30 novembre 1879 cola, nè u n ’ Italia industriale, rispondo, che nè go
verno, nè popolazioni devono aver di m ira di con seguire o l’ uno o l’ altro scopo in modo particolare. Come nel prom uovere, secondando n atu ra, lo sv i luppo dei corpi organizzati, si cerca di dare, per mezzo di opportuno esercizio, un contem poraneo e proporzionato sviluppo a tutte le m em bra, ed alle terze fisiche, così nello stim olare, o meglio, agevo lare il progresso econom ico, vuoisi cercare di favo rire tutti i ram i di produzione, evitando con somma cura qualunque provvedim ento artificiale, che in qualche modo leda la libertà o qualsivoglia altro legittim o diritto. Se qualche speciale favore può, con vantaggio generale di tutta la convivenza sociale, invocarsi, quello si è di facilitare più che è possibile tutti i mezzi di com unicazione e di trasporto, ogni m iglioria dei quali, risulta a vantaggio com une di tutte quante le form e di um ana attività. La quale ultim a considerazione, richiam erò più tardi, per in dicare quale a mio avviso sia il com pito del governo di fronte alla M arina m ercantile.
Si 'proclamò la libertà dei porti.... ed il senatore Rossi se ne duole. D ovevano dunque proclam are la servitù dei porti? Ci avrebbe il vincolo dati i v an taggi che ci diede la libertà? E la nostra Marina non ottenne grandi benefizi dal poter frequentare liberam ente i porti delle altre nazioni. È vero, un gran num ero di porti esteri ha oneri m aggiori dei nostri; ma al postutto, quando il nostro bastim ento entra in quelli, sopporta gli stessi oneri 'del basti m ento estero, e ciò deve bastargli. Spetta poi ai Consoli vigilare, perchè questa reciprocità sia sem pre severam ente conservata ; spetta ai negoziatori dei trattati di navigaziane, non lasciarsi sorprendere da abili stipulazioni, le quali intacchino in qualche modo indiretto, il principio della reciprocità; ina in fin dei conti, questa libertà dei porti è uno dei più belli e dei più utili risultati, conseguiti dalla civiltà m oderna.
Si suppose un com m ercio pel com m ercio.... d i chiaro di non com prender bene ciò che vuol signi ficare il senatore Rossi con questa frase: Si sognò che il transito potesse sostituire il lavoro nazionale... e davvero che se taluno suppose che il semplice passaggio della m erce, possa arricchire senza la prò duzione, costui fu un vero sognatore. U no di questi sogni l’ Italia ed il suo governo lo fecero, a propo sito della valigia delle Indie, ma non sarebbe certo un sogno la cura che si ponesse dal governo a ren dere Genova e Venezia facili accessi e sbocchi di transito, perchè queste agevolezze, rendono possibili eziandio gli em porj, i forti depositi e le speculazioni. Liverpool, L ondra, H avre, A nversa, A m burgo ed in p arte anche M arsiglia, hanno saputo costituirsi in em porj per speciali prodotti. Genova già lo fu per le granaglie e p er le cuoja ; ora non lo è più per alcun prodotto estero e nazionale, e ciò parte per sua, parte per colpa d’ altri. S arebbe però curioso, che m entre veggiam o A nversa, R otterdam ed A m burgo, fare enorm i sforzi p er guadagnare qualche chilom etro di approvigionam ento nel continente, noi si trascurasse la felice postura che hanno quei nostri baluardi com m erciali m arittim i, che si chiam ano Genova e Venezia, si cessasse di lottare con i porti rivali, dichiarando disdegnosam ente, che il transito non può arricchire le nazioni, e che noi di tali m i serie non sappiam o che farci I Eccitiam o con mezzi leciti ed onesti il lavoro nazionale; nulla di meglio; ma dall’ altro canto non trascuriam o il transito in
quelle località, ove le condizioni geografiche meglio ce lo consentano.
F acilitando il passaggio delle m erci e delle p e r sone pei nostri porti e sulle nostre ferrovie, avrem o conseguito un non spregievole vantaggio; non per questo crederem o di aver sostituito il lavoro n azio nale. È qui proprio il caso di ipetere il noto apof- tema : unum facere, et alterum non ammittere, e davvero non capisco perchè, quando si hanno due cose utili, l’ una delle quali anzi torna indubbia m ente vantaggiosa all’ altra, si vogliano invece con trapporre e servirsi dell’ una per com batter I’ altra. Si confusero le libertà econom iche con le libertà politiche... prosegue il senatore R ossi; e sfido io a non confonderle rispondo. Invero che mi im porta la vostra libertà politica, se mi togliete la economica ? La libertà è l’ essenza della personalità um ana e fortunatam ente essa ci vien dalla n atu ra e non dagli uom ini. L a libertà può avere diversi aspetti e sva riate manifestazioni, ma è sem pre un principio unico e non divisibile. Violato in qualsivoglia delle soe m anifestazioni questo principio, sia con un delitto, sia con una le g g e,— la personalità um ana ne è u g u al m ente offesa. L e m anifestazioni della libertà nel cam po econom ico, risguardano principalm ente il lavoro, la proprietà, gli scambi. Ogni offesa arrecata a q u e s %
principj, è un ingiustizia e le ingiustizie non sì devono tollerare ed ogni onesto cittadino deve adoperarsi nella propria sfera d ’ azione, per farle cessare. Ora se il libero lavoro, la libera proprietà ed il libero scam bio sono il diritto, vanam ente si invocano leggi contro il principio che deve esserne la base neces saria. No consegue che la lam entata confusione delle libertà econom iche con le politiche, è fatto norm ale com e quello dell’ossigeno e dell’azoto nell’aria,tpoichè nel fondo queste libertà sono una cosa ¡stessa e le libertà politiche senza le econom iche sarebbero una vana parola, u n suono vuoto di senso, un corpo senz’ anim a.
Io quindi faccio*voti perchè in Italia non si scinda mai il concetto delle libertà politiche da quello delle econom iche e che questa benefica confusione, d e plorata dal senatore Rossi, sia sem pre più intensa, affinchè si eviti al nostro paese il doloroso spettacolo di veder le nostre popolazioni politicam ente (di nom e) libere e (di fatto) econom icam ente schiave !
Ma non fininirei più se proseguissi a porre in rilievo le affermazioni che il senatore Rossi con un fr.seggiare elegante addensa in questo periodo; r i torno quindi a quelle sue considerazioni che più strettam ente riguardano la M arina m ercantile.
Jacopo Vir g ilio.
IL COMMERCIO I TALI ANO
nei primi 9 mesi del 1879
30 novembre 1879 L’ ECONOM ISTA 761
1879 1878
Importazione. . . . L. 938,250,060 L. 847,320,482 Esportazione. . . . » 794,627,140 » 756,548,727 Totale . . . L. 1,732,877,200 L. 1,603,869,209 Nelle im portazioni si ha quindi un aum ento di L . 9 0 ,9 2 9 ,3 7 8 , cioè del IO. 74 per cento di ironie a quelle dell’anno passato, e nelle esportazioni si ha un increm ento di L . 38,078,413, che equivale a poco più del 5 per cento. L ’ aum ento sarebbe assai m aggiore ed oltrepasserehbe i 161 m ilioni per le im portazioni ed i 62 e mezzo per le esportazioni, se tanto le une quanto le altre fossero valutate con gli stessi valori del 1 8 7 8 ; ma la dim inuzione dei prezzi nella m aggior parte delle categorie riduce di assai l’ increm ento che apparirebbe, se fosse tenuto conto soltanto delle quantità. Un tale risultato non deve re c a r m eraviglia in un ’ annata com e la presente, e non può destare che una m ediocre sodisfazione in torno alle condizioni dei nostri scam bi, poiché evi dentem ente più che al loro naturale svolgim ento è in g ran parte dovuto alle calam itose circostanze che nel nostro paese, com e altrove, hanno ristretta la produzione degli oggetti più necessari alla vita ed in parte ancora al modo im provvido usato nel mo llific a re la tariffa daziaria degli zuccheri e di altri generi coloniali. Come queste circostanze abbiano valso ad ingrossare la cifra delle nostre im portazioni, ognuno facilm ente com prende, ma è altresì assai ragionevole assegnare ad esse una influenza princi pale nell’ aum ento delle esportazioni, le quali so gliono esser sem pre stim olate dalle m aggiori p ro v viste che u na nazione è costretta di fare all’ estero; giacché s’ essa non può pagare queste maggiori prov viste coll’ invio all’estero di metalli preziosi o di titoli di pubblico credito, propri o stranieri, è m estieri che essa le paghi m ediante l’ invio di altre m erci. D’ al tronde u n tale invio rim ane agevolato dal fatto che quanto m aggiori sono le dom ande che una nazione è costretta in un dato m om ento a fare di m erci estere e quanto più grossi i pagam enti che devono tener dietro a tali dom ande, tanto più si volgo ad essa sfavorevole il corso dei cam bi, laonde il vii prezzo con cui all’ estero può procacciarsi la lettera pagabile sulle sue piazze, invita i negozianti fore stieri a venire a farvi acquisto dei suoi prodotti che il ribasso della valuta rappresentata dagli effetti cam biari perm ette di ottenere a prezzi eccezionalm ente vantaggiosi.
In F ran cia si è sem pre osservato che le maggiori im portazioni di cereali valgono potentem ente ad ani m are gli scam bi ed a rendere più attive le espor tazioni di altre m erci; u n tale fenom eno si palesò chiaram ente negli anni 1847 e 1861.
Chi getti gli occhi al prospetto delle im portazioni diviso per categorie, che riproduciam o in fondo a questo articolo, scorge a prim a vista che le ca te gorie le quali offrono i m aggiori aum enti sono la seconda [generi coloniali ecc.) e la quattordicesim a [cereali ecc.)
U n notevole aum ento si riscontra anco nelle im portazioni della prim a categoria, e può dirsi esso p u re in n o i piccola parte dovuto alle previsioni di inacerbim ento dei dazi, ma le dim inuzioni di valore notevolissim e delle m erci che vi appartengono con vertono invece nella valutazione dei valori 1 ’ au m ento in una dim inuzione quasi eguale. Così l’im portazione dell’alcool alla fine de! settem bre di q u e
st’ anno era di 69 mila ettolitri invece c h e d i 3 4 mila com e l’anno scorso, e l’entrata del petrolio si spinse da 312 a 361 mila quintali. A um entarono pure in questa categoria l’im portazione della birra da 33 a o 3 mila ettolitri, e quella degli olii d’oliva da 8 a 45 mila quintali, m entre di una quantità anco s u periore dim inuì quella degli altri olii vegetali. La speculazione si lanciò im petuosa sugli zuccheri e sui caffè; del prim o s’introdussero 9 8 4 in luogo di 518 mila quintali, il che ragguaglia a un aum ento di 39 milioni di lire del secondo s ’im portarono 142 mila quintali in luogo di 95 mila, cioè un m aggior valore di 11 milioni di lire. Q ueste quantità saranno certo sufficienti per provvedere non solo a tutti i bisogni dell’ultimo trim estre di quest’anno, ma anco a buona parte di quelli dell’anno venturo. L ’entrata del cacao e quella del pepe hanno risentito q u e st’ anno una dim inuzione in luogo di aum ento dal rim aneggiam ento dei loro dazi e ciò è conse guenza delle forti provviste fatte nel 1878.
Un aum ento rilevante nelle m aterie per tinte e per concia lascia buone speranze intorno alla co n dizione di queste industrie. Nelle m aterie tessili continua a pronunziarsi la tendenza ad un’ aum ento n e ll’introduzione dei filati ed una non lieve d im i nuzione in quella dei tessuti ; ciò si verifica sp e cialm ente nella categoria del cotone e più ancora in quella delle lane. La seta subì un im portante ac crescim ento nell’im portazione del sem e che fu poco m eno di tre volte m aggiore a quella dell’anno pas sato e nonpertanto diè luogo a un aum ento di lire 2,7 m ilioni, nell’ introduzione dei bozzoli e di 1(L3 milioni nella seta tra ttu ra g reggia; ciò che senza d u b bio dipendette dal bisogno delle nostre fabbriche di supplire con sete asiatiche alla ingente deficienza del raccolto italiano. La dim inuzione di circa 49 mila m etri cubi nel legnam e da costruzione, ossia circa 2 112 m i lioni di lire, riflette in particolar modo lo stato poco lieto delle nostre costruzioni navali, com e l’aum ento di 2 1 ;2 m ilioni circa nell’ introduzione delle [pelli crude è conferm a dello stato assai soddisfacente del l’industria della concia, la quale, diciam olo a d d irit tura, vide aum entare di oltre ad 1 1|2 milioni l’u scita di alcune qualità di pelli conciate.
La categoria dei m etalli presenta più che raddop piata l’ im portazione dei rottam i di ferro, che dà un accrescim ento di oltre 2 milioni di lire, accom pa gnato da u n aum ento pure notevole nella ghisa in pani, ed u n altro aum ento di 3 m ilioni è offerto dal ferro e dall’acciaio in rotaie la cui entrata si a c c re b be di oltre 50 0(0, e se a questi aum enti si c o n nette un aum ento notevole nell’ im portazione del car- bon fossile e del coke, che salì da 2 9,6 a 3 4 m i lioni di lire v ’ è argom ento sufficiente per arg u irn e un m iglioram ento notevole nella nostra in d u stria si derurgica la quale, forse in parte, risente in d ire tta m ente e per consenso l’ influenza delle m igliorate condizioni di questa industria nei paesi più m anifat turieri di E uropa, in conseguenza delle richieste am ericane, ed in parte forse è stim olata dalle previ sioni delle nostre costruzioni ferroviarie.
762 L’E C O N O M IS T A 30 novembre 1879 i prezzi di queste derrate, lungi dallo scem are, sono
invece assai più elevati che nell’ anno scorso, si può esser convinti che non si allontanerebbe molto dal vero chi valutasse a circa 60 milioni la som m a che a tutta la fine del settem bre l’ Italia ha dovuto m an dare all’estero per acquisto di cerealidi più che nelle annate ordinarie; e se si presum e che le im porta zioni proseguano con la stessa proporzione anco du rante I’ ultim o trim estre del 1879 si può calcolare che lo esborso finale dell’ Italia per provvedersi di questi prodotti, sarà m aggiore del consueto di una somma che non resterà molto al di sotto dei 100 milioni. Questa cifra eh’ è di per se stessa certo molto ingente, è per altro assai inferiore alle oscurissim e previsioni eoe taluni facevano tempo addietro, i quali facevano salire a oltre 3 0 0 milioni la som m a che 1 Italia avrebbe dovuto spendere all’ estero per s u p plire alla deficienza del raccolto dei cereali. Siffatte previsioni del resto si potevano facilm ente confutare osservando che le im portazioni di cereali effettuate in Italia nelle peggiori annate non avevano oltre passato mai i 5 1 |2 milioni di ettolitri. Tal cifra non fu raggiunta nel 1 8 6 3 ; e nel 1874, anno in cui si sentirono gli effetti dei cattivi raccolti delle due annate precedenti e che è nel decennio decorso quello che presenta la m aggior eccedenza delle im portazioni sopra le esportazioni di frum ento, questa eccedenza non oltrepassò i 4,32 3 ,0 0 0 ettolitri oltre ad un eccedenza di 9 2 1 ,0 0 0 ettolitri dell’ im porta zione sopra I’ esportazione delle granaglie inferiori. Se si calcola il valore com plessivo di questo eccedente ¡[^quell’anno eccezionale, sulla stregua di un prezzo medio di 21 lira l’ ettolitro per il frum ento e di 13 lire per i grani inferiori si ha un valore di circa 103 milioni di lire. E se da questa som m a si toglie la spesa ordinaria che nelle annate com uni l’ Italia la all’ estero per provvedersi di cereali, spesa che in media non può valutarsi a meno di 43 o SO milioni di franchi, poiché, come tutti dovrebbero sapere ma pochi sanno, l’ Italia è annualm ente im portatrice di una quantità di frum ento assai m aggiore di quello che non esporti (in media circa 3 m ilioni di ettolitri) e solo una piccola parte di questa m aggiore im por tazione di frum ento è com pensata dalle granaglie inferiori, la cui esportazione è in m edia leggerm ente superiore alla im portazione; se adunque si tolgono i 43 o SO milioni, spesa ordinaria dell’ Italia p e r prov vedersi di cereali all’ estero, dai 103 m ilioni di lire che nel 1874 dovette spendere per com pensare la differenza fra le sue importazioni e le esportazioni di frum ento e di altre granaglie si scorge che quella cattivissim a annata cagionò solo all’ Italia una spesa straordinaria per provviste di cereali che non giunse ai 60 milioni di lire. Facendo pure la parte peggiore alle gravissim e circostanze attuali, ed am m ettendo anche ch e l’ imm ensa produzione am ericana debba in quest’ anno facilitare all’ Italia più che per l’ a d dietro l’im portazione dei cereali, tuttavia se è ragio nevole l’am m ettere che la cifra di 60 milioni che rappresenta il massimo dei nostri sacrifici pecuniari l'atto in tempo di carestia possa essere alquanto su perata, non era certo ragionevole il credere che essa potesse trovarsi quintuplicata.
Ci siamo intrattenuti alquanto su questo argo m ento perchè la spesa di 300 milioni preconizzata da alcuni non era posta a caso o cervelloticam ente, ma derivava dal ragguaglio fra i risultati della p ro duzione agricola nel 1879 e il consum o ordinario
quale viene indicato dal doppio criterio della p ro duzione interna unita agli acquisti fatti all’ estero e della quantità di cereali che è stata annualm ente soggetta alla tassa di m acinazione. Se dunque i ri sultati sm entiscono una tale previsione, ciò deriva da un fatto che attesta sventuratam ente T inferio rità della condizione econom ica del nostro paese. Cioè che. m entre nei paesi più ricchi di Europa difficilmente si restringe il consum o dei cereali a meno chè non raggiunga prezzi assolutam ente esa gerati, poiché la popolazione rinunzia ad ogni su perfluità e ad ogni altra soddisfazione m eno neces saria prim a di fare delle riduzioni nel cibo a cui è abituata ; in Italia invece, in cui per una gran parte della popolazione il grano è un articolo di lusso e per un ’ altra parte costituisce la sola spesa su cui possano farsi delle riduzioni il suo consum o può con grandissim a facilità trovarsi ristretto alla più tenue m isura.
R iprendendo dopo questa lunga digressione l’e sam e della statistica del nostro com m ercio accen nerem o ancora ad una m aggiore im portazione assai notevole di cavalli, di pesci secchi o affum icati, di grassi d’ ogni sorta che sono m ateria prim a di molte industrie, la cui introduzione si accrebbe di 3,2 milioni com e di altrettanto aum entò quella det_ corallo greggio.
Passando poi a far brevem ente menzione delle esportazioni notiam o un aum ento di 11 milioni di lire nei vini e di 51 negli oli d’ oliva, che è con seguenza dell’ ottim o raccolto dell’ anno passato e si è verificato per la m aggior parte nei prim i m esi dell’ anno. Una dim inuzione di oltre 1 m ilione p r e sentano i confetti e conserve con zucchero e m iele, derivante probabilm ente dalle molestie arrecate ai fabbricanti di questo prodotto con i recenti aggravi sullo zucchero e con gli ostacoli frapposti all’im por tazione delle frutta per tema della filossera, i quali han pure servito a dim inuire di I m ilione l’ im portazione dei cedri. Q ualche notevole aum ento è presentato da alcuni articoli chim ici e generi m e dicinali e m erita pure d’ esser rilevato 1’ aum ento di 3,3 milioni nell’ uscita della canapa greggia. L’ esportazione dei filati di lino e dei tessuti di co tone è in generale dim inuzione, la lana invece pre senta qualche aum ento. Nella categoria della seta i bozzoli offrono una m aggior uscita per 3, 4 m i lioni di lire, il che vuol dire che se un cattivo raccolto costringeva l’ Italia a fornirsene in Asia un raccolto anco peggiore in altri paesi di Europa spingeva questa a fornirsene in Italia. Di 6,4 m i lioni aum entò 1’ esportazione della seta tr itu r a t a e di 6,7 quella dei cascam i pettinati, m entre d im i nuiva di 4 1’ esportazione dei cascami grezzi.