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2022 Fabio Marinoni Non basta amare bisogna sapere come fare Manuale per diventare il migliore amico del tuo cane

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Manuale per diventare il migliore amico del tuo cane

Printed in Italy Tutti i diritti riservati

Prefazione: Barbara Gallicchio Foto di copertina: Valentina Bucksch

Cura redazionale: Agenzia Dedalo

I edizione dicembre 2020 II edizione agosto 2021 III edizione marzo 2022 ISBN: 9798559958231 www.educazione-cinofila.online

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Non basta amare

bisogna sapere come fare

Manuale per diventare il migliore amico del tuo cane

NLINE

Educazione Cinofila

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Prefazione 9

Introduzione 13

1. Sono pronto per avere un cane 17

Il giardino 19

Che razza/tipo scegliere 21

Allevamento, canile, associazioni, negozi 22

2. I primi passi insieme 29

Fare i bisogni fuori 30

Prime passeggiate e gestione del guinzaglio 34 Mordicchiare 42

Gioco ed educazione 44

Castrazione e sterilizzazione 45 Miti da sfatare (o da precisare) 48

3. Diventiamo grandi 51

Dal “seduto” in poi… 51

Istinto predatorio 54

Corsi di educazione 58

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Le tre parti della comunicazione 73

Stimolo e rinforzo 76

Il tuo cane è ciò che tu pensi di lui 78 Il problema dei cani piccoli 83 Ansia: peggior nemica della relazione 86 Comportamento problematico o problema comportamentale? 88 Prossemica 96 Emozioni 100

Il Clicker 103

Stress 109

Una relazione equilibrata 112

Cosa vuol dir quando...? 114

4. Gli ultimi anni 117

Affrontare la vecchiaia 117

La regola del Buon Senso 119

5. Il motivo 123

Perché il tuo cane è arrivato nella tua vita? 123

Approfondimento 127

I professionisti dell’ambito cinofilo 127

Conclusioni 137

L’autore 139

Ringraziamenti 140

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Ci sono davvero tantissimi libri sui cani, io stessa ne ho scritto uno!

E allora perché pubblicarne un altro? Parla di cani diversi da quelli trattati altrove? Forse tratta di speciali discipline sportive?

Delle loro malattie e come prevenirle? Dell’alimentazione più corretta?

Magari si evoca la parte genetica del cane? Quella preistorica, o quella storica?

In realtà questo libro non è sui cani, ma per i cani.

Ha l’ambizione di indirizzare il neo proprietario (meglio a que- sto punto chiamarlo “guida” o “custode” come si legge ormai nei testi d’oltreoceano) verso un tipo di amore più consapevole di quello di cui abbisognano questi incredibili animali, incredibili di certo per aver saputo venire a vivere con noi in una modalità così stretta, avvolgente e partecipata da riuscire a condividere addirit- tura modifiche genetiche.

È un fatto che pur appartenendo entrambi al phylum dei ver- tebrati, le nostre rispettive specie sono collocate, dal punto di vista

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evolutivo, in Generi diversi, Famiglie diverse, Ordini completa- mente differenti... eppure, eppure la plasticità che contraddistin- gue loro e noi ci ha modellati gli uni sugli altri come mai era acca- duto prima della domesticazione del lupo e mai è accaduto dopo.

Quasi reciproci, ci riconosciamo e ci cerchiamo creando sfere affettive di grande intimità e, soprattutto, basate su una sorta di in- tuito emotivo che nasce appunto dalla condivisione dei nuclei pro- fondi neuro affettivi e delle molecole che mediano questi network neurali, in particolare l’ossitocina, che si alza sia nella persona sia nel cane durante gli scambi affettuosi proprio come tra mamma e bambino, mentre al contrario si abbassa il livello del cortisolo, l’or- mone dello stress (per gli scettici, è proprio una relazione analoga e omologa a quella parentale).

Tempo però è passato da quando imparavamo, dalle nostre fa- miglie e dai nonni, a essere intimi con gli animali e nel periodo più recente capita che molti, pur subendo una grande attrattiva nei confronti dei cani, non abbiano alcuna informazione di prima mano, diciamo di esperienza diretta, e debbano ricorrere al web.

E qui, ovviamente, trovano una tale messe di consigli, spiegazioni e dettami da non sapersi raccapezzare e quindi finiscono per fare scelte sbagliate.

Non sono di quelli che credono che il cane sia il riflesso della sua guida umana, credo invece che ogni animale, e siamo animali anche noi, abbia una personalità definita, e che questa sia determi- nante anche nella strutturazione del rapporto come dell’ambiente più idoneo o nelle attività più consone.

Credo quindi che in molti casi sono proprio le scelte sbagliate che minano la naturalezza delle relazioni, per esempio prendere un

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certo tipo di cane per gusto prettamente estetico, dimenticandone storia evolutiva e inclinazioni, oppure per un gesto di generosità nell’adozione di un ex randagio cresciuto nelle campagne per poi portarlo a vivere in metropoli caotiche che non potrà accettare se non adeguandosi a un livello perenne di stress e creando nell’adot- tante un gran senso di colpa.

Ed ecco che viene questo libro che, come precisa l’autore - che ha fatto della passione cinofila la sua vita - parla ai proprietari con uno stile molto diretto e personale per guidarli nella giusta direzio- ne e navigare tra tutte queste notizie, che vengono spesso richia- mate nel testo, e uscirne con chiarezza di idee.

Per affrontare argomenti basilari come questi, sono certa che sarà una piacevole e utile lettura.

Barbara Gallicchio Milano, 15 di Settembre 2020

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Perché l’idea di un libro? Da educatore cinofilo, dopo anni di valutazioni a domicilio, corsi individuali e di gruppo, fami- glie con cani da educare o ri-educare e cani con comportamenti problematici e problemi comportamentali (sottile differenza che tratteremo all’interno del libro), ho voluto mettere la mia espe- rienza in un libro. Di libri che trattano e spiegano il linguaggio del cane, di come un cane pensi, di come un cane impari e via dicendo… beh, ce ne sono già; manca un libro in cui il focus non sia sul cane, ma sul proprietario! In poche parole, come deve comportarsi un “buon” proprietario cinofilo? Quali sono le cose da fare e non fare?

Quanto influiscono i vizi che il proprietario fa sviluppare al pro- prio cane sul suo comportamento? Cosa posso fare per rendere il mio cane veramente felice, e come posso fare a capire se lo è?

In questo libro troverai tutte le risposte. Mi auguro che magari, tu che stai leggendo questo libro, non sia ancora un “proprietario”

ma che tu voglia diventarlo, perché in questo libro ti guiderò a capi- re anche quale sia la scelta giusta, come iniziare e come proseguire.

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Si presume che al mondo esistano più di 400 razze di cane (sen- za considerare tutti i vari mix) sviluppatisi in centinaia di anni a causa di vari incroci, a cui l’uomo si è accompagnato per avere un supporto specializzato in questa o quell’attività. Queste razze, poi, oggi si suddividono in gruppi, creati dall’uomo negli ultimi decen- ni per mettere un po’ d’ordine al grande numero di razze presenti.

Mentre leggerai queste pagine ti parlerò come farebbe un ami- co, e cercherò il più possibile di spiegarti come essere il compagno umano che il tuo cane vorrebbe.

Cercheremo di capire insieme se è vera l’affermazione che dice:

“dove c’è una persona problematica, c’è un cane problematico”.

Questa affermazione l’ho sentita dire diverse volte, sia da gente comune che da colleghi educatori, ma è proprio così? Quel che è certo è che il nostro comportamento e il nostro stato d’animo in- fluisce sul comportamento del cane; questo è un fatto assodato da ormai diverso tempo. Eppure, a volte mi è capitato di vedere perso- ne molto equilibrate e motivate che non sono riuscite a risolvere il problema del proprio cane a dispetto dello stato d’animo positivo.

E allora da cosa dipende? Fino a dove possiamo avere il “controllo”

sui problemi educativi e/o comportamentali del nostro cane?

E tu, che stai leggendo, che tipo di “proprietario” sei? Sei il tipo ansioso, che non lascia mai il cane libero per paura che scappi, oppure sei il tipo di proprietario fatalista che permette al proprio cane di fare ogni esperienza che gli si presenti davanti?

Oppure sei il tipo di proprietario performativo, che vuole avere il pieno controllo del proprio cane, che vuole farsi ascoltare e met- te continuamente alla prova questo controllo con continue richie- ste (seduto, resta, torna, eccetera) al proprio fido amico?

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Qualsiasi tipo di proprietario tu sia c’è qualcosa che puoi mi- gliorare o modificare, e in questo libro ti aiuterò a capire su quali aspetti puoi focalizzarti per raggiungere un livello di relazione e di comprensione ancora maggiore con il tuo cane.

Se arrivato a questo punto sei ancora motivato a continuare a leggere, significa che sei una persona che si mette in gioco e che so- prattutto ha capito che non basta l’amore; ci vuole consapevolezza.

Nel 2018 ho lanciato uno slogan stampato su magliette e acces- sori vari che ho utilizzato spesso su Facebook e Instagram: “Non Basta Amare, Bisogna Sapere Come Fare”, e che ha dato anche il titolo a questo libro.

Con questo slogan ho voluto sensibilizzare i clienti e le persone che mi leggono sul fatto che l’amore, da solo, senza competenze e senza conoscenze, non basta!

Per risolvere un problema, per aiutare un cane fobico o aggres- sivo… no, non basta l’amore!

L’amore deve essere il carburante che alimenta la voglia di im- pegnarsi, di formarsi, di acculturarsi alfine di poter diventare ed essere un “proprietario” migliore.

Se questo concetto ti è chiaro, e lo condividi, sei pronto/a per iniziare il tuo cambiamento per diventare il migliore amico del tuo cane!

Una piccola precisazione: i primi due capitoli sono scritti per chi ha appena accolto in casa un cucciolo o sta per farlo. Se tu che stai leggendo hai già un cane adulto, ti consiglio comunque di non saltare questi capitoli ma di leggerli comunque, perché contengo- no spunti, informazioni e consigli che ti saranno utili anche se il tuo cane non è più un cucciolo.

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SONO PRONTO PER AVERE UN CANE

Bene… mettiamo che dopo alcune e attente valutazioni con i famigliari (genitori, compagno o coniuge, figli…) sei giunto alla conclusione che sei pronto per accogliere un cane in famiglia.

Se hai già avuto cani in passato o qualcuno del tuo nucleo fami- gliare l’ha avuto, sarai sicuramente consapevole dell’impegno che comporta prendersi cura di una vita che sia di una specie diversa dalla nostra.

Se invece è il tuo primo cane, lascia che ti spieghi qualche cosa.

Un cane richiede tempo da dedicare! Nell’immaginario di una persona che sta per prendere un cane ci sono alcune scene sempre presenti:

T coccole sul divano;

T passeggiate in libertà lanciando palline con il cane che, felice, riporta la palla;

T fare qualche attività sportiva come l’agility dog;

T passare momenti di serenità insieme al proprio fido amico.

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Tutte cose che si possono chiaramente fare! Ci mancherebbe.

Ma la vita insieme al nostro cane non è solo fatta di queste cose, ce ne sono tante altre un po’ meno felici che potranno capitare, tipo:

T uscire a passeggiare col freddo e la pioggia;

T portare il cane dal veterinario perché sta male;

T problemi di socialità con persone o cani;

T difficoltà a farsi ascoltare (riporto, richiamo, richieste varie...);

T il cane che tira al guinzaglio e abbaia ad altri cani;

T danni quando sta da solo in casa;

T eccetera.

Certo, vista così sembrerebbero più i lati negativi che quelli po- sitivi, ma non è così, un cane è e sarà un compagno formidabile ed eccezionale per tutta la vita. I cani sanno farci diventare persone migliori (a me è successo!) e sanno essere dei grandi maestri.

I lati negativi sono estremamente compensati da quelli positivi, ma trovo che sia importante se non fondamentale che tu te ne renda conto. Perché ci saranno.

La domanda che ora ti devi fare è: “Sono disposto ad affrontare anche questi lati negativi?”.

Se la risposta è sì, allora sei davvero pronto per vivere con un cane.

Ora il prossimo passo è scegliere la razza e tipo di cane e, soprat- tutto, dove andare a sceglierlo.

Iniziamo da un punto importante che spesso crea confusione.

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Il giardino

Ti suonerà strano, ma spero che tu non ce l’abbia.

Purtroppo, spesso si tende a pensare che per vivere con un cane dalla taglia media in su bisogni avere il giardino.

Non è così, credimi, il giardino in questo caso diventerà più un problema che un vantaggio!

Potresti tendere a portare il tuo cane meno a passeggio con la scusa che tanto “ha il giardino”.

Ma il cane, del giardino, non se ne fa niente.

Tolti quei cinque o dieci minuti al giorno dove se lo gode, cor- rendo, rotolando e giocando, il resto della giornata per lui sarà come stare in casa, senza alcuna differenza.

Ai cani serve passeggiare! Hanno bisogno di esplorare il mondo, andare alla ricerca di odori di altri cani, femmine e maschi; di altri animali, persone, insetti.

Sentendo altri odori, poi, lasciano il loro odore, attraverso le minzioni, e questa è tutta comunicazione.

In poche parole, un cane che sta in giardino non comunica e, di conseguenza, non sarà un cane felice e appagato.

Mentre sto scrivendo questo libro, siamo da poco usciti dal lockdown a causa del Covid19; siamo nella fase 3.

Le settimane di auto-isolamento te le ricordi? Quanto era diffi- cile stare a casa, non uscire, non frequentare i nostri posti preferiti, i parenti, gli amici, i ristoranti, i negozi, i bar…

La gente stava impazzendo, è stato un periodo duro che resterà scritto nella storia.

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Noi, come i cani, siamo animali sociali e l’auto-isolamento ci ha messi davvero in difficoltà.

Lo stesso vale per i nostri amici cani: stare solo in giardino è frustrante.

Se hai un giardino, sii consapevole che può essere più negativo che positivo. Quando pensi al tuo cane dovresti pensare di non averlo e di non appoggiarti solo a quello spazio verde, piccolo o grande che sia. E non “usarlo” per far fare i bisogni al tuo cane!

Portalo fuori, a passeggio.

Se non hai un giardino, non farti problemi! Il tuo cane sarà felice di vivere in casa con te e di poter uscire più volte al giorno, esplorare e comunicare.

Un altro consiglio che mi sento di darti nel caso tu abbia il giar- dino è che quando sei fuori casa (per lavoro, cena o altro) è meglio lasciare il tuo cane dentro casa. È abitudine, di chi ha il giardino, lasciare il cane lì pensando che così abbia più spazio, che sia più felice e che si annoi meno.

Ma a meno che tu stia via di casa per più di 8-9 ore, è meglio lasciare il tuo cane in casa: si riposerà più facilmente e starà calmo e tranquillo.

Lasciare accesso al giardino mentre il cane è da solo lo stimolerà ad abbaiare verso chi passa fuori (persone, cani, auto, moto…) e questa abitudine lo renderà stressato e nervoso.

Mi rendo conto che ciò che ti ho appena detto potrebbe farti cadere dalle nuvole: a volte ci sono dei falsi miti che si diffondono così velocemente da diventare radicati nel tempo, come la questio- ne giardino rispetto al cane.

Ci sono diverse certezze che hai da tempo e che cercherò di

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smontare. Credimi, ho visto cani più sereni e tranquilli senza giardino!

Che razza/tipo scegliere

Che tu sia una persona alla quale piace fare sport e cammina- re, oppure stare sul divano o ancora ti piace l’idea di diventare un TEAM col tuo cane e fare attività sportive insieme, o che tu preferisca invece avere un cane indipendente non troppo morbo- so… beh, in tutti questi casi c’è il cane per te! Elencare nel libro tutte le razze con le loro caratteristiche sarebbe impossibile, però cercherò di fare alcuni esempi che spero ti possano dare qualche indicazione in più.

T Sei una persona sportiva e ti piace camminare.

Potrebbero andare bene razze come Golden Retriever, Labrador, Weimaraner, Bracco Tedesco, Dalmata, Setter, Cane Lupo Ceco- slovacco; oppure molossoidi tipo Pitbull, Amstaff, Bull Terrier, e tutti gli incroci con queste morfologie.

Insomma, cani dai venti chilogrammi in su, non troppo pesan- ti, non troppo piccoli, con fisici sportivi o normali, col muso da

“lupoide”.

T Sei una persona sportiva e vorresti fare qualcosa insieme al tuo cane a livello sportivo/collaborativo.

Potrebbero andare bene per te Pastore Australiano, Border Col- lie, Barbone, Pastore Scozzese, Jack Russel, Kelpie e tutto gli incro- ci con queste caratteristiche.

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T Sei una persona tranquilla, ti piace camminare e vuoi un cane che sia abbastanza indipendente.

Ecco alcune razze per te: Akita Inu, Shiba Inu, Husky, Levrieri in generale e incroci con queste caratteristiche.

T Sei tipo/a da divano, passeggiate non troppo lunghe e coccole.

I cani per te possono essere piccoli come il Barboncino, Malte- se, Bolognese, Spitz, tutti i cani brachicefali (col muso schiaccia- to) tipo Carlino, Shitzu, Bulldog (francese, inglese) fino ai cani giganti tipo Alano, Pastore dei Pirenei, Terranova, Maremmano e via dicendo.

Questi sono solo consigli a grandi linee, ma non sono regole tassative! Per farti un esempio, ho visto un Dalmata, che io ho indicato nel primo gruppo, fare Disc Dog col suo umano, quindi attività da gruppo due, o un Border Collie, indicato proprio nel gruppo due, fare una vita tranquilla senza bisogno di fare sport (è raro, ma capita).

Quindi: esistono le eccezioni, ma se riesci ad adattare il tipo di cane al tuo stile di vita, credimi, sarà tutto più facile!

Ora, una volta scelte le caratteristiche e motivazioni del tuo cane, bisogna scegliere dove andare a prenderlo.

Allevamento, canile, associazioni, negozi

Scegliere il “dove” è veramente fondamentale, non solo per au- mentare la possibilità di avere un cane equilibrato ma, soprattutto, per non alimentare mercati di sfruttamento, mafia e maltratta- mento.

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Vediamo, prima di tutto, dove non prendere un cane.

T Negozi.

In Italia, purtroppo, è ancora legale vendere cani nei negozi.

Nonostante se ne sia parlato ampiamente in televisione in pro- grammi come Striscia La Notizia, ancora oggi tante persone fanno l’errore di acquistare cani nei negozi, un po’ presi dalla pena che effettivamente fanno questi cuccioli e un po’ per risparmiare, in quanto un cane di razza venduto nei negozi spesso costa meno che in allevamento.

Devi sapere che i cuccioli che trovi nei negozi spesso sono più piccoli di quello che viene dichiarato, arrivano dall’Est Europa e dietro questi allevamenti c’è uno sfruttamento al massacro.

Le fattrici vengono coperte (montate, in termine tecnico) ad ogni calore, fanno una cucciolata dietro l’altra e non hanno una vita. Sono maltrattate e spesso anche malate.

I cuccioli vengono tolti presto alla cura del genitore e ciò com- porta che la mamma non riesce nemmeno a dare loro i primi inse- gnamenti; viene fatto un passaporto con timbri falsi e questi cuc- cioli vengono spediti in Italia.

Una volta acquistati, spesso sono malati, alcuni muoiono dopo pochi giorni, e quelli che sopravvivono con molta probabilità svi- luppano problemi comportamentali.

Dietro questo mercato di sfruttamento e maltrattamento girano milioni e milioni di euro.

Si arricchiscono persone che non amano i cani, ma che li sfrut- tano solamente per i loro interessi economici.

Se non ci fosse più domanda, non ci sarebbe più offerta, e così

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ci sarebbero meno cani sfruttati e maltrattati.

Non farti impietosire e non acquistare mai un cucciolo in un negozio! Mai!

T Allevamenti.

Se vuoi un cane di razza, devi spendere.

Cerca un allevamento serio, che ti permetta di visitarlo, di co- noscere i genitori, di vedere la cucciolata.

Scegli un allevamento che ti possa dimostrare che nei primi mesi i cuccioli nati siano spinti a vivere delle esperienze nuove com’è giusto che sia.

Per esempio che abbiano un giardino, magari con degli ostacoli, che inizino a mettergli pettorina, collare e guinzaglio, che vengano portati in auto in posti diversi per fare nuove esperienze.

Evita assolutamente allevatori che tengono i cuccioli nella stessa gabbia per mesi!

I primi 5-6 mesi di un cucciolo sono fondamentali per il suo futuro: ogni esperienza sana farà in modo che da adulto sia equi- librato.

L’allevatore ti deve inoltre assicurare il pedigree e le lastre dei genitori.

L’allevatore serio non ti consegna il cucciolo a metà strada, ma ti chiederà di andare da lui, e ti farà anche molte domande per essere sicuro che il suo cucciolo finisca in buone mani.

Diffida di chi ti assicura il cucciolo dopo due minuti di telefo- nata: vuol dire che dietro non c’è serietà.

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T Canile, Associazioni, Rifugio.

Scegliere di adottare un cane meno fortunato è un atto d’amore di assoluto rispetto.

Puoi adottare un cane già adulto, o anziano, e questo ti permet- terà di non doverlo educare per andare al guinzaglio e per sporcare fuori, perché probabilmente lo saprà già fare.

Solitamente consiglio questa scelta a persone anziane oppure a famiglie molto impegnate.

Ma puoi trovare anche cuccioli o cuccioloni che sono stati ab- bandonati o nati in canile.

Anche in questo caso, seppure sia la scelta più onorevole, biso- gna fare attenzione ad alcune cose.

Nel mondo del volontariato spesso c’è tanto amore ma poca competenza (ti ricordi il mio slogan? Non Basta Amare, Biso- gna Sapere Come Fare).

Alcuni cani, ferali e randagi, andrebbero lasciati dove sono.

Nella loro vita da randagi hanno la loro libertà, i loro riferimen- ti, ambientali e affettivi. Sopravvivono magari con difficoltà, ma lo fanno con dignità e con serenità.

Immagina cosa può provare un cane che viene separato dalle sue sicurezze, portato dal veterinario, poi in canile o rifugio dentro una gabbia, poi ancora un viaggio dentro un furgone fino a ritro- varsi in un nuovo ambiente completamente diverso, magari pure un contesto cittadino pieno di rumori, auto, moto e via dicendo.

Sarebbe uno shock per chiunque, non credi?

In più, spesso il cane magari nel rifugio si adegua, e le famiglie adottanti ricevono video dove vedono il cane felice e tranquillo, poi avviene l’ennesimo cambio di contesto con conseguente viag-

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gio. Questo sfasa di nuovo il cane stesso, che arriva in famiglia e si dimostra fobico, pauroso o peggio aggressivo.

L’adozione è un gesto bellissimo, ripeto, ma va fatto coscien- ziosamente!

Se puoi, vai al rifugio o al canile per conoscere il cane perso- nalmente, inizia a legare con lui, fagli fare una passeggiata e poi adottalo.

Negli ultimi anni, in alcuni canili ci sono volontari che sono educatori molto bravi, sanno leggere bene il cane, le sue difficoltà ed i suoi pregi, e sanno consigliare ed accompagnare al meglio la famiglia; se vuoi optare per un’adozione, fai così: vai in un canile o rifugio con educatori e fatti seguire. Avrai la possibilità di fare l’adozione migliore possibile.

T Cucciolate familiari.

Il mio consiglio spassionato è di far fare le cucciolate agli alle- vatori.

Non improvvisarti allevatore facendo coprire la tua femmina e facendole fare una cucciolata.

Ma se dovessi incappare in un cucciolo nato in famiglia, preoc- cupati delle seguenti osservazioni.

Assicurati di poter vedere la cucciolata, conoscere il padre e la madre, osservane il carattere e come ti accolgono nella loro casa.

Soprattutto, sappi che un cucciolo nato in famiglia non può es- sere venduto come un cucciolo nato in allevamento, quindi diffida da chi ti chiede un prezzo alto.

Un cucciolo nato in famiglia non può essere riconosciuto di raz- za, a meno che entrambi i genitori abbiano il pedigree. Di conse-

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guenza non devi pagarlo caro: al limite, la famiglia ti può chiedere un rimborso spese per lo svezzamento e le prime cure.

Vanity, la mia collie, è nata in famiglia; io non ero ancora educa- tore e sono stato fortunato perché è un cane sano, equilibrato e la persona che me l’ha venduto mi ha chiesto solo il rimborso spese.

Bene, ora che abbiamo scelto insieme che tipo di caratteristiche sono adatte al tuo stile di vita e soprattutto dove andare a scegliere il cucciolo (o adulto) da accogliere in casa, possiamo passare al prossimo capitolo, dove tratteremo i primi mesi insieme.

Se invece tu che stai leggendo hai già un cane, spero che questo capitolo ti sia servito da guida e da aiuto per un eventuale prossi- mo arrivo in famiglia!

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I PRIMI PASSI INSIEME

È una vera e propria magia: l’arrivo di un cucciolo (o adulto) in casa è un’emozione che resta impressa per sempre.

I cuccioli, soprattutto, sono buffi: grazie alla loro elasticità men- tale si adattano velocemente, sono curiosi, teneri, regalano sorrisi e portano allegria in famiglia.

Non fare l’errore, appena arrivato in casa il cucciolo, di isolarlo durante la notte; tu immagina che fino a qualche ora prima il tuo cucciolo, per i primi mesi della sua vita, ha dormito, giocato, inte- ragito coi fratelli e sorelle e la mamma, tutti i giorni, dalla mattina alla sera e durante la notte; ora l’hai portato via da tutti questi suoi riferimenti, in un ambiente nuovo, con persone nuove, e pensa come si possa sentire se durante la notte lo isoli in un’altra stanza!

Porta il tuo cucciolo a dormire vicino a te: puoi mettere un cuscino o un trasportino vicino al tuo letto e farlo dormire lì (tra poco ne parlo più approfonditamente).

Tutto questo è stupendo, ma ora è anche il momento di iniziare ad educarli.

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Fare i bisogni fuori

Il primo passo è quello di iniziare ad insegnare al cucciolo a fare i suoi bisogni fuori casa.

Evita di sgridarlo quando succede che gli scappi in casa: bisogna essere comprensivi, la vescica in un cane di media taglia finisce di formarsi intorno ai sei mesi, e così anche i muscoli intorno ad essa.

Noi umani portiamo il pannolino fino ai tre anni; perché preten- dere che il nostro cucciolo a tre mesi già abbia imparato a sporcare fuori? Quando capita che il cucciolo sporchi in casa, con il sorriso e con pazienza pulisci ed evita di trattarlo male o redarguirlo.

Alcuni metodi vecchi e stantii consigliano di mettere il muso del proprio cucciolo dove ha sporcato, ma questa cosa è comple- tamente sbagliata: il tuo cucciolo in questo caso non capirà cosa ha fatto di sbagliato ma si sentirà comunque rimproverato senza capirne il motivo, e questo gesto minerà la sua fiducia nei tuoi confronti. Non farlo!

Un altro errore grossolano è quello di utilizzare le traversine, cioè dei tappetini igienici assorbenti da mettere dentro casa; capi- sco che possano essere comode per (non) pulire, ma il problema è che le traversine insegnano al cane a farla in casa; è vero che al- cuni cani imparano a farla lì, ma imparano pur sempre a sporcare nell’ambiente dove vivono, che, di per sé, è una cosa che i cani in natura non farebbero mai.

I cani sono animali molto puliti e sono animali sociali, ciò vuol dire che per i nostri amici a quattro zampe fare i bisogni è anche un aspetto comunicativo verso altri cani.

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I cani randagi, che vivono in branco, si allontanano dal loro posto per fare i bisogni perché questo per loro vuol dire anche delimitare il territorio.

L’utilizzo della traversina quindi snatura il cane, che impara a fare una cosa per lui innaturale. Questo comporterà che più passa il tempo e più sarà difficile insegnargli a sporcare fuori.

Un altro problema che riscontro spesso con chi ha un cucciolo proviene da consigli sbagliati di alcuni veterinari, relativamente ai vaccini.

Capita infatti che venga dato il consiglio di non fare uscire il cucciolo di casa fintanto che finisce il ciclo dei vaccini: parliamo di circa tre settimane.

Tre settimane in casa, per un cucciolo, sono come un anno per un bambino in crescita.

Ricevo continuamente messaggi da persone che, seguendo questo consiglio, poi si ritrovano un cane fobico, che ha paura dell’ambiente, che non si fa mettere pettorina e guinzaglio e che, così giovane, ha già problemi comportamentali.

Questo consiglio i veterinari lo danno per tutelare la salute del cane, in quanto finché non finisce il ciclo vaccinale può essere esposto a malattie.

Ma per evitare questo non c’è bisogno di tenerlo in casa, basta avere alcune accortezze, come ad esempio evitare di farlo andare in posti sporchi come pozzanghere, dove può incappare in topi o ratti, e farlo incontrare solo con cani vaccinati.

Tre settimane di questi accorgimenti, certo, ma facendo vivere al cucciolo il mondo! Facendogli sperimentare diversi tipi di am- bienti, abituandolo al guinzaglio, a passeggiare, vedere ed incon-

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trare persone – che siano adulti, bambini o anziani – facendolo camminare su strade in cemento, su erba, terra, sabbia e chi più ne ha più ne metta.

Ma perché, ti chiederai, alcuni veterinari danno questo consiglio?

Semplicemente perché il veterinario, a meno che non si sia spe- cializzato in “comportamento animale” e quindi sia un Veterinario Comportamentalista (o Veterinario Esperto in Comportamento Animale), è esperto in clinica, non in comportamento animale.

Un veterinario non ragiona relativamente agli aspetti negativi che questo consiglio può portare a livello comportamentale, ma ragiona solo riguardo l’aspetto clinico legato alle malattie e virus.

Di fatto, un Veterinario Comportamentalista non darà mai questo tipo consiglio, ma dirà appunto di uscire col cane – anzi, consigliandolo – e prendendo alcune accortezze.

Spiegato cosa evitare di fare, veniamo invece a quali sono i con- sigli da seguire per insegnare al tuo cucciolo a sporcare fuori.

Ci sono tre momenti che sono fatali per abituare il tuo cane a capire di sporcare fuori, e sono:

T appena finito il pisolino; sia alla mattina sia durante il giorno.

I cuccioli hanno tantissime fasi del sonno e, appena si svegliano, hanno lo stimolo.

T appena finito di fare il matto, di giocare, correre e saltellare per casa, lo vedrai girare in tondo e fare pipì.

T una ventina di minuti dopo la pappa.

Questi tre momenti sono tipici e se osservi il tuo cucciolo e subito gli metti pettorina e guinzaglio e lo porti fuori, vedrai che

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sporcherà all’aperto; a quel punto, non avrai bisogno di premiarlo con un bocconcino, ti basterà dirgli bravo con un bel tono e fargli capire che sei felice.

Se, oltre a questi tre momenti, lo porti fuori per delle piccole passeggiate altre volte (almeno quattro o cinque nei primi giorni), vedrai che intorno ai quattro o cinque mesi di età avrai smesso di pu- lire in casa ed il tuo fido amico sarà felice di uscire e fare tutto fuori.

Abitualo anche ai cicli della giornata; durante le prime notti potresti anche puntare una sveglia alle tre per portarlo fuori, ma non deve diventare un’abitudine.

Rischi che il tuo cane prenda questo “vizio” e poi ti svegli per uscire tutte le notti alle tre! Direi che non è il caso, no?

Come già accennato, i cani sono animali puliti, e ti può essere d’aiuto un bel kennel, in italiano “trasportino”, da mettere vicino al tuo letto.

Il tuo cucciolo, durante la notte, dormirà lì dentro, e non po- tendosi spostare e andare in giro per casa, sarà più facile che trat- tenga tutto fino alla mattina; una volta che avrà imparato, potrai farlo dormire fuori, oppure lasciare la porta del trasportino aper- ta e fare scegliere a lui dove dormire; alcuni cani la prenderanno come una cuccia, come un posto sicuro, e sceglieranno di dormire lì; altri, invece, potrebbero dormire fuori.

A livello educativo, fare dormire il cane sul letto non è sbagliato;

anzi, crea un legame più forte; il momento del riposo è un mo- mento di creazione della relazione, seppur passivo.

Pensa ai cuccioli che dormono uno raggomitolato all’altro; per alcuni cani sentire il contatto con il proprio umano mentre dor- mono è fondamentale.

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Per questo motivo ti sconsiglio di isolare il cane durante la not- te, non farlo dormire da solo in un’altra stanza, soprattutto se ap- pena staccato dalla mamma e dai fratelli e dalle sorelle. Può essere traumatico.

Il mio parere è che sia sempre meglio far scegliere al tuo cane dove dormire.

Alcuni cani potrebbero scegliere di dormire spontaneamente in un’altra stanza, o accanto al letto, o sul letto.

Se però l’idea del cane sul letto non ti piace per svariati motivi che possono essere legati al pelo, o allo spazio (se hai un alano, capirei), allora metti una cuccia o un trasportino accanto al letto e fallo dormire vicino a te.

Se vuoi mettere la regola relativa al fatto che il letto è vietato, sii coerente, sia tu che tutti i membri della famiglia; le regole, e ne parleremo ancora più avanti, sono essenziali per vivere serenamen- te col tuo cane, e le regole devono essere chiare, coerenti. E vanno rispettate da tutti, non solo dal cane.

Prime passeggiate e gestione del guinzaglio

Se durante le prime settimane inizierai a gestire bene il guinza- glio, magari seguendo i miei consigli, vedrai che il tuo cane non tirerà mai, e non dovrai mai trovarti a risolvere questo problema che affligge quasi tutte le persone che hanno un cane.

Infatti, è proprio durante le prime passeggiate che si commettono, involontariamente, i primi errori, che sono quelli che poi insegnano al cane a tirare al guinzaglio, rendendo così le passeggiate uno stress.

Invece uscire in passeggiata col proprio cane deve essere un piacere.

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Prima regola fondamentale: devi insegnare al tuo cane che quando siete al guinzaglio siete tu e lui, e non si va da altri cani a socializzare.

Ti può sembrare brutto, e ti stai magari anche chiedendo per- ché, e te lo spiego subito.

Solitamente, quando arriva in casa un cucciolo, si tende a fargli incontrare altri cani mentre è al guinzaglio, perché nella nostra testa pensiamo che voglia giocare e sappiamo anche che i cuccioli, a parte rarissimi casi, non cercano rissa; non vanno per litigare e non vengono attaccati.

Mentre si compiono queste azioni, nella testa del cucciolo co- mincia a passare il messaggio che si può socializzare con altri cani mentre si è al guinzaglio, ed il giorno dopo, quando vedrà un al- tro cane, inizierà tirare verso di esso. Tu, acconsentendo a questa

“volontà”, gli stai insegnando a tirare (attraverso il concetto del rinforzo positivo), e inoltre, non meno importante, gli stai facendo capire che può gestire lui la passeggiata, dandogli il ruolo di lea- der in quel frangente.

Ma il cucciolo poi cresce, diventa grande, sviluppa il suo carat- tere; magari è un maschio “intero” (non castrato) ed inizia ad avere qualche scaramuccia con altri cani, e tu inizierai a farlo socializzare meno al guinzaglio, un po’ per questo motivo e un po’ anche per- ché non potrai andare da tutti.

Magari un certo proprietario ti sta antipatico e non ci vuoi par- lare, e quindi eviti l’incontro con l’altro cane, oppure l’altro cane ha problemi comportamentali, o ancora non hai tempo e sei di fretta; insomma, i motivi per i quali con alcuni cani lo fai socializ- zare e con altri sono ben chiari nella tua testa, ma non in quella del

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tuo cane, che si chiederà come mai a volte può tirare ed andare da altri cani ed altre no.

Questa frustrazione e mancanza di aspettative e regole si tramu- terà in abbai e ringhi, che sono l’unico modo che il tuo cane ha di comunicare.

Conseguenza? Inizierai a pensare che il tuo cane è aggressivo e lo farai socializzare sempre meno, peggiorando la situazione.

Per evitare questa situazione – che è classica, credimi! – inizia subito con il piede giusto evitando ogni incontro con altri cani al guinzaglio.

Se seguirai questa regola, come già detto il tuo cucciolo impa- rerà che al guinzaglio non si va da altri cani, ma la socializzazione è importante, quindi dovrai cercare posti in cui potrai lasciare libero il tuo cane di esprimersi, conoscere, giocare e interagire con altri cani, in totale libertà.

Non meno importante è il fatto che da libero il tuo cane riu- scirà ad esprimersi nel modo migliore, mettendo così in pratica il suo etogramma comunicativo (una sorta di “inventario” di comportamenti) fatto di segnali di calma. Quando i cani sono al guinzaglio, invece, non riescono a comunicare nel modo giu- sto e questo è un altro motivo fondamentale per il quale evitare questo errore. I cani al guinzaglio spesso vengono gestiti male:

i proprietari lasciano che si annusino solo naso-contro-naso, mentre i cani per conoscersi hanno bisogno di prendere infor- mazioni olfattive anche dalle ghiandole perianali, e facendo an- nusare i cani solo naso-contro-naso e poi portandoli via si creerà solo frustrazione, data dal fatto che non avranno finito di “pre- sentarsi”.

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Come vedi i problemi legati alla socializzazione al guinzaglio sono molteplici: da quelli comunicativi a quelli legati a leadership, regole e aspettative.

Se seguirai i miei consigli ti assicuro che le tue passeggiate po- tranno essere con molta probabilità le passeggiate che tu ed il tuo cane vi meritate: rilassanti e tranquille.

Se metterai in pratica il consiglio di evitare gli incontri con altri cani, ti ritroverai spesso ad affrontare la situazione nella quale ve- drai l’altro proprietario avvicinarsi a te con un bel sorriso stampato in faccia, con il suo cane che lo sta tirando verso di te, convinti entrambi di fare una bella socializzazione.

A quel punto, lo so, non è facile, dovrai cercare di tirare fuori la parte asociale e cattiva di te e con uno sguardo, un gesto, o una parola dire: «Preferisco di no, grazie!».

Non è facile, me ne rendo conto, ma lo devi fare per tutelare il tuo cane, la sua sicurezza e la sua educazione.

Io sono una persona molto aperta, mi piace ridere e scherzare e incontrare nuove persone, ma quando sono in giro con i miei cani sono proprio un antipatico, penso di essermi perso anche tante possibilità di lasciare il mio biglietto da visita ed avere nuovi clien- ti… ma non mi importa! I miei cani, Vanity e Diva, sanno benis- simo questa regola ed al guinzaglio ho zero problemi, non tirano verso altri cani, non abbaiano e non mostrano comportamenti di frustrazione.

Ora parliamo del discorso legato alla libertà in passeggiata, argo- mento spesso controverso tra educatori/istruttori e tra proprietari.

C’è chi, come me, è per i cani liberi, e c’è chi invece sostiene che i cani debbano stare sempre al guinzaglio, che lo dice la legge, e

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che bisogna rispettare gli altri esseri viventi (cani e umani) che non vogliono avere contatto con il tuo cane.

Ora ti spiego come la penso io al riguardo.

I cani hanno bisogno di stare liberi, è proprio un bisogno fon- damentale per il loro equilibrio psicofisico e per il loro benessere.

I nostri amici hanno quattro zampe, trottano, galoppano; fare una passeggiata solo al guinzaglio per loro equivale a passeggiare tenendo il freno a mano tirato.

Inoltre, non meno importante, il loro mondo è fatto di odori, si appagano e sono felici di esplorare, di mettere il naso per terra, o puntarlo verso l’aria e analizzare le molecole che compongono ogni odore, odori peraltro che noi non ci possiamo davvero nean- che immaginare.

Quando lasci libero il tuo cane, lui può fare tutto questo: può trottare, galoppare, seguire un odore, analizzarlo, marcare… e tut- te queste attività sono fondamentali per lui, lo appagano, lo ren- dono felice della sua giornata.

Pensare che il cane possa essere felice camminando stando al guinzaglio è un’umanizzazione antropocentrica nella quale si pen- sa che il cane sia felice solo perché sei felice tu di poter passeggiare con lui al piede, ma non è davvero così.

Abbiamo quindi capito che la libertà è un bisogno fondamenta- le e come tale va soddisfatta.

Altrettanto importante è il rispetto verso altri cani e persone:

per questo motivo, se voglio lasciare il mio cane libero, devo poter avere la sicurezza che se lo chiamo torni e non infastidisca né l’altro cane né l’altra persona, che hanno il diritto di non voler incontrare il mio cane.

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Devo fare attenzione al fatto che, se mentre i miei cani sono liberi incrocio un’altra persona con il suo cane al guinzaglio, il mio non vada a disturbare. Che io lo possa chiamare ed agganciarlo al guinzaglio anche io, così da evitare problemi per tutti.

Per poter ottenere questo, ci vuole un po’ di lavoro sul richiamo e sulla relazione, ma considera che più il tuo cane sta libero, più ti ascolterà, mentre meno gli lasci la possibilità di esprimersi, meno ti ascolterà una volta libero.

La libertà non deve essere un evento una tantum o più unico che raro, ma deve essere la normalità.

Facciamo un paragone: è come portare un bambino a Di- sneyland una volta all’anno, o portarcelo tutti i giorni; portandolo tutti i giorni non sarà più preso e folgorato da tutte le attrazioni di Disneyland e sarà più tranquillo e focalizzato sui genitori, mentre invece andandoci una volta l’anno il bambino farà fatica ad ascol- tare, a volere andare via o a fermarsi per il pranzo.

Dopo questa parentesi sul concetto di libertà, torniamo a parla- re del guinzaglio; ti ho spiegato le regole importanti per permettere al tuo cane di avere aspettative giuste sulla passeggiata e per essere tu un buon leader.

Ora veniamo invece a che tipo di guinzaglieria utilizzare, che è un altro argomento controverso tra i miei colleghi.

Quando si deve scegliere tra pettorina e collare, bisogna fare i conti con quello che dice l’allevatore, il veterinario, l’educatore, il toelettatore, il panettiere, il cugino ed il vicino di casa che ha cani da 30 anni e la sa lunga…

A me il collare non piace, ma non sono un estremista: l’ho an- che usato con i miei cani, ma mi trasmette una brutta sensazione.

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Preferisco quindi consigliare la pettorina, ma non tutte le pet- torine mi piacciono e vanno bene, bisogna scegliere quella giusta.

Il modello che ti consiglio è una bella pettorina ad H, con dop- pia clip sulla schiena.

Ci sono delle pettorine ad H con una sola clip, ma sono fatte male, più economiche; vestono male e si spostano dando fastidio al cane.

La pettorina ad H deve vestire bene, senza essere troppo stretta, senza stringere sotto le ascelle, ed il moschettone dovrebbe aggan- ciarsi all’anello della pettorina più o meno a metà schiena.

In Italia c’è una marca che produce queste pettorine e che se- condo me è la migliore: si chiama PerrosLife, la trovi su Google e puoi ordinare direttamente dal loro sito web (se abiti in Italia).

Per cani fobici che tendono a liberarsi c’è il modello antifuga, che con il secondo anello più stretto all’altezza della pancia assicura che la pettorina non si possa sfilare.

Ne ho usate alcune, ma quelle che sconsiglio sono per esempio le pettorine “norvegesi”, tipo quelle della marca Julius K9: oltre ad essere facilmente sfilabili, tanti cani utilizzano la fascia orizzontale sul petto per appoggiarsi di peso e tirare con più decisione.

Scelta la pettorina, ora veniamo al guinzaglio.

Evita assolutamente i modelli allungabili (detti Flex): sono pe- ricolosi e diseducativi.

Pericolosi perché il cane lo devi pescare ovunque vada, e perché il cavetto, se ce l’hai tra le mani ed il tuo cane si allontana tirando di botto, ti brucia la mano. E fa un male cane, è il caso di dirlo!

Sono pericolosi anche per il cane stesso, perché se i cani si attor- cigliano annusandosi, il cavetto rischia di tagliare e ledere le zampe o i tendini del tuo o dell’altro cane.

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Per finire, sono pure diseducativi perché con il fatto che lo puoi sbloccare, il cane impara che tirando ottiene più metri; inoltre, non riesce a capire quale sia la distanza che può prendere da te proprio per il fatto che il guinzaglio può essere bloccato a ogni centimetro.

Evita anche i guinzagli corti; meno di un metro e mezzo non vanno bene, ancora peggio quelli che sono praticamente solo una maniglia!

Più vorrai tenerti il cane vicino, più lui cercherà di allontanarsi da te.

Permettigli di prendersi spazio e di andare ad annusare gli odori in rilassatezza.

Per fare ciò ti consiglio un guinzaglio di tre metri, di stoffa, e sempre della marca PerrosLife; ci sono guinzagli comodi e leggeri che alla maniglia hanno un altro moschettone, che ti permette di farlo diventare più corto, di un metro e mezzo, se sei in un conte- sto urbano o in cui hai bisogno di tenere il cane più vicino.

Anche relativamente al guinzaglio, i detrattori diranno che in Italia la legge non permette di utilizzare il guinzaglio di tre metri;

ma come spesso accade le leggi non sono fatte pensando al rispetto dell’etologia del cane, e quindi il buon compromesso può essere proprio quello di utilizzare i tre metri quando sei in spazi aperti e larghi, e accorciarlo della metà quando sei in città. In questo modo rispetterai il cane negli spazi aperti e rispetterai anche la legge e le altre persone in contesti urbani.

Utilizzare un tipo di guinzaglio del genere insegnerà al tuo cane che quando è al guinzaglio potrà prendersi sempre e solo quelle due misure di spazio, tre metri o uno e mezzo.

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I miei cani, per farti un esempio, trottano fino ai tre metri, poi rallentano e camminano mantenendo il guinzaglio a quella lunghez- za di “quasi tensione”, perché sono ormai abituati ai tre metri; e la stessa cosa succede quando tengo il guinzaglio ad un metro e mezzo.

In poche parole parliamo di regole anche qui. La regola della passeggiata al guinzaglio non è relativa solo alla socializzazione, ma anche alla distanza da te.

Stai probabilmente iniziando a capire quanto sia importante es- sere coerenti, costanti e quanto sia importante dare al cane delle regole chiare e semplici, che poi non vadano mai infrante.

Mordicchiare

Un problema classico di chi ha un cucciolo è il mordicchiare.

Spesso viene interpretato male, addirittura c’è chi pensa che il proprio cane sia aggressivo!

In realtà, il cucciolo sta solo iniziando a conoscere il mondo e l’unico strumento a disposizione del cane per saggiare l’ambiente è proprio la bocca.

Noi umani, da bebè, prendiamo le cose in mano e ce le portia- mo in bocca. Lo abbiamo fatto tutti!

Solo che noi umani poi possiamo interagire con l’ambiente an- che con le mani: con esse alziamo, spingiamo, tiriamo… mentre i cani tutte queste cose con le zampe non le fanno. Ma le fanno con la bocca!

È quindi normale che il cucciolo mordicchi di tutto, sta a noi incanalare questo suo bisogno verso oggetti e cose che vanno bene per lui.

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Come?

Prima di tutto, attraverso l’alimentazione.

Scegliere di dare al cane un’alimentazione per cui possa utiliz- zare tutta la bocca, conquistandosi il cibo, per la mia esperienza, è importantissimo per il suo equilibrio psico-fisico.

Tante volte questo aspetto legato all’alimentazione è trascurato e si pensa solo alla comodità nostra di dare crocchette facili da somministrare; chi si fa più scrupoli sceglie delle crocchette più buone, ma pur sempre di crocchette si tratta.

Il cane è un animale carnivoro, si ciba di carne e proteine.

Le crocchette non sono carne, e le proteine contenute nelle crocchette spesso non sono neanche naturali.

Tu la mangeresti una pizza sotto forma di crocchette? Io no.

L’alimentazione che ti consiglio di valutare per il tuo cane è l’alimentazione che ha l’acronimo BARF (che sta per Biologically Appropriate Raw Food, ossia cibo crudo biologicamente appro- priato; consiste nell’alimentare cani con carne cruda, ossa edibili ed organi).

Sono pacchetti o buste di carne congelata, che va fatta sconge- lare, porzionata e data al cane.

Non mi dilungo in questo testo ulteriormente su quantità, quando e come darla; puoi rivolgerti a dei nutrizionisti per animali o ad un educatore della tua zona che si intenda di questa alimenta- zione o puoi provare a contattarmi direttamente (in fondo al libro troverai un’email).

Valuta questa possibilità: il tuo cucciolo sfogherà il suo bisogno di masticare attraverso l’alimentazione, e non c’è cosa più appa- gante per lui!

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Un altro modo per non farti mordicchiare troppo dal tuo cane è quello di focalizzare l’attenzione non sulle tue mani ma su dei giochi per cani, meglio se fatti in pelo, con una corda, di modo da poter attirare il tuo cucciolo sul gioco anche attraverso l’istinto predatorio.

È anche importante sapere quanto il cucciolo sia stato con la sua mamma, e quanto la sua mamma ed i suoi fratellini e sorelline siano stati bravi ad insegnargli l’inibizione del morso.

Ti sconsiglio di gridargli “no!” quando morde forte, ma piutto- sto, come scritto poco più sopra, direziona l’attenzione su un bel gioco e se esagera ancora togli l’attenzione da lui.

Pensa sempre che quando un cane ha un comportamento che non ti piace o non giusto, dentro di lui ha un bisogno da soddi- sfare. Il compito di un bravo proprietario è trovare e comprendere quel bisogno e cercare di soddisfarlo. Questo è anche l’approccio degli educatori cognitivi-relazionali.

Non focalizzarti solo sul comportamento, ma approfondisci quale bisogno porta a quel determinato comportamento.

Gioco ed educazione

“A che età posso iniziare ad educare il mio cucciolo?”.

Questa è una delle domande che mi vengono poste più di fre- quente.

Il mio consiglio è di non avere fretta, con i vari “seduto”, “terra”

e “resta”. Avrai tempo per insegnarglieli. I primi mesi sono quelli dove metti le basi di una buona relazione basata sulla fiducia, at- traverso delle buone esperienze contribuisci a creare l’educazione del cane futuro, un po’ come si fa con i bambini.

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Gioca, gioca tantissimo! Quando giochi sei felice, ed anche il tuo cane lo è: quando si gioca il cervello produce endorfine e le endorfine sono il neurotrasmettitore della felicità. Ti ricordo che i cuccioli, proprio come gli umani giovani, adorano divertirsi.

Purtroppo vedo anche colleghi che con cuccioli di tre mesi impo- stano già la camminata al piede, ma anche se fatta come gioco e con il rinforzo positivo, resta comunque un esercizio, ed è come chie- dere ad un bambino di due anni di fare le tabelline di matematica.

Gioca più che puoi con palline e trecce, divertiti con lui e sti- molalo a rincorrerti e seguirti, evita di giocare rincorrendolo, ma fatti rincorrere tu, in questo modo stai impostando la tua leader- ship e anche una buona abitudine che ti sarà utile quando farai passeggiate in libertà.

Alcuni di questi giochi lasciaglieli a disposizione nella sua cesta, mentre altri tienili per te, sono tuoi ed avranno un valore più alto ai suoi occhi, e ti potranno essere utili in diverse occasioni e per impostare le regole sul gioco e sulle richieste di attenzione.

Gioca facendoti passare il tuo cucciolo sotto le gambe, oppure siediti e fallo passare sul tuo corpo mentre cerca di addentare la treccia che stai agitando con la tua mano. Insegnagli ad avere con- tatto positivo con il tuo corpo, perché una relazione sana è fatta di fiducia reciproca.

Castrazione e sterilizzazione

Che il tuo cane sia maschio o femmina, questo sarà un argo- mento caldo che ti ritroverai ad affrontare in casa, tra amici o dal veterinario. Ecco alcuni importanti consigli per te.

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Per le femmine, spesso il veterinario consiglia di sterilizzare la cucciola prima che abbia il primo calore per via del fatto che di- minuisce drasticamente la percentuale di possibilità che da adulta sviluppi un tumore all’apparato riproduttivo.

La statistica è in effetti reale, ma è un atto estremamente egoi- stico.

Prima di tutto, non tutte le femmine intere (non sterilizzate) muoiono di tumore alle ghiandole mammarie o all’utero, anzi; i cani, maschi o femmine che siano, ci possono lasciare per molte- plici motivi, tumori al cervello, alle ossa, patologie varie, inciden- ti… quindi intervenire in così giovane età per togliere solo un caso di possibile malattia su centinaia non ha assolutamente senso.

Ma il problema vero è il risultato che questo consiglio porta a livello comportamentale.

Il primo ciclo delle femmine mette in circolo gli estrogeni (or- mone femminile) che vanno a “completare” il cervello del cane e la crescita delle ossa e aiuta a formare il suo carattere di individuo unico e irripetibile.

La sterilizzazione precoce blocca tutto questo, e ci sono studi che dimostrano che la cagnetta possa sviluppare problemi fisici le- gati alla crescita delle ossa (displasia) e soprattutto problemi com- portamentali, maturando insicure.

Solitamente, quando valuto un cane che vedo per la prima vol- ta, se è una femmina sterilizzata prima del primo calore me ne accorgo subito. Si vede dai comportamenti, da come approccia agli altri cani, da come si agita.

Non vale assolutamente la pena compromettere il carattere del tuo cane per evitare una malattia che di per sé è rara!

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Se proprio vuoi sterilizzare la tua cagnetta, ti consiglio di farle fare almeno due calori.

Se non sai come funziona o ti spaventa l’idea che la tua cagnetta vada in calore, di seguito troverai informazioni al riguardo.

Generalmente le femmine vanno in calore due volte all’anno, circa ogni sei mesi, ma dipende anche dalla razza e dalla taglia; al- cune razze potrebbero andare in calore una sola volta all’anno (più precisamente ogni undici o dodici mesi).

Il calore dura circa venti giorni, dei quali i primi dodici circa la femmina perde sangue, ma non è pronta ad accoppiarsi; attira i maschi, ma li rifiuta e li manda via.

Dal tredicesimo giorno fino al ventesimo la vulva si ingrossa, le perdite diminuiscono e la femmina invita ad essere coperta; se in questi giorni la accarezzi all’altezza dell’attacco della coda, vedrai che la sposta di lato.

Al ventesimo giorno la vulva si sgonfia, le perdite finiscono, e anche se per via dell’odore attira qualche maschio, torna a respin- gerlo.

Il mio consiglio, durante questi venti giorni, è di porre molta attenzione, di non lasciarla libera o da sola in giardino, di effettuare passeggiate solo al guinzaglio, evitare aree cani e posti con cani liberi.

Mentre per il maschio è diverso: il maschio non va in calore, lui è sempre pronto ed è richiamato dall’odore della femmina in calore. Non sono rari i casi di cani maschi che vivono in giardino e riescono a scappare attirati da femmine in calore nei paraggi.

Solitamente al maschio non viene consigliata la castrazione né in età precoce né da adulto, anche se pure per i maschi la castrazio- ne diminuisce il rischio di tumori ai testicoli.

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La castrazione viene a volte consigliata per risolvere compor- tamenti problematici come monte, agitazione, competitività con altri maschi, marcature.

Ma anche in questi casi spesso non è la soluzione giusta; non è affatto detto che questi comportamenti migliorino con la castra- zione.

Il vantaggio con i cani maschi rispetto alle femmine è che si pos- sono testare i risultati di un’eventuale castrazione chirurgica con la castrazione chimica, che ha una durata indicativa di sei mesi.

Il mio consiglio spassionato è quello di rivolgerti ad un Medi- co Veterinario Comportamentalista (ne parlo più avanti) prima di prendere una decisione simile dovuta alla correzione di compor- tamenti.

È più probabile che tu riesca a risolvere questi comportamenti attuando cambiamenti nell’educazione, nelle regole, nella comu- nicazione e nella gestione del tuo cane.

Miti da sfatare (o da precisare)

Esiste un numero di minuti di passeggiata che un cane può effettuare al massimo rispetto all’età?

Onestamente non mi ricordo le cifre esatte, ma dire, per esem- pio, che un cucciolo può fare solo cinque minuti di passeggiata per ogni mese di vita è una baggianata.

Quindi, secondo l’esempio, a due mesi potrebbe fare dieci mi- nuti di passeggiata, a tre mesi quindici minuti e via dicendo.

Non so chi abbia messo in giro questa fesseria, ma è una stati- stica che non ha proprio senso anche solo se prendiamo in consi-

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derazione le differenze tra razze. Un cucciolo di maltese, per dire, è diverso da un cucciolo di border collie, che è diverso da un cuccio- lo di alano: hanno una crescita, una fisionomia e morfologia dif- ferenti, di conseguenza hanno necessità di movimento differenti.

Non badare quindi a questi calcoli ridicoli, ma cerca solo di essere consapevole e abbi un po’ di buon senso.

Camminare troppo non fa bene, i cuccioli si stancano e ossa, muscoli e articolazioni sono in crescita e non vanno forzati troppo, ma senza fare calcoli strani affidati al tuo buon senso e vedrai che andrà tutto bene.

“Un cucciolo non dovrebbe salire e scendere le scale” è un altro falso mito da sfatare.

Questo consiglio, preso alla lettera, ti farà prendere il tuo cuc- ciolo in braccio per scendere e salire le scale fino ai dodici mesi;

adesso, non so che cane tu abbia, ma se hai un Rhodesian Ridge- back maschio, non vorrei essere nei panni della tua schiena, e mi immagino che a dodici mesi il tuo cane possa avere paura delle scale, non avendole mai fatte.

Il consiglio di base non è sbagliato, ma anche qui ci vuole buon senso!

Le scale non vanno bene se il cucciolo le fa su e giù venti volte al giorno correndo, ma se capita una volta ogni tanto, non succede nulla. Sono pericolose soprattutto in discesa, perché vanno a for- zare il cucciolo sui gomiti, spalle e articolazioni in generale, men- tre in salita il problema si presenta meno; ma come detto prima, dipende da quante volte al giorno capita. Sta quindi a te gestire la situazione in base a quante scale hai nella tua abitazione, e quante volte capita al cucciolo di farle.

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Puoi decidere di prenderlo in braccio ogni tanto o di accom- pagnarlo tenendolo al guinzaglio con la pettorina per rallentarlo.

Con il capitolo relativo al cucciolo penso proprio di averti detto tutto; spero che tu l’abbia letto anche se non hai un cucciolo, per- ché credo che molte informazioni ti possano essere state comun- que utili anche se il tuo cane è già adulto.

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DIVENTIAMO GRANDI

Dal “seduto” in poi…

Te lo dico subito: smettila di chiederglielo!

Ancora prima di parlare del seduto, parliamo di come chiamare queste parole. Nella frase precedente forse hai notato che ho scritto

“chiederglielo”, anziché “comando”.

Comandi, ordini, richieste, segnali: cosa sono esattamente le cose che diciamo al nostro cane?

La vecchia scuola dice che devono essere comandi o ordini, per- ché, insomma, “il cane è un essere inferiore e ci deve ascoltare”, dicono.

Questo assunto va un po’ a scontrarsi col pensiero (che anche queste persone hanno) che il cane sia il migliore amico dell’uomo.

Noi ai nostri amici diamo comandi? A volte magari sì, per scherzare, ma non quando siamo seri e chiediamo qualcosa ai no- stri amici umani, e lo stesso, secondo me, deve essere con il cane.

Per questo preferisco parlare di richieste o segnali.

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Un giorno, qualche anno fa, affrontando questo argomento con altri colleghi, una istruttrice mi rispose: «Eh, ma se io faccio una richiesta, vuol dire che il cane può anche non ascoltarla!».

«Perché non dovrebbe ascoltarla? Hai così una cattiva relazione con il tuo cane?».

Sbuffò.

È vero che una richiesta può non essere accolta, in termini pro- priamente linguistici, ma è anche vero che se il tuo cane è felice di collaborare con te, si fida, si diverte ed è gioioso, la tua richiesta verrà ascoltata eccome.

Dal momento che tu dici “seduto” (o qualsiasi altra parola) ri- volgendoti al tuo cane, che tu pensi che sia un ordine, un coman- do, una richiesta o un segnale, poco cambia ai fini del risultato, il cane si siederà sempre e comunque. Se si fida di te.

Però cambia il tuo approccio, cambia come tu ti poni nei confron- ti del cane; se pensi di dare un ordine pensi anche che il cane esegua all’istante, se non lo farà ti arrogherai il diritto di arrabbiarti con lui.

Mentre, invece, se pensi di stare dando un segnale o facendo una richiesta, ed il tuo cane non la esegue, inizierai a chiederti come mai, e magari metterai in dubbio la tua comunicazione, pensando che magari la stai facendo nel modo sbagliato. Potrai correggerti e alla fine troverai la via comunicativa giusta per ottenere il risultato.

Pensare quindi di fare richieste e non di dare comandi aiuterà la relazione con il tuo cane.

Per questo, quando parlerò di comportamenti, da me leggerai o sentirai sempre parlare di richieste o segnali.

Ma torniamo al nostro carissimo “seduto”… mi sono dilungato un po’.

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Dicevo, appunto, smetti di chiederglielo!

Il seduto è davvero troppo facile! E viene premiato (rinfor- zato) troppo spesso e troppo facilmente, chiudendo in questo modo la mente del cane, che saprà proporre solo questo com- portamento.

Mi spiego meglio.

All’essere umano piace l’idea di avere il controllo, piace capire di essere ascoltato; e per il cane, sedersi, è normalissimo e naturale.

Questi due fatti messi insieme sono una rovina!

Quando il cane arriva in famiglia, che sia un cucciolo o meno, la prima cosa che viene insegnata è il seduto e, magicamente, nel 99% dei casi, funziona velocemente e facilmente. Allora il pro- prietario pensa: “Figo! Il mio cane mi ascolta! Mi obbedisce! Ho il controllo su di lui!”.

E la conseguenza di questa voglia di avere il controllo è che dirai “seduto” al tuo cane per:

T dare un bocconcino;

T dare la ciotola con la pappa;

T liberare dal guinzaglio;

T scendere dall’auto;

T lanciare la pallina/bastone/frisbee;

T mettere la pettorina;

T agganciare il guinzaglio;

T farsi dare la zampa (e quindi un altro bocconcino);

T coccole;

T eccetera.

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Ti rispecchi, vero?

Davvero troppo facile! Ti svelo un segreto, non hai né il control- lo sul tuo cane, né ti sta ascoltando, ma semplicemente, cambian- do prospettiva, il cane ti ha addestrato ad avere quello che vuole sedendosi.

Lui si siede e magicamente tutto ciò che di bello può succedere, succede.

E il giorno che vorrai insegnargli qualcosa di diverso, come il terra, il piede, o un qualsiasi altro trucchetto (in gergo “trick”), farai fatica perché il tuo cane saprà proporre solo il seduto, e non capirà come mai ora non funziona più.

In conclusione, il seduto usalo di rado, e smetti di rinforzarlo.

Il tuo cane è molto intelligente e può imparare comportamenti e parole molto più interessanti, divertenti e stimolanti per te e per il suo cervello.

Istinto predatorio

Quando si parla di istinto predatorio, spesso si pensa al cane che rincorre qualcosa, ad esempio un gatto, una pallina o una bi- cicletta.

Ma non è proprio così; infatti, tale istinto è composto di deter- minate fasi, e considera che l’istinto predatorio è quella “cosa” che ha permesso al lupo di sopravvivere migliaia di anni e che gli ha consentito, attraverso il processo di domesticazione, di diventare il cane dei giorni nostri.

I nostri cani, quindi, hanno nel loro codice genetico un forte istinto predatorio che non si può cancellare.

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Ma l’umano è intervenuto anche qui, selezionando alcune razze e “manipolando” questo istinto, bloccando o accentuandone alcu- ne delle fasi.

Le fasi dell’istinto predatorio sono le seguenti:

T Fase di ricerca

Si manifesta quando l’animale (il lupo) si deve adoperare per procacciarsi il cibo, e quindi attraverso l’utilizzo dell’olfatto si atti- va per cercare una preda.

Nei nostri cani lo vediamo quando passeggia nel bosco e parte inseguendo una traccia olfattiva, oppure quando un cane da soc- corso è alla ricerca di un disperso, oppure quando hai nascosto un bocconcino nel giardino ed il tuo cane lo sta cercando: in tutti questi casi il cane sta cercando di soddisfare il suo istinto predato- rio, e più precisamente la prima fase.

T Fase di punta

Dopo aver cercato le tracce di una preda, il predatore punta la sua vittima preparandosi alla fase successiva.

Nei nostri cani la fase di punta è l’attesa del lancio della pallina, o il Border Collie che raggruppa le pecore, o un cane da caccia in posizione da punta.

T Fase di rincorsa

È la fase più famosa, quella dove il predatore rincorre la sua preda.

Nei nostri cani, come accennato precedentemente, accade quando rincorrono la pallina, il frisbee, una bicicletta, una moto o

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un monopattino, o quando due cani giocano e si rincorrono l’un l’altro; in quel momento stanno soddisfacendo la fase predatoria della rincorsa.

T Fase del morso

È il momento in cui il predatore aggancia la preda, e con un morso deciso tenta di fermarla.

Nei nostri cani questa fase si manifesta nel momento in cui af- ferrano la pallina, o la ruota della bicicletta, o la coda del cane che stanno rincorrendo.

T Fase del morso con scuotimento

Dopo aver agganciato la preda, il predatore cerca di ucciderla attraverso il morso con scuotimento.

Nei nostri cani questo comportamento lo si può notare spesso quando giocano con un pupazzo e girano per casa sbattendolo a destra e a sinistra; sono anche divertenti e buffi da vedere e anche se stanno giocando stanno appagando questa fase dell’istinto pre- datorio.

T Fase dello smembramento

Una volta che la preda è senza vita, inizia lo smembramento con l’utilizzo delle zampe anteriori e della bocca.

Nei nostri cani, sempre in ambito giocoso, lo si può notare quando aprono i pupazzi e tolgono l’ovatta che hanno all’interno;

quest’attività va ad appagare questa fase dell’istinto predatorio.

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T Fase della consumazione.

L’ultima fase è quella in cui il predatore si sfama, mangiando la preda.

Nei nostri cani è il pasto, ed è per questo che io trovo fonda- mentale appagare questa fase con una buona e sana alimentazione naturale piuttosto che le crocchette, che non assomigliano ad un pasto. Infatti, un cane che mangia BARF avrà la sensazione di aver fatto un pasto vero e proprio ed aver appagato l’ultima fase dell’i- stinto predatorio.

“Ma non è che se do al mio cane carne cruda, poi inizia a cac- ciare tutto?” potresti chiederti.

La risposta è no! Perché le fasi precedenti il cane non ha dovuto praticarle… è un po’ come se una persona andasse a mangiare le pappardelle al ragù di cinghiale ed il giorno dopo si svegliasse con la voglia di andare a caccia. Non succede!

Le fasi dell’istinto predatorio possono essere soddisfatte e ap- pagate anche singolarmente. In precedenza ti ho accennato che in alcune razze queste fasi sono state bloccate: ti faccio il classico esempio del Border Collie, che per raggruppare le pecore si blocca alla fase della rincorsa; non arriverà mai a mordere le pecore, altri- menti il pastore non lo vorrà più con sé ad aiutarlo.

Inizia ad osservare e a pensare quali fasi di questo istinto per- metti al tuo cane di praticare. Più ne pratica e più sarà felice, per- ché quando un cane può mettere in pratica una o più di queste fasi, proverà un forte senso di appagamento.

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Corsi di educazione

È probabile, ed anche auspicabile, che tu voglia frequentare dei corsi di educazione; in questo capitolo cerco di aiutarti a trovare la soluzione migliore per te ed il tuo cane.

Prima di tutto ti voglio aiutare a navigare nei meandri della cinofilia, in quanto tra i vari metodi ed i vari approcci è veramente una giungla.

A grandi linee si può dire che gli approcci o metodi si suddivi- dono in tre tipi.

T Metodo classico: esiste da quando esiste l’addestramento cino- filo. È prevalentemente basato sul concetto di capobranco e do- minanza e sulla punizione; gli insegnamenti che vengono dati in questi centri cinofili sono di imporsi sul proprio cane per chiarire la propria posizione di capobranco ed il cane si deve sottomettere accettando così il fatto di essere dominato dal suo umano.

Da istruttori con questa metodologia viene consigliato di uti- lizzare il collare a strozzo, attraverso il quale, con degli strattoni, il cane impara i vari comportamenti come sedersi, camminare al piede e via dicendo.

Sebbene questo metodo sia ormai antiquato e sia stato dimostra- to attraverso diversi studi scientifici che è inutile o ancora peggio dannoso ai fini dell’apprendimento e della relazione con il proprio cane, al giorno d’oggi ancora tantissimi istruttori utilizzano questo approccio e purtroppo i loro centri cinofili sono molto frequentati da persone che credono ai loro consigli.

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