L'ECONOM ISTA
GAZZETTA SETTI MANALE
SCIENZA. ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO,BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I
D ire tto r e : M. J . de Joh an n is
Anno L - Voi. LIV Firenze Roma 29 luglio 5-12 asosto 1923 {
ROMA ( 4 ) -V ia Gregoriana, 56fi. 2569-70-71
SO M M A R IOPARTE ECONOMICA. L o Stato azionista.
Valore social» dell’assicurazione obbligatoria. - Avv- Prof. Giulio Da Re.
RIVISTA DEL COMMERCIO. I l movimento commerciale danese.
Il Commercio estero dell’Islan da. L e condizioni economiche della Grecia. RIVISTA D EL MERCATO E DEI VALORI.
Bassegna settim anale.
PA RTE ECONOMICA Lo Stato azionista.
La recente sistemazione della Azienda Ansaldo concretata dall’on. Presidente del Consiglio a mezzo, di un intervento Statale, che prende forma di partecipazione nel capitale azionario dell’a zienda ha suscitato molteplici o vari commenti o fra i più autorevoli quelli dell’Einaudi e del Flo ra, che non si mostrano affatto avversi al prin cipio adottato dal nuovo regime di Governo.
Per noi l’argomento non è nuovo e l ’abbiamo trattato a suo tempo nel fascciolo di ottobre 1922. allorquando l ’Istituto Nazionale delle Assicura zioni, organo parastatale e fino di recente desti nato a trasformarsi nel monopolio assoluto delle assicurazioni vita, fu autorizzato a sottoscrivere un terzo del capitale in un impresa totalmente azionaria di riassicurazione con parità di trat tamento al capitale privato, per quanto riguar da le ripartizioni degli utili e con limitate ga ranzie di fatto, esclusivamente costituite dalla partecipazione, nel Consiglio di Amministrazione di membri designati dai Ministeri per l ’Economia e del Tesoro ed altri assunti dall’Istituto.
Il Flora rievoca l ’esempio recentissimo del l ’acquisto da parte dello Stato delle Azioni della Sudbahnk, la grande rete ierroviaria dell’Austria del Sud, acquisto oculatamente eseguito dal Di rettore Generale della Banca d’Italia, che saggia mente permise a ll’Italia di sottrarre la gestione delle linee all’influenza austriaca, jugoslava e Cecoslovacca.
Si afferma che i vantaggi politici del posses so di simile capitale azionario per parte dello Sta to sono evidenti e noi condividiamo pienamente tale opinione inquantochè siamo convinti che l ’a zionariato di Stato costituisca l ’unica accettabile 1
(1) V . M . J . de Joh an n is in E c o n o m is ta 8 15 gennaio N . 2488-89 - 5-12-26 febbraio N . 2492-93 95 dell’anno 1922.
forma di intervento del potere esecutivo nell ’eser cizio delle private industrie e dei privati commer ci, mentre come è noto condanniamo totalmente quegli interventi legislativi che, o al fine di sal vare una banca e di renderne meno rovinoso il fallimento o allo scopo di una tutela, il più delle volte non richiesta dal pubblico, ma bene visa alla burocrazia per l ’aumento degli organici o al l'intento di disciplinare determinate forme di at tività, vengono a costituire una legislazione, il più delle volte di classe, in alcuni altri casi occasio nale e individuata verso un solo ente, il che non entra affatto nelle funzioni di uno Stato, il quale ha obblighi e doveri solo verso la generalità degli interessi e dei cittadini e non già verso singoli o determinati gruppi.
E ’ già sufficiente la ingiustizia creata a van taggio dei pochi e a danno dei più dalla protezio ne doganale; è già danno notevole per la Nazione un indirizzo inteso a creare monopoli, i quali di sturbano in genere le private iniziative e non gio vano menomamente nè agli interessi dello Stato nè a quelli della collettività.
Dal libro bianco inglese pubblicato Tanno scorso dall’Inghilterra è stato tratto il seguente specchietto di partecipazioni dello Stato Britan nico ad imprese di vario genere.
Dal Canale di Suez alla Compagnia di Navi gazione, dalle fabbriche di nickel e di Cellulosa alla Compagnia bancaria, dal petrolio al carbone.
P artecipazioni industriali dello Stato britannico
Canale di Suez
sterline
4.050.000
Cunard Steamship 2.600.000
Br. Am. Nickel Corp. 6 2 9 . 6 1 8
British Cellulose 1.450.000
Comm. Bank of. Siberia 1.138.371
Bristol Dyestufs Corp. 1.700.000
Anglo Persian Oil 5.200.000
Turkish Petroleum C.o 22.195
134 L ’ECONOMISTA 29 luglio 5 12 agosto 1923 N. 2569-70-71 sorge pure il nerbo vitale della nostra umana po-no più che giovare agli affari nei quali lo Stato
s’intromette.
Naturalmente anche questo intervento in for ma di sottoscrizione di azioni deve essere condot to con quella imparzialità e quella superiorità che si addicono ad un Governo il quale voglia te nere lontano da se in qualsiasi istante ed in ogni occasione sospetti di favoritismi o imputazioni di « carrozzoni ».
E questo intervento appunto dev’essere neces sariamente accompagnato da precipue ragioni di interessi supremi dello Stato che, sebbene di per se assai diffìcilmente definibili, debbono nonostan te dare l ’impressione alla generalità che l ’inter- ve.nto fu oculatamente deciso e opportunamente voluto al fine di facilitare il costituirsi o lo svi lupparsi di determinati rami di attività.
Ad esempio, nel momento in cui lo Stato si propone di portare l ’esercito e le armate di terra e d’aria al massimo deH’efficenza, noi possiamo comprendere un azionariato di Stato inteso a rag
giungere la massima e migliore produzione in un cantiere navale, in una fabbrica di aereoplani, specialmente quando si considerino le particolari difficoltà entro le quali quelle specifiche industrie si dibattono al presente per effetto della crisi ge nerale e duratura.
Ed è perciò che mentre deprechiamo da un la to che il Governo fascista abbia voluto aggra vare la ingiustizia contenuta nel progetto Bonomi per la formazione di premi di navigazione e di costruzioni navali, avremmo invece superata ogni critica ove quelle centinaia di milioni che ven nero gettate al vento fossero state destinate a sot toscrivere il capitale azionario in quei cantieri che meglio avessero mostrata la pontenzialità di rispondere ad un programma di espansione na vale.
Mentre però non neghiamo, il nostro consenso all’azionariato di Stato, vogliamo rilevare anche un evidente pericolo che dallo stesso potrebbe sor gere quando cioè lo Stato, indotto a dimostrare di avere bene operato nell’interessarsi al capitale di una determinata impresa fosse tratto ad . affi dare alla .stessa la esecuzione di forniture o di costruzioni a prezzi non vantaggiosi per la pub blica amministrazione.
Si tratta evidentemente di un pericolo contin gente la cui eliminazione non può risiedere che nella profonda e specifica onestà dei governanti.
V a lo re sociale d ell'a ssicu ra z io n e o b b lig a to ria
L ’ignoto avvenire ha turbato in ogni tempo i giorni della misera stirpe, d’Adamo. L ’ignoto av venire illuminato dal sogno di giorni, che forse non vedremo mai, è irretito di trame che troppo spesso non sappiamo nè vincere nè prevenire.
La preoccupazione, il patema d’animo,, padre di infiniti malanno che dirò di moda ai nostri giorni è a sua volta figlio diretto di questo con trasto della mente fra il suo desiderio e i pericoli apprestati da altri
Non occorre ch’io mi dilunghi... tutti pur troppo sappiamo benissimo che cosa son nella vita le preoccupazioni
Fortuna nostra è piuttosto che dai malanni sorga spontaneo in natura il controveleno, così come dal corrosivo dei nervi : la preoccupazione,
teza : la riflessione.
Eid è proprio delLapplicazióne.-di questa alla cura delle preoccupazioni che intendo parlare.
L ’ingegno umano si è in tutti i tempi appli cato ad ogni sorta di svaghi, ma solo il timore e la sofferenza dei mali gli hanno dato quella for ma di applicazione, in sè dolorosa, ma nei risul tati dolcissima che noi diciamo1: la riflessione. E fra le cose cui questa si è meglio applicata fu e doveva esser naturalmente precipua una catego ria generale di studio : la previdenza.
Prevedere e prevenire .sono concetti che si e- quivalgono, onde l ’ansia di dar corpo al secondo ha posto il primo in valore.
Mario non voglio ora diffondermi in astratte teorie intorno a questi concetti, amo meglio de durre le mie conclusioni dall’osservazione dei fat ti, ricercati innumerevoli attraverso le forme della vita individuale e sociale e i pensieri e i giudizi che gli uomini se ne fecero.
Infatti tre sono i nostri elementi di indagine su) nostro argomento: la previdenza individuale, la cui varietà tocca i limiti deH’mfipito nelle forme storiche, quealla sociale che affiora e ricom pare or qui or là nella marea dei popoli a secon da del loro grado di maturità, ed infine, i pen sieri i giudizi che le menti tipiche dei pensatori hanno espresso nel tempo.
Questo imi propongo di ricercare risalendo con intelletto d’amore quel rovescio della storia poli tica che è dato dalla storia morale. Storia pur troppo tanto dimenticata quanto utile. Tanto ve ro che il nostro amor del superfluo ci porta a con cludere ogni volta che ammiriamo una bella cosa ch’essa non debba servire ad alcuno. Infatti la bella storia non ha nulla insegnato e non serve quindi ad alcuno. La previdenza individuale toc ca nella varietà ho detti i limiti d’infinito. Ma intendiamoci bene, dicendo previdenza individua le' non intendiamo già ricercare menomamente, neppure per tipi i modi caratteristici con cui l ’in dividuo singolo acqueta i suoi timori del domani Intendiamo puramente osservare come si svolga tipicamente la previdenza nell’individualità uma na, considerata nel seno delle collettività storiche. Prendiamo ad estìm'pio il barbaro della Poli nesia, o quello di Patagonia-e vediamo in lui, come tipo umano, caratteristica l ’assenza di pre videnza.
Passiamo ai selvatici antenati dei nostri con cittadini europei e ci persuaderemo tosto che pure in essi si riscontrano come caratteristica tempo ranea la medesima imprevidenza, che si è quasi cristallizzata nei nostri contemporanei asiatici ed oceanici.
Vediamo così anzitutto un caposaldo storico della gamma d'evoluzione del sentimento di pre venzione contro la forzà maggiore della natura o del caso.
L ’imprevidenza è caratteristica dei primitivi, è cioè nell’individuo un prodotto spontaneo del l ’inesperienza.
Anche il giovane è meno previdente del vec chio, contrariamente alla’ logica che vorrebbe pili prodigò di sè chi ha meno tempo dinnanzi. Ed abbiamo un secondo caposaldo.
La previdenza aumenta in ragione diretta del l ’età.
turale ricerca di evitar guai noti e provati. Ma ciò non basta.
Tutte queste osservazioni .sono in contrasto con un’altra serie di fatti che ci si rivelano non appena poniamo mano al bagaglio di esperienza storica.
Qui però la previdenza cessa dalle sue ca-rate- ristiche individuali e si fa man mano progressi vamente manifestazione collettiva.
Noi la. vediamo, ¡nell’antichità classica estrin secarsi come fenomeno di protezione statale
Tanto che le genti umane affermano con disci plina di volontà e fermezza di coercizione l ’uti lità insieme e la necessità di stringere in fascio le attività umane, esse volgono il pensiero a tute lare oltre i] limitato confine della vita individuale, l ’idea.
Tale ordine di cose si ripete nel Medio-evo ma già troviamo di fianco allo Stato un altro orga nismo più prossimo all’individuo: la corporazio ne. E la previdenza si svolge con cura amorosa a difendere il nuovo Istituto dagli attacchi este riori.
L ’anarchia abulica delle origini va sommer gendosi nella affermazione quasi necessaria delle istituzioni e sorge una nuova èra in cui queste non hanno più bisogno di difendersi dal pericolo della distruzione totale, ma solo, da quello della sostituzione.
Si chiarisce allora il concetto della necessità di difenderle da quest’ultimo pericolo tutelando i sostegni singoli di esse cioè gli. individui.
Si compie così il ciclo a reversione.
Tarliti dairindividualità di natura libera e -re sponsabile in sè sola -nel bene e nel male che, con segue alle sue azioni, arriviamo attraverso alla negazione collettiva di. questa libertà all’afferma zione delle istituzioni sociali, che per un lungo periodo di tempo restano solo oggetto di difesa per l ’umano antivedere, non tanto bugiardo quan to vogliono i poeti.
Di poi il ciclo si chiude col ritorno alla previ denza individuale ad opera della collettività che scorge nelle sue forme sociali essere garanzia fon damentale la felicitazione dei singoli.
Da principio Quindi è l ’individuo che svolge lentamente in Sè il pensiero sovrano della difesa della società, come organo supremo della propria tutela, infine è quest’organo di tutela che si m a nifesta necessariamente come elemento di" difesa singolare e imprende le sue funzioni volgendosi a tutelare l ’individuo.
Tale il ciclo storico della difesa umana dalla forze estranee alla vojonjù, ciclo attraverso il quale noi ci proooniamo di cogliere l ’esatta na tura di ciò che intendiamo dicendo previdenza. Se filologicamente intendiamo con questa parola il semplice antivedere, storicamente invece dobbia mo industriarci di fissare la nostra attenzione sulle caratteristiche specifiche e positive di que sta idea.
Essa è nella prima parte del suo svolgimento nulì’altro che un tentativo aisistematico, indivi duale di difesa preventiva, mentre nella «secónda parte diviene vero eproprio sistema metodico di coordinazione organica delle unirme che l’espe rienza ha suggerito più efficaci a difenderci dalle forze di natura.
Siamo cioè all’arte di scemare le preoccupa zioni
Arte è infatti non soltanto l ’espressione di una
visione estetica delle cose, ma anche manifesta zione esteriore di volontà cosciente, la quale come può prevenire dal desiderio arbitrario di foggiar ci la vita ad un dato modo così può procedere dal la raccolta orgànica di cognizioni che pongano in luce un fattore vitale.
La previdenza sociale cioè la forma seconda ria di tutela individuale procedente da un orga- ' no collettivo — espressione della Società — è l ’arte vera e propria di scemare i timori del sin golo verso l ’ignoto avvenire. E quale sia questa arte, come .si manifesta a nostra memoria, come può esser fatta agire tra noi, ancora domandiamo alla storia della civiltà.
Nè troppo lunga sarà la nostra indagine poi ché ancora questa nostra arte bamboleggia.
Nello stato cittadino dell’antichità classica e nello stato federale del ferreo medio-evo, la previ denza è piuttosto volta, come ho detto, a difendere lo stato oh l ’individuo ed è invece nella moder nità' che come arte si afferma la previdenza con l ’erezione dei primi Istituti sociali.
Un altro rilievo di carattere generale ci pos siamo permettere avanti d’analizzare storicamen te il progresso dell’arte nostra.
La previdenza si perfeziona e s’afferma sem pre più in ragione diretta del miglioramento ma teriale delle classi più povere.
E qui conviene intenderci chiaramente su tale qualifica perchè il nostro concetto è razionale ma non tradizionale. Infatti tradizionalmente si dico no povere le classi operaie e agricole. E ” un er rore stranamente perpetuantósi per,un fenomeno di miopia storica tutto del nostro tempo.
E ’ bensì vero che queste classi sono e furono più lungamente povere, ma non esse ¡sole si debbono intendere tali nè sempre.
Tutte le classi che soffrono penuria del neces sario — quando siano in tali condizioni'— sono povere per noi, e data la vita di scambio dei tem pi storici, giudicheremo tali tutte le classi il cui lavoro nel tempo considerato è svalutato.'
Di conseguenza, noi riprendiamo la nostra os servazione e là verifichiamo storicamente
La previdenza, dicemmo, si consolida col pro gressivo migliorare delle classi sofferenti, allo stesso modo che nell’individuo essa si sviluppa man mano che questi sfugge alle catastrofi della imprevidenza cui egli va prima inconsciamente incontro.
Infatti miserrima era la condizione dei deboli nel gentilesimo antico che il Manzoni chiamò giustamente perverso.
Rispetto a noi s’intende poiché non siamo nè presumiamo giudici assoluti.
La concezione della vita del gentilissimo an tico, fu prettamente, se può dirsi, nietzsohana. Tanto vero che spesso il filosofo confondendosi nello storico proietta nell’avvenire come tipo di progresso un suo languido rimpianto incosciente del. passato che freme in lui per atavismo istin tivo.
« Dominare necesse est » poteva dirsi l ’indi viduo come il filosofo tedesco espresse la sintesi della vita in uria volontà di potenza.
In un simile ambiente nulla più che terrìbile era la condizione dei deboli la debolezza andan do indistinta dalla viltà anzi troppo spesso a que sta ritenendosi inferiore.
136 L ’ECONOMISTA sopraffare gli individui, sia da parte degli indivi
dui stessi ohe da parte dello Stato, la deità im personale, a cui si vogevano quasi in dolce atto d’amore gli affetti universali e ciascuno vedeva sè riprodotto nella feroce tirannia dello Stato.
. Non parliamo degli schiavi cose ritenuti piut tosto che uomini. Gli stessi liberi si riducevano alla professione abbietta del parassita quando non riuscivano colla propria rapacità ad ellevar- sene essi stessi intorno. Onde la miseria concen trò quelle plebi abbrutite nell’ozio e nel servigio politico bollate nel panein et circenses del basso impero. Serve erano pure le società di mestiere raccolte più per volontà dello Stato che per ini ziativa privata, allo scopo di garantire una soli darietà di resporisabili anziché un’assistenza mu tua fra i lavoratori
La mendicità più ripugnante, abituale. Ma San Paolo, con la divinazione del genio, scolpi sce il trapasso al ' cristianésimo : « Ecco tutto è mutato ».
A.lla volontà di potenza che ammette e dà sa natoria ad ogni viltà, purché alla potenza con duca, il dolce vangelo del Babbi israelita sosti tuisce una mite ma — per chi ben osservi — non meno virile volontà di indipendenza.
« Ecco tutto è m m a /a dignità umana si
afferma superiore alla ana potenza. Onde la
previdenza statale si frange dalla sua unità e si moltiplica dall’astrazione di un’idea alla svaria ta concretezza dei suoi elementi individuali.
Il Medio-evo torbido risucchio di forze indi sciplinate da cui l’estetica Aets* potenza è tolta per incomprensione barbarica e sostituita con un cieco culto della forza brutale, quanto più è inge nuo tanto più potentemente .resta abbagliato del la semplice e domestica concezione cristiana, così incline .allindividualismo germanico e così chia ra' alle menti più rozze. Presto si stringono i no di sociali nel massiccio sistema feudale ed appa iono in una quadruplice direzione gli Istituti di Previdenza collettiva bensì ma con fine quasi prettamente individuale.
Sorge il privilegio. Che altro è desso se non la tutela dell’ordine, e la tutela dell’ordine, che non é; si badi bene, lo stato, che altro è se non una forma di garanzia se non proprio ancora della persona almeno certo del proprio lavoro, della propria funzione nel complesso armonico della società ? Ed ecco clero e nobili sancir le proprie immunità e prerogative di famiglia, ecco le cor porazioni operaie e le confraternite borghesi ga rantirsi coinè ente e tutelare i propri dipendenti nelle s^Bese funeràrie e nella miseria.
Ecco sbocciare chiaro, preciso il primo con cetto della difesa del soccorso al debole, al biso gnoso. Siamo ancora ben lontani da una conce zione organica della previdenza sociale ma sia mo già all’arte. di prevenire e quindi di scemare le. preoccupazioni.
Arte ancora d’ispirazione individuale, ar te che promana da collettività sì, ma tuttora pri vate e che non è imposta — nel lato previdenza — direrettamente dall’organo sociale supremo : lo stato.
E ’ però il primó e più grande passo, il titolo imperituro di benemerenza della grande cristia nità mediovale.
I mezzi sono tuttavia assai limitati. Già i ma li fisici e morali poco noti e peggio curati sfug gono ad ogni profilassi e sono di preferenza sol
29 luglio 5-12 agosto 1923 N. 2569-70-71 tanto repressi dove si jnanifestaño con crudele evi denza
Appestati e lebbrosi fermano cumuli, sangui nanti di dolore nel terribile cammino.
Sono le forme, come dire?, più benigne di mi seria sono tutelate e d ifese, le più gravi sono allon
tanate con la violenza
Fu tutto quello che si sapesse fare. Poi lentamente il cammino fn ripreso.
La rivoluzione francese scompaginò come ogni moto violento il lento progresso delle cose.
Tolse agli abbienti e immiserì i poveri a profit to di un piccole nucleo di nuovi arrivati ereamdo intorno a sè un samenzaio di spostati non meno miserevoli degli antichi.
L ’avvilimento della decadenza negli aristocra tici e nel clero, innocenti delle colpe dei precedes sero non hanno altra inferiorità al confronto delle miserie plebee del secolo X V III se non la mancan za di retori che ne abbiano lacrimato la sofferenza. Di fatto furono psicologicamente più profonda mente e umanamente più dignitose.
Vi sono del resto nella storia periodi saltuari di intensità ¿ ’applicazione delle energie indivi duali e collettive ad uno o ad altro argomento.
Dalla rivoluzione a Napoleone lo Stato ripren de! ’antico sopravvento sugli interessi dell’indivi duo é il culto fanatico della bandiera confina nel silenzio dell’intimità i reclami dell’individuo.
Le classi operaie per prima iniziarono la ri; sdossa. Furono come il clero e l ’aristocrazia, vit time dell’ascenzione borghese — erano e restano a . questa più affini ed in perpetuo antagonismo coi propri compagni di sventura, i nobili e i con tadini.
Il clero — classe intellettuale e non genetica — restò come sempre in istato di profonda diffe renziazione ed autonomia. La riscossa operaia [¡orto come risultato secondario un risveglio della previdenza che dapprima si manifestò come ma scheramento della clandestina ricostruzione delle corporazioni d’arte e mestieri vietate con gli altri privilegi la notte del 4 Agosto 1789.
Ma la storia non ripete che le forme esteriori del passato, lo spirito ne muta profondamente sot to l’impulso dell’esperienza.
Nel secolo XIX la' previdenza è nuovamente di impulso individuale, è l ’opera di collettività pri vate, e precisamente di associazioni operaie in tente a garantire la vita e ,la morte — per così dire — dei propri membri Ma già molto è mu tato lo spiritoi ntrimseco di queste associazioni da quello delle corporazioni medioeval!.
Queste accettavano con convinzione di osse quio le forme statali contemporanee, quelle vmi ravano come meta suprema alla loro modificazione sostanziale.
Perciò mentre la previdenza era lo scopo pre cipuo delle corporazioni medioevali e per il loro ossequio allo stato in cui vivevano, si intendevano ed- erano provvedimento privato, la stessa .previ denza diviene scopo secondario dei nuovi sodalizi che si trovano di fronte un compito infinitamente più vasto e Complesso, cioè la riorganizzazione del lo stato per attribuirgli quel carattere sociale che in quasi un secolo di otte sono riuscite ad infon dergli notevolmente.
conivi-ne come un elemento precipio di società civile. E quanto cammino ancora da compiere ! I l nome stesso che comunemente usiamo per designare i risultati di- questa epopea umana è ancora tanto modesto e di pretto conio individua lista, quasi a megìo persuaderci della sua lenta penetrazione nella società : noi riassumiamo tutta ia nostra concezióne di previdenza nel modesto epiteto di assicurazioni sociali.
L ’ho detta però, e credo più comprensivamente arte di scemare le preoccupazioni e tale infallibil mente deve divenire ia previdenza sociale. Il suo cammino, come quello di tutte le idee più sempli ci e savie fu lentissimo e cosparso di atroci dolori, mai 1 suo arrivo e necessario e perciò può. essere prorogato non impedito, Quod, différtur non _au-
fertur, può veramente dirsi in questo caso. L ’umanità ha bisogno sopra ogni cosa di quie te, non solo in questo- particolare momento di crisi mondiale, ma sempre, dovunque <son uomini la maggioranza intende godere in pace il suo tempo. Nè vai la pena di disprezzare con gentile simo anacronistico questo pacifico desiderio che non è se non legittima brama di indipendenza inoffensiva.
Tale stato di cose rende lapidario il vaticinio evangelico: «beati i pacifici perchè erediteranno, la terra ».
Ebbene poiché le cose stanno così, nè vai con traddire poiché basta una piccola inchiesta intor no a noi, dovunque siamo, per accertarcene mette conto di fortemente occuparci di questa attività umana che al tempo nostro affiora sulla scena del le energie nel pieno rigoglio delle sue forze, fa vorito per di più dal momento psicologico del no stro priodo storico
La preoccupazione in sostanza altro non è se non il timore deH’ignotò squilibrio che gli eventi collettivi determinano nel bilancio individuale. Ebbene l ’arte che si contrappone a questo timore è una assicurazoine indubbiamente, ma deve esse re anche qualche cosa di più. Deve essere in pro porzione ai mezzi tecnici, oggi tanto più possenti d’un tempo anche un propulsore di un’equilibi'io artificiale fra gli elementi demografici.
La specie umana non è composta di individui ma di elementi, cioè di individualità funzionali, aventi quindi ciascuna determinate attitudini e postulati suoi propri.
Le prime classi umane non sono date dal la voro o da categorie ereditarie od altro, ma da, ca ratteristiche fisiologiche di sesso,, di potenza e di età.
Il tempo nostro meno ancora che altri — e sempre il difetto grave — si è occupato di tale -differenziazione, troppo essendo assorbita l ’uni
versale attenzione dai problemi del lavoro e della distribuzione.
Di questa distinzione demografica conviene an zitutto tener conto assai più di quanto si faccia nel permettere o vietare il lavoro, o i generi di la voro, e nell’imporre da parte dell’Autorità cioè dello Stato, la previdenza.
Risolto questo primo problmea — tuttora in soluto — prenderà corpo ed efficacia la soluzione
positiva degli altri ad esso strettamente connessi intorno alla natura delle occupazioni sociali e in dividuali di coloro in mezzo a cui la previdenza si intende sviluppare.
Poiché,’ francamente, imporla è un sogno. An che questo come ogni altro sentimento si può ispi
rare, ma non si può generare a comando, o nasce da ,sè — ed è naturale ciò sia —■ o non vai la pe na di imporo — poiché sarebbe tosto trasgredito, Val meglio come in ogni cosa la persuasione e deve esser disciplina d’intelliaenza.
Fissati i due cardini soggettivi che concernono la previdenza sociale restano ad esaminarsi gli elementi obbiettivi di essa: cioè le cose da preve dere.
Son queste date dagli inceppi naturali ed arti ficiali dell’umana attività i quali gettano l’indi viduo in istato di impotenza. L i vedremo in segui to partidamente, intanto giunti al limitare dell’e same obbiettivo,’ rivolgendo lo sguardo all'immen so cammino percorso riviviamo con religioso ardo re il grande pensiero che ha trasformato le nostre menti e gettato le basi d’un più grande avvenire ripetendo coll’apostolo damasceno : Ecco tutto è mutato: Omnia vostra in charitate fiant.
Sotto questi punti d: vista abbiamo considera to rassicurazione come un messo atto a scemare lo preoccupazioni, ma questo è un suo carattere pu ramente utile agli individui, e quindi alla società solo indirettamente.
Ma vi è ancora un punto di vista che prospetta 1’assicuraz.ione come un fatto sociale per la na tura della sua funzione in seno alla convivenza umana quando essa non sia abbandonata all’ini ziativa individuale, ma resta per legge, entro dati limiti, e sopratutto in rapporto di determinate classi, obbligatoria.
In Italia tale obbligatorietà non è mancata, secondo l ’andamento generale europeo sula legi slazione sociale, e col Decreto legge del 21 aprile 1919 n. 603 completato dal Regolamento 29 feb braio 1920 n. 245 vi fa imposto per le classi lavo ratrici al di sotto di una data retribuzione l ’obbli go dell’assicurazione contro l ’invalidità e la vec chiaia presso là Cassa Nazionale per le Assicura zioni Sociali diffusa il tutto vi regno a mezzo dei numerosi Istituti di previdenza.
Ora con tale obbligo .si viene a dar risalto al carattere sodale della vecchiaia, di cui vedremo come l ’invalidità possa socialmente considerarsi una parte, la quale costituisce il completamento necessario-e l ’effetto-della prevenzione, che abbia mo dianzi esaminato contro gli ignoti fattori che squilibriano o possono squilibrare la vita indi
viduale-Non prendiamo qui affatto in esame la legge in se stessa, non intendendo compiere un lavóro di esegesi giuridica, ma il -suo obbietto, creato co me vera e propria categoria sociale in funzione della sua situazione economica in continuazione a quanto esponemmo in tesi generale sul princi pio dell’assicurazione.
Abbiamo precedentemente esaminato l’evolu zione storica della previdenza nell’individuo e nei popoli, volgiamo ora la nostra attenzione agli ele menti obbiettivi di tale previdenza per ricostruire insieme la figura soggettiva di coloro, o meglio di quelle stadio della vita cui conviene provvedere. Anzitutto i pericoli che insidiano la tranquil lità umana sono tanti e tali che conviene restrin gere il nostro campo di indagine a quelli ohe sono più direttamente calcolabili : la debolezza causa ta dalTetà e gli infortuni o invalidità, da qualsia si causa dipendenti, al lavoro.
cer-138 L ’ECONOMISTA lamente per tutti vien meno l ’energia e quindi la
capacità di un profìcuo lavoro per il proprio so stentamento Tale è senz’altro da vecchiaia. Ma essa rappresenta altresì una fisonomía speciale di decadenza non concomitante agli anni. Ohe altro se non vecchiaia precoce può dirsi l ’invalidità di un uomo sia pur giovane quanto si vuole ? Egli si -trova — elemento psicologico a patre — nelle me desime condizioni, di mancare cioè della capacità a sostentarsi.
Tale stato di cose può dipendere da infortunio o da postumi di malattia. Caratteristica quest’ul tima da ben ponderarsi per non confonderla con le invalidità temporanee dipendenti appunto da malattia, ma che formano oggetto di tutto altro genere di previdenza, la così detta assicurazione di malattia.
Soggettivamente restano quindi conglobati sot to il riseptto di impotenti giuridici al proprio so stentamento tutti quegli elementi sociali che per àtà o per 'disgrazia non possono concorrere al. gi gantesco lavoro della grande famigia umana in tenta a sfruttare a terra.
, A questi soggetti umani come elementi della società civile , rivolgiamo l ’attenzione.
La vecchiaia, ed intendo coñ questo termine, il complesso degli invalidi al lavoro, nè sempre nè ovunque ebbe il medesimo trattamento.
Può dirsi che Ja considerazione di essa ha su bito le vicende più varie e altresì contradditorie nei vari popoli e tempi specialmente se si raffron tano le vicende di essa presso le genti civili e quelle barbariche dei nostri giorni. Infatti le ori gini etniche delle nostre genti ci presentano gli
anziani come sinonimo di capi del popolo loro, mentre i barbari non li considerano che un carico Inutile e disprezzato.
Tale considerazione si svolge via via gradual mente in senso inverso nei due ordini di società — in quanto presso i popoli civili l’anzianità è sempre considerata argomento di prevalenza ma connessa piuttosto intimamente con l’evoluzione religiosa, subisce un considerevole abbassamento di importanza, man mano che la razionalità su pera il misticismo. Per .conto presso i popoli bar bari essa va acquistando importanza col lento trapasso dal feticismo. Per contro presso i popoli barbari essa va acquistando importanza col lento trapasso dal feticismo alle forme vere e proprie
di religione \
Non va confusa però la vecchiaia con la ma turità. Spesso quest’ultima e un elemento pregiato e richiesto con speciale cura-per determinate fun zioni gravi di responsabilità nella vita pubblica come nella privata. Ora tutto ciò ha fondamento nello sviluppo del giudizio individuale concomi tante l ’età, ma non concerne affatto l’elemento no stro di studio: la vecchiaia.
Tatno vero che tutta diversa è la storia di quella che chiamammo una seconda forma di vec chia, e ciò l ’invalidità. Presso che assoluta fu la ripugnanza del gentilesimo è dell’antichità in ge nere per 1 invalido. Rare e scarse traocie di pietà troviamo per lui troppo spesso abbandonato a sè stesso ecostretto a dar spettacolo della propria miseria per mantenere la grama vita.
Anzi è noto come -se l’invalidità era congenita generalmente i popoli antichi esponevan i nati infelici mandandoli a morte non saprei dire sè per pietà o per dispregio. La vecchiaìà quindi per quanto riguarda la sua formazione naturale col
29 luglio 5-12 agosto 1023 N. 2569-70-.71 tempo fu oggeto di venerazione per ragioni reli giose, la religione come sempre e dovunque aven do mirato a sollevare i deboli e a risparmiare i vinti.
Ove tale sentimento mancò o si manifestò sotto ■sola forma di superstizione e di vago presentimen to della propria limitata potenza -r- la vecchiaia fu reputata per. circostanze di fatto e persino per intima convinzione un caricò inutile e spregievole. E ’ nota la sorpresa dei Missionari cristiani quan do assisterono nell’A frica Australe e nell’Austra
lia ai funerali » di vecchi indigeni. Trovavansi
sempre in presenza di persone sane ancora e solo vecchie che accompagnate dai parenti compivano uno strano e selvatico rito recandosi presso un al bero sul quale il vecchio saliva, e giuntovi into nava una nenia lamentosa impefiniata .sul concet to che il frutto maturò deve cadere dall’albero, e
sotto gli accompagnatori asesntivano facendo
coro.
Indi sceso il vecchio porgeva il capo ad uno dei suoi parenti più prossimi che con un’ascia gli .'piccava il capo dal busto.
A parte la truce barbaria della scena è ovvia la profonda diversità di concepire la vita e la strana rassegnazione degli stessi pazienti sottopo nendosi all’uccisione con quella calma con cui muore chi è rassegnato alla forza maggiore
Anchi i barbari poi non fecero mai alcun con ti. dell’invalidità — quando non la consideravano superstiziosamente apportatrice di sventur.
Così disparate ci appaiono le valutazioni estre me della vecchiaia nè meno complicata ne è l’evo luzione storica.
In genere nessuna garanzia legale è sancita dalla legge anche perchè o le leggi si riducono a poche norme consueudinarie o l ’uso porta in ge nere ad una naturale manifestazione di soccorso ai vecchi da parte dei loro numerosi discendenti.
L'antichità e la barbarie non affrontano il pro blema sociale della vecchiaia, la patriarcalità del la vita porta di naturale conseguenza il provve dere individuale di ciascuna famiglia ai pripri vecchi e la considerazione religiosa dell’anzianità presso i popoli civili importa come conseguenza la scrupolosa cura neU’esecuzione di tale missio ne, rnenrte' a barabarìca selvatichezza pprta come conseguenza necessaria e spesso voluta l ’abbando no e la sopressione dei vecchi.
Quanto agli, invalidi poi l ’antichità tutta im perniata precicuatmente, sulla forza virile non po teva che farne oggetto di un disprezzo senza pietà o, se si vuole, con la soppressione, di una pietà crudele che non concependo per sè beni che mate
riali e caduchi credeva meglio togliere con la ne gazione di essi anche la vita.
Nè il Medio-evo fu molto superiore per quan to enorme sia stata l ’influenza del cristianesimo dove questo si diffuse e la religione dei padri con tribuisse assai più che in antico e svolgere un . criterio soggettivo di carità.
Ma noi moderni che stiamo svolgendo a que- " sto proposito, con alterna fortuna, una campagna di valutazione individuale dobbiamo' ben chia ramente distinguere la pietà astratta della vec chiaia quale si professava in antico sotto l ’in fluenza del concetto politico deiranzianità, e quel la che ora si svòlge basata sul concètto psicolo
gico dell’umanità.
guardia collettiva ma volta a vantaggio diretto deir indi vietilo.
Eld è recentissimo questo riconoscimento col lettivo della necessità individuale della previ denza.
La cura e preoccupazione dell’avvenire sin golare non è certo una novità, essa fu sempre at tiva negli individui, poiché in ogni tem po'cia scuno provvide come meglio potè ed in grado va riabile .secondo l,a propria mentalità ad assicu rarsi il proprio avvenire, ma l’imposizione legale di farlo, in che consiste il riconoscimento collet tivo sopra, accennato, questa è esclusivamente mo derna.
Gli stessi contributi che le corporazioni me dievali imponevano non differiscono grandemente dalle quote che le moderne associazioni d’ogni di sostentare l ’ente di cui fanno parte.
E il contributo delle assicurazioni volontarie è pur esso pienamente estraneo a questo concetto sociale delle assicurazioni di Stato poiché non differisce dalle infinite, altre forme edonistiche di ricerca dei vantaggi.
Invece le assicurazioni sociali moderne, cioè obbligatorie, sono tutt’altra cosa, esse contengono implicita la concezione razionale della vecchiaia, e invalidità naturalmente, come elemento'sociale
E ’ questo l’argomento al quale più particolar mente deve farsi attenzione. Della natura e del funzionamento di qualsiasi Istituto è facile ren dersi conto come pure dei suoi effetti esteriori quando se Ue abbiano i dati sufficienti, ma ciè che resta più interessante e non facile ad esami nare si è la giustificazione intrinseca dell’esi stenza dell’Istituto. Un perfetto conoscitore del l ’organismo giuridico delle assicurazioni sociali potrebbe infatti senza contraddizioni esserne an che un avversario o quanto meno ritenerle Isti tuti inutili, se non dannosi, e semplice frutto dei preconcetti del tempo o peggio artificiale sfogo di energie, creazione fittizia di quel numeroso suolo di professionisi intellettuali che le nostre generazioni preparano con grave squilibrio nume rico sui professionisti manuali.
Or bene io credo assai più efficacemente difen dere un Istituto, della cui utilità sono convinto ricercandone l ’intima concezione teorica anziché mendicare ragioni e arzigogolare sillogismi per giustificarlo razionalmente.
Dire che occorre mangiare per vivere vale an che più che affermare la necessità di nutrirsi per non morire, poiché se l ’esempio specifico non fos se così ovvio un ascoltatore scrupoloso della logi cità degli argomenti potrebbe chiedere nel sen con do caso la prova, mentre nel primo si ricorre al substrato individuale di esperienza che tanto spes so è il precipuo elemento di convinzione.
Non dirò quindi per quali ragioni le leggi at tualmente andate in vigore suH’obbligatorietà dell’assicurazione contro l ’invalidità e vecchiaia sieno da ritenersi utili e giuste, ma a quale scopo esse sono dirette e a quale concezione sociale cor rispondono.
Entro tosto in argomento anticipando la solu zione:, l’assicurazione obbligatoria contro l’inva lidità e vecchiaia parte dalla concezione della vec chiaia come elemento sociale.
Nè vi può essere altra giustificazione natural mente, poiché lo Stato non ha organi adatti per giungere a ll’individuo altrimenti che attraverso alla sua valutazione sociale. Il diritto, la
cierci-zione, la forza stessa'collettiva di cui lo Stato è depositario non giungono infatti mai all’indivi duo come tale perchè il primo non è la morale, mentre le seconde sono assolutamente impotenti ad imporsi al epnsiero. Non intendo dilungarmi a spiegare quest’ovvio concetto: basti la consta tazione di fatto- che lo Stato può imporre il ser vizio militare e non fi amor di Patria, può costrin gere l ’uomo a non dèlinguere, ma non potrebbe vietargli di pensar male, così come egli può cat turare il disertore e il delinquente ma non soppri mere eventualmente la loro pravità impenitente. Or dunque lo Stato sancisce oggi la previden za, costringe i singoli ad esserlo e può con la for za' imporlo, ma 'non già facendo leva sui senti rla solo in colisi derazione di ciò che rappresenta no socialmente gli individui che esso costringe, piga e cui comanda d’essere previdenti.
Dunque la legge sull’invalidità e vecchiaia obbligatoriamente assicurate concerne il valore sociale che queste categorie vitali rappresentano nell’insieme sociale.
Ma qui ancora, è ammissibile un discordante parere, come su ogni problema che fu storicamen- . te risolto in ogni maniera
Infatti potrebbe obbiettarsi : Comprendo... lo Stato si preoccupa dell’elemento sociale che 1 a vecchiaia costituisce, ma è veramente un’elemento sociale essa poiché non lo fu sempre, e anzi que sta nostra Società, attuale tende per prima ad averla in considerazione? Ed in secondo luogo è proprio conveniente che lo Stato si occupi di essa, non è forse più razionale, come sempre avvenne ■che ad essa provvedano gli individui? Ecco tosto due altri argomenti che servono a delucidare c congiungere all’applicazione pratica il nostro pri mo postulato.
Nòn .solo è la vecchiaia un elemento sociale cui lo Stato provvede, ma è anche giusto che tale provvedimento sia assunto da esso. Infatti a chi vorreste domandare tale assunto? A speculatori no, perchè la speculazione risponde ai postulati dell’interesse economico, freddo e matematico non soddisfacente affatto agli interessi prevalentemen te effettivi della Società, ai quali appunto lo Sta to deve pure provvedere.
Non agli speculatori quindi, ma neppure ai privati : anzi se sfogliate la legge sull’assicura zione obbligatoria contro l’invalidità e la vec chiaia vedete tosto Ohe quesa ha un limite sog gettivo nel riguardo degli assicurando limite che riflette la qualità dagli assicurando stessi e la quantità del reddito loro.
Infatti, oltre alle altre caratteristiche gli as sicurandi della categoria impiegati son tutti co loro che non oltrepassano uno stipendio mensile di 350 lire.
Intende dunque lo Stato intervenire a soste gno delle classi e degli individui economicamente deboli, e questo suo interevento noi dimostreremo doveroso, quindi giusto come ci eravamo proposti di indagare.
E ’ doveroso socialmente e giuridicamente. An zitutto giuridicamente perchè il codice civile san cisce l ’obbligo degli alimenti ai parenti bisognosi da parte di quelli che sono in grado di sommini strarli e in ragione delle proprie sostanze.
L’ECONOMISTA 29 luglio 5-12 agosto 1923 N. 2569-70 7Í Ebbène da tale piano organico risalta auto-140
Ebbene è supponibile che molti abbligati non passano corrispondere gli alimenti ai propri pa renti poveri e che di conseguenza questi restino nell’indigenza, non solo, ina è prevedibile che in queste condizioni si troveranno più specialmente coloro che nel periodo lavorativo della propria vi ta fruirono di più basisi introiti
E ’ quindi lucidamente giuridica l’analogia fra l'Istituto degli alimenti sancito nel nostro Codice civile e l ’obbligatorietà sancita dallo Stato di as sicurasi. da parte di chi si trova in deboli condi zioni economiche, poiché ciò viene in sostanza a completare l’adempimento di quel l’Istituto, per cui lo Stato è tenuto a fare quanto gli è umana mente possibile.
Abbiamo dunque così.risposti alla domanda se-eia giusto l ’intervento dello Stato nel problema della previdenza.
Abbiamo osservato per ultima invece la più importante indagine -sulla giustificazione logica della concezione della vecchiaia come elemento sociale.
Che sia infatti un elemento morale siamo tut ti d’accordo ma dove si può discordare si è sul punto se sia un elemento sociale,, poiché questo termine significa che non più ciascuno di noi è tenuto moralmente — e giuridicamente — a provvedere ai propri vecchi, ma che tutti insieme dobbiamo concorrere al sostentamento di tutti i vecchi, nei quali abbiamo precedentemente inclu so gli invalidi. Rivediamo brevemente la legge. Essa si impernia sostanzialmente su questo piano. Vi sono tre categorie di cittadini nei ri guardi della previdenza.
Una prima categoria costituita da coloro la cui vita è affidata alle proprie braccia e la cui rimunerazione non varca la legge bronzea di La- salle. I l salario nè scende nè supera il minimo necessario al sostentamento. Orbene questa prima categoria darà i vecchi e gli invalidi incapaci di provedere a sé nel periodo posteriore a quello lavorativo.
Vi è poi una seconda categoria, di cui la leg ge. si disinteressa, e son coloro che sono forniti di una retribuzione del proprio lavoro superiore al minimo necessario per vivere., Costoro hanno già nel compenso loo quel tanto giudicato sufficiente per provvedere da sé ad assicurarsi una pensio ne per la vecchiaia e l’eventuale invalidità, ’onde la legge si disinteressa loro ponendo a disposizio ne solo le forme volontarie di assicurazione.
Infine abbiamo una terza -categoria la quale è economicamente tanto forte da patere impostare il proprio periodo lavorativo sull’organizzazione complessa del lavoro altrui Sono costoro i datori di lavoro, i quali appunto si avvantaggiano del la propria capacità intellettuale o — più spesso — di mezzi per organizzare il lavoro altrui, costi tuendosene impresari.
Ebbene le legge chiama -costoro a contribuir seco alla tutela dei cittadini della prima catego ria. E ’ ovvio poiché i cittadini nell’ordinamento -sociale e po>st rivoluzionario francese non sono più considerabili come soggetti se non al solo ente su premo, lo Stato, questo perciò ha diritto di im porre gravami per i propri fini sociali -su tutti co- loromhe, dallo Stato indipendentemente si avvan taggiano del lovoro dei suoi cittadini. Infine lo Stato contribuisce col patrimonio collettivo diret tamente all’Assicurazione dei cittadini della pri ma categoria.
maticamente il valore sociale della vecchiaia nel nostro mondo europeo.
Lo Stato non è che l’emanazione attiva di un fatto storico indipendente: la Società.
L ’una e l ’altro non fanno altra giustificazione quindi -se non lo sforzo collettivo di garantire la vita individuale in condizioni normali. E ’ bensì vero che molte volte tutto ciò è contraddetto dai fatti ma gli strappi ad una regola -sono inevita bili quando a mantenerla debbono concorrere la comprensione individuale della regola stessa ed un lungo cammino prima di giungerne all’adem pimento.
Come può lo Stato raggiungere questo scopo 1 0 mantenedo l ’equilibrio fra le categorie sociali o ritirandosi dal campo restituendo il mandato e le forze raccolto e lasciando a-lle singole categorie in lotta aperta fra, loro la soluzione del problema della vita.
Nessuna epoca certo come la nostra dimostra- ciò. Le classi della prima categoria per intuizione giungono alle medesime nostre conclusioni quan do minacciano la violenza mentre le classi della terza categoria lo ripetono quando minacciano la reazione offrendo a compenso e compromesso del le concessioni.
La prima e più. importante fra esse fu bensì 3a elevazione delle mercedi, ma la più duratura vuol essere indubbiamente la garanzia statale del la vita che prima mancava Nel guioco eterno dei contrasti di classe si concreta perciò la valoriz zazione della vecchiaia ; essa diviene l’elémento di pace sotto il suo aspetto non di complesso dei vecchi e degli invalidi, ma di divenire, di fatto fisiologico necessario dell’invecchi are tardi o pre cocemente -secondo le cause.
La considerazione di questo elemento sociale è quindi sorta oggi perchè nel -contrasto economi co scompare la valutazione individuale concreta del complesso dei vecchi e assurge a considera zione universale l ’elemento superrorganico della vecchiaia. La vecchiaia, l ’invalidità, -l’infralirsi insomma -del corpo e dell’animo umano, elemento dimenticato sin qui sorge oggi potente, come fat tore'sociale e può divenire — auguriamolo — po tente tavola di pace nella tempesta dei contra stanti interessi -delle pari. Questo complesso di idee regge l ’assicurazione obbligatoria contro la invalidità e la vecchiaia.
Il momento storico che attraversiamo ha po sto in luce di ess-a il valore sociale e lo stato sotto la pressione della necessità ne ha tradotto in leg ge il riconoscimento mantenendosi saggiamente coerente alla linea giuridica dei suoi codici e provvedendo al nuovo aspetto delle cose.
Non capita spes-so in questi tempi di dir bene dello Stato anche perchè la crisi morale che se gue da presso i grandi sconvolgimenti come la ■guerra recente, inducono spesso di fronte agli ine vitabili difetti degli organismi superorganici a ribellar loro le individualità, ma posto che in que sto -caso senza possibilità di contraddire possia mo dirne bene facciamolo volentieri.
Già non v’ò rosa senza spine. Le cifre sono alquanto misere e le quote di obbligatorietà lo so no forse ancor di più, ima il primo passo se è in feriore ai bisogni attuali e specialmente all’inten- sità con cui se ne sente l ’urgenza è sempre un gran fatto e un gran progresso.
dubbio si potranno grandemente migliorare le forme di assicurazione le. tabelle attuali, ed inol tre non sarà difficile, se il meccanismo s’avvia, trarne risorse tali da garantirne un vero e pro prio miglioramento finanziario sia individuale che complessivo.
Per il suo ¡consolidamento poi è dalla nostra parte a tradizione delle nostre genti. Parlo di tradizioni e non di fedi, elemento -che esula neces sariamente dal mio assuto, e per esse i paesi eu ropei -sono indiscutibilmente cristiani, cioè deri vati da quel complesso di civiltà europea che ere ditò gli avanzi e sostituì la romana nel lungo- medio evo.
Queste tradizioni cristiane pongono un argiife potente alla dottrina semplice e spietata della se- lezione assoluta esse, importano la diffusione dei concetto di giustizia nell’astenersi dal nuocere al trai. - ma altresì comandano-e impongono il con cetto caritatevole della bontà, concerto che si con creta nel fare.altrui quanto desideriamo pj-er noi. Chi desidera essere abbandonato nell’impo tenza ? Chi ama. l’incèrto in luogo della certezza ? Ebbene questo sentimento è la nostra tradizione e noi. camminiamo con essa.
Milano, Febbraio 1923.
Avv. Prof. Giulio D al Re.
R IV IST A D EL COMMERCIO Il Movimento commerciale danese
Le seguenti cifre mostrano quale è stato lo* svi luppo del commercio estero- danese negli ultimi dieci anni : /
Im port. E sp o rt. » Differenza (in milioni di corone)
Ann-o 1913 777 637 --. 140 » 1914 718 780 + 62 » 1915 1.029 979 -- - 5-0 » 1916 1.250 1.177 -- 73 » 1917 1.017 968 — 49 . » 1918 910 710 — 200 » 1919 2.304 .740 -- - 1.654 » 1920 2.943 1.591 -- - 1.352 » 1921 1.544 1.383 -- . 161 » 1922 1.448 1.173 — 275 Il ribasso sensibile! e quasi generale dei prezzi in Danimarca fa sì -che, tanto all’entrata come al l’uscita, si nota nel 1902. una diminuzione in. valore sui!esercizio precedente, malgrado rammento- in. qua-ntità registrato dia un anno- all’altro. Si notano-, ira i prodotti imiportati, i combustibili minerali, i grani, i foraggi, le spezie, le navi, i veicoli, le. mac chine e gli strumenti, i prodotti tessili, la legna, i grassi, gli olii, il caoutciiouc e la gomma,, i prodotti vegetali, le lane eoe. F‘r-a gli esportati : i prodotti di fattoria (burro, latte-, formaggi), la carne ed i pro dotti di macelleria, le uo-và, i cavalli ed il bestiame vivo: le macchine e gli automobili, i grassi e le con serve, le navi, il demanio, le pelli, gli olii vegetali, ecc., ecc. 11
11 Commercio estero dell’Islanda
Durante il 1922 le importazioni in Islanda am montarono in valore a 47.200.000 corone, pari a circa lire sterline 1.656.140, e le esportazioni a 48.200.000 corone, pari a lire sterline 1.601.228. Questiei cifre vanno confrontate con 45.500.000 corone per le im portazioni, e 44.300.000 corone per le esportazioni nel 1921.
La quantità totale importata nel 1922 era di 191.858 tonnellate, in confronto a 120.474 tonnellate nei 1921, e 120.921 tonnellate nel 1920. L’aumento è principalmente dovuto ad up maggior arrivo di car bone e di sale. Del primo se ne ricevettero 75 mila tonnellate, Contro 45 mila tomi, nel 1921 e 41 mila tonn. nel 1920, mentre del secondo lei importazioni furono di 60 mila! tonnellate, 35 mila, tonnellate e 31 mila tonnellate rispettivamente. Il carbone è imi portato dal Regno Unito ed il sale- da Ibiza.
Tra gli altri generi importati largamente du rante il 1922 ,s-i ha il caffè : 678 tonnellate contro 5-15 nel!anno precedente; lo zucchero: 3152 tonnellate contro 2978 tonnellate: cioccolato e cacao: 92 tonnel late contro 76 tonnellate: tabacco e sigari: 65 ton nellate contro 78 tonnellate,: cereali 15,142 tonnellate; petrolio, patate, cemento- e pece 15,000 tonnellate; t-essiili, vestitit fatti, fili: 660 tonnellate; oggetti di ferro galvanizzato, cavi : 8817 tonnellate; spiriti, vi ni e birra-: 191,386 1-iit-ri.
" La quantità di aringhe esportata, nell’anno pas sato era, dii 243 mila barili, contro- 129 mila, barili nel 1921, e 180 mila barili nel 1920. Le esportazioni di pannelli e pasto per pesci furono di 1294 tonnellate, contro solamente 3 tonnellate nel 1921. Gli imbarchi di grano ammontarono a 217 tonnellate nelTanno scorso, contro- 15 tonnellate n-el 1921.
Riguardo al commercio dii e-s-portazione del cor rente anno, le cifre raccolte dimostrano che- 16.110 tonnellate di merluzzo salato furono imbarcate du rante i primi quattro, mesi, insieme a, 10.697 barili di aringhe, 4088 barili di olio di pesce, 1638 barili d< montone salato, 23 tonnellate di lana, 13 tonnellate di pelli salate, 172 chilogrammi di lanuggine di oca di Islanda-, ed un totale di 307 cavallini.
Le condizioni economiche della Grecia
Lo -svi-lpppo- economico della Grecia può divider si in due distinti periodi : uni primo cihe va, fino al 1880, epoca In cui il paese fu costituito a- Regno-, per il quale mandano in realtà statistiche- precise, e che comunquie notai e caratterizzato dal sorgere di una vera industria,; quello posteriore, invece, nel quale s’è effettivamente affermata la, grande industria.
Oggi in tutta la Grecia si contano beni 2243 impre se industriali, le quali rappresentano- un comples sivo valore di impianti di oltre 36-9 milioni dì dracm-e e che poiss-o-no così
riportarsi-piccole industrie: 1188, valore impianti 28.567.019 dr'atìmie;
medie industrie: 743, valori impianti drac me 08.447.019;
¡grandi indusrie: 282, valore impianti drac me 163.349.218.
Dia queste cifre, si rileva che la grande industria, sebbene comprenda soltanto un ottavo del numero to tale delle imprese, ha tuttavia un valore di impian ti che supera la metà di quello- complessivo- di tutte le imprese insieme considerate.
La produzione annuale di tutte le imprese indu striali diella Grecia rappresenta un valore comples sivo di 872.294.308 dracme-, così ripari-ito: piccola industria 106.550.025 dracme; media industria drac me 250.795.840; grande industria 514.94-9.473 dracme. Le cifre suindicate, messe a, raffronto- tra lo-ro, do,nnio pertanto questo risultato, che la grande in dustria rappresenta il 62.75 per cento- del totale de gli impianti1 e il 58.84 per -cento del valore comples sivo deji prodotti; la media, industria rispettivamen te il 26.28 per cento e il 28.96 per cento-, e la picco la industria il 10.97 per cento e. il 12.21 per -cento-, La trasformazione economica ha dunque avuto- per risultato di porre la grande industria al primo po sto, così per il valore degli impianti, come per il valore dei prodotti.
Limitandoci a considerare le. 282 imprese della grande industria si rileva che 64 fra, esse! hanno- un valore di -circa un milione di dracme e 52 superano il milione. Di queste ultime, 7 sono- aziende indivi duali, e 45 so-no società delle quali 29 anonimie.
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R IV IS T A D EL MERCATO E D EI VA LO RI Rassegna settimanale
Avvicinandosi a grandi passi alla canicola si no ta l’esodo di molti professionisti ed operatori dii bor sa e queste diserzioni dalle borse ha per naturale conseguenza una contrazione degli affari Si è cer cato di riscaldare anche i corsi dei titoli azionari, mia questi tentativi non ebbero effetti che parziali e di breve durata: mancava la partecipazione di nuovi compratori. Il fondo del mercato si mlantiene però sempre buono e la facilità dei riporti per fine' Ago sto incoraggiò gli aumentisti1 nella loro campagna e, salvo avvenimenti imprevisti, tosto o tardi si ripren derà la marcia ascendente.
La Borsa di New York persievera nel suo pessi mismo, Londra preoccupata dalle controversie an- glo-francesi e dalla situazione precaria della Germa nia si mlantiene pesante ed incerta,. A Parigi invece le disposizioni sono piuttosto ottimiste e si segnalar no nuove riprese su vari titoli azionari, movimenti appoggiati anche dal deprezzamento della valuta francese e dia un migliorarne rito delle condizioni di parecchie industrie nazionali, favorite dal rialzo dei cambi. Mancando latti salienti la rassegna sarà bre ve e poco' interessante ed anche lo- scrittore di que ste note andrà presto in montagna a rinfrescarsi le idee e la pubblicazione di questa rassegna verrà ri presa solo verso la1 fine di agosto.
I riporti praticati martedì dliinpisitra-no che le po sizioni speculative Sono rivolte al rialzo ma gli im pegni in mani deboli non sembrano eccessivi. Si pagò dal 5 1/2 al 0% per la Rendita 3 1/2; e 51/2, 5 3/4 per
il Consolidato 5%; e salvo rare eccezioni le proroghe per gli altri titoli si effettuarono fra il 6 1/2 e 7 1/4%, per l’Ansaldo il riponto .si aggirò intorno alla, pari. I,e posizioni a,l ribasso sui Gambi non sembrano' mol to diminuite se dobbiamo giudicarne dai « deporta » pagati per le proroghe per fine agosto. Infatti per il
Parigi si pagò dìa 0,35 a 0,40 di déport; Londra, da 0,425 a, 0,301/2 déport, New York da 0,12 a 0,00 dé port; Svizzera da 0,75 a 1 1/4 déport.
Una delle ragioni plausibili del rialzo delle di vise estere va1 certamente attribuita a questo scoper to insistente e piuttosto rilevante.
Nei primi giorni della, settimana si ebbe una ri presa dei Valori bancari, della Fiat, della, Terni, Ru ba,ttino, della Snia Viscosa e dlelle Montecatini, i quali sono attualmente i titoli preferiti dai nostri operatori che intravedono ancora un discreto mar gine di rialzo-. Ricercate ed in nuovo progresso le ,azioni Manifattura. Crine Pacchetti co,mie pure vari titoli elettrici fra, i quali la Selt (Società Ligure To
scana di 'Elettricità) a 150 è 246 rispettivamente; a Milano VEdison 540, la Conti a, 326’, la Vizzola 958,
optate ed a Genova lei Officine Elettriche Genovesi a 305.
A Milano si è iniziato un vivo movimento di rial zo siui valori tessili ed in special modo sui titoli co tonieri. Le notizie dall’estero sull’andamento dell’in dustria cotoniera non sono liete, in America nello
Stato di New England le filature riducono ora la, l'o ro produzione del 50 al 75% pei’-la depressione che colpisce l ’inidusitrià. Si afferma che in Inghilterra le industrie tessili lavorino con perdita e da, parecchi irmi il lavorò nelle filature e nelle tessiture, sarebbe ridotto ad uhi massimlò di 24 ore settimanali mentre che nel 1914 il lavoro normale era di 551/2 ore per settimana. In Francia invece la situazione, dell’indu stria tessile è migliore e s-inora le ordinazioni rice vute hanno permtesro un lavoro normale, mia. dia qualche mese i margini di utili vanno riducendosi in miodlo preoccupante. Dall’Estero continuano otti me le notizie sul l’andamento della seta artificiale e si segnala, ad esempio uh nuovo • rialzo a 2140 nelle <> parto forida.teurs » della fabbrica di Seta artificia le di Givet. la, quale con un capitale sociale di solo 1 1/2 milione ha realizzalo nel 1922 un utile di 5 mi lioni di franchi! Lia: Fabbrica di Brianpon ricavò nel 1922 un utile di quasi 2 milioni di fronte ad uh be neficio di circa 1/2 milione nel 1921. Queste informa zioni estere sull’andamento dell’industria della, seta artificiale, hanno ©ertamente aiutato la èorrente fa vorevole manifestatasi per le azioni della Snià Vi scosa. A Parigi si osservò in questi giorni un nuovo
rialzo sui principali valori bancari: il Crédit Lyon<-
vais salì a 1735 e là Banque de P aris a, 1500 franchi. Confrontando questi aumenti coi corsi dei nastri due irraggi ori Istituti di Credito, C’omit e Credito Itian liana, viene naturale la conclusione che i prezzi dei nostri valori bancari hanno da,vati a sè un largo cammino da percorrere. L’andamento lusinghiero dei loro affari e le ottime loro condizioni finanziarie giu- stilcano prezzi maggiori; è solo quelstiomei di tempo'. Già sin d’ora si intravede una discreta, miglioria, dei dividendi per l’esercizio in corso.
Abbiamo una prova, evidente dell’abbondanza del le disponibilità niella sottoscrizione ora avvenuta al
Prestito Austriaco 6 1/2 %. In un giorno si sottoscris sero un miliardo e 200 milioni, mientra il Prestito ammontava, a soli 200 milioni!! Così i sottoscrittori non riceveranno che il 66 % delle Obbligazioni richie ste. Il titolo è già ricercato in borsa a 493!
Torino, 28 luglio .1923.
Colla riapertura delle borse là tendenza, al rial zo dei nostri primari valori azionari da noi ripetuta mente segnalata ini queste rassegne si è accentuata in modo vigoroso. Crescit eunde! Il movimento attua le non è il frutto di abili manovre speculative; esso ha una base assai più larga e solida. Il pubblico prende parte rilevante alla ripresa, dei nostri titoli bancari e industriali e taluni naturali realizzi di an tichi stock di azioni trovano- facile contropartita. L’asso,rbimento delle vendite è clostantei eidl alFinfuo-- ri di primari acquisti di grUpp-i finanziari si notano insistenti compre di portafoglio accanto, a quelle della speiculazone. A costo di tediare i nostri cortesi lettori ripeteremo oggi per1 l’ennesima, volta, che si deve attribuire questo voltafaccia nelle disposizioni del nostro pubblico -al ritornb della fiducia, dopo l’av- ventod i Mussolini al potere. Si ha fede nel Governo nazionale e si guarda ora con fiducia l’avvenire eco-- nomeo finanziario del nostro Paese. Non è certa mente in un anno che si rimarginano' lei grèvi ferite, della guerra e g li errori dei precedenti Ministeri. Per raggiungere il pareggio del budget dello Stato e> mi gliorare la bilancia commerciale, occorreranno vari anni di cure energiche ed assidue. Ma in borsa basta l’impressione che eli troviamlo avviati sulla buona via per scontare l’awendre con linei attuto,. Constatiamo con soddisfazione che il nostro ottimismo sulla situa zione politica e finanziaria, dell’Italia si allarga corale macchia, d’olio;, nuovi elementi vengono attratti nel movimiento di rialzoi ed il numero dei compratori cresce quotidianamente. Gli incerti, gli increduli di ieri, finiscono per convertirsi e F esercito dei ritarda tari ha ancora delle imponenti riserve. I prezzi rag giunti oggi sono ben lunlgi dal rappresentare una sopravalutazio-ne lei nostri migliori valori. Non sia mo ancora nel regno delle esagerazioni borsistiche, altre volte lamentate. L’ultimio- dividiendo distribuito e le probabilità di vedere accrescere il reddito dell’e sercizio in dorso per vari titoli bancari ed industriali, possono giustificare i prezzi attuali e permettere anzi di intravedere un’ulteriore sensibile miglioria,
Oggi la tendenza è spiccatamente al rialzo ma per ragioni tecniche di borsài ei per cause impreviste i nostri miei cali possono- assistere a. contrazioni sa,lu- tàri e passeggere. Da v-ari mesi sii* ileva in queste modeste rassegne l’opportunità di approfittare di ogni reazione per entrare nei nostri migliori titoli e chi ha, seguito questa tattica non'ebbe-a pentiren-e! E ’ d’uopo riconoscere' che la campagna di rialzo è condottai con abilità, il movimiento è fatto a gradi, con opportune pause e reazioni salutari per consoli dare il terremo conquistato.
Fra i titoli che abbiamo con insistenza segnalato al pubblico vi sono i valori bancari, la Fiat, la Terni, ed i titoli elettrici e se rivolgiamo uno sguardo ai listini di borsa di questi ultimi mesi si constata -che ■sonto precisamente questi titoli che magín or menté hanno approfittato della campagna di rialzo e che oggi anco-Pa sono alla testa del movimento. Elimina to il periodo della Banca di Stato co-mie Istituto di emissione, rimangono tutte le ragioni che- militavano a favore delle azioni dalla Banca di’Italia, che rite niamo ovvio ripetere qui.