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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.15 (1888) n.751, 23 settembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, RANCHI, FER R O V IE IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XV - Voi. XIV

Dom enica 23 Settem bre 1888

LA PAROLA DEL RE

La persona del Re è saera ed inviolabile, ed è anche consuetudine costituzionale di non discuternegfi atti. È però dovere di chi attende a studiare sia pure da alcuni aspetti soltanto lo svolgimento della vita pubblica del paese, è dovere, diciamo, commen­ tare anche gli atti del Re, quando per manifesta­ zione sicura, essi possono essere interpretati in senso da dare un indirizzo piultostochè un altro alla azione

del Governo. .

Il Re dopo aver visitate alcune provinole del Re­ gno ed avervi incontrata quella festosa accoglienza che alcuni predicevano gli sarebbe stala se non ne­ gata almeno contrastata, rivolgevasi con un te ­ legramma al suo primo Ministro, e mostrandogli la' sua alta soddisfazione per le prove di affetto e di devozione che quelle provincie gli avevano data, lo invitò a studiare le condizioni economiche di quella regione cercando le misure necessarie per soddi­ sfarne i bisogni.

Ed il primo Ministro si è affrettato a soggiungere che la parola del Re trovava lui e tutti i suoi col­ leglli non solo disposti ad esaudire il desiderio del Capo dello stato, ma già intenti a prevenirlo con studi diretti a risolvere il problema ecoìiomico non pur delle Romagne ma della intera nazione.

Qualcuno ha trovato audace ed anche spavalda la risposta dell’on. Crispi al quale furono rivolte iuter- rogazioi i per sapere quali lossero gli studi già in­ trapresi, quali le indagini fatte, quale fosse I ordine d’idee secondo il quale il Governo quelli studi aveva iniziali. — Posta così la questione apparisce per lo meno oziosa; è naturale ohe l’ on. Crispi ministro dell’interno e degli esteri rispondendo sul momento ad un telegramma del Re con un altro telegramma, non abbia avuto tempo di informarsi presso i suoi colleglli della Agricoltura, Industria e Commercio e delle Finanze in che consistesse veramente il pro­ blema economico, ed abbia adoperata quella forma amplificata senza rendersi stretto conto della impor­ tanza della parola e dell’impegno che assumeva colla promessa.

Ciò che noi vogliamo notare non è pero ne la facilità con cui il primo Ministro parlò di problema economico da risolvere, nè la fretta con cui accennò a studi già intrapresi. — Vogliamo esaminare la cosa da un altro e crediamo più elevato punto di

vista. .

In questo momento l’Italia aitraversa un periodo di crise che non è, certo gravissima, ma che^ può diventarlo ad un tratto ; già sintomi a cui 1 E co­

nomista ha accennalo — dimostrano che vi è per

lo meno una sosta in quello sviluppo lento ma con­ tinuo che dal 1874 circa noi eravamo abituati a no­ tare con viva compiacenza.

Il ribasso dei prezzi di alcuni prodotti se giova alquanto ai Consumatori, non giova ai produttori che mal consigliati e mal eccitati allargarono le loro in­ dustrie quando era il momento di prudentemente limitarle; il Governo si mostra impotente a riparare al disagio economico poiché tentando proteggere cogli alti dazi alcune industrie, danneggia i consumatori, danneggia quelle altre attività econòmiche che non hanno protezione, causando uno squilibrio i cui effetti sono sempre lenti ma sicuri ; lo sviluppo commer­ ciale _ per la audace politica internaziole seguita - si rallenta, retrocede anzi, e diminuendosi le transa­ zioni è causa di altro squilibrio che si ripercuote nel credito ed angustia la circolazione monetaria, quella fiduciaria e tutto il delicato congegno del credito bancario ; — la diminuzione del risparmio, l’aumento dei fallimenti, la resistenza contro alcune nuove im­ poste, tutti questi sono altri sintomi di uno stato di cose di cui non vogliamo esagerare la gravità, ma che merita tutta la attenzione. Che ha fatto il Go­ verno per prevenirlo ? E che fa per sanarlo ?

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chiamati a versare nuova parte dei loro redditi, il Governo è tutto preoccupato nella ricerca di nuova materia imponibile. — Alla speranza della conver­ sione si contrappone l’aumento del debito, al sollievo

delle finanze comunali si contrappongono le proposte di nuove tasse locali, alla riduzione delle tasse po­ stali e telegrafiche, si contrappone il dazio, sul pane, alla trasformazione del sistema tributario si oppone il ripristino di imposte abolite o l’ inasprimento di quelle esistenti.

Qual meraviglia pertanto se il Re visitando pro­ vinole le quali anche per le condizioni economiche loro particolari erano afflitte da eccezionali condizioni politiche, trovò che 'maggiormente soffrivano del male che tormenta per ora sintomaticamente tutta la nazione?— E qual meraviglia se narrando le im­ pressioni della sua visita trova urgente raccoman­ dare lo studio del problema economico ?

Coloro i quali ricordano come il Governo per un ottimismo che non gli può esser perdonato ha sciu­ pata senza ohe urgenti e gravi avvenimenti lo co­ stringessero una situazione finanziaria che offriva 50 milioni di avanzo, per condurci ad un’ altra situa­ zione che ne offre almeno altrettanti di disavanzo malgrado tante decine di milioni di nuovi debiti creati, devono aver pensato che il Re dettando quel telegramma al suo primo Ministro abbia inteso senza uscire dai limiti che la costituzione gli impone, di richiamare il suo Governo sugli errori commessi e di invitarlo a ripararli.

E per quanto languida sia la nostra speranza, vo­ gliamo credere che I’ on. Crispi cosi nobilmente ri­ chiamato al grave problema economico che in gran parte è prodotto dal problema finanziario, si sia im­ pegnato anche a nome dei suoi colleghi di risol­ verlo, cambiando quella politica economica e finan­ ziaria che egli ha già trovato inaugurata ed inol­ trata e della quale ancora non ha mostrato di sen­ tire tutto il -pericolo.

L’ on. Crispi che lascia scorgere di sentire così profondamente la dignità del paese e di volerlo forte, non dimentichi che per una giovane nazione, come per una recente azienda, è essenziale elemento di forza e di ardimento avere ordinato le finanze.

IL ICARI DEL PANE li ITALIA E li FRAICIA

Il raccolto deficiente del grano ha cominciato a far sentire subito i suoi effetti. E quali essi siano e debbano essere è agevole il comprenderlo. Finché la produzione è stata tanto copiosa da superare il consumo, i prezzi sono stati bassi con tendenza al ribasso, ma non appena si è potuto accertare, anche respingendo le previsioni pessimisle che il raccolto di quest’anno è incontestabilmente inferiore a quello degli ultimi tre o quattro anni e che È probabile vi sia un deficit tra le disponibilità di alcuni paesi e i bisogni degli altri, le mercuriali hanno rispecchiato questo staio di cose segnando prezzi in aumento. I calcoli intorno ai bisogni e alle disponibilità sono sempre molto ardui e sono soggetti a continue va­ riazioni ; essi hanno quindi un valore assai relativo; ma perchè se ne abbia un’idea approssimativa con­ viene ad ogni modo di aver presenti queste cifre

dalle quali riescirà facile desumere io stato attuale del raccolto :

In m ilioni di ettolitri

Produ zione da im portare da esportare

1888 1887 1888 1887 1888 1887 Gran Brettagna... 2 0 2 8 5 8 4 5 Francia... 9 0 111 2 7 7 ... ___ Germania... 3 9 4 2 9 6

_

_

Svizzera ... 0 ,6 0 ,8 4 ,2 4

_

_

Ita lia ... 3 7 4 2 9 4

_

_

Spagna e Portogallo. . 4 7 4 7 5 5 — __ Belgio e Paesi Bassi. 7 ,5 8 ,5 6 5 __ G re c ia ... 1 ,5 1 ,5 1 i __

_

Danimarca... 1 1 1 i __ . ___ Svezia e Norvegia. . . 1 1 1 1 ,5 — __ China, Antille, Brasile. 2 — 6 — ___ Austria Ungheria. . . . 5 3 5 6 — — 5 ,8 7 R u ssia... .. . . . 9 0 8 2 — — 3 2 2 4 Rumenia e Serbia. . . 1 3 1 3 — __ 6 6 Turchia e Bulgaria.. 11 1 2 . --- —- 3 4 Stati Uniti e Canada. 1 5 2 1 6 2 — — 3 6 4 6 Indie ... 6 5 7 5 — 1 3 13

Australia e Chili. . . . i i 1 0 --- - -

_

7 6

Egitto... 5 5 — — . ' 1 ,5 1 ,5

Totali... 6 4 6 ,6 6 9 7 ,8 1 2 7 ,2 7 9 ,5 1 0 4 ,3 1 0 7 ,5

Queste cifre, che diamo sodo riserva per le mo­ dificazioni che possono ancora subire, dimostrano che la produzione del grano sarebbe di circa 25 milioni di ettolitri inferiore ai bisogni del consumo. Quanto ai prezzi, ecco quali erano il 27 agosto, primo giorno di riunione del Congresso internazionale di Vienna, su alcune piazze e i prezzi del grano alla data cor­ rispondente del 1887:

Prezzo

del frumento Noiv-Tork Parigi ~ Berlino vie M j

1888 cents. 105 3/4 7r. 27,(30 m. 179.00 fior. 8,41

1887 » 80 » 21,60 » 148.50 » 7,15 Nel settembre i prezzi hanno avuto nuovi aumenti, per quanto non sensibili, e in Francia e da noi i fornai dopo l’aumento nel prezzo delle farine hanno dovuto ricorrere a rincarare il pane in misura di­ versa, ma che a Roma raggiunge i cinque centesimi pel pane di prima qualità, e i tre centesimi per quello di seconda. Di questo fatto, come è naturale, si sono lagnati amaramente i consumatori, e la stampa non ha tardato a farsene eco fedele. Ma, a parte ora la misura dell’aumento, noi crediamo che anche l’esame più superficiale dell’argomento debba Venire alla conclusione che se il raccolto è deficiente, e i prezzi del grano e delle farine aumentano, il prezzo del pane non può restare inalterato.

Ma è-principalmente sulla misura dell’ aumento che più fervono le discussioni, ed è a limitare quella che sono state dirette molte proposte. Si riconosce che, almeno in Italia, ricorrere al calmiere non è più possibile, e si invocano provvedimenti d’ altra natura, quali ad esempio i forni cooperativi. D’altra parte i fornai, o i loro amici, hanno tentata la di­ fesa e hanno presentato dei calcoli, pei quali lo scetticismo è troppo naturale. Noi, rammentando le difficoltà relative a questa specie di indagine, non vi insisteremo e richiamiamo piuttosto l’ attenzione dei lettori sopra un altro ordine di considerazioni.

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Oggi, con uu raccolto deficente, il dazio di cinque lire non può non essere un aggravio fortissimo per le popolazioni. E poiché il dazio stesso era stato'pro­ posto e approvato per arrestare la discesa dei prezzi del grano sul mercato interno, la logica si ribella ora a mantenere statu quo e vorrebbe cbe il Ministero come ¡1 Parlamento cancellassero I’ opera propria. Noi, e con noi quanti hanno il rispetto di se stessi e degli altri, noi tutti potremmo chiedere all’on. Maglioni, se non all’on. Grimaldi, che si faccia avanti a proporre e sostenere l’abolizione del dazio sui cereali con la stessa abilità con cui lo ha difeso ; noi potremmo, serven­ doci delle argomentazioni dell’on. Magliani, sostenere che poiché il dazio di cinque lire è divenuto sfac­ ciatamente protettivo sia per lo meno Onesto ritor­ nare al dazio di tre lire. In Francia il paragrafo 5 dell’ultima legge cbe fissò il dazio sul grano a cinque lire stabilisce cbe « in circostanze eccezio­ nali e quando il prezzo del pane si eleverà a una misura minacciosa per l’ alimentazione pubblica, il Governo potrà nella assenza delle Camere sospendere in tutto o in parte gli effetti della presente legge con uu decreto del Presidente della Repubblica ap­ provato in consiglio dei ministri. In questo caso la misura presa dai Governo dovrà essere sottoposta alla rattìfìcazione delle Camere tosto che saranno riunite ». Non ostante questa facoltà il Governo fran­ cese non farà nulla per non recare ai protezionisti agrari un si fiero colpo ; ma i ministri francesi, fran­ camente protezionisti, non si sono neanche arrovel­ lati a dimostrare che il dazio era fiscale e non pro-

\ lenivo, come ha fatto il nostro Ministro delle finanze, al quale deve certa sorridere la prospettiva di sce­ mare il disavanzo coi proventi del dazio sui cereali, tanto quanlo riescirà invece amaro ai contribuenti il dover pagare ai proprietari questa tassa in un momento di rialzo dei prezzi. E invero se il dazio sui cereali è stato accordato per guarentire in certo modo agli agricoltori un prezzo rimuneratore, ne verrebbe la conseguenza tutt’altro, che illogica, che i proprietari alla loro volta garantissero ai consuma­ tori un dato costo del grano, il che menerebbe di­ ritto a sopprimere il dazio nella misura che questo è controbilanciato dall’ aumento del prezzo. E tutto il sistema che è assurdo, non le conseguenze che la logica permette di trarne.

Ciò che è avvenuto ed avviene in Francia dimostra inoltre come in materia di pane, di calmiere e di dazi non si faccia nessun progresso. Poiché la im­ portazione del pane non è colpita, mentre lo è quella del grano, la prima viene effettuata su larga scala e non sono pochi quei giornali che chiedono anche pel pane un dazio protettore. Proprio quando il prezzo aumenta ! Per frenare poi la supposta sete di gua­ dagni dei fornai qualche Comune, come quelli di Saint Denis e Saint Ouen, approfittando che la legge del 1791 non è ancora abrogata, ha rimesso in vi­ gore il calmiere ed è giunto persino a farsi fabbri­ cante e venditore di pane.

È probabile che tutto si fermi qui e che l’aumento verificatosi nel prezzo dei cereali abbia già scontato le conseguenze del cattivo raccolto ; ma è anche possibile che si abbiano prezzi più elevati, e tutte quelle conseguenze pericolose, immancabili quando si tratta del principale alimento. Questo, ad ogni modo, mentre dimostra quanto sia difficile e vano fare il profeta, anche se si è ministri, dovrebbe bastare ad indurre gli uomini cbe sono al governo, tanto da

noi cbe in Francia, a riconoscere l’errore commesso aggravando la mano del fisco sopra un prodotto cbe dovrebbe essere alla portata del più povero e non avrebbe dovuto fornire inai all’ erario neanche un centesimo.

A Parigi continuano alacremente i preparativi per la grande Esposizione mondiale dell’ anno venturo. Noi non metteremmo pegno, stante la poca sicurezza | e tranquillità delle cose politiche in quel paese, che essa abbia luogo davvero, o cbe, dopo aperta, non sopravvenga a rovinarla qualche pubblica agitazione, qualche tumulto o scompiglio, determinato dalla ri­ correnza del centenario della Rivoluzione francese. Ma non facciamo i profeti del mal augurio. Potrebbe darsi che tutto andasse benissimo, e siamo i primi a desiderarlo. Dovendo qui per altro considerare l’Esposizione come un fatto" economico, oltre al ri­ ferirsi, senza stare a ripeterlo, alle considerazioni svolte in più altri momenti sulla soverchia frequenza di cotali feste dell’ industria e dell’ arte, abbiamo adesso da notare due fatti, uno generale, l’ altro speciale al nostro paese.

Il primo è una grande freddezza che si riscontra in tutti gli Stati nel rispondere all’invito della Fran- | eia di partecipare alla gara del lavoro. 1 Governi italiano, germanico, austro-ungarico ed altri ancora hanno negato il loro concorso ufficiale. Dall’ alto della tribuna parlamentare, mesi sono, il Presidente del Ministero ungherese, sconsigliava i suoi concit­ tadini ed amministrati dallo esporre in un paese il cui Governo, in certi eventuali commovimenti pub­ blici, non sarebbe forse in grado di tutelare le loro persone e le loro robe contro gli atti selvaggi dei più torbidi elementi sociali. Nelle relazioni quoti- ! diane, non ufficiali ma effettive, tra i due popoli francese e tedesco, siamo a tale che i più gravi i giornali di Berlino consigliano i sudditi dell'impero a non viaggiare in Francia se non vogliono correre ! i! rischio di soffrire molestie -e angherie. Non ci pare uno stato di cose propizio por indurre due po­ poli ad affratellarsi sul nobile campo delle lotte ar­ tistiche e industriali. Di recente il Governo belga, che possiede ed esercita le ferrovie del proprio paese, ha negato ai privati la chiestagli riduzione i di tariffe ferroviarie, riduzione colà sempre stata in uso a favore degli espositori, allegando essersene in casi precedenti spesso abusato dai non aventi di­ ritto. Ogni giorno ci accade di leggere qualche noti- i zia sul genere di quelle che abbiamo riassunte. Sba­ glieremo, ma ci pare che la preparazione alla mostra parigina del 1889, per parte di coloro cbe sareb­ bero chiamati a parteciparvi dall’ estero, vada in- ; nanzi stentata e monca, tra la svogliatezza e gli in- j toppi. La mostra avrà luogo in ogni modo; sia pure. Ma riuscirà bella? Riuscirà istruttiva? Riuscirà nean­ che copiosa tanto, se non da superare, almeno da pareggiare quelle che l’hanno preceduta? E, comun­ que, varrà a compensare adeguatamente ciò che costa i a chi la promuove e a chi vi concorre?

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ta-ri fio generali nnn sarà Perpetuo» speta-riamo: ma in­ tanto è cria in corso da parecchi mesi. Un nuovo trattato di commercio si dovrà pure, quando che sia, riuscire a combinarlo, troppi essendo i danni economici clic dalla stia mancanza risentono entrambi crii interessati; ma intarlo gli umori delle due parti non dònno a divedere per nulla facile e prossimo un accordo, giacchi1 il linguaggio di esse, o almeno quello dei loro rappresentanti ufficiai', divaga in di­ chiarazioni di buona volontà e in recriminazioni con­ tro la condotta dell’ avversario, ma non accenna a nulla di molto concreto. — E allora gli italiani che cosa vanro a esporre a Parigi? 1 prodotti che colà non si vogliono, o che vengono ricevuti a suon di tariffe doganali ? Non v’ è Colà un nuovo mercato da conquistare, perchè pei nostri prodotti più co­ piosi e importanti già lo possedevamo. Non un mer­ cato da mantenerci fedele, perchè anzi da un po’ di tempo a questa parte ci è tenuto chiuso. Dunque?

E nonostante i giornali annunziano che i produt­ tori italiani, che hanno finora direttamente inoltrato le loro domande al Comitato nazionale per I’ Espo­ sizione di Parigi, hanno già richiesto, in totale, quasi interamente la superficie d’area concessa alla sezione italiana ; che anzi il Comitato stesso dovrà chiedere alla Direzione Generale un aumento di superficie.

Sarebbe da vedersi se l’area stata finóra connessa sia ampia o ristretta; ma lasciamo andare e proce­ diamo a una indagine più importante. — Chi è che ha fatto le richieste di spazio? Sono numerosi sino ad ora gli espositori di bigiotterie, ceramica, ve­ treria, argenteria, ferro lavorato, materie tessili, co­ ralli, carnei, mosaici, terrecotte, materiale ferroviario, mobili ecc. Or bene, analizziamo un poco. Astrazion fatta dai dazi, le nostre ceramiche, bigiotterie, ve­ trerie, mosaici, carnei, coralli, sono già favorevol­ mente conosciuti; sono specialità nostre già assai perfezionate, ohe hanno figurato in tutte le Esposi­ zioni, e nelle quali probabilmente non ci sarà da notare gran progresso. In quanto al ferro lavorato, alle materie tessili, ai mobili, al materiale ferro­ viario, davvero la Francia non ha bisogno di venire a provvedersene da noi. in coleste produzioni avremo forse progredito da qualche anno in qua; ma col- l’esporle, in concorrenza con quelle altrui consimili, e, novantanove per cento, migliori, qual risultato si ottiene? Qualche medaglia e qualche diploma.

Non ha bisogno di venire a provvedersene da noi, ahbiam detto. In tal caso lo scopo non viene egli a mancare? Le Esposizioni, è vero, non sono esse stesse un mercato; ma devono essere un cam­ pionario per molti mercati, altrimenti non servono a nulla, o a ben poco. Mettiamo pure che di quei nostri prodotti di cui abbiamo osservato non aver bisogno la Francia, abbiano bisogno invece altri pae­ si, e che essi, prodotti la loro qualità, il modo della loro lavorazione, l’ indicazione del loro prezzo, ecc., possano utilmente cader sott’occhio ai tedeschi, ai russi, agli spagnuoli, o agli americani che si re­ cano a Parigi e visitano l’Esposizione. A noi sembra che meglio sarebbe farli bensì conoscere ai proba­ bili loro consumatori, ma in modo più diretto, sia coll’esporli in casa loro, sia col sottrarli a troppi e non sempre lusinghieri confronti coi prodotti altrui. Esposizioni in tal guisa più direttamente, e quindi più efficacemente, preordinate al loro scopo, si sono già tentate, e con esito buono e tale da incorag­ giarne la ripetizione. Vediamo.

*

L’ Esposizione italiana inaugurata in primavera a Londra e tuttora aperta ha avuto un gran successo sotto più rispetti, e non poteva non averlo. Anzitutto costituiva una quasi novità; quasi, perchè l’ anno innanzi cella stessa Londra ne era stata tenuta una americana. E la novità stava in questo: nel mostrare riuniti i prodotti d’ogni genere d’ un solo paese sul territorio d' un altro paese. Ciò dà luogo a tre con­ seguenze : l.° Varietà non piccola, in quanto nes­ suna categoria di cose resta esclusa ; e quindi at­ trattiva per mo'fissimi visitatori. — 2.° Assenza di confusione, non presentandosi il confronto tra espo­ sitori del mondo intero, ma rimanendo più facile e forse più utile perchè più esatto, quello tra gli espo­ sitori d’ un paese solo, ciascun gruppo dei quali ri­ spettivamente presenta cose d’ una medesima cate­ goria. — 3.° Occasione quanto mai propizia allo allacciamento di relazioni commerciali, alla formazione di clientele vaste e sicure. — Dei risultati ottenuti su questo terreno, non si potrà avere una cogni­ zione complessiva abbastanza esatta fuorché a Espo­ sizione finita ; ma frattanto si hanno in proposito notizie assai promettenti.

Nè il tornaconto sta tutto dalla parte della nazione che viene, a dir così, ospitata. Per giudicare del vantaggio che può ricavarne anche la nazione che esercita l’ospitalità, basta tener conto delle seguenti considerazioni che nn periodico speciale e assai com­ petente di Londra, The Industries, faceva sino dallo scorso maggio. Le riproduciamo, omettendo per bre­ vità i periodi che esprimono ammirazione per la risorta attività degli italiani, pel nuovo loro spirito d’ iniziativa, che accennano all’ incremento di talune particolari industrie e ohe indicano con cifre l’ au­ mento della importazione di carbon fossile dall’estero a scopo industriale come forza motrice.

« L ’ Italia in passato era nazione di consumatori, e si forniva largamente sui nostri mercati. Per con­ seguenza, noi ci siamo abilitati a considerare i mer­ cati italiani come uno sbocco sicuro per le nostre produzioni. — Pochi fra noi finora si sono accorti che i nostri clienti sono diventati produttori essi stessi. Chi visita l’ Esposizione constata questo fatto in tutta la sua evidenza e ne rimane stupito. Appare chiaro che, se non tutti, almeno pochi dei nostri più importanti rami d’ esportazione ci saranno preclusi gradatamente, ma certamente che i nostri avventori d’ ieri cercano, e con grande successo, di rendersi affatto indipendenti dalle nostre manifatture, e che non è lontano il giorno in cui essi potranno affer­ marsi alla lor volta come formidabili rivali sui mer­ cati esteri. L’ Italia non è più un mercato aperto, ma uno di quelli che vanno chiudendosi per molte no­ stre produzioni manifatturiere. »

E seguita così :

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an-dranuo di pari passo coll’aumento della sua produ­ zione. Perciò il nostro commercio non risentirà un danno immediato se saremo capaci di lottare contro la concorrenza tedesca. Senza dubbio si avvicina il tempo in cui i nostri consumatori italiani si prov­ vederanno di certe mepci dalle loro proprie fabbri che; e per conseguenza se noi vogliamo che la somma del nostro commercio non diminuisca è d’ uopo che ci studiamo di trovare nuovi sbocchi, quando i vec­ chi ci saranno chiusi. In ciò sta il grande valore

di una Esposizione come quella italiana. Gli in­ dustriali impareranno quali delle loro produzioni stiano p er essere surrogate dalle merci nazionali e

potranno scoprire nello stesso tempo come convenga

sostituirle nell’esportazione con maggiore probabilità

di successo. Queste nozioni cercano ora i tedeschi per mezzo dei loro agenti nei centri principali del- l’ industria italiana, e già hanno approfittato delle informazioni assunte. »

I tedeschi? Ecco che l’associazione delle idee ci induce subito a riferire una notizia che non sappiamo se sia stata confermata, m a d i e in questi giorni ha fatto il giro della stampa italiana.

Scrivono da Berlino, che un gruppo di italiani colà residenti ha preso l’ iniziativa di una esposizione italiana, che dovrebbe tenersi in quella capitale nel prossimo inverno, a fine di fare meglio conoscere su quel mercato i nostri prodotti e di trovarvi uu utile collocamento.

Nel prossimo inverno sarebbe, per dire il vero, un po’ presto. Nessuna cosa al mondo riesce bene senza bastevole prepnrarazione; oltre di che l’ inverno non è stagione adatta’ specie nei climi nordici. — Meglio aspettare fino a primavera. Ma I’ idea è buona; Per gli italiani i risultati non dovrebbero essere molto dissimili da quelli dell’ Esposizione di Londra. Dai berlinesi e in genere da tutti i tedeschi il progetto, che non è tale davvero da far loro ombra, dovrebbe venire secondato, se sono giuste, come ci paiono giustissime ed acute, le osservazioni dianzi riferite del giornale The Industries. Senza dubbio anco ad essi e ai loro interessi commerciali sono applicabili con evidente analogia; e questo fatto, nel caso con­ creto, elide l’altro del non essere oggi la Germania precisamente il paese più propenso alla libertà degli scambi. — Certo, inoltre, Berlino non è Londra ; non è egualmente grande mercato, nè la Germania equi­ vale all’ Inghilterra come ricchezza e potenza d’acqui­ sto. Pur tuttavia va prendendo notevole importanza come sbocco pei nostri prodotti, i quali non vi sono poi tanto conosciuti da rendere un soprappiù una bella e completa Esposizione che li metta in mostra e li faccia pregiare e desiderare.

Intanto è di buon augurio il vedere che l’ inizia­ tiva, come già a Londra, sia tutta privata. Se pri­ vata durasse come impresa sino in fondo, senza bi­ sogno di aiuti governativi, si avrebbe una conferma decisiva della vitalità di questa nuova maniera di Esposizioni ; le quali, meno splendide, meno teatrali, ma anche meno costose, più facili ad allestirsi, più razionali, più pratiche di quelle mondiali, o sba­ gliamo noi o sono destinate a sostituirle quasi del tutto.

(Rivista (Economica

Il commercio estero della Francia e dell’ Inghilterra nei prim i otto mesi del 1888.L’espansione co­ loniale dell’Inghilterra in Africa.La bilancia del commercio degli Stati Uniti dal 1860 in poi.

L’ amministrazione dello dogane francesi ha pub­ blicato la statistica del movimento commerciale della Francia coll’ estero durante l’ agosto. Le cifre rias­ suntive indicano una diminuzione alle esportazioni dalla Francia ili 16 milioni con aumento invece alle importazioni di 52 milioni e mezzo, come può ve­ dersi da questi dati :

Im p o r t a z i o n e Es p o r t a z i o n e

1888 D ifferen za • 15,409,000 45,618,000 — 3,644,000

1888 D ifferen za P rod o tti ali- —

m entari. fr . 125,238,000 M a t e r ie n e ­ cessarie alle __ . «aa industrie. .* 153,834,000 + 16,788,00J 64,219,000 4 - 6,6o6,000 Pni0fa u u r a t i» 48,449,000 + 1,581,000 121,708,000 -19,601,000 A ltr e m e r c i. 9,443,000 — 1,310,000 14,923,000 4 - 216,000 T o ta le ..fr . 336,964,000 4 -3 2 ,5 2 8 ,0 0 0 246,468,000 — 16,373,000

Alla importazione l ' aumento più importante è quello delle materie necessarie alle industrie per oltre 16 milioni e mezzo, indizio certo rileccante, perchè indica un risveglio nei centri industriali fran­ cesi ; l’altro aumento per quasi lo milioni e mezzo ai prodotti alimentari non è forse che il principio di una importazione più considerevole di cereali per supplire allo se rso raccolto. — Quanto all’esporta­ zione, la diminuzione di quasi 20 milioni nei pro­ dotti lavorati è certo una conseguenza della guerra di tariffe ; però è da tenersi conto che nel mese precedente vi è stato invece 1’ aumento di oltre 15 milioni, il che i attenua la gravità della diminuzione verificatasi nell’agosto.

Considerando ora gli otto mesi dell’anno corrente ecco le cifre relative :

Importazione Es p o r t a z i o n e

1888 D iffe ren za 1888 D ifferen za

Prodotti a li- — — — m e n ta ri.fr. 959,570,000 4 - 71,300,000 391,998,000 — 34,765,000 M a t e r le n e - cessarie alle industrie » 1,284,812,000 -t- 9,348,000 449,667,000 4 - 18,367,000 P ro d o tti fa b ­ b r i c a t i . . . . 364,665,000 4-.10,996,000 1,058,094,000 — 6,136,000 A ltr e m e rc i» 72,957,000 — 363,000 123,261,000 4 - 5,981,000 T o tali fr. 2,682,004,000 4 - 91,279,000 2,023,020,000 — 21,553.000

L’aumento della importazione francese è in gran parte causato dalla necessità di importare prodotti alimentari. La diminuzione della esportazione deriva dalla stessa causa e non si può dire davvero che la Francia considerati i dati complessivi, abbia ri­ sentito gravi perdite nel suo commercio di esporta­ zione. Se anche nel commercio coll’ Italia vi è di­ minuzione si capisce che la Francia ha potuto trovare subito dei compensi ; infatti i prodotti manufattu- rati sono scemati soltanto di 6 milioni. Noi saremmo curiosi di sapere dove sono i gravi danni che la Francia ha subito finora per effetto della guerra di tariffe ; mentre il nostro paese non può certo ne-gare le perdite che i suoi

hanno procurato.

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— TI commercio estero dell'Inghilterra continua invece ad aumentare, tanto alla importazione che alla esportazione, come può vedersi da queste cifre indi­ canti le differenze mensili a paragone del 1S87 :

Im portazion i Esportazioni S te rlin e 1 Pe *' S terlin e cento S terlin e ! Gennaio.. + 3 , 756,000 = 12. Febteaio . + 1 ,0 1 9 ,0 0 0 = 3. Marzo. . . — 204,000 = 0. Aprile. . . j-f* 949,000;= 3. Maggio .. j + 2 , 449,000!= 8. Giugno... + 2 ,9 2 3 ,0 0 0 = IO. Luglio... + 1, 748,000 = 6. Agosto -. ¡-f- 807,000 = 1. T o tale ¡+18,027,000 = 5.1 per , cento ‘J‘ o u lu c l'cento 537,OOo|= 2 .4 | + 4 ,2 9 3 ,0 0 0 Ì= 8 .0 4 6 1 ,0 0 o j= 5. 4 -1-2 48 0 ,00o|= 4 .8 223,000|= 2 9 . 9 j + 1 9 ,000,!=0. OO 708.0001=3 3 .2 ^ 1 ,6 5 7 ,0 0 0 1 = 3 .0 225. 000 = 2 4 . 6 + 7 , 974,00o |=15.6 174,000 = 9 .8 ,-1 -5 ,0 9 7 ,0 0 0 = 1 0 .2 551, 000 = 1 0 . 3^-f-4, 299,000’= 8 .0 8 0 4 ,0 0 o j= ll . 71 + 8 , 111, 0 0 0 [= ' 5 .8 ! 8.51+28,679,000 = 6.8

Fatta eccezione del mese di marzo per le impor­ tazioni che diminuì di 204,000 pari al 0.6 per cento I’ aumento è del rimanente generale e raggiunge il totale di 28,679,000, ossia di 717 milioni di franchi. È questo un incremento che dimostra la notevole espansione che ha preso il traffico dell’ Inghilterra e il carattere persistente del miglioramento.

Considerando poi le varie specie di merci si trova che gli aumenti maggiori negli otto mesi all’impor­ tazione riguardano i metalli, le materie prime, i prodotti mauufatturati e i prodotti alimentari; il ta­ bacco soltanto presenta una diminuzione di circa 500,000 sterline. All’ esportazione invece crebbero i lilati e tessuti, il carbon fossile, le macchine, ecc.

Negli otto mesi le importazioni ammontarono a 260,287,359 e nel solo agosto a 30,006,140; le esportazioni negli otto mesi a 198,781.066 e nel- I’ agosto a 26,754,314 e’ notiamo per ultimo che I’ aumento maggiore è alla esportazione.

— Si annuncia la formazione di una società inglese dell’Africa orientale avente statuti e poteri analoghi a quelli dell’antica Compagnia delle Indie. Il fatto ha una importanza considerevole per le conseguenze che ne possono derivare nella politica coloniale dell’Inghil­ terra e per le questioni che possono sorgere con altre potenze che hanno possessi in Africa. I van­ taggi derivanti dalla nuova società dal punto di vista inglese sono evidenti. L’ Inghilterra si prepara a trarre il maggior profitto dal paese che gli è stato assegnato col trattato di Berlino, vale a dire duecen- tocinquanta chilometri di costa, comprendendovi il porto di Mombassa, uno dei migliori e dei più vasti dell’Africa settentrionale, e compreso inoltre una re­ gione limitata al Nord-Est dal fiume Tana, al Sud- Ovest dai possessi tedeschi e che nella direzione del Nord Ovest resta Indefinita. Se la colonizzazione eu­ ropea vi si svolge, essa può estendersi sino al Victo- ria-Nyauza e perfino alla valle del Nilo superiore. Siccome l’ Inghilterra ne possiede già le foci è chiaro che il Nilo quando sia conquistato da Wadij-Halfa a Wadelai' potrebbe divenire un fiume britannico vassallo del Tamigi.

Ma o’è il rovescio della medaglia, ed è la vici­

nanza immediata dei tedeschi. Anch’essi hanno delle mire sulla germanizzazione dell'Africa e il loro ap­ petito, piuttosto acuto che soddisfatto dai successi recenti, vede in ogni nuovo invitato un rivale. L ’ In­ ghilterra che ha veduto le navi tedesche accorrere ai primi Indizi di annessioni da parte degli inglesi, se ne è ormai potuta convincere e ha dovuto far la parte anche alla Germania o meglio riconoscere la ragionevolezza delle sue domande. Ora, con una linea di confine puramente ideale i conflitti possono sorgere facilmente tra tedeschi e inglesi ed è forse per questo che lord Salisbury ha esitato molto a dare ia autorizzazione officiale al nuovo possesso britan­ nico. Sforzi costanti e sacrifici incessantemente rinno- vantisi sono già necessari all’ Inghilterra per man­ tenere il suo impero nei limiti presenti. Per difen­ dere le Indie le è stato necessario conquistare la Birmania, mischiarsi nelle questioni dei montanari afghani, oggi è in lotta col Thibet che domani l’ In­ giù terra forse sarà costretta a conquistare. Essa ha la Russia quale concorrente in Asia e gli Stati Uniti al Canada. Con questo si comprende che un nuovo allargamento dell’ impero britannico susciti delle preoccupazioni ; tanto più che vi sono già due società simili a quella testò creata ; una padrona di vasti territori nella valle del Niger, l’altra della porzione settentrionale dell’ isola di Borneo, le quali, la prima specialmente, danno un po’ da fare al governo inglese.

Le tre compagnie hanno ottenuto i loro statuti o

charters dal Ministero degli affari esteri di Inghil­

terra, in base a una antica prerogativa escludente il sindacato del Parlamento in tal materia. Yi è nella stampa chi domanda se ciò sia giusto e conveniente.

V Economist, ad esempio, nei suo ultimo numero

esaminando, come egli dice, la politica di creare delle compagnie governanti, espone i dubbi che esso nu­ tre intorno alla convenienza e alla utilità di creare coteste compagnie le quali se provvedono a tutto con fondi propri, se preparano in certo modo la via alla annessione completa, possono aver bisogno della pro­ tezione materiale del Governo e comprometterne anche le relazioni con potenze estere. L'Economist conclude anzi col dire che se l’ Inghilterra mira ad avere in Africa una seconda India meglio è che essa stessa la governi sin dal principio e conosca le responsa­ bilità, che nessuna compagnia intermediaria sarà ca­ pace di toglierle.

È certo che la politica coloniale se presenta dei vantaggi ha però anche 1’ inconveniente di dar mo­ tivo a incidenti e a questioni, le quali nell’avvenire potrebbero avere una gravità ben maggiore che ai nostri giorni.

— La statistica dei commercio degli Stati Uniti coil’estero durante l’esercizio 188 7 -8 8 ha presentato, per la prima volta da parecehi anni a questa parte, un fatto che rattrista gli americani. La bilancia del commercio, da favorevole è divenuta sfavorevole, come si diceva una volta e come si dice ancora, non ostante la dimostrazione più volte fatta, della inesattezza di quest’espressione. Non è, del resto, sol­ tanto agli Stati Uniti che si segue con ansietà il movimento della bilancia commerciale; dappertutto o quasi, come vive ancora la forma del linguasrsio erronea, cosi perdura il concetto economico relativo.

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solo 6 9 6 ; d’onde una differenza di' circa 28 milioni 1 di dollari., ossia di circa 110 milioni di franchi. Ecco le cifre per alcuni anni, dal 1860 in poi, delle importazioni, esportazioni e differenze.

____________ :_____

;---E portazion i Im portazion i di esportaz.Eccesso d iim p o rtaz.Eccesso

1860 Doli. 333,576,057 353,616-119

_ _

20,040,062 1864 » 158, 887, 988 316,447,283 - - — 157,609 205 1 7 7 0 » 39-4 771,768 435,958. 408 — — 43,186,640 1874 » 586,283, 040 567,406 342 18,876,698 — — 1875 » 513.442,711 533,005,436 — — 19,562,725 1876 » 540,384,071 460,731,190 79.643,481 — — 1 8 7 7 * 002,475,220 451,323,126 151,152,094 — — 1 8 7 8 » 094,805,760 436,051,532 257,814,233 — —. 1879 » 710 439,441 445,777,775 264,661,666 — — 1880 » 835,638,658 667,934,746 167,983,912 _ — 1881 » 902.377-346 642,664,628 259,762, 718 — — 1 8 8 2 » 750,542,257 724,639,574 25,902, 683 — — 1 8 8 3 » 823.839,402 723 180,914 100,658,488 — — 1 8 8 4 . 740513.609 667,697,693 72.815.916 — — 1 8 8 5 » 742,189.765 577,527,329 164* 6*52, 426 — — 1 8 8 6 » 679, 524, 830 635,436.136 44,088,694 — 1 8 8 7 » 716,183,211 692,319,788 23,863.443 — 1 8 8 8 » 695 974,619 723,865,146 27,890,527

Da queste cifre si possono desumere le oscillazioni che ha subite il commercio degli Stati Uniti. Dal ISSO al 1876 le importazioni hanno superato eccetto in tre anni, le esportazioni, dal 1876 al 1887 si veri­ ficò costantemente la eccedenza delle esportazioni. Ora invece parrebbe cominciare un’ andamento in­ verso. Questo fatto trova forse la sua spiegazione nella natura dei prodotti che gli Stati Uniti espor­ tano. Trattandosi di prodotti agricoli, la loro espor­ tazione maggiore o minore dipende dal raccolto del - l’ Europa e questo nel periodo 1880-85 fu scarso ; nel 1886 e 1887 discreto e quest’ anno è invece nuovamente deficiente. Si aggiunga che il ribasso dei prezzi assai notevole pei prodotti che formano il grosso delle esportazioni spiega la diminuzione nei

valori della esportazione. . . .

Del resto non ne consegue che gli Stati Uniti si siano impoveriti di 28 milioni per la differenza tra le importazioni e le esportazioni, nè che abbiano diminuito il loro stock metallico ; anzi mentre espor­ tarono 15 al netto milioni di dollari in argento impor­ tarono 27 milioni di dollari in oro. Ma i protezionisti hanno profittato della bilancia del commercio sfavo­ revole per sostenere la loro causa con maggiore ardore.

RIVISTA DI COSE FERROVIARIE

Treni direttissim i fra l’ Alta Italia e RomaPro­

dotti delle ferrovie italiane nel giugno 1888

Perfezionamenti recenti del materiale rotabile.

Treni direttissimi fra 1’ Aita Italia e Roma.

Il progetto dell’ Adriatica per l’ istituzione di una coppia di treni direttissimi diurni fra Milano e Roma, annunciato già da alcuni mesi, è ora confermato^ in modo positivo dal Monitore delle Strade Ferrale. E la Mediterranea che dà questa conferma, manilestando in pari tempo le sue intenzioni. Essa trova alcuni inconvenienti, per le coincidenze dei suoi treni, nel- 1’ orario proposto dall’ Adriatica, e lo-vorrebbe ^quindi modificato, ma in sostanza dichiara che, se 1^ Adria­ tica farà i treni celeri diurni, li farà anch essa e

così avremo dei treni che in circa 14 ore, senza perdere la notte, permetteranno di fare il viaggio da Milano o Torino a Roma e viceversa, tanto per la via di Firenze, quanto per quella di Genova e Pisa. La Mediterranea avverte che all’ istituzione di questo servizio pensava da tempo, ma si riservava di provvedervi quando alcuni nuovi lavori di grande importanza, come il compimento della linea succur­ sale dei Giovi, il riordino delle stazioni di Genova, la posa del 2° binario sulla litoranea da Sarzana in giù, l’ avessero resa più facile : ora invece, se il progetto dell’altra Società viene attuato, si deciderà anch’ essa senza aspettare quelle più favorevoli condizioni. E noi ci auguriamo che così sia : sarà un vantaggio notevole pel pubblico, e potremo dire che questa volta il regime ferroviario creato dalle convenzioni del 1885 avrà realmente prodotto un utile concorrenza fra le due maggiori Società.

Prodotti delle ferrovie italiane nel mese di giugno 1888. Dal solito bollettino ministeriale sui prodotti delle ferrovie togliamo i seguenti dati riflettenti il mese di giugno. — La lunghezza asso­ luta delle nostre ferrovie alla fine di detto mese era di chilometri 11,978, mentre nel mese corrispon­ dente del 1887 era di 1 1 ,5 5 6 ; la lunghezza media in ecercizio dal 1° luglio 1887 al 50 giugno 1888 lu di chilometri 11,800, mentre nel corrispondente periodo 1886-87 fu di 11,268. In questo mese venne aperto all’ esercizio il tratto di linea da S. Giovanni in Persiceto a Crevalcore della lunghezza di chilom. 9, sulla Rete Adriaticaj cosicché la lunghezza delle linee o tronchi di linea aperti all'esercizio dal 1° luglio 1887 al 50 giugno 1888 raggiunge i 550 chilom., dei quali Km. M si riferiscono alla Rete Mediter­ ranea, Km. 80 alla Adriatica, Km. 1 alla Sicula, Km. 121 alle ferrovie secondarie della Sardegna e il rimanente alle diverse Società private.

1 prodotti lordi approssimativi raggiunsero in giu­ gno la cifra di L. 19,895,705, contro L. 19,559,485 ottenute nel corrispondente mese del 1887.

Detti prodotti si ripartiscono come segue fra le diverse reti : R ete Giugno 1888 Mediterranea L. 10,217,723 8,156.971 509,572 90,000 185,852 735,587 Adriatica... Sicula... Veneta... Sarde ... Diverse... Totale.. . . . L. Suddivisi poi nelle seguenti risultati Viaggiatori. . Bagagli. . . . G iu gn o 1887 10,002,180 7,915,372 556,940 81,622 157,777 645,592 19,359,483 orie si hanno i G iugno 1888 Giugno 1887 L. 8,077,112 7,499,329 331,631 321,719

Merci a grande veloc.» 2,172,930 1,584,594

Merci a p.v.ea p.v. ac.» 8,929,284 9,658,048

Prodotti fuori traffico » 384,748 295,79o

Totale . . . L. 19,895,705 19,359,483

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Infine il prodotto chilometrico delle diverse reti, confrontato con quello del giugno 1887 è il seguente:

R ete Giugno 1888 Giugno 1887

Mediterranea. . L . 2,214 2,191 Adriatica... » 1,690 1,666 Sicula... » 758 830 V enete... » 642 583 Sarde... » 452 384 Diverse... ¡> 560 648 T o t a le .... L. 1,661 1,678

Facendo ora un confronto fra i prodotti ottenuti nell’ intero esercizio 1 8 8 7 -8 8 con quelli avuti nel precedente esercizio 1 8 8 6 - 8 7 si hanno le seguenti cifre : R ete 1887-88 1888-87 Mediterranea. L. 120,179,571 112,900,744 Adriatica...» 101,718,254 95,045,608 S ic u la ....-... » 7,114,585 7,836,500 V enete...» 1,033,000 1,001,275 Sard e...» 1,738,000 1,637,940 Diverse...» 8,237,666 7,642,722 Media Generale. L. 240,021,076 226,064,789

L ’ esercizio dal 1° luglio 1887 al 30 giugno 1888 si chiude pertanto con un aumento di L. 15,956,287,

a a questo aumento contribuiscono tutte le reti, ad

eccezione della Sicula, la quale presenta una dimi­ nuzione di L. 721,915.

Confrontando poi il prodotto chilometrico ottenuto nell’ esercizio testé chiuso con quello avuto nel pre­ cedente troviamo i seguenti dati. — La Mediterranea ci dà L. 28,814 in confronto di 27,381 ottenute nel 1 886-87 per la rete principale, e per la secon­ daria 5,221 in confronto di 4,777. L ’ Adriatica ebbe 24,499 contro 25,174 per la rete principale e 4,597 contro 3,549 per la secondaria. Le Sicule ci danno 11,251 contro 12,512 per la rete principale e 3,485 contro 3,829 per la secondaria. Le Venete ci danno 7,378 contro 7,151 ; le ferrovie Sarde 4,229 contro 3,985 e le diverse 7,016 contro 8,087.

Delle ferrovie diverse i maggiori prodotti chilome­ trici sono dati dalla Santhìa—Biella, che ha L. 21,571 contro 20,399 avute nel 1886-87 ; seguono la Mi­ lano Saronno-Erba che dà 20,758 contro 19,771, la Torino-Lauzo con 16,397 contro 16,333, la Sassi— Superga con 15,459 contro 15,439 e la Napoli-Bajnno con 13,699 contro 11,981. 1 minori prodotti chilo­ metrici vennero dati dalla Basaluzzo-Frugarolo che si chiude con L. 1,211 contro 2,000 avute nell’eser cizic precedente e dalla Campo Sampiero-Montebel- luna che dà 1,623 con un sensibile aumento però sul prodotto dell’ anno precedente che fu di 1,280. Le ferrovie secondarie della Sardegna nei pochi mesi dacché vennero aperte all’esercizio diedero un pro­ dotto chilometrico iu ragione di L. 1,795.

Perfezionamenti recenti del materiale rota­ bile. — Si va accentuando la tendenza delle Ammi­

nistrazioni ferroviarie a non più limitare i carri da merci ai tipi universalmente conosciuti, ma a stu­ diarne di nuovi, specialmente destinati al trasporlo di questa o quella merce. Da noi TAdriatica ha messo, pochi mesi or sono, in servizio dei carri

cisterna pel trasporto dei vini, cosirutti in ferro ri­

coperti di legname, in modo da proteggere il liquido contro le variazioni di temperatura, e contenenti fino

a 140 ettolitri, con un peso morto relativamente debole. Ciascun serbatoio è munito di pompa e ru­

binetti per facilitare il carico e lo scarico del vino, e di valvole che permettono 1’ esalazione dei gas sviluppantisi dal vino nuovo: l’interno poi è rive­ stilo di una vernice che si assicura affatto insolu­ bile nel vino e che mentre impedisce I’ alterazione di questo al contatto della parete di lamiera, rende agevole la pulì tura de! recipiente.

La Mediterranea sia ora studiando questo nuovo tipo, e, quando le sia dimostrata la convenienza, non mancherà certo di introdurlo sulla propria rete, come ha già ordinato altri carri cisterna per il pe­ trolio e gli acidi.

In Danimarca sono stati costrutti dei carri pel trasporto a grandi distanze di pesce di mare vivo : l’acqua salsa vi è mantenuta alla giusta tempera­ tura, d’ estate mediante lo circolazione esterna di acqua fresca alimentata da una pompa che la prende da un tender frequentemente rifornito, e d’ inverno a mezzo di uno speciale apparecchio di riscalda­ mento : tutti gli escrementi, sedimenti e anche i pesci morti possono essere facilmente eliminati dal serbatoio. A questa innovazione si interessano molto le Amministrazioni tedesche, che senza dubbio se ne gioverebbero per l’invio del pesce dalle coste alle città dell’interno.

In Germania si stanno pure sperimentando, dietro istanza di grandi industriali metallurgici, carri della portata di 20 e fino a 25 tonnellate, mentre in Russia e in Austria si sono introdotti dei vagoni con apparecchi di riscaldamento da adoperarsi d’ inverno per le merci cui il gelo può recar danno.

Anche nelle carrozze molti perfezionamenti si sono attuati, sia per le comodità dei viaggiatori, sia per l’ illuminazione e pel riscaldamento. È deplorevole che a questo riguardo, se pur qualche cosa si è fatto in Italia, molto ancora rimanga a desiderare. In altri paesi dove sembra che agli agi del pubblico viaggiante si sia già provveduto a sufficienza, i te­ cnici rivolgono il loro studio ad apparecchi inge­ gnosi, fors’ anche fin troppo ricercati, ma che pur tuttavia possono riuscire utili e talora anche inte­ ressano ¿avvicino la sicurezza dell’esercizio.

Uno di questi trovati consiste in un apparecchio telefonico nascosto in ogni compartimento e in r e ­ lazione col capotreno. Questi deve costantemente te­ ner fissi alle orecchie due piccoli

e il meccanismo è tale, che soltanto i rumori forti e le parole deite a vece molto alta vengono uditi: inoltre ogni grido o rumore forte mette in moto una soneria vicino al macchinista, che può in tal caso arrestare il treuo.

Più utile e di più pratica applicazione sembra un altro apparecchio, sperimentato sulla rete fran­ cese dell'Ovest, che permette ad ogni viaggiatore di far funzionare i freni continui col tirare un anello messo alla sua portata: ciò provoca una fuga del­ l’aria compressa arrestando così il treno. Nello stesso tempo due, piccoli dischi si abbassano a ciascun lato del compartimento, sicché il personale del treno scorge sabito in qual punto deve recarsi a verificare l’accaduto. Certo che, applicando questo sistema, bi­ sognerebbe prendere serie misure per impedire fer­ mate non giustificate da un reale pericolo.

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collegati da un circuito elettrico con altro eguale nel furgone del capotreno, su cui sono segnati i nomi dT tutte le stazioni della linea : il capotreno mette di volta in volta la sfera sul nome della pros­ sima fermata, e in tal modo fa segnare lo stesso nome da lutti i quadranti del treno.

Segnaliamo infine alcuni tentativi di ingegneri francesi, finora però non riusciti ad esito soddisfa­ cente, per l’ apertura e chiusura meccanica degli sportelli delle carrozze : è desiderabile che anche a ciò si arrivi, perchè attualmente, nelle vetture a compartimenti separati, l’ aprire e il chiudere gli sportelli laterali non può farsi dal viaggiatore senza incomodo e qualche volta anche senza pericolo.

L ’ IT A L IA N E LL ’ A R G E N T IN A

La Camera di Commercio italiana di Buenos

Ayres ha pubblicato non è molto, notizie importan­

tissime sui rapporti commerciali fra l’Italia e la Re­

pubblica Argentina. . . . .

Cominciando dall’ affluenza degli italiani in questa parte del nuovo mondo, la Camera di commercio crede di non ingannarsi, affermando che il numero dei connazionali residenti in quello Stato, abbia rag­ giunto il milione, vale a dire la quarta parte ili tutta la popolazione della Repubblica. È naturale pertanto che quanto più va crescendo il numero degli italiani, tanto più vadano allargandosi gli scambi commerciali fra l’ Italia e l’ Argentina, ed anzi hanno già preso tanto sviluppo da essere quasi raddoppiati nel giro di due anni.

Risulta, invero, dalla statistica annuale pubblicata per cura de! dott. Francesco Calzine che 1 Italia nel 1887 importò nella Repubblica Argentina per 35 milioni di prodotti, mentre nel 1883 non si erano superati i 19 milioni.

Nello stesso anno 1887 l’esportazione dalla Repub­ blica Argentina per l’ Italia ascese a L. 1 4 ,5 2 0 ,9 0 0 ; mentre nel 1885 non aveva oltrepassato i 7 milioni e 700,000 lire.

E perchè si veda a colpo d’ occhio il cammino fatto da un anno all’altro dal nostro commercio con la Repubblica Argentina,

delle merci princi ” r due anni. V i n o ... Olio. ... Riso brillato... Legumi... Noci. . . . . Carta da involgere. . Fichi secchi . . . . . Formaggio Parma . . Conserve alimentari . Mandorle... Funghi secchi . . . . Vermouth... Vino d’Asti...

E non è difficile, che in seguito alla istituzione del Museo campionario inaugurato a Buenos Ayres Ano dall’anno scorso, le relazioni commerciali tra t na , aggiungiamo il quadro

importate colà negli ultimi

1886 1887 . Botti 25,619 58,457 . Cassoni 60,558 73,820 . Sacelli 40,168 71,440 . » 2,946 4,624 )) 7,445 9,502 . Balle 36,242 77,531 . Cassoni 5,092 8,241 , Barili 3,537 4,955 . Cassoni 7,829 10,240 )) 974 1,593 )) 578 949 )) 40,422 13,603 » 42,119 16,493

due paesi, vadano prendendo uno sviluppo anche maggiore e tale da costituire uno di quei nuovi sbocchi che l’Italia va cercando per una più ampia espor­ tazione dei suoi prodotti. Su tale proposito la nostra Camera di commercio di Buenos Ayres così si espri­ me : - Per molti negozianti, e specialmeute per i tedeschi il Museo della Camera fu una vera rivela­ zione; ed anche furono tra i primi ad approfittarne, dando delle ordinazioni in tessuti, candele e molti altri prodotti.

La compilazione dell’apposito Catalogo, largamente diffuso in tutta la República e negli Stali limitrofi, ha concorso potentemente a mettere in evidenza la importanza delle nostre industrie e delle nostre ma­ nifatture, agevolando, a chi potesse averne interesse, i mezzi per mettersi in comunicazione diretta ed ini­ ziare degli affari con i rispettivi produttori.

Il Museo commerciale della Camera è stato Ire- quentemente visitato dai negozianti italiani residenti nella capitale della República ; e lo sarà sempre di più, a misura che acquisterà maggiore importanza, sia per varietà di campioni, come per capacità e po­ sizione di locale, non corrispondendo l’attuale ai bi­ sogni della istituzione.

E dopo avere eccitato i nostri produttori a stu­ diare i bisogni del mercato argentino, e adattarvi, a seconda delie esigenze i loro prodotti, la Camera termina dicendo che articolo italiano si va facendo strada presso il consumo locale, e specialmente i vini da pasto, il quale prodotto nel 1837 ha avuto un aumento di 32,838 botti, mentre i vini francesi, la cui importazione nel 1886 fu di 406,939 botti, nel 1887 raggiunse la cifra di 447,814 botti: cioè un aumento' in proporzione, assai inferiore a quello dei vini italiani.

Procedendo di questo passo, e sperando che i nostri produttori vorranno mettere tutto il loro impegno nel perfezionare i tipi dei loro vini, possiamo assicurare che, in un breve periodo di tempo, questi sostitui­ ranno vantaggiosamente nel mercato, il consumo dei vini francesi e spagnoli, e facciamo notare intanto che il movimento di importazione dall’ Italia, anche nel primo trimestre 1888 e stato io continuo e lu­ singhiero aumento.

IL MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE NEL 1 8 8 7

La Direzione generale della statistica, mentre si sta stampando il volume del movimento statistico della popolazione per l’ anno 1887, ha creduto opportuno di riassumere in vari prospetti, che ha recentemente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale i resultati gene­ rali per ciascuna provincia e per tutto il regno.

L’esame di quei prospetti dà le seguenti indicazioni: Nel 4887 furono registrati 233,338 matrimoni, 1,152,020, nati vivi ; 42,680 nati morti, e 834,097

morti. . .

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individui, nè del numero dei rimpatriati, di cui la cifra non è purancbe conosciuta.

Nel 1887 I’ aumento della popolazione fu in ra­ gione di 10,31 per ogni 1000 abitanti.

Nello stesso anno si ebbero 7,71 matrimoni per ogni 1000 abitanti contro 7,79 nel 1880, e 7,88 nel 1885.

I nati nel 1887 confrontati col totale della popo­ lazione stanno nel rapporto di 38,07 per ogni mille abitanti, contro 30,30 nel 1880, e contro 57,91 nel 1885.

I nati si dividono in 592,471 maschi e 569,549 femmine, cosicché contro 100 femmine si hanno 100 maschi, rapporto identico a quello del 1886. Nel numero dei nati vanno compresi 49,805 illegittimi riconosciuti almeno da un genitore, e 35,119 ille­ gittimi non riconosciuti. Cosicché per ogni 1000 nati si hanno 926 legittimi, 43 illegittimi riconosciuti, e 31 illegittimi non riconosciuti, o esposti. Questi rapporti sono quasi identici a quelli trovati nel 1885.

I nati morti furono nel 1887 di 1,41 per ogni 1000 abitanti, nel 1886 di 1,31 e nel 1885 di 1,32.

f morti nel 1887 furono 854,097 pari a 27,50 per ogni 1000 abit. Nel 1886 il quoziente di morta­ lità era stato calcolato di 28,21 e nel 1885 di 20,51. Conviene notare che nel 1886 vi furono 26,373 morti di cholera.

I morti per sesso si dividono in 422,562 maschi e 411,535 femmine cosicché nello scorso anno per ogni 100 femmine morirono 103 maschi.

II seguente prospetto contiene in cifre proporzio­ nali il numero dei matrimoni, dei nati e dei morti per l’anno 18S7 e l’aumento generale della popolazione nei singoli compartimenti in cui si suole dividere il Regno.

Compartimenti

Popolazione al 31 dicembre

188?

Cifre proporzionali a 1000 abitanti

M at ri m on i c3 S5 f-< 53 Nat i-m o rt i Eccede nza d ei nati su i m or ti Piemonte. . . . 3 , 2 3 3 , 4 3 1 7 . 3 9 3 4 . 5 9 1 2 5 . 4 9 1 . 2 6 9 . 1 1 Liguria ... 9 3 0 , 6 0 9 7 . 3 1 3 2 . 0 9 2 6 . 0 6 1 . 3 9 6 . 0 4 Lombardia. . . 3 , 9 1 6 , 1 1 4 7 . 4 7 3 8 . 2 6 2 7 . 1 9 1 . 4 0 1 1 . 0 7 Veneto... 3 , 0 1 0 , 3 4 5 7 . 2 8 3 6 . 9 0 2 5 . 0 8 1 . 2 8 1 1 . 8 1 Emilia... 2 , 3 0 3 , 0 5 0 7 . 6 0 3 7 . 2 3 2 7 . 3 2 1 . 5 0 9 . 9 1 Toscana... 2 , 3 4 0 , 1 0 4 7 . 9 1 3 6 . 2 2 2 6 . 0 0 1 . 4 8 1 0 . 2 2 Marche... 9 9 8 , 9 6 8 7 . 4 7 3 6 . 3 8 2 5 . 6 8 1 . 4 4 1 0 . 7 1 Umbria... 6 1 0 , 3 0 6 8 . IO 3 4 . 6 8 2 2 . 9 4 1 . 4 7 1 1 . 7 3 Lazio... 9 6 0 , 4 4 0 7 . 9 1 4 0 . 4 6 2 6 . 5 6 : 2 . 0 2 1 3 . 9 0 Abruzzi e Molise 1 , 4 0 9 , 8 7 1 8 . 1 3 4 0 . 4 8 3 8 . 8 8 1 . 2 5 9 . 6 6 Campania.. . . 3 , 0 6 5 , 0 6 0 8 . 3 6 3 9 . 1 3 2 8 . 7 3 1 . 7 0 1 0 . 4 0 Paglie... 1 , 6 8 5 , 5 0 4 9 . 1 3 4 3 . 9 5 3 5 . 5 2 1 . 7 0 8 . 4 3 Basilicata. . . 5 4 6 , 6 6 2 7 . 4 7 3 6 . 6 6 3 7 . 0 7 1 . 4 8 — 0 . 11 Calabrie . . . . 1 , 3 3 3 , 6 6 0 7 . 1 5 3 6 . 3 5 2 6 . 0 2 1. 0 3 1 2 . 3 2 Sicilia... 3 , 1 9 2 , 1 0 8 7 . 5 1 4 2 . 2 5 2 8 . 7 4 1 . 3 1 1 3 . 5 1 Sardegna.. . . 7 2 3 , 8 3 3 7 . 4 8 3 5 . 0 8 2 5 . 4 9 0 . 8 6 j 9 . 5 9 Regno. . . . 3 0 , 2 6 0 , 0 6 5 7 . 7 1 3 8 . 0 7 2 7 . 5 6 1 .4 1 1 0 . 5 1

! Le fabbriche di spirito, birra, acque gazose, zuccheri,

olj ili semi, ecc., nelFaimo finanziario 1 8 8 7 -8 8

Le fabbriche di spiriti di l a categoria, quelle cioè che si esercitano coti tini di fermentazione erano al 50 giugno 1888 in numero di 29, di cui 21 in attività di lavoro. Queste fabbriche produssero nel - l’ anno finanziario 1887-88 ettolitri 123,591,81 di spiriti, che dettero alle finanze dello Stato un pro­ vento di L. 19,988,072.45, Confrontando questi re­ sultati con quelli ottenuti nell'anno finanziario 1886-87, apparisce che la produzione nel 1887-88 diminuì di ettol. 150,142.81 e la tassa liquidata a favore dello Stato di L. 8,487,080.17. Le fabbriche in esercizio presso a poco erano le stesse, perchè nell’ esercizio 1887-88 non se ne chiuse che una soltanto.

Le fabbriche di spiriti di 2 a categoria quelle cioè che si esercitano per mezzo di lambicchi erano alla fine di giugno del 1888, 9574 di cui 2345 soltanto in esercizio. Queste fabbriche nell’ anno finanziario 1887-88 produssero ettol. 105,577.29 con un pro­ vento per lo Stato per la somma di L. 8,142,366.66. Confrontati questi resultati con quelli che si ebbero nell’ esercizio precedente, emerge che nel 1 8 8 7 -8 8 dettero un maggior prodotto di ettol. 46.496.83 e una maggior somma allo Stalo per 1’ importo di L. 3,937^277.28.

Dall’ insieme di queste cifre comparative apparisce che mentre la produzione dello spirito va diminuendo nella fabbriche di l a categoria, cresce invece in quelle di seconda.

Le fabbriche di birra esistenti al 30 giugno erano 148 di cui 143 in attività di esercizio. Tutte queste fabbriche nell’ esercizio 188 7 -8 8 produssero ettoli­ tri 174,921.74 di birra, olio dettero allo Slato un provento di L. 1,069,035.16. Dal confronto di queste cifre con quelle resultanti alla fine dell’ esercizio precedente apparisce che ne! 1887-88 la produzion» fu maggiore di ettol. 29,616.93 ; la tassa liquidata a favore dello Stato maggiore di L. 136,226,11.

Le fabbriche di acque gazose erano alla stessa data 681, che produssero 111,174.59 ettolitri di acque gazose, i! qual prodotto dette allo Stato un provento di L. 441,062.44. Confrontati questi resul­ tati con quelli che si ebbero nell’ esercizio prece­ dente si ha che nel 1 8 8 7 - 8 8 la produzione delle acque gazose fu maggiore di ettol. 17,815.46 e la tassa liquidata a favore dello Stato superiore di L. 66,507.86.

Le fabbriche di zucchero che lavorarono nell’eser­ cizio 1887-88 furono due le quali produssero 1855.86 quiut. di zuccheri con un provento per lo Stato di L. 82,068.74. Confrontando questi resultati con quelli dell’ esercizio precedente apparisce che nel 1887-88 le fabbriche esercenti diminuirono di 2 ; lo zucchero prodotto aumentò di quiut. 67,05 e la tassa riscossa di L. 1,662.80.

Le fabbriche di glucosio in esercizio durante il 1887-88 furono sei, le quali produssero quintali 30,818.79 con un prov. per lo Stato di L 733,563.30. Nel 1887-88 in confronto dell’ esercizio 1886-87 la produzione del glucosio diminuì di quint. 8,100.65 e la tassa liquidata a favore dello Stato crebbe di L. 300,984.34.

(11)

coria con un provento a favore dello Stato per l'im- j

porto di L. 1,005,917.15. Fatto il solito confronto resulta per il 1887-88 una diminuzione nella pro­ duzione di quint. 7,432.40 e nella tassa liquidata j di L. 6,593.26.

Le fabbriche di polvere ed altri prodotti esplo­ denti erano 338 che dettero allo Stato un entrata di L . 587,076.02 superiore di L. 256,346.95 a quello ottenuto nell’ esercizio precedente.

Tutte le fabbriche indicate nell’ esercizio 1887-88 dettero allo Stato un provento di li. 52,079,729.54 cifra inferiore di L. 3,777,203.68 a quella ottenuta nell’ esercizio 1 8 8 6 -8 7 .

Utili e perdite. — Il consiglio di amministra­

zione propose che I’ utile accertato come abbiamo visto pili sopra in L. 543,589.57 fosse reparlito come segue ;

Ammortamenti diversi. . fr. 24,000.00

1° dividendo...» 201,851.02

Prelevamenti statutari . . » 44,063.36

2° dividendo 18 fr. per

ciasc. delle 15 mila az. » 270,000,00

Da riportare a nuovo . . » 675.19

Totale eguale fr. 543,589.57

Camera di Commercio di Ferrara. — La Ca­

mera di commercio di F erra ra nella tornata del 28

luglio prendeva alcune disposizioni relative ai con­ tribuenti la tassa di commercio, e procedeva poi alla nomina della commissione per la revisione delle liste commerciali 1888 e di quella per la forma- dei campione tipo del frumento ferrarese buono mercantile.

Camera di Commercio di Siracusa. — • Nella

tornata del 2 luglio approvava un ordine del giorno col quale faceva plauso alla proposta di una grande esposizione di prodotti italiani a Palermo, riservan­ dosi di spiegare tutta I’ opera sua e di contribuire nei mezzi di riuscita per appoggiare un programma concreto ed effcace degli enti promotori.

Nella tornata dell’ 11 luglio accoglieva in massima l’ invito della consorella ìli Catania di sottomettere al Governo, lo stato di malessere delle provincie si­ ciliane per la crise dei vini, riserbandosi prossi­ mamente e a tempo di delegare la propria rappre­ sentanza nella commissione delle Camere di com­ mercio invitate a riunirsi per deliberare in proposito.

Mercato monetario e Banche di emissione

li mercato monetario inglese non ha gran fatto mutato la sua situazione alquanto difficile. Vi sono sempre le cause segnalate altre volte che rendono scarse le disponibilità e fanno salire il saggio dello sconto, il quale tocca ora il 5 0/o- Sono attese dalla China e Australia somme abbastanza ingenti, ma d’altra parte si prevede una esportazione di oro per le solite emissioni dell’America. I cambi restano però favorevoli all’Inghilterra e alla Francia in spe­ cie la importazione di moneta metallica è continuata anche nella settimana.

La situazione della Banca* d’Inghilterra si risente di questo stato di cose; infatti l’ incasso,al 20 set- tembre era in diminuzione di 200,000 sterline, la riserva di 746,000 sterline e i depositi privati di 993,000 mentre erano aumentati la circolazione di mezzo milione e il portafoglio di 315,000 sterline.

Il mercato americano non ha migliorato ; il da­ naro essendo a prezzi più alti; ma esso non ha a te­ mere per l’avvenire, stante le esportazioni di cereali

IL CREDITO FONDIARIO NEL BELGIO NEL 1887

Nel Belgio come nella maggior parte degli Stati nei quali esso funziona, il Credito fondiario progre­ disce annualmente. Da una parte infatti vediamo che nel 1887 gli utili netti raggiunsero la somma di fr. 543,589.57 con una eccedenza di fr. 31,950.85 sull’esercizio precedente, dall’altra quantunque si sia usata una grande prudenza nelle trattative degli af­ fari, il capitale dovuto da. mutuatari ipotecari si è ac­ cresciuto, e si è accresciuto altresi l’ importo delle obbligazioni, nonostante la riduzione del saggio di interesse che esse producono. Ecco adesso i resultati della gestione del 1887 limitandoci peraltro alle par­ tite principali.

Attivo. — Il capitale dovuto dai mutuatari ipo­

tecari al 31 dicembre 1887 era di fr. 23,755,285.98 mentre a quella data l’istituto do­

veva ai possessori di obbligazioni, sia per quelle in circolazione, sia per qutdle scadute, ma non an­

cora presentate al rimborso . . » 20,614,150.00

Eccedenza fr. 3,141,135.98 Il capitale dovuto dai mutuatari che come abbiamo veduto era alla fine del 1887 di fr. 23,755.285.98 aumentava durante il 1887 di fr. 694,547.24 giac­ ché alla fine del 1886 era di fr. 25,060,738.64.

Durante il 1887 furono venduti senza perdite quasi tutti i titoli pubblici che T istituto possedeva, e continuò l’ iscrizione a favore di esso nel Gran Libro del debito pubblico belga per un capitale di fr. 750,000 fruttanti il 3 1 [2 per cento.

Passivo. — Al 31 dicembre 1887 esso era rap­

presentato dalle seguenti partite :

Capitale sociale . . . Fr. 3,162,800.00 R i s e r v a ...» 2,041,972.98

Fondo di previsione . » 6 4 4 ,0 74,18

Totale Fr. 7,858,847.16 L’ ammontare delle obbligazioni in circolazione alla stessa data era di fr. 20,614,150. Nel 1887 se ne emisero all’ interesse invariabile di fr. 3,60 0|0 per un capitale di. . . . ff- 2,937,600.00 se ne rimborsarono 2,765

all’in-teresse del 4 e 4 1[2 0[0 per

un capitale di... » 2,184,150.00

E così un eccedenza di . . . fr. 753,450.00

la quale essendo stata nel 1886 di » 231,100.00

ne resulta a favore del 1887 una

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