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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.15 (1888) n.741, 15 luglio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SC IEN ZA ECONOM ICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, RANCH I, FERRO VIE IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XV - Voi. XIV

Dom enica 15 Luglio 1888

N . 741

LI LEGGE C O illL E E PROICIILE ALLA CAMERA

Non possiamo che essere pienamente soddisfatti dei risultati che dà alla Camera la discussione sul pro­ getto per la riforma della legge Comunale e P ro ­ vinciale. Prima di tutto ci conforta la approvazione dell’ allargamento del suffragio amministrativo; non già che dividiamo le sterili illusioni di quei partiti, i quali domandano la maggior partecipazione dei cittadini al voto per seguire un principio del quale non è sempre provata la assoluta utilità; ma perchè noi siamo convinti che l’allargamento del suffragio sarà ef­ ficace mezzo per forzare la mano al Governo onde sia finalmente e saviamente riordinato il sistema tributario locale di cui tutti riconoscono gli inconvenienti gra vissimi, ma di cui nessuno vuol occuparsi e preoc­ cuparsi seriamente quanto sarebbe necessario. Oggidì, non vi ha dubbio, in alcuni comuni vi è preponde­ ranza delle classi dei proprietari, le quali volentieri votano le spese aggravando i consumi senza ren­ dersi completa ragione delle conseguenze che tale ordinamento delle finanze locali può produrre sulla economia dei comunisti ; — in altri comuni invece predomina la classe dei non proprietari, i quali non applicano nè studiano alcun’altra gravezza che non sia quella che colpisce la proprietà fondiaria.

Infrattanto o per l’una o per l’altra delle prepon­ deranze, si incontra in quasi tutti i "comuni una per­ severante noncuranza della entità della spesa, la quale non viene mai o quasi mai commisurata alla entità della ricchezza pubblica. Da questo soltanto, od al­ meno da questo specialmente deriva, a nostro avviso, lo stato difficile delle finanze comunali, osservate iso­ latamente e complessivamiute.

. Perduta completamente la speranza che gli uomini di Governo, i quali sono a conplela cognizione di questo stato di cose, sappiano o vogliano provvedere con riforme che furono promesse tante volte e che mai vennero in modo conveniente mantenute, noi speriamo che l’ allargamento del suffragio apporti un certo equilibrio tra gli eletti alla amministrazione dei Comuni, e li conduca a studiare più ponderata- mente che oggidì non si faccia il miglior modo per adattare le contribuzioni locali all’ indole ed alla eco­ nomia dei singoli paesi. È sperabile che interve­ nendo alle urne una abbondante onda di voti popo­ lari, ed ottenendo la elezione i rappresentanti di partiti fino ad ora esclusi, cessi quella specie di lotta (;|,e ora si manifestava in alcuna parte degli eletti tra la verità e la popolarità, tra il dovere ed il de­ siderio «Ji essere rieletti. La collisione stessa degli interessi tra le diverse classi potrà determinare e

determinerà certamente un efficace sindacato degli uni sugli altri, e coloro i quali più direttamente si crederanno rappresentanti degli interessi popolari non potranno illudere altrui sui bisogni del popolo stesso con fallaci promesse o con arrischiate rifor­ me. Speriamo, appunto per questo, che vedremo d i­ minuire gradualmente, per esempio, le esagerazioni nella applicazione del dazio consumo comunale, e fatto comprendere ai contribuenti che non sono già migliori le tasse apparentemente meno sensibili, ma quelle che costano meno di percezione e possono essere più giustamente ripartite secondo gli averi.

Ci ha confortato anche nella discussione avvenuta alla Camera quella parte del discorso dell’onorevole Crispi colla quale abbandonò il proposto sistema di entrate provinciali, quello cioè proveniente da ratizi. Quanto abbiamo esposto nel numero precedente so­ pra questo argomento era, crediamo, sufficiente a dimostrare che per lo meno l’ argomento non era stato studiato a sufficienza. Non stimiamo poi che sia possibile una radicale riforma del sistema tribu­ tario provinciale senza che intervenga, anzi che pre­ ceda una riforma di quello comunale, sul quale si basa il sistema delle finanze provinciali. E ci pa­ reva invero quasi imprudente che lo stesso Ministero il quale recentemente era stato sconfitto nella ten­ tata riforma dei tributi comunali, mantenesse e so­ stenesse una completa trasformazione di quelli pro­ vinciali, senza tener conto dei concetti che alla Ca­ mera prima e poi più recisamente al Senato erano stati svolti con insistenza. L ’on. Crispi invitò i de­ putati a studiare la riforma dei tributi locali affer­ mandola questione importantissima; e ben disse cer­ tamente ; ma avrebbe dovuto rivolgere tale invito anche al proprio Ministero ed a quello delle F i­ nanze, i quali in due progetti di legge successivi non

hanno certamente mostrato di avere il pieno possesso del problema che deve essere risolto radicalmente sulla base di principi ben chiari e definiti.

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censori di una provincia per turno od in altro modo costituire appunto la Giunta amministrativa.

Attendiamo adunque il voto definitivo della Ca­ mera sulla nuova legge e speriamo che la fretta non sia causa che le questioni, non politiche ma im­ portantissime, siano risolte senza ponderazione.

LA RIFU M IA UBILI ISTITUTI III EMISSIONE

v — — —

-Abbiamo ricevuto la relazione dettata dall' onor. Branca su questo importantissimo progetto di legge. La impressione che abbiamo ricevuta da una prima lettura non è favorevole per molti motivi: il primo, perché vi troviamo esposte le vecchie dottrine che sul cambio, sull’aggio, sulla funzione dei capitali, sulla circolazione, l’ on. Branca ha ripetutamente svolte alla Camera, a dir vero, senza riscuotere la ap­ provazione dei competenti, anzi provocando quasi sem­ pre l’ accertamento delle scarse ed erronee cognizioni dell’oratore su tali problemi. Ora, a noi pare in vero impossibile che tutta la Commissione della Camera, la quale, sebbene non interamente composta di esperti in materie economiche e monetarie, pure aveva in sè membri noti almeno per la pratica e per il senno, abbia fatte sue le teorie dell’ ou. Branca, le quali avranno certo il pregio della originalità, ma appunto per questo devono essere lasciate a maturarsi sino a che chi le professa non senta il bisogno di esporle ordinatamente e difenderle logicamente dalle critiche che vengono loro fatte.

11 secondo e sostanziale difetto che abbiamo r i­ scontrato nella relazione dell’ on. Branca, il quale in ciò si trova d’accordo coil’on. Ellena, è la osten­ tazione di una specie di disprezzo per le idee e le teorie altrui. Eppure, nè fon. Ellena, (sebbene mem­ bro dell’Accademia dei Lincei), nè fo n . Branca (che veramente meriterebbe di esserlo, almeno per la parità dei titoli), hanno una tale posizione da­ vanti alla scienza, da poter dire che il loro nome rappresenta delle idee e dei concetti già in altre opere giustificata.

Questo sistema pretenzioso, o quanto meno bal­ danzoso, adottato dai due relatori in argomento di tanta importanza, può essere tollerato dal Parlamento cbe per sua natura non può essere un corpo scientifico ma è soltanto politico; ma davanti al paese, materia in così controversa, in argomento che alla fin fine ri­ guarda interessi materiali di suprema importanza, e quando uno sbaglio può rappresentare dei milioni perduti, pare a noi che i relatori dovevano sentire l’obbligo di procedere col motto di Galileo: pro­ vando e riprovando.

Noi ci occuperemo con cura speciale della rela­ zione dell’ on Branca e dimostreremo quanto egli abbia sagrificato di logica per tentare la giustifica­ zione della soluzione proposta; dimostreremo soprat­ tutto che I’ on. Branca non ha la chiara idea di alcune quistioni sulla circolazione, dalle quali tuttavia egli ritrae la base delle sue conclusioni.

t i « I S T M I FINAB IA K IA I ITALIA I Ut M Ì C I A Fra gli Stati d’ Europa che meritano ai nostri giorni uno studio pertinace e accurato della loro situazione finanziaria noi non sapremmo trovarne due che pre­

sentino più dell’ Italia e della Francia un’ interesse maggiore. I due principali paesi latini hanno da qualche anno molti caratteri economici e finanziari comuni, si sono cioè abbandonati a una politica eco­ nomica e finanziaria che li ha portati, come doveva, ad affrontare anche la guerra di tariffe pur di ap­ plicare il protezionismo e a subire il disavanzo del bi­ lancio, col disordine nelle finanze, dopo aver soste­ nuto i più gravi sacrifizi per liberarsene. Della politica economica di qua e di là delle Alpi e dei suoi frutti abbiamo avuto così numerose occasioni di parlarne, che i lettori dell 'Economista hanno certo dovuto mettere a dura prova la loro pazienza ; ma se 1’ importanza del tema e la persistenza dei gover­ nanti nell’errore ci costringeranno a ritornare sull’ar­ gomento per molte volte ancora, oggi vogliamo lim i­ tare le nostre considerazioni alla questione finanziaria, egualmente grave da noi che presso la Francia. Alla quale daremo la precendenza perchè nello squilibrio finanziario fu essa a dare il malo esempio, oggi malauguratamente non meno grave, in proporzione, da noi, e in tutti i due Stati peggiorato dalla rottura commerciale.

La Francia dopo la disastrosa guerra con la Prussia ha dovuto fare quello che noi abbiamo fatto ! senza indugio dopo il 1866. L ’ intento principale della finanza e quindi del governo fu di procacciarsi i mezzi necessari a equilibrare le spese con le en­ trate e a liquidare i conti della guerra. Nessun ri­ tegno nello stabilire le imposte; la materia imponi­ bile scoverta ovunque; le entrate in continuo aumento. E infatti in un periodo, troppo breve invero, di sette anni dal 1875 al 1881 le entrate ordinarie del bi­ lancio superarono costantemente le spese ordinarie del bilancio e lo stesso va detto delle entrale totali a paragone delle spese pure totali, se si eccettuano gli anni 1875 e 1877. Ma dal 1882 in poi avviene una vera e propria inversione e la linea delle spese sale, s’ interseca con quella delle entrate e la lascia ben al disotto. Dal 1882 in altri termini tanto nel bilancio ordinario quanto in quello generale il deficit persiste più o meno grave, ma con una costanza che pure ha servito ad aprire gli occhi ai legislatori fran­ cesi solo in questi ultimi tempi.

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quasi sempre ingrossate. Vedremo a suo tempo, a l­ lorché si conosceranno i risultati dell’esercizio chiuso col 30 giugno, quale sia stato veramente l ’andamento della finanza dello Stato nell’ ultimo periodo ; oggi più che le cifre ci importa commentare i fatti e questi parlano un linguaggio alto e chiaro, tanto da noi che in Francia.

Sarebbe facile, se non fosse addirittura avvilente, prendere in esame la esposizione finanziaria che sei mesi sono l’ on. Maglioni faceva alla Camera dei Deputati e confrontarla col discorso che lo stesso on, Ministro ha fatto in risposta alle osservazioni dell’on. Digny ed a proposito degli ultimi provvedi­ menti finanziari. Si potrebbe allora vedere come non volendo riconoscere i propri errori si possa giungere a ingannare se stesso e gli altri. L ’ on. Magliani a un aperto, esplicito riconoscimento della situazione ha preferito illudere il paese e provvedere con pic­ cole dosi a risanguare la finanza; tanto che a No­ vembre saremo daccapo o il paese dovrà sobbarcarsi a nuovi sacrifici che gli riesciranno tanto più mo­ lesti e inesplicabili quanto più il Ministro è slato ti­ tubante a proporli. Avremo il monopolio degli al- cools? Parrebbe di sì, quando si rifletta alle parole dette in Senato dall’ on. Magliani. 0 avremo il ri- pristinamento dei due decimi, visto che sui consumi non si può più aggravare la mano con qualche ri­ sultato sensibile? Niuno può dire oggi quali saranno i provvedimenti futuri, anche nel caso che già fos­ sero noti, perchè il Governo come studia poco le sue proposte così muta con una grande facilità le sue intenzioni. Quello che pare meno incerto si è che il Ministero non è disposto a ristabilire la tassa del macinato, e noi crediamo che dopo le dichiarazioni dell’ on. Magliani sui compensi avuti dalla finanza con altre entrate e sullo scarso provento netto che oggi si potrebbe avere, cesseranno le solite e vane querimonie sull’ abolizione di una tassa che dopo tutto non era certo la migliore che la scienza e l’ arte finanziaria suggeriscano.

Questo ad ogni modo è certo, che, monopolio degli spiriti o decimi sulla fondiaria o qualche altra nuova tassa, nuove entrate occorreranno panche nell’ avve­ nire a noi più prossimo e che le economie invocate da tante parti e così spesso rimarranno ancora un pio desiderio. Esaminando la questione delle econo­ mie noi lo abbiamo avvertito più volte: esse non saranno possibili che allorquando l’ indirizzo della po­ litica economica avrà subito un radicale mutamento. Finché predominano le correnti del socialismo di Stato e del protezionismo, le economie si potranno forse decretare, iniziare anche per un anno, ma non possono durare perchè le ingerenze nuove e vecchie delloStato portano fatalmente a ingrossare le spese. E la Francia coll’ultimo progetto di bilancio presentato dal sig. Peytral ce ne offre anche la prova esauriente. Il Rouvier libero-scambista, non è male notarlo, seppe trovare delle economie per oltre cento milioni, ma oggi il sig. Peytral presenta il bilancio pel 1889 che a pa­ ragone di quello votato per l’anno in corso porta un aumento di spesa per quasi 39 milioni. Non è che un primo passo che sarà certo seguito da altri in questi sei mesi che precedono il nuovo anno. Tut- 'avia il bilancio francese si chiuderebbe con un avanzo di 640,023 franchi, perchè le speso ammonte­ rebbero a 3,010,375,652 e le entrate a 3,011,392,675; ma questo equilibrio è ottenuto con espedienti deplo­ revoli, cioè scontando fin d’ora le maggiori entrate

I sperate dalla Esposizione universale e sopprimendo ogni ammortamento del debito. Inoltre è chiaro che un bilancio di oltre tre miliardi che si chiude con una differenza attiva di 640,000 lire è un bilancio che a mala pena si regge, tanto più nelle condizioni attuali per le quali i proventi doganali sono anche in Francia in diminuzione.

| La questione finanziaria è del resto per la Francia più grave di quello che non appaia dalle cifre del \ bilancio compilato dal sig. Peytral ; perchè è anche

sul passato che bisogna guardare, e allora si scorge a quali risultati hanno condotto gli sgravi di imposte fatti dal 1882 al 1885, premi agli zuccheri, e l’ au­ mento della burocrazia, il piano Freycinet e l’ esa­ gerazione nelle spese per l’istruzione. Il debito flut­ tuante francese è ingente perchè i disavanzi degli ultimi anni specie del 1885, 1886 e 1887 ammon­ terebbero insieme a oltre un miliardo, tanto che più volte è stata falla la proposta' di un prestito per sal­ dare tutte quello deficienze. Ma la Francia può an­ che per le condizioni floride della sua economia, per l’ incremento della sua ricchezza, sopportare senza molti danni questo stato disordinato delle sue finanze.

La finanza italiana non è fortunatamente in condi­ zioni così gravi, ma la forza di resistenza della eco­ nomia e del credito dell’ Italia è anche assai minore di quella che possiede la Francia.

Il nostro paese è stato citato spesso da scrittori fran­ cesi, negli ultimi anni, come un esempio che la Francia avrebbe dovuto seguire nella politica finanziaria. Sfor­ tunatamente è stata l’Italia che ha seguito l’esem­ pio francese ed oggi poi i due Stati, che dovrebbero procedere uniti nel bene, non hanno nulla da in­ vidiarsi. Ambedue si dibattono tra le difficoltà finan­ ziarie e assaporano le delizie del protezionismo. La coincidenza è di quelle che dovrebbero far pensare tanto al di qua che al di là delle Alpi, e sopratutto dovrebbero indurre i governanti a fare una finanza più sincera e oculata e una politica economica meno offensiva dei buoni principi.

LETTERE PARLAMENTARI

L’ incidente Branca-Plebano a proposito della re­

lazione per il riordinamento degli Istituti di emissione.L’atteggiamento dei partiti alla Ca­ mera nella discussione della legge comunale e provinciale.Poscritto sull’incidente Branca-

Plebano.

Roma, 12 Luglio. Una questione relativamente grave è nata nel die— troscena parlamentare, a proposito della relazione dell’on. Branca sul disegno di legge pel riordina­ mento degli Istituti di emissione, che certamente vi è già nota.

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o almeno diverse da quelle che furono deliberate dalla Commissione.

L ’on. Plebano comincerebbe dal rilevare che al- l’art. 2 dove si stabiliscono le condizioni organiche così degli Istituti di emissione esistenti, come di quelli ohe potessero sorgere, e precisamente all’ u l­ timo capoverso era detto in origine : « Quando queste condizioni sieno adempiute, il Ministro di Agricol­ tura, Industria e Commercio, di concerto col ?M ini- stro del Tesoro, dovrà presentare al Parlamento un progetto di legge per la debita autorizzazione ». Su quel dovrà presentare si era discusso perchè qual­ che Commissario sosteneva che bisognava lasciare al prudente arbitrio del Governo la creazione di un nuovo Istituto di emissione. E si era terminato col concordare la formula, che si trova nel progetto at­ tuale, cioè si era scritto : presenterà, per togliere il concetto dèll’obbligo assoluto,, e lasciare una certa latitudine, almeno di tempo. — Ora, osserva l’ ono­ revole Plebano, che contrariamente al senso vero che aveva questa modificazione di parole, la re la ­ zione a pag. 3 afferma : « Resta però inteso che, quando le condizioni richieste per la creazione di nuovi Istituti sorgessero, il Governo non potrebbe sottrarsi all’obbligo di presentare il disegno di legge a| Parlamento. » A ll’on. Plebano sembra questa una violazione della deliberazione presa.

Sembra inoltre che all’art 6 dove si ripartisce fra i sei Istituti l’ aumento di circolazione di altri 294 milioni 750,000 lire, la ripartizione nel testo ap­ provato resultasse fatta fra i vari Istituti in propor­ zione del loro capitale e della loro presente circo­ lazione. Invece nel testo stampato e più esplicita­ mente nella relazione si legge che al criterio del giusto riparto si è derogato' per dare alla Ranca Nazionale nel Regno d’ Italia l’aumento di soli ISO mi­ lioni ; dividendo la residua somma che le spette­ rebbe (25 milioni salvo errore) proporzionatamente fra gli altri Istituti. La relazione afferma che questo temperamento è stato preso per non dare nuovi alimenti agli antichi e insistenti reclami contro la preponderanza soverchia del massimo istituto.

Anche questo punto, secondo l’on. Plebano, è del tutto diverso dalle deliberazioni prese dalla Com­ missione. E non basta. La stessa obiezione si fece per l’ art. -19 della Commissione, dove l’obbligo del- l’ Istituto debitore di ritirare i propri biglietti', rim ­ borsandoli coi biglietti dell’ Istituto creditore, si li­ mita al decimo della sua circolazione. — Questo provvedimento che tanto giova agli Istituti minori (vedi Banca Romana) quanto danneggia la Banca Nazionale, al dire dell’on. Plebano non era stato de­ liberato in tali termini.

In appoggio di queste proteste starebbero i pro­ cessi verbali della Commissione, e la verità verrà facilmente e presto in chiaro, dacché il Presidente della Camera dolentissimo di questo incidente, a cui non trovava un rimedio facile e pronto, dichiarò all’on. Plebano che non poteva partecipare quella sua lettera alla Camera. Qualcuno anzi asseriva che ciò sarebbe avvenuto oggi stesso in fino di.se­ duta. Ciò potrete verificare. Ma forse sarebbe desi­ derabile di procrastinare, poiché sembra che l’ ono­ revole Seismit-Doda, presidente della Commissione, giunto a notizia del fatto, abbia convocato per do­ mani la Commissione stessa. Potrebbero trovare un temperamento !

Una spiegazione dell’ asserta contradizione fra i |

processi verbali e il testo del progetto e della re­ lazione, sarebbe questa, che l’on. Branca, in buonis­ sima fede s’ intende — perchè di lui altro non si potrebbe supporre — avrebbe concordalo le modi­ ficazioni contro cui insorge I’ on. Plebano, con la maggioranza della Commissione consultando i colle­ ghi, singolarmente ad uno ad uno ; e per caso, o per un’ assenza ciò non sarebbe avvenuto coll’ono­ revole Plebano. Al quale, come naturalmente accade nel Parlamento, si dà il torto, da chi vi è interes­ sato, di prendere troppo le difese della Banca Na­ zionale.

— La riforma della legge comunale a provinciale che è stata discussa come voleva l’on. Grispi e che risentirà checché se ne dica del modo e del tempo in cui si è discussa, ha fatto per due volte balenare la speranza di vedere rivivere la Camera di vita propria, capace di resistere, di reagire. Una volta, la Destra sembrò risorgere in nome dei prineipii conservatori. Essa infatti si adunò tre volte nell’ in­ tento di opporsi alla parte più radicale della legge; gli adunati raggiunsero il numero di 52 ; era già un discreto nucleo. Ma pur troppo per le istituzioni parlamentari è stata una larva di resistenza ; e quell’adunanza non Ita provato altro che la debo­ lezza della Camera. Infatti ha saputo concludere colla dichiarazione che pur chiedendo certe garanzie, avrebbe votato il progetto del Governo, anche se quelle garanzie non le venivano accordate. Ora, dopo avere sentito la cattiva impressione fatta nella Ca­ mera e nel paese, quella riunione di Destra tenta di riabilitarsi con qualche emedamento, che abbia carattere conservatore.

Un’ altra volta, ed è oggi, il sentimento della vita parlamentare è riapparso in una forma più elevata. Si trattava del suffragio universale amministrativo, pel quale sotto una forma più o meno assoluta erano stati presentati vari ordini del giorno ed emenda­ menti, ed un articolo che per sé stesso si prestava alla votazione per divisione, in quanto si componeva dei vari requisiti voluti per l’ elettorato. N ell’ inte­ resse del Governo, l’on. Pavesi aveva proposto l’or­ dine del giorno puro e semplice su tutti gli altri ordini del giorno ed emendamenti.

L( on. Crispi, in un momento di cattivo consiglio, aderì all’ordine del giorno Pavesi, dichiarando che non avrebbe sull’elettorato accettato nessun emendamento, e che se la Camera ne avesse ammesso uno solo egli avrebbe ritiralo la legge, sapendo quello che gli ri­ maneva a fare e « ci siamo intesi! » concludeva. Contro questa torma poco usala, e contro una vio­ lazione che si tentava al diritto della Camera di votare per divisione e di votare gli emendamenti, sorse a parlare con molta efficacia e molta fortuna l’on. Di Budini, il quale seppe dire risolutamente che se si doveva rispettare la dignità del Governo, questo doveva rispettare la dignità e i diritti della Camera. L ’approvazione della maggioranza della Ca­ mera per l’on. Di Rudinì, in quel momento, ebbe un grande significato. Anche dall’ estrema Sinistra gli on. Pantano e Ferrari Luigi dichiararono che avrebbero volato contro l’ordine del giorno Pavesi. E l’ordine del giorno Pavesi venne ritirato.

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due risvegli che la Camera ha avuto in questi giorni, e che noi auguriamo abbiano seguito non per oppo­ sizione a questo o quel Ministro e meno ancora per desiderio di crisi inutili, ma per il bisogno che sentiamo di scuotere dal sonno i rappresentanti della nazione.

E il sonno è tale che non s’avvedono del nemico vicino alle porte. La crisi economica ci travaglia; i fallimenti crescono di giorno in giorno ; il disavanzo del bilancio non solo non è coperto ma minaccia di estendersi, perchè le spese necessarie aumenteranno ancora. Oggi stesso il Presidente del Consiglio ha promesso alla Camera di presentare nella prossima sessione il disegno di legge che evoca allo Stato la istruzione elementare, e si è augurato che anche i più restii a gravare il bilancio non gli diranno di no per la spesa necessària. Ma intanto è una nuova spesa a cui deve provvedere i’on. Magliani. Vero è che, per quanto dicesi nei corridoi di Montecitorio, durante le vacanze, il posto dell’ on. Magliani ver­ rebbe preso dall’ou. Saracco. Non sarebbe tutto, ma molto, perchè si saprebbe almeno la verità sulle nostre condizioni finanziarie.

— Poscritto. — L ’ incidente Branca-Plebano ha avuto un accomodamento affine di evitare uno scan­ dalo parlamentare. La commissione convocata dal­ l’un Doda ha deciso di autorizzare l’oc. Plebano e gli altri commissari che dividessero le sue idee ad allegare alla relazione un fascicolo colle loro osser­ vazioni. E sta bene! Ma le deliberazioni già prese dalla Commissione e regislnte nei verbali vengono così annullate per evitare lo scandalo?

Rivista Bibliografica

A. J de Johannis. — Il Credito Agrario e i Banchi

di Napoli e di Sicilia. — Firenze, Fratelli Bocca,

Pag. 77.

Mentre si aspetta ancora un razionale ordinamento degli Istituti di emissione, sarebbe opportuno e utile cbe le varie questioni attinenti s tutto il credito italiano nelle sue molteplici forme di credito com­ merciale, industriale, agrario, fondiario ecc., venissero trattate largamente nel pubblico e tutte le opinioni trovassero modo di farsi conoscere. Ma pur troppo quelli che si occupano con costanza dei problemi contemporanei che interessano 1’ economia nazionale non sono molto numerosi, e 1’ opinione pubblica di Ironte a un silenzio quasi generale non ha modo di vagliare le varie proposte che il Governo pre­ senta al Parlamento, e di farsi una chiara idea delle tendenze che esse rivelano.

Con questo pensiero il prof, de Johannis ha quindi preso in esame un punto della grave e com­ plessa questione dell’ ordinamento del credito ita­ liano. E gli si preoccupa di due fatti importantissimi: a necessità, l’ urgenza di facilitare all’ agricoltura 1 uso del credito, le difficoltà di poter dare al pro­ prietario o conduttore di fondi il credito a buon mercato e a quelle condizioni cbe l’ indole stessa •iella industria agricola rende indispensabili.

D’altra parte, non meno grave ora, ma molto più per l’ avvenire è la questione dei Banchi di Napoli e di Sicilia, i quali, non avendo azionisti, possono accrescere indefinitamente il loro capitale e quindi

la loro forza e la concorrenza vivace che già fanno agli altri Istituti di emissione, con tutti quegli altri pericoli che sorgano sempre intorno a istituzioni, per le quali la molla dell’ interesse di uno o più individui non funziona.

Svolte largamente queste considerazioni e dimo­ strato con cifre come una metà circa delle rendite ottenute dagli Istituti di emissione venga ripartita tra gli azionisti, quando vi sono; l ’Autore osserva che poiché i Banchi di Napoli e di Sicilia non hanno da ripartire u tili, potrebbero rendere g li stessi servigi degli altri Istituti, a metà prezzo. Ora, poiché d’ altra parte il risparmio italiano non ha ancora raggiunto quello svolgimento che lo indirizzi anche alla agricoltura, e poiché non si può essere tanto illusi da credere che sia suffi­ ciente una legge per dare al credito agrario quel­ l’ impulso vigoroso che da tutti è desiderato e rico­ nosciuto necessario, il nostro Autore lascia com­ prendere cbe la vera riforma efficace consisterebbe nel fare dei due Banchi meridionali due Istituti di credito agrario, i quali in unione alle Gasse di R i­ sparmio, che in maggioranza non hanno azionisti, e alle Banche popolari potrebbero spargere in tutto il regno i benefici di un credito a mite interesse e a condizioni favorevoli, consentanee all’ indole delle operazioni agrarie.

G. De Molinari. — La Morale Économique. — Paris, Guillaumin et C.ie, 1888, pag. 442.

L ’ Autore dice nella Introduzione che « l’ oggetto del libro è di mostrare in primo luogo che il prin­ cipio della legge morale risiede nell’ interesse gene­ rale e permanente della specie; in secondo luogo che questa legge deve modificarsi e si modifica con le condizioni di esistenza delle società, e finalmente che la crise di cui soffre attualmente il mondo ci­ vile proviene dal fatto, che la legge non è ancora adattata, nelle sue applicazioni molteplici e diverse, allo stato nuovo che i progressi dell’ industria sono per creare unendo e rendendo solidali gli interessi della famiglia umana ». Questo programma egli lo svolge nei sette libri in cui si divide il suo volume; ciascun libro si suddivide poscia in parecchi ca­

pitoli.

L ’Autore tratta di molti — si potrebbe dire di troppi — argomenti, e la maggior parte egli non fa elio sfiorarli, svolgendo ed esponendo idee già da lui sostenute nei precedenti suoi scritti. Nel De Molinari si può infatti notare una costanza nei prin­ cipi e nelle opinioni esposte trenta o quarant’ anni fa veramente lodevole, perchè non è altro in fondo, salvo per qualche argomento, che una fedeltà esem­ plare alle dottrine economiche classiche. Ma con questo non devesi credere che l’Autore non faccia altro che ripetere quanto fu scritto prima di lui ; al contrario, il De Molinari sa presentare sotto una forma nuova e difendere con argomenti desunti dalle ricerche e dagli studi contemporanei le sue varie tesi, sì che il lettore ha realmente un libro che riflette veramente i problemi economici e mo­ rali del nostro tempo.

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appen-dice espone i resultati delle guerre della rivoluzione e dell’ impero e il progetto di una associazione per la costituzione di una lega dei neutrali, già pubbli­ cato nel Times, lo scorso anno.

Il De Molinari scrivendo questa Morale econo mica ha affrontato molte questioni assai dibattute, e che senza dubbio possono dar luogo a interes­ santi controversie.

Anche non accettando le idee dell’ Autore, e per conto nostro nella maggior parte di esse conve­ niamo pienamente, crediamo sia giustizia riconoscere che la lettura del suo libro riesce istruttiva e di­ lettevole a un tempo.

Henry Sidgwick. — The Principles o f Politicai E co­

nomi/. — Second Edition. — London, Macmillan

and Co. 1887, pag. X X I V - 595.

Questo libro non si presta facilmente a un breve cenno bibliografico, perchè il metodo di trattazione, le teoriche, l’ ordine della esposizione che il prof. Sidgwick presenta nel suo volume meriterebbero un’ ampia disamina, quale non possiamo qui nean­ che abbozzare.

E una mente avvezza alle speculazioni filosofiche ed etiche quella del nostro Autore, e il volume r i ­ trae dalla coltura dello scrittore un carattere che non è certo comune a molti altri libri. Qualche rassomiglianza si potrebbe trovare coi Principi dello -Stuart M ill, ma da essi differiscono in troppi punti

perchè si possano mettere allo stesso livello. La ripartizione delia materia adottata dal Sidgw ick è questa: in una introduzione espone lo stato at­ tuale della controversia economica in Inghilterra, lo scopo della economia politica, e il metodo suo. Se­ condo l’Autore, e o’ è, a nostro avviso, del vero, I’ economia politica è passata in Inghilterra, e po­ teva dire in generale, dallo stato di controversia sui principi fondamentali e sul metodo, in quello di una scienza apparentemente accertata, e da que­ sto nuovamente nello stadio della controversia. Egli crede che la reazione contro la scuola dedutlivista ricardiana fosse inevitabile e che fu salutare; ma che sia stata spinta troppo oltre e che le dispute mettano in pericolo i risultati precedenti, realmente buoni.

L o scopo dell’Autore è quello di eliminare le controversie non necessarie e di fare un uso ade­ guato dei metodi induttivo e deduttivo, mostrando il differente valore scientifico dei resultati ai quali si perviene con essi.

L ’ opera si divide poscia in tre lib ri, il primo dei quali riguarda la produzione, il secondo la distribu­ zione e lo scambio, il terzo l’arte della economia poli­ tica. V i è in tutte queste parti un ordine lodevolis- simo nella esposizione, e alcuni capitoli sono senza j dubbio notevoli per la critica acuta delle definizioni e delle teorie; ma in tutto il libro si nota una grande j oscillanza nei principi, una continua incertezza nelle idée. L ’Autore per aver abusato forse della critica e per aver creato delle inesattezze, pel piacere di r i­ levarle e confutarle, ha scritto un libro che può essere ! studiato con qualche interesse da chi è già provvisto i di una sufficiente coltura economica, ma che non elimina nessuno di quei dubbi ehe si possono sol­ levare intorno a certe teoriche. Questo diciamo senza tener conto dell’ appoggio che teoricamente il prof, j Sidgwick dà al protezionismo. E g li scrive infatti che la protezione temporanea, sebbene non sia pratica- !

mente raccomandabile, pure date certe condizioni si può difendere nella teoria economica astratta anche da un punto di vista cosmopolitico, specialmente per rafforzare le industrie nascenti.

È la vecchia tesi del List e del M ill, oggi tor­ nata in onore; come sono accolte dal S idgw ick le ; idee degli scrittori tedeschi sull’ intervento dello j Stato.

In complesso, e per riassumere l’ impressione la- | sciataci dai Principi del nostro Autore, non cre­

diamo che il libro meriti di essere trascurato, ma il lettore deve avere una grande diffidenza e vagliare bene le premesse, se non vuol trovarsi impigliato in una serie di contraddizioni e di dubbi.

Migliori, di gran lunga migliori, gli altri scritti del Sidg w ick sulla filosofia morale.

James E. Thorold Rogers. — The. first nine years o f

tlie Bank o f England. — An enquiry into a wee- kly record o f thè prices o f Bank Stock from A u - gust 17, 1694 to Septemher 17, 1703. — Oxford,

A t thè Clarendon Press, 1887, pag. X X X I - 183. L ’illustre autore della Storia dell’Agricoltura e dei prezzi in Inghilterra nel raccogliere i materiali per il quinto e sesto volume della sua Storia ha trovato un giornale statistico contenente le quota­ zioni settimanali dei prezzi delle azioni della Banca di Inghilterra dal 17 agosto 1694 al 17 settem­ bre 1705, cioè per nove anni. Oltre questo giornale di statistica, l ’Autore si è servito di altri documenti rarissimi e mettendo a profitto tutta la letteratura di quel tempo, gli opuscoli pubblicati al momento della fondazione della Banca, i pamphlets dei suoi avversari, le discussioni del Parlamento e la rac­ colta delle leggi votate da esso, ha scritto un’opera di molto valore storico, nella quale sono tracciate da mano maestra le prime peripezie della Banca. Que­ ste sono stale interessantissime, piene di incidenti utili a conoscersi, per la storia e per la scienza.

Il Rogers ci mostra lo stato disordinato nel quale trovavasi la circolazione monetaria dell’ Inghilterra alla fine del X V I I secolo, i danni del discredito che colpiva le monete inglesi, della proibizione di espor­ tare metalli preziosi e la parte avuta in quei nove anni dalla Banca di Inghilterra, appena sorta, negli affari finanziari dello Stato, nonché gli errori da essa commessi in quel periodo.

Quantunque la storia delle origini della Banca di Inghilterra sia stata già scritta da parecchi scrittori, e tra gli altri splendidamente dal Macaulay, pure il libro del Rogers è un prezioso contributo alla storia economica e finanziaria dell’ Inghilterra.

R. D. V.

Rivista (Economica

Il rapporto di Leon Say sul monopolio dell'alcool in FranciaL ’ assicurazione contro l’ incapacità al lavoro in GermaniaIl regime doganale delle colonie inglesi.

(7)

In Francia il monopolio dell’ alcool non ha incon­ trato finora molte simpatie, ma allorché il Rouvier era al Ministero delle finanze credette utile di far studiare la questione da una Commissione estra-par­ lamentare affinchè indicasse le riforme da portarsi alla legislazione dell’ alcool e al regime delle bevande spiritose in generale. In nome di questa commissione Léon Say, presidente, ha presentalo al Ministro delle finanze un rapporto diviso in tre parti, nella prima delle quali egli si occupa della questione del monopolio, nella seconda del lato igienico e nella terza della questione fiscale e legislativa. L a Commissione riguardo al monopolio si dichiara contraria ad esso tanto peí- la fabbricazione quanto per la rettificazione o la vendita dell’ alcool, e nel rapporto molto interes­ sante del Say sono esaminate le varie proposte fatte in Francia dall’ Alglave, dal Jamais, nonché i sistemi di monopolio introdotti in Russia, Svizzera, Svezia- Norvegia. Non possiamo a malincuore riprodurre qui il rapporto de ll’ on. Say e dobbiamo limitarci ad accennare in sunto gli argomenti che I’ on. Se­ natore espone.

La prima difficoltà che incontra l’ introduzione del monopolio è la coesistenza di due specie di alcools, gli alcools industriali, quelli che secondo la ; nostra legislazione sono prodotti dalle fabbriche di 1“ categoria e gli alcools ottenuti da vinaccie, frutti ecc. (fabbriche di 2a categoria), i primi rappresentano in Francia il 96 per cento della produzione totale, i se: condi sono prodotti dagli stessi proprietari fondiari, i quali distillano in generale nei loro stessi poderi, ‘ e il cui numero si eleva, pare, a 500,000.

Sembra difficile immaginare un monopolio applica­ bile egualmente a dei prodotti ottenuti in condizioni così diverse. Sarebbe difficile specialmente di sot­ tomettere al monopolio della fabbricazione I’ alcool prodotto dalla distillazione delle vinaccie, frutte, ecc., e se si limita il monopolio agli opifici veri e propri cioè alle fabbriche dove la sorveglianza è più facile, il vantaggio del monopolio scompare inevitabilmente.

Oltre ii monopolio della fabbricazione è stato pro­ posto quello della rettificazione degli alcools. Ma dato il piccai numero di stabilimenti dediti alla rettifica­ zione e la facilità che ci sarebbe di sorvegliarli effi­ cacemente, si può dubitare se il monopolio limitato alla rettificazione diminuirebbe l<i quantità degli al­ cools nocivi e ad ogni modo il monopolio non pare necessario perchè gii intenti fiscali e ¡genici -si po­ trebbero raggiungere anche all’ infuori di esso.

Rimane il monopolio della vendita. Ma anche per questo la Commissione crede che senza imporre allo Stato le difficoltà di un commercio complicatissimo, vi sarebbero dei mezzi meno costosi del monopolio che permetterebbero di impedire o quasi la vendita dei liquori malsani. Dal punto di vista igienico essa r i­ tiene adunque il monopolio senza valore.

Dal punto di vista fiscale, citando 1’ esempio dei tabacchi si è detto che sarebbe possibile di ottenere dall’alcool monopolizzato delle entrate enormi, ma la commissione fa dapprima osservare che la legisla­ zione severissima e fiscalissima dei tabacchi è stata stabilita quando l’industria relativa era nell’infanzia. Tale non è certo il caso degli alcools e delle distil­ lerie, e devesi anzi ritenere che la frode farebbe con­ correnza a! monopolio, nè si vede come la frode stessa potrebbe essere soppressa più facilmente col mono­ polio della vendita che non nello stato attuale di cose. Da Commissione costata d’altronde che come è av­

venuto nel 1812 per I’ adozione del monopolio dei tabacchi, bisognerebbe espropriare dei milioni di pro­ duttori e di commercianti. Sicché in principio anziché trovare delle risorse finanziario nel monopolio, biso­ gnerebbe che lo Stato sostenesse delle spese enormi. Il solo monopolio dei fiammiferi, industria relativa­ mente insignificante, ha costretto lo Stato a sborsare 33 milioni, sicché non può essere esagerato il va­ lutare, a un miliardo la somma che dovrebbe esser pagata prima di applicare il monopolio dell’ alcool.

La prima parte della relazione del Say termina con queste parole : Dal momento che il monopolio non po­ teva essere applicato alle acquavite ottenute dai vini, sidri, vinaccie e fruite, dal momento che gli alcools di industria erano i soli in causa e che la discussione restringendosi si limitava alla rettificazione il mono­ polio era giudicato.

L ’ alcool delle fabbriche può essere posto sotto la mano dello Stato in condizioni tali che la verifica-' zione sia facile. G li altri alcools possono essere più facilmente prodotti con la distillazione clandestina che non gli alcools industriali. Non vi è adunque nessuna ragione per attribuire al monopolio un po­ tere maggiore che a ogni altro sistema per assicu­ rare la qualità dei prodotti e fare ostacolo alla frode.

La seconda parte del rapporto si occupa come di­ cemmo della igiene e delle misure più efficaci ad arrestare il flagello dell’ alcoolismo.

La terza parte, non ancora pubblicata, si occuperà della legislazione dell’alcool e del vino, e del sistema fiscale relativo.

Non sappiamo quale siano lo idee del governo ita­ liano sul monopolio dell’ alcool, ma crediamo che in ogni caso gii studi della Commissione francese deb­ bano essere presi in serio esame.

— La Camera francese ha approvato in seconda let­ tura il progetto di legge per I’ assicurazione contro gli infortuni, ma essa non è la sola ad occuparsi in questo momento della questione dell’ assicura­ zione degli operai contro le conseguenze degli in ­ fortuni. Anche il Consiglio federale tedesco (Bitn- desrath) sta studiando un argomento relativo alla assicurazione e ha pubblicato nel Reichsanzeiger in questi ultimi giorni un progetto di legge in 1 U ar­ ticoli che tratta la questione dell’ assicurazione degli operai colpiti da inabilità al lavoro e della pensione degli operai attempati. Si sa che il principe di B i- smarck si lusinga di risolvere la questione sociale con la legislazione e che egli crede che col garan­ tire gli operai contro i danni della malattia, degli infortuni, della vecchiaia, della mancanza di lavoro potrà indurli a non prestare più orecchio compia­ cente alle promesse di trasformazioni sociali e di ripartizione della pubblica ricchezza che loro sono fatte dagli apostoli del socialismo.

Questa cura che lo Stato si prende degli operai non va però scompagnata da un raddoppiamento di rigori contro gli agitatori e implica anche per i pa­ cifici lavoratori una serie di misure di sorveglianza e di tutela che tendono al ristabilimento delie cor­ porazioni del medio evoj sottomette infine i padroni, lo Stato e gli operai stessi a degli oneri gravissimi e paragonati a questi inconvenienti i vantaggi che l’ as­ sicurazione officiale offre agli operai c è da stupirsi per l’ esiguità delle indennità che sono loro garan­ tite in pagamento della indipendenza menomata.

(8)

per ciascuno dallo Stato, dai padroni e dai la­ voratori. I padroni dovranno versare obbligatoria­ mente 24 centesimi e 1|4 alla settimana per cia­ scun operaio da essi impiegati e 17 centesimi e 1|2 per ciascuna operaia. La metà di questo con­ tributo potrà essere trattenuta sul salario. Dopo che per cinque anni sono stati eseguiti questi versa­ menti gli operai colpiti da invalidità al lavoro avranno diritto trascorsi 30 anni e al 60° anno per gli ope­ rai validi a una pensione annua di ISO franchi (120 marchi) che sarà di 100 franchi per le donne ; sicché ridotti a ll’ impotenza o giunti a una tarda età gii operai e le operaie non avranno per vivere che 12 franchi e 50 e 8 fr. 30 respetlivamente. Le ta­ vole di mortalità dimostrano che sopra 1 milione di persone 108,000 soltanto raggiungono 71 anni ; inoltre una persona giunta a 71 anni non ha una vita probabile che di 7 anni e mezzo. Di modo che per uno spazio di tempo probabilmente brevissimo il Governo tedesco verrebbe a garantire una pen­ sione che non basterebbe in alcun caso alla sussi­ stenza e questo largo favore sarebbe concesso a una cifra minima di operai sopraviventi dopo averli sot­ tomessi per tutta la loro vita a una ritenuta di sa­ lari sensibile e confiscato una buona parte della loro indipendenza. In queste condizioni è probabile che il progetto di legge del Consiglio federale sarà og­ getto di critiche numerose al Reichstag. Ma è anche certo che se verrà approvato non contribuirà che minimamente a produrre quella pacificazione sociale che il signor di Bismarck si lusinga di ottenere.

— Mentre l’ Inghilterra resta fedele al libero scam­ bio, le colonie cercano di rendersi come si suol dire indipendenti economicamente elevando alte bar­ riere doganali. V i è però tra colonia e colonia delle differenze anche notevoli. S ir Rawson W . Rawson, presidente della sezione commerciale dell’Imperiai Federation League, ha compilato un quadro gene­ rale e sinottico delle tarilfe in vigore nelle varie parti dell’ impero britannico in cui mostra appunto la grande varietà dei sistemi doganali attualmente praticati dalle colonie inglesi. I dati ottenuti da Sir Rawson sono veramente poco incoraggianti per co­ loro che vogliono sostituirvi un regime uniforme. Ecco la media percentuale della tassazione, ottenuta dividendo il prodotto dei dazi d’ entrata pel valore totale delle importazioni.

per cento per cento

Costa d’o r o ... .2 4 .5 Australia del Sud . . 10.9 Il C a p o ... 21.5 N a ta l... . 10.7 Australia occidentale20. 3 Sant’Elena... .1 0 .6 Nuova Zelanda.. . . , . 19. i L a g o s ... G iam aica... .1 8 .9 Isole Vergini... . 10 3 Canadä... .1 7 .5 G a m b ia ... . 10.0 A n tig oa ... 16.2 Isole di T u r k .___ Bahamas (tndie occi- Honduras... . 9 .8

dentalil... .1 5 .8 Bermude... 9 .8 Tasmania... .1 5 .7 M onserrat... Queensland... 15.4 B a rb ade... T abago... Isola Maurizio... . 7 .8 Isole F id ji...1 5 .0 Nuova Galles del Sud 7.5 Grenada... 14.3 T rin ità ... . 6 .8 San Vincenzo ... .1 3 .8 C e v la n ... . 6.2 Guyana inglese... , 13. 7 R egn o U n ito ... . 5 .3 Terra-N uova... .1 3 .3 Isole Falkland . . . . Sierra Leone... 12.4 India... . 3 .0 Dom’nique... , 11.6 H on g-K on g ... . 0 .0 San Kitts e N evis... 11.4 Stabilimenti dello V ictoria ... 11.3 stretto...

Per Gibilterra, Malta e Labuan mancano i do­ cumenti.

Se si considera poi la parie proporzionale dei dazi doganali nel bilancio totale delle entrate si trova che essa è del 4 per cento per PIndie, e del 2 per cento pel Regno Unito e raggiunge 1’ 88 per cento a Terra Nuova.

La quota media delle riscossioni doganali per abitante è di 12 scellini pel Regno Unito, 18 pel Canada e sale a 5 sterline e 16 scellini per l’Austra­ lia occidentale.

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 81 m a g g io 1888

Il conto del Tesoro al 31 maggio p. p. dava i se­ guenti resultati :

A t t i v o : Fondi di Cassa alla chiusura del­

l ’esercizio 1886-87... L. 342,276,005.03 Entrate ordinarie dal 1° luglio

1887 a tutto maggio 1 8 8 8 .... » 1,400,709,090.13 Idem straordinarie... » 228,689,934.81 Debiti e mediti di Tesoreria . . . » 1,765,017,918.25

T otale. L. 3,736,692, 948. 22

P a s s i v o : Pagamenti dal 1° luglio 1887 a

tutto maggio 1888...L. 1,615,04 9,01 4.25 D ebiti e crediti di Tesoreria.. » 1,870,385,503.39 Fondi di Cassa al 31 m ag­

gio 1888... » 251,258,430.58 T ota le. L. 3,736,692,948. 22

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria è indicata dal seguente specchietto:

30 giugno 1887 31 maggio 1888 Differenza Conto di cassa L. 342,276, 005. 03 251,258,430.58 - 94,017,574-45 Situaz. dei cre­

diti di Tesor.a 66,777,386.20 173,059,030.14 +106,281,643. 94

Tot. dell’ attivo L. 409,053,391. 23 424,317,460.72 + 15,264,069. 49 Situaz. del debiti

di Tesoreria.. 496,121,940.95 497,035,999.75 — 914,058.80

Differ. attira L.

» passiva » 87,068, 549.72 72,718,539.03

14,350,010.69

G li incassi nel mese di maggio ammontarono a L . 105,131,237.15 con una differenza in meno di L. 1,149,694.89 sul maggio dell’ anno scorso, e dal 1° luglio 1887 a tutto mag. 1888 a L. 1,629,399,024.94 con una differenza in più di L . 184,335,325.48 sul periodo corrispondente dell’esercizio 1886-87.

I pagam. nel maggio ammont. a L. 141,049,230.84 con una eccedenza sul maggio 1887 per l’ importo di L . 41,734,759.59 e dal 1® luglio 1887 a tutto mag­ gio 1888 a L. 1,615,049,014.25, con una maggiore spesa cioè di L . 246,453,685.48 in confronto del periodo corrispondente dell’esercizio 1886-87.

(9)

di-ritti mariitimi, dovuta a minori importazioni stanto gli anticipali approvvigionamenti di derrate coloniali e merci sottoposte al nuovo regolamento doganale, e L . 991,698 nelle entrate diverse diminuzione dovuta dali’essersi nel mese di maggio 1887 effettuati mag­ giori versamenti di profitti netti annuali devoluti al Tesoro.

Il seguente prospetto contiene le cifre degli incassi fatti nel maggio 1886 in confronto c o i la previ­ sione mensife del bilaucio stabilita nella somma di L. 146,568,487, e con gli incassi ottenuti nel maggio del 1887. Entrata ordinaria Incassi nel m tggio 1888 Differenza col 12° preventivato Differenza con gl’ inca8. ottenuti nei maggio 1887 Redditi patrimoniali. .. L. 10,184,066 + S. 413, 155 + 687,734 -t-13,681,622 -1- 260,288 1

Imposta fon d ia ria ... Imposta sui redditi di

rie-303,074 chezza m o b i l e ...

Tasse in amministrazione del Ministero delle

Fi-4,091,758 —13,684,074

— 797,118^

— 350,803

nanze... ... Tassa sul prodotto del mo­ vimento a grande e

pie-14,169,553 4 - 270,769

cola velocità sulle ferr. Diritti delle Legazioni e dei Consolati a ll’estero Tassa sulla fabbric. degli

1,350,164 — 67,613 1

+ 66,086 75,892 -b 20,059 -1- 38,955 spiriti, birra, ecc... 3,018,890 + 18.890 + 86 389 Dogane e diritti maritt. . 15,640,565 — 3,446 772 — 3,16 >, 296 Dazi interni di consumo. 6,748,142 — 23 298 — 134.836 Tabacchi... 15.882,893 — 450,440 — 34.656 S a l i ... ... 4,833,717 — 123,616 4 - 49,487

Multe e pene pecuniarie. 1 121 45 -+* *712

4 - 75», 727 L o tto ... 12,086,935 -f- 5,561.925

Poste... 3,603 771 — 62,895 — 125,180 Telegrafi... 1,124,110 — 37,140 4 - 111,649 Servizi diversi ... 2,080.460;+ 661,827 — 34,500 Rimb. e conc nelle spese. 1,798.574 — 316.046 4 - 419.685 Entrate d iv e rs e ... 257,388 — 264,920 — 991.658 Partite dì g i r o ...

Entrata straordinaria

6,058,308 — 1,698,668 + 897,484

Entrate e ffe ttiv e ... 664,070 — 263,827 4 - 494,810 Movimento di ca p ita li. . . 1,194,822 — 1,815 468 — 248,351 Costruz. di strade ferrate

Capitoli aggiunti per

re-70,353 — 13,780,480 + - 68, 270

suini a t t i v i ... — — —

T ota le___ L. 105,131,237 —41,437,250 — 1,149,694

Da questo prospetto resulta che gli incassi nel maggio 1888 furono inferiori di L. 41,437,237 alla previsione mensile del bilancio e di L. 1,149,694 agli incassi ottenuti nel maggio 1887. Quanto alla diminuzione in confronto alla previsione mensile del bilancio è da considerare che l’ imposta fondiaria, e quella sui redditi di ricchezza mobile non vi figu­ rano che in piccolissima parte, giacché come si sa quelle due imposte non si riscuotono che di due mesi in due mesi.

Ecco adesso il prospetto della spesa che nelle previsioni del bilancio fu stabi'ita nella somma di L. 150,146,431 al mese.

Pagamenti

Ministero del T esoro...L . Id. delle finanze .. . Id. di grazia e giust. Id. degli affari est. Id. dell’ istruz. pub. Id. dell’ in te r n o .... Id. dei lavori pubb. Id. della guerra. ... Id. della marina . . . Id. di agric. indus.

e commercio. Totale.. . . . L. Pagamenti nel maggio 1888 Differenza col 12° preventivato Differenza coi pagani.i fatti nel maggio 1887 42,247,083 19,632.562 659,256 2,885,306 3.275,510 4,983,393 29,18^,049 27,334,802 9,917,014 — 24,660.560 4 - 4,077.754 — 6.265 4 - 71.026 4 - 100.385 — 380.862 — 6.878,978 4 - 3.988.430 4 - 1,383.001 +25,125,901 — 303.601 4 - 37,280 4 - 69.882 4 - 283.331 4~ 170 280 4-13,097,517 4 - 5,785,892 — 2,560,904 936,251 — 323,636 + 29,187 141.049,230 — 9,097,201 +41,734,759

I pagamenti nel maggio 1888 furono inferiori di L. 9,097,101 al dodicesimo preventivato, e superiori di L. 41,734,739 ai pagamenti fatti nel maggio del 1887.

LA CASSA DI RISPARMIO DI MODEM

Il resoconto dell’ esercizio del 1887 della Cassa di risparmio di Modena che è il 42° dalla sua istituzione dimostra che l’ istituto continua nel suo moto di ascensione, e il resultato si è ottenuto no­ nostante che siensi mantenuti gli interessi dei reinve­ stimenti quali furono stabiliti fino dal 1884 cioè il 5 0|0 per i mutui ipotecari ad ammortamento e per le cambiali, il 4 112 per cento e ricchezza mo­ bile per i mutui ipotecari a sistema ordinario, e per le sovvenzioni a corpi morali e parimente il 4 1|2 per le anticipazioni su valori. Premessa que­ sta breve considerazione segnaleremo i resultati più importanti del resoconto che ci è stato gentilmente inviato.

1 depositi a risparmio alla fine del 1887 am ­ montavano a L. 9,812,890.14 con un aumento su quelli esistenti al 31 dicembre 1886, per l’ importo di L. 280,731.50. A garanzia dei medesimi e di un residuo insoluto di pesi e spese per la somma di L. 68,128.55, stava un patrimonio di riserva che ascendeva a L. 1,176,421.43 che corrisponde all’ 11,906 per cento. Alla fine del 1886 la percen­ tuale era dell’ 11,708.

I mutui ipotecari a sistema ordinario esistenti alla fine del 1886 erano 154 per l’ importo di L. 1,860,147.63; durante il 1887 ne vennero fatti 7 per la somma di L . 85,000 e così un totale di 161 mutui che rappresentavano un capitale di L . 1,945,147.65. Nel corso dell’ anno i diminuiti parzialmente e gli estinti essendo stati 14 per la somma di L . 127,803.86 ne rimanevano alla fine del 1887 N. 147 per L . 1,817,343.79.

I mutui ipotecari ad ammortamento esistenti al 31 dicembre 1886 erano N. 93 per I’ importo di L. 1,418,470.74 : nel corso del 1887 se ne sti­ pularono 17 per I’ importo di L. 289,252 cosicché nell’ annata i mutui vigenti erano 110 per la somma di L. 1,707,722.74. Alla fine dell’ anno ne rim a­ nevano 109 per un valore di L . 1,643,618,47 giac­ ché nell’ anno ne era stalo estinto uno e diminuiti parzialmente altri per l’ ammontare di L . 64,104.47.

Le sovvenzioni a corpi morali in corso alla fine del 1886 erano 33 per la somma di L . 3,688,545.16. Nel corso dell’ anno se ne stipularono 4 per li­ re 973,722.10, ma essendovi stati rimborsi per L. 291,467.66 alla fine del 1887 ne rimanevano 35 per P importo di L. 4,370,799.

Le anticipazioni su valori dettero luogo ad un movimento di L. 1,456,736.43 contro L . 965,638.41 nel precedeute esercizio.

I vaqlia cambiari a due firme furono 1093 per la somma di L. 3,008 236.65 contro 958 per I im­ porto di L. 2,782,904.70 nel 1886.

(10)

Riassumendo frattanto il movimento ottenuto nel 1887 resulta che

1 capitali amministrali al 31 di­

cembre 1887 ascesero a . . L. 11,057,140.12- Gli utili conseguiti nell’ esercizio

dedotte le L . 64 mila devolute al Comune e al Consorzio uni­

versitario restano... » 119,097.37 I depositi a risparmio salirono a » 9,812,890.14 e la massa di rispetto che li ga­

rantisce era di. . . . . . » 1,170,421.43 Questi resultati ci pare che attestino senza bisogno di altre parole della intelligenza e solerzia degli am­ ministratori della Cassa di risparmio di Modena.

1 DEBITI COMUNALI E PROVINCIALI

al 31 decembre d ell’ anno 1885

Benché alquanto in ritardo, riassumiamo la stati­ stica dei debiti comunali e provinciali pubbhcata dalla Gazzetta Ufficiale dei 21 giugno p. p. e di­ ciamo in ritardo in quanto che la statistica si ri fe­ risce ai debiti per mutui esistenti al 31 decenti). 1885. Il primo fatto che si presenta riepilogando la situa­ zione dei debiti comunali e provinciali è quello di un progressivo aumento nel numero dei comuni in ­ debitati, e nell’ ammontare complessivo dei debiti.

Il seguente specchietto che comprende il numero dei comuni e delle provincie con debito, e l’ ammon­ tare del debito stesso, comprova quanto più sopra abbiamo affermato. COMUNI PROVINCIE Anni Comuni in debito Ammontare totale

del debito Anni

Provincie in debito Ammontare totale del debito — — — — — — 1 8 7 7 ... L . 784,668,761 1877. 98,430, 229 1 87 8 ... » 814,2 ?3,215 1878. 107,277,689 1 8 8 0 ... » 777,611,151 1880. . . 5 0 » 112,035,205 1 8 8 2 ... ..4 ,5 9 9 » 784,922,141 1882. 136,982,409 1885. . . ..4 ,9 2 2 883,125,835 1885. 171,7^2,587

Alla fine del 1885 vi erano adunque 4922 co­ muni e 64 provincie con un debito per l’ammontare di L . 883,125,835 per i p rim i, e di L. 171,742,587 per le seconde ; in lutto un debito di un miliardo e 55 milioni circa.

1 debiti dei comuni si classificano come segue :

Anni Prestiti in obbligazioni Mutui chìrografari e con delegaz. Mutui ipotecari Mutui cambiari e in conto cor. 1877.. . . L . 518,632,934 165,939,871 54,931,116 45,164,540 1 878.. . « » 522,051,585 194,927,282 54,075,813 43,169,035 1 880.. . . * 488,135,690 219,532,068 41,056,220 28,887,172 1882...• • » 473,002,425 264,705,388 14,815,454 12,398,874 1 885.. •. » 528,422,424 304,367,571 36,464,718 13,371,122

Da questo prospetto resulta che nel periodo dal 1877 al 1885 i prestiti in obbligazioni si sono man­ tenuti presso a poco nelle stesse proporzioni; i mutui chìrografari e con delegazioni sono quasi raddop­ piati; i mutui ipotecari sono dim inuiti di un terzo, e i cambiari e in conto corrente diminuiti di oltre tre quarti.

I debiti delle provincie si classificavano come

ap-p r e s s o :

Prestiti Mutui Mutui

in chìrografari Mutui cambiari

A nni obbligazioni e con delegaz. ipotecar) e in conto cor.

1877___ L. 57,926,200 35,565,542 948,087 3,990,400

1 8 7 8 .... » 66,018,380 36,401,374 385,455 4,499,480

1 8 8 0 .... » 63,655.477 41,075.472 1,386, 256 5,938,000

1882___ » 69.728,278 57,870, 638 1.389,397 7,994,096

1885___ » 69,831,527 91, 282. 924 5,387,059 5, 241.077

Per le provincie dal 1877 a tutto il 1885 le varie forme dei mutui sono andate tutte crescendo.

Il saggio percentuale dell’ interesse annuo per i comuni comincia al disotto del 4,50 per cento e ol­ trepassa 1’ 8 e per le provincie dal disotto del 4,50 va fino a! 7,50.

11 seguente specchietto dimostra il numero dei comuni e 1’ ammontare dei loro debiti per ciascun dipartimento al 31 decembre 1885.

Comuni Debito Comuni Debito

Piemonte . . . . 765 L. 55, 699, 931 L ig u r ia ...199 » 67,574,830 Lom bardia.. 1061 » 120,007,582 V eneto... 480 > 37,852,067 E m ilia...199 » 20,193,336 T o s ca n a ...217 » 119,801,344 Marche...157 » 19,962,215 Perug.-Umbr. 95 * 9,762,586 R o m a ...190 L . 94.027,351 Abr. e Molise 333 » 14.632,857 Campania. . . 389 » 165,652,349 P u g lie ... 141 » 67,889,655 Calabrie . . . . 214 » 13,396,906 S ic ilia ... 180 * 43,553,885 S a rdeg n a .... 219 » 18,451,299

I comuni senza debito erano 3335.

II seguente specchietto riguarda le provincie con­ siderate per compartimento:

Debito Debito ___ L. L . L ig u r ia ... 4,027,9S7 A bruzzi e M olise. 5,686,104 Lombardia . . . 22,194,702 C am pania... 12,366,783 V en eto... 88,307,690 P u g lie ... 5,645,169 E m ilia ... 16,076,601 C a la b rie... 17.307,600 Toscana... . . » 9,103,366 S ic ilia ... 15,634,563 Marche... 4,532.381 Sardegna ... 9,033,743 Perugia, Umbria » 197,152

Le provincie che alla fine del 1885 non avevano debiti erano Ravenna, Arezzo, Firenze, Siena, Roma e Caserta.

Camera di Commercio di Torino. — Nella to­ nata del 44 giugno deliberava quanto appresso:

Sulla domanda presentata da vari fabbricanti di amido e di cipria per ottenere l’applicazione di una sovratassa sui prodotti amidacei provenienti dall’estero, e il rimborso del dazio sul riso impiegato nella fab­ bricazione dell’ amido e della cipria esportati, deliberò di appoggiare la detta domanda, limitandola però alla sovratassa sui prodotti amidacei introdotti in Italia.

Esaurito questo argomento prendeva comunica­ zione di un rapporto relativo all’andamento dell’ E - sposizione italiana a Londra, dal quale resulta che l’ appoggio prestato dalla Camera agli espositori del suo distretto è stato efficacissimp.

Camera di Commercio di Ferrara — In una delle sue ultime riunioni approvava il seguente or­ dine del giorno relativo alla riorganizzazione degli istituti di credito.

(11)

condizioni politiche, l’ assicurare l’ esistenza ed il re­ golare funzionamento delle Banche di emissione ;

Considerando che una circolazione cartacea ecces­ siva mentre non riesce mai d’ alcun sollievo al com­ mercio serio, lo espone a dannosissime crisi ed ina­ sprisce mali già avvertiti ;

Ritenuto che il limite massimo dell’ emissione di L . 755,250,000, proposto dal progetto di legge pel riordinamento degl’ istituti di emissione, possa cor­ rispondere ai bisogni del Paese.

Fa voti che la Camera approvi l’accennato limite massimo di circolazione cartacea, raccomandando che il ritorno alla circolazione ordinaria sia fatto con op­ portune cautele allo scopo di evitare dannose scosse sul mercato.

Camera di commercio di Cremona. — Nella se­ duta del 14 giugno prendeva le seguenti risoluzioni : 1. Avuta comunicazione della nota con cui il Presidente del Tribunale di Cremona, per conside­ razioni diverse, ricorre alla Camera oude ottenere che sia riformato il ruolo dei curatori di fallimento — il Collegio, convinto della opportunità di tale ri­ forma affidò ad una Commissione l’incarico di rinno­ vare detto ruolo in conformità ai criteri di massima in­ dicati dal Presidente del Tribunale nell’accordo che tale lavoro sia compiuto entro il p. v. mese di luglio.

2. Richiamala la deliberazione, in effetto della quale la Camera presentava al Ministero del com­ mercio il quesito: se si potessero fare abbonamenti annui per la tassa sui commercianti girovaghi e presa notizia d’ analoga risposta affermativa deliberò di mo­ dificare la tariffa vigente in guisa da prevedere l’ipotesi di cui si tratta, ed incaricò la Presidenza di trasmettere il testo delle modificazioni al Ministero per la approvazione a sensi di legge.

3. Richiamate le deliberazioni colle quali la rap­ presentanza Commerciale cremonese dimostrava i vantaggi che recherebbe al Commercio cittadino la istituzione di una dogana a Cremona — e vista la nota con cui la locale Società Commercianti accom­ pagna i voti di due rispettabili negozianti per tale istituzione : voti corredati dall’esposizione di fatti e cifre che proverebbero l'opportunità e convenienza della domanda, il Collegio riconobbe unanime l’ uti­ lità di continuare le pratiche occorrenti a raggiun­ gere uno scopo di tanto interesse commerciale.

4. Considerato lo sviluppo della importazione delle farine in Tunisia: il monopolio del commercio francese per la concorrenza prodotta dal fatto che i fabbricanti marsigliesi ricevono alla sortita un premio d’ esportazione in base al diritto d’ entrata dei ce- reali; la nessuna esportazine delle farine italiane; *1 fatto che in Italia il dazio d'entrata sui grani av- vantaggia l’ agricoltura, ma danneggia l’ industria cui ® preclusa l’ esportazione, non (potendo sostenere la concorrenza francese) appoggiò la deliberazione colla fiuale la Camera di Commercio italiana in Tunisi in­ formava il governo italiano sullo stato di detto com- niercio, onde possa giudicare dell’opportunità di sta­ bilire come in Francia, dei premi d'esportazione in base ai diritti d'entrata che vengono percepiti sui grani; rendendo possibile alla nostra industria di lot­ tare colla francese; e ciò anche a vantaggio della navigazione italiana.

5. Deliberò di far voti al Governo affinchè sia respinto il progetto di legge sul raddopiamento del bollo delle cambiali.

Mercato monetario e Banche di emissione

Sebbene le domande di danaro allo Stock Exchange non sia stato punto vivace e la carta commerciale offerta abbia alquanto scarseggiata pure nella setti­ mana decorsa ,il saggio dello sconto ha subito un lieve aumenlo, e da 1 1/10 e 1 1/8 0/0 è passato a 1 5/16. 1 prestiti brevi sono stati negoziati a 1 0/0 e quelli a giorno per giorno a 1/2 e 3/4 0/0. Que­ sto rincaro, del resto brevissimo è certo derivato dalla domanda di danaro per I’ Olanda e l’America meridionale e la Banca di Inghilterra ha pure do­ vuto dare oro per i bisogni dell’ interno. La sua si­ tuazione al 12 corrente non è per questo soddisfa­ cente ; l’ incasso diminuì di 700,000 sterline e la riserva di 183,000; aumentarono i depositi privati di oltre 5 milioni e scemarono quelli del Tesoro di 2 milioni di sterline. Si aspettano a Londra alcuni invii di oro dall’America settentrionale clic potranno agli invii da farsi per altri paesi. Sono attesi 200,000 da Nuova Y o rk e 515,000 sterline dall’Australia. Le banche hanno domandato 1’ 1 5/4 o il 2 0/0 per le loro anticipazioni sui valori e le rendite.

Il mercato americano non ha dato segni di va­ riazione, l’ aumento del cambio su Londra ha pro­ vocato la esportazione di 200,000 sterline dirette alla Germania. L ’abbondanza del danaro continua e i saggi sono bassissimi. Le Banche Associate di Nuova Y o rk al 7 luglio avevano l’ incasso a 91 mi­ lioni di dollari in aumento di 500,000 gli sconti e anticipazioni erano aumentati di 5,400,000 dollari i depositi privati di oltre 5 milioni e mezzo. Il cam­ bio su Londra è a 4.87, su Parigi a 5.20.

A Parigi nella settimana scorsa affari di sconto e saggi bassi tra 1 3/4 e 2 0/(). La Banca di Fran­ cia al 12 corrente aveva 2.318 milioni e mezzo dell’ incasso in diminuzione di oltre 77 milioni ; il portafoglio era pure aumentato di 23 milioni, e crebbero pure i depositi privati di 5 milioni e quello del Tesoro di 10 milioni e mezzo.

Il mercato berlinese ha continuato a migliorare e lo sconto è sceso a 13/8 0/o. La Reichsbank al 7 luglio aveva l’ incasso a 987 milioni e mezzo di crediti ; la circolazione a 1006 milioni in aumento di 52 milioni ; i depositi privati erano cresciuti di 16 milioni e mezzo.

I mercati italiani non presentano una situazione diversa dalla consueta. I cambi continuano a miglio­ rare; lo cheque su Parigi è a 100,25 su Londra 25,18.

Situazioni delle Banche di emissione italiane

Banca Nazionale Toscana Cassa e ris e rv a ... 30 giugno 39,561, 638 differenz6 — 441,391 i Portafoglio... 54, 181,593 — 566,792 Attivo f Anticipazioni... 8,055,903 -f- 735,295 )1 Oro... 21,982,630 4 - 3,199 Argento... 9,413,774 — 22,52a Capitale... 21,000,000 — — Passivo) Circolazione...Massa di rispetto... ...» 85,288. 1292,204.186 + 4.444,525— — Conti cor. altri debiti a vista» 1.185,420 -f- 439,450

Banco di Sicilia Attivo | Cassa e riserva ... Portafoglio... A nticipazioni... , Numerario... 30 giugno L . 32,639.650 . » 41,254, 110 . » 7,012,420 . » 31,458,650 .» 12,000,000 differenza — C5,119 -f- 1,901,199 - f 61,890 — 2,414 Passivo) Circolazione.... » 5,000,000 Conti cor. altri debiti a vista.

.» 52,634,995 . » 24,479,396

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